Biografie di personaggi famosi e storici nato il 3 ottobre

Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità nate il 3 ottobre

Sommario:

1. Alain-Fournier
2. Louis Aragon
3. San Francesco d'Assisi
4. Eleonora Duse
5. Sergej Esenin
6. Zlatan Ibrahimovic
7. Maurizio Lupi
8. Sandro Mazzinghi
9. Clive Owen
10. Carmen Russo
11. Gwen Stefani
12. Stevie Ray Vaughan
13. Gore Vidal

1. Biografia di Alain-Fournier

Una sola grande storia
3 ottobre 1886
22 settembre 1914

Chi è Alain-Fournier?


Henri-Alban Fournier, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Alain-Fournier, nasce a La Chapelle-d'Angillon, nella Cher, in Francia, il 3 ottobre 1886. Scrittore e poeta francese, in vita ha visto pubblicata una sola opera, avendo trovato la morte alla giovane età di ventisette anni, probabilmente nella battaglia di Verdun, durante la Prima Guerra Mondiale. Alcuni però, sostengono sia stato ucciso nell'altra sanguinosa battaglia della Marna.

Non si sa molto della sua vita e, in ogni caso, ciò che si sa è molto esiguo. Il piccolo Henri-Alban è figlio di insegnanti, cui probabilmente deve la sua passione per le lettere e, in generale, per lo studio. La sua infanzia trascorre nella regione francese della Sologne, e nel Basso Berry. Fino al 1898 studia e frequenta con buon profitto la scuola di Epineuil-le-Fleuriel, nella quale insegna suo padre. Il passo successivo è quello dell'ingresso, in qualità di convittore, al Liceo Voltaire di Parigi. In questi anni però nel giovane Henri-Alban matura sempre di più l'idea di entrare alla scuola navale, anche per via del suo spiccato idealismo, il quale alimenta questa propensione. Nel 1901, intenzionato a dirigere la propria vita verso la notoria Ecole Navale, si trasferisce al Liceo di Brest. Tuttavia, non si sa bene per quali ragioni recondite, ben presto abbandona questa idea e lascia anche questa scuola.

Consegue il baccalaureato al liceo di Bourges, nel 1903, e continua le sue peregrinazioni formative passando al liceo Lakanal di Sceaux, nei dintorni di Parigi. Lo studente Alain-Fournier è determinato ad entrare alla famosa École Normale Supérieure e si impegna fino in fondo per prepararsi come si conviene all'esame di ammissione il quale però, di lì a poco, non riesce a superare.

È proprio in questi anni che si lega ala figura di Jacques Rivière, suo amico fino alla morte. Questi sposa la sorella minore di Alain, Isabelle Fournier, esattamente nel 1909. Dalla profonda amicizia che intrattiene con Riviere, scaturisce una fitta e talvolta illuminata corrispondenza tra i due, che inizia nel 1905 e finisce nel 1914, praticamente con la morte dello scrittore francese. Tra il 1926 e il 1928, il carteggio tra i due vedrà la luce in forma di stampa, postuma ovviamente, e intitolata "Correspondance avec Jacques Reviere".

Nel giugno del 1905 Alain-Fournier incontra l'unico, grande amore della sua vita, la bella Yvonne Quiévrecourt. I due si conoscono sui moli del fiume Senna, durante una passeggiata. La donna è la musa ispiratrice della sua unica opera realmente compiuta, trasfigurata nel personaggio femminile di Yvonne de Galais, protagonista del suo romanzo. L'incontro tra i due è breve e, soprattutto per l'autore, a dir poco folgorante.

Due anni dopo, nel 1907, il poeta francese manca una seconda volta l'esame di ammissione all'Ecole Normale Supérieure e, l'anno dopo, si ritrova a dover prestare servizio militare, fino al 1909. Nel 1910 fa rientro a Parigi, trovando un posto da redattore al Paris-Journal. Sono questi anni di grande fervore letterario e culturale, anche e soprattutto nella testata per cui lavora. È proprio qui, infatti, che Fournier incontra André Gide e Paul Claudel, due dei futuri protagonisti della scena culturale francese. Tuttavia, l'esperienza al noto quotidiano parigino non dura molto. Fournier lascia la redazione del Paris-Journal appena due anni dopo, nel 1912, per dedicarsi alla politica, una delle sue grandi passioni giovanili. Diventa allora, segretario del politico Casimir Perrier e, contemporaneamente, comincia a scrivere il suo capolavoro, il romanzo "Le Grand Meaulnes" (Il grande Meaulnes, in italiano), fortemente ispirato agli eventi che l'hanno riguardato dall'infanzia sino all'età adulta. La vicenda descritta nel libro è semplicissima, attorno a questa però, raccontata con grande maestria, si compone la parabola poetica del passaggio dall'infanzia all'adolescenza, in un fitto intrecciarsi di realtà e di sogno, tra sottili impressioni psicologiche e tenero, allucinato lirismo.

Nel 1913, molto probabilmente per caso, lo scrittore incontra nuovamente Yvonne Quiévrecourt. Quando si rivedono però, la donna è sposata, oltre che madre di due bambini. La cosa suscita forti turbamenti nell'animo dell'autore, i quali sono visibili in alcune delle poesie scritte durante questi anni, pubblicate solo dopo la sua morte.

La testata "Nouvelle Revue Française" si appassiona al suo romanzo e decide di pubblicarlo, come feuilleton, un po' alla volta, a puntate. Verso la fine del 1913 poi, il romanzo, nella sua interezza, viene pubblicato dall'editore Emile-Paul. Subito allora, forte di un buon successo di pubblico e delle ottime critiche ricevute, il romanzo "Le Grand Meaulnes", viene selezionato per partecipare al prestigioso concorso per il Premio Goncourt.

L'anno dopo, Alain-Fournier cerca di dedicarsi anche al teatro, prendendo a lavorare alla piece "La maison dans la forêt". Al contempo, comincia a stendere quello che sarebbe stato il suo secondo romanzo, "Colombe Blanchet", il quale, come il lavoro teatrale, resta purtroppo incompiuto.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, decide di arruolarsi con l'esercito francese, nell'agosto del 1914, come tenente della riserva. Dopo poche settimane viene dato per disperso in battaglia a Les Éparges, nei pressi di Verdun, nella Mosa. Probabilmente, Alain-Fournier trova la morte proprio il 22 settembre del 1914, durante uno dei primi scontri del conflitto. Tuttavia, il suo corpo non viene identificato fino al 1991, quando lo ritrovano in una fossa comune tedesca. La località, vicina a Tranchée de Calonne, strada che unisce Verdun e Hattonchâtel, sembra confermare la causa della sua morte e, soprattutto, il luogo esatto.

Nel 1924, sull'onda del successo avuto dal suo primo e unico romanzo, viene pubblicata una raccolta di poesie dello scrittore, dal titolo "Miracoli". Mentre risale al 1944, il lungo e appassionato racconto dal titolo "La donna avvelenata". Nel 1957 invece, Pauline Benda, attrice francese e moglie del politico Claude Casimir-Périer, per cui è stato segretario Alain-Fournier, rivela di aver avuto una relazione con il poeta. Nel 1992, a conferma di quanto affermato, viene pubblicato anche il loro carteggio, intitolato "Alain-Fournier, Madame Simone, Correspondance 1912-1914".

2. Biografia di Louis Aragon

Poeticamente fedeli, fino alla morte
3 ottobre 1897
24 dicembre 1982

Chi è Louis Aragon?


Louis Aragon nasce a Parigi il 3 ottobre 1897.

Il poeta e romanziere dopo aver preso parte al dadaismo dal 1919 al 1924, fonda il movimento surrealista insieme ad André Breton e Philippe Soupault.

Nella sua fase surrealista scrive le raccolte di poesie "Fuoco di gioia" (Feu de joie, 1920), "Moto perpetuo" (Le mouvement perpétuel, 1924), oltre al racconto fantastico "Il contadino di Paris" (Le paysan de Paris, 1926).

Entra a far parte, insieme ad alcuni membri del gruppo surrealista, del partito comunista francese (PCF) nel 1927, al quale rimarrà fedele fino alla morte.

Compone un ciclo di quattro romanzi a sfondo sociale, il cui titolo è "Il mondo reale" (1934-1944).

Dopo l'incontro con Elsa Triolet, scrittrice di origine russa, e dopo l'esperienza di alcuni soggiorni in Unione Sovietica, Aragon pubblica romanzi di contenuto sociale e politico: "Le campane di Basilea" (Les cloches de Bale, 1934), "Le comuniste" (Les communistes, 1949-51). La sua poesia sarà ampiamente ispirata da Elsa, che diviene sua moglie nel 1939.

