Biografie di personaggi famosi e storici nato il 5 ottobre

Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità nate il 5 ottobre

Sommario:

1. Ludwig Boltzmann
2. Denis Diderot
3. Ciccio Ingrassia
4. Steve Jobs
5. Brian Johnson
6. Guy Pearce
7. Gigi Sabani
8. Alberto Sughi
9. Kate Winslet

1. Biografia di Ludwig Boltzmann

Indietro? Mai!
20 febbraio 1844
5 ottobre 1906

Chi è Ludwig Boltzmann?


Fisico austriaco nato a Vienna il 20 febbraio 1844, propose una trattazione fondamentale della teoria cinetica dei gas in base ai metodi della fisica meccanica statistica.

Compì i suoi studi a Linz e all'università di Vienna insegnando, dal 1896, fisica matematica presso l'università di Graz. Qui lavorò con Helmholtz e con Kirchhoff, occupando dal 1876 sino al 1890 la cattedra di fisica sperimentale.

Intorno al 1870 pubblica una serie di lavori in cui stabilisce un preciso legame tra l'energia posseduta da un gas e la sua temperatura assoluta, fornendo una definizione più generale di entropia. Questo risultato permise di superare gli apparenti paradossi della seconda legge della termodinamica e di darne una spiegazione su base microscopica.

In collaborazione poi con Joseph Stefan si occupò dello spettro del corpo nero e formulò la legge, detta di "Stefan-Boltzmann", che afferma che l'energia totale irradiata da un corpo nero, una superficie ideale che assorbe tutta la radiazione incidente, è proporzionale alla quarta potenza della sua temperatura assoluta.

Secondo le sue più radicate convinzioni filosofiche, i fenomeni naturali si comportano in un modo tale che appare evidente la distinzione tra passato e futuro. Infatti, in una sua celebre dichiarazione è chiaramente enunciato questo concetto: "Ora, se il mondo della natura è fatto di atomi, e anche noi siamo fatti di atomi e obbediamo alle leggi fisiche, l'interpretazione più ovvia di questa evidente distinzione tra passato e futuro e di questa irreversibilità di tutti i fenomeni, sarebbe che alcune delle leggi del moto degli atomi vanno in un solo senso, e non in tutti e due."

A queste convinzioni tipicamente ottocentesche dello scienziato austriaco si possono aggiungere, per completare il quadro, quelle relative alla cosmogonia e allo studio dell'Universo. La base di partenza è rappresentata dal cosiddetto "assunto copernicano", ossia l'assunto che noi in realtà osserviamo l'universo non dall'esterno, ma da un certo punto particolare.

L'origine moderna della discussione sui multiuniversi prende l'avvio proprio dalla domanda posta da Fitzgerald, insieme ad altri fisici inglesi, a Ludwig Boltzmann. Secondo le leggi di distribuzione di Boltzmann-Maxwell, infatti, l'universo dovrebbe andare incontro ad uno stato di equilibrio termodinamico. Perché invece il sole e le stelle ci dimostrano che ci troviamo in un universo che è lontano dalla morte termica?

La risposta data da Boltzmann, per mezzo di un suo immaginario assistente, fu che il problema si risolve ipotizzando una fluttuazione (in altri termini, l'universo non è omogeneo). Noi viviamo in una regione particolare (un universo isolato) che è lontana dall'equilibrio termodinamico ma altre regioni potrebbero trovarsi in tale stato.

Nel dibattito dei nostri giorni la soluzione data da Boltzmann viene ripresa da più di un modello cosmologico. Per le diverse teorie dell'inflazione, proposte al fine di risolvere certi problemi interni alla teoria del Big Bang (e particolarmente nella inflazione caotica di Linde), l'idea dei multiuniversi diviene una soluzione necessaria. Così pure è utilizzata nella fisica delle singolarità e dei buchi neri che altro non sarebbero che porte verso altri universi.

Il lavoro di Boltzmann, molto contestato dagli scienziati del tempo, venne in gran parte confermato da dati sperimentali poco dopo il suo suicidio, avvenuto il 5 ottobre 1906.

2. Biografia di Denis Diderot

Illuminazioni enciclopediche
5 ottobre 1713
31 luglio 1784

Chi è Denis Diderot?


Denis Diderot, filosofo e scrittore francese, nasce il 5 ottobre 1713 a Langres, una cittadina di provincia da una famiglia borghese benestante. Dopo aver studiato presso il collegio gesuita della città, si trasferisce a Parigi per iscriversi all'Università dove si laurea brillantemente nel 1732.

Finiti gli studi per il giovane Denis si prospetta un futuro amaro e pieno di incertezze, privo com'è di qualsiasi appoggio e di qualsiasi esperienza professionale.

Si adatta ai più diversi lavori, anche se fortunatamente rientreranno tutti più o meno nel suo ambito di competenza: scrivano pubblico, precettore, traduttore.

Come molti altri giovani poco danarosi della sua età, frequenta i salotti e i caffè in cui circolano le idee illuministe e libertine. Ed è proprio qui che conosce Jean Jacques Rousseau, la "testa calda" destinata a influenzare così profondamente la cultura europea.

I due vanno subito d'accordo: l'intesa è profonda su molti aspetti della vita e delle idee, ma è ormai storicamente assodato che la loro non fu un'amicizia delle più facili, a causa soprattutto del carattere irrequieto di entrambi. Intanto Diderot, sempre intento a studiare varie lingue sia moderne che antiche, si dà da fare come traduttore. In questo modo viene a conoscenza di testi importanti che incidono sul suo modo di pensare. Uno di questi è il "Saggio sulla virtù e sul merito" di Shaftesbury, che lo esalta per i suoi contenuti inneggianti la libertà e l'apertura verso le altre culture.

