Biografie di personaggi famosi e storici nato il 20 ottobre


Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità nate il 20 ottobre

Sommario:

1. Paolina Bonaparte
2. Danny Boyle
3. John Dewey
4. Luigi Lo Cascio
5. Bela Lugosi
6. Viggo Mortensen
7. Arthur Rimbaud
8. Candice Swanepoel
9. Paul Valéry
10. Mara Venier
11. Christopher Wren

1. Biografia di Paolina Bonaparte

Vivere i doveri
20 ottobre 1780
9 giugno 1825

Chi è Paolina Bonaparte?


Paolina Bonaparte nasce ad Ajaccio (Francia) il 20 ottobre del 1780. La famiglia ne fa la figlia prediletta a causa della sua bellezza e della sua grazia, evidenti sin da quando è semplicemente una bambina. Paolina, il cui vero nome è in realtà Maria Paola, cresce così viziata e capricciosa, anche se lo stesso Napoleone, nel sottolineare questi difetti, ne nota contemporaneamente la tenacia e la forza nei momenti più difficili.

Paolina nasce in un periodo piuttosto turbolento per l'isola, vessata dalle lotte clandestine tra autonomisti e realisti. Nel 1793 alcuni patrioti corsi appiccano il fuoco alla residenza dei Bonaparte che sono costretti a rifugiarsi a Marsiglia, dove la famiglia arriva grazie all'appoggio di Napoleone.

Il rapporto tra i due è molto stretto al punto che Paolina accetta che il fratello le imponga di interrompere la sua relazione con il deputato della Convenzione Stanilas Fréron, di cui lei si dichiara perdutamente innamorata, anche dopo aver scoperto che l'uomo è già sposato e con tre figli. Napoleone le organizza così il matrimonio con un suo generale: Victor Emanuel Leclerc.

Ella segue il marito in tutti gli spostamenti lavoratovi: da Milano a Parigi, fino a Santo Domingo, dove l'uomo muore di colera nel 1802. Paolina torna a Parigi insieme al figlio avuto nel 1797 dal marito, il piccolo Dermide. E' sinceramente dispiaciuta per la morte del marito, ma allo stesso tempo comincia a covare una profonda inquietudine e insofferenza per le limitazioni imposte dalla vedovanza.

Grazie ad un complotto politico, ordito tra gli altri anche dal fratello Giuseppe, sposa il principe Camillo Borghese. Il matrimonio avviene con un rito segreto che fa infuriare Napoleone, in quanto avvenuto prima del termine del normale periodo di vedovanza. Egli, però, approva le nozze e raccomanda alla sorella di essere matura e giudiziosa.

Paolina, siamo nel 1803, segue il marito a Roma. Ma la vita della capitale non la rende felice. Scopre quasi subito che dietro l'apparente sfarzo della nobiltà romana si nasconde un forte perbenismo e uno stile di vita scandito da innumerevoli impegni religiosi. Più volte tenta di ritornare in Francia, chiedendo il permesso al fratello, che glielo nega sempre. Pur dando vita a queste lotte familiari intestine, Paolina tenta di fare il suo dovere e durante l'incoronazione imperiale sostiene bene la sua parte di membro della famiglia Bonaparte.

Dopo l'incoronazione segue il marito nominato governatore dei dipartimenti transalpini e si trasferisce a Torino nel 1808. La città però non le piace, Paolina la trova eccessivamente bigotta. Allo stesso tempo diventa sempre più insofferente nei confronti del legame matrimoniale al punto da partire in maniera definitiva dall'Italia. Da questo momento vivrà fra la sua casa di Neully vicino Parigi e Nizza.

Nonostante abbia dei titoli politici come quello ricevuto nel 1806 di Duchessa di Guastalla, è poco interessata alla vita politica del suo tempo. A differenza delle sue due sorelle che invece entrano a pieno titolo nella vita politica dell'epoca, Paolina ne rimane defilata. Se mai in lei c'è stato un desiderio di imporsi, ha riguardato unicamente questioni femminili e galanti.

Grazie alla statua scolpita da Canova, che la ritrae come una Venere vincitrice, si consolida sempre più la sua fama di donna galante. Contrariamente alla prassi dell'epoca, posa nuda per il grande scultore e a chi le chiede, forse con intento canzonatorio, come sia andata l'esperienza, lei risponde: "tutto bene, l'ambiente era ben riscaldato".

La sua sfrontatezza fa in modo che l'elenco degli uomini che le sono stati a fianco si allunghi sempre più. Tra questi ci sono il conte di Fourbin, il musicista Blangini, l'ufficiale Jules de Canouville e il grandissimo attore francese Talma.

A dispetto della sua fama di frivolezza, Paolina sfodera una enorme forza e caparbietà nello schierarsi accanto al fratello nei momenti di difficoltà: condivide, infatti, con l'amato Napoleone l'esilio sull'isola d'Elba, tenta persino di raggiungerlo a Sant'Elena e lo aiuterà sempre sia da un punto di vista morale che materiale.

Purtroppo la sua situazione peggiora, anche a causa di una salute sempre più cagionevole. Paolina tenta così di riavvicinarsi al marito che inizialmente la rifiuta, ma poi grazie anche alla mediazione dei cardinali Albani e Consalvi, le permette di vivere a Villa Sciarra, ribattezzata villa Paolina.

Intervalla il suo soggiorno romano con periodi di cura in Toscana, ai bagni di Lucca e Pisa, dove l'accompagna l'ultimo dei suoi amanti: il musicista Giovanni Pacini. Nel 1824 supplica nuovamente il marito di concederle il suo aiuto, e Camillo, nonostante sia uscito vincitore da un procedimento di annullamento presso la Sacra Rota, le apre le porte del suo palazzo fiorentino.

Paolina Bonaparte muore pochi mesi dopo a Villa Fabbricotti (Firenza) il 9 giugno del 1825, all'età di 44 anni.

2. Biografia di Danny Boyle

20 ottobre 1956

Chi è Danny Boyle?


