Biografie di personaggi famosi e storici nato il 19 settembre

Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità nate il 19 settembre

Sommario:

1. Umberto Bossi
2. Italo Calvino
3. Carlo V
4. Sara Di Vaira
5. Carlo Fruttero
6. William Golding
7. Jeremy Irons
8. Mariangela Melato
9. Giuseppe Saragat
10. Franz Schubert
11. Victoria Silvstedt
12. Emil Zatopek

1. Biografia di Umberto Bossi

Nel nome del dio Po
19 settembre 1941

Chi è Umberto Bossi?


Umberto Bossi nasce a Cassano Magnago (Va) il 19 settembre 1941. Sposato con Emanuela e padre di quattro figli, dà il via alla sua carriera politica alla fine degli anni '70 grazie all'incontro, avvenuto all'università di Pavia, con Bruno Salvadori, leader storico dell'Union Valdotaine che lo avvicina ai temi dell'autonomismo. Sul piano dei tanto chiaccherati studi del leader padano (un tormentone che spesso occupa le pagine dei giornali), i dati ufficiali riportano che alle superiori ha frequentato il liceo scientifico e che in seguito abbia intrapreso studi di medicina abbandonati prima della laurea.

Per la precisione il sito Internet del Governo riporta, come qualifica "specializzato in elettronica applicata alla medicina".

Sempre il sito del Governo italiano informa, nella biografia dedicata all'onorevole, che Bossi "nel 1979 entra in contatto con il mondo autonomista dei popoli alpini e ne diventa l'alfiere nelle regioni padane". In seguito, agli inizi degli anni '80, insieme a Giuseppe Leoni e Roberto Maroni, fonda la Lega Lombarda, di cui Bossi viene nominato Segretario. Da quel momento inizia un lungo periodo dedicato alla più fervente politica attiva costellata di comizi, riunioni e programmi, e caratterizzata da un'indefessa opera di proselitismo alla causa autonomista.

Con lavoro paziente e tenace, i convinti padani riescono a raccogliere intorno a sé un nutrito consenso, concretizzatosi soprattutto nelle elezioni del 1987, l'anno della svolta. Infatti, racimolati un bel numero di voti, affluiti ovviamente dalle regioni del Nord, Bossi e i suoi sodali riescono finalmente a varcare la soglia del Parlamento. Umberto Bossi riuscirà poi, unico leghista, ad entrare in Senato guadagnandosi l'appellativo, tuttora usato nei suoi confronti, di "Senatur".

Nel 1989 la Lega Lombarda si trasforma in Lega Nord, grazie all'unione del partito con le leghe delle altre regioni appunto del Nord. Anche in questo caso è Bossi il principale ideatore e propulsore di questo allargamento, osteggiato inizialmente da una vasta frangia dei suoi compagni di partito, ostili ai cambiamenti e diffidenti verso altre realtà politiche. Grazie alla sua fondamentale opera di coesione Bossi è come previsto nominato Segretario Federale, carica che ricopre anche attualmente. Nello stesso anno viene anche eletto al Parlamento Europeo.

Punto fermo della politica portata avanti dal "Senatur" è prima di tutto la cosiddetta "devolution", ossia il trasferimento dal Governo e dall'Amministrazione centrale dello Stato alle Regioni della potestà legislativa in materie di grande rilevanza sociale e individuale quali la sicurezza, la salute, il lavoro e lo studio. A cascata, a fianco di questo progetto, vi è la battaglia contro la burocrazia e il centralismo romano.

Nell'aprile del 1990, con la Lega ormai diventata un vero e proprio partito di massa, Bossi inventa la manifestazione di Pontida che diventerà un appuntamento fisso del popolo leghista. In mezzo a tutta questa serie importante di iniziative, questi sono anche anni che stanno aspettando l'esplosione di Tangentopoli, un evento epocale che vede Bossi inizialmente plaudente e fra i suoi più convinti sostenitori dei pool di magistrati intenti ad indagare sui fenomeni di corruzione. Fra le varie inchieste viene anche sfiorato Bossi in persona e la sua Lega, per una questione collegata a un finanziamento illecito di cento milioni di lire, a quanto pare ricevuti dagli allora dirigenti Montedison. Passata la bufera, è il momento della riscossa.

Dopo sette anni di opposizione al potere politico centrale e a "Roma ladrona", le elezioni del 1992 registrano una vera a propria crescita esponenziale della Lega, che riesce a portare a Roma ben ottanta parlamentari. In quel frangente, fra l'altro, Bossi accetta per la prima volta di entrare personalmente nell'esecutivo (grazie al primo governo Berlusconi), e quindi di insediarsi nell'odiato potere "romano". Ad ogni modo, la passione federalista del "Senatur" non si placa di certo, dunque eccolo, nel giugno del 1995, concorrere alla costituzione del Parlamento Padano che si riunisce per la prima volta a Bagnolo San Vito in provincia di Mantova.

Pochi mesi dopo la Lega provoca la caduta del governo Berlusconi, una manovra che passerà alle cronache con l'appellativo di "ribaltone". Ormai fuori dall'esecutivo e dopo aver provocato un vero e proprio terremoto politico, Bossi dà vita, nel settembre del 1996, alle celebrazioni del "dio Po" (come lo chiama lui), consistenti in rievocazioni di antichi riti padani e nella raccolta, tramite ampolla, dell'acqua di quel fiume portata poi con una staffetta fino a Venezia, allo scopo di essere versata in Laguna a simbolo e testimonianza della "purezza" del Nord.

In seguito, Bossi e Berlusconi hanno sviluppato nuovamente un'intesa, basata su consistenti promesse di "devolution" del politico-imprenditore all'agguerrito federalista. Fatto l'accordo, la Lega, insieme a Forza Italia, consegue lusinghieri risultati nelle elezioni del 13 maggio 2001. Nuovamente al governo con Silvio Berlusconi, dunque, viene conferita al "Senatur" la carica di Ministro per le Riforme Istituzionali.

Nel 2004 si dimette dalla carica di ministro e da quella di deputato, scegliendo di andare a ricoprire il seggio all'Europarlamento di Strasburgo.

Nello stesso anno un ictus cerebrale lo colpisce causando un edema polmonare e un'anossia al cervello; la riabilitazione lo costringe ad una lunga degenza ospedaliera in Svizzera e ad una convalescenza faticosa. Di conseguenza deve interrompere l'attività politica.

Bossi torna sulla scena politica all'inizio del 2005. Nella campagna elettorale del 2006 torna a intervenire nei comizi e negli incontri pubblici, per sostenere i candidati leghisti al Parlamento. Viene eletto deputato tuttavia rifiuta il posto per rimanere al Parlamento europeo.

Dal maggio del 2008 e fino a metà del mese di novembre 2011 è Ministro senza portafoglio per le riforme e il federalismo. Il 5 aprile 2012 rassegna le sue dimissioni da segretario della Lega Nord: a vent'anni esatti dalle elezioni del 1992, ricordate come la prima vera vittoria politica della Lega Nord, il "senatùr" si dimette come conseguenza delle indagini condotte dalla magistratura sul tesoriere del partito (Francesco Belsito) che hanno portato a una presunta distrazione di fondi a favore della famiglia del leader politico.

2. Biografia di Italo Calvino

I sentieri di uno scrittore
15 ottobre 1923
19 settembre 1985

Chi è Italo Calvino?


Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas, presso l'Avana (Cuba). Il padre, Mario, è un agronomo di origine sanremese, che si trova a Cuba per dirigere una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola agraria dopo venti anni passati in Messico. La madre, Evelina Mameli, di Sassari è laureata in scienze naturali e lavora come assistente di botanica all'Università di Pavia.

Nel 1927, Calvino frequenta l'asilo infantile al St. George College, sempre a Cuba. Nello stesso anno nasce suo fratello Floriano, futuro geologo di fama internazionale, mentre nel 1929 frequenta le scuole Valdesi, una volta che la famiglia si trasferisce definitivamente in Italia (Calvino fa anche in tempo, alla fine delle elementari, a diventare Balilla). Nel 1934 supera l'esame per il ginnasio-liceo "G. D. Cassini" e completa la prima parte del suo percorso scolastico.