Durante l'occupazione nazista partecipa alla resistenza svolgendo un'intensa attività politica e giornalistica clandestina.

Le raccolte di poesie di quegli anni sono intrise di sentimento patriottico: "Crepacuore" (Crève-coeur, 1941), "La Diana francese" (La Diane française, 1945).

Una sua famosa poesia è L'affiche rouge (Il manifesto rosso), con la quale Aragon omaggia gli stranieri morti combattendo per la Francia. La motivazione è una risposta alla propaganda nazista soprannominata «L'Affiche Rouge», che mirava a convincere il popolo francese che il movimento di resistenza era composto da stranieri, principalmente ebrei, che facevano gli interessi della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica.

Aragon e Triolet collaborarono alla stampa francese di sinistra prima e durante la Seconda guerra mondiale, agendo in clandestinità durante l'occupazione nazista.

Durante l'occupazione tedesca della Francia nella Seconda guerra mondiale, scrive per Les Éditions de Minuit, una casa editrice clandestina.

Dopo la morte della moglie avvenuta nel 1970, Aragon ostenterà le sue preferenze omosessuali.

Muore il 24 dicembre 1982, vegliato dal suo amico Jean Ristat. Sepolto nel parco del Moulin de Villeneuve, di sua proprietà a Saint-Arnoult-en-Yvelines, giace al fianco della sua compagna Elsa.

3. Biografia di San Francesco d'Assisi

L'amore per la povertà e per la natura
26 settembre 1182
3 ottobre 1226

Chi è San Francesco d Assisi?


San Francesco D'Assisi nasce ad Assisi tra il dicembre 1181 e il settembre 1182. Alcuni indicano come probabile data di nascita il 26 settembre 1182. Il padre, Pietro Bernardone dei Moriconi, è un ricco mercante di stoffe e spezie, mentre la madre, Pica Bourlemont, è di estrazione nobile. La leggenda racconta che Francesco viene concepito durante un viaggio in Terra Santa della coppia, ormai in là con gli anni. Battezzato dalla madre Giovanni, vedrà mutato il suo nome in Francesco al ritorno del padre, assente per un viaggio di affari in Francia.

Studia il latino e il volgare, la musica e la poesia e il padre gli insegna anche il francese e il provenzale con l'intento di avviarlo al commercio. Ancora adolescente si ritrova a lavorare dietro il bancone della bottega del padre. A vent'anni partecipa alla guerra che vede contrapposte le città di Assisi e Perugia. L'esercito in cui combatte Francesco viene sconfitto e lui rimane prigioniero per un anno. La prigionia è lunga e difficile, e torna a casa gravemente ammalato. Una volta ripresosi grazie alle cure materne, parte nuovamente al seguito di Gualtiero da Brienne, diretto a sud. Ma durante il cammino ha la prima apparizione, che lo induce ad abbandonare la vita da soldato e a tornare indietro ad Assisi.

La sua conversione ha inizio nel 1205. Si raccontano vari episodi risalenti a questo periodo: da quello in cui, nel 1206, scambia i propri abiti con quelli di un mendicante romano e comincia a chiedere l'elemosina davanti alla Basilica di San Pietro, al famoso incontro con il lebbroso sulla piana di fronte ad Assisi. Gli amici che non riconoscono più in lui l'allegro compagno di scorribande di un tempo lo abbandonano, e il padre che comincia a capire quanto siano infondate le aspirazioni che nutre nei suoi confronti, entra in aperto contrasto con lui.

Francesco medita nelle campagne intorno ad Assisi ed un giorno, mentre è in preghiera nella Chiesetta di San Damiano, il crocifisso si anima per chiedergli di riparare la chiesa in rovina. Per ottemperare alla richiesta divina, carica un cavallo di stoffe prese nella bottega paterna e le vende. Poi rendendosi conto che il ricavato non è sufficiente, vende persino il cavallo. Dopo questo episodio lo scontro con il padre si fa sempre più duro, fino a quando Pietro decide di diseredarlo. Ma Francesco sulla pubblica piazza di Assisi rinuncia ai beni paterni: è il 12 aprile del 1207.

Da questo momento abbandona Assisi e si dirige a Gubbio, dove, proprio fuori le mura, affronta il terribile lupo che getta il terrore tra gli abitanti della città. Riesce ad ammansire il feroce animale, semplicemente parlandogli. Si attua così quello che viene considerato il suo primo miracolo.

Francesco si cuce da solo una camicia di tela grezza, legata in vita da una cordicella a tre nodi, indossa dei sandali e rimane nei territori di Gubbio fino alla fine del 1207. Porta sempre con sé una sacca piena di strumenti da muratore, con i quali restaura personalmente la chiesetta di San Damiano e la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, che diventa la sua abitazione. E' questo il periodo in cui concepisce i primi abbozzi di quella che poi diventerà la Regola Francescana. La lettura del Vangelo di Matteo, Capitolo X, lo ispira al punto da indurlo a prenderlo alla lettera. Il passo ispiratore dice: "Non vi procurate oro argento o denaro per le vostre tasche, non una borsa da viaggio, né due tuniche, né calzature e neppure un bastone; poiché l'operaio ha diritto al suo sostentamento!".

Il primo discepolo ufficiale di Francesco è Bernardo da Quintavalle, magistrato, seguito poi da Pietro Cattani, canonico e dottore in legge. A questi primi due discepoli si uniscono: Egidio, contadino, Sabatino, Morico, Filippo Longo, prete Silvestro, Giovanni della Cappella, Barbaro e Bernardo Vigilante e Angelo Tancredi. In tutto i seguaci di Francesco sono dodici, proprio come gli apostoli di Gesù. Eleggono a loro convento prima la Porziuncola e poi il Tugurio di Rivotorto.

L'ordine francescano nasce ufficialmente nel luglio del 1210, grazie a papa Innocenzo III. La regola principale dell'ordine francescano è l'assoluta povertà: i frati non possono possedere nulla. Tutto quello che serve loro, compreso il rifugio, deve essere frutto di donazione. A fornire ai francescani un tetto sulla testa ci pensano i benedettini che, in cambio di un cesto di pesci all'anno, concedono loro la Porziuncola in uso perpetuo.

Nel 1213 Francesco d'Assisi parte per recarsi in missione prima in Palestina, poi in Egitto, dove incontra il sultano Melek el-Kamel, ed infine in Marocco. Uno dei suoi viaggi lo porta fino al santuario di San Giacomo di Compostela in Spagna, ma è costretto a ritornare indietro per l'aggravarsi del suo stato di salute.

Nel 1223 si dedica alla riscrittura della regola dell'ordine, impiegandovi tutto l'autunno. Purtroppo frate Leone e frate Bonifazio la perdono, ma Francesco si rimette di buon grado all'opera. Sarà papa Onorio III a riconoscere la regola francescana come Legge per la Santa Chiesa.

Nel dicembre del 1223 Francesco organizza anche la prima natività in una grotta, che è ormai considerata il primo presepio della storia. L'anno successivo compie il miracolo dell'acqua che sgorga da una roccia e riceve le stigmate.

Nonostante la stanchezza e la sofferenza fisica, compone anche il famoso "Cantico dei Cantici", che contribuisce a consacrarlo nell'immaginario collettivo come il frate che predica agli uccelli.

La salute intanto peggiora sempre di più: è addirittura quasi cieco. Francesco d'Assisi muore nella sua chiesetta della Porziuncola il 3 ottobre del 1226 a soli 44 anni.

Il 16 luglio del 1228 viene dichiarato Santo da Papa Gregorio IX.

4. Biografia di Eleonora Duse

Più grande di tutte
3 ottobre 1858
21 aprile 1924

Chi è Eleonora Duse?


Definita meritatamente la più grande attrice teatrale di tutti i tempi, Eleonora Duse è stata un "mito" del teatro italiano: a cavallo tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, ha rappresentato con la sua profonda sensibilità recitativa e la sua grandissima naturalezza, opere di grandi autori come D'Annunzio, Verga, Ibsen e Dumas. Nata il 3 ottobre 1858 in una stanza d'albergo di Vigevano (Pavia) dove la madre, attrice girovaga, sostò per partorire, Eleonora Duse non frequenta una scuola, ma a quattro anni è già sul palcoscenico: per farla piangere, come richiede la parte, qualcuno dietro le quinte la picchia sulle gambe.

A dodici anni sostituisce la madre ammalata nei ruoli di protagonista della "Francesca da Rimini" di Pellico, e della "Pia dé Tolomei" di Marenco. Nel 1873 ottiene il primo ruolo stabile; sosterrà parti da "ingenua" nella compagnia paterna; nel 1875 sarà invece "seconda" donna nella compagnia Pezzana-Brunetti.

