Biografie di personaggi famosi e storici nato il 4 ottobre

Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità nate il 4 ottobre

Sommario:

1. Ignazio Boschetto
2. Alberto Caracciolo
3. Francesco Crispi
4. Glenn Gould
5. Charlton Heston
6. Janis Joplin
7. Buster Keaton
8. Max Planck
9. Rembrandt
10. Susan Sarandon
11. Liev Schreiber
12. Luis Sepulveda
13. Alicia Silverstone
14. Micky Ward

1. Biografia di Ignazio Boschetto

4 ottobre 1994

Chi è Ignazio Boschetto?


Il Volo, gruppo musicale composto da Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto e Piero Barone, nasce in seguito alla partecipazione - nel 2009 - dei tre ragazzi alla trasmissione "Ti lascio una canzone" condotta su Rai1 da Antonella Clerici. Nel corso del programma, Gianluca, Ignazio e Piero si presentano come solisti, ma in seguito cantano in trio: per questo vengono subito soprannominati "i tre tenorini".

Concluso il programma, il trio sottoscrive un accordo con l'etichetta Geffen Records relativo alla pubblicazione di un disco sul mercato internazionale. Con il nome de "Il Tryo" il gruppo prende parte alla registrazione della canzone "We are the world 25 for Haiti", che viene incisa nel febbraio del 2010 per sostenere la raccolta fondi a favore delle popolazioni di Haiti colpite dal terremoto.
Il primo disco

Dopo essere salito sul palco dell'Ariston in occasione della 60esima edizione del "Festival di Sanremo" (2010), il gruppo, con il nome de "Il Volo", pubblica il suo primo disco, prodotto da Tony Renis e Humberto Gatica e intitolato, appunto, "Il Volo". L'esordio discografico, che vede la collaborazione di Diane Warren, avviene in Italia il 30 novembre del 2010: l'album conquista anche il disco di platino della Fimi, e nel maggio del 2011 viene pubblicato negli Stati Uniti.

Il successo internazionale

In questo periodo Il Volo è protagonista di diverse apparizioni in televisione: in particolare a far conoscere il trio al pubblico americano è l'esibizione dal vivo avvenuta durante una puntata di "American Idol". Mentre "Il Volo" entra in top ten in Vallonia, nei Paesi Bassi e in Francia, e in Austria raggiunge addirittura il primo posto della graduatoria dei dischi più venduti, un'edizione in lingua spagnola dell'album ottiene il disco di platino in Messico, il doppio disco di platino in Venezuela, il disco d'oro a Portorico e in Colombia e il RIAA Latin Gold Award negli Usa.

Il trio si fa conoscere in tutto il mondo, con un tour promozionale che tocca anche l'Asia, tra la Malesia, Taiwan e Singapore, e addirittura l'Oceania, giungendo in Australia e in Nuova Zelanda.
I primi riconoscimenti

Nel mese di settembre del 2011 Il Volo è protagonista di un breve cameo nell'episodio conclusivo di "Entourage", serie tv trasmessa dalla HBO, e riceve due candidature ai Latin Grammy Awards per le categorie Best Pop Album by a Duo or Group with Vocal e Best New Artist.

Poco dopo, Il Volo intraprende il suo primo tour in Nord America, con diverse date tra il Canada e gli Stati Uniti: a Detroit il gruppo registra uno speciale, intitolato "Il Volo takes flight", per la PBS, emittente pubblica americana, con l'accompagnamento di un'orchestra di 49 elementi diretti da Steven Mercurio. Dopo un tour di tredici date in Europa, nel febbraio del 2012 il terzetto pubblica "Il Volo takes flight - Live from the Detroit Opera House", un cd/dvd tratto dallo speciale della PBS: il disco arriva al primo posto nella Billboard Classical Albums americana e conquista il disco d'oro in Messico, in Brasile e in Venezuela.

Poco dopo prende il via il primo tour nell'America del Sud de Il Volo, cui segue un'altra tournée negli Usa e in Canada. In autunno, il gruppo accompagna Barbra Streisand nel suo tour "Back to Brooklyn": tra i duetti più amati dal pubblico, "Un amore così grande" e "Make our garden grow".
We are love

Alla fine del 2012 viene dato alle stampe l'album "We are love", che vede la partecipazione di Eros Ramazzotti e di Placido Domingo, e che pochi mesi dopo viene ristampato negli Usa con il titolo di "We are love Special Edition": in questo disco non ci sono solo cover di classici, a differenza di quanto accadeva ne "Il Volo", ma soprattutto pezzi inediti, cui hanno collaborato anche Edgar Cortazar e Luis Bacalov.

Quest'ultimo, in particolare, è l'autore delle musiche di "Luna nascosta", canzone che rappresenta il tema principale della colonna sonora di "Hidden moon". Dopo aver preso parte all'80th Annual Christmas at Rockefeller Center Tree Lighting a New York, in diretta sulla NBC, Il Volo partecipa anche al Nobel Peace Prize Concert per la consegna del premio Nobel per la pace all'Unione Europea a Oslo.
Gli anni successivi

Nel 2013 il gruppo viene candidato nella categoria Latin Pop Album Artists of the Year, Due or Group ai Billboard Latin Music Awards; poche settimane dopo realizza due nuovi speciali per la PBS, registrati a Miami con la partecipazione di Belinda: il primo si chiama "We are love", mentre il secondo è intitolato "Buon Natale" (verrà trasmesso in occasione delle festività natalizie di quell'anno), e da entrambi verranno estratti due cd/dvd, rispettivamente "We are love - Live from the Fillmore Miami Beach at Jackie Gleason Theater" e "Buon Natale - Live from the Fillmore Miami Beach at Jackie Gleason Theater".

A maggio il gruppo dà alle stampe "Màs que amor", versione di "We are love" per il Sud America, mentre a ottobre esce "Buon Natale - The Christmas Album", con all'interno due brani in latino e le canzoni natalizie americane più famose.

Nel 2014 Il Volo ottiene ancora due nomination ai Billboard Latin Music Awards, questa volta nelle categorie Latin Pop Albums Artist of the Year, Duo or Group (vincendo) e Top Latin Albums Artist of the Year, Duo or Group. Nel corso dell'evento, inoltre, si aggiudica il riconoscimento El Pulso Social, destinato all'artista che nel corso della premiazione ha ricevuto maggiori attenzioni sui social network.

Il 14 dicembre del 2014 Carlo Conti annuncia in diretta su Rai 1 che i ragazzi de Il Volo saranno tra i concorrenti della categoria Big del "Festival di Sanremo" del 2015, dove proporranno il brano "Grande amore". Nella serata finale del 14 febbraio la canzone vince aggiudicandosi il 65° Festival della canzone italiana.

2. Biografia di Alberto Caracciolo

La Filosofia, la Religione, la Poesia
22 gennaio 1918
4 ottobre 1990

Chi è Alberto Caracciolo?


Nato il 22 gennaio 1918 a San Pietro di Morubio(VR), dove il padre Ferdinando era medico condotto, ad appena tre anni perse la madre, ma ebbe nel padre

una guida affettuosa, un esempio di rettitudine e di generosità. Compì gli studi liceali a Verona e frequentò l'Università a Pavia, come alunno del Collegio Ghislieri. Qui conobbe il futuro martire della Resistenza, Teresio Olivelli col quale collaborò, scrivendo per i Quaderni del "Ribelle", e del quale stese, per incarico del Rettore e degli amici del Ghislieri, una significativa biografia.

Alberto Caracciolo iniziò già nel 1940 la carriera di insegnante di italiano e latino nei licei: fu prima a Pavia, poi a Lodi e Brescia.

Nel 1951, ottenuta la libera docenza in Estetica, fu chiamato all'Università di Genova, dove percorse la sua lunga e prestigiosa carriera accademica: docente inizialmente di Estetica, vinse la prima cattedra in Italia di Filosofia della Religione, per passare infine alla cattedra di Teoretica. Queste tre prospettive e questi tre ambiti di ricerca corrispondono a tre momenti fondamentali dello sviluppo della sua ricca riflessione scientifica.