Sotto l'impellenza tumultuosa della sua anima e delle idee che lo circondano sente dunque l'esigenza di intervenire in prima persona nel dibattito culturale e si getta a capofitto nella stesura dei celebri "Pensieri filosofici" del 1746, di marca squisitamente illuminista, soprattutto in tema di religione, dove viene privilegiata l'idea di un dio sovrasensibile e lontano dagli schemi delle religioni rivelate. Sulla spinta dell'ottima accoglienza stende anche i saggi "La sufficienza della religione naturale" e "La passeggiata dello scettico", aspramente critici verso la superstizione e l'intolleranza.

Risale invece al 1748 il romanzo libertino "I gioielli indiscreti" e al 1749 la "Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono" di intonazione sensista e materialista.

Incarcerato a Vincennes per via di questi scritti, giudicati sovversivi, Diderot trascorre cinque mesi in una prigionia fortunatamente non particolarmente dura e opprimente.

Nel frattempo è incominciata la grande avventura dell'Encyclopédie, che lo occuperà instancabilmente per i quindici anni successivi: di quest'opera Diderot sarà il più infaticabile artefice, scorgendo in essa una irrinunciabile battaglia politica e culturale e, dopo la defezione di d'Alembert nel 1759, sostenendola pressoché da solo.

Viceversa non darà in genere circolazione pubblica ai propri scritti, molti dei quali rimarranno quindi del tutto sconosciuti al di fuori della ristretta cerchia dei philosophes, per venire pubblicati solo dopo molti decenni dalla sua morte (alcuni addirittura nel secondo dopoguerra).

Appartengono a questo periodo (la pubblicazione dell'enciclopedia si concluderà definitivamente solo nel 1773) altre importanti opere come "L'interpretazione della natura" o "Il sogno di d'Alembert", nonché i romanzi quali "La monaca", "Giacomo il fatalista" o il dialogo "Il nipote di Rameau".

Diderot si è cimentato anche con il teatro, dove ha dato prova di rara abilità: basti pensare a pièce come "Il figlio naturale" o "Il padre di famiglia".

Sul piano privato la vita del filosofo-scrittore è anch'essa caratterizzata dall'idea di libertà. Pur essendo sposato dal 1743 con la corniciaia Antoinette Champion (che gli darà un'amatissima figlia), non si farà mancare un'amante, Sophie Volland, conosciuta nel 1756 e latrice di bellissime lettere. Il loro epistolario è tuttora ritenuto di grande valore biografico, letterario e storico.

Nel 1773 Diderot si reca a Pietroburgo dove stende per l'imperatrice Caterina II diversi progetti di riforma della società e dell'istruzione. Forse a causa del durissimo colpo per la morte di Sophie, avvenuta il 22 febbraio 1784, il 31 luglio dello stesso anno il filosofo muore a Parigi.

3. Biografia di Ciccio Ingrassia

Amata maschera
5 ottobre 1922
28 aprile 2003

Chi è Ciccio Ingrassia?


Insieme a quella di Franco Franchi, la maschera di Ciccio Ingrassia ha dato vita per decenni a una delle più popolari coppie comiche italiane. I due, inseparabili al cinema e in televisione, hanno condiviso quarant'anni di carriera, dagli esordi nell'avanspettacolo ai riconoscimenti nel cinema d'autore.

Francesco Ingrassia, siciliano verace, nato a Palermo il 5 ottobre 1922 - molte biografie riportano il 1923 ma si tratta di un refuso dell'anagrafe che il comico non si è mai premurato di correggere - è stato il prodotto più genuino del teatro di strada e della drammatica capacità degli artisti dell'epoca, nati nelle povere condizioni tipiche dell'economia del sud, di sapersi "adattare" pur di far sopravvivere la propria voglia di esibirsi e di esprimere il proprio talento. L'incontro con Franco Franchi (all'anagrafe Francesco Benenato), è casuale ma i due capiscono in fretta di avere un'intesa quasi perfetta (almeno sulla scena), e saper integrarsi a meraviglia: l'uno nel classico ruolo di spalla, l'altro come scatenato mattatore. Dei due Ciccio era quello serio e severo, mentre Franchi era la "marionetta" buffa e disarticolata.

Subito famosi negli strati più popolari semplicemente come "Franco e Ciccio", iniziano a lavorare insieme sui palcoscenici di avanspettacolo nel dopoguerra, ma devono a Domenico Modugno la prima grande occasione. Fu lui oltre a sceglierli per l'impegnativa "Rinaldo in campo", commedia musicale di Garinei e Giovannini, a segnalare il duo a Mario Mattoli che nel 1960 stava girando "Appuntamento a Ischia". Per la coppia siciliana si trattò solo una breve apparizione, ma sarebbe stato l'inizio di una lunga frequentazione con il grande schermo.

Ben centocinquanta, tirate a fine carriera le somme, saranno i titoli che li vedono protagonisti. Spesso sfruttando il filone delle parodie di film d'autore o di successo. Fra questi titoli ve ne sono di memorabili come "I brutti di notte", "Sedotti e bidonati", "I due figli di Ringo", "I due pompieri", "I due deputati", "I nipoti di Zorro", "Farfallon", "Ultimo tango a Zagarolo", "Indovina chi viene a merenda?", "Il bello il brutto e il cretino" e così via. Ognuno può divertirsi a trovare le associazioni giuste con il relativo titolo originale.

Ma la loro carriera cinematografica non è fatta solo di farse e parodie, c'è posto anche per collaborazioni di prestigio. E con nomi che farebbero accapponare la pelle ad attori ben più quotati per la loro eco altisonante: si va dai "Due marines e un generale" con Buster Keaton, a "Capriccio all'italiana", dove Pier Paolo Pasolini li volle accanto a Totò nel 1968, fino a "Il giudizio universale" di Vittorio De Sica.

