Biografie di personaggi famosi e storici nato il 26 ottobre


Biografie di personaggi famosi e storici


Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità nate il 26 ottobre

Sommario:

1. Andrea Bargnani
2. Aldo Biscardi
3. Michela Brambilla
4. Hillary Clinton
5. Maria Grazia Cutuli
6. Georges Jacques Danton
7. Dylan Dog
8. Carlo Lucarelli
9. François Mitterrand
10. Silvia Toffanin
11. Trilussa

1. Biografia di Andrea Bargnani

Un mago all'ambasciata italiana dell’NBA
26 ottobre 1985

Chi è Andrea Bargnani?


Andrea Bargnani nasce a Roma il 26 ottobre del 1985 ed è un cestista italiano, considerato tra i più bravi della storia del basket nazionale. È alto 213 centimetri, gioca come ala grande e centro, ma sa ricoprire anche il ruolo di ala piccola. Riccardo Pittis, ex grande della pallacanestro italiana, gli ha dato il soprannome di "Mago", che Bargnani si è portato dietro anche nella sua esperienza nella NBA statunitense.

Nel 1991, il piccolo Andrea come tutti i bambini della sua età sogna un futuro nel calcio. Invece, all'età di sei anni, per la prima volta viene condotto dalla madre Luisella, ex giocatrice a livello amatoriale, ad un allenamento di basket. Spinto anche dallo zio Massimo Balducci, ex giocatore prima della Perugina Jeans e poi della Stella Azzurra di Roma, Andrea "deve" innamorarsi della cestistica e, in verità, ci mette poco a prendere in mano il pallone da basket. In quegli stessi mesi poi, si trasferisce a Trezzano Rosa, in provincia di Milano, insieme con i genitori ed il fratello ed inizia a mettersi in luce a livello giovanile, facendosi notare anche in ambito nazionale.

Nel 1997, il giovanissimo Andrea Bargnani torna a Roma, dove milita nel Basket Roma allenato da Roberto Castellano, ex-capitano del BancoRoma. I cinque anni che passa con il coach Castellano sono duri, ma molto importanti per Bargnani. Gli allenamenti, a detta del futuro campione italiano, si basano soprattutto sulla forza, la rapidità e i tiri da tre. Il difetto del giovane Andrea, in questi anni, è quello di essere eccessivamente magro e lento, ma nonostante tutto Castellano lo impiega come guardia, credendo sempre in lui e nel suo talento. Arriva anche la prima delusione per Bargnani.

A 13 anni, nel 1998, entra tra i sessanta giocatori della selezione che raccoglie i migliori cestisti della regione Lazio ma non va oltre, e lo scartano. L'anno dopo però, a 14 anni, la nazionale dei classe 1985 lo convoca per la prima volta. All'età di diciassette anni, nel 2003, Andrea Bargnani approda in serie B2, alla Stella Azzurra Roma, disputando un ottimo campionato, che gli vale la chiamata della Benetton Basket Treviso, nel 2004.

Alla sua prima stagione, il diciottenne cestista romano non gioca mai, ma si allena con i grandi del basket italiano, come Pittis e Garbajosa, e impara direttamente dal coach Ettore Messina. In quell'anno, consegue anche il diploma, con sessanta sessantesimi.

L'anno dopo, il 2005, è quello della svolta. A Treviso arriva il coach statunitense David Blatt, il quale ha il compito di far ripartire la Benetton. Ci riesce, e la squadra, anche grazie all'esplosione del giovane cestista romano, nell'emozionante finale con la Fortitudo vince lo scudetto 2005 - 2006. Bargnani viene eletto miglior giovane del campionato italiano e premiato, nel 2006, anche a livello internazionale, con il trofeo Rising Star Trophy come miglior giocatore under 22 dell'Eurolega.

Tre giorni dopo la vittoria dello scudetto, Bargnani viene invitato dall'NBA a New York, per passare i giorni precedenti al Draft insieme con tredici giocatori candidati ad essere scelti tra i primi posti della lotteria del campionato a stelle e strisce. Andrea passa queste ore insieme alla sua famiglia, e il 26 giugno del 2006, viene chiamato dai Toronto Raptors come prima scelta assoluta. È il primo giocatore italiano ad essere chiamato al primo giro, oltre che il primo europeo ad essere selezionato come numero uno assoluto, il secondo, dopo il campione cinese Yao Ming, a non essersi formato negli States.

Le emozioni e le soddisfazioni non finiscono per Andrea Bargnani. Un mese dopo, il 25 luglio del 2006, il sindaco di Roma Walter Veltroni gli conferisce l'onorificenza di Ambasciatore di Roma nel mondo, premiandolo con la "La Lupa di bronzo".

Bargnani Arriva a Toronto. Qui lascia la "sua" maglia numero 11 a T. J. Ford, prendendo il 7, numero con cui ha esordito nel basket, oltre che numero portato dallo zio Massimo Balducci. Ma gli inizi, soprattutto durante i primi due mesi e nella Summer League, purtroppo non sono esaltanti. L'adattamento con il basket americano è difficile e il giovane cestista italiano gioca poco.

L'esordio nell'NBA arriva solo il 1° novembre del 2006, nella partita giocata e persa contro i New Jersey Nets, quando entra a metà del primo quarto in sostituzione di Chris Bosh. In 8 minuti di gioco, Bargnani segna 2 punti, con 2 rimbalzi, 2 stoppate, 1 palla persa e 3 falli.

La stagione 2006-2007 con i Raptors parte malissimo e anche il giovane giocatore romano ne fa le spese. Dalla metà del campionato in poi però, le cose migliorano e anche Bargnani si ritaglia un posto in squadra. Dopo la partita della svolta di Salt Lake Citiy contro gli Utah Jazz, in cui ha realizzato 15 punti, 3 rimbalzi e 2 stoppate, Andrea Bargnani colleziona un altro piccolo ma significativo record, realizzando contro i Magic di Orlando ben 23 punti: il maggior numero di punti realizzati in una partita NBA da un cestista italiano. Così, nel gennaio del 2007, viene eletto matricola del mese della Eastern Conference, oltre che selezionato per la partita tra i migliori giocatori al primo anno nella NBA, i rookie, contro quelli al secondo anno, all'interno dell'All Star Game 2007 di Las Vegas. Qui, Bargnani realizza 12 punti nella sconfitta 114-155.

Alla fine di questa prima stagione, il giovane campione italiano raggiunge il secondo posto nella classifica di miglior matricola dell'anno, dopo Brandon Roy, disputando anche una buona sessione di playoff, la quale però non basta a consentirgli il passaggio di turno contro i Nets di New Jersey.

Nel frattempo però, è arrivata anche la chiamata in nazionale.

Andrea Bargnani esordisce in maglia azzurra nell'estate del 2007, in occasione di alcune partite di preparazione all'Europeo di Spagna. Il giocatore dei Raptors non brilla in questa competizione, pur portando a casa una media di 12,7 punti e 5 rimbalzi a partita, e il suo contributo non basta a portare l'Italia ai quarti di finale.