Il primo contatto con la letteratura avviene all'età di dodici anni, quando gli capita fra le mani il primo ed il secondo "Libro della giungla" di Kipling. E' un amore al primo colpo, una fulminea infatuazione per i mondi esotici, le avventure e per le sensazioni fantastiche che può dare la lettura solitaria di testi trascinanti. Si diletta anche a leggere riviste umoristiche, cosa che lo spinge a disegnare lui stesso vignette e fumetti. In quegli anni si appassiona al cinema, un amore che durerà per tutta la sua adolescenza.

Intanto scoppia la guerra, un evento che segna la fine della sua giovinezza, così come il declino della cosiddetta "belle epoque" in versione sanremese. La sua posizione ideologica è incerta, tra il recupero di una identità locale ed un confuso anarchismo. Tra i sedici ed i venti anni scrive brevi racconti, opere teatrali ed anche poesie ispirandosi a Montale suo poeta prediletto per tutta la vita.

E' nei rapporti personali e nell'amicizia con il compagno di liceo Eugenio Scalfari, invece, che cominciamo a crescere in lui interessi più specificatamente e politici. Attraverso un intenso rapporto epistolare con Scalfari segue il risveglio dell'antifascismo clandestino ed una sorta di orientamento rispetto ai libri da leggere: Huizinga, Montale, Vittorini, Pisacane e così via.

Nel 1941, conseguita la licenza liceale, si iscrive alla Facoltà di Agraria dell'Università di Torino. Dopo la morte di un giovane combattente, chiede ad un amico di presentarlo al Pci; in seguito insieme al fratello si arruola e combatte per venti mesi uno dei più aspri scontri tra partigiani e nazifascisti. E' opinione della critica più accreditata che la sua scelta di aderire al partito comunista non derivò da ideologie personali, ma dal fatto che in quel periodo era la forza più attiva ed organizzata.

Nel frattempo i genitori vengono sequestrati dai tedeschi. Finita la guerra e liberati i genitori, nel 1946 comincia a gravitare attorno alla casa editrice Einaudi, vendendo libri a rate. Su esortazione di Cesare Pavese e del critico Giansiro Ferrata, si dedica alla stesura di un romanzo che conclude negli ultimi giorni di dicembre; è il suo primo libro, "Il sentiero dei nidi di ragno", una ricognizione appunto del periodo bellico e del mondo partigiano.

Sempre più inserito nella casa editrice, presso Einaudi, Italo Calvino si occupa dell'ufficio stampa e di pubblicità stringendo legami di amicizia e di fervido confronto intellettuale con i grandi nomi dell'epoca, presenti e futuri, come Pavese, Vittorini, Natalia Ginzburg, Delio Cantimori, Franco Venturi, Norberto Bobbio e Felice Balbo.

Nel 1948, però, lascia momentaneamente Einaudi per collaborare, in veste di redattore della terza pagina, con l'Unità torinese. Collabora anche al settimanale comunista "Rinascita"; nel 1949 torna da Einaudi ed esce la raccolta "Ultimo viene il corvo", ma rimane inedito il romanzo "Il Bianco Veliero" sul quale Vittorini aveva espresso un giudizio negativo.

Dal 1° gennaio 1950 Calvino viene assunto da Einaudi come redattore stabile: si occupa dell'ufficio stampa e dirige la parte letteraria della nuova collana "Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria". Sarebbero stati proprio Vittorini , Pavese e Calvino, fra l'altro, a creare quei risvolti di copertina che sono diventati uno stile nell'editoria italiana.

Nel 1951 finisce di scrivere un romanzo d'impianto realistico-sociale, "I giovani del Po", che viene pubblicato sulla rivista "Officina" solo negli anni 1957/1958; in estate invece scrive di getto "Il visconte dimezzato". Per una raccolta di lettere su un viaggio fatto nell'Unione Sovietica ("Taccuino di viaggio di Italo Calvino") pubblicata sull'Unità riceve il Premio Saint-Vincent.

Nel 1955 viene promosso dall'Einaudi come dirigente mantenendo questa qualifica fino al giugno 1961; dopo tale data diventa consulente editoriale. Lo stesso anno esce su "Paragone Letteratura", "Il midollo del leone", il primo di una serie di saggi, volti a definire la propria idea di letteratura rispetto alle principali tendenze culturali del tempo.

L'anno seguente (1956) escono "Le fiabe italiane" che consolidano, anche grazie al lusinghiero successo, l'immagine di Italo Calvino come favolista. Il 1956, però, è assai importante per un altro fatto significativo e cruciale nella vita dello scrittore: i fatti di Ungheria, l'invasione della Russia Comunista nell'inquieta Praga, provocano il distacco dello scrittore dal Pci e lo conducono progressivamente a rinunciare ad un diretto impegno politico.

La sua creatività è invece sempre feconda ed inarrestabile, tanto che non si contano le sue collaborazioni su riviste, i suoi scritti e racconti (vince in quegli anni anche il Premio Bagutta), nonché la stesura di alcune canzoni o libretti per opere musicali d'avanguardia come "Allez-hop" dell'amico e sodale Luciano Berio. Insomma, un'attività culturale e artistica a tutto campo.

In questi anni scrive "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante", "Il cavaliere inesistente", "Marcovaldo".

Alla fine degli anni Cinquanta risale anche il soggiorno di sei mesi negli Stati Uniti, coincidenti con la pubblicazione della trilogia "Nostri antenati", mentre appare sul "Menabò" (altra rivista di vaglia di quegli anni), il saggio "Il mare dell'oggettività".

Nel 1964 avviene una svolta fondamentale nella vita privata dello scrittore: si sposa con un'argentina e si trasferisce a Parigi, pur continuando a collaborare con Einaudi. L'anno dopo nasce la sua prima figlia, Giovannea, che gli infonde un senso di personale rinascita ed energia.

Esce nel frattempo il volume "Le Cosmicomiche", a cui segue nel 1967 "Ti con zero", in cui si rivela la sua passione giovanile per le teorie astronomiche e cosmologiche.

Parallelamente, Calvino sviluppa un forte interesse per le tematiche legate alla semiologia e alla decostruzione del testo, tanto che arriva ad adottare procedimenti assai intellettualistici nell'elaborazione dei suoi romanzi, così come succede ad esempio in quel gioco di specchi che è "Se una notte d'inverno un viaggiatore".

L'inclinazione fantastica, costante di tutta l'opera di Calvino, rappresenta comunque la corda più autentica dello scrittore. In molte delle sue opere, infatti, egli infrange una regola ferrea della vita (e di gran parte della letteratura) che vuole da una parte la realtà, dall'altra la finzione. Calvino, invece, spesso mescola i due piani, facendo accadere cose straordinarie e spesso impossibili all'interno di un contesto realistico, senza perdere colpi né sull'uno né sull'altro versante. Una delle sue caratteristiche è quella di saper mantenere nei confronti della materia trattata, un approccio leggero, trattenuto dall'umorismo, smussandone gli aspetti più sconcertanti con un atteggiamento quasi di serena saggezza.

"Eleganza", "leggerezza", "misura", "chiarezza", "razionalità" sono i concetti a cui più usualmente si fa ricorso per definire l'opera di Italo Calvino; in effetti, essi individuano aspetti reali della personalità dello scrittore anche se, al tempo stesso, rischiano di sottovalutarne altri, ugualmente presenti e decisivi.

Gli anni Settanta sono anch'essi ricchissimi di collaborazioni giornalistiche, di scritti ma soprattutto di premi, che colleziona in quantità. Rifiuta il premio Viareggio per "Ti con zero" ma accetta due anni dopo il premio Asti, il premio Feltrinelli e quello dell'accademia dei Lincei, nonché quello della città di Nizza, il Mondello ed altri ancora. In questo periodo un impegno assai importante è rappresentato inoltre dalla direzione della collana Einaudi "Centopagine", nella quale vengono pubblicati, oltre ai classici europei a lui più cari (Stevenson, Conrad, Stendhal, Hoffmann, Balzac e Tolstoj), svariati scrittori minori italiani a cavallo fra '800 e '900.