Ingrassia, in particolare, ottenne un Nastro d'argento come miglior attore non protagonista per "Todo Modo" di Elio Petri e, pur proseguendo con successo la carriera con Franco Franchi, girò anche due film a suo nome. Diresse infatti lo stesso Franchi nel suo esordio da regista, "Paolo il freddo", e nel 1975 tornò dietro la macchina da presa per una pellicola più in linea con la loro tradizione come "L'esorciccio", in cui fra l'altro offrì a Lino Banfi il suo primo ruolo da protagonista.

Nel 1971 Franchi e Ingrassia furono il Gatto e la Volpe nel belissimo "Pinocchio" televisivo di Luigi Comencini, con Nino Manfredi e Gina Lollobrigida.

La televisione intanto moltiplicava la popolarità della coppia grazie agli sketch creati per "Partitissima", "Cantatutto numero uno", varie edizioni di "Canzonissima", "Il gamberetto" e poi ancora "Ieri e oggi", "Che combinazione", "Drim", ecc.

Alla televisione è legata anche la riconciliazione, dopo una delle tante liti, che con un certo clamore avvenne in diretta in una puntata di Domenica In, con Pippo Baudo.

Un po' snobbati, solo nel 1984 i critici cominciarono a guardare Franco e Ciccio con altri occhi, soprattutto grazie ai fratelli Taviani che li scelsero per "Kaos" (in cui interpretarono la novella pirandelliana "La giara") e a Fellini, che immortalò Ciccio Ingrassia in "Amarcord" nella poetica interpretazione di un matto di paese.

Più recentemente alcune trasmissioni tv di nicchia come Blob e Cinico tv, hanno avviato una "riabilitazione artistica" simile a quella che ha fatto trionfare la memoria di Totò. Tale riabilitazione è sfociata in un docu-film, rievocativo della loro carriera, realizzato da quei due "sabotatori" della scena cinematografica nostrana che rispondono al nome di Ciprì e Maresco, non a caso già inventori di "Cinico tv" (il film si intitola "Come inguaiammo il cinema italiano - La vera storia di Franco e Ciccio").

Nel 1986 Ingrassia aveva intrapreso una carriera teatrale di notevole spessore, ma gli toccò in sorte di assistere, nel 1992, alla scomparsa dell'amato compagno d'arte, a cui riservò parole commosse in svariate dichiarazioni. E' poi toccato a lui raggiungere l'amico nell'anno di grazia 2003, all'età di 80 anni. Ricoverato da tempo per problemi respiratori, è morto a Roma il giorno 28 aprile circondato dai suoi cari.

4. Biografia di Steve Jobs

Mele invento… con la passione per l'eccellenza
24 febbraio 1955
5 ottobre 2011

Chi è Steve Jobs?


Steven Paul Jobs nasce il 24 febbraio 1955 a Green Bay, California da Joanne Carole Schieble e Abdulfattah "John" Jandali, i quali, essendo ancora giovani studenti universitari, lo danno in adozione quando è ancora in fasce; Steve viene adotato da Paul e Clara Jobs, della Santa Clara Valley, sempre in California. Qui trascorre un'infanzia felice, insieme alla sorella adottiva minore Mona e prosegue senza particolari problemi, denotando brillanti capacità scientifiche nel suo iter scolastico; si diploma a 17 anni (1972) alla Homestead High School di Cupertino, paese che diventerà il terreno dei quartieri generali della sua creatura futura: la Apple.

Nello stesso anno Steve Jobs si iscrive al Reed College di Portland, specialmente per rivolgere l'attenzione alla sua principale passione, l'informatica, ma la via accademica non viene percorsa per molto tempo: dopo un semestre abbandona l'università ed inizia a lavorare in Atari come programmatore di videogames, perlomeno fino a quando raggiunge il quantitativo di denaro necessario per poter partire per un viaggio verso l'India.

Al ritorno, nel 1974, coinvolge il suo ex compagno di liceo e caro amico Steve Wozniak (con il quale faceva parte dell'Homebrew Computer Club) nella fondazione di Apple Computer, società del tutto artigianale: con la "mela" i due muovono i primi passi verso la fama nel mondo dell'informatica, grazie ai loro modelli di microcomputer particolarmente avanzati e stabili, Apple II e Apple Macintosh; il costo iniziale viene sostenuto vendendo alcuni beni personali dei due fondatori, quali la macchina di Jobs e il calcolatore scientifico di Wozniak.

Ma la via per la fama spesso non si rivela tutto in piano e nemmeno facile da percorrere: Wozniak ha un incidente aereo nel 1983, dal quale si salva non senza ferite, ma sceglie di lasciare Apple per vivere la sua vita in altro modo; nello stesso anno Jobs convince John Sculley, presidente della Pepsi, a unirsi a lui: questa mossa gli sarà fatale poiché a seguito dell'insuccesso di Apple III nel 1985, Steve Jobs viene estromesso dal consiglio di amministrazione di Apple.

Il programmatore non si perde però d'animo e fonda la Next Computer con l'obiettivo di creare una nuova rivoluzione tecnologica. Nel 1986 compra la Pixar dalla LucasFilms. Next non funziona come il mercato richiederebbe, l'azienda produce computer migliori dei concorrenti, ma l'eccellenza viene annullata dai costi superiori delle macchine, tanto che nel 1993 Jobs è costretto a chiudere la sezione hardware della sua creatura. In altro modo si muove Pixar, la quale si occupa principalmente di animazione, sfornando nel 1995 "Toy Story - Il mondo dei giocattoli".

"Se Atene piange, Sparta non ride", così si può tradurre la situazione che si crea nel frattempo in casa Apple: il Mac OS, sistema operativo delle macchine Apple è obsoleto, la dirigenza è quindi alla ricerca di un S.O. snello ed innovativo; in questo frangente Steve Jobs fa la figura del leone, riuscendo a far assorbire Next Computer da Apple, la quale fa rientrare le sue perdite finanziarie e fa ritornare Steve Jobs con il ruolo di C.E.O. (Chief Executive Officer). Jobs torna, senza stipendio, e rimpiazza Gil Amelio, licenziato per i suoi pessimi risultati: porta con sé NextStep, ovvero il sistema operativo che da lì a breve passa alla storia come Mac OS X.