L'anno dopo, nella stagione 2007-2008, nel pieno dell'esperienza U.S.A., rinuncia alla chiamata in nazionale, anche per via delle pressioni dei Toronto Raptors. Con la sua squadra però, le cose iniziano ad andare per il verso giusto e il nome dell'italiano è quasi sempre presente nel quintetto iniziale, spesso in posizione di play, e questo nonostante un infortunio e il difficile rapporto con il coach Sam Mitchell. Migliora anche il suo record personale realizzando nella partita del 1° febbraio del 2008 ben 28 punti contro i Los Angeles Lakers.

La stagione seguente non parte bene per Bargnani, anche a causa dell'acquisto da parte dei Raptors dell'esperto giocatore Jermaine O'Neill. L'italiano però, riesce a conquistarsi il posto da titolare nel corso della stagione, giocando come ala piccola e guadagnandosi la stima dei tifosi. Il 16 marzo del 2009, contro i Charlotte Bobcats, supera per la prima volta i 1.000 punti in una stagione e il mese dopo, il 12 aprile, contro i Philadelphia 76ers eguaglia il suo record di 6 stoppate in una partita, aggiungendo 17 punti e 4 assist. Inoltre, il 12 Febbraio del 2008, riceve la sua seconda convocazione per l'All Star Game di New Orleans, giocando nella squadra degli atleti al secondo anno di NBA.

Nell'agosto del 2009 torna in nazionale per prendere parte all'Additional Round, il quale mette in palio l'ultimo posto disponibile per i Campionati Europei. Gli azzurri però arrivano ultimi, dietro Francia e Finlandia, con una sola vittoria all'attivo, e anche Bargnani gioca nettamente al di sotto delle sue possibilità, deludendo i tifosi. Intanto, nel mese di luglio del 2009, il giocatore sigla un rinnovo del contratto con i Toronto Raptors, con un accordo quinquennale di circa 50 milioni di dollari.

La stagione 2009-2010 si rivela buona per il cestista italiano, il quale migliora sia il suo record personale nei rimbalzi, nella partita di gennaio contro gli Indiana Pacers, raggiungendo quota 17, e sia quello di punti: 34 in 36 minuti, sempre contro la stessa squadra, ma un mese dopo. La media a fine stagione è la seguente: 17.2 punti segnati, 6.2 rimbalzi, 35 minuti giocati in 80 partite. Inoltre, raggiunge per ben sette volte la cosiddetta "doppia doppia", ossia la doppia cifra di punti e rimbalzi in una stessa partita.

L'estate del 2010 torna in nazionale, per le qualificazioni all'Europeo di basket del 2011. E qui, Bargnani gioca delle ottime partite, come conferma il miglioramento del suo record personale in azzurro, raggiunto il 20 agosto del 2010, a Bari, contro la Lettonia: 30 punti, 13 rimbalzi, 4 stoppate. Lo stesso record però, viene subito migliorato dall'atleta dei Raptors, esattamente sei giorni dopo, nella partita vinta contro il Montenegro, con 34 punti segnati.

La stagione 2010-2011 dovrebbe essere quella della svolta per Bargnani, ormai leader offensivo di Toronto, soprattutto dopo la partenza di Bosh. Il 9 dicembre del 2010 infatti, il giocatore italiano, al Madison Square Garden di New York, porta più in alto il suo record NBA, realizzando ben 41 punti, più 7 rimbalzi e 6 assist.

2. Biografia di Aldo Biscardi

Una corte molto speciale
26 ottobre 1930

Chi è Aldo Biscardi?


Aldo Biscardi, il popolare giornalista sportivo, è nato a Larino, un paesino ubicato in provincia

di Campobasso, nel 1930. Per effettuare gli studi universitari si trasferisce a Napoli: nel cuore e nella testa ha sempre il calcio, sogna le partite ad occhi aperti e legge tutto quello che può ma il dovere incalza ed è così che, facendo felice tutta la famiglia, finalmente consegue la tanto agognata laurea. Appassionato comunque di sport a 360 gradi, sogna di poter fare di questa sua "febbre" una professione. Tra la ricerca di un lavoro e l'altro, dunque, bussa alle porte anche di qualche redazione, alcune delle quali fortunatamente lo accolgono nelle loro file come collaboratore.

Una gavetta fondamentale per il futuro sviluppo della sua carriera di giornalista sportivo. Nel '52, ad esempio, lo troviamo nei corridoi del quotidiano napoletano "Il Mattino", dove rimane per qualche anno, mentre nel 1956 passa a "Paese Sera", la testata che rappresenta il suo vero trampolino di lancio. Grazie alla sua vèrve, alla sua capacita organizzativa e alle sue doti di accentratore. Infatti, ben presto approda alla qualifica di caporedattore, infondendo nelle pagine da lui guidate e nei suoi collaboratori quella carica innovativa che è una caratteristica peculiare anche del Biscardi poi diventato popolare.

Il lavoro a "Paese Sera", fra l'altro, lo obbliga ad una trasferta nella capitale, un ottimo punto d'arrivo per sondare gli umori di quello che succede intorno (non bisogna dimenticare che a Roma c'è pur sempre la sede più importante della Rai). Prosegue dunque la sua carriera ricoprendo anche il ruolo d'inviato speciale nel seguire diversi campionati mondiali di calcio.

In questo periodo ha comincia a concepire l'idea di un programma che, ogni settimana, metta vivacemente a confronto esperti di calcio, di opposti pareri, su un particolare aspetto del campionato. Nel 1979 il colpo di fortuna: inizia a lavorare per la televisione come responsabile dei programmi sportivi della terza rete e nel, 1980, riesce finalmente a realizzare il suo sogno, lanciando "Il Processo del Lunedì", un titolo azzeccatissimo suggerito da una frase di Gianni Rodari che, nella prefazione ad una storia del giornalismo sportivo dello stesso Biscardi, affermava che questi "...parla di calcio come ad un processo". A condurre in studio Enrico Ameri, all'epoca prima voce della trasmissione radiofonica "Tutto il calcio minuto per minuto", e Novella Calligaris. Aldo Biscardi era in regia a pilotare in voce l'intero programma che andava in onda in terza serata alle 22.45. Biscardi introdusse la "scheda d'accusa" che affidò all'allora giovanissimo giornalista Carlo Nesti (scheda che durò fino a quando il Processo rimase in Rai).

La formula del Processo, così apparentemente semplice ed elementare, si rivela in raltà un autentico colpo di genio comunicativo, riuscendo a catalizzare i sentimenti di un'intera nazione e proponendosi come il crogiuolo ideale dove dibattere i temi caldi, scelti con arguzia dallo stesso Biscardi (indifferente e per nulla condizionato rispetto alle tematiche imperanti sui maggiori quotidiani). La forza di Biscardi, inoltre, è quella di porsi come un moderatori appassionato ma inflessibile, un arbitro che naviga con sapienza nel polverone che spesso i dibattiti assumono. Insomma, il nome del Processo si lega indissolubilmente al nome di Biscardi: ben presto diventa lui è il conduttore unico, immediatamente riconoscibile, e gli ascolti sono tutti dalla sua parte.