Nel campo estetico si è confrontato soprattutto con il pensiero di Croce, Kant e Heidegger, elaborando una sua autonoma prospettiva, il cui tema di fondo è l'idea della verità nel dominio del poetico; nell'ambito della filosofia della religione si è inserito con originalità nella linea del liberalismo religioso; alla luce di questo orientamento di pensiero ha proposto una visione del Religioso come struttura costitutiva della coscienza; nel campo più propriamente teoretico, colloquiando in particolare con Leopardi, Kant, Jaspers e Heidegger, ha ripensato l'esistenza umana nell'orizzonte del nichilismo, e ha offerto di quest'ultimo un'interpretazione originale e profonda.

Importante anche la sua opera di organizzatore di cultura come attestano: i seminari dedicati a "Musica e Filosofia"(in collaborazione con il Teatro Carlo Felice di Genova), e ai "Problemi del linguaggio teatrale"(in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova); i tre Convegni su "L'esperienza dell'assenza di Dio nella cultura moderna", "Anima bella e moi haïssable", "Il problema della sofferenza inutile"(sponsorizzati dalla Fritz-Thyssen-Stiftung); le molte conferenze programmate in collaborazione con il Goethe-Institut di Genova e con l'Istituto di Filosofia dell'Università.

Il suo pensiero e la sua opera occupano una posizione singolare nel panorama della filosofia italiana della seconda metà del Novecento; singolare come la sua personalità fine e schiva, umanamente mite e aperta, ma fortissima nella difesa della libertà del pensiero e dell'autonomia dell'insegnamento, aliena da ogni cedimento alla seduzione della moda e degli ismi dominanti, fedele a una concezione severa della vita. Lavorò fin che lo colse di notte, improvvisa, la morte il 4 ottobre 1990, non molto dopo aver stilato il suo ultimo appunto: "Dal 4 ottobre '90 letture e appunti per un progetto di ricerca sul tema dell'uguaglianza".

Opere:

Teresio Olivelli. Biografia di un martire, Brescia 1947 (nuova ed.1975); L'estetica di Benedetto Croce nel suo svolgimento e nei suoi limiti, Torino 1948(ed.successive: L'estetica e la religione di Benedetto Croce, Arona 1958, Genova,1988); Scritti di estetica, Brescia 1949; Etica e trascendenza, Brescia 1950; Arte e pensiero nelle loro istanze metafisiche. I problemi della "Critica del giudizio", Milano 1953(nuova ed.Studi kantiani, Napoli 1995); La persona e il tempo, Arona 1955; Saggi filosofici, Genova 1955; Studi jaspersiani, Milano 1958; La religione come struttura e come modo autonomo della coscienza, Milano 1965(nuova ed.Genova 2000); Arte e linguaggio, Milano 1970; Religione ed eticità, Napoli 1971(nuova ed.Genova 1999); Karl Löwith, Napoli 1974(nuova ed.Brescia 1997); Pensiero contemporaneo e nichilismo, Napoli 1976; Nichilismo ed etica, Genova 1983,2002(nuova ed.); Studi heideggeriani, Genova 1989; Nulla religioso e imperativo dell'eterno, Genova 1990.

Opere postume: Politica e autobiografia, Brescia 1993; Leopardi e il nichilismo, Milano 1994; La virtù e il corso del mondo. Lezioni anno accademico 1975-76, Alessandria 2002. E' in corso, presso la Morcelliana, la pubblicazione dell'Opera omnia in 5 voll., di cui finora è apparso il primo.

Traduzioni dal tedesco:

E.Troeltsch, L'assolutezza del Cristianesimo e la storia delle religioni, Napoli 1968; e in collaborazione con Maria Perotti Caracciolo: A.Lang, Introduzione alla filosofia della religione, Brescia 1959-1969; M.Heidegger, In cammino verso il Linguaggio, Milano 1973-1979-1990; W.F.Otto, Theophania.Lo spirito della religione greca antica, Genova 1983.

Nel '72 ha partecipato alla trasmissione radiofonica "Parlano i filosofi italiani", presentando una breve sintesi del suo pensiero (v.pp.497-502 in: AA.VV., La filosofia dal '45 ad oggi. A cura di Valerio Verra. ERI, Edizioni RAI, Radiotelevisione Italiana,1976).

3. Biografia di Francesco Crispi

Il grande sogno di una nazione
4 ottobre 1818
12 agosto 1901

Chi è Francesco Crispi?


Francesco Crispi nasce a Ribera (Agrigento) il 4 ottobre 1818. I suoi genitori sono Tommaso Crispi, un commerciante di granaglie che ha anche ricoperto la carica di sindaco di Ribera per due volte, e Giuseppina Genova. Francesco, alla nascita, viene battezzato con rito greco secondo le tradizioni della Santa Chiesa Orientale, perché per linea paterna discende da una famiglia di origine albanese; il nonno paterno, infatti, è un prete della Chiesa cattolica italo-greca, mentre lo zio Giuseppe è un vescovo e rettore di un seminario greco-albanese.

Francesco trascorre un'infanzia serena in Sicilia, a Ribera, con i suoi genitori. E' un bambino gioviale, che socializza con i suoi coetanei con cui si diverte in giro per il Paese. Frequenta la scuola elementare di Villafranca Sicula e nel periodo compreso tra il 1828 e il 1835 studia presso il seminario greco-albanese, dove per un certo periodo ha lavorato anche lo zio Giuseppe. Due anni dopo, senza dire nulla alla sua famiglia, si unisce in matrimonio con Rosa D'Angelo da cui ha due figli.

Pochi anni dopo un evento drammatico colpisce profondamente Crispi, infatti, muoiono i sue due figli e la moglie. In seguito a questo tragico episodio, si iscrive presso l'Università di Palermo, dove si dedica allo studio delle materie giuridiche. Di lì a poco fonda anche un giornale che lui stesso dirige, "L'Oreteo. Nuovo giornale di utili conoscenze e letteratura". Nel 1843 ottiene la laurea in giurisprudenza e, potendo esercitare la professione di avvocato, si trasferisce nella città di Napoli. In occasione dei moti insurrezionali scoppiati nella città di Palermo, cinque anni dopo torna in Sicilia e combatte accanto agli insorti che vogliono ottenere l'indipendenza. Gli insorti riescono ad avere la meglio, ottenendo la vittoria.

In questa circostanza Crispi entra a far parte del Parlamento siciliano e del nuovo governo provvisorio. Il 15 maggio 1849 però il governo provvisorio crolla, poiché viene restaurato il governo borbonico. Non ottiene l'amnistia, per cui è costretto a lasciare la Sicilia per rifugiarsi in Piemonte, dove per guadagnarsi da vivere lavora come giornalista. Quattro anni dopo è costretto a lasciare anche il Piemonte, poiché è coinvolto nella cospirazione organizzata da Mazzini e i suoi uomini a Milano. Trova riparo a Malta, dove sposa Rosalia Montmasson e in un secondo momento a Parigi, da cui però viene nuovamente espulso.

In quest'occasione fugge a Londra, dove lo accoglie Giuseppe Mazzini. Qui continua a lottare per un' Italia unita. Presto torna in Italia, dove si batte ancora per il grande sogno nazionale. Viaggia in incognito in Sicilia con l'obiettivo di preparare l'insurrezione siciliana del 1860. Insieme a Garibaldi e ai suoi uomini, prende parte alla spedizione dei Mille iniziata il 5 maggio dello stesso anno con lo sbarco di Marsala, in Sicilia. Finalmente la Sicilia è libera e Garibaldi ha il controllo dell'isola. Crispi diventa il Ministro degli Interni del governo provvisorio siciliano per poco tempo a causa delle incomprensioni tra Garibaldi e gli uomini di Cavour.