Mentre Mac OS X è ancora in cantiere, Jobs introduce sul mercato l'Imac, l'innovativo computer All-in-one, che salva dal fallimento la casa americana; Apple riceve in breve tempo un ulteriore rilancio dall'introduzione dell'OS X, sviluppato su una base Unix.

Nel 2002 Apple decide di affrontare anche il mercato della musica digitale, introducendo sul mercato il lettore che ha rivoluzionato, più o meno consapevolmente, tale mercato: l'iPod. Legata a questo lettore, viene sviluppata anche la piattaforma iTunes, che diventa il più grande mercato virtuale di musica, creando di fatto una vera rivoluzione.

Negli anni successivi, dalla casa guidata dal CEO di Cupertino, vengono rilasciati altri modelli di successo: l'iBook (2004), il MacBook (2005) ed il G4 (2003/2004), che raggiunge la considerevole fetta del 20% di mercato del settore hardware.

La fervida mente del programmatore californiano non smette di rivoluzionare altri mercati: il nuovo prodotto si chiama iPhone, un telefono cellulare che, al di là della multifunzionalità, è di fatto il primo telefono completamente touchscreen: la vera grande novità è l'annullamento della presenza ingombrante della tastiera, che lascia così al dispositivo maggiore spazio alle immagini ed alle funzioni. Il prodotto, lanciato sul mercato il 29 giugno 2007, ha riscosso un enorme - benché previsto - successo, con più di 1.500.000 pezzi venduti nell'arco dei primi cinque mesi. In Italia arriva nel 2008 con la sua versione 2.0, più veloce, dotato di gps e ancora più economico: l'obiettivo dichiarato è quello di "essere ovunque", replicando così il successo di diffusione dell'iPod. Con la diffusione delle applicazioni, rese disponibili sulla piattaforma online chiamata AppStore, e l'introduzione del modello "4", l'iPhone non smette di macinare record su record.

Steve Jobs era stato colpito nel 2004 da una forma rara ma curabile di cancro al pancreas dalla quale si era ripreso. I segni di una nuova malattia si manifestano dopo quattro anni, così all'inizio del 2009 lascia i suoi poteri di amministratore delegato a Tim Cook, direttore generale di Apple.

Torna al lavoro e calca nuovamente il palco nel giugno 2009, quando presenta il rinnovo dell'intera gamma iPod. Appare in condizioni migliori rispetto all'ultima volta che si era mostrato al pubblico e nell'occasione ringrazia il ragazzo di vent'anni, deceduto in un incidente stradale, che gli ha donato il fegato, invitando tutti a diventare donatori.

Alla fine di gennaio 2010 presenta la sua nuova scommessa: il nuovo prodotto Apple si chiama iPad e introduce nel mercato una nuova categoria di prodotti, chiamata "tablet".

Il 24 agosto 2011 cede definitivamente il ruolo di CEO di Apple a Tim Cook. Poche settimane dopo, la sua lunga lotta contro il cancro termina: Steve Jobs, una delle figure più importanti e significative dell'era digitale, muore il 5 ottobre 2011 all'età di 56 anni.

5. Biografia di Brian Johnson

5 ottobre 1947

Chi è Brian Johnson?


Brian Johnson nasce il 5 ottobre del 1947 a Newcastle.

Incomincia la sua carriera di cantante con i Geordie, una rock band della sua città, per poi passare definitivamente agli AC/DC nel 1980.

Nonostante non fosse un compito facile quello di sostituire la precedente voce (Bon Scott), è indiscutibile che con Brian Johnson il gruppo trovò subito un'intesa che portò al successo Angus Young e compagni.

6. Biografia di Guy Pearce

Costruire il successo. Un poco per volta.
5 ottobre 1967

Chi è Guy Pearce?


Guy Edward Pearce nasce il 5 ottobre del 1967 in Inghilterra a Ely, nel Cambridgeshire, figlio di Anne, insegnante, e Stuart, pilota neozelandese. A soli tre anni, Guy si trasferisce con la famiglia a Geelong, in Australia, dove la madre gestisce un allevamento di alci. A otto anni, perde il padre; poi, frequenta il Geelong College, una scuola privata locale, ed entra a far parte dei GSODA Junior Players.

Tra i quindici e i ventidue anni è un bodybuilder amatoriale, riuscendo a conquistare anche il titolo di Junior Mr. Victoria.

Nel frattempo, si avvia alla carriera di attore: già da adolescente prende parte a diverse produzioni teatrali, mentre a diciassette anni partecipa a un'audizione per il suo primo ruolo in un film, "Life and study in university", prodotto e diretto da Peter Lane della Deakin University.

Guy Pearce dovrebbe interpretare uno studente universitario di ventitré anni, e inizialmente viene rifiutato a causa della sua giovane età: riesce in ogni caso a ottenere il ruolo grazie alle insistenze della madre.

Le prime esperienze di rilievo

Nel 1985 appare in televisione nella soap opera "Neighbours", vestendo i panni di Mike Young: in seguito va a vivere a Box Hill North e recita anche nel telefilm "Home and away". Viene notato, quindi, dal regista e sceneggiatore Frank Howson, che lo chiamerà con sé per i suoi primi tre film, il primo dei quali è "La caccia" (titolo originale: "Hunting") del 1991.