In un'intervista Aldo Biscardi ha avuto modo di dichiarare: "Non ti dico le lotte, allora anche nelle Tribune Politiche vigeva la legge della clessidra, tre minuti a testa e via. Non c'erano trasmissioni di approfondimento sul calcio, a parte la timida moviola inventata da Eros Vitaletti e Carlo Sassi. Io mi inventai il moviolone e sconvolsi il calcio con le polemiche. Per aver detto che la Juve aveva rubato lo scudetto alla Roma pagai sette anni di boicottaggio della società bianconera, Sergio Zavoli mi rivelò ai funerali di Willy De Luca tutte le pressioni ricevute dagli Agnelli. Se avessi avuto allora il Moviolone di oggi, avrei fatto dieci milioni di ascolto con il gol annullato a Turone. E poi in Rai, insomma, qualche merito l'ho avuto pure nelle assunzioni, ma nessuno me lo riconosce mai. Ho portato Varriale, Cerqueti, Nesti, Ivana Vaccari, Floriana Bertelli, Carlo Paris, Stella Bruno e Marco Mazzocchi. Insomma il rinnovamento della Rai si deve a me".

Nel 1993 il giornalista è passato a Telepiù 2, con un contratto che lo vincola fino al 1996 e con la responsabilità dell'intero palinsesto della rete sportiva a pagamento, dove ha riproposto un programma con la stessa formula del precedente: "Il Processo di Biscardi".

Dal 1996 al 2001, ha condotto lo stesso programma e varie edizioni speciali su TMC. Nell'agosto del 2003 la trasmissione va in onda sulla nuova emittente televisiva "La 7", nata dalla trasformazione di TMC.

Pochi sanno infine che Biscardi ha scritto diversi libri tra i quali la biografia di Papa Giovanni Paolo II dal titolo "Il Papa dal volto Umano". Il suo interesse si è in ogni modo esteso ad altri settori, quali quello letterario o artistico.

Nel maggio 2006, dopo la fine del campionato, segnata dagli scandali delle intercettazioni telefoniche che hanno visto coinvolti Luciano Moggi e altri dirigenti di altre squadre di serie A, Biscardi annuncia la fine del suo rapporto con La 7.

3. Biografia di Michela Brambilla

26 ottobre 1967

Chi è Michela Brambilla?


Michela Vittoria Brambilla nasce a Calolziocorte (Lecco) il 26 ottobre 1967. Deputata e imprenditrice italiana, dal 12 maggio 2008 è sottosegretaria alla presidenza del Consiglio con delega al turismo nel IV Governo Berlusconi. Un anno dopo diviene ministro del Turismo.

Eletta nella circoscrizione Emilia-Romagna XI per il Popolo della Libertà, Michela Vittoria Brambilla è stata proclamata deputato della XVI legislatura il 22 aprile 2008. Si tratta del compimento di un percorso politico che ha avuto il suo inizio quando, il 20 novembre 2006, fondò i Circoli della Libertà, dei quali è attualmente Presidente. Un movimento ben radicato su tutto il territorio nazionale, nato con lo scopo di rappresentare le istanze dei cittadini alla politica e di contribuire alla nascita del Popolo della Libertà.

Dopo avere assunto l'incarico di Governo, Michela Vittoria Brambilla ha rassegnato le dimissioni dai Consigli d'Amministrazione delle proprie aziende, rinunciando quindi alla presidenza di Gruppo Sal spa, (azienda leader che opera nel settore dei prodotti alimentari freschi e, con una seconda divisione, degli alimenti per animali), di Sotra Coast International, (settore alimentare), e all'incarico di consigliere delegato delle Trafilerie Brambilla spa, (storica azienda di famiglia che opera come leader nella produzione di filo d'acciaio inossidabile, per la quale rappresenta la quarta generazione).

Dal momento in cui le è stata attribuita la responsabilità delle politiche turistiche nazionali, Michela Vittoria Brambilla ha avviato una serie di attività finalizzate a riportare il "turismo", quale fonte di sviluppo e crescita economica, al centro dell'attenzione e dell'interesse economico nazionale.

Nel luglio 2008, a Palazzo Chigi, Michela Vittoria Brambilla ed il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, hanno quindi illustrato il programma di Governo e le prime misure adottate in materia di turismo. Nel corso dell'incontro con la stampa, è stato presentato il nuovo Presidente dell'ENIT, Matteo Marzotto, scelto per rilanciare l'immagine dell'Italia come destinazione turistica nei mercati internazionali.

Michela Vittoria Brambilla ha già dato il via ad alcuni significativi provvedimenti per il settore, tra cui un unico standard nazionale di classificazione alberghiera ed i buoni vacanze per le famiglie a basso reddito, ed ha organizzato l'Osservatorio Nazionale del Turismo, che svolge la sua qualificata ed innovativa attività con il contributo di Istat, Unioncamere e Banca d'Italia.

Sin dall'inizio del mandato, la sua attività si è concentrata su molteplici fronti: l'incremento dei flussi turistici da alcuni Paesi esteri di grande potenzialità, tra cui la Cina; la realizzazione di accordi con altre istituzioni ministeriali, quali quella del commercio estero o degli affari esteri, per migliorare le reti di promozione del "Sistema Italia" del made in Italy nel mondo; l'istituzione di comitati di lavoro per arrivare ad una destagionalizzazione del settore, sui temi della formazione turistica e della cultura dell'ospitalità, della creazione di nuovi itinerari turistici nel Paese, dello sviluppo del turismo sportivo, congressuale, termale ed enogastronomico, delle vie fluviali, del turismo sociale e della revisione della classificazione dei beni demaniali marittimi in relazione alle concessioni turistiche, che ha già dato vita ad un protocollo d'intesa condiviso tra Governo, regioni ed imprese di categoria.

Nell'ottica di dare corso ad una sostenuta promozione e commercializzazione del nostro Paese, Michela Vittoria Brambilla ha dato il via al progetto per il nuovo portale "Italia.it", del quale curerà anche la realizzazione e la gestione.

Inoltre, ha siglato un protocollo d'intesa con i responsabili di Governo delle politiche turistiche di Francia e Spagna, Hervé Novelli e Joan Mesquida Ferrando (19 febbraio 2009), con le finalità di individuare sinergie idonee a fronteggiare la crisi economica, che rischia di penalizzare i flussi turistici in Europa, e di promuovere insieme un nuovo progetto (con un unico brand) che riunisca le eccellenze dei tre grandi Paesi in un unico sistema d'offerta che vada incontro soprattutto alle esigenze del turismo proveniente da altri continenti.