Intanto viene ultimata la villa di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia, dove Calvino trascorre tutte le estati. Sul piano dell'impegno di scrittura inizia a scrivere nel 1974 sul "Corriere della sera" racconti, resoconti di viaggio ed articoli sulla realtà politica e sociale del paese; la collaborazione dura fino al 1979. Scrive anche per la serie radiofonica "Le interviste impossibili" i "Dialoghi di Montezuma" e "L'uomo di Neanderthal". Nel 1976 tiene conferenze in molte università degli Stati Uniti, mentre i viaggi in Messico e Giappone gli danno spunti per alcuni articoli, che verranno poi ripresi in "Collezioni di sabbia". Riceve a Vienna lo "Staatpreis".

Si trasferisce a Roma nel 1980 in piazza Campo Marzio ad un passo dal Pantheon. Raccoglie nel volume "Una pietra sopra" gli scritti di "Discorsi di letteratura e società" la parte più significativa dei suoi interventi saggistici dal 1955 in poi. Nel 1981 riceve la Legion d'onore. Cura l'ampia raccolta di scritti di Queneau "Segni, cifre e lettere".

Nel 1982 alla Scala di Milano viene rappresentata "La vera storia", opera scritta insieme al già ricordato compositore Luciano Berio. Di quest'anno è anche l'azione musicale "Duo", primo nucleo del futuro "Un re in ascolto", sempre composta in collaborazione con Berio.

Nel 1983 viene nominato per un mese "directeur d'ètudes" all'Ecole des Hautes Etudes. A gennaio tiene una lezione su "Science et metaphore chez Galilèe" e legge in inglese alla New York University la conferenza "Mondo scritto e mondo non scritto". Nel 1985, avendo ricevuto l'incarico di tenere una serie di conferenze negli Stati Uniti (nella prestigiosa Harvard University), prepara le ormai celeberrime "Lezioni Americane", che tuttavia rimarranno incompiute, e saranno edite solo postume nel 1988.

Durante il 1984 in seguito alla crisi aziendale dell'Einaudi decide di passare alla Garzanti presso la quale appaiono "Collezione di sabbia" e "Cosmicomiche vecchie e nuove". Compie dei viaggi in Argentina e a Siviglia dove partecipa ad un convegno sulla letteratura fantastica. Nel 1985 traduce "La canzone del polistirene" di Queneau mentre durante l'estate lavora ad un ciclo di sei conferenze. Il 6 settembre viene colto da ictus a Castiglione della Pescaia.

Ricoverato all'ospedale Santa Maria della Scala di Siena, Italo Calvino muore il 19 settembre 1985, all'età di 61 anni, colpito da un'emorragia celebrale.

Bibliografia essenziale di Italo Calvino

Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
I figli poltroni (1948)
Ultimo viene il corvo (1949)
Taccuini di viaggio in URSS di Italo Calvino (1951)
Il visconte dimezzato (1952)
La formica argentina (1952)
L'entrata in guerra (1954)
La panchina. Opera in un atto (1956)
Fiabe italiane, raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da (1956)
Il barone rampante (1957)
I giovani del Po (1957; in "Officina")
I racconti (1958)
La gran bonaccia delle Antille (1957)
Il cavaliere inesistente (1959)
I nostri antenati (Il cavaliere inesistente; Il visconte dimezzato; Il barone rampante) (1960)
La giornata d'uno scrutatore (1963)
La speculazione edilizia (1963)
Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città (1963)
La nuvola di smog e La formica argentina (1965)
Le cosmicomiche (1965)
Ti con zero (1967)
La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche (1968)
Orlando furioso, di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino con una scelta del poema (1970)
Gli amori difficili (1970)
Le città invisibili (1972)
Il castello dei destini incrociati (1973)
Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979)
Palomar (1983)
Un re in ascolto (1986)

3. Biografia di Carlo V

«Sul mio impero non tramonta mai il sole»
24 febbraio 1500
19 settembre 1558

Chi è Carlo V?


Nacque a Gand, nelle Fiandre, nel 1500, e morì a San Jerónimo de Yuste nel 1558. Carlo discendeva da alcuni dei casati più illustri della nobiltà europea: infatti, era figlio di Filippo d'Asburgo, detto il Bello (perciò nipote dell'Imperatore Massimiliano d'Asburgo) e di Giovanna detta la Pazza (figlia di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia).

Nel 1516, dopo la morte di Ferdinando il Cattolico, Carlo (che, alla morte del padre, nel 1506, aveva già ereditato i Paesi Bassi), divenne re dell'ormai unificato Regno di Spagna, che, da un lato, con il possesso del regno di Napoli, della Sicilia, della Sardegna e delle Isole Baleari, già occupava una posizione centrale nel Mediterraneo; dall'altro, con le recenti conquiste sulle sponde del continente americano, si proiettava verso gli oceani, contendendo ai Portoghesi il dominio delle nuove terre.

Recatosi in Spagna, non riuscì, però, ad ottenere il consenso delle Cortes che, convocate, rivendicarono la loro autonomia, negandogli i crediti richiesti. Nel 1519, allorché morì Massimiliano d'Asburgo, si recò in Germania a porre la propria candidatura alla corona imperiale, lasciando come reggente in Castiglia Adriano di Utrecht. Subito divampò la rivolta, detta dei comuneros; Carlo, ritornato nel 1522, ristabilì l'ordine mostrandosi clemente verso i ribelli e limitandosi a giustiziare i capi principali, ma fu questo il primo segno delle contraddizioni fra interessi regionali e politica europea, che tormentarono tutto il suo regno.

Intanto, nel 1519, nonostante l'opposizione del re di Francia Francesco I, Carlo, comprando gli elettori grazie al prestito di una forte somma di denaro concessagli dai banchieri tedeschi di Augusta Fugger e Welser, era riuscito a farsi incoronare imperatore ad Aquisgrana, con il nome di Carlo V: il suo potere si estendeva, ora, su un immenso territorio, che, oltre all'Impero, comprendeva i possedimenti borgognoni, i possedimenti dinastici degli Asburgo e la corona spagnola, con le colonie americane, per cui si poteva effettivamente dire che il suo era "un impero su cui non tramontava mai il sole" (secondo le sue stesse parole).

Francesco I, re di Francia, che aveva posto senza successo la propria candidatura, reagì all'accerchiamento territoriale in cui si era venuto a trovare da parte di Carlo V con la guerra. Nel 1521 scese in Italia, rivendicando il ducato di Milano, già conquistato da Luigi XII, e iniziando una lotta che, attraverso quattro fasi, terminò solo nel 1544, con il trattato di Crépy, con cui fu raggiunta la pace sulla base dello "status quo".

Di fronte ai problemi sollevati dalla Riforma, la posizione di Carlo fu molto prudente per il timore di urtare i principi tedeschi. Alla dieta di Worms (1521), Lutero, che non aveva ritrattato, fu lasciato libero e di fatto non fu perseguitato nemmeno dopo il bando. Alla dieta di Spira (1526) fu sancita la liceità della confessione luterana sino alle decisioni del successivo concilio; e quando, a una seconda dieta di Spira (1529), Carlo, che si era riconciliato con il pontefice, tentò di risolvere la questione con la forza, le reazioni protestanti (lega di Smalcalda e protesta di Augusta, 1530) lo fecero tornare su una posizione conciliatrice.

Si faceva intanto sempre più grave il problema turco: nel 1534 Khair ad-Din, detto il Barbarossa, tolta Tunisi al re berbero Mulay Hasan, se ne serviva come base per le scorrerie dei suoi pirati. Carlo organizzò una spedizione a cui parteciparono tutti gli Stati europei, esclusa Venezia. Tunisi venne restituita a Mulay Hasan e i pirati subirono una dura sconfitta.