Pearce torna al cinema tre anni più tardi, quando viene diretto da Stephan Elliott in "Priscilla, la regina del deserto" ("The adventures of Priscilla, queen of the desert"). Nella seconda metà degli anni Novanta, le sue apparizioni sul grande schermo si intensificano: nel 1996 è la volta di "Nella sua pelle" ("Dating the enemy"), per la regia di Megan Simpson Huberman, mentre a un anno più tardi risale la sua seconda collaborazione con Howson in "Flynn"; seguono poi "L.A. Confidential", di Curtis Hanson, "Woundings - La guerra nei corpi", di Roberta Hanley, "L'insaziabile" ("Ravenous") di Antonia Bird e "A slipping-sown life", di Toni Kalem.

Gli anni 2000

Dopo essersi sposato con la psicologa Kate Mestitz, nel 2000 Guy Pearce viene diretto da William Friedkin in "Regole d'onore" ("Rules of engagement") e da Christopher Nolan in "Memento"; due anni più tardi, invece, è nel cast di "The time machine", di Simon Wells, e di "Montecristo" ("The count of Monte Cristo"), di Kevin Reynolds, ennesima trasposizione cinematografica del capolavoro letterario di Dumas.

Dopo avere recitato per Michael Petroni in "Till human voices wake us" e per Scott Roberts in "The hard word - L'ultimo colpo", nel 2004 compare in "Due fratelli" ("Deux frères") di Jean-Jacques Annaud. La proposta" ("The proposition"), di John Hillcoat, e "Presagio finale - First snow", di Mark Fergus, sono il prologo alla sua interpretazione dell'artista pop Andy Warhol in "Factory girl", lungometraggio diretto da George Hickenlooper.

È il 2006: poco dopo Guy Pearce veste i panni del celebre mago Houdini in "Houdini - L'ultimo mago" ("Death defying acts"), di Gillian Armstrong. Nel 2008 l'attore prende parte a "Winged creatures - Il giorno del destino", di Rown Woods, e al pluri-premiato "The hurt locker", di Kathryn Bigelow.

Sono mesi di grande lavoro e notevoli soddisfazioni per l'attore australiano, che appare sul grande schermo anche in "Traitor - Sospetto tradimento", di Jeffrey Nachmanoff, e in "Racconti incantati" ("Bedtime stories"), di Adam Shankman, al fianco di Adam Sandler.

Dopo avere fatto parte del cast di "The road", di John Hillcoat, insieme con Charlize Theron e Viggo Mortensen, interpretando un sopravvissuto in uno scenario post-apocalittico, e di "Animal kingdom", di David Michod, è uno degli attori dell'osannatissimo "Il discorso del re" ("The king's speech"), di Tom Hooper, nel quale presta il volto allo sciupafemmine Davide, principe del Galles, destinato a diventare re con il nome di Edoardo VIII.

Gli anni 2010

Nel 2011 Guy Pearce è al cinema con "Non avere paura del buio" ("Don't be afraid of the dark"), per la regia di Troy Nixey, e con "Solo per vendetta" ("Seeking justice"), di Roger Donaldson, mentre in televisione veste i panni di Monty Beragon in "Mildred Pierce", telefilm grazie al quale ottiene un Emmy Award come migliore attore non protagonista in una miniserie televisiva.

Divenuto uno degli attori più richiesti di Hollywood, prende parte anche a "Lockout", di James Mather e Stephen St. Legerm e a "Prometheus", di Ridley Scott. Nel 2013 è tra gli attori di "Iron man 3", di Shane Black, dove interpreta il personaggio di Aldrich Killian, mentre l'anno successivo recita per David Michod in "The rover". Sempre nel 2014, entra in studio di registrazione per incidere il suo primo album, intitolato "Broken bones".

7. Biografia di Gigi Sabani

Voci dal teleschermo
5 ottobre 1952
4 settembre 2007

Chi è Gigi Sabani?


Nato a Roma il 5 ottobre 1952, Luigi Sabani inizia facendosi conoscere come imitatore - sebbene solo nel suo circondario - all'età di cinque anni per la sua abilità nel riprodurre il caratteristico rumore della Prenestina, il tram che all'epoca faceva il giro della capitale.

Divenuto adulto coltiva questo suo talento e dopo essersi esibito alla versione radiofonica de "La corrida" (popolare programma presentato da Corrado Mantoni) dove imita con successo Gianni Morandi, Mino Reitano, Claudio Baglioni, viene notato da Gianni Ravera che lo invita al Festival di Castrocaro.

Il debutto in televisione arriva nel 1979 con una performance di quattro minuti in diretta (Rai Uno) da Venezia in occasione della manifestazione "La Gondola d'oro". Poi è a "Domenica in" con Pippo Baudo.

Negli anni 1981 e 1982 è tra i conduttori di "Fantastico"; nel 1983 conduce "Premiatissima", varietà del sabato sera di Canale 5 dove Sabani si fa notare anche per le doti di cantante grazie al brano "A me mi torna in mente una canzone".

Dal dicembre del 1983 Silvio Berlusconi lo vuole alla conduzione del nuovo gioco a premi di Italia 1 "OK, il prezzo e' giusto!", direttamente importato dagli Stati Uniti: vincerà due Telegatti.

Nel 1987 Gigi Sabani decide di ritornare in Rai: per due anni conduce in coppia con Ramona Dell'Abate "Chi tiriamo in ballo?", programma della domenica pomeriggio di Rai 2.

Nel 1989 partecipa senza troppo successo al Festival di Sanremo con il brano "La fine del mondo", poi torna in tv dove gli viene affidata la conduzione di "Stasera mi butto", varietà estivo di Rai 2. L'inverno seguente prende in mano "Domenica in" rinnovando gli ascolti.

Dopo vari programmi come "Ci siamo!?", "Il grande gioco dell'oca" (per la regia di Jocelyn), "Re per una notte", gara fra i sosia di cantanti famosi (poi ripresa da Mike Bongiorno con il titolo di "Momenti di gloria"), "Ballo, amore e... fantasia" (con Iva Zanicchi), nel 1997 recita (è uno dei protagonisti) nel film "Gli inaffidabili" diretto da Jerry Calà.