Per dare finalmente vita alla programmazione di un Italia turistica, Michela Vittoria Brambilla ha messo all'ordine del giorno il primo Piano Strategico Nazionale del Turismo, che nasce dal lavoro svolto dai comitati e dai risultati degli Stati Generali del Turismo, che detterà l'agenda di Governo per i prossimi anni.

Impegnata da sempre anche sul fronte etico e per la tutela dei bambini, ha realizzato la Campagna Nazionale: "E se fosse tuo figlio? - Insieme per un Turismo Etico", chiamando a raccolta tutti gli operatori dell'industria del turismo, con un'iniziativa volta a contrastare ogni forma di turismo finalizzata allo sfruttamento sessuale dei minori. Contestualmente è stato presentato anche il testo di un nuovo codice di comportamento (Certificazione Turismo Etico) che le maggiori associazioni dell'industria del turismo adotteranno per contrastare il fenomeno dei "viaggi della vergogna".

A pochi giorni dalla presentazione ufficiale del progetto per un turismo etico (novembre 2008), Michela Vittoria Brambilla ha inaugurato a Roma presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, il Comitato Mondiale per l'Etica del Turismo. Un'iniziativa partita dall'organizzazione mondiale del turismo, con il riconoscimento dell'ONU, che ha affidato all'Italia il compito e la responsabilità di istituire tale organismo dandogli una sede permanente.

Da sempre grande amante degli animali (il suo zoo privato conta 14 cani, 23 gatti, 4 cavalli, 2 asini, 8 capre, 4 galline) e attiva militante su questo fronte (è presidente fondatrice della Lega Italiana per la Difesa degli Animali, presidente provinciale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, oltre ad avere dal 2000 la gestione del Canile provinciale di Lecco), Michela Vittoria Brambilla ha presentato i dettagli del nuovo regolamento per l'ammissione degli animali domestici sui convogli di Trenitalia, il 18 novembre 2008 presso la sede delle Ferrovie dello Stato, insieme al sottosegretario alla Salute, Francesca Martini ed all'amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti.

4. Biografia di Hillary Clinton

Guidando diritti
26 ottobre 1947

Chi è Hillary Clinton?


Hillary Diane Rodham nasce a Chicago (Illinois) il 26 ottobre 1947. Cresce a Park Ridge, Illinois, in una famiglia metodista: il padre, Hugh Ellsworth Rodham, è figlio di immigrati inglesi e dirigente di un'industria tessile a Scranton (Pennsylvania), mentre la madre, Dorothy Emma Howell Rodham, era semplicemente casalinga. Hugh e Tony sono i suoi fratelli minori.

Trascorre l'infanzia e l'adolescenza impegnata in diverse attività della chiesa e presso la scuola di Park Ridge. Pratica diversi sport ottenendo alcuni riconoscimenti per le sue attività in alcune organizzazioni femminili di scout. Frequenta la Maine East High School dove ricopre il ruolo di presidente di classe, membro del consiglio degli studenti e membro della National Honor Society. Consegue poi il diploma presso la Maine South High School, ricevendo durante il suo ultimo anno il primo premio in scienze sociali.

Cresciuta in una famiglia di stampo conservatore, ha occasione di lavorare in qualità di volontaria per il candidato repubblicano Barry Goldwater nella campagna presidenziale del 1964.

Entrata nel 1965 al Wellesley College, divenendo presto attiva in politica. Negli anni successivi viene a sapere della morte di Martin Luther King (4 aprile 1968) e vive con tristezza quel momento, per quel grande personaggio del secolo contemporaneo che Hillary aveva avuto modo di conoscere di persona sei anni prima.

Frequenta poi la facoltà di Legge all'università di Yale. Il suo interesse in questi anni si focalizza sui diritti dei bambini e della famiglia, argomento che porterà avanti con passione e dedizione negli anni, anche durante la sua carriera di avvocato e personaggio politico.

Dopo la laurea entra nello staff di avvocati del "Children's Defense Fund" americano. Entra poi nel gruppo di avvocati (è una delle due sole donne che compongono lo staff) della "House Judiciary Committee", l'organismo preposto al giudizio dell'impeachment di Richard Nixon, per lo scandalo Watergate.

La carriera di avvocato prosegue: rifiuta le offerte di grandi studi decidendo di seguire il cuore, rapito da un uomo dell'Arkansas che risponde al nome di Bill Clinton. Si trasferisce quindi in Arkansas dove i due si uniscono in matrimonio nel 1975: cinque anni dopo nasce la figlia Chelsea.

Nel frattempo l'attività di Hillary è volta a fornire aiuti legali per gli abusi sui minori. Organizza e crea il gruppo "Arkansas Advocates for Children and Families". Porta avanti questa attività anche quando il marito viene eletto Governatore dello stato. Negli anni seguenti il suo nome entra nell'elenco dei 100 avvocati più influenti d'America.

Bill Clinton viene eletto Presidente degli Stati Uniti nel 1992: il ruolo di First Lady di Hillary durerà per due legislature, fino al 2001. In questi anni viaggia per il globo insieme al marito ma anche sola, per parlare e denunciare le condizioni di degrado e abuso delle donne, sostenendo il nobile principio che i diritti delle donne sono diritti del genere umano.

L'attività politica di Hillary continua, in ascesa, fino al 2000, quando viene eletta al Senato tra le file del Partito Democratico. Senza abbandonare i temi sociali a lei cari, si è trovata protagonista nell'affrontare i fatti seguiti agli atti terroristici dell'11 settembre 2001.

Appoggiata e sostenuta dal marito, oltre che da decine di milioni di cittadini in tutto il paese, Hillary Rodham Clinton ha preso una decisione importante per il suo futuro e per quello degli USA, annunciando all'inizio del 2007 la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti per le elezioni del 2008. Dopo una lunga corsa per le primarie caratterizzata da un quotidiano testa a testa, sarà però Barack Obama il candidato democratico in corsa per la Casa Bianca.

5. Biografia di Maria Grazia Cutuli

26 ottobre 1962
19 novembre 2001
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Chi è Maria Grazia Cutuli?


Maria Grazia Cutuli, giornalista del Corriere della Sera, uccisa in Afghanistan il 19 novembre 2001, descriveva così Kabul: "Città di spie, Kabul, messe alle costole di ogni straniero. Capitale di macerie, di mendicanti che stazionano a ogni incrocio, di bambini laceri e affamati".

Maria Grazia Cutuli si trovava lì per seguire le operazioni militari dopo la caduta del regime dei talebani in Afghanistan.

Con lei c'erano anche altri tre giornalisti: l'australiano Harry Burton, l'afghano Azizullah Haidari, entrambi corrispondenti della «Reuters» e lo spagnolo Julio Fuentes del «Mundo». Due dei sospetti assassini vengono poi arrestati.