Presto diventa il segretario di Garibaldi e dopo aver contribuito alla realizzazione del suo grande sogno, l'Unità nazionale, nel 1861 entra a far parte del nascente Parlamento italiano. Milita all'interno del Partito Repubblicano, schierandosi apertamente nella sinistra estrema. Tre anni dopo invece appoggia la corrente monarchica, affermando che la forma di governo monarchica unisce l'Italia, mentre la forma repubblicana la divide.

Nel 1866 rifiuta la proposta fattagli da Bettino Ricasoli, ovvero di entrare a far parte del suo governo e l'anno successivo cerca di far si che i garibaldini non invadano lo Stato pontificio. In quegli anni cerca in tutti i modi di intervenire per cercare di frenare un'eventuale alleanza tra l'Italia e la Francia, che all'inizio degli anni Settanta del 1800 è coinvolta nella guerra contro la Prussia. Inoltre è favorevole allo spostamento del governo Lanza nella città di Roma. Nel 1873 appoggia la candidatura di Agostino De Pretis come Presidente del Consiglio italiano. Tre anni dopo, essendo salita la sinistra al governo, diventa Presidente della Camera. Ricoprendo quest'importante carica politica, viaggia tanto tra Parigi, Londra e Berlino, dove instaura rapporti cordiali con Bismarck, Granville, Gladstone e altri grandi statisti.

Nel dicembre 1877 viene eletto Presidente del Consiglio, dovendo assistere a tutta una serie di eventi che si susseguiranno in Italia. Nel mese di gennaio dell'anno successivo muore il re Vittorio Emanuele II, a cui succederà Umberto. Sotto il suo regno, Crispi guida il governo italiano in nome di una monarchia unita, perché il re Umberto si fa proclamare re con il nome Umberto I re d'Italia e non con il nome Umberto IV di Savoia.

Il rapporto con la moglie Rosalia Montmasson diventa burrascoso e presto riesce ad ottenere l'annullamento del matrimonio che è stato celebrato a Malta. Nello stesso anno sposa Lina Barbagallo, donna nobile facente parte della dinastia borbonica, da cui ha avuto anni prima anche una figlia.

L'opposizione lo accusa di bigamia, poiché sposato sia a Malta sia in Italia. Dopo settanta giorni di governo, Crispi deve rassegnare le sue dimissioni.

Dopo nove anni riesce ad affermarsi nuovamente in ambito politico, essendo nominato Ministro degli Interni del governo De Pretis. Nel 1889 sostituisce quest'ultimo alla guida del governo. Molto intensa è la politica estera che viene portata avanti sotto il suo governo. In primo luogo, dopo essersi recato in Prussia per avere dei chiarimenti da Biamarck sul funzionamento della Triplice Alleanza a cui l'Italia ha preso parte insieme ad Austria e Prussia, rafforza i rapporti con il Paese tedesco. Successivamente rafforza i rapporti con l'Inghilterra, già buoni da tempo in seguito al raggiungimento di un trattato navale tra i due Paesi anni prima. Invece si raffreddano i rapporti con la Francia, poiché risultano essere improduttivi i negoziati per il raggiungimento di un trattato commerciale tra i due Paesi.

In merito alla politica interna italiana, il governo Crispi adotta una serie di importanti provvedimenti, tra cui si ricordano la riforma tesa a cambiare l'amministrazione della giustizia italiana, l'elaborazione del Codice sanitario e del Codice commerciale. Fino alla caduta del suo governo, avvenuta il 31 gennaio 1891, riesce a guidare il Paese con l'aiuto della Destra, non potendo avere più l'appoggio del Partito Radicale italiano. Dopo la caduta del governo Crispi e la breve parentesi del governo liberal-conservatore di Di Rudinì, l'Italia è guidata da Giovanni Giolitti, esponente del gruppo politico crispino.

Il governo guidato da Giolitti dura poco, poiché questi non riesce a ristabilire l'ordine pubblico in seguito ai disordini iniziati in Sicilia e in Lunigiana e perché chiamato in causa in occasione dello scandalo della Banca Romana. L'opinione pubblica italiana vuole nuovamente Crispi alla guida del Paese. Il suo secondo governo è molto conservatore e autoritario, poiché ordina di reprimere con la forza i sommovimenti operai, di sciogliere il Partito Socialista dei lavoratori Italiani. Garantisce lo sviluppo del settore industriale italiano, sostenendo in particolar modo il settore siderurgico e quello metallurgico. Nel 1895 ottiene la maggioranza in occasione delle elezioni. L'anno successivo, dopo la sconfitta riportata dall'esercito italiano nella battaglia di Adua, Crispi rassegna le dimissioni.

Nonostante ciò continua la sua carriera politica e viene eletto nel collegio di Palermo, avendo un grande sostegno popolare. A causa delle sue precarie condizioni di salute, Francesco Crispi muore il 12 agosto 1901, all'età di 83 anni.

4. Biografia di Glenn Gould

Gli occhi della mente
25 settembre 1932
4 ottobre 1982

Chi è Glenn Gould?


Glenn Gould, pianista canadese dalla multiforme personalità, grande interprete in particolare delle composizioni bachiane (delle quali ci ha lasciato un ineguagliabile patrimonio di registrazioni), e controverso personaggio assurto all'alveo della mitizzazione, è scomparso a soli cinquant'anni nel 1982, dopo aver rivoluzionato l'approccio al suo strumento.

Questo pianista è apparso fin dall'inizio nel segno di una novità radicale, che sconcertò molti e fomentò feroci opposizioni (alimentate anche dalla sua spettacolare eccentricità, specie nel modo plateale di suonare), fino a che il suo genio non venne pienamente riconosciuto, al punto di diventare un vero e proprio oggetto di culto e un modello di vita, oltre a dare vita a neologismi come "gouldiano" o "gouldismo".

Dalle incisioni di Gould non solo emerge una strabiliante e nuova concezione della disposizione dei piani sonori dello strumento, ma anche una perfezione assoluta del suono, teso ad "imitare", attraverso un luciferino uso dello "staccato", il procedere tipico della tastiera clavicembalistica. Una perfezione che investe la natura dello strumento stesso, volta ad indagare come ai raggi X la nervatura della stessa idea musicale.

Oltre che un pianista, Glenn Gould è stato dunque "un modo" inedito di pensare la musica. Ciò che egli ha detto e scritto di Bach o di Schönberg, di Richard Strauss o di Beethoven, di Mozart o di Boulez, è a volte tagliente ma sempre di un tale acume che obbliga a rimettere in discussione di volta in volta le convinzioni acquisite.

Nato a Toronto il 25 settembre 1932 da Russell Herbert e Florence Greig, Glenn Herbert Gould studia pianoforte con la madre sino a dieci anni, poi teoria con Leo Smith, organo con Frederick Silvester e poi ancora pianoforte con Alberto Guerrero, insegnante principale del Conservatorio di Toronto (ora Royal Conservatory of Music), dove il giovane allievo riporta i più alti voti mai conseguiti in Canada.

Dopo una serie di debutti come organista e come solista con orchestra, tiene il suo primo recital pianistico all'Auditorium "Eaton" di Toronto il 20 ottobre 1947, per poi tenere una serie di concerti anche per radio e televisione (eventi assai importanti alla luce della sua successiva decisione di ritirarsi dalle scene per comunicare al mondo solo attraverso incisioni ed apparizioni video).

Il 2 gennaio 1955 debutta a New York alla Town Hall e, solo il giorno seguente, firma un contratto in esclusiva con la Columbia Records, i cui "osservatori" sono rimasti folgorati dalle sue esecuzioni. Del 1956 è infatti la sua prima incisione delle "Variazioni Goldberg" di Bach, una monumentale partitura costituita da un'aria e trentadue variazioni che costituiranno il biglietto da visita del genio di Gould per il futuro, nonché la sua incisione più famosa e più citata.