La carriera si interrompe bruscamente bruscamente perchè coinvolto (insieme a Valerio Merola) nella vicenda giudiziaria legata alla corruzione nel mondo dello spettacolo, nata dalle esternazioni di Raffaella Zardo. Sabani viene scagionato e anche risarcito per i 13 giorni di detenzione trascorsi agli arresti domiciliari.

Torna in tv nel 1999 su Rete 4. Poi dal 2000 è su Canale 5 con "La sai l'ultima", che presenta con Natalia Estrada.

Nel 2002-2003 torna sulle Reti Rai per la conduzione de "I fatti vostri", storico programma del mezzogiorno di Michele Guardì.

Gigi Sabani si spegne improvvisamente a Roma il 4 settembre 2007, a causa di un infarto.

8. Biografia di Alberto Sughi

Solitudine e ideologia
5 ottobre 1928
31 marzo 2012

Chi è Alberto Sughi?


Alberto Sughi nasce a Cesena il 5 ottobre 1928. Proviene da studi classici; artisticamente ha una formazione autodidatta: riceve i primi rudimenti dallo zio pittore e disegna con passione.

Egli stesso racconta: "Il mio incontro con l'arte è stato senza dubbio favorito dalla presenza di uno zio pittore e dalla passione di mia madre che, con intelligenza, ha stimolato la mia inclinazione per il disegno. Posso quindi convenire di avere seguito una strada che proprio in famiglia mi è stata suggerita; ho cominciato a disegnare all'età di sei anni e non ho più smesso".

I dipinti dei primi anni '40, sebbene non privi d'interesse, appaiono solo un'anticipazione di quanto l'artista realizza a partire dal decennio successivo. Ampiamente padrone del proprio linguaggio pittorico, dipinge con lucida obiettività, frammista a punte di espressionistica resa formale, opere ispirate alla vita metropolitana.

Si rivela al pubblico in una collettiva tenutasi al 1946 nella sua città. Nel medesimo anno soggiorna brevemente a Torino (lavora come illustratore per la Gazzetta del Popolo).

Alberto Sughi visita nel 1948 la Biennale di Venezia e resta fortemente impressionato da una natura morta di Fougeron. Egli stesso nel 1954 scrive: "Ne parlammo appassionatamente. Non ci sfuggiva che Fougeron si proponeva di guardare con veemenza in faccia alla realtà".

Nel 1948 Sughi si trasferisce a Roma dove vi rimane fino al 1951. Qui conosce diversi artisti fra cui Marcello Muccini e Renzo Vespignani che fanno parte del "Gruppo di Portonaccio". Questo incontro risulterà fondamentale sia dal punto di vista umano che artistico.

Ritorna a Cesena nel 1951. Il periodo successivo (fino al 1956) segna il passaggio da un "realismo sociale" ad uno "esistenziale".

A certa critica che considera la sua pittura di quegli anni e di quelli subito successivi come angosciante Alberto Sughi risponderà: "Fin dalle prime personali tenute a Roma, negli anni '50, feci una curiosa scoperta: sembrava d'obbligo, a proposito del mio lavoro, parlare di tristezza e di solitudine; basti ricordare qualche articolo di giornale... Ma io non ho mai adoperato un colore grigio per sembrare più triste od uno più rosa per alludere alla speranza. Quando si dipinge, la mente e la mano procedono con altra determinazione e fermezza. Il fine della pittura non è quello di commuovere, ma piuttosto quello di rappresentare".

In quegli anni si continua a parlare di Sughi soppratttuo dentro il contesto dominante del realismo come per esempio fa Antonello Trombadori che accosta quello di Alberto Sughi a quello di Edward Hopper.

E nel 1963 assieme al tema del realismo emerge quello della pittura sociale come si legge nell'introduzione che Giorgio Bassani fa ad una mostra collettiva alla Galleria Gian Ferrari di Milano di cui, oltre a Sughi, fecero parte Banchieri, Ferroni Giannini e Luporini:

"Tutti insieme si ritrovano a dire di no alla pittura del Novecento italiano fra le due guerre: al suo lirismo, alla sua purezza, alla sua esemplarità emblematica: puntando per converso sul contenuto, sui valori ieri così spregiati del 'racconto', dell'illustrazione'. È dunque una pittura sociale, la loro? Anche. È comunque una pittura che chiede la diretta partecipazione emotiva e psicologica dell'astante, e non, come quelle di Morandi, Carrà e Rosai, la pura delibazione estetica: necessariamente un po' teatrale, perciò, nella ricerca degli effetti illusivi, dei trucchi, delle apparizioni, dei colpi di scena... E Sughi, infine: venuto su alla pittura a Roma, tra Vespignani e Muccini, e cresciuto poi in Romagna, nella natia Cesena. Anch'egli, come gli altri, si è opposto fin dal principio della sua attività alle sublimi poetiche novecentesche: e lo ricordiamo, dieci anni fa, immerso fino al collo nella cronaca nera del neorealismo postbellico. Più tardi ha sentito evidentemente il bisogno di decantare i propri contenuti, di fare bello e grande anche lui. Ed eccolo, infatti, in questi suoi ultimi quadri, risalito alle fonti più vere del proprio realismo: a Degas, a Lautrec: classicamente maturo, ormai, per accogliere e far sua perfino la lezione di Bacon, tenebroso stregone nordico...".

Agl'inizi degli anni '70 Alberto Sughi lascia lo studio nella Rocca Malatestiana di Cesena, e si trasferisce nella casa di campagna di Carpineta, nelle verdi colline della Romagna.

E' in questo periodo che inizia a lavorare all'importante ciclo La cena. Si tratta di una evidente metafora della società borghese in cui si ritrova un certo 'realismo' tedesco alla Grosz e alla Dix, avvolto da un'atmosfera quasi metafisica che isola ogni personaggio congelandolo all'interno della scena. Sembra proprio trattarsi di "un'ultima cena" come scrive G. Amendola, di un congedo immaginario della borghesia dell'Italia del miracolo economico.