Il celebre regista Danny Boyle nasce il 20 ottobre 1956 a Radcliffe, nel Lancashire, figlio di genitori irlandesi. Cresciuto secondo un'educazione cattolica, fa il chierichetto per otto anni, anche perché sua mamma vorrebbe che diventasse un prete; a quattordici anni, tuttavia, viene convinto proprio da un prete a non trasferirsi dalla scuola al seminario. Dopo aver studiato a Bolton al Thornleigh Salesian College, frequenta la Bangor University, dove segue lezioni di inglese e recitazione: in questo periodo, frequenta l'attrice Frances Barber. Una volta lasciata la scuola, intraprende la carriera di attore e regista alla Joint Stock Theatre Company, per poi spostarsi al Royal Court Theatre nel 1982 per dirigere "The genius", di Howard Brenton, e "Saved", di Edward Bond. Nel frattempo ha anche l'opportunità di lavorare in televisione: per BBC Northern Ireland è produttore di diversi film tv, tra i quali il controverso "Elephant", di Alan Clarke; quindi è regista di spettacoli come "Arise and go now", "For the greater good", "Not even God is wise enough" e "Scout", oltre a due episodi di "Inspector Morse".

Divenuto responsabile della serie "Mr. Wroe's Virgins", in onda sulla BBC2, si dedica poi anche al cinema: nel 1995 il suo primo film diretto è "Shallow grave" (conosciuto in Italia come "Piccoli omicidi tra amici"), uno dei maggiori successi commerciali di quell'anno in Gran Bretagna. Realizzato insieme con il produttore Andrew Macdonald e lo scrittore John Hodge (autore del romanzo da cui il film prende spunto), "Shallow grave", che annovera nel cast Christopher Eccleston, Ewan McGregor e Kerry Fox, permette a Boyle di ottenere il premio di "Best newcomer" assegnato nel 1996 dal London Film Critics Circle. Grazie ai riscontri positivi ottenuti da quella pellicola, egli ha la possibilità di dare vita a "Trainspotting", basato su un racconto di Irvine Welsh. La pellicola affronta il problema della droga con uno sguardo ironico, al limite del grottesco, e tra gli attori vede ancora la presenza di McGregor: nel giro di breve tempo diventa un vero e proprio cult.

Trasferitosi a Hollywood, Danny Boyle rifiuta una proposta di dirigere il quarto episodio della saga di "Alien", "Alien: la clonazione" (partecipa solo alla realizzazione di alcune scene), dedicandosi invece, nel 1997, a "A life less ordinary" (in Italia uscito con il titolo "Una vita esagerata"), sempre con Ewan McGregor, affiancato da Cameron Diaz: i risultati al botteghino, però, sono poco incoraggianti. In seguito realizza il film "The beach": girato in Thailandia, vede come protagonista Leonardo DiCaprio, imposto dalla produzione invece di McGregor, che tra l'altro era stato colui che aveva fatto conoscere il romanzo di Alex Garland (da cui è tratto il film) a Boyle. Da quel momento, complice una situazione di tensione alimentata dai media e dalla stampa, il regista britannico e il suo attore feticcio non lavoreranno più insieme. La pellicola ottiene uno scarso riscontro, sia presso il pubblico che presso la critica: nel corso degli anni, comunque, verrà rivalutata, soprattutto dai viaggiatori Backpackers.

Tornato alla televisione con "Don't tell Mùm" e "The bad Sheppard", due documentari musicali, Boyle collabora nuovamente con Alex Garland per la pellicola post-apocalittica "28 days later" (in Italia, "28 giorni dopo"); quindi dirige Kenneth Branagh nel cortometraggio "Alien love triangle". Nel 2004 il regista britannico torna dietro la macchina da presa per "Millions", sceneggiato da Frank Cottrell Boyce, prima di collaborare con Alex Garland per il fantascientifico "Sunshine", nei cinema nel 2007. Ricco di riferimenti a "2001: Odissea nello spazio", ma anche ad "Alien" e a "Solaris", il film racconta le vicende di un team di otto astronauti su una gigantesca astronave, impegnati in una missione sul Sole: il loro scopo è quello di alimentare la stella utilizzando un ordigno nucleare grande quanto l'isola di Manhattan, una bomba stellare finalizzata a rigenerare le reazioni termonucleari del sole.

L'anno successivo il regista inglese dirige a Bollywood "Slumdog millionaire" (titolo in Italia: "The Millionaire"), la storia di un bambino povero (interpretato da Dey Patel) che partecipa all'edizione indiana di "Chi vuol essere milionario?"; la protagonista femminile è Freida Pinto. La pellicola si rivela un successo di critica, regalando a Boyle anche l'Oscar per la migliore regia (ma in totale sono ben otto le statuette conquistate agli Academy Awards). Dopo il trionfo di "The millionaire", Danny Boyle dirige nel 2010 il film "127 hours", con Kate Mara, Amber Tamblyn e James Franco, basato sull'autobiografia di Aron Ralston "Between a rock and a hard place". Uscito il 5 novembre del 2010, il film ottiene sei candidature agli Oscar, tra cui quella di migliore attore per Franco e quella di miglior sceneggiatura non originale per lo stesso Boyle.

Nel 2011, Danny Boyle si dedica al teatro portando in scena a Londra Benedict Cumberbatch e Jonny Lee Miller nello spettacolo "Frankenstein", liberamente ispirato al romanzo omonimo di Mary Shelley. Nell'estate del 2012, invece, l'artista inglese ha l'opportunità di dirigere la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra, in occasione della quale gira anche un cortometraggio che vede protagonisti la Regina Elisabetta II e l'interprete di James Bond Daniel Craig.

3. Biografia di John Dewey

Educazione americana
20 ottobre 1859
1 giugno 1952

Chi è John Dewey?


John Dewey nasce il giorno 20 ottobre 1859 a Burlington (nello stato del Vermont). Qui cresce ricevendo un'educazione tipica della borghesia di quel periodo. Studia filosofia alla Johns Hopkins University (nella città di Baltimora), dove la formazione segue principi di tipo neo-hegeliani, laureandosi nel 1884 con una tesi sulla psicologia in Immanuel Kant. La formazione di Dewey sarà fortemente influenzata dal pragmatismo americano e dall'evoluzionismo di Darwin.

Mentre gli Stati Uniti attraversavano una fase di enorme sviluppo economico, John Dewey dopo aver insegnato a Detroit presso la Michigan University, nel 1894 diventa docente all'Università di Chicago; qui dopo un paio d'anni fonda un'annessa scuola-laboratorio elementare.

A causa dei contrasti generati dalle sue posizioni anticonservatrici, nel 1904 viene costretto a trasferirsi alla Columbia University di New York. Qui Dewey crea una nuova scuola sperimentale finanziata dai genitori degli alunni.