Nel 1545 si era aperto il Concilio di Trento e Carlo si era andato convincendo che era ormai possibile risolvere il problema protestante con la forza. Alleatosi con Maurizio di Sassonia, condusse una campagna sul Danubio, a cui Paolo III partecipò con uomini e mezzi e che si risolse con la vittoria di Muhlberg (1547), in cui fu distrutto l'esercito protestante e molti capi vennero fatti prigionieri. Ma la situazione si capovolse rapidamente e Carlo fu costretto a firmare il trattato di Passavia (1552), con cui vennero liberati i principi protestanti prigionieri e fu ristabilita in Germania la libertà di culto. Stanco delle lunghe lotte, nel 1556 abdicò a favore del figlio Filippo II e del fratello Ferdinando, tra i quali spartì gli enormi domini.

4. Biografia di Sara Di Vaira

19 settembre 1979

Chi è Sara Di Vaira?


Sara Di Vaira nasce il 19 settembre del 1979 a Cecina, in provincia di Livorno. Appassionatasi al ballo sin da piccina dopo aver visto in televisione Heather Parisi e Lorella Cuccarini, fa della danza un vero e proprio lavoro, conquistando tra l'altro gli Slovenia Open e gli Spanish Open.

A partire dal 2006 (anno in cui si classifica seconda nel Campionato Italiano 10 balli dietro Domenico Cannizzaro, e terza nel Campionato Europeo 10 balli e ai Campionati del Mondo) vince per tre anni consecutivi il titolo regionale toscano.

Nel 2009 arriva terza nel campionato italiano e seconda in Coppa del Mondo; entra a far parte, inoltre, del cast di "Ballando con le stelle", programma condotto da Milly Carlucci in onda su Raiuno.

Nella prima edizione a cui partecipa fa coppia con l'attore Maurizio Aiello: i due vengono eliminati in semifinale; l'anno successivo, in coppia con l'attore statunitense Ronn Moss (il Ridge di "Beautiful"), giunge seconda.

Dopo aver saltato l'edizione del 2011, nel 2012 fa coppia con l'ex calciatore Marco Delvecchio, con cui arriva seconda in classifica.

Con Delvecchio, per altro, Sara Di Vaira intraprende anche una relazione sentimentale. Nel 2013, la ballerina viene abbinata in gara al pallavolista Luigi Mastrangelo.

5. Biografia di Carlo Fruttero

19 settembre 1926
15 gennaio 2012

Chi è Carlo Fruttero?


Lo scrittore Carlo Fruttero nasce a Torino il giorno 19 settembre 1926.

Ha svolto per molti anni attività di traduttore prima di incontrare nel 1952 Franco Lucentini e costruire con lui un team di scrittura destinato ad un grande successo di critica e di vendite.

Con la sigla Fruttero & Lucentini, i due hanno firmato collaborazioni giornalistiche, traduzioni e romanzi, soprattutto di genere poliziesco, che hanno riscosso molto successo e pubblico.

Sempre con Lucentini, si è occupato anche di fantascienza, dirigendo dal 1961 al 1986 la collana Urania (Mondadori). Nel 2007 riceve il Premio Chiara alla carriera.

Carlo Fruttero muore a Castiglione della Pescaia il 15 gennaio 2012.

6. Biografia di William Golding

Perspicacia narrativa metaforica
19 settembre 1911
19 giugno 1993

Chi è William Golding?


William Gerald Golding nasce il 19 settembre 1911 a Newquay, Cornovaglia (Regno Unito). Inizia gli studi alla scuola di Marlborough, dove il padre Alec è insegnante di scienze. Dal 1930 studia ad Oxford scienze naturali; dopo due anni passa allo studio della letteratura e della filosofia.

Nell'autunno del 1934 William Golding pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo "Poemi".

Lavora poi per due anni come insegnante in una scuola steineriana a Streatham, zona a sud di Londra; torna a Oxford nel 1937 dove completa gli studi. Si trasferisce poi a Salisbury per insegnare in una scuola elementare; qui conosce Ann Brookfield che sposerà l'anno seguente.

La coppia si trasferisce poi nel Wiltshire, dove Golding inizia ad insegnare alla Bishop Wordsworth's School.

Successivamente Golding si arruola nella Royal Navy: durante la prima parte della guerra presta servizio sia in mare che in un centro di ricerca nel Buckinghamshire. Nel 1943 prende parte alla scorta delle navi dragamine costruite nei cantieri statunitensi e dirette in Inghilterra; partecipa attivamente al supporto navale inglese durante lo sbarco in Normandia e all'invasione di Walcheren.

Lascia la marina nel settembre 1945 per tornare a dedicarsi all'insegnamento. Nel 1946 con la famiglia si trasferisce nuovamente a Salisbury.

Inizia a scrivere un romanzo nel 1952 dal titolo "Strangers from Within"; terminato questo lavoro, spedisce il libro a diversi editori ottenendo però solo risposte negative. Il romanzo viene pubblicato nel 1954 con il titolo "Il signore delle mosche".

A questo romanzo fanno seguito le pubblicazioni di altri due libri e di alcuni testi teatrali. Nel 1958 muore il padre Alec e due anni dopo anche la madre. William Golding abbandona l'insegnamento nel 1962 per dedicarsi completamente alla scrittura.

Negli anni seguenti pubblica diversi romanzi: a partire dal 1968 accusa alcuni problemi nell'attività della scrittura, tanto che e a partire dal 1971 inizia a tenere un diario sulle sue difficoltà fisiche.

Nel 1983 arriva un grande riconoscimento: gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura "per i suoi romanzi i quali, con la perspicacia dell'arte di una narrativa realistica e la diversità e universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo di oggi".

Cinque anni dopo, nel 1988, viene nominato baronetto dalla Regina Elisabetta II.

Sir William Golding muore il 19 giugno 1993 a causa di un attacco cardiaco, dopo che pochi mesi prima gli era stato asportato un melanoma dal volto.

Opere di William Golding:

1954 - Il signore delle mosche (The Lord of the Flies)

1955 - The Inheritors

1956 - La folgore nera (Pincher Martin)

1958 - The Brass Butterfly

1964 - The Spire

1965 - The Hot Gates

1967 - La piramide (The Pyramid)

1971 - The Scorpion God

1979 - L'oscuro visibile (Darkness Visible)

1980 - Riti di passaggio (Rites of Passage)

1982 - A Moving Target

1984 - Gli uomini di carta (The Paper Men)

1987 - Calma di vento (Close Quarters)

1989 - Fuoco sottocoperta (Fire Down Below)

1995 - La doppia voce (The double tongue)

7. Biografia di Jeremy Irons

Grande cinema
19 settembre 1948

Chi è Jeremy Irons?


Jeremy John Irons, o solo Jeremy Irons, com'è noto, nasce a Cowes, nell'Isola di White (Regno Unito) il 19 settembre del 1948. È un importante attore britannico, spesso chiamato ad Hollywood per interpretare al fianco di altrettanti grandi attori statunitensi pellicole di enorme importanza. Con il film "Il mistero Von Bulow" ha vinto il Premio Oscar come miglior attore. La sua voce, chiamata anche in moltissimi documentari di grande lavorazione firmati National Geographic, è considerata tra le migliori di sempre del cinema internazionale.

La sua famiglia appartiene alla piccola borghesia. È figlio di Paul Dugan Irons, che di mestiere fa il ragioniere, mentre sua madre è una casalinga, Barbara Anne Sharpe, originaria dell'Irlanda.

Il giovane Jeremy, che ama la musica prima ancora che il cinema, si diploma nel 1965 alla Sherborne School, nel Dorset. Qui inizialmente si dà da fare come batterista nella band "Four Pillars of Wisdom", tuttavia scopre e comincia ad apprezzare anche più della musica, nella quale non riesce ad eccellere, l'arte della recitazione. Presto allora si iscrive alla Old Vic Theatre School di Bristol.