Maria Grazia Cutuli

Maria Grazia Cutuli nasce a Catania il 26 ottobre 1962. Capelli rossi lunghi, un fisico minuto, sofisticata, coraggiosa, testarda. Si laurea con 110/110 e lode all'Università di Catania con una tesi su Spazio e potere di Michel Foucault. La sua carriera di giornalista comincia nel 1986, nel principale quotidiano della Sicilia orientale, "La Sicilia" e conduce l'edizione serale del telegiornale dell'emittente televisiva regionale Telecolor International. Si trasferisce poi a Milano, dove inizia a lavorare per il mensile "Marie Claire". Ottiene contratti a termine dal mensile "Centocose" e dal settimanale "Epoca". Dopo quattro contratti a termine, nel 1999 viene assunta a tempo indeterminato alla redazione esteri del "Corriere della Sera".

L'agguato

È il 19 novembre, sono le 5.30 del mattino. Venti giornalisti sono a bordo di otto veicoli. Il convoglio parte da Jalalabad e si dirige verso la capitale afgana. Ad aprire il convoglio, c'è una Toyota Corolla con a bordo Maria Grazia Cutuli, lo spagnolo Julio Fuentes, l'autista afgano e il traduttore. Il secondo mezzo trasporta l'australiano Harry Burton e l'afghano Azizullah Haidari, entrambi corrispondenti della "Reters", l'autista e l'interprete. Seguono le altre auto. Il convoglio, ad un certo punto, si frammenta, poi si spezza. Divisione che favorisce i piani degli assassini.

Mancano tre ore di macchina da Kabul. Siamo nei pressi della città di Surobi, a circa settanta chilometri a est della capitale afgana. Poco prima di un piccolo ponte in cemento e pietra, otto uomini armati bloccano le due automobili che trasportano Fuentes, Cutuli, Burton e Haidari. I giornalisti vengono fatti scendere dalle auto e vengono obbligati ad allontanarsi dal cammino, sino nell'angolo della montagna. Maria Grazia cade a terra, colpita probabilmente da una pietra lanciata da un attentatore. Poi il commando uccide i quattro giornalisti a colpi di kalashnikov. Tutto è avvenuto in meno di cinque minuti. Uno degli assassini ruba alcuni oggetti personali della giornalista: la borsa, un paio di scarponi, un computer portatile, una radio e una macchina fotografica. Nessuna organizzazione rivendica quell'attentato.

Il racconto di Ashuqullah, l'autista che accompagna Maria Grazia e Julio Fuentes

"Durante il viaggio l'atmosfera è rilassata. Julio dormicchia. Maria fuma e mangia pistacchi. Ci fermiamo solo una volta: lei fotografa i cammelli. Ci sono altre auto di giornalisti davanti e dietro. Ma non è una colonna organizzata, ognuno va alla velocità che preferisce. Viaggiamo circa a quaranta chilometri all'ora nella zona di Surobi. Alle 11.30, veniamo fermati da otto uomini armati. Prima sparano a Julio dal davanti, non una raffica, ma colpi singoli. Poi a Maria Grazia, infine sparano in tanti, almeno quattro mitra contro tutti…[…]."

6. Biografia di Georges Jacques Danton

Credere e ardire
26 ottobre 1759
5 aprile 1794
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Chi è Georges Jacques Danton?


Georges Jacques Danton nasce ad Arcis-sur-Aube (Francia) il 26 ottobre del 1759. Il padre Jacques è un avvocato dal passato burrascoso: dopo la perdita della moglie e dei cinque figli avuti dal suo primo matrimonio sposa Marie-Jeanne-Bestelot, la madre di Georges, dalla quale avrà sette figli.

Georges è il quinto figlio della coppia, e si distingue subito per il carattere vivace e poco incline allo studio, al quale preferisce le scorribande all'aria aperta. Riesce comunque a laurearsi in legge nel 1785 all'Università di Reims. Dopo la laurea si impiega a Parigi come procuratore. La sua attività non gli rende abbastanza, così il giovane Georges ricorre all'aiuto dei suoi genitori. In realtà passa il suo tempo a leggere l'Enciclopedia e a frequentare i caffés. E' proprio in uno di questi che conosce la giovane Antoinette-Gabrielle, figlia del ricco proprietario del café Parnasse, Jérome-Francois Charpentier. I due raggiungono un accordo sulla dote, e come è pratica del tempo, Georges riesce a pagarsi la carica di avvocato ai Consigli del re.

Apre così un nuovo studio in Cour de Commerce - dove oggi sorge una statua in suo onore - e sposa Antoinette. E' l'anno 1787. Fino al 1790 si occupa a tempo pieno della sua attività di avvocato seguendo ben ventidue cause, quasi tutte conclusesi con esito positivo. La sua vita sembra essersi trasformata in quella di un tranquillo avvocato borghese: nel 1788 nasce anche il primo figlio, François, morto purtroppo un anno dopo. Al primo figlio ne seguono altri due, sempre maschi: Antoine e François Georges.

In Francia già covano i primi moti rivoluzionari e Danton se ne fa trascinare, convinto che per cambiare le cose sia necessario un programma ben definito e mirato al raggiungimento di scopi circoscritti ed individuabili. Il suo programma prevede: estensione di una serie di diritti alla popolazione più povera, fine della guerra il prima possibile attraverso un'opera di negoziazione, e ripristino dell'ordine attraverso l'instaurazione di un forte governo centrale.

La prima testimonianza di una sua partecipazione agli eventi rivoluzionari risale al 13 luglio del 1789 (il giorno precedente la Presa della Bastiglia), quando nell'ex convento dei Cordoglieri arringa la folla, richiamandola alle armi per la difesa delle rivendicazioni rivoluzionarie. Nel convento dei Cordoglieri si è creato l'omonimo distretto, che gestisce anche una stamperia dove vengono pubblicate riviste come: "L'amico del popolo" di Marat. Il presidente di questo distretto, che si arroga quasi la funzione di un ente governativo parallelo a quelli ufficiali, è lo stesso Danton.

Viene coinvolto nella presa della Bastiglia del 14 luglio del 1789, ed è uno dei critici più aspri della Comune e del governo del marchese de Lafayette. Chiede infatti a gran voce l'istituzione di un governo repubblicano, e i suoi infuocati discorsi sono considerati la causa dell'agitazione popolare finita con il massacro di Champ de Mars. A causa della sua attività la polizia spicca un mandato d'arresto a suo carico che lo costringe a rifugiarsi per alcuni mesi in Inghilterra. Grazie ad un'amnistia riesce a ritornare in patria alla fine del 1791.

Per non attirare l'attenzione delle forze dell'ordine si mantiene in sordina, anche se la sua popolarità negli ambienti rivoluzionari resta inalterata. Dopo l'invasione delle Tuilleries viene eletto presidente del distretto elettorale del Théatre Française e pronuncia il famoso discorso in cui, per primo, teorizza l'uguaglianza legale di tutti i cittadini. Danton partecipa anche attivamente alla cospirazione che attuerà il rovesciamento della monarchia, il 10 agosto del 1792. E' ormai convinto che l'esistenza della monarchia sia un intralcio troppo grande all'attuazione delle rivendicazioni rivoluzionarie.