Solo l'anno dopo incontra un altro genio della musica, Leonard Bernstein, con cui debutta alla Carnegie Hall di New York con la New York Philharmonic Orchestra nel Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven. Da questo momento in poi la carriera concertistica di Gould procederà a gonfie vele, anche se il pianista fin da subito sviluppa un odio profondo verso questo stile di vita, fatto di viaggi continui e di nottate passate in alberghi sempre diversi. Ma non basta: la ben nota idiosincrasia gouldiana verso l'istituzione della "forma concerto", poggia su sofisticate analisi storico-sociologiche, nonchè su fondamentali considerazioni circa il ruolo della tecnica nelle nostre vite; la tecnica, infatti, permette ormai all'ascoltatore di avere un ruolo attivo nel processo di ascolto, consentendo al fruitore di costruire da sè l'evento sonoro. Insomma, la tecnologia è per Gould lo straordinario mezzo per istaurare un nuovo e più attivo rapporto tra "artista" e "pubblico" (da notare che il pianista detestava entrambi i termini per le implicazioni gerarchiche che contengono).

Concetti più volte chiariti nelle sue acute, disturbanti e talvolta divertentissime interviste. In una di esse troviamo scritto: "La tecnologia non dovrebbe, secondo me, esser trattata come qualcosa di neutro, come una sorta di voyeur passivo; le sue capacità di "scorticamento", d'analisi e soprattutto d'idealizzare un'impressione data devono essere sfruttate [...] Ho fede nell'"intrusione" della tecnologia giacché, per essenza, tale intrusione impone all'arte una dimensione morale che trascenda l'idea d'arte stessa".

Gould abbandona dunque la carriera concertistica a soli trentadue anni, nel 1964, per rifugiarsi in un non meglio specificato eremo canadese (probabilmente un Residence), e per dedicarsi esclusivamente all'incisione di dischi e alla registrazione di trasmissioni televisive e radiofoniche in quantità eccezionale.

La sua vita sembrava ormai essere scandita da un isolamento fisico sempre più estremo, una solitudine che l'artista riteneva necessaria non solo per "creare" ma anche per vivere.

Glenn Gould muore a causa di un ictus il 4 ottobre 1982, lasciando un inestimabile patrimonio di registrazioni e di scritti, nonché un enorme vuoto di intelligenza, di sensibilità e di purezza umana.

Thomas Bernhard, uno dei massimi scrittori contemporanei di lingua tedesca, ad un anno dalla morte ne ha fatto il protagonista "assente" del suo romanzo "Il Soccombente", storia del dramma di non essere Glenn Gould. Ciò che Gould rappresenta nel romanzo è infatti la perfezione; ed è appunto alla perfezione della sua esecuzione delle "Variazioni Goldberg" di Bach, uno dei vertici dell'interpretazione di tutti i tempi, che generalmente, seppur riduttivamente, ancora lo si associa.

Bibliografia:

- Jonathan Cott, Conversazioni con Glenn Gould - Nuova edizione (EDT, 2009)

- Glenn Gould - No, non sono un eccentrico. Interviste e montaggio a cura di Bruno Monsaingeon (EDT)

- Glenn Gould - L'ala del turbine intelligente, scritti sulla musica (Adelphi)

- Glenn Gould - Lettere (Rosellina Archinto)

- Michael Stegemann, Glenn Gould - Leben und Werk (Piper).

- Thomas Bernhard - Il soccombente (Adelphi)

Discografia consigliata:

- Bach: Concerto Italiano, Partite, Toccate

- Bach: L'arte della fuga, Handel: Suites per clavicembalo nn. 1-4

- Bach: Concerti per pianoforte e orchestra - (Glenn Gould Edition Vol. 1)

- Bach: Variazioni Goldberg 1955 - (Glenn Gould Edition Vol. 1)

- Bach: Invenzioni a due e tre voci - (Glenn Gould Edition Vol. 2)

- Bach: Partite BWV 825-830, Piccoli preludi, Piccole fughe - (Glenn Gould Edition Vol. 4)

- Bach: Il clavicembalo ben temperato, Libro I - (Glenn Gould Edition Vol. 4)

- Bach: Il clavicembalo ben temperato, Libro II - (Glenn Gould Edition Vol. 4)

- Bach: Suites inglesi, BWV 806-811 - (Glenn Gould Edition Vol. 6)

- Bach: Suites francesi, BWV 812-817, Ouverture in stile francese - (Glenn Gould Edition Vol. 6)

- Bach: Toccate - (Glenn Gould Editiion Vol. 5)

- Bach: Sonate per violino e clavicembalo, Sonate per viola da gamba e clav.(Glenn Gould Edition Vol. 6)

- Bach: Variazioni Goldberg (1981, Versione digitale) - (Glenn Gould Edition Vol. 2)

- Beethoven: Sonate per pianoforte, Vol. I, nn. 1-3, 5-10, 12-14 - (Glenn Gould Edition Vol. 5)

- Beethoven: Sonate per pianoforte, Vol. II, nn. 15-18, 23, 30-32 - (Glenn Gould Edition Vol. 5)

- Beethoven: Sonate per pianoforte, nn. 24 e 29 - (Glenn Gould Edition Vol. 3)

- Beethoven: Le ultime tre Sonate per pianoforte

- Beethoven: 32 Variazioni sul tema dell"Eroica" Woo 80, 6, Variazioni Op. 34, Bagatelle Opp. 33 e 126 - (Glenn Gould Edition Vol. 1)

- Beethoven: Concerti per pianoforte e orchestra, nn. 1-5 - (Glenn Gould Edition Vol. 1)

- Beethoven: Concerto per pianoforte n. 5; Strauss: Burlesque

- Byrd, Gibbons, Sweelinck: Consort Of Musicke - (Glenn Gould Edition Vol. 3)

- Wagner: Trascrizioni per pianoforte, Idillio di Siegfried (Glenn Gould Edition Vol. 5)

- Grieg: Sonata Op. 7; Bizet: Premier Nocturne, Variations Chromatiques; Sibelius: Tre Sonatine Op. 67, 3 Pezzi lirici Op. 41 - (Glenn Gould Edition Vol. 1)

- Strauss: Lieder di Ophelia Op. 67; Enoch Arden Op. 38, Sonata per pianoforte Op. 5, 5 Pezzi per pianoforte Op. 3 - (Glenn Gould Edition Vol. 1)

- Berg/Krenek: Sonate; Webern: Variazioni per pianoforte; Debussy: Rapsodia n. 1 per clarinetto e pianoforte; Ravel: La Valse - (Glenn Gould Edition Vol. 7)

- Schönberg: Pezzi per pianoforte, Concerto per pianoforte e orchestra, Fantasia, Ode a Napoleone Bonaparte, Pierrot Lunaire - (Glenn Gould Edition Vol. 6)

- Schönberg: Lieder - (Glenn Gould Edition Vol. 7)

Nota: tutti i dischi sono pubblicati da Sony Classical

5. Biografia di Charlton Heston

Il cinema racconta la grande storia
4 ottobre 1924
5 aprile 2008

Chi è Charlton Heston?


Il suo vero nome è John Charles Carter. Nato il 4 ottobre 1924 a Evanston, Illinois, Charlton Heston è stato l'attore che forse più di ogni altro si è trovato a proprio agio nel filone del cinema kolossal o storico tanto di moda negli anni '50. L'alta statura, i tratti scultorei della figura, lo predisponevano naturalmente ad interpretare biografie di grandi personaggi ispirati alla storia o a romanzi popolari.

Attore serio e scrupoloso, dopo aver studiato Shakespeare all'Accademia, dopo aver lavorato per una stazione radiofonica di Chicago ed essere poi partito per la guerra, Heston venne notato più che altro per la sua prestanza fisica, considerata per l'appunto ideale per quei "polpettoni" storici che Hollywood propose in grandi quantità. Il suo debutto cinematografico risale al 1941 con "Peer Gynt", poi la sua attività ha spaziato indifferentemente tra televisione e grande schermo, raccogliendo messe di elogi per la forza ferrea che riusciva a trasmettere ai personaggi interpretati.