All'età di vent'anni Eleonora Duse viene assunta con il ruolo di "prima amorosa" nella compagnia Ciotti-Belli-Blanes. Ottiene il primo grande successo nel 1879, interpretando con struggente sensibilità, a capo di una compagnia con Giacinto Pezzana, la "Teresa Raquin" di Zola.

A ventitré anni è già prima attrice, e a ventinove capocomica: è lei a scegliere il repertorio e la troupe, e ad interessarsi della produzione e delle finanze. E tutta la vita avrebbe imposto le sue scelte, portando al successo autori di rottura, come il Verga di "Cavalleria rusticana", che rappresenta con enorme successo nel 1884. Tra i maggiori successi di quegli anni troviamo "La principessa di Bagdad", "La moglie di Claudio", "La signora delle camelie" e molti altri drammi di Sardou, Dumas e Renan.

Attrice sensibilissima, Eleonora Duse si preoccupa di rafforzare con lo studio e con la cultura le sue doti innate: per far questo si sarebbe rivolta ad un repertorio di livello artistico sempre più alto, interpretando opere come "Antonio e Cleopatra" di Shakespeare (1888), "Casa di bambola" di Ibsen (1891) e alcuni drammi di Gabriele D'Annunzio ("La città morta", "La Gioconda", "Sogno di un mattino di primavera", "La gloria"), col quale avrebbe avuto un'intensa quanto tormentata storia d'amore, durata diversi anni.

Nei primi anni del Novecento la Duse aggiunge al suo repertorio altre opere di Ibsen, quali "La donna del mare", "Edda Gabler", "Rosmersholm", che rappresenterà per la prima volta a Firenze nel 1906. Nel 1909 avviene il suo ritiro dalle scene. In seguito la grande attrice appare in un film muto, "Cenere" (1916), diretto ed interpretato da Febo Mari, tratto dal romanzo omonimo di Grazia Deledda.

La "Divina" tornerà sulle scene nel 1921 con "La donna del mare", portato anche a Londra nel 1923.

Si spegne a causa di una polmonite nel corso di una lunghissima tournée negli Stati Uniti, all'età di sessantacinque anni, il 21 aprile 1924 a Pittsburgh. Viene poi sepolta secondo volontà nel cimitero di Asolo (TV).

È sfumata, nella Duse, la separazione tra donna e attrice. Come lei stessa scrisse a un critico teatrale: "Quelle povere donne delle mie commedie mi sono talmente entrate nel cuore e nella testa che mentre io m'ingegno di farle capire alla meglio a quelli che m'ascoltano, quasi volessi confortarle, sono esse che adagio adagio hanno finito per confortare me".

La "Divina" non si truccava mai in scena o fuoriscena, né temeva di indossare il viola, aborrito dalla gente di spettacolo, né amava le prove, che preferiva nei foyer degli alberghi piuttosto che in teatro. Aveva una passione per i fiori, che spargeva sul palcoscenico, indossava sui vestiti, e teneva in mano giocherellandoci sopra pensiero. Dal carattere determinato recitava spesso in piedi con le mani sui fianchi e seduta con i gomiti sulle ginocchia: atteggiamenti sfrontati per quei tempi, che tuttavia l'hanno fatta conoscere e amare dal pubblico, e che la fanno ricordare come la più grande di tutte.

5. Biografia di Sergej Esenin

La sensibile violenza
3 ottobre 1895
27 dicembre 1925

Chi è Sergej Esenin?


Sergej Aleksandrovi? Esenin nasce il 3 ottobre 1895 a Konstantinovo (oggi Esenino), nella regione di Rjazan (Russia); figlio unico di genitori contadini, è l'esponente più importante della cosidetta scuola dei "poeti contadini". Nei suoi versi traspare il mondo rurale della Russia di inizio Novecento: le sue parole esaltano le bellezze della campagna, l'amore verso il regno animale, ma anche gli eccessi della sua vita (Esenin fu alcolista e frequentatore di bordelli).

Cresciuto con i nonni, inizia a scrivere poesie già all'età di nove anni. Nel 1912 si trasferisce a Mosca dove si guadagna da vivere lavorando come correttore di bozze presso una casa editrice.

A San Pietroburgo diviene noto nei circoli di letteratura. E' grazie a Alexander Blok che viene promossa le sua carriera di poeta.

Nel 1915 pubblica "Radunica", il suo primo libro di poesie, subito seguito da "Rito per il morto" (1916). In breve diviene uno dei poeti più popolari del periodo.

Le fattezze e la bellezza di Esenin sono fuori dal comune; bisessuale, cerca appoggio nella prima parte della sua vita presso uomini influenti, mentre nella seconda parte la sua preferenza andrà verso il sesso femminile. Dotato di una personalità romantica Esenin s'innamora di frequente, tanto che arriverà a sposarsi per ben cinque volte.

Si sposa per la prima volta nel 1913 con Anna Izrjadnova, collega di lavoro presso la casa editrice, dalla quale ha il figlio Yuri (poi arrestato durante le grandi purghe staliniste e morto in un gulag nel 1937). Nel periodo 1916-1917 Sergej Esenin viene arruolato, ma poco dopo la rivoluzione d'ottobre del 1917, la Russia esce dalla prima guerra mondiale. Credendo che la rivoluzione avrebbe comportato una vita migliore, Esenin la sostiene, ma ben presto si disillude arrivando persino a criticare il governo bolscevico (di questo periodo è la poesia "L'ottobre severo mi ha ingannato").

Nell'agosto 1917 Esenin sposa l'attrice Zinaida Raikh. Da lei ha una figlia, Tatjana, ed un figlio, Konstantin.

Nel settembre del 1918 fonda una propria casa editrice chiamata "Compagnia lavorativa moscovita degli artisti della parola".

Conosce poi Isadora Duncan, già allora famosa ballerina; l'incontro sarà determinante per le sue ispirazioni poetiche. La sua relazione con lei (di 17 anni più anziana) è molto tormentata e difficile, nonchè ricca di stravaganze: clamoroso fu l'episodio in cui a Parigi i due furono cacciati da un albergo perchè Isadora ballava nuda, mentre Esenin recitava versi. Unitisi in matrimonio il 2 maggio 1922 (lei, bisessuale con preferenza per le donne, conosceva solo poche parole in russo: il matrimonio era per entrambi una mossa pubblicitaria), si separano l'anno successivo.

Torna a Mosca e sposa l'attrice Augusta Mikla?evskaja.

Negli ultimi due anni della sua vita Sergej Esenin vive tra gli eccessi, spesso ubriaco; ma questo periodo di disperazione personale è anche il periodo in cui crea alcune delle sue poesie più belle e note.

Nella primavera del 1925 sposa la sua quinta moglie, Sofia Andreevna Tolstaja, nipote di Lev Tolstoj. La donna cerca di aiutarlo, ma Esenin non riesce ad evitare un esaurimento nervoso: entra in un ospedale psichiatrico dove resta per un mese. Viene dimesso per il Natale: due giorni dopo si taglia un polso e scrive con il suo stesso sangue la sua ultima poesia, che rappresenta il suo addio al mondo; persona violenta e aggressiva capace allo stesso tempo di grande sensibilità, Sergej Esenin muore suicida il giorno dopo, il 27 dicembre 1925, all'età di 30 anni: mentre si trovava nella stanza di un albergo a San Pietroburgo, se ne va impiccandosi alle tubazioni dell'impianto di riscaldamento. Esiste ancora oggi il mistero per il quale alcuni pensano che il suicidio sia stato una montatura: Esenin sarebbe stato in realtà ucciso da agenti del GPU.

Opere principali:

- Il rosso dell'alba, 1910

- Le acque alte hanno lambito, 1910

- La betulla, 1913

- Autunno, 1914

- La puttana, 1915

- Guarderò nel campo, 1917

- Ho lasciato la casa natia, 1918

- Teppista, 1919

- Confessioni di un teppista, 1920 (trad. italiana cantata da Angelo Branduardi)

- Sono l'ultimo poeta del paese, 1920

- Preghiera per i primi quaranta giorni della morte, 1920

- Non ho pietà, non grido, non piango, 1921

- Pugachev, 1921

- Solo una gioia ho lasciato, 1923

- Una lettera alla madre, 1924

- Taverna Mosca, 1924

- Confessioni di un teppista, 1924

- Luce di luna desolata e pallida, 1925

- L'Uomo Nero, 1925

- Al cane Ka?alov, 1925

6. Biografia di Zlatan Ibrahimovic

Potenza svedese
3 ottobre 1981

Chi è Zlatan Ibrahimovic?