Abbandona l'insegnamento nel 1930 per raggiunti limiti di età. Oltre a continuare in proprio le sue ricerche in campo filosofico e pedagogico, fonda un partito politico (democratico-radicale) che opera durante la crisi iniziata nel 1929. In questo campo interviene su questioni sociali ed etiche, come il voto alle donne oppure come la delicata questione dell'ingiusta condanna degli anarchici Sacco e Vanzetti.

John Dewey muore a New York il giorno 1 giugno 1952 alla veneranda età di 93 anni. Il suo lascito è stato quello di una profonda influenza sulla cultura, sul costume politico e sui sistemi educativi americani.

Opere principali di John Dewey:

* Logica sperimentale. Teoria naturalistica della conoscenza e del pensiero, a cura di R. Frega, Quodlibet 2008

* Logica, teoria dell'indagine (Logic, the Theory of Inquiry), 1938 (Edizione italiana, 1949)

* Esperienza ed educazione, 1938

* Liberalismo e azione sociale 1935

* Arte come esperienza, 1934

* La ricerca della certezza, 1930

* Esperienza e natura, 1925

* Democrazia ed educazione, 1916

* Scuola e società, 1899

* Il mio credo pedagogico, 1897

4. Biografia di Luigi Lo Cascio

Promessa mantenuta
20 ottobre 1967

Chi è Luigi Lo Cascio?


In poco più di tre anni è diventato uno degli attori di punta del cinema italiano grazie alla sua intensa espressività, capace di trasmettere non solo una vasta gamma di emozioni ma anche una profonda umanità. Nato il 20 ottobre 1967 a Palermo è cresciuto insieme ai genitori, la nonna e quattro fratelli, tutte persone che coltivavano hobby artistici, dalla poesia alla musica, alla recitazione.

La carriera cinematografica di questo ragazzo dallo sguardo languido è letteralmente esplosa con l'interpretazione di Giuseppe Impastato nel film di Marco Tullio Giordana "I cento passi", dove ha subito dimostrato un notevole talento e un'innata capacità di caratterizzazione: riceve il David di Donatello come miglior attore protagonista, la Grolla d'oro, il Sacher d'oro e numerosi altri riconoscimenti.

Luigi Lo Cascio è inoltre una persona straordinariamente colta e preparata, qualità non facili da trovare nell'asfittico mondo del cinema italiano. L'attore dal fascino misterioso che trasmette fragilità e forza al tempo stesso, ha prima tentato di affrontare gli studi di medicina (specializzazione in psichiatria) per poi dare retta alla voce del cuore e seguire la vocazione teatrale.

Iscrittosi all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, si diploma nel 1992 con un saggio su Amleto di William Shakespeare, diretto da Orazio Costa.

Il suo talento a tutto campo lo si desume anche dalla sua vena creativa che gli ha permesso di scrivere varie sceneggiature e di collaborare a varie rappresentazioni teatrali.

Dopo il film di Giordana, Lo Cascio è diventato richiestissimo, sfornando una serie di film nel giro di pochissimo tempo e mai a discapito della qualità.

Nel 2002 l'abbiamo visto in "Luce dei miei occhi" di Giuseppe Piccioni, con il quale ha vinto la Coppa Volpi al Festival di Venezia.

Poi ha preso parte alla pellicola-fiume di "La meglio gioventù", sempre di Giordana (prova di attore che ha raccolto altri consensi entusiastici di critica e pubblico) e ha girato "Vito, morte e miracoli" di Alessandro Piva.

Nel film "Mio cognato" appare nelle vesti di co-protagonsita con Sergio Rubini (quest'ultimo anche regista).

Poco prima ha girato un capolavoro della cinematografia italiana, un esempio di coscienza civile applicato al cinema, come "Buongiorno, notte" del grande Marco Bellocchio.

Filmografia essenziale

2000 - I cento passi, regia di Marco Tullio Giordana

2001 - Luce dei miei occhi, regia di Giuseppe Piccioni

2002 - Il più bel giorno della mia vita, regia di Cristina Comencini

2003 - La meglio gioventù, regia di Marco Tullio Giordana

2003 - Buongiorno, notte, regia di Marco Bellocchio

2003 - Mio cognato, regia di Alessandro Piva

2004 - Occhi di cristallo, regia di Eros Puglielli

2004 - La vita che vorrei, regia di Giuseppe Piccioni

2005 - La bestia nel cuore, regia di Cristina Comencini

2006 - Mare nero, regia di Roberta Torre

2007 - Il dolce e l'amaro, regia di Andrea Porporati

5. Biografia di Bela Lugosi

Vampiri si nasce e si diventa
20 ottobre 1882
16 agosto 1956

Chi è Bela Lugosi?


Signore e signori, ecco a voi Dracula. Ecco a voi l'attore che più e meglio di altri ha saputo interpretare il fosco Conte vampiro partorito dalla fantasia di Bram Stoker. Stiamo parlando di quel folle attore che risponde al nome di Bela Lugosi: il suo vero nome era Bela Blasko e tutto si aspettava dalla vita tranne che di diventare un attore, per giunta passato alla storia. Nato il 20 ottobre 1882 a Lugos, paese ungherese non lontano - ironia della sorte - dalla Transilvania, questo straordinario personaggio, per certi versi unico nella storia del cinema, prima di entrare all'Accademia di Arti Teatrali di Budapest lavora come minatore e, più tardi, come operaio apprendista in una fabbrica.

La sua carriera di attore inizia in sordina. Per alcuni anni si accontenta di ruoli secondari e appare sulle locandine utilizzando vari pseudonimi: Geza Lugosi, Bela Lugossy, Deszo Lugosi.

Solo più tardi diventa Bela Lugosi (ossia originario appunto della città di Lugos), nome d'arte che manterrà fino alla morte. A partire dal 1915 interpreta i primi ruoli cinematografici, che sono tutti di borghese, aristocratico, architetto ... generalizzando: di un romantico personaggio per bene.

Dotato di un forte sentimento nazionale e di una passione civile non indifferente, nel 1918 sostiene il governo rivoluzionario e, con la controrivoluzione dell'ammiraglio Miklos Horthy von Nagybanya, é costretto ad abbandonare il paese. Nel 1919 fugge in Germania dove appare in una serie di film. Nel 1921 emigra negli Stati Uniti e si specializza in ruoli di caratterista sia a teatro che al cinema.