E in effetti, nella lunga carriera di Heston, si incontrano più che altro figure a tutto tondo, animate da incrollabili certezze e disposte al sacrificio pur di non venir meno ai loro pochi ma semplici principi. Principi del tutto cristallini, è ovvio. Sia che vestisse i panni di Ben Hur, o di Mosé, del Cid o di Michelangelo, Charlton Heston è stato immancabilmente l'eroe saggio e posato, mai sfiorato dal dubbio e saldo nella propria interpretazione del mondo.

Dopo qualche western di secondo piano la fama arriva proprio con la mega produzione de "I dieci comandamenti" di Cecil B. De Mille, seguito poi da "Giulio Cesare" e "Antonio e Cleopatra" (di cui Charlton Heston è anche regista). Con "L'infernale Quinlan" ha il privilegio di esser diretto da Orson Welles ma poi torna al kolossal storico con l'immortale "Ben Hur", film che lo ha portato all'Oscar come miglior attore protagonista.

Successivamente protagonista di innumerevoli film d'avventura come "Il re delle isole" e "I tre moschettieri" (1973, con Raquel Welch e Richard Chamberlain), o di western tradizionali quali "Tombstone" (1994, con Kurt Russell e Val Kilmer), si è dedicato anche a pellicole di tipo fantascientifico come "Il pianeta delle scimmie" (1968) - anziano, comparirà anche nel remake realizzato nel 2001 da Tim Burton (con Tim Roth) - o "Armageddon - giudizio finale" (voce narrante). Molto successo ha riscosso la serie televisiva a cui ha preso parte fra il 1985 e il 1986, "Dinasty", e indimenticabile rimane la sua interpretazione nel famoso film "Airport 1975". Tra le fatiche più recenti ci sono "Il seme della follia" (1994, di John Carpenter, con Sam Neill), "Ogni maledetta domenica" (1999, di Oliver Stone, con Al Pacino, Cameron Diaz e Dennis Quaid), "The order" (2001, con Jean-Claude Van Damme)", mentre sul piccolo schermo è apparso nella serie televisiva "Friends" (con J. Aniston, M. LeBlanc e C. Cox).

Da sempre impegnato politicamente, Charlton Heston ha ricoperto incarichi sindacali come presidente del Sindacato degli attori e poi dell'American Film Institute, oltre ad aver lottato negli anni '60 per il movimento dei Diritti Civili al fianco di Martin Luther King. Heston ha però fatto parlare di sé anche per essere il presidente (dal 1998) della National Rifle Association, potentissima lobby americana delle armi, sostenitrice del diritto dei cittadini a difendersi.

Una delle sue ultime apparizioni è quella nel docu-film di Michael Moore "Bowling for Colombine", in cui è intervistato, e con il fucile stretto tra le mani tremanti per l'Alzheimer fa proclami, recita apologhi e rivendica il diritto di possedere armi.

Malato da tempo di Alzheimer, Charlton Heston muore il 5 aprile 2008 all'età di 84 anni.

6. Biografia di Janis Joplin

Nel mondo delle idee
19 gennaio 1943
4 ottobre 1970

Chi è Janis Joplin?


Le foto di Janis da bambina ci mostrano una cucciola bionda e sempre sorridente, ben vestita e curata, in qualche modo l'immagine stessa della piccola borghesia texana di Port Arthur, la cittadina industriale dove Janis Lyn Joplin nasce il 19 gennaio 1943 da padre operaio di raffineria e madre casalinga.

Gli scatti della prima adolescenza ci offrono, invece, il volto inquieto di un brutto anatroccolo, un po' sovrappeso e con il volto invaso dall'acne, il tipo di ragazza con cui la maggiorparte dei ragazzi non uscirebbe mai.

A 15 anni a scuola è snobbata da tutti. Janis a soli 17 anni lascia Port Arthur e la pallida prospettiva di una vita come moglie e madre per inseguire il sogno di diventare una cantante.

Seguono anni di randagismo alternato a rientri in città, Janis si diploma con buoni voti e si iscrive anche all'università, ma il richiamo della strada e la perenne insoddisfazione la portano ogni volta, a piantar tutto per tornare a suonare in oscuri club di provincia. Proprio in questi anni incontra Jorma Kaukonen (chitarrista e futuro membro dei Jefferson Airplane) ed insieme a lui si esibisce nei locali con un repertorio soprattutto folk e country.

Nel 1963 Janis Joplin si reca per la prima volta a San Francisco, dove entra in contatto con il mondo dei beat e la filosofia on the road. Questo è, forse, ciò che Janis va cercando, un "mondo delle idee" in cui non ha importanza l'apparire, un gruppo di persone per cui è fondamentale aver qualcosa da dire e dirlo più forte degli altri. Nel mondo perfetto delle idee, però, Janis incontra anche l'alcool e le droghe, che entrano a far parte della sua vita in modo prepotente.

Nel 1966 si rifugia a Port Arthur, profondamente ferita da una promessa di matrimonio naufragata, e cerca di vivere così come ogni brava ragazza texana dovrebbe. E' il periodo di una Janis tremendamente austera, sempre vestita di scuro, con i lunghi capelli raccolti in uno chignon antiquato, lo sguardo duro e privo di ogni scintilla di ribellione. Docile come un agnellino, trova un lavoro e trascorre il suo tempo libero ricamando e leggendo, con gioia dei suoi genitori che vedono la primogenita "finalmente rinsavita".

L'idillio, però, si rompe quando Chet Helms (un amico dei tempi in cui suonava per i club di Austin) le offre il ruolo di vocalist per una nuova band di San Francisco di cui lui è manager.

Abbandonate le gonne lunghe parte per la California insieme a Chet e dopo un breve provino viene ingaggiata dalla "Big Brother and The Holding Co.", una band di matrice blues con venature rock e psichedeliche. La miscela esplosiva creata dalla roca voce blues di Janis Joplin ed il sound innovativo della Big Brother ottiene subito un grande successo ed il gruppo ottiene il primo contratto discografico, la produzione di un album per la Mainstream Records.

Esce così, nel 1967, "Big Brother and the Holding Company", un album ancora fortemente acerbo ed incapace di render giustizia alla grinta della band, che riesce a dare il meglio di sé nelle sessioni live e nelle serate nei locali della Frisco Bay. L'album è parecchio sottotono e gli unici brani in cui vi è davvero traccia del talento della band sono "Down on me" (un classico in cui Janis ha più volte dichiarato di rispecchiarsi in modo evidente - "sembra che tutti in questo fottuto mondo tondo ce l'abbiano con me"), "Call on me" (un lento melodico composto da Sam Andrew, chitarrista e paroliere della Big Brother) e "Bye bye baby".

Nonostante l'insuccesso del primo album, la band non si dà per vinta ed ottiene un contratto discografico con la Columbia Records grazie ad un'impressionante esibizione sul palco del Monterey Pop International Festival (estate 1967), in cui Janis pietrifica il pubblico con una struggente e personalissima versione di "Ball and chain" di Big Mama Thornton.

Nel 1968 (dopo una riedizione del primo album del gruppo) esce "Cheap Thrills", da molti considerato l'apice della carriera di Janis Joplin. In questo lavoro troviamo una serie di "pezzi da novanta", dalla splendida cover di "Summertime" di George Gershwin ad "I need a man to love" (un brano fortemente autobiografico, composto da Janis insieme a Sam Andrew), passando per una registrazione live di "Ball and Chain" in puro "Janis style" e "Piece of my heart", primo singolo dell'album.