Nato a Malmo, Svezia, il 3 ottobre 1981 da padre bosniaco e madre croata, Zlatan Ibrahimovic ha indossato il suo primo paio di scarpette da calcio all'età di cinque anni.

I campi di calcio di Rosengård fra le case e i palazzi del suo quartiere per lui erano già gli stadi di San Siro o di Wembley: - "Era sempre là a giocare. Non so quante volte i vicini sono venuti a lamentarsi del pallone che finiva immancabilmente nelle loro siepi" - ricorda con un sorriso la madre Jurka.

All'età di dieci anni Zlatan gioca nella squadra del Balkan, nella categoria dei ragazzi due anni più grandi di lui: in una partita contro la squadra del Vellinge parte dalla panchina. Alla fine del primo tempo il Balkan perde 4-0 e Zlatan entra in campo nella ripresa: è lui a segnare gli 8 goal del risultato finale 8-5. Il Vellinge protesta sollevando l'accusa che Zlatan sia più vecchio del limite di 12 anni: è stato necessario mostrare il certificato di nascita per convincere gli avversari e addirittura stupirli, provando loro che il ragazzo era addirittura due anni più giovane.

All'età di 13 anni Zlatan Ibrahimovic entra nelle file del Malmö FF. Già a quel tempo sognava una carriera di calciatore professionista: spesso affermava: "Non resterò in Svezia ancora per molto".

Nel giugno del 2000 Zlatan gioca con il Malmö nel Superettan, la seconda divisione, e già si fa notare dai responsabili della nazionale svedese.

Nel dicembre dello stesso anno il manager inglese Arsene Wenger cerca di convincere Ibrahimovic di unirsi all'Arsenal, utilizzando addirittura una maglia numero 9 con il nome di Zlatan già stampato sulle spalle. Ma sarà la squadra olandese dell'Ajax a vincere la corsa per avere la sua firma su un contratto. Nella primavera del 2001 l'affare è ufficializzato e Zlatan Ibrahimovic diventa il giocatore svedese più caro di sempre.

In questo periodo Zlatan debutta nella nazionale svedese under-21 contro la Macedonia e sigla un goal. Con la nazionale maggiore debutta il 31 gennaio 2001 (contro le Isole Faroer); segna il suo primo goal nelle qualificazioni per i mondiali coreani del 2002, contro l'Azerbajdzan, il 6 ottobre dello stesso anno.

Il 5 maggio 2002, con l'Ajax (a digiuno da quattro stagioni), è campione olandese. Nella sua prima stagione con l'Ajax sigla 6 goal. Segna uno dei suoi goal più importanti nella finale della Amstel Cup (contro l'Utrecht) che incorona l'Ajax campione.

Solo pochi giorni prima dei grandi successi olandesi il nome di Ibrahimovic compare nella lista dei 23 convocati della nazionale svedese per i campionati mondiali 2002.

Le squadre di Roma, Milan e Sunderland mostrano grande interesse per il campione di Svezia, ma Leo Beenhakker, direttore tecnico dell'Ajax, fa di tutto per convincere Zlatan a rimanere in Olanda.

Alle fasi finali dei campionati europei 2004 disputati in Portogallo gli svedesi sono nel girone eliminatorio dell'Italia. Gli azzurri in vantaggio per 1-0 per quasi tutto il match, sul finale vengono raggiunti da un rocambolesco goal proprio di Zlatan Ibrahimovic: l'Italia (ultima partita alla guida di Trapattoni, cui seguirà Lippi) verrà eliminata dalla matematica del risultato 2-2 del derby scandinavo Svezia-Danimarca.

Amante delle belle auto (possiede una Porsche), alto 192 centimetri per 84 chilogrammi, attaccante dotato di grandi capacitá tecniche e acrobatiche, dopo aver segnato 46 goal tra coppe e campionato con la maglia dell'Ajax, Zlatan Ibrahimovic è passato alla Juventus di Fabio Capello, in uno dei colpi di mercato più eclatanti della campagna estiva 2004.

I tifosi juventini, ma anche gli amanti del bel calcio, hanno potuto ammirare le prodezze che il giovane svedese è stato capace di mostrare sui campi di gioco italiani, alla sua prima stagione, coronata alla fine del mese di maggio 2005 con il 28esimo scudetto bianconero.

Dopo la stagione dello scandalo Moggi che ha travolto la Juventus e tutto il calcio italiano, "Ibra" è passato all'Inter, con la cui società ha firmato per quattro anni e con la quale ha vinto lo scudetto dei record 2006/2007 (siglando molti gol importanti).

La compagna Helen Seger ha dato alla luce Maximilian (22 settembre 2006) e Vincent (6 marzo 2008), rispettivamente primogenito e secondogenito di Zlatan Ibrahimovic. Il 2008 è per lo svedese anche un anno di soddisfazioni: l'Inter conquista all'ultima giornata il suo 16° scudetto e molto merito va a questo grande campione che ha segnato molti gol, gli ultimi due proprio nella partita che assegna all'undici milanese il meritato titolo. Anche l'hanno successivo è tra i protagonisti del 17° scudetto della squadra milanese. Alla fine del mese di luglio 2009, dopo qualche settimana di trattativa, viene ceduto al Barcellona.

Per il campionato 2010/2011 torna in Italia vestendo la maglia rossonera del Milan.

Alla fine del 2011 esce la sua autobiografia dal titolo "Io, Ibra" (scritta con Davide Lagercrantz), che ancora prima di Natale diventa un fenomeno editoriale.

Nella stagione successiva passa dal Milan al PSG (Paris Saint-Germain).

7. Biografia di Maurizio Lupi

3 ottobre 1959

Chi è Maurizio Lupi?


Maurizio Lupi nasce il 3 ottobre del 1959 a Milano. Dopo essersi laureato all'Università Cattolica del Sacro Cuore della sua città con una tesi dedicata all'introduzione nel giornalismo quotidiano del sistema editoriale integrato, per la facoltà di Scienze Politiche nel 1984, si iscrive nello stesso anno all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia in qualità di giornalista pubblicista.

Già amministratore Cusl (sigla di Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro) negli anni in ateneo, sempre nel 1984 viene assunto presso "Il Sabato", settimanale di impronta cattolica: dapprima ricopre il ruolo di assistente personale dell'amministratore delegato; in seguito, diventerà direttore marketing (fino a quando il giornale chiuderà, nel 1993).

Divenuto membro del consiglio di amministrazione dello Smau nel 1989 e socio Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italia) l'anno successivo, Maurizio Lupi - nel frattempo avvicinatosi a Comunione e Liberazione - intraprende la carriera politica nel 1993, venendo eletto consigliere comunale a Milano, tra le file della Democrazia Cristiana, durante l'amministrazione di Marco Formentini. Dopo essere stato nominato, nel settembre del 1994, amministratore delegato di Fiera Milano Congressi, una società che fa capo a Fiera Milano, nel 1997 Lupi - nel frattempo passato a Forza Italia - diventa assessore della Giunta di Gabriele Albertini, con deleghe allo sviluppo del territorio, all'arredo urbano e all'edilizia privata.

Durante il suo assessorato si rende protagonista di decisioni che lo porteranno a essere indagato per tentato abuso d'ufficio e tentata truffa, in particolare a causa della concessione della Cascina San Bernardo, situata vicino a Chiaravalle, a una federazione della Compagnia delle Opere, e del suo utilizzo in seguito alla ristrutturazione: il politico ciellino verrà comunque prosciolto già in udienza preliminare per l'insussistenza del fatto.

In occasione delle elezioni politiche del 2001, Maurizio Lupi entra in Parlamento, eletto deputato per Forza Italia, nel collegio di Merate, in provincia di Lecco. Capogruppo del partito nella VIII Commissione (dedicata ad ambiente, lavori pubblici e territorio), assume l'incarico di responsabile nazionale del dipartimento territorio e lavori pubblici di Forza Italia. Ricandidato alle elezioni del 2006 per Forza Italia e a quelle del 2008 per il Popolo della Libertà, viene eletto nel collegio Lombardia 1. Durante la XVI legislatura presiede il Comitato per la Comunicazione e l'Informazione Esterna, il Comitato per la Sicurezza e la Commissione Esaminatrice del "Premio Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli".