Il palco dell'ottima scuola accoglie le sue performance più e più volte e Jeremy Irons si esibisce per più di due anni all'Old, come viene chiamato dai più il teatro di Bristol.

Nel 1972 si trasferisce a Londra e viene notato da alcuni agenti dello spettacolo, i quali lo apprezzano nel difficile ruolo di Giovanni Battista, all'interno del musical Godspell, che molto successo ottiene in quel periodo nella capitale del Regno Unito. Ventenne e molto promettente, il rampante Irons prende parte a numerosi programmi e film per la tv inglese, facendosi le ossa e mantenendosi economicamente, senza dover ricorrere a straordinari lavori non proprio esaltanti.

Dalla metà degli anni '80 recita a teatro con la Royal Shakespeare Company, debuttando a Broadway e aggiudicandosi il Tony Award come miglior attore, grazie alla magistrale interpretazione in "La cosa reale" di Tom Stoppard, insieme a Glenn Close.

Intanto però arriva anche il successo cinematografico, già nel 1981. È questo l'anno del suo debutto al cinema con "La donna del Tenente Francese", di Karel Reisz, dove si trova a fianco nientemeno che l'attrice Meryl Streep. La performance del giovane Jeremy Irons è molto apprezzata, una vera sorpresa, e si aggiudica con merito un premio Bafta come Miglior Attore.

A seguire recita in una serie di pellicole di grande successo, forte anche del suo aspetto fisico, che gli fa acquisire ruoli sempre più in grado di esaltarlo sotto ogni punto di vista. È nel cast di "Mission", ad esempio, girato nel 1986, dove interpreta la parte di Padre Gabriel, sotto la direzione di Roland Joffé. Ma va segnalata anche la sua performance nel film "Inseparabili", del 1988, del grande David Cronenberg, dove interpreta la parte di due gemelli ginecologi. Senza togliere "Il mistero Von Bulow", film molto importante del 1990, tratto da una vicenda drammatica e realmente accaduta, la quale gli consegna con merito l'Oscar.

L'anno seguente, Steven Soderbergh lo vuole in "Delitti e segreti", dove interpreta nientemeno che il grande autore praghese Franz Kafka. Nel 1992 lo vediamo ne "Il danno", di Louis Malle, tratto dal romanzo di Josephine Hart. L'anno successivi ritrova Meryl Streep nel celebre "La casa degli spiriti", tratto dal bellissimo romanzo di Isabel Allende.

Dopo "M. Butterfly" di David Cronenberg, si ritrova nei panni del professore alle prese con la giovane e suadente "Lolita", remake d'autore firmato Adrian Lyne, nelle sale nel 1997.

Dalla fine degli anni '90 e per tutto il 2000, recita nei più svariati ruoli, cambiando di volta in volta maschera e dando sempre più prova della sua immensa forza interpretativa, oltre che di un travolgente carisma scenico. Film come "La maschera di Ferro", del 1998, "Callas Forever", del 2002, per la regia di Franco Zeffirelli, ma anche "Casanova", "Eragon" e il folle "Inland Empire - L'impero della mente", di David Lynch, sono solo alcuni dei lavori più interessanti che Jeremy Irons si trova ad affrontare.

Ad aumentare sensibilmente il suo successo è la sua stessa voce, dal timbro ricco e forte, la quale gli schiude le porte di diversi lavori, facendolo diventare uno degli interpreti di audiolibri più ricercati di sempre. Un saggio delle sue qualità è dato anche dal suo doppiaggio a Scar, il personaggio del disneyano "Il Re Leone", che si aggiunge alle sue molte esperienze artistiche.

Da molti anni vive una vita privata lontano dai riflettori, solitamente nella sua casa nell'Oxfordshire. Sposato con l'attrice irlandese Sinead Cusack, sua seconda moglie dopo la breve parentesi con Julie Hallam (al cinema con lui nel celebre "Io ballo da sola" di Bernardo Bertolucci, datato 1996), ha avuto con lei due figli maschi, Samuel e Maximilian, rispettivamente fotografo e attore.

Nel 2008 inoltre, l'attore britannico si affaccia anche in televisione, nelle serie amate dai giovani e non solo. "The Colour of Magic" e "Appaloosa" lo vedono tra i protagonisti, insieme con Ed Harris, Viggo Mortensen e Renée Zellweger.

Nel 2009 prende parte al film "La Pantera Rosa 2" con Steve Martin e Jean Reno. Nel 2011 è lo spagnolo Rodrigo Borgia, poi Papa Alessandro VI, nella miniserie "The Borgias", girata da Neil Jordan.

8. Biografia di Mariangela Melato

Intense esperienze
19 settembre 1941
11 gennaio 2013

Chi è Mariangela Melato?


Mariangela Melato nasce a Milano il giorno 19 settembre 1941. A livello teatrale i primi successi e arrivano nel 1968 con l'"Orlando furioso", di Luca Ronconi. La conferma della sua affermazione arriva pochi anni più tardi con "Alleluia brava gente" (1971), commedia musicale di Garinei e Giovannini.

Affronta interpretazioni e personaggi di grande impegno recitando nelle commedie "Medea" di Euripide (1986), "Fedra" (1987), "Vestire gli ignudi" di Pirandello (1990), "La bisbetica domata" di Shakespeare (1992).

Nel cinema, nella sua lunga carriera, Mariangela Melato ha modo di alternare in modo pregevole ruoli drammatici con altri più classici legati alla commedia all'italiana. Ha lavorato con diversi grandi registi; tra i suoi film ricordiamo "La classe operaia va in paradiso" (1971, di Elio Petri); "Todo modo" (1976, di Elio Petri, ispirato all'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia); "Di che segno sei?" (1975, di Sergio Corbucci, con Paolo Villaggio, Adriano Celentano, Renato Pozzetto, Alberto Sordi); "Caro Michele" (1976, di Mario Monicelli); "Oggetti smarriti" (1979) e "Segreti segreti" (1985), di Giuseppe Bertolucci; "Dimenticare Venezia" (1979) e "Il buon soldato" (1982), di Franco Brusati; "Il pap'occhio" (1980, di Renzo Arbore); "Figlio mio, infinitamente caro" (1985, di Valentino Orsini); "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1972), "Film d'amore e d'anarchia" (1973) e "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" (1974), di Lina Wertmüller (nei film della regista italiana è da ricordare la bravura della coppia Mariangela Melato e Giancarlo Giannini); "Casotto" (1977) e "Mortacci" (1988), di Sergio Citti; "Aiutami a sognare" (1980) di Pupi Avati. Tra le produzioni internazionali ricordiamo la sua interpretazione del Generale Khala nel fantastico "Flash Gordon" (1980).

A partire dagli anni '90 il suo curriculum annovera diverse fiction televisive tra cui "Scandalo" (1990), "Una vita in gioco" (1991), "Due volte vent'anni" (1995), "L'avvocato delle donne" (1997).

L'impegno teatrale di Mariangela Melato continua negli anni con "Il lutto si addice ad Elettra" (1996); "La dame de Chez Maxim" (1998); "Fedra (1999); "Un amore nello specchio" e "Madre Coraggio" (2002); "La Centaura" (2004); "Chi ha paura di Virginia Woolf?" (2005).

Nello stesso periodo per il cinema interpreta "La fine è nota" (1993, di Cristina Comencini); "Panni sporchi" (1999, di Mario Monicelli); "Un uomo perbene" (1999, di Maurizio Zaccaro).

Negli anni 2000, lavora nei film "L'amore probabilmente" (2001, di Giuseppe Bertolucci); "L'amore ritorna" (2004, di Sergio Rubini); "Vieni via con me" (2005, di Carlo Ventura). Per la tv: "Rebecca, la prima moglie" (2008, di Riccardo Milani).

Mariangela Melato si è spenta in una clinica a Roma all'età di 71 anni, il giorno 11 gennaio 2013 a causa di un tumore al pancreas.