Il suono della Big Brother è decisamente migliorato ed il gruppo sembra aver trovato il proprio equilibrio, ma l'abuso di alcool e droghe da parte dei componenti della band, il continuo stress dei concerti e delle manifestazioni unito al temperamento sanguigno delle due primedonne del gruppo (Janis e James Gurley) porta la band a sciogliersi.

Questo periodo trascorso con la Big Brother fa di Janis una persona sorridente e piena di vita, vestita di abiti coloratissimi e "strani", lo sguardo è quello di una giovane donna curiosa ed avida di vita; le foto delle esibizioni sul palco ci svelano la natura più intima e profonda di Janis: occhi socchiusi, mano aggrappata all'asta del microfono, labbra incollate alla cupoletta per non sciupare nemmeno una nota.

Nonostante la rottura con la Big Brother, Janis Joplin mantiene il contratto con la Columbia e forma una nuova band, la "Kozmic Blues Band" (di cui fa parte anche Sam Andrew, che non ha abbandonato la cantante), con la quale pubblica, nel 1969, "I got dem 'ol Kozmic Blues Again mama", un album che spacca in due il pubblico di Janis: per il pubblico statunitense si tratta di un album troppo blues-oriented, in controtendenza con l'evoluzione della scena musicale USA, mentre per il pubblico europeo questa ragazza di ventisei anni diventa "la regina bianca del blues".

Quel che è certo è che brani come "Maybe", "Little girl blue" e "Kozmic Blues" (solo per citarne alcuni) rimangono tra le migliori performances di questa pantera da palcoscenico.

Purtroppo, però, anche il rapporto con questa band viene rovinato dall'abuso di eroina e alcool (famoso il connubio tra Janis Joplin e Southern Comfort) ed il gruppo si scioglie.

Janis non si arrende, si disintossica e forma l'ennesima band, la "Full Tilt Boogie Band" (questa volta senza il sostegno di Sam Andrew, che torna dai vecchi compagni per ricostituire la Big Brother) e si mette al lavoro per la realizzazione del terzo album, "Pearl". Lei è entusiasta, pensa di aver finalmente trovato il ritmo giusto della sua vita e si dedica con grande zelo ai nuovi brani, ma la tensione è troppo alta e lei troppo debole, così cade per l'ennesima volta nella trappola dell'eroina.

"Pearl" esce nel 1971 ed ottiene un grandissimo successo, soprattutto con brani come "Cry baby", "Get it while you can", "My baby" e "Me and Bobby mcGee" (cover di un pezzo di Kris Kristofferson). La maturità vocale di Janis Joplin stupisce per la sua pienezza e la capacità di plasmarsi dolcemente su qualsiasi tipo di suono, la band possiede un sound coinvolgente ed una professionalità non indifferente.

Purtroppo però Janis non riesce a godere di questo trionfo. Il 4 ottobre 1970 il suo corpo viene trovato senza vita in una camera del Landmark Motor Hotel di Hollywood, riverso in una pozza di sangue: il setto nasale rotto per l'impatto con un comodino. Janis Joplin, ventisette anni, era morta di overdose.

7. Biografia di Buster Keaton

Una maschera a due facce
4 ottobre 1895
1 febbraio 1966
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Chi è Buster Keaton?


Buster Keaton nasce a Piqua, Kansas (Usa) il 4 ottobre 1895. Le sue doti eccezionali ed il suo stile unico e inimitabile come interprete hanno in parte oscurato il suo talento come regista cinematografico, qualità queste che possono in parte essere attribuite al fatto che fin dall'infanzia si trovò a dover risolvere problemi di messa in scena. Figlio di acrobati, Buster Keaton crebbe nell'ambiente del music-hall e del vaudeville (i suoi genitori viaggiavano in un "medicine show"), e all'età di tre anni Keaton si unì a loro come interprete di un numero.

Quando il padre si diede all'alcool e il team si sciolse, Keaton entrò a soli vent'anni, nel mondo del cinema come spalla-antagonista (dal 1917 al 1919 in ben quindici cortometraggi, con eccezione degli ultimi mesi di guerra durante i quali Keaton dovette prestar servizio militare) di Fatty Arbuckle. Nel 1920 aprì un suo studio, fidando sulle doti atletiche maturate nell'infanzia e su un minimo di conoscenze tecniche; circondatosi di persone fidate, iniziò a produrre con la loro collaborazione cortometraggi comici, fra i quali, tanto per citarne alcuni, "One week", "Neighbours" e "Convict 13".

Mano a mano che i suoi ruoli diveniva più importante il suo stile si raffinava. Nel 1919 Joseph Schenck formò una compagnia per la produzione di cortometraggi interpretati, scritti e diretti da Keaton. Il primo fu "The high sign" (1920), al quale seguì una lunga serie di film a "due bobine" che fu il meglio delle comiche di quei tempi a Hollywood, fra cui, sempre restringendo per questioni di sapzio i titoli citati, "The goat", "The Playhouse" e "The boat".

Nel 1920 Keaton recitò in un lungometraggio per la Metro, "The Saphead", tratto dalla commedia teatrale "The new Henrietta"; solo tre anni più tardi iniziò una produzione propria di lungometraggi con "L'amore attraverso i secoli" (1923). La serie di film che seguirono avevano una consistenza di stile e delle qualità tecniche che rivelano il controllo creativo di Keaton. Tra i suoi film più significativi: "Accidenti che ospitalità" (1923), "La palla n. 13" (1924), "Il navigatore" (1924), "Seven Chances" (1925), "Io e la vacca" (1925), "Battling Butler" (1926), "Il Generale" (1926), "College" (1927) e "Io e il ciclone" (1928).

Keaton era al tempo stesso regista, sceneggiatore e attore. La maschera era quindi soltanto una delle componenti della sua arte; come sceneggiatore invece attende a soggetti in cui le gag discendono l'una dall'altra, secondo una data logica narrativa; come regista sfrutta trucchi di montaggio ed effetti ottici.

Con l'avvento del sonoro, Keaton si trovò legato alle nuove organizzazioni industriali di quei tempi, e dovette produrre attraverso la MGM. I metodi di lavoro dei grandi studi non gli furono congeniali e dopo la realizzazione di due altri film muti ("Io e la scimmia (1928) e "Spite marriage"(1929) ), la sua carriera iniziò a declinare anche se il suo talento rimase intatto. Dopo qualche film sonoro, cercò lavoro dove poteva senza fare grandi distinzioni. Keaton viene ridotto a attore comico di film dozzinali, e poi a spalla di altri attori. Di pari passo declina la sua vita privata: divorzi, dissesti economici, alcool. Trascorse un anno in una clinica psichiatrica. Per una dozzina di anni Keaton si aggira come un fantasma per gli studios di Hollywood, dirigendo, sceneggiando, interpretando, nell'anonimato o quasi.

Nel dopoguerra alcune brevi ma intense interpretazioni di alta classe lo riportano alla ribalta: il giocatore di poker di "Sunset boulevard" (Billy Wilder), il vecchio pianista di "Limelights" (Charlie Chaplin) e soprattutto l'uomo che cancella sé stesso in "Film" (l'unico cortometraggio del drammaturgo Samuel Beckett). La disperata assurdità del teatro di Beckett si sposa con la muta nevrosi della maschera keatoniana: Keaton nasconde lo specchio, straccia le sue fotografie, ed è solo nel vuoto (chiuso in una camera, ha orrore di sé stesso.

Solo verso la fine dei suoi anni, il riconoscimento della nuova generazione risollevò il suo spirito. La sua ultima interpretazione avvenne nel 1966 in "Dolci vizi al foro".