Il primo grande ruolo teatrale di Bela Lugosi é quello di Dracula in uno spettacolo teatrale che a Broadway incontra uno straordinario successo. Quando affronta di nuovo il ruolo nella versione cinematografica di Tod Browning (1931), esordisce con la frase "I - am - Dracu - la": la voce ben impostata, l'accento aristocratico, la pronuncia inimitabile rendono evidente a tutti che il cinema americano ha trovato finalmente un cattivo di mefistofelica grandezza.

Durante gli anni '30 e i primi anni '40 Bela Lugosi raccoglie insieme con Boris Karloff, un altro grande, l'eredità del grande Lon Chaney in materia di horror. Entrambi sono dotati di una grande personalità e sono senza dubbio attori di qualità eccelsa, forse superiori a Lugosi, ma il nostro non ha nulla da invidiare ai due maestri in quanto a forza di suggestione. Sfortunatamente Lugosi non é particolarmente abile nella scelta dei ruoli e finisce presto per arrendersi alla routine degli horror di serie targati Universal (il suo unico ruolo comico é nel celebre "Ninotchka" di Lubitsch) riservando il suo talento di interprete al teatro. Sullo schermo Lugosi si affeziona al personaggio del Conte Dracula o, in alternativa, a quello dello scienziato pazzo, scadendo appunto in una sorta di maniera che non fa onore al suo talento.

In verità, la realtà è più sorprendente. Il suo attaccamento a quel ruolo si fa via via più morboso, fino a sfociare in una sorta di preoccupante immedesimazione. Rilascia interviste stando disteso in una bara, si presenta alle anteprime di Hollywood accompagnato da un gorilla e negli ultimi anni interpreta ruoli autoparodistici. Per di più ha problemi di denaro e di tossicodipendenza.

Nel 1955 annuncia il suo ritorno sulle scene e anche il suo quarto matrimonio, ma morirà di lì a poco, il 16 agosto 1956, per un attacco di cuore sul set di "Plan 9 from outer space".

Di lui é rimasta viva soprattutto la leggenda. C'é chi sostiene che sia stato addirittura deposto sul feretro vestito, per sua volontà, con il costume di scena di Dracula.

6. Biografia di Viggo Mortensen

La passione per l'arte visiva
20 ottobre 1958

Chi è Viggo Mortensen?


Viggo Peter Mortensen nasce il 20 ottobre del 1958 a New York, nel Lower East Side di Manhattan, figlio di Viggo Mortensen senior, danese, e Grace Gamble, statunitense, che ha conosciuto il futuro marito in vacanza in Norvegia, a Oslo. Dopo aver passato l'infanzia in diversi Paesi del mondo, tra Venezuela, Argentina e Danimarca, a causa del lavoro del padre, a undici anni si trasferisce con lui (dopo la separazione dei genitori) prima a Copenaghen e poi negli Stati Uniti. Qui Mortensen ottiene il diploma presso la Watertown High School, e si appassiona alla fotografia.

Laureatosi in letteratura spagnola e scienze politiche alla St. Lawrence University, lavora per la squadra di hockey su ghiaccio svedese come traduttore nel corso delle Olimpiadi invernali del 1980 a Lake Placid. Dopo una breve tappa in Danimarca, torna negli Usa e intraprende la carriera di attore: studia alla Warren Robertson's Theatre Workshop, e dopo alcune esperienze teatrali si sposta a Los Angeles, dove si guadagna le prime comparsate televisive. Il primo ruolo al cinema arriva solo nel 1985, in "Witness - Il testimone", di Peter Weir. In realtà nel 1984 Viggo aveva già debuttato davanti alla cinepresa, in "Swing shift - Tempo di swing": ma la sua scena era stata tagliata in fase di montaggio. La stessa cosa, per altro, accadrà nella pellicola di Woody Allen "La rosa purpurea del Cairo".

Scartato ai provini di "Platoon" per il ruolo del Sergente Elias che poi finirà a Willem Dafoe, Mortensen si dedica alla televisione, partecipando a "Miami Vice" e a "Aspettando il domani", soap opera piuttosto trash. Dopo il film di cassetta "Non aprile quella porta 3", comunque, la sua grande occasione al cinema arriva nel debutto dietro la macchina da presa di Sean Penn in "Lupo Solitario": nel cast di attori, anche Dennis Hopper e Valeria Golino. Due anni dopo, è la volta di "Carlito's Way", al fianco di Al Pacino: seguono "Allarme rosso", diretto da Tony Scott, e "Sinistre ossessioni", diretto da Philip Ridley.

Nel 1995 gli tocca il ruolo di Lucifero ne "L'ultima profezia", mentre il 1996 gli propone "Soldato Jane", insieme con Demi Moore, "Daylight - Trappola nel tunnel", al fianco di Sylvester Stallone, e "Insoliti criminali", debutto registico di Kevin Spacey. Insomma, Mortensen ormai fa parte dell'élite di Hollywood: nel 1998 prende parte a "Psycho", remake di Gus Van Sant del film di Hitchcock, e a "La sottile linea rossa", di Terrence Malick. Anche in questo caso, però, il regista taglia la sua scena in post-produzione.

La consacrazione mondiale e guadagni economici straordinari arrivano grazie a "Il Signore degli anelli", trilogia diretta da Peter Jackson in cui l'attore interpreta il ruolo di Aragorn, erede al trono di Gondor. Mortensen, in realtà, all'inizio si dimostra titubante e non pare convinto del ruolo, anche a causa del fatto che le riprese della pellicola avverranno in Nuova Zelanda; poi decide di accettare la parte solo per l'insistenza del figlio Henry, appassionato dei romanzi di Tolkien.

Il successo internazionale, quindi, gli spalanca le porte ad altri film: per esempio "Hidalgo - Oceano di fuoco", o "A history of violence", di David Cronenberg (regista con cui, per altro, tornerà a lavorare per "La promessa dell'assassino"). Nel 2008 Viggo prende parte ad "Appaloosa", western diretto da Ed Harris, e a "Good - L'indifferenza del bene", in cui interpreta un insegnante di letteratura che rimane intrigato dal pensiero nazista. Dopo "The road", del 2009, Mortensen ritrova Cronenberg nel 2011 in "A dangerous method", in cui veste i panni del celebre psicanalista Sigmund Freud, mentre nel 2012 recita e produce "Everybody has a plan", di Ana Piterbarg.