9. Biografia di Giuseppe Saragat

Storia d'Italia tessuta ad arte
19 settembre 1898
11 giugno 1988

Chi è Giuseppe Saragat?


Giuseppe Saragat nasce il 19 settembre 1898 a Torino. La famiglia di origine sarda è di stirpe catalana. Aderisce come simpatizzante al neonato partito socialista. Fin da giovane è su posizioni riformiste, la stessa corrente degli storici padri del socialismo nazionale tra cui Filippo Turati, Claudio Treves, Andrea Modigliani, Camillo Prampolini e Ludovico D'Aragona.

Volontario nella prima guerra mondiale prima come soldato semplice e poi come ufficiale viene stato decorato con la croce di guerra.

Nel 1922 si iscrive all'allora Partito Socialista unitario e tre anni dopo entra nella sua direzione.

L'avvento del fascismo e della dittatura mussoliniana vedono il quasi trentenne Saragat collocarsi all'opposizione del nuovo regime ed imboccare la via dell'esilio: prima l'Austria e poi la Francia dove incontrerà e collaborerà con tutti i massimi esponenti dell'antifascismo in esilio: da Giorgio Amendola a Pietro Nenni. È in questo clima e alla luce di molte corrispondenze che gli giungono dalla Spagna, dove è in corso la guerra civile, che matura una profonda avversione per il comunismo sovietico e per ogni sua "propaggine" occidentale. Di converso comincia ad abbracciare il filone socialdemocratico nordeuropeo figlio della II Internazionale.

La posizione saragattiana antisovietica fu assai lungimirante e poi confermata, nell'ultimo decennio del Novecento, dagli stessi avvenimenti storici, ma non altrettanto lungimirante fu l'accettazione acritica delle posizioni secondointernazionaliste che erano state travolte dalla Prima Guerra Mondiale e dal lungo primo dopoguerra che aveva visto, anche a causa della debolezza della sinistra fortemente divisa tra massimalisti leninisti e riformisti socialdemocratici, la genesi e l'instaurarsi in Europa delle dittature fasciste e nazista.

Dopo la caduta di Mussolini Giuseppe Saragat ritorna in Italia e, con Pietro Nenni e Lelio Basso, riunifica tutte le correnti socialiste dando origine al Partito Socialista di Unità Proletaria (Psiup) in cui, come in tutta la tradizione socialista, conviveranno sia le istanze riformiste, sia quelle massimaliste senza trovare, e anche questo fa parte della tradizione del socialismo italiano, un punto di sintesi e di accordo.

Nel II Governo guidato dal demolaburista Ivanoe Bonomi, Saragat è Ministro senza portafoglio.

Nelle elezioni per l'Assemblea Costituente i socialisti sono, con oltre il 20 % dei suffragi, il secondo partito italiano alle spalle della Democrazia Cristiana e superano per pochi voti i comunisti del Pci di Palmiro Togliatti. In quanto seconda forza politica della penisola, al partito del sol dell'avvenire va la presidenza dell'Assemblea Costituente, e Nenni, entrato nel frattempo nel Governo guidato dal democristiano Alcide De Gasperi (Dc), indica Giuseppe Saragat come candidato socialista per ricoprire tale carica e il leader riformista viene eletto con la convergenza di tutti i partiti antifascisti (Dc, Pci, Psiup, Pri, Pd'A, Udn, Pli) che costituivano i governi di unità nazionale.

Ma è proprio in questi mesi che l'ennesima e insanabile rottura tra i due tronconi del socialismo italiano: da un lato il sanguigno e "popolare" Pietro Nenni si batte per una stretta collaborazione con i comunisti (fino a ipotizzare una unificazione dei due partiti della sinistra) e per una scelta neutralista sul piano internazionale, dall'altra parte il colto e raffinato Giuseppe Saragat, che si ispira ai modelli scandinavi, si oppone strenuamente a tale ipotesi.

Le fratture in casa socialista, seguendo la peggiore tradizione, sono sempre insanabili e nel gennaio 1947 Giuseppe Saragat abbandona il Psiup con gli uomini a lui fedeli e dà vita ad un partito socialista moderato e riformista (che sarà per anni l'unico referente italiano del rinato Internazionale Socialista), il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (Psli). Tale partito pochi anni dopo, con l'unificazione con la piccola pattuglia dei membri del Partito Socialista Unificato (Psu) dell'ex ministro Giuseppe Romita, assumerà definitivamente il nome di Partito Socialista Democratico Italiano (Psdi) di cui Giuseppe Saragat sarà unico leader.

Il partito socialdemocratico assumerà ben presto posizioni molto moderate e filoatlantiche in contrasto con tutti gli altri partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti d'Europa. Su 115 deputati socialisti eletti nel 1946 ben 52 se ne vanno con Saragat che, pur non riuscendo mai a conquistare il cuore della "base" socialista riuscirà a portare nella sua orbita sindacalisti, giornalisti e intellettuali che ritorneranno nel Psi solo nella seconda metà degli anni '60: in questa fase di fine anni '40 il movimento socialista si trovava in una peculiare e paradossale situazione per cui Nenni e il Psi avevano i voti e i militanti, Saragat e il Psdi la classe dirigente e i quadri intermedi.

Simultaneamente all'assunzione della guida della nuova creatura politica, Saragat abbandona la guida di Montecitorio alla cui presidenza viene eletto il comunista Umberto Terracini a cui spetterà l'onore di tenere a battesimo, insieme al Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, al Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi (Dc) ed al Guardasigilli Giuseppe Grassi (Pli), la nostra Costituzione repubblicana.

Nella primavera del 1947 De Gasperi si reca negli Usa ed al rientro estromette comunisti e socialisti dal governo varando una formula di governo quadripartito centrista composta, oltre che dalla Dc, dai repubblicani di Pacciardi (Pri), dai liberali di Einaudi (Pli) e dai socialdemocratici di Saragat (Psli) che assumerà la Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri.

È la svolta moderata nella politica italiana che verrà confermata dalle urne il 18 aprile 1948 quando al Democrazia Cristiana sconfiggerà duramente con il 48,8 % dei voti, il Fronte Democratico Popolare, la lista unitaria della sinistra composta, per volontà di Nenni, dal Pci, dal Psi e da alcuni ex esponenti del Partito d'Azione, che si fermerà ad uno scarso 32 % dei consensi. In questa competizione elettorale Giuseppe Saragat si presenterà alla guida di una lista, composta dal suo Psli e da alcuni ex membri del Partito d'Azione che non avevano aderito al tandem Togliatti-Nenni, con il nome di Unità Socialista conquistando un eccellente 7 % di voti: è questo il più alto risultato mai conseguito dai socialisti riformisti.

Durante la prima legislatura i saragattiani, contro i quali si scateneranno l'ira e le accuse di tradimento della classe operaia dei comunisti, parteciperanno ai governi egemonizzati dalla Dc, ricoprendo, al pari delle altre forze laiche (Pli e Pri) un ruolo di comprimari, tanto che nel nuovo governo (De Gasperi 1948) Saragat sarà solo Ministro della Marina Mercantile.

Le elezioni del 1953 vedono la sconfitta del quadripartito centrista che, pur conservando la maggioranza numerica in Parlamento, non la mantenne nel Paese e, soprattutto, non riuscirono a far scattare il meccanismo elettorale pseudomaggioritario (la cosiddetta "legge truffa"). Saragat ed il Psdi furono duramente sconfitti ("cinismo cinico e baro" come disse lo stesso leader socialdemocratico) e il partito entrò in ruolo secondario nel panorama politico e partitico nazionale da cui non è mai più uscito.

Saragat fu uno dei sostenitori dell'apertura ai socialisti di Nenni che dopo i fatti d'Ungheria del 1956, avevano abbandonato l'opzione frontista con i comunisti di Togliatti. Prima Fanfani e poi Aldo Moro guideranno governi di centrosinistra a partire dai primi anni '60. Nel periodo 1966-69 si assisterà alla temporanea riunificazione dei due partiti socialisti, il Psu (Psi-Psdi Partito Socialista Unificati) con due cosegretari (Francesco De Martino e Mario Tanassi), ma con scarsi risultati elettorali (alle elezioni politiche del 1968 il Psu ebbe molti meno voti di quelli che avevano avuto 5 anni prima Psi e Psdi presentatisi separatamente).