Dopo la caduta della monarchia viene nominato ministro della giustizia ed entra a far parte del comitato esecutivo. Più tardi nel 1793 ottiene anche la carica a membro del Comitato di Salute pubblica. Acquisita la carica, si impegna a far terminare la guerra tra la Francia e le altre nazioni europee, attuando una intensa serie di manovre diplomatiche. Ottiene intanto l'elezione al tribunale rivoluzionario ed inizia a comportarsi come un vero e proprio dittatore. Danton si convince che il successo della rivoluzione dipende anche dalla capacità di sedare i dissensi interni. In questo modo purtroppo si aliena le simpatie della Comune, che inizia a guardare a Robespierre e ad altri giacobini come a personaggi più adatti al ruolo di leader. Danton non viene rieletto, e la leadership passa a Robespierre.

Nell'ottobre del 1793, si ritira nella sua casa natale di Arcis per poi ritornare a Parigi nel mese successivo a seguito delle insistenze dei suoi amici preoccupati dalla ferocia di Robespierre. Tra le vittime di Robespierre vi sono Hebert e i suoi seguaci, per annientare i quali riceve l'appoggio di Danton. Dopo la soppressione dei seguaci di Hebert, lo stesso Danton, però, viene chiamato dinnanzi al Tribunale rivoluzionario ed accusato di attività antirivoluzionarie. Nonostante l'accorata difesa, viene condannato e ghigliottinato: Georges Jacques Danton muore così il 5 aprile del 1794. Si narra che morendo abbia chiesto al boia di mostrare la sua testa al popolo.

7. Biografia di Dylan Dog

Professione: indagatore dell'incubo
26 ottobre 1986
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Chi è Dylan Dog?


Nel 1985 Tiziano Sclavi disse al suo editore, Sergio Bonelli (figlio del grande Gianluigi): "Oltre alla fantascienza, l'altra serie del 1986 potrebbe essere l'horror... secondo me vale la pena di tentare".

Un paio di mesi per mettere a punto il progetto: all'inizio Sclavi pensava ad un detective "nero", un po' chandleriano, senza spalle comiche, ambientato a New York. Le discussioni (animate) con Bonelli furono determinanti: Londra, un giovane scanzonato, con accanto una spalla comicissima. A Claudio Villa venne chiesto di dare un volto a Dylan Dog (il nome doveva essere provvisorio). Un mese prima Sclavi aveva visto "Another Country", con Rupert Everett, rimanendo colpito dal viso "da fumetto" dell'attore, dando subito il compito al disegnatore di basarsi sul volto dell'attore per quello dell' eroe.

Per quanto riguarda la spalla comica, si pensò a Marty Feldman, ma disegnato risultava più mostruoso dei mostri che doveva combattere il protagonista, così si optò per Groucho, sosia di Groucho Marx.

A settembre erano pronte le prime tre storie; per le copertine fecero delle prove sia Villa che Stano: fu preferito Villa, più tradizionale e bonelliano (dal numero 42 si daranno il cambio). 26 Ottobre 1986: esce il numero 1, "L'alba dei morti viventi". Un paio di giorni dopo il distributore chiamò: "L'albo è morto in edicola, un fiasco". A Sclavi fu tenuta nascosta la notizia, fino a quando, una settimana dopo, il distributore telefonò ancora: "E' un boom, praticamente esaurito, forse dovremmo ristamparlo".

Oggi, a oltre 20 anni di distanza, nelle vendite Dylan Dog ha superato star del calibro di Mister No e Zagor, attestandosi al secondo posto dopo il mito Tex.

Vero e proprio fenomeno di costume, l'indagatore dell'incubo è apprezzato da tutte le fasce d'età, non solo quella giovanile, come ci si aspetterebbe da un fumetto. Umberto Eco lo ha definito "autorevole"; è stato citato sul "Corriere della Sera" dal filosofo Giulio Giorello, il quale, per consolarsi da una magra stagione letteraria, invitava i lettori a dedicarsi a Dylan Dog.

Nel mondo tradizionalmente maschile del fumetto italiano un'altra novità importante è costituita dall'interesse sempre più vasto e crescente del pubblico femminile. Il dilagare della serie ha imposto alla Bonelli dei "fuoriserie": gli "Speciali" estivi, la serie dei "Dylan Dog & Martin Mystère", e gli "Almanacchi della Paura". Le attenzioni maggiori vanno però all'albo mensile, curato in modo maniacale da Sclavi stesso, il cui sogno era creare in Italia il primo "fumetto d'autore" che fosse anche popolare, a grande tiratura.

A grandi linee, il personaggio rispecchia il complesso carattere del suo creatore (per sua stessa ammissione): un carattere chiuso, difficile e ombroso.

Dylan Dog è un detective privato che si occupa solo di casi "insoliti", in tutte le sfumature del termine. Ha poco più di trent'anni, vive a Londra in una casa piena di gadget mostruosi e con un campanello che invece del classico suono lancia un urlo agghiacciante. Ex agente di Scotland Yard, ha un passato misterioso. I suoi clienti sono tutti particolari, e tutti accomunati dal fatto che nessuno crede ai loro eventi, tranne Dylan Dog stesso, l'unico in grado di ascoltarli e aiutarli.

Non è un eroe nell'accezione classica del termine: ha paura, molto spesso risolve i casi parzialmente, è contraddittorio, ha sempre dubbi su se stesso e sul mondo, nonostante questo è sempre pronto a lanciarsi nell'ignoto, nella speranza di comprenderlo a fondo. Ama la musica e suonare il clarinetto ("Il trillo del diavolo", di Tartini), non fuma, non beve (benchè sia un ex alcolista), è vegetariano, animalista ed ecologo, fautore della non-violenza. Tutti tratti del carattere che, insieme a quelli più scuri, impongono la visione di un uomo, in definitiva, in forte difficoltà con la maggior parte del mondo, ma soprattutto con se stesso, incapace di avere un rapporto stabile con una donna o instaurare un rapporto sociale soddisfacente, ma con la forza di andare avanti per la proprio strada, confortato dalle amicizie del suo vecchio superiore a Scotland Yard, l'ispettore Bloch, e da quella del suo strampalato assistente, vera e proprio spalla comica, esperto nel lancio della pistola, ed ancora di più in battute agghiaccianti e freddure tremende, che molto spesso propina ai clienti del suo capo, facendoli scappare.

Fenomeno di costume, abbiamo detto. Si, senza dubbio (Dylan Dog ha anche "partecipato" a molte campagne contro la droga e l'abuso di alcol), ma anche alter-ego del suo creatore, che è riuscito davvero nell'impresa di realizzare un fumetto d'autore, che non sia solo per bambini, ma che riesca a far pensare e riflettere sui giorni nostri, e soprattutto di vincere, col suo milione di copie vendute al mese, lo strapotere dei manga giapponesi.