Sono questi gli anni in cui Sughi partecipa attivamente (ma forse anche per l'ultima volta), e lo fa come consigliere comunale, alla vita politica.

Le nuove opere vengono esposte per la prima volta nel 1976 alla Galleria La Gradiva di Firenze e saranno pubblicate in un volume degli Editori Riuniti con introduzione di G. Amendola e testi dello stesso Sughi e di Raimondi.

Ettore Scola sceglie come manifesto del suo film "La terrazza" uno dei dipinti della Cena e Mario Monicelli si ispira alle atmosfere ed ai colori di Sughi per "Un borghese piccolo piccolo", come egli stesso rivela in una intervista a Gian Luigi Rondi su "Il Tempo" (dicembre 1976): "Con Vulpiani, il direttore della fotografia, ci siamo orientati su Alberto Sughi. E su Edward Munch. Una Roma molto grigia che si perde, con delle luci che via via vanno smorzandosi, con dei contorni sempre meno visibili...". Nel 1978 La cena viene presentata a Mosca alla Galleria del Maneggio.

Nel 1980 Sughi lavora ad un altro importante ciclo narrativo "Immaginazione e memoria della famiglia".

Con il grande trittico "Teatro d'Italia", dipinto tra il 1983 e 1984 l'occhio di Sughi si ferma un'altra volta sulla società. Teatro d'Italia è infatti una grande allegoria sociale che come dice lo stesso artista "..presenta o, se si vuole, elenca i personaggi della nostra 'commedia', non va oltre; ma attraverso la suggestione della forma consente di riflettere, ognuno come crede, su uno stato delle cose, del nostro tempo, della nostra esistenza".

Nel febbraio del 1993 il Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, nomina Alberto Sughi presidente dell'Ente Autonomo Esposizione Nazionale Quadriennale d'Arte di Roma. Ma nel gennaio dell'anno successivo, non ravvisando la possibilità di operare fruttuosamente e infondo ascoltando del tutto quel suo spirito tendenzialmente anarchico e profondamente ribelle che gli avvistò per primo Valentino Martinelli, Sughi si dimette dall'incarico.

Nel 1996 dipinge "Indizi e frammenti" venti opere con le quali Sughi si "riconnette ai luoghi della urbana solitudine" per usare le parole di Antonio Del Guercio, o se si vuole alla "solitudine pubblica" come la chiama Giorgio Soavi. Il ciclo "Indizi e frammenti" del 1996 è per qualche verso un'anticipazione di "Notturno" l'ultimo dei cicli che Sughi ha dipinto nel '900.

Per quanto l'oggetto dei quadri di Sughi sembri cambiare e sia cambiato continuamente, non cambiano invece l'interesse e le motivazioni più profonde che legano Alberto Sughi alla pittura e che lo stesso ribadiva una volta di più in una intervista del 2003 di Luigi Vaccari a Vittorio Sgarbi e Alberto Sughi intitolata sui destini della pittura: "A me interessa misurare la mia pittura con certi personaggi, atmosfere, ambienti. Quando dipingo non mando messaggi e non dò giudizi. La pittura mostra, non argomenta. Quando dipingo, non penso di creare un capolavoro: lavoro ad un quadro che aggiusto e riprendo e modifico, seguendo un percorso che non ha alcun riferimento con una ragione pratica. è proprio questa mancanza assoluta che mi fa realizzare un dipinto che può far riflettere anche chi lo guarda. E sono convinto che il lavoro del pittore non finisca col suo quadro: finisca negli occhi di chi lo guarda. Se non ci fosse la possibilità di reinventarlo, di adoperare per noi stessi l'esperienza che il pittore fa sulla tela, allora si, la pittura muore".

Nel 2000 Sughi riceve il premio Michelangelo, Pittura, Roma.

L'interesse per Sughi e il suo lavoro è rimasto sempre e rimane oggigiorno, vivo ed alto non solo in Italia ma anche all'estero ed oltre Oceano. Sughi ha infatti partecipato a tutte le grandi mostre che hanno proposto all'estero la vicenda dell'arte italiana.

Recentemente (ottobre 2004) la website australiana Artquotes.net, gli dedica lo spazio riservato all'artista del mese; mentre il suo dipinto "La Sete" fa da copertina al numero 54, 2004/5, della rivista di poesia Americana Westbranch, rivista biennale pubblicata dalla Bucknell University in Pensilvanya.

Nel Maggio 2005 NYartsmagazine.com ha dedicato all'artista un'intera pagina dal titolo "Ideologia e Solitudine" e al presente Alberto Sughi scrive per Absolutearts.com, la grande directory d'arte del Columbus nell'Ohio, il suo blog/diario in rete, mensile, occupandosi prevalentemente del tema artista e società.

Il 28 novembre dello stesso anno il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato ad Alberto Sughi il prestigioso premio De Sica, destinato a personalità di rilievo nel campo delle arti, della cultura e delle scienze.

Muore a Bologna il 31 marzo 2012 all'età di 83 anni.

9. Biografia di Kate Winslet

Scelte difficili
5 ottobre 1975

Chi è Kate Winslet?


Kate Elizabeth Winslet è nata il 5 ottobre 1975 a Reading, nel Berkshire, una provincia inglese.

Kate ha avuto la fortuna di crescere in un ambiente stimolante e ricco dal punto di vista culturale ed artistico, dato che i genitori sono attori teatrali, cosa ha dato l'opportunità alla piccola bambina di respirare l'aria del palcoscenico fin dai suoi primi passi. Anzi, è proprio osservando la mamma recitare e immedesimandosi nei ruoli che interpreta che si avvicina alla recitazione, nel tentativo di emularla. La stessa strada, fra l'altro sarà anche intrapresa dalla altre due sorelle di Kate, mentre il fratello Joss non ha seguito la strada dello spettacolo.