Parallelamente all'attività cinematografica, l'attore di origini danesi si esibisce anche come musicista, pittore, poeta e fotografo. Al 1993, per esempio, risale "Ten last night", la sua prima raccolta di poesie. La sua esperienza di fotografo, invece, viene valorizzata da Dennis Hopper, grazie al quale ha la possibilità di esporre i propri scatti, eseguiti negli anni Settanta, a New York nella Robert Mann Gallery, nell'ambito della personale chiamata "Errant Vine". Ma non si tratta dell'unica esperienza: nel 2006, per esempio, a Santa Monica allestisce "Recent forgeries".

La sua passione per l'arte, comunque, si rivela a tutto tondo: nel 2002, per esempio, Mortensen, sfruttando i guadagni derivanti dal "Signore degli anelli", fonda Perceval Press, casa editrice che si propone di mettere in mostra i lavori di giovani artisti in cerca di visibilità; nello stesso anno pubblica un catalogo di poesie, foto e dipinti realizzati da lui. Al 2004, invece, risale "The horse is good", libro di fotografie dedicato ai cavalli, con scatti effettuati in numerose parti del mondo, tra Nuova Zelanda, Islanda, Argentina, Brasile e Danimarca. Non va dimenticata, infine, l'attività pittorica di Mortensen, i cui quadri sono stati esposti in tutto il mondo: i dipinti che si vedono in "Delitto perfetto" sono tutti composti da lui.

In Italia, Viggo Mortensen è stato doppiato soprattutto da Pino Insegno, il quale gli ha prestato la voce, tra l'altro, nelle tre pellicole de "Il Signore degli anelli", in "Appaloosa", in "Hidalgo - Oceano di fuoco", in "The road" e in "A history of violence". È stato doppiato, inoltre, da Francesco Pannofino nel film "Lupo solitario", da Luca Ward in "Delitto perfetto", da Simone Mori in "Non aprite quella porta 3", da Massimo Rossi in "Psycho" e da Mino Caprio in "Carlito's Way".

Inserito nel 2002 nell'elenco delle cinquanta persone più belle del mondo secondo la rivista "People", Viggo Mortensen è padre di Henry Blake, avuto da Exene Cervenka, cantante punk sposata nel 1987 e da cui ha divorziato nel 1998. Sostenitore di Christiania, ha espresso critiche nei confronti dell'amministrazione di George W. Bush e ha polemizzato contro l'entrata in guerra della Danimarca in Iraq. Una curiosità: oltre all'inglese e al danese, parla spagnolo, norvegese, svedese, francese e italiano.

7. Biografia di Arthur Rimbaud

Ambiguo veggente
20 ottobre 1854
10 novembre 1891

Chi è Arthur Rimbaud?


Rimbaud, considerato l'incarnazione del poeta maledetto, nacque a Charleville-Mézières (Francia), il 20 ottobre 1854 in una tipica famiglia borghese (dove non ebbe né l'affetto del padre, che assai presto lasciò la famiglia, né quello della madre, inflessibile puritana imbevuta di religiosità). L'abbandono della famiglia da parte del padre, quando il piccolo Arthur aveva solo sei anni, segnò certamente tutta la sua vita, anche se in maniera più sottile di quanto si possa immaginare. La scelta del padre condannò infatti non solo la sua famiglia alla povertà, ma lasciò la responsabilità dell'educazione dei figli solo alla madre, che non era certo un esempio di liberalità.

Educato dunque in famiglia ed a scuola secondo gli schemi più tradizionali, si segnalò per la straordinaria precocità intellettuale componendo versi sin dall'età di dieci anni, incoraggiato da un maestro locale nei suoi tentativi di scrittura.

A sedici anni, seguendo la sua inclinazione visionaria e selvaggia, buttò all'aria con decisione la tranquilla vita che gli era stata preparata, fuggendo dapprima ripetutamente di casa poi intraprendendo un vagabondaggio solitario che lo portò lontanissimo dal suo ambiente familiare. Una delle prime fughe verso Parigi coincide con la stesura del suo primo poema (la data è quella del 1860). Arrestato però per non aver con sè il biglietto del treno, fu costretto a fare ritorno a casa

Il questo lungo peregrinare visse tra esperienze di ogni genere, senza escludere alcol, droga e carcere. Scappato infatti ancora una volta a Parigi, in quei giorni convulsi si entusiasmò per la comune di Parigi, viaggiò a piedi, senza soldi, attraverso la Francia in guerra, e fece vita da strada. Fu allora che cominciò a leggere ed a conoscere poeti considerati "immorali", come Baudelaire e Verlaine. Con quest'ultimo ebbe poi una lunga, appassionata storia d'amore, talmente difficoltosa e lacerante che, nell'estate del 1873, durante un soggiorno in Belgio, Verlaine, in uno stato di ubriaca frenesia, ferì l' amico ad un polso e venne incarcerato. Ma l'influenza più duratura su di lui fu indubitabilmente quella di Baudelaire.

Influenzato inoltre da libri di alchimia ed occultismo che andava leggendo, incominciò a concepire se stesso come un profeta, un santo della poesia e, in due lettere, conosciute come "Lettere del veggente", elaborò la concezione secondo cui l' artista deve conseguire la " confusione dei sensi".

Rimbaud fece ritorno alla propria casa, dove scrisse uno dei suoi capolavori, "Una stagione all' inferno". Nel 1875, all' età di ventuno anni, Arthur smise di scrivere, ma, sempre viaggiatore ed amante delle lingue, partì verso est, navigando sino a Giava, trovò lavoro come capo miniera a Cipro, stabilendosi infine,nell' Africa dell'est, dove trascorse i suoi ultimi anni come commerciante e contrabbandiere di armi. Nel 1891 un tumore alla gamba lo costrinse a fare ritorno in Francia per ricevere adeguate cure mediche. Fu proprio lì che, in un ospedale marsigliese, morì il 10 novembre dello stesso anno. La sorella, che stette con lui sino alla fine, dichiarò che, in punto di morte, egli aveva riabbracciato la stessa fede cattolica che aveva caratterizzato la sua infanzia.