Spesso, nelle interviste che l'attore ha concesso, gli è stata chiesta la ragione della sua inossidabile serietà. Lui, serissimo, snocciolava il seguente aneddoto: "Uno degli uomini più comici che io abbia mai conosciuto era un attore del vaudeville. Si presentava al pubblico come "il grande uomo triste". Non ne ho mai visti di più divertenti". Per quelli che non si accontentavano della spiegazione Keaton aveva in serbo una chiosa: "Realizzare film comici è un lavoro serio. Se un attore si mette a ridere sullo schermo è come se dicesse allo spettatore che non deve credere a quello che vede, in quanto non è serio. Io ho esordito nel varietà, dove a furia di beccare torte in faccia ho capito una cosa, che quanto più mi mostravo indifferente e quasi stupito dell'ilarità del pubblico, tanto più quello rideva. Insomma, c'è il tipo di comico che cerca di entrare in confidenza col pubblico, di far ridere il pubblico con sé. Per quel che mi riguarda, il pubblico ride di me", tornando alla domanda iniziale: "Non ci trovo proprio niente da ridere".

Filmografia selezionata:

- Come vinsi la guerra

- Io e la vacca

- Navigatore

The three ages (1923)

Our hospitality (1924)

The general (1926)

The cameraman (1928)

Speak easily (1932)

Sunset boulevard (1950), attore

Limelight (1952), attore

Film, di Samuel Beckett, attore

8. Biografia di Max Planck

Quanti ...problemi!
23 aprile 1858
4 ottobre 1947

Chi è Max Planck?


Ricordato come uno dei più grandi fisici del Novecento, a Max Planck si devono alcune rivoluzioni concettuali di immensa portata, tali che ancora oggi influenzano la fisica contemporanea. E' infatti considerato il padre della teoria quantistica.

Nato il 23 aprile 1858 a Kiel (Germania), proveniva da una famiglia ricca di stimoli culturali, se è varo che fra i suoi avi si contavano insigni giuristi e pastori protestanti, versati nella teologia. In particolare, poi, suo padre era un professore di diritto di tutto rispetto.

Trasferitosi con la famiglia a Monaco di Baviera nel 1867, poco prima dell'unificazione della Germania, il piccolo genio frequenta dapprima il Gymnasium a Monaco, in cui ha la fortuna di incontrare un ottimo professore di fisica che gli inculca, fra l'altro, il principio della conservazione dell'energia, poi le Università di Monaco e di Berlino.

Grazie alle sue stupefacenti doti, ottiene dunque la cattedra di fisica all'Università di Kiel nel 1885, a soli ventotto anni. In seguito, dal 1889 al 1928 lavora all'Università di Berlino proseguendo l'attività didattica e di ricerca.

Planck diventa con l'andare del tempo uno dei fisici tedeschi più autorevoli. Nel 1900, durante le sue ricerche sulla radiazione emessa dal corpo nero, una superficie ideale che assorbe tutta l'energia incidente, egli avanzò l'ipotesi che l'energia venisse irraggiata non già come ipotizzato dalla fisica classica, ossia sotto forma di onda continua, ma in quantità discrete, in "pacchetti", che il fisico battezzò "quanti".

In breve tempo, dunque, Planck divenne Segretario dell'Accademia Delle Scienze di Berlino e uno dei massimi esponenti ufficiali della scienza tedesca. Nonostante la sua fama, però, ebbe stranamente sempre pochissimi studenti al suo seguito, anche se si può affermare con certezza che quasi tutti divennero scienziati di rilievo.

Vi è da dire, ad ogni buon conto, che alla luce di quello che è possibile sapere oggi, la teoria di Planck non ottenne in verità il pieno successo che meritava e il giusto quanto importante rilievo che le era dovuto. Benché effettivamente rivoluzionaria, la teoria era formulata su basi empiriche e matematiche e dunque considerata per lo più un'ipotesi utile per spiegare fenomeni di difficile interpretazione. Il valore dell'ipotesi di Planck fu reso invece evidente qualche anno dopo dall'attività di Einstein, che col suo lavoro potè metterne in luce la rilevanza in senso propriamente fisico.

Ad ogni buon conto, è parimenti innegabile che la teoria di Max Planck, produsse almeno una rivoluzione concettuale nell'ambito degli studi sulla natura, introducendo il concetto di "discontinuità" in molti campi della fisica e imponendo un radicale cambiamento nella descrizione dei fenomeni. E non bisogna dimenticare che in fondo proprio per questa teoria nel 1918 Planck ebbe il premio Nobel.

Se i successi professionali di Planck furono smaglianti, la vita dello scienziato fu invece purtroppo oscurata da lutti familiari molto dolorosi. Perse la prima moglie nel 1909 e tre dei suoi quattro figli morirono durante la prima guerra mondiale. Si risposò più tardi ed ebbe un altro figlio. L'ultimo figlio superstite del primo matrimonio fu ucciso dai nazisti per aver partecipato alla congiura del 1944 contro Hitler e Planck ormai vecchissimo perse la sua casa in un bombardamento aereo. Alla fine della guerra fu portato a Gottingen ove morì il 4 ottobre 1947.

9. Biografia di Rembrandt

Un teatro di luci e di ombre
15 luglio 1606
4 ottobre 1669

Chi è Rembrandt?


Rembrandt Harmenszoon van Rijn nasce il 15 luglio 1606 a Leida (Olanda), ottavo figlio di nove fratelli. Il padre, un agiato mugnaio, era proprietario di un mulino sulle sponde del Reno e chiamato perciò "Van Rijn" (del Reno).

Desideroso che il figlio facesse una carriera importante, e che si elevasse dal ceto artigianale, lo iscrive, nel 1620, alla facoltà di lettere della sua città.

Il giovane vi rimane pochi mesi, preferendo frequentare lo studio del pittore Isaaksz van Swanenburg che gli fa conoscere l'arte italiana e i suoi capolavori, studiati febbrilmente dall'allievo.

In aggiunta a ciò, bisogna sottolineare che negli anni venti del Seicento la pittura di tutta Europa è squassata dall'arte rivoluzionaria di Caravaggio che ottiene sorprendenti effetti realistici grazie all'uso del tutto personale delle luci. Una lezione che Rembrandt terrà ben presente.

Inoltre, esplosa l'Olanda sul piano economico (grazie alla sudata indipendenza dagli spagnoli e all'unificazione dei Paesi Bassi), la città del pittore diviene un'importante centro umanistico e artistico, anche sotto l'impulso dell'università. Si sviluppa allora un'importante scuola pittorica seconda solo a quella di Utrecht il cui artista di punta fu Luca da Leida; un punto di riferimento importante per le prime esperienze pittoriche di Rembrandt.

Dopo questo apprendistato, Rembrandt si associa al coetaneo Jan Lievens, anch'egli pittore di grande levatura: la loro fama gradualmente si diffonde fra gli ambienti della borghesia colta, la stessa che ama frasi ritrarre dai due artisti in modo realistico e riconoscibile. Ma la vera occasione, per la carriera del pittore olandese, avviene nel 1631, poco dopo la morte del padre. Rembrandt infatti decide di lasciare Leida per Amsterdam. In questa città, si conclude la formazione pittorica di Rembrandt, in particolare grazie alle lezioni di Pieter Lastman, celebre artista del luogo. Rembrandt, studia con attenzione i quadri di Lastman e ne impara la precisione e l'uso di colore tipicamente italiano, riproponendo alcuni dei soggetti storici del maestro. Grazie all'estrema abilità, ben presto però l'allievo supera il maestro. Se ne accorgono anche gli intenditori, che nel giro di poco tempo eleggono Rembrandt a loro beniamino. Inoltre, ha modo di accedere agli ambienti colti dell'alta società e, grazie a queste "entrature", di fidanzarsi con Saskia, nipote di un ricco mercante d'arte; i due si sposeranno successivamente nel 1634. Ed è proprio in questo periodo, dal 1634 al 1642, che Rembrandt inaugura i suoi capolavori, che vanno dalla celeberrima "Lezione di anatomia del dottor Tulp" alla "Passione di Cristo".