E' componente, poi, dell'Ufficio di Presidenza, del Comitato per la Sicurezza, del Comitato per la Comunicazione e l'Informazione Esterna, della Sezione Giurisdizionale dell'Ufficio di Presidenza e della Commissione Parlamentare per l'Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi. Nello stesso anno, Lupi viene scelto come padrino da Magdi Allam, giornalista musulmano convertitosi al cattolicesimo, in occasione del battesimo celebrato da Papa Benedetto XVI. Già promotore della legge bipartisan "Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia", insieme con l'Associazione TrecentoSessanta di Enrico Letta e l'Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà (di cui è uno dei fondatori), nel 2009 dà vita al Montecitorio Running Club, iniziativa benefica che, grazie a ottanta parlamentari di diversi schieramenti politici, raccoglie fondi per numerose attività benefiche; fa parte, inoltre, dell'Osservatorio della Camera dei Deputati sui Fenomeni di Xenofobia e Razzismo.

Nel gennaio del 2011 Maurizio Lupi firma con altri esponenti del Pdl, compreso Roberto Formigoni, una lettera aperta in cui chiede ai cattolici di sospendere il giudizio morale su Silvio Berlusconi, in seguito al celebre caso Ruby per il quale l'allora premier è indagato dalla procura di Milano. Dopo aver pubblicato il libro "La prima politica è vivere" con Arnoldo Mondadori Editore nel mese di novembre del 2011, Lupi diventa membro, dopo la nascita del governo Monti, della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. Nuovamente eletto deputato in occasione delle elezioni politiche del 2013, il 21 marzo di quell'anno viene eletto vice-presidente della Camera dei Deputati; il 28 aprile 2013, poi, è nominato Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo di Enrico Letta.

L'incarico prosegue anche con il governo Renzi; il 19 marzo 2015 annuncia però le sue dimissioni: a sostituirlo al Ministero che dirigeva è Graziano Delrio.

8. Biografia di Sandro Mazzinghi

Il coraggio, l'energia
3 ottobre 1938

Chi è Sandro Mazzinghi?


Probabilmente i più giovani non sanno chi sia, ma i serbatoi di memoria che spesso i babbi e i nonni posseggono esultano di emozioni al solo sentire pronunciare il suo nome.

Alessandro Mazzinghi, professione pugile, il suo nome ha un valore enorme per la Valdera e per tutti quelli che ha lasciato con il fiato sospeso durante le sue performances pugilistiche italiane e mondiali.

Il suo nome è stato il primo tra i figli di questa terra a essere scritto nella storia dello sport al capitolo "Campione del Mondo".

Quanto abbia rappresentato Alessandro Mazzinghi nella storia dello sport lo dicono i fatti: campione del mondo dei superwelter a soli 25 anni nel 1963 e poi di nuovo nel 1968.

Sandro Mazzinghi nasce a Pontedera il 3 ottobre 1938 in via Roma, proprio davanti all'ospedale Lotti. Il fratello Guido (Guanto d'Oro d'America, medaglia di bronzo alle olimpiadi di Helsinki nel 1952 e Campione d'Italia), più grande di sei anni, fu colui che nel primo dopoguerra lo condusse al pugilato, tutto all'insaputa della madre che mai avrebbe accettato l'idea di avere in casa due pugili. In Guido avrà non solo un fratello ma un ottimo allenatore e maestro negli anni più luminosi della sua carriera.

Il primissimo maestro di Sandro fu Alfiero Conti, brava persona, uomo all'antica che sgobbava tutto il giorno e poi correva alla palestra, quella palestra in cui Sandro, allora quattordicenne, non sapeva ancora colpire bene il sacco. Fu proprio Alfiero una sera a prendere da parte Sandro per dirgli poche ma profetiche parole: "Sandrino, se trovi il coraggio di insistere hai tutto per diventare Campione del Mondo". Da quella sera della seconda metà degli anni '50 si cominciò a delineare quella che poi sarebbe stata la sfolgorante carriera del "Ciclone di Pontedera".

Durante il corso della carriera un altro uomo ricco d'umanità ma soprattutto fine intenditore di fuoriclasse ha accompagnato Sandro nella scalata al successo: Giovanni Borghi, che è stato per Sandro come un padre. Per tutta la sua carriera lo ha sponsorizzato con la Ignis, azienda di sua proprietà. Il suo ricordo rimarrà sempre vivo in Mazzinghi.

Nel 1961 in America, Sandro Mazzinghi conquista la corona di Campione del Mondo Militare, per la categoria dei pesi welter pesanti.

Poco tempo dopo le Olimpiadi di Roma, alle quali non partecipò perché vantava una sola presenza in nazionale, Sandro passa professionista. Il curriculum dei suoi primi anni da professionista è di quelli che promettono bene: una lunga teoria di vittorie per KO a testimoniare la potenza di cui sono fatte le sue braccia; una sola ininfluente sconfitta contro Melis, pugile sardo ormai alla fine della carriera al quale viene data la possibilità di guadagnarsi ancora qualche borsa prima del definitivo ritiro.

La grande chance si pone dinanzi a Sandro nel 1963, a soli 25 anni e senza mai aver combattuto per il titolo italiano; occasione afferrata al volo. Nell'autunno del 1962 viene ufficializzata a livello mondiale la categoria del superwelter, al limite dei 69,853 kg, le cosiddette 154 libbre. All'emergente numero uno viene offerta la possibilità di battersi contro l'Americano Ralph Dupas, uomo di eccezionale esperienza che aveva strappato la cintura a Dennis Moyer.

Il 7 settembre 1963 al Vigorelli di Milano Mazzinghi stende Dupas alla nona ripresa. E' lui ora il Campione del Mondo. La rivincita si disputa a dicembre a Sydney, in Australia, dal momento che il rivale possiede il passaporto di quel paese e che lo fa fruttare per monetizzare ogni suo incontro.

Al tredicesimo round Dupas finisce KO. Sandro si conferma Campione del Mondo. Non ci sono più dubbi: l'Italia ha trovato un grande boxeur, soprattutto un picchiatore capace di portare la gente al palazzo dello sport per assistere al pugilato "vero".

Sandro resta campione del mondo fino al 1965, anno in cui la sorte gli gira le spalle, e lo colpisce non solo fisicamente ma anche negli affetti: una sera Sandro e la giovane moglie dopo aver partecipato a una cena di gala a Montecatini, decidono di tornare presto. Piove a dirotto, sulla via verso casa l'auto esce di strada e finisce la propria corsa contro un albero.

Mazzinghi viene sbalzato fuori e soccorso dopo un po' di tempo da un gruppo di ragazzi che passano di lì. La donna rimane uccisa sul colpo.

Il pugile rimane per qualche giorno in condizioni critiche, con una frattura alla scatola cranica che ne condizionerà non poco la carriera negli anni successivi.

Sembra che la bella favola debba finire, ma Mazzinghi si riprende e torna sul ring per difendere il titolo a Genova contro Tony Montano, messo KO alla dodicesima ripresa, e a Roma contro Fortunato Manca vincendo ai punti alla quindicesima ripresa.

Sebbene non sia tutto a posto dal punto di vista fisico i regolamenti della Federazione Italiana prevedono che un campione del mondo rimetta in palio il titolo entro sei mesi dal match precedente, e così Mazzinghi si vede costretto ad accettare l'incontro con Nino Benvenuti; se si fosse opposto alla sfida Sandro si sarebbe visto togliere il titolo come pena prevista dal regolamento.

Il match del secolo, almeno per quello che riguarda la boxe nazionale, viene messo in cantiere per il 18 giugno 1965. Per affrontare questo incontro Mazzinghi deve sottoporsi a pesanti cure per ristabilirsi dai postumi dell'incidente stradale, per questo si presenta al primo appuntamento in condizioni non del tutto ideali; ciononostante non snatura la sua essenza di combattente nato, dando battaglia sin dal primo suono di gong. Il colpo risolutivo è però dietro l'angolo e arriva alla sesta ripresa. Le porte rimangono tuttavia spalancate al secondo match ma Benvenuti vince nuovamente, stavolta ai punti, dopo che Mazzinghi ha "fatto" il match.

E' il 17 dicembre 1965: sembra che l'era di Mazzinghi sia terminata nel giro di un paio di anni ruggenti, ma coloro che appoggiavano questa convinzione si sarebbero dovuti ricredere.

Il 17 giugno 1966 Sandro conquista il titolo per la Corona Europea dei Superwelter a Roma, mettendo KO alla dodicesima ripresa Yoland Leveque, titolo che difenderà poi per quattro volte in incontri con pugili di altissimo livello (Bo Hogberg, KO al quattordicesimo round; Jean Baptiste Rolland, KO alla decima ripresa; Wally Swift, KO a Milano alla sesta ripresa; Jo Gonzales, KO a Roma alla quarta ripresa).