"Rimbaud ? dunque - percorse come una meteora. tutto il cammino che portava da Baudelaire al simbolismo, colto nella sua fase decadente e moribonda, e ai presentimenti del surrealismo. Teorizzò, con coscienza più lucida di ogni altro decadente, la tesi del "poeta veggente", capace di pervenire, per mezzo di uno "sregolamento" di tutti i sensi., a una visione dell'ignoto che è nel contempo visione dell'assoluto. Dove l'arte di Rimbaud coincide con la sua vita è nel "rifiuto dell'Europa", nel "disgusto dell'Europa": il rifiuto includeva anche se stesso, la propria formazione ed estrazione, anzi da lì partiva. Coerentemente, la vita di Rimbaud fu una frenetica ricerca del proprio annullamento, perseguito con tutti i mezzi, compresa la non pubblicazione delle proprie opere (lasciate in giro manoscritte e poi raccolte da Verlaine), e forse la soppressione, subito dopo la tiratura, dell'unica opera da lui stampata, "Una stagione all'inferno".

Infine, si può dire che " Rimbaud è il più grande e integrale interprete poetico della crisi nichilistica; e, come molti autori dei tempi di crisi, è caratterizzato da una potente ambiguità, che permetterà infatti interpretazioni divergenti della sua poesia: basti pensare che Paul Claudel potè leggere nella "Stagione all'inferno" una sorta di inconscio itinerario verso un dio sconosciuto ma necessario, mentre tanti altri vi hanno scorto il supremo momento negativo di tutta una cultura, culminante nella consapevolezza dell'inutilità della tradizione e nel suo radicale ripudio. Fra le più rilevanti e più fertili prove dell'ambiguità della poesia di Rimbaud (e, al limite, di ogni poesia), sta appunto il fatto che quest'opera di distruzione si sia tradotta in una stupenda opera creativa; che la sua istanza di libertà "contro" ogni istituzione (compresa la letteratura) si sia verificata in un grandiosa proposta di liberazione attraverso la letteratura" [Enciclopedia della Letteratura Garzanti].

8. Biografia di Candice Swanepoel

20 ottobre 1988

Chi è Candice Swanepoel?


Candice Swanepoel nasce il giorno 20 ottobre 1988 a Mooi River, nella provincia sudafricana di KwaZulu-Natal.

La ragazza viene scoperta quando ha solo quindici anni, presso un mercatino delle pulci della città di Durban: il suo talent-scout è Kevin Ellis.

Candice, che fino a quel momento praticava la danza e se aveva un piccolo sogno era quello di diventare ballerina, prepara così un suo book fotografico con cui si presenta in una agenzia di moda sudafricana: le sue foto arrivano all'agenzia "Select Model Management" che le chiede di volare a Londra per un servizio.

Dopo varie selezioni che si svolgono tra Londra e New York, Candice Swanepoel viene lanciata sulle passerelle mondiali: letteralmente catapultata in un nuovo mondo, all'età di sedici anni può già vantare la conquista delle copertine di "Fornarina", "Top Shop" e dell'edizione italiana di "Vogue".

Tra il 2005 e il 2006 posa e sfila per Philosophy, Moschino, Sportmax e Tommy Hilfiger.

Dal 2007 presta i suoi 175 centimetri di altezza partecipando ogni anno alle sfilate di Victoria's Secret e nel 2010 viene scelta da questo importante marchio statunitense come testimonial della loro linea di costumi da bagno.

E' fidanzata con Joshua David Jones, soldato americano che ha combattuto in Iraq.

9. Biografia di Paul Valéry

Il controllo dell'intelletto
20 ottobre 1871
20 luglio 1945

Chi è Paul Valery?


Il suo nome completo è Ambroise Paul Toussaint Jules Valéry. Paul Valéry nasce il 30 ottobre del 1871 a Sète, in Francia, da madre genovese e padre corso. Dopo aver frequentato il liceo di Montpellier si iscrive, nel 1889, alla facoltà di giurisprudenza. Durante gli anni universitari conosce alcuni importanti personaggi del mondo letterario tra cui Pierre Louys, Stephane Mallarmé e André Gide, e si avvicina alla poesia. A questo periodo risale la pubblicazione di alcuni suoi componimenti poetici sulle pagine di una rivista simbolista. Studia la poesia di Mallarmé e l'opera di Edgar Allan Poe, ed entrambi diventano per lui degli importanti maestri.

Nel 1892 la vocazione letteraria di Valéry subisce un duro contraccolpo: si innamora di una giovane spagnola e contemporaneamente è scosso da una crisi personale che lo porta a ripudiare la scrittura come forma di vanitosa autoaffermazione personale. Il malessere lo coglie nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1892 mentre si trova a Genova. E, come lui stesso afferma in una saggio su Poe, sono i dubbi e le incertezze dei suoi vent'anni ad aver determinato quella che senza mezzi termini chiama "la crisi dello spirito". Decide allora di annotare quotidianamente tutte le sue riflessioni in un diario con l'intento di raggiungere il massimo grado di conoscenza e di controllo del suo intelletto.

I diari, ricchi di importanti riflessioni filosofiche, estetiche, antropologiche e religiose, verranno pubblicati solo dopo la sua morte. Si tratta di un'opera monumentale che consta di ben 261 quaderni manoscritti per un totale di 26.600 pagine.

Tra il 1895 e il 1896 scrive "L'introduzione al metodo di Leonardo da Vinci" e "Serata con Signor Teste", opere in cui tenta di mettere a fuoco il suo metodo filosofico e rivela la sua inclinazione verso la filosofia cartesiana.

Nonostante la decisione presa nella famosa notte genovese, Paul Valéry non abbandona del tutto la poesia, ma se ne tiene a debita distanza. Nel 1894 si trasferisce a Parigi e trova un impiego come redattore al Ministero della Guerra. La sua dedizione al lavoro gli consente di diventare segretario personale di Edouard Lebey, amministratore della prima agenzia di stampa.

Nel 1900, la sua vita privata è allietata dal matrimonio con Jeannine Giobillard, dalla quale ha tre figli. La sua carriera poetica, invece, riprende quota grazie all'intercessione di André Gide che gli permette di pubblicare presso la casa editrice Gallimard la raccolta "Le jeune parque". La raccolta è un grande successo, e fa da apripista ad altre due pubblicazioni: "La cimitière marin" (1920) pieno di malinconia e di visioni marine e "Charmes" (1922). Le sue composizioni raccolgono consensi e approvazioni da parte di un numero di lettori sempre più numeroso, e Valéry si ritrova in poco tempo a ricoprire la carica di poeta ufficiale.