Dopo essere stato Vicepresidente del Consiglio dei Ministri nei Governi Scelba (1954) e Segni (1955), Saragat fu Ministro degli Esteri nel I e II Governo Moro (1963, 1964) di centrosinistra. Nel 1964, dopo le dimissioni anticipate de Presidente della Repubblica Antonio Segni (Dc), una vasta coalizione di parlamentari di sinistra su indicazione di Giorgio Amendola (Pci) e di Ugo La Malfa (Pri) votava per Giuseppe Saragat come nuovo Capo dello Stato che, con i voti dei Grandi elettori di Pci, Psi, Psdi, Pri e buona parte della Dc (che aveva visto "bruciarsi" sia il suo candidato ufficiale Giovanni Leone) era il primo socialista a insediarsi al Quirinale.

Leit-motiv della sua presidenza fu la Resistenza e la volontà di attivarsi sempre per la costituzione di governi di centro-sinistra. Gli anni della presidenza Saragat furono caratterizzati dall'inizio del terrorismo e dalla contestazione del 1968. Nel 1971 il democristiano Giovani Leone succede a Giuseppe Saragat (il quale auspicava ad una rielezione) nella carica di Presidente della Repubblica Italiana. Pochi altri uomini politici (Togliatti e Spadolini) seppero coniugare l'azione politica con l'impegno culturale come Saragat.

Il leader socialdemocratico si è spento a Roma il giorno 11 giugno 1988: toccanti furono le parole dedicategli sull'organo ufficiale del Pci, l'Unità, da uno dei suoi grandi avversari comunisti, Giancarlo Pajetta, che tirò un rigo sulle polemiche di quasi un cinquantennio prima, affermando: "Oggi è morto un compagno!".

10. Biografia di Franz Schubert

Vienna romantica
31 gennaio 1797
19 settembre 1828

Chi è Franz Schubert?


Franz Peter Schubert nasce il 31 gennaio 1797 a Lichtental un sobborgo di Vienna: la casa di Nussdorfer Strasse, all'insegna del Gambero rosso (Zum roten Krebsen), è oggi adibita a museo.

Schubert è il quarto di cinque figli; il padre, maestro di scuola e violoncellista dilettante sarà il primo insegnante del giovane Franz Schubert.

Il fututo compositore studia canto, organo, pianoforte e armonia guidato da Michael Holzer, organista e maestro del coro parrocchiale di Lichtental.

Nel 1808 Schubert diviene cantore nella cappella di corte e, dopo aver vinto una borsa di studio, riesce ad entrare nell'imperialregio Stadtkonvikt di Vienna compiendo studi regolari e perfezionando la propria preparazione musicale sotto la guida dell'organista di corte Wenzel Ruczicka, e del compositore di corte Antonio Salieri.

Le prime composizioni sono quartetti e risalgono agli anni 1811-1812; vengono scritte per essere eseguite nell'ambito familiare.

Nel 1813 Franz Schubert abbandona gli studi per diventare assistente del padre presso la scuola in cui insegna. L'anno successivo incontra la poesia di Goethe che sarà la fonte di massima ispirazione per i suoi Lied fino alla morte.

Nel 1815 Schubert scrive il "Erlkönig"; alla fine del 1816 si contano già oltre 500 Lieder per voce e pianoforte. Con il sostegno di Franz von Schober e di alcuni amici, che lo finanzieranno per tutta la vita, nel 1816 lascia la famiglia ed il lavoro presso la scuola del padre.

Del gruppo degli amici e sostenitori fanno parte, fra gli altri, l'avvocato ed ex-violinista Joseph von Spaun, il poeta Johann Mayrhofer, i pittori Leopold Kupelwieser e Moritz von Schwind, il pianista Anselm Hüttenbrenner, Anna Frölich e Michael Vogl, il cantante dell'opera di corte che farà conoscere i Lieder composti da Schubert.

Franz Schubert muore prematuramente, a causa di una malattia venerea (contratta durante il soggiorno presso la residenza estiva del conte Esterházy in Cecoslovacchia), il 19 settembre 1828 a Vienna, a soli 31 anni.

11. Biografia di Victoria Silvstedt

Bomba svedese
19 settembre 1974

Chi è Victoria Silvstedt?


Victoria Silvstedt, un nome difficile per una modella che una volta vista non ha più bisogno di presentazioni. Emblema della donna teutonica, Victoria è infatti nata in Svezia il 19 settembre del 1974 a Skelleftea, un paesino molto vicino al circolo polare artico. Cresciuta in una modesta famiglia composta dai genitori, una sorella, un fratellino e due bellissimi cavalli, ha sempre praticato diversi sport, fra i quali spicca in modo particolare lo sci, di cui è una vera cultrice.

Data però l'eccezionale bellezza che Victoria crescendo si è trovata a gestire, il naturale sbocco della sua vita non poteva essere che quello di finire su una passerella, anche se a dire il vero la bionda teutonica non ha propriamente le fattezze di una modella. Appesi gli sci al chiodo, inizia a fare servizi fotografici, si butta nel mondo dello spettacolo e per farsi conoscere si iscrive al solito concorso di bellezza. Non poteva certo non vincerlo.

A soli 18 anni, dopo aver debitamente superato le selezioni per "Miss Svezia", eccola rappresentare la sua nazione in "Miss World Pageant"; era il 1993.

Completati gli studi era pronta a lasciare il suo paesino per realizzare le ambizioni che covava da tempo. Il desiderio è quello di essere conosciuta e ammirata, complice quel pizzico di egocentrismo che l'ha sempre accompagnata. Visti i presupposti, c'è solo un "marchio" che può garantirle un lancio ed una visibilità immediata, quello del coniglietto più famoso del mondo: Playboy. Victoria offre generosamente il suo corpo da infarto per alcuni memorabili scatti. E' dapprima "Miss Dicembre 1996" e poi "Playmate" dell'anno 1997.

Il gioco è fatto e di lì a poco è non solo ospite di numerose trasmissioni televisive in tutto il mondo, ma prende anche parte ad alcuni film e telefilm tra i quali "Melrose Place", "The indipendent" e "BasketBall", per non dimenticare quelli girati a casa nostra, fra cui "BodyGuards" (insieme a Cristian De Sica con la regia di Neri Parenti) e la serie tv "Maresciallo Colombo in gondola" per la regia di una vecchia volpe dello schermo come Carlo Vanzina.

Diventata una celebrità nel nostro paese, le sue apparizioni in show, feste, incontri, film eccetera, non si contano più. E' apparsa ovviamente anche in vari spettacoli televisivi, tra i quali sono rimaste celebri le sue apparizioni letteralmente mozzafiato a "Fenomeni", che mettevano in crisi la peste Piero Chiambretti, costretto a sudare di fronte a tanta statuaria bellezza. Ha poi preso parte anche a trasmissioni come "Fuego", "Scommettiamo Che" ed è stata Guest Host a Milano per il "Galà della Pubblicità".

Intanto, si è impegnata anche nel canto, incidendo alcuni singoli. Il risultato? Due dischi d'oro per "Hallo Hey" e "Rocksteady Love", brani che hanno sfondato principalmente in Europa, riscontrando minor successo in Italia.

Sull'onda di questo clamoroso successo la bella Victoria non disdice l'idea di entrare nelle case di tutti gli italiani con un bel calendario confezionato su misura: realizza nella splendida location dell'isola di Cavallo (Corsica) un memorabile calendario che ha venduto decine di migliaia di copie.

Nel 2002 ha girato il film comico "Boat Trip" con Cuba Gooding Junior, Roger Moore e Horatio Sanz. Nella splendida cornice dei Caraibi Victoria interpreta la capitana della squadra nazionale svedese di nuoto, che viene salvata da un naufragio al largo delle coste del Messico.