Rembrandt, da questo momento, si circonda anche di una folta schiera di discepoli, per i quali decide di costruire "ex novo" una scuola. Ma a partire dagli anni 40 del seicento, comincia anche il suo tracollo economico e familiare, a causa, da un lato della poco oculata gestione delle finanze e dall'altro dell'abbattersi di veri e propri drammi affettivi. Nel 1640 muore la madre e poco dopo anche l'adorata moglie. Solo e sconsolato si ritira nella pittura fino a quando conosce Geertge Dirck, governante del figlio Tito, con la quale intraprende una intensa relazione. Quest'ultima, però, per la sua scandalosa condotta subisce un processo che si risolve in una condanna in casa di correzione. Non a caso, in questo periodo la produzione di Rembrandt rivela estrema sofferenza: negli autoritratti appare un uomo invecchiato e privo di vitalità.

Finita questa storia d'amore, si invaghisce di Hendrickje Stoffels, con la quale prima convive e tardi sposa. Insieme faranno due figli.

In seguito, nel 1657 Rembrandt perde tutti i beni ed è costretto a trasferirsi in una modesta casa. Dopo il 1660, però, riesce a imporsi di nuovo sulla scena europea: dipinge i "Sindaci dei drappieri" e il "Giuramento dei Batavi", opere caratterizzate da un'estrema padronanza dei colori e della pennellata.

Un raggio di luce torna a illuminare la vita dell'artista quando il figlio Tito si sposa con una lontana parente di Saskia: le vicende personali entrano nelle opere del pittore e conferiscono loro una notevole umanità. Non a caso Rembrandt nella "Presentazione al tempio" infonde al vecchio Simeone l'estrema dolcezza di chi, come lui, è ormai diventato nonno.

Negli ultimi anni Rembrandt decise di dipingere solo per sé, raggiungendo esiti altissimi. Si spegne nel 1669.

Come ha scritto Silvia Biagi: "In lui si riscontra un diverso sviluppo della luce caravaggesca ed una diversa concezione del "vero". Il gusto teatrale, tipico di Rembrandt, si accompagna però anche ad un attento studio della realtà umana, come nel "Ritratto di vecchia" dell'Ermitage. Si realizza, nelle opere dell'artista olandese, una perfetta coincidenza di luce e materia, laddove nei punti fortemente illuminati Rembrandt carica la pennellata, fino a raggiungere effetti di tridimensionalità, sfruttando la rifrazione della luce sui segni delle sue stesse pennellate per creare effetti multiformi e cangianti."

10. Biografia di Susan Sarandon

Il fascino, dolce ed inquietante
4 ottobre 1946

Chi è Susan Sarandon?


Bellezza anticonvenzionale, fascino magnetico e grande finezza interpretativa: queste sono le caratteristiche che fanno di Susan Sarandon una delle più dotate interpreti cinematografiche esistenti. Anti-diva per eccellenza, la Sarandon è senza dubbio un'attrice difficile, che sceglie ruoli difficili in film altrettanto difficili.

Questa straordinaria peculiarità unita al suo inestimabile talento la rende davvero unica nel panorama cinematografico odierno. Nasce come Susan Abigail Tomalin a New York, il 4 ottobre 1946. Dopo essersi laureata in un'Università Cattolica a Washington, sposa poco più che ventenne l'aspirante attore Chris Sarandon (di cui manterrà il nome, anche dopo il divorzio nel 1979), con cui si reca a New York per un'audizione per il film "Joe - La guerra del cittadino Joe" (Joe, 1970).

Stranamente è proprio Susan, che ha affrontato il provino quasi per scherzo, ad essere scritturata.

È qui che comincia la sua carriera, ma è qualche anno dopo, quando interpreta il personaggio della sensuale e stralunata protagonista dell'eccentrico musical "The Rocky Horror Picture Show" (The Rocky Horror Picture Show, 1975) di Jim Sharman, che diventa una star.

Dotata di una recitazione istintiva che la porta a puntare su una forte sensualità e un temperamento incisivo ed impetuoso, la Sarandon si fa strada grazie alla sua personalità e alla sua indipendenza di donna.

Impegnata anche politicamente, non smette mai di battersi per i diritti dei più deboli e il rispetto delle minoranze (nel 1968 è stata addirittura arrestata per aver preso parte ad una manifestazione contro la guerra in Vietnam). Ma è il cinema il suo vero amore, ed esso ricambierà rendendola una mito.

A partire dagli anni '80 inanella un successo dietro l'altro: è la disincantata Sally invischiata in una storia di droga nel drammatico "Atlantic City, Usa" (Atlantic City, 1980) di Louis Malle, con la memorabile scena in cui, spiata da Burt Lancaster, si spalma il seno di limone; una delle tre amiche alla ricerca del loro principe azzurro nello stravagante "Le streghe di Eastwick" (The Witches of Eastwick, 1987) di George Miller; la quarantenne insoddisfatta che instaura una passionale relazione con un ricco ma infelice ventisettenne nel drammatico "Calda emozione" (White Palace, 1990) di Luis Mandoki; e l'insofferente cameriera che cerca con la sua amica la felicità attraverso un viaggio in automobile nello straordinario "Thelma & Louise" (1991) di Ridley Scott, con Geena Davis.

Dopo qualche film di medio livello, finalmente nel 1995 arriva il giusto riconoscimento per la sua straordinaria bravura: le viene infatti assegnato l'Oscar come Migliore Attrice Protagonista per la sua sommessamente incisiva interpretazione della suora laica cattolica chiamata da un condannato a morte (interpretato da Sean Penn) a fargli da assistente spirituale, nel lirico "Dead Man Walking" (Dead Man Walking, 1995), diretto da Tim Robbins, suo compagno dal 1988 (e da cui ha avuto due bambini).

Negli anni seguenti l'attrice continua a regalare straordinarie interpretazioni in film di livello più o meno discutibile. Uno dei suoi film più recenti è il riuscito "Elizabethtown" (Elizabethtown, 2005) di Cameron Crowe, con Orlando Bloom.

Susan Sarandon continua con il suo impegno politico e si prepara ad instradare sulla sua stessa strada la figlia Eva (le due hanno già recitato insieme in diversi film, come "Due amiche esplosive", The Banger Sisters, 2002), avuta nel 1985 da una relazione col regista italiano Franco Amurri. Ma la cosa che più ci si augura è che continui ad infiammare lo schermo con quel suo sguardo così magnetico, apparentemente di perenne sfida ma con una profonda venatura di dolcezza e malinconia, che impediscono allo spettatore di non restare conquistato da quel suo fascino al contempo così dolce ed inquietante.

Alla fine del 2009 dopo 23 anni di matrimonio si separa dal marito Tim Robbins.

11. Biografia di Liev Schreiber

4 ottobre 1967

Chi è Liev Schreiber?


Isaac Liev Schreiber nasce il 4 ottobre del 1967 a San Francisco, nella California settentrionale, figlio di Heather Milgran, pittrice statunitense di origini ebraiche, e di Tell Schreiber, regista e attore teatrale americano.

Cresciuto in Canada, in seguito alla separazione dei genitori decide di andare a vivere a New York, dove rivela un notevole interesse per la scrittura di testi per il teatro.

Dopo aver seguito un seminario con l'attrice Amanda Peet, frequenta la Royal Academy of Dramatic Art, e, nel 1992, si laurea alla Yale School of Drama.

I primi lavori tra teatro e cinema

In teatro, lavora a Broadway impegnato in classici shakespeariani come "Otello", "Amleto" e "La tempesta", mentre al cinema debutta nella commedia di Nora Ephron "Mixed Nuts" (titolo italiano: "Agenzia Salvagente"), nel 1994.

L'anno successivo torna sul grande schermo in "Denise Calls Up" ("Hello Denise!"), per la regia di Hal Salwen, per poi essere diretto da Antonia Bird in "Mad Love" ("Una folle stagione d'amore") e da Daisy von Scherler Mayer in "Party Girl".

Nel 1996 recita per Greg Mottola in "The Daytrippers" ("L'amante in città") e per Nicole Holofcener in "Walking and Talking" ("