La sua nuova posizione gli procura una serie di riconoscimenti professionali e sociali, tra cui l'elezione nel 1925 all'Académie français, massimo riconoscimento per un letterato francese. Continua intanto a pubblicare una serie di opere come i dialoghi "L'anima e la danza" (1923), "Eupalinos o l'architetto" (1923), i saggi raccolti in cinque volumi "Sguardi sul mondo attuale" (1931), l'opera "Dialogo dell'albero" (1943) e la commedia pubblicata postuma "Mio Faust" (1945).

Da questo momento le sue nomine a cariche sempre più prestigiose si accumulano in maniera vorticosa. Ottiene il ruolo di presidente della commissione di sintesi incaricata dell'organizzazione dell'Esposizione Universale del 1936; al College di France istituiscono una cattedra di poetica apposta per lui.

Nel periodo dell'occupazione nazista, lavora come amministratore al centro universitario di Nizza, ma il netto rifiuto a collaborare con il regime provoca la sua rimozione dall'incarico. Continua a intrattenere rapporti e scambi di riflessione con importanti esponenti del mondo culturale del periodo, tra cui il filosofo Henri Bergson. Proprio la relazione intellettuale instaurata con quest'ultimo testimonia l'indipendenza di Paul Veléry, in quanto Bergson è ebreo.

Il silenzio a cui lo condannano i nazisti finisce al termine del secondo conflitto mondiale, quando il poeta francese prende di nuovo la parola in pubblico in occasione dell'anniversario della nascita di Voltaire. Purtroppo Paul Valéry muore a Parigi poche settimane dopo la fine della guerra, il 20 luglio del 1945, all'età di 73 anni. Viene sepolto nel piccolo cimitero marino della sua città di origine, protagonista di una delle sue poesie più famose.

10. Biografia di Mara Venier

20 ottobre 1950

Chi è Mara Venier?


Mara Venier (il cui nome vero è Mara Provoleri) nasce il 20 ottobre del 1950 a Venezia. Trasferitasi, ancora bambina, a Mestre, si sposta a Roma nel 1971 per intraprendere la carriera di attrice. Dopo aver esordito come protagonista (con tanto di scena di nudo integrale) in "Diario di un italiano", tratto dalla "Wanda" di Vasco Pratolini, recita anche nell'episodio "La bambola" della serie televisiva "La porta sul buio", e nei film "La badessa di Castro", "Abbasso tutti, viva noi", "Cattivi pensieri" (di e con Ugo Tognazzi) e "Un'emozione in più". Negli anni Ottanta, Mara prende parte a numerose pellicole della commedia italiana: "Zappatore", di Alfonso Brescia, è del 1980, mentre "Testa o croce", di Nanni Loy, è di tre anni più tardi. Compagna, all'epoca, di Jerry Calà, recita con lui in "Al bar dello sport", in cui è presente anche Lino Banfi.

Sul grande schermo compare anche nelle commedie "Chewingum", "Animali metropolitani" e "Kamikazen - ultima notte a Milano", nel film di Franco Ferrini "Caramelle da uno sconosciuto" (in cui interpreta, al fianco di Athina Cenci e Antonella Ponziani, il ruolo di una prostituta) e in quello di Sergio Corbucci "Night Club". Gli anni Novanta segnano il passaggio della Venier dal cinema (il suo ultimo film risale al "Pacco, doppio pacco e contropaccotto" del 1993) alla televisione, sia come attrice che come conduttrice. Prende parte alla fiction "La voce del cuore", del 1995, seguita da "Il goal del martin pescatore" e da "Ritornare a volare", ma è soprattutto come presentatrice che Mara si rivela in grande spolvero: dopo aver partecipato, in passato, ad alcune "Candid Camera" di Nanni Loy ed essere stata al timone di un "Cantagiro" (di fianco a un Fiorello ai tempi quasi sconosciuto), di "Una rotonda sul mare" e di "Ora di punta", per la stagione 1993/94 viene chiamata da Carlo Fuscagni per "Domenica In", contenitore domenicale di Raiuno che le regala un successo straordinario.

Alla guida del programma fino al 1997, viene ribattezzata "Signora della domenica", ottenendo un'affermazione personale e professionale di altissimo livello e consacrando personaggi come Luca Giurato (che durante una puntata la fa cadere involontariamente e le procura la frattura di una gamba), Giucas Casella, Stefano Masciarelli e Giampiero "Bisteccone" Galeazzi. Durante l'edizione 1996/97, Mara sale agli onori delle cronache suo malgrado per aver scoperto una truffa all'interno del gioco a premi telefonico della trasmissione: il concorrente che chiama da casa, infatti, dà la risposta esatta a una domanda programmata in origine ma poi sostituita dagli autori.

Nel frattempo la Venier, dopo essere stata padrona di casa del "Dopofestival" del 1994, è anche una delle conduttrici di "Luna Park", gioco in onda nel preserale di Raiuno. Sempre in questo periodo, finisce nell'occhio del ciclone, insieme con Rosanna Lambertucci e Pippo Baudo, accusata dal Tribunale di Milano di aver preteso compensi personali ulteriori per prendere parte ad alcune telepromozioni: nel 1998, dopo aver concesso il risarcimento alle aziende danneggiate, patteggerà la pena di un anno e quattro mesi per concussione.

Nel 1997 la presentatrice veneziana lascia la Rai per trasferirsi a Mediaset (dove per altro aveva già condotto su Retequattro "Viva Napoli", al fianco di Mike Bongiorno nel 1994, e il "Gran Premio Internazionale dello Spettacolo", al fianco di Corrado Mantoni nel 1995 e nel 1996). Nella tv di Berlusconi Mara esordisce con "Donna sotto le stelle", prima serata dedicata alla moda; quindi, le viene affidata "Ciao Mara", trasmissione quotidiana in onda nella fascia meridiana che tuttavia viene chiusa in anticipo a causa degli ascolti non eccellenti. Riscontri altrettanto tiepidi sono quelli ottenuti per "Forza papà" e "Una goccia nel mare" nel 1998, e per "La vita è meravigliosa" nel 1999: e così la Venier già nel 2000 torna da mamma Rai, per presentare con Massimo Lopez "Fantastica Italiana".