Dopo anni in cui se ne parlava, finalmente nel 2011 esce al cinema "Dylan Dog - Il film" (Dylan Dog: Dead of Night) lungometraggio diretto da Kevin Munroe in cui la figura protagonista è interpretata da Brandon Routh.

8. Biografia di Carlo Lucarelli

Giallo, noir e blu notte
26 ottobre 1960
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Chi è Carlo Lucarelli?


Nato il 26 ottobre 1960 a Parma, lo scrittore "noir" ormai di culto del patrio panorama letterario (a giudizio di molti assai stantìo), attualmente vive tra Mordano, in provincia di Bologna, e San Marino. La sua capacità di mescolare sapientemente generi diversi tra loro ottenendo risultati sorprendenti è ormai nota e lo ha ampiamente accreditato non solo presso il pubblico ma anche fra gli "addetti ai lavori" (registi e sceneggiatori).

La conseguenza è che ormai Carlo Lucarelli, abituato a muoversi fra torbidi intrighi con quella sua faccia da bravo ragazzo non più solo sulla carta ma da qualche anno anche in televisione - con la fortunata trasmissione "Blu notte" - non ha più il tempo neanche per guardarsi allo specchio.

Il suo percorso narrativo parte da lontano, e un'occhiata alla sua scheda biografica lo conferma: si va dai racconti brevi sparsi nelle varie antologie del "Gruppo 13" (di cui fa parte) alla fortunata trilogia giallo-storica con il commissario De Luca pubblicata da una casa prestigiosa come Sellerio (si tratta dei tre bei romanzi: "Carta bianca", "L'estate torbida" e "Via delle Oche").

Carlo Lucarelli è un vulcano. Non è certo il classico scrittore chiuso nella sua torre d'avorio uso ad osservare il mondo da una splendida distanza, ma è uno che si sporca le mani, che viaggia e che fa una miriade di cose. E' membro della sezione italiana dell'AIEP (Associazion Internazional Escritor de Poliziaco, fondata a Cuba da Paco Ignatio Taibo II) e dell'Associazione Scrittori-Bologna, ma è anche docente di scrittura creativa sia alla Scuola Holden di Alessandro Baricco a Torino, che nel carcere "Due Palazzi" di Padova. E' inoltre curatore della rivista telematica "Incubatoio 16".

Lucarelli ha vinto il "Premio Alberto Tedeschi" con il romanzo "Indagine non autorizzata" nel 1993, il "Premio Mistery" con "Via delle Oche" nel 1996 e con il romanzo "L'isola dell'Angelo Caduto" è stato finalista al "Premio Bancarella" nel 2000, anno in cui ha portato a casa il "Premio Franco Fedeli". I suoi romanzi sono stati tradotti per la prestigiosa Série noir della Gallimard, in Francia.

Collaboratore della collana "Stile libero" di Einaudi - nella quale sono inseriti i suoi romanzi "Il giorno del lupo", "Almost Blue" e "Guernica" - ne cura la selezione noir insieme a Luigi Bernardi.

Come ricordato, il più venduto scrittore giallo del momento ha condotto per la RAI il programma televisivo "Mistero in Blu" successivamente intitolato "Blu notte". In ogni puntata Lucarelli narra di un caso insoluto di omicidio come fosse un giallo. Il successo della trasmissione e del suo conduttore è confermato dalla spassosa imitazione che Fabio De Luigi, insieme al trio Aldo, Giovanni e Giacomo, hanno fatto nell'edizione 2003 di "Mai dire domenica".

Tra le sue numerose altre attività Lucarelli scrive sceneggiature di fumetti e soggetti per videoclip (uno dei più recenti: per Vasco Rossi, con la regia di Roman Polanski) e canta talvolta con il gruppo post-punk "Progetto K".

Dal suo racconto "La tenda nera" è stato tratto uno sceneggiato televisivo con Luca Barbareschi, e dal suo romanzo "Almost blue", il regista Alex Infascelli ha tratto il film omonimo. Carlo Lucarelli ha inoltre collaborato con Dario Argento per il film "Non ho sonno". Il suo libro "Lupo mannaro" è diventato un film di Antonio Tibaldi, con sceneggiatura sua e di Laura Paolucci.

Lucarelli è sempre in movimento da un capo all'altro dell'Italia, senza contare le presenze estere. Partecipa volentieri a quante più manifestazioni e incontri letterari può (soprattutto se dedicati alla letteratura gialla e noir). Quasi tutti i suoi romanzi sono stati tradotti e pubblicati in Francia, Olanda, Grecia, Spagna, Germania e Norvegia.

Uno dei suoi lavori più recenti è "Un giorno dopo l'altro" nel quale riprende il personaggio Grazia Negro apparso per la prima volta in "Lupo mannaro" e successivamente in "Almost blue".

9. Biografia di François Mitterrand

Ultimo re di Francia
26 ottobre 1916
8 gennaio 1996

Chi è François Mitterrand?


François Maurice Adrien Marie Mitterrand, storico presidente francese, è stato indubbiamente uno dei più importanti sostenitori (insieme a Helmut Kohl e Jacques Delors), della causa europea. Nato a Jarnac, nella Charente, il 26 ottobre 1916, si laurea in scienze politiche; durante il periodo degli studi ha importanti frequentazioni con le organizzazioni della destra francese.

Durante la Seconda guerra mondiale, dopo un periodo di prigionia in Germania ritorna in Francia (1941), dove aderisce all'appello collaborazionista del maresciallo Philippe Petain.

Nel 1943 si avvicina però alla Resistenza e si incontra ad Algeri con Charles De Gaulle, il grande e carismatico generale, amante della Francia e patriottico fino al midollo.

Miterrand fin da allora si rivela un protagonista di punta della scena politica. Partecipa alla lotta di liberazione e nel 1944 diventa ministro del governo insurrezionale. Tre anni dopo comincia la sua carriera di ministro, che durerà dieci anni.

Nel 1971 prende le redini dello Sfio, il vecchio partito socialista, e l'anno successivo sigla il programma comune con i comunisti.

Nel 1981 e nel 1988 viene eletto presidente. Sotto la sua guida la Francia conoscerà un notevole periodo di rinascita culturale ed economica, pur con le molte controversie che un uomo accentratore come Mitterrand susciterà.

Di fatto è stato un presidente molto amato, riconfermato più volte, e questo la dice lunga sull'impronta che è riuscito a dare alla storia di Francia.

Il declino dello statista è stato lento e drammatico, segnato dall'inesorabile procedere di una malattia incurabile, un tumore, vissuta praticamente sotto i riflettori, quei riflettori che la sua carica pubblica, volente o nolente, gli imponeva.

Si è spento l'8 gennaio 1996, lasciando dietro di sé un grande vuoto di personalità e di leadership.