Nell'ottobre dello stesso anno, sulla scia del successo precedente, si è recata nella splendida cornice del deserto del Sinai in Egitto per realizzare il suo nuovo calendario ufficiale 2003.

Nel marzo 2003 è ritornata in Italia ospite della trasmissione condotta da Simona Ventura: "La Grande Notte".

Spesso ospite sempre di Simona Ventura in "Quelli che il calcio" ha continuato senza mai stancarsi a posare per i più svariati fotografi, sempre ricercatissima da riviste e tabloid.

Nel mese di luglio 2007 gira un film per la regia di Claudio Risi in coppia con Massimo Boldi ed Anna Maria Barbera dal titolo "Matrimonio alle Bahamas". Poi lavora per la tv francese TF1 per 300 puntate dell'edizione transalpina de "La Roue de la Fortune". Questa esperienza riporta Victoria Silvstedt in Italia per partecipare all'edizione italiana - "La ruota della fortuna" - che dopo essere stata condotta per tanti anni da Mike Bongiorno, ritorna su Italia Uno condotta da Enrico Papi.

12. Biografia di Emil Zatopek

La locomotiva umana
19 settembre 1922
21 novembre 2000

Chi è Emil Zatopek?


Correva con la testa piegata all'indietro, i gomiti vicini al corpo, una smorfia di sofferenza stampata sul viso: il suo stile era quanto di più lontano dall'armonia di un bel gesto atletico, ma la sua resistenza e la sua corsa erano quelle di un gigante. Emil Zatopek è stato l'uomo simbolo dei Giochi Olimpici di Helsinki 1952, dove in un grande spettacolo sportivo compì un impresa leggendaria vincendo nell'arco di una settimana 3 medaglie d'oro: nei 5.000 metri, nei 10.000 metri e nella maratona.

Era il 27 luglio quando lungo i viali alberati di Helsinki, nella patria di Paavo Nurmi, maratoneta nove volte campione olimpico finlandese, si correva la maratona che vedeva favorito l'inglese Jim Peters, detentore del record mondiale. Zatopek era al suo esordio assoluto sulla distanza dei 42 chilometri e la sua strategia di gara era semplice: seguire il più possibile la tattica di Peters, esperto in materia. Il britannico impose un ritmo altissimo alla corsa, Zatopek gli rimase ostinatamente incollato, parlottando ogni tanto con lui per chiedere se il ritmo fosse adeguato. Peters non terminò la corsa, forse stremato dal ritmo forsennato da lui stesso imposto. Zatopek concluse la gara con una delle sue straordinarie accelerazioni, entrando nello stadio olimpico in perfetta solitudine, accolto dall'ovazione della folla.

L'impresa fece il giro del mondo e conferì a Emil Zatopek la popolarità universale che gli valse il soprannome di Locomotiva umana.

Nello stesso giorno in cui Emil vinse la maratona, sulla pedana del lancio del giavellotto la moglie Dana Ingrova si imponeva sulle avversarie.

Emil Zatopek nasce il 19 settembre 1922 a Koprivinice, Cecoslovacchia, nella regione della Moravia. Cresce in una famiglia numerosa e umile, sostenuta dal padre di mestiere calzolaio. Emil lavora come operaio in una fabbrica di scarpe quando in una gara sociale organizzata dal suo datore di lavoro, appassionato di sport, arriva secondo, senza alcuna esperienza ne allenamento. Capisce di avere una predisposizione e un talento particolare per la corsa e anche se può sembrare tardi, all'età di vent'anni, inizia a coltivarlo nei ritagli di tempo: corre di sera dopo il lavoro, oppure di mattina e anche di notte, come permettono i turni in fabbrica. Arruolato durante la seconda guerra mondiale, è in questa circostanza che Zatopek si dedica totalmente alla disciplina sportiva, mettendo a punto programmi di allenamento duri e intensi, correndo almeno quattro ore al giorno su qualsiasi tipo di terreno. Il suo segreto forse è stato proprio quello di unire alla sua straordinaria capacità fisica, e alla sua ferrea volontà, carichi di lavoro sovrumani e massacranti. Il suo motto era "la corsa come abitudine".

Zatopek fu anche precursore del cosiddetto interval-training che consiste nella ripetuta serie di 400 metri, interrotti da 200 metri di recupero. Talvolta in gara applicava la stessa tattica piazzando continui cambi di ritmo per stroncare gli avversari nel corso della prova. Ancora oggi questo metodo è alla base della preparazione atletica dei mezzofondisti.

Il nome di Emil Zatopek si segnala per la prima volta agli Europei di Oslo del 1946: ottiene il quinto posto nella finale dei 5000. Vince poi nello stesso anno la gara dei 10.000, ai giochi interalleati di Berlino. Due anni dopo, alle Olimpiadi di Londra del 1948, conquista l'oro nei 10.000 (staccando il secondo arrivato di quasi un minuto) e l'argento nei 5.000. Da qui in avanti Zatopek sarà sempre uno degli avversari più temuti, macinerà risultati su risultati fino al 1954, restando imbattuto per sette anni e 38 gare. E' proprio nel 1954 che Zatopek ottiene i suoi ultimi due primati del mondo, con un'impresa non meno leggendaria di quella confezionata ai Giochi di Helsinki: nel giro di 48 ore porta il limite dei 5.000 a 13'57"2 e quello dei 10.000 a 28'54"2 (primo corridore di sempre a vincere i 10.000 in meno di mezz'ora).

Ai Giochi Olimpici di Melbourne 1956, ormai 34enne e provato da una carriera estenuante, concluderà la maratona solo al sesto posto.

Il suo carisma e la sua volontà sono stati forti quanto i suoi polmoni e le sue gambe: quando la squadra ceca atterrò a Helsinki nel 1952 lui non c'era. Zatopek aveva ingaggiato da tempo un duro braccio di ferro con la sua federazione. La spartizione del mondo in due grandi blocchi sancita da Roosevelt, Churchill e Stalin nei vertici di Teheran e Yalta, aveva portato la Cecoslovacchia entro l'orbita d'influenza dell'Unione Sovietica. Sebbene fosse iscritto al partito, Zatopek non approvava la politica di escludere dalle selezioni olimpiche gli atleti sospettati di simpatie anti-comuniste. Così quando seppe che il suo amico e compagno di squadra Sebastian Jungwirth non avrebbe potuto unirsi alla squadra e coronare il proprio sogno di sportivo, perché figlio di un dissidente, anche Emil, il miglior atleta ceco, rinunciò alla convocazione.

I dirigenti federali fecero allora retromarcia e sia Zatopek che Jungwirth raggiunsero il ritiro ceco con tre giorni di ritardo. Dopo l'apice della sua carriera sportiva, sia Emil che la moglie divennero figure di spicco della dissidenza cecoslovacca e furono tra i firmatari del manifesto di Alexander Dubcek, eroe della Primavera di Praga (1968). Dopo l'intervento militare sovietico che pose fine al movimento, anche Zatopek pagò cara la propria indipendenza di pensiero: espulso dalle fila dell'esercito fu costretto a lasciare la capitale e venne confinato tra le montagne della sua terra d'origine. Sopravvisse lavorando come addetto ad una stazione di servizio e poi come minatore. Nella metà degli anni '70 Zatopek divenne consulente e traduttore del ministero dello sport, ma è solo dopo il 1989, con il crollo del regime comunista, che Zatopek riacquistò la grande dignità nazionale che meritava.

Personaggio nella vita allegro e gioviale, sempre disponibile, Emil Zatopek si è definitivamente ritirato dal mondo sportivo nel 1982, per vivere a Praga insieme alla moglie Dana, che l'ha assistito fino al giorno della sua morte avvenuta il 21 novembre 2000.

Il 22 ottobre 2002 nei Giardini del Museo Olimpico di Losanna, in Svizzera, a lui è stata dedicata una statua celebrativa in bronzo.

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