Risale a quell'epoca, inoltre, la prima serata presentata con Katia Ricciarelli "Katia e Mara verso l'Oriente", entrata nella storia della televisione italiana in quanto interrotta pochi secondi dopo l'inizio per colpa di un violento nubifragio: la stessa sorte riguarderà nel 2001 lo spettacolo "Venezia, la luna e tu", condotto sempre in compagnia della cantante. Dopo essere tornata a "Domenica In" nel 2001, in compagnia di Antonella Clerici e Carlo Conti, nel 2002 Mara presenta "Un ponte fra le stelle - La befana dei bambini vittime delle guerre e del terrorismo" su Raiuno. Nuovamente padrona di casa del contenitore domenicale della prima rete Rai, è costretta ad abbandonarlo nel 2006 (anno in cui si sposa con Nicola Carraro, editore e produttore), in seguito a una rissa avvenuta all'interno del programma tra Antonio Zequila e Adriano Pappalardo: il suo posto verrà preso da Lorena Bianchetti.

Tornata sugli schermi Rai con il "Concerto di Natale", presentato su Raidue nel 2007, nel 2008 e nel 2009, approda nuovamente a Mediaset nel 2009, quando è l'invita in Brasile del reality show di Canale 5 "La fattoria", presentato da Paola Perego. Nel 2010, Mara è chiamata a condurre in compagnia di Lamberto Sposini "La vita in diretta", il programma del pomeriggio di Raiuno. Confermata anche per le stagioni successive (ma al suo fianco c'è Marco Liorni, che ha preso il posto di Lamberto Sposini - malato -), diventa la "Signora del pomeriggio", sconfiggendo quotidianamente - nella guerra degli ascolti - la rivale Barbara D'Urso, pur non rinunciando ad altri eventi tv: nuovamente il "Concerto di Natale" (nel 2010), ma anche "Attenti a quei due - La sfida" (in cui fa parte della giuria), "L'anno che verrà" (che saluta il passaggio dal 2010 al 2011) e "La partita del cuore".

Torna, inoltre, al cinema, nel 2008 (dopo una breve apparizione in "Paparazzi" di Neri Parenti nel 1998), in "Torno a vivere da solo", di Jerry Calà, e nel 2011, ancora con Neri Parenti, in "Vacanze di Natale a Cortina". Madre di due figli, Elisabetta (avuta dall'attore Francesco Ferracini, è a sua volta conduttrice televisiva) e Paolo (avuto dall'attore Pier Paolo Capponi), la Venier in passato è stata legata sentimentalmente, oltre che al già citato Calà, anche a Renzo Arbore.

11. Biografia di Christopher Wren

Rifondazioni artistiche
20 ottobre 1632
25 febbraio 1723

Chi è Christopher Wren?


La nota e storica fama dell'architetto Christopher Wren è dovuta all'importante ruolo che ha ricoperto in occasione della ricostruzione di Londra dopo il Grande incendio della capitale inglese, avvenuto nel 1666.

Wren nasce il 20 ottobre 1632 nel Wiltshire, figlio del Decano di Windsor, incarico di nomina reale che durante il Commonwealth (il governo Puritano di Cromwell, 1649 - 1660) causerà alla famiglia privazioni e persecuzioni.

Adolescente, Christopher Wren conosce il Principe Charles, che più tardi salirà al trono. Carlo II affiderà poi al fidato Wren gli incarichi di architetto.

Studia alla Westminster School poi al Wadham College ad Oxford; in seguito viene ammesso al collegio All Souls.

Nel 1657 diviene professore di Astronomia presso il Gresham College. Quattro anni più tardi ottiene la cattedra in Astronomia della fondazione Savile ad Oxford, posizione che manterrà fino al 1673, anno in cui si dimette.

Isaac Newton, personaggio conosciuto come avaro di lodi verso i colleghi, avrà modo di riconosce Christopher Wren come un brillante scienziato.

Wren è poi tra i membri fondatori della Royal Society, di cui occupa la carica di presidente negli anni dal 1680 al 1682.

La sua prima vera prova come architetto è lo Sheldonian Theatre, ancora oggi visibile ad Oxford; progetta poi diversi edifici universitari sia ad Oxford che a Cambridge, le più importanti città universitarie inglesi: tra le sue opere vi sono le cappelle del Pembroke College e dell'Emmanuel College, a Cambridge.

Dopo il Grande incendio di Londra, Wren viene scelto come architetto per la nuova Cattedrale di St. Paul, che doveva sorgere sulle ceneri della chiesa medioevale; Wren si dedica totalmente all'architettura di questa che sarà la sua più importante opera. La Cattedrale di St. Paul è una delle poche cattedrali inglesi costruite dopo il medioevo, nonchè l'unica cattedrale in stile rinascimentale del paese. Wren incontra forti opposizioni, ma nonostante ciò riesce a costruire un edificio di valore artistico ed architettonico assoluto; ispirandosi alla Basilica di San Pietro in Roma, Wren crea la seconda chiesa più grande al mondo per dimensioni.

Il progetto e la costruzione richiederanno 35 anni, dal 1675 al 1710; contemporaneamente alla costruzione di St. Paul, insieme con i colleghi Robert Hooke e Nicholas Hawksmoor, Wren progetta numerosi altri edifici a Londra, tra cui 51 chiese che rimpiazzano le 87 andate distrutte nell'incendio. Molte fra queste chiese sono oggi ancora presenti: tra queste vi sono St Bride's, St Mary le Bow, St Clement Danes, St Benet Paul's Wharf, e St Stephen Walbrook.

Wren collabora inoltre al progetto del Monumento al Grande Incendio di Londra, L'osservatorio Reale di Greenwich, il Chelsea Hospital, l'ospedale di Greenwich, Marlborough House, l'Ashmolean Museum di Oxford, la Wren Library nel Trinity College di Cambridge, ed altri numerosi edifici.

Viene nominato Sir nel 1673 e diviene membro del Parlamento negli anni tra il 1685 e il 1688, e tra il 1702 e il 1705.

Sembra che Wren entrò nella massoneria nel 1691, ed è stato a lungo supposto che ne fosse il Gran maestro prima del 1717, ma in realtà di questi fatti mancano le prove.

Sir Christopher Wren muore il 25 febbraio 1723. Ancora oggi è sepolto nella Cattedrale di St Paul.

L'iscrizione a lui dedicata riporta: "Lector, si monumentum requiris, circumspice" (O tu che leggi, se cerchi un monumento, guardati attorno).

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