10. Biografia di Silvia Toffanin

26 ottobre 1979

Chi è Silvia Toffanin?


Silvia Toffanin nasce a Cartigliano (Vicenza) il giorno 26 ottobre 1979.

Debutta nel mondo della televisione nel 2000, entrando a far parte del cast del quiz "Passaparola", condotto su Canale 5 da Gerry Scotti; altre sue colleghe "letterine" hanno poi conosciuto fama e notorietà, tra queste ricordiamo Alessia Fabiani, Alessia Ventura e Ilary Blasi.

Lasciata "Passaparola" nel 2002 Silvia Toffanin debutta come conduttrice sostituendo Michelle Hunziker in "Nonsolomoda", longevo programma di Canale 5 dedicato alle tendenze e alla moda.

Nel 2003 conduce lo speciale "Moda mare a Porto Cervo", e nello stesso periodo conduce il magazine di Italia 1 "Mosquito", in onda il sabato pomeriggio.

Nel 2007 consegue la laurea in Lingue e letterature straniere presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi su "I telefilm americani per adolescenti" (il relatore è il noto giornalista e critico televisivo Aldo Grasso). Dopo la laurea diventa giornalista professionista.

Nello stesso periodo cura in tv uno spazio all'interno del programma di informazione "Verissimo", condotto da Cristina Parodi. Nel 2006 nello stesso programma prende in mano la conduzione, affiancata da Alfonso Signorini.

Durante la seconda metà degli anni duemila conduce quindi per diverse stagioni sia "Verissimo" che "Nonsolomoda"; abbandona quest'ultima nel 2009.

Legata sentimentalmente a Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset, dalla coppia all'inizio del mese di giugno 2010 nasce Lorenzo Mattia.

11. Biografia di Trilussa

Er Poeta de Roma
26 ottobre 1871
21 dicembre 1950

Chi è Trilussa?


Nell'autunno romano del 1871, il 26 ottobre, Carlotta Poldi dà alla luce il suo secondogenito, Carlo Alberto. Sarta, nativa di Bologna, Carlotta ha sposato il cameriere Vincenzo Salustri, di Albano Laziale, mettendo su una famiglia onesta ma di modestissime condizioni economiche che prende casa in via del Babbuino, al numero 114, a Roma. Oltre alla scarsità di mezzi, i Salustri sembrano perseguitati dalla sfortuna: nel 1872 muore per difterite la piccola Isabella, sorella di Carlo Alberto, a soli tre anni e, nel 1874, viene a mancare anche Vincenzo.

A risollevare le sorti - altrimenti disperate - della famiglia interviene il marchese Ermenegildo De' Cinque Quintili, molto legato a Vincenzo - che aveva avuto a servizio - nonché padrino di battesimo di Carlo Alberto. Il nobile romano accoglie dunque la famiglia Salustri nel proprio palazzo in piazza di Pietra, 31 (oggi chiamato "Lazzaroni").

Il ragazzo frequenta la scuola dei "Fratelli Cristiani" intitolata ad "Angelo Mai" ma, all'età di 15 anni, abbandona gli studi intraprendendo un personale e scoordinato cammino di autodidatta. Ama la poesia, soprattutto quella popolare, e possiede un vero talento nell'improvvisazione di versi in rima e nella loro declamazione. Nel 1887 la redazione de "Il Rugantino", decide di pubblicare il suo primo sonetto in dialetto romanesco "L'invenzione della stampa", che ottiene un discreto apprezzamento e rappresenta il punto di partenza di quella che sarà una lunga e gloriosa carriera artistica.

Dall'anagramma del suo cognome Carlo Alberto Salustri ricava la parola "Trilussa", con la quale si firma assumendola quale definitivo nome d'arte. Due anni dopo esce, sullo stesso giornale, la sua prima opera "Stelle de Roma". Passa a scrivere su testate ben più importanti, fra le quali il "Don Chisciotte" ed "Il Messaggero", narrando a modo suo aspetti di vita quotidiana della capitale.

Pubblica intanto "Quaranta sonetti" nel 1895, "Favole romanesche" nel 1900, "Caffè concerto" nel 1901, "Er serrajo" nel 1903. La notorietà di Trilussa comincia a diffondersi oltre i confini romani. Nel 1912 si innamora di Giselda Lombardi, una ragazza di Trastevere con il pallino della recitazione. Trilussa, grazie a sue conoscenze, riesce ad introdurla nel cinema muto e, sempre con il sistema dell'anagramma, le trova il nome d'arte di "Leda Gys". La relazione durerà alcuni anni, nel corso dei quali la ragazza si avvia ad una rapida notorietà.

L'evoluzione artistica lo porta verso la parabola e la favola allegorica: dopo "Ommini e bestie", del 1908, pubblica "La gente" (1927), "Cento apologhi" (1934), fino ad "Acqua e vino" (1944). Il primo dicembre del 1950 riceve dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi la nomina di senatore a vita, quale omaggio ai suoi meriti artistici, ma la sua salute divenuta cagionevole lo ha ormai pesantemente debilitato.

Nella sua casa-studio di via Maria Adelaide, 17, assistito dalla fedele governante Rosa, Carlo Alberto Salustri - in arte Trilussa - si spegne qualche settimana dopo, il 21 dicembre 1950, all'età di 79 anni.

La collaborazione al "Rugantino" comincia da giornalista, ed è proprio osservando la vita quotidiana intorno a sé che lo porta a scoprire un particolare talento nella narrazione in versi: Trilussa riesce a trarre dai fatti e dai comportamenti umani l'essenza più intima che trasforma in poesia spesso ironica e canzonatoria. Alto, elegante, disincantato, con il suo stile dissacrante, a tratti sferzante, il poeta romano si arma di satira per fustigare la falsa morale della piccola borghesia romana ed italiana del tempo.

Ma Trilussa è anche strenuo difensore della dignità e libertà dei popoli quando mette a nudo le ipocrisie di sovrani e capi di Stato:

"…Ninna nanna, tu nun senti

li sospiri e li lamenti

de la gente che se scanna

per un matto che commanna;

che se scanna e che s'ammazzza

a vantaggio de la razza…

o a vantaggio d'una fede

per un Dio che nun se vede,

ma che serve da riparo

ar Sovramo macellaro...".

Nato come poeta dialettale, nello stesso filone del Belli e del suo contemporaneo Pascarella, il vernacolo di Trilussa tende piuttosto ad italianizzarsi, cosa che, se per un verso lo espone a critiche da parte dei poeti trasteverini dell'epoca, dall'altro gli consente di infondere nei suoi epigrammi un respiro più ampio, di imprimere alla sua arte una dimensione più universale. Ed anche a questo si deve il grande successo che egli riscuote in tutta l'Italia ed all'estero. Dopo la morte, Mondadori riunisce in unico volume le sue opere che pubblica col titolo "Tutte le poesie", nel 1951.

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