Il morale è ricostruito, il pugno è sempre quello di un tempo e si vede; ed è in virtù di questa rinnovata carica che Mazzinghi attende l'occasione per riprendersi la cintura di campione del mondo. Il momento non si fa attendere molto, l'occasione per vedere realizzato il suo progetto arriva il 26 maggio 1968 quando a Milano scende in campo il campione coreano Ki Soo Kim.

E' grazie all'abilità di Romolo Mombelli, metchmaker e capo ufficio stampa del giornale "La Notte", e Vittorio Strumolo, presidente della "Società Imprese Sportive che" si riuscì a dare vita ad uno dei più costosi ed intensi combattimenti del pugilato italiano, le cui gesta ancora oggi sono ricordate con lucida e presente memoria.

Lo stadio di calcio di San Siro è vestito a festa, sembra che in campo ci siano Inter e Milan per un derby-scudetto. Sugli spalti sono in 60.000 ad osannare il pugile italiano che dopo quindici intensissime riprese ha la meglio sull'asiatico costretto a cedere al legittimo detentore la cintura di Campione del Mondo.

E' fatta, è il momento più alto della carriera di Sandro che ancora una volta dà una straordinaria dimostrazione di carattere e potenza a tutti coloro che hanno creduto in lui come campione ed anche a coloro che da scettici avrebbero scommesso sulla sua fine.

Il 26 maggio 1968 Mazzinghi è nuovamente sul Tetto del Mondo.

Nell'ottobre del 1968 Mazzinghi ha 30 anni, il peso delle battaglie di 15 stagioni di carriera inizia a farsi sentire. Il 25 ottobre dello stesso anno incontra l'americano di colore Freddie Little; è un altro duello all'ultimo sangue, ma quello versato di più è quello del toscano che riceve una scorretta testata al sopracciglio destro procurandosi una grossa ferita. L'incontro non può continuare e l'arbitro squalifica l'americano, ma la decisione viene poi annullata e assegnato il "no contest". Passano pochi giorni e la Federazione Italiana toglie il titolo a Mazzinghi: non lo fa invece la WBA, l'organizzazione mondiale del pugilato.

Sfiduciato, deluso e amareggiato dagli ultimi eventi Sandro decide di ritirarsi dal mondo della boxe. Si chiude poco dopo la splendida ed inimitabile carriera del primo pontederese campione del mondo, capace di raccogliere attorno a se la gente con le sue straordinarie imprese, le sue spettacolari vittorie, le sue atroci delusioni, la sua lingua genuina.

9. Biografia di Clive Owen

3 ottobre 1964
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Chi è Clive Owen?


Clive Owen è uno dei più celebri attori britannici, candidato all'Oscar nel 2005 e vincitore di un Premio Golden Globe di un BAFTA (British Academy of Film and Television Arts) per il film "Closer".

La vita privata

Quarto di cinque fratelli, Clive Owen nasce a Coventry il 3 ottobre 1964. Il padre, un cantante country di nome Jess Owen, abbandona la sua famiglia nel 1967, quando il piccolo Clive ha appena tre anni.

Cresciuto con la madre e con il patrigno, si avvicina alla recitazione intorno al 1984 quando decide di frequentare, con notevole profitto, la Royal Academy of Dramatic Art, dove si diploma nel 1987, con Ralph Fiennes.

Alto 1,89 m, Clive Owen è un tifoso sfegatato della squadra di calcio del Liverpool, per la quale ha prestato la propria voce per la realizzazione di un documentario su di essa. Da appassionato di calcio, segue anche il campionato italiano e ha confessato di tifare per l'Inter.

Durante la carriera teatrale, prima di sfondare come attore cinematografico, sul set di "Romeo e Giulietta" incontra l'attrice Sarah-Jane Fenton che sposa il 6 marzo 1995 e con la quale ha due figlie: Hannah (1997) e Eve (1999). La moglie, prima attrice, ha deciso di dedicarsi totalmente alla famiglia, e i due, insieme alle proprie figlie, si sono stabiliti a Londra.

Gli albori della carriera

La sua carriera da attore inizia nei teatri inglesi dove interpreta alcune delle opere più famose di Shakespeare (tra cui anche Romeo e Giulietta). Ma il suo volto comincia a diventare noto intorno al 1990 quando comincia ad apparire in alcune famose e fortunate serie televisive britanniche.

Attore cinematografico

Dopo essersi fatto notare in Tv, il passo verso il cinema è estremamente breve. Infatti dopo una serie di apparizioni minori in film come "Vroom" e "Fusi di Testa 2", grazie ad una magistrale interpretazione in "Close My Eyes", grazie al quale riesce ad ottenere un buon successo di critica, Clive Owen diviene noto agli occhi del grande pubblico e comincia ad alternare all'attività teatrale quella cinematografica.

Da Londra ad Hollywood

Il vero successo arriva però nel 1998 quando, dopo aver recitato in maniera esemplare in "Il colpo - Analisi di una rapina" di Mike Hodges, attira su di sé l'attenzione dei più grandi produttori di Hollywood. La sua capacità interpretativa colpisce in particolar modo Robert Altman che lo chiama ad interpretare il ruolo di Robert Parks nel film "Gosford Park".

Nel 2001 è protagonista degli otto cortometraggi di BMW e nel 2004 interpreta il ruolo di Artù al fianco di Keira Knightley in "King Arthur".

La consacrazione

Il 2005 è invece l'anno della consacrazione di Clive Owen che, dopo aver interpretato la parte di Larry in "Closer" di Mike Nichols, vince un Golden Globe, un BAFTA e ottiene una nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista. A quest'ultimo, seguono una serie di successi quali: "Elizabeth: The Golden Age", dove veste i panni del corsaro Walter Raleigh; "Shoot'Em Up - Spara o muori!", insieme a Monica Bellucci e Paul Giamatti, nel ruolo di Mr. Smith; "Sin City", pellicola noir scritta a quattro mani da Frank Miller e Robert Rodriguez e con la partecipazione di Quentin Tarantino; "Inside Man", con Denzel Washington, nel ruolo del ladro istruito Dalton Russel; "Derailed - Attrazione letale, con Jennifer Aniston e "I figli degli Uomini".

Nel 2009 veste i panni di un padre rimasto vedovo in "Ragazzi miei", tratto dal celebre romanzo "The Boys are back in the town", di Scott Hicks. Recita in altri importantissimi film come "The International", con Naomi Watts, e "Duplicity" con Julia Roberts.

Gli anni 2010

Nel 2010 è uno dei protagonisti di "Trust" e nel 2011 di "Killer Elite" e del film horror "Intruders". Tra le sue ultime apparizioni cinematografiche figurano invece pellicole come "Hemingway & Gellhorn" di Philip Kaufman e con Nicole Kidman (2012), "Blood Ties" (2013): film grazie ai quali viene premiato al Festival di Berlino come miglior attore internazionale, vincendo la Golden Camera.

Inoltre, appare anche come testimonial per la casa cosmetica francese Lancome, del profumo Bulgari Man di Bulgari e per la vodka londinese "Three Olives". Nel 2015 è invece protagonista, accanto al superlativo Morgan Freeman, dell'action movie "The Last Knights" di Kazuaki Kiriya.

10. Biografia di Carmen Russo

Sex-appeal e coraggio
3 ottobre 1959

Chi è Carmen Russo?


L'esplosiva soubrette che per anni ha insidiato i sonni - e i sogni - degli italiani adesso è un po' attempata, ma per lei il tempo sembra non passare mai. Nata a Genova il 3 ottobre 1959 Carmela Russo, in arte Carmen, ha sempre avuto una sorta di amore innato per il gusto di comparire.

Non ha neanche quattordici anni quando si presenta al concorso di Miss Liguria e lo vince. Già sogna il "salto di qualità", la corona di Miss Italia, ma purtroppo viene squalificata perché ancora troppo giovane. Avrà modo di rifarsi in altre maniere, buttandosi anima e (soprattutto) corpo alla ricerca del successo. Sono gli anni, quelli, in cui comincia a costruirsi quel personaggio che diverrà poi l'icona da tutti conosciuta.

Prima si adatta ad esibirsi nei soliti locali notturni (dove raggiunge una vasta popolarità locale), poi approda al cinema che, negli anni '70 avido di belle ragazze da piazzare dietro i buchi delle serrature, le assegna ruoli di procace maggiorata.

Tra i diversi film cui partecipa ricordiamo almeno "Di che segno sei?" con Paolo Villaggio e "Giovani, belle...probabilmente ricche" con Gianfranco D'Angelo.