Ardente di passione teatrale, dunque, la Winslet comincia a fare le sue prime esperienze, prendendo parte ad alcuni spettacoli ma non disdegnando neanche più "prosaiche" apparizioni in serie tv inglesi, fino a che Peter Jackson non la sceglie per interpretare il film "Creature del cielo". Per il ruolo di Juliet, ragazza che sfiora la pazzia, Kate ottiene molti premi e, accantonata la parte di Sarah nel film "Un ragazzo alla corte d'Artù", comincia ad assaporare il successo grazie a "Ragione e sentimento", dove recita accanto a star acclamate del calibro Emma Thompson e Hugh Grant.

Grazie al film, viene nominata agli Oscar come miglior attrice non protagonista a soli vent'anni.

Il '96 è l'anno di due interpretazioni complesse e eccellenti: quella di Sue, madre destinata alla follia in "Jude" di Winterbottom, e quella di Ophelia nel celebre Amleto di Shakespeare e portato sullo schermo da Kenneth Branagh (parte ottenuta fra l'altro praticamente senza audizione).

E' un ottimo periodo per l'attrice. I riconoscimenti, gli apprezzamenti critici piovono da tutte le parti, anche se forse non è ancora pienamente conosciuta dal pubblico. Insomma, la sua popolarità stenta a decollare. Uno stato di cose che subirà un mutamento radicale con la comparsa nelle sale di tutto il mondo del kolossal "Titanic", una pellicola che si rivelerà un vero e proprio fenomeno di massa. Kate nel film ha un ruolo principale e del tutto in evidenza, cosa che le permette di arrivare dritta al cuore di tutti gli spettatori, al fianco dell'altro protagonista, Leonardo Di Caprio, un altro fenomeno esploso con il "caso" Titanic. Ad ogni buon conto, al sua interpretazione si fa apprezzare per intensità e bravura, tanto che la critica la segnala ancora una volta con la nomination agli Oscar. Se le cose vanno ottimamente sul piano professionale, però, altrettanto non si può dire della sfera privata. Proprio all'imminente uscita del film, Stephen Tredre, l'ex-ragazzo dell'attrice, conosciuto nel telefilm "Dark Season", muore stroncato dal cancro, e per partecipare al funerale Kate diserta la prima di "Titanic".

Per il post-Titanic la Winslet sceglie di girare un piccolo film come "Ideus Kinky", scelta che si rivela azzeccata e fortunata sul piano della tanto cercata stabilità affettiva. Sul set, infatti, conosce Jim Threapleton, aiuto regista e futuro sposo. I due convoleranno a nozze il 22 Novembre 1998. In seguito, due anni dopo, la Winslet darà alla luce una bambina di nome Mia Honey. Dopo questa fortunata parentesi, l'attrice, sempre critica nei confronti del sistema hollywoodiano e polemica rispetto all'atteggiamento delle Majors, sceglie di girare film a basso costo, prediligendo la qualità rispetto al glamour e ai kolossal infarciti di effetti speciali. Recita, ad esempio, in "Holy Smoke" della sofisticata Jane Campion, o in "Quills", col raffinato Geoffrey Rush.

La carriera di Kate Winslet è ormai completamente avviata, ma il 2001 diventa protagonista dell'insperato divorzio (amichevole) dal marito, proprio quando si separano le storiche coppie Meg Ryan - Dennis Quaid e Nicole Kidman - Tom Cruise. Inoltre, Kate decide di seguire una dieta per dare addio al peso-forma che l'ha resa famosa come attrice finalmente anti-conformista e non anoressica: "E' così folle e mortalmente noioso, e io mi disprezzo per questo, ma sto cercando di seguire una dieta" "Più magre sono le interpreti, meno sono realistici i film. E questo è triste". Ma ci penserà la bravura di Kate a rendere i film credibili.

La Winslet è stata l'attrice più giovane ad essere stata nominata per due Oscar. Nel 1998 è stata eletta dalla Nivea come Corpo dell'Anno. Ha fatto un cameo nel film "Plunge", ma la pellicola non è mai uscita. Ha doppiato due film animati, uno per la televisione, "Faeries", e l'altro per il cinema "Christmas Carol: The Movie" (tratto da "Il Canto di Natale" di Charles Dickens), in cui ha cantato la canzone "What If", un grande successo internazionale. Assieme all'ex-marito Jim Threapleton, ha fondato la casa di produzione Ultra Films. Il loro primo progetto è "Therese Raquin".

Dopo solo due mesi dal divorzio da Jim Threapleton, Kate si è detta pazzamente innamorata di Sam Mendes, il regista Premio Oscar per "American Beauty". Dopo due mesi di relazione, la coppia ha deciso di andare a vivere insieme.

Nel 2003 interpreta insieme a Jim Carrey il bel film "Eternal Sunshine Of The Spotless Mind", che esce in Italia con un titolo che non rende affatto giustizia allo spessore del lavoro: "Se mi lasci ti cancello" (la vera traduzione del titolo originale suonerebbe all'incirca: "L'eterna letizia della mente candida", citazione di un verso del poeta Alexander Pope). Il film, scritto da Charlie Kaufman è diretto dal regista francese Michael Gondry. L'interpretazione porta a Kate Winslet la sua quarta candidatura agli Oscar, nella categoria Migliore Attrice Protagonista. Alla fine dell'anno, il 22 dicembre 2003, dà alla luce il suo secondo figlio, Joe Alfie, nato dal matrimonio con Sam Mendes.

L'ambito premio Oscar come Miglior attrice protagonista arriva nel 2009 per il film "The reader" (2008, di Stephen Daldry, con Ralph Fiennes).

Nel 2011 la vediamo nel film di Steven Soderbergh "Contagion", insieme a Gwyneth Paltrow, Matt Damon e Laurence Fishburne.

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