Il debutto televisivo è invece datato gennaio 1978, grazie a quel processo tutto italiano che è consistito nel "travaso" di personaggi del cinema alla televisione (un meccanismo destinato a ribaltarsi col tempo, ossia con la crescente importanza che ha assunto la TV nel nostro Paese). Prima la vediamo aggirarsi provocante negli studi de "La Bustarella" (prodotto dalla gloriosa Antenna 3), poi, a partire dal 1983, Carmen Russo sbarca nella nobilitante TV di stato (Rai Due, per la precisione) che le assegna un ruolo nel programma "Colosseum".

Ottima ballerina, arte in cui ancora oggi si dedica con grande passione, nell'ottobre del 1983 diventa la prima donna del varietà di Antonio Ricci "Drive In", dove canta, recita e balla, guidata dal coreografo e suo compagno - oggi marito - Enzo Paolo Turchi. Da quel momento si dedica solo alla televisione, partecipando a numerose trasmissioni per la TV commerciale come "Risatissima", "Grand Hotel" e "Un fantastico tragico Venerdì", mentre la Rai la chiamerà nuovamente per "Io Jane, tu Tarzan". Una breve parentesi la vede impegnata in Spagna con Tele Cinco, poi è tornata in Italia nel tentativo, piuttosto riuscito, di rilanciarsi partecipando alla prima edizione del reality-show per "morti di fama" (copyright by Aldo Grasso) "L'isola dei famosi".

Nell'edizione italiana per poco non ce l'aveva fatta... ci riprova in Spagna nel 2006: Carmen Russo vince così 200 mila euro (in parte destinati in beneficenza) al reality "Superviventes", l'edizione spagnola dell'"Isola dei famosi". Carmen ha trascroso gli ultimi due mesi del reality in completo isolamento su una spiaggia, come era successo per Segio Muniz, vincitore della seconda edizione italiana.

Nel 2012, a 53 anni di età, annuncia che sarà mamma. La figlia, Maria, nasce il 14 febbraio 2013, nel giorno di San Valentino.

11. Biografia di Gwen Stefani

Missione: glamour
3 ottobre 1969

Chi è Gwen Stefani?


Gwen Stefani nasce il 3 ottobre 1969 in California a Orange County, nota ai più anche come "the O.C.", resa famosa dalla nota serie televisiva. Cresce sotto il sole semitropicale insieme alla madre Patti e al padre Dennis e ai fratelli Todd ed Eric. Sull'onda della moda ska e punk del periodo il fratello Eric, insieme all'amico John Spence, fonda il gruppo dei "No Doubt" nel 1987. Poco dopo arriva anche Tony Kanal (londinese di origini indiane), già bassista di Prince, mentre Gwen entra come cantante aggiunta. Gwen Stefani diventa lead vocalist quando a fine anno Spence si toglie tragicamente la vita.

Nonostante la tragedia, i "No Doubt" vanno avanti suonando a varie feste. Gwen Stefani si diploma al liceo e si iscrive al "Cal State Fullerton College". Nello stesso periodo inizia una relazione con Kanal che durerà sette anni.

Nel 1989 la formazione dei "No Doubt" si completa con il chitarrista Tom Dumont e il batterista Adrian Young. Il gruppo è ormai un fenomeno locale, tanto che Flea (noto bassista dei Red Hot Chili Peppers) produce un loro demo nel 1990. L'effetto è immediato e la band firma subito con l'etichetta Interscope.

Due anni più tardi, nel 1992, debuttano con il disco "No Doubt": contrariamente alle previsioni il lavoro riscuote un successo piuttosto misero. La Interscope arriccia il naso e dimostra di non credere già più nei "No Doubt", i quali però non si lasciano abbattere e registrano a proprie spese "The Beacon Street Collection" (1995).

Questo nuovo lavoro chiarisce tutti gli equivoci: la casa discografica rinnova la fiducia e reintegra il gruppo nel suo giro di affarri. Pur senza il fratello Eric, che ora lavora come animatore per la serie dei Simpson (di Matt Groening), nel 1995 i "No Doubt" sfornano "Tragic Kingdom".

Lo ska/new wave dei "No Doubt" sfonda le classifiche con i singoli "Just a girl", "Spiderwebs" e soprattutto con la megahit planetaria "Don't speak": scritta da Gwen Stefani, ispirata alla storia finita con Kanal, il successo di questa canzone è clamoroso.

Gwen, con il suo carisma aggressivo e il suo fascino da innocente smarrita, diventa una delle dive più amate del rock.

Nel 2000 i quattro tornano con "Return of Saturn" e i singoli "Ex-Girlfriend" e "Simple kind of life", buoni successi (non al livello di "Don't Speak", comunque) che li riportano in affari a cinque anni di distanza dal disco precedente. Gwen Stefani compare dappertutto e azzecca un paio di collaborazioni: con Eve in "Let me blow your mind" e con Moby in "South side".

Un'aura di glamour le luccica intorno e lei, in pieno rilancio creativo, e a fine 2001 pubblica con la sua band il nuovo "Rock steady".

Poi, l'attività dei "No Doubt" rallenta molto. Nel 2003 esce la raccolta "The singles 1992-2003" e Gwen non vede l'ora di un debutto solista.

Si inventa stilista con la sua linea moda L.A.M.B. (vanduta da "Kitson", uno dei negozi più frequentati dalle star di Los Angeles), quindi recita in "The Aviator" di Martin Scorsese (con Leonardo Di Caprio, nelle sale a fine 2004) e infine porta a termine l'agognato album fai-da-te, per il quale convolge una sfilza di ospiti e produttori di gran livello: Dr.Dre, Neptunes, New Order, Dallas Austin, Dave Stewart (ex-Eurythmics), Martin Gore dei Depeche Mode e Andre 3000 degli OutKast.

Anticipato dal singolo "What you waiting for", nel mese di ottobre 2004 esce "Love Angel Music Baby" (le cui iniziali sono un'autopromozione della sua linea). Sempre nel 2004 esce "Everything in time", una collezione di rarità e b-side dei "No Doubt".

Gwen Stefani e il marito Gavin Rossdale (dei "Bush") sono stati al centro delle cronache, perchè Gavin si è scoperto padre di una bambina nata nel 1990, e Gwen pare sia affetta da un disordine alimentare che potrebbe averla già portata all'anoressia.

12. Biografia di Stevie Ray Vaughan

Un Jimi Hendrix bianco
3 ottobre 1954
27 agosto 1990

Chi è Stevie Ray Vaughan?


In tempi di cantanti poco intonati, di canzoni solo ed esclusivamente ballabili e di rapper che degli strumenti musicali conoscono solamente le diavolerie elettroniche e i suoni campionati, il nome di Stevie Ray Vaughan è uno di quelli da appuntare all'interno della propria agenda delle cose preziose.

Guitar hero quant'altri mai (in compagnia di illustri colleghi, soprattutto neri, lui bianco del Texas, chiamato da alcuni il Jimi Hendrix bianco), Stevie nasce il 3 ottobre 1954 a Dallas (Texas, USA), dimostrando fin da subito un legame praticamente vitale con la musica e con la parte più spirituale e "antica" di essa: il blues.

Si avvicina alla chitarra grazie al fratello più grande, Jimmy, futuro chitarrista dei Fabulous Thunderbids, il quale non solo gli offre notevoli spunti artistici in quanto strumentista lui stesso ma lo introduce all'ascolto di tutte le leggende di quel genere musicale. Nei momenti di relax, ma non solo, fra le mura di casa Vaughan risuonano continuamente le note di maestri come Albert King, Otis Rush, Lonnie Mack, per la delizia delle sensibili orecchie di Ray, sempre pronto a rubare tutti i più piccoli particolari di quei mostri sacri.

Dopo le prime prove in duo con il fratello in qualche classico complessino locale, si trasferisce ad Austin nel 1972 con intenti seri, deciso a dimostrare quello che vale. Gira così come una trottola da un gruppo all'altro, eternamente insoddisfatto e sempre alla ricerca di quel "qualcosa in più" che fa la differenza e che solo il vero artista sa percepire.

Fra i "Nightcrawlers" e "Paul Ray & the Cobras" (con i quali nel 1974 registra "Texas Clover"), nel 1977 forma i "Triple Threat Revue" insieme alla cantante Lou Ann Burton, poi diventati "Double Trouble" (il nome viene preso dal titolo del mai dimenticato Otis Rush).

Nel 1979 la Burton decide di lasciare per intraprendere la carriera solista e dal quel momento i Double Trouble diventano un trio, con Stevie Ray Vaughan voce e chitarra solista, Chris Layton batteria e Tommy Shannon al basso.

Stevie trova finalmente il suo equilibrio ideale e i frutti di questo stato di grazia cominciano a farsi vedere.

Pochi sanno che il vero scopritore del chitarrista americano è nientemeno che Mick Jagger. Il carismatico leader dei Rolling Stones, entusiasta delle sue esecuzioni, lo segnala al produttore Jerry Wexler che lo porta subito al Festival Jazz di Montreux nel 1982. L'esibizione ha tale risonanza che David Bowie decide di ingaggiarlo per la registrazione del suo disco "Let's dance" e per il tour mondiale legato all'album; a metà tour Vaughan, poco soddisfatto dal genere di musica a cui, nel bene e nel male, Bowie lo costringe (e che non sente adatto a sé), decide di lasciare.

Grazie al produttore John Hammond Sr, nel 1983 incide finalmente il suo primo album "Texas Flood". Vaughan ha 28 anni ed è in piena maturità artistica: i suoi assoli sono travolgenti e cristallini, la padronanza dello strumento è di una qualità rara a vedersi. Anche la sua voce non sfigura affatto, rivelandosi adattissima per quel genere senza fronzoli che è il Blues.

L'anno dopo è la volta di "Couldn't stand the weather", il secondo album che, come spesso accade, genera molte attese. L'accoglienza è ottima e, anzi, supera ogni più rosea aspettativa: il disco entra in classifica nei primi trenta diventando disco d'oro. In questo album l'influenza dell'immenso Jimi Hendrix è determinante e la versione di "Voodoo Chile (Slight Return)" non è la solita imitazione Hendrixiana ma è un vero capolavoro.

Il passo successivo è costituito da "Soul To Soul" (1985), che vede l'inserimento nel gruppo del tastierista Reese Wynans considerato come il quarto Double Trouble. In questo periodo, all'apice della bravura e della fama, Stevie Ray Vaughan partecipa come "guest star" anche ad album di altri artisti come Johnny Copeland ("Texas Twister"), James Brown ("Gravity"), Marcia Ball ("Soulfull Dress") e con uno dei suoi idoli, Lonnie Mack (per "Strike Like Lightning").

L'esibizione di Montreux incisa sull'album "Blues Explosion" gli fa vincere un prestigioso "Grammy". Purtroppo un grave elemento di disturbo viene a inquinare la prolifica vita artistica del chitarrista: l'abuso di alcool e droghe, i vizi occulti che da tempo lo affliggono.

Durante una delle sue solite, intense esibizioni viene colto da collasso e ricoverato in ospedale. La paura è tanta e Stevie dovrà affrontare un lungo periodo di disintossicazione.

Il ritorno in studio nel 1989 coincide con l'uscita di "In step" con il quale, grazie anche al record di vendite che supera il milione di copie, vince il suo secondo Grammy.

Nel 1990 collabora nuovamente con il fratello al disco di Bob Dylan "Under the red sky"; in seguito incidono il deludente "Family style".

Il 27 agosto 1990, la tragedia: dopo aver partecipato ad un concerto con Eric Clapton, Robert Cray e Buddy Guy, sale su un elicottero che lo dovrebbe portare a Chicago ma subito dopo il decollo, causa la fitta nebbia che imperversa sulla zona, il velivolo si schianta contro una collina. Questa tragica fatalità pone fine alla breve vita di Stevie Ray Vaughan, quella vita che lui aveva così maltrattato con i suoi eccessi.

La morte prematura lo proietta nella leggenda, ma priva irrimediabilmente la musica di uno dei suoi interpreti più accesi e sensibili.

E' da ricordare il bellissimo brano strumentale "SRV" che Eric Johnson, un altro mostro delle sei corde, ha dedicato a questo artista dopo la sua scomparsa.

13. Biografia di Gore Vidal

Enfant terrible
3 ottobre 1925
31 luglio 2012

Chi è Gore Vidal?


A oltre ottant'anni d'età Gore Vidal è un enfant ancora più terrible di quando ne aveva solo ventidue, quando cioè fu messo al bando dalla comunità letteraria americana per lo spudorato outing del romanzo "La statua di sale". Ora come ora è alle prese con la stesura di una sorta di contro-storia americana, una grandiosa saga quasi di "fiction", in cui lo scrittore dà fondo a tutto il suo istinto visionario e dietrologico (come quando, ad esempio sostiene che John Fitzgerald Kennedy era nel pieno di una crisi di morbo di Addison mentre doveva decidere se spedire i missili su Cuba). Questo enorme affresco comprende per il momento sette titoli, dal romanzo "Empire" al suo capolavoro "Burr" all'ultimo straordinario "The Golden Age", che ha suscitato reazioni opposte oltreoceano, esaltate e infastidite.

Nasce come Eugene Luther Vidal il 3 ottobre 1925 a West Point, rampollo di una grande famiglia del Sud; il nome con cui è conosciuto è un collage del nome della madre e del padre, Nina Gore e Eugene Vidal. Nipote fra l'altro del senatore democratico Thomas P. Gore, inizialmente avviato anch'egli ad una carriera politica è divenuto invece una delle voci più attente e più ascoltate d'America, grazie al suo inesauribile talento.

Gore Vidal subisce lo choc della seconda guerra mondiale, dove svolge la mansione di ufficiale, esperienza che lo segna profondamente, come solo i grandi avvenimenti della storia sanno fare. In seguito la voce della letteratura che tanto scalpitava dentro di lui avrà modo di emergere e lo condurrà alla stesura del primo, importante romanzo, quel "Williwaw" che lo vedrà incensato dalla critica. E non solo per il precoce esordio ma per la già grandissima qualità del suo stile e delle tematiche trattate.

Personalità travolgente e controcorrente, Vidal si è sempre fatto portavoce dei diritti civili e delle minoranze, combattendo strenuamente l'ipocrisia borghese che, a suo dire, infestava l'America del dopoguerra. Con il tempo, anche forte del celebre outing prima ricordato, si è trasformato in portavoce dei gay e "coscienza critica dell'impero" come ama definirlo la nostra maggiore americanista, la ben nota Fernanda Pivano.

Dopo lo scandalo della pubblicazione nel 1947 di "The city and the Pillar", un romanzo dichiaratamente omosessuale, Gore Vidal tenta la strada del teatro, scrivendo diverse pièce di successo; poi quella del cinema, dove si cimenta sia come sceneggiatore, sia nelle vesti di attore - indimenticabile la sua comparsa in "Gattaca" (1997, con Ethan Hawke e Uma Thurman).

Avendo capito che la politica - volenti o nolenti - permea tutto il nostro vivere e si infiltra nelle più minute scelte del nostro quotidiano, non dimentica l'impegno politico, che lo conduce ad una vera e propria carriera in tal senso. Si candida al Senato e al Congresso e diventa un attivissimo commentatore politico.

Eclettico e dissacrante Gore Vidal è anche autore di romanzi gialli con lo pseudonimo di Edgar Box e ha vinto nel 1993 il National Book Award con la sua raccolta di saggi "United States Essays" 1952-1992.

Amante dell'Italia, che ha sempre considerato una seconda patria, oggi vive tra Los Angeles e Ravello, sulla costiera amalfitana.

Gore Vidal è morto il 31 luglio 2012 a Los Angeles (USA) all'età di 86 anni, in seguito a complicanze dovute a una polmonite.

Bibliografia in italiano

Alla ricerca del re, Garzanti, 1951

Morte al volo, Sugar 1962

Washington D.C. , Rizzoli, 1968

Myra Breckinridge, Bompiani, 1969

Giuliano, Bompiani, 1969

Due sorelle, Bompiani, 1971

Una nave che affonda, Bompiani, 1971

Jim, Bompiani, 1972

Il mondo di Watergate, Bompiani, 1974

Burr, Bompiani, 1975

Myron, Bompiani, 1976

1876, Bompiani, 1977

Le parole e i fatti, Bompiani, 1978

Kalki, Bompiani, 1980

Creazione, Garzanti, 1983

Duluth: tutta l'America in una città, Garzanti 1984

Intrigo a Washington, Feltrinelli, 1988

Lincoln, Bompiani, 1988

Hollywood, Bompiani, 1990

La fine dell'impero, Editori riuniti, 1992

In diretta dal Golgota, Longanesi 1992

Remotamente su questi schermi, Anabasi, 1993

La statua di sale, Fazi, 1998

Palinsesti, Fazi, 2000

L'età dell'oro, Fazi, 2001

September 11th and After, The Meaning of Timothy McVeigh, al. (La fine della libertà), 2001

Impero, 2002

Reflection upon Imperial Mendacity and Other Sad Truths. (Le menzogne dell'impero e altre tristi verità), 2002

Giuliano, 2003

Democrazia tradita, 2004

L'invenzione degli Stati Uniti. I padri: Washington, Adams, Jefferson, 2005

Creazione, 2005

Il giudizio di Paride, 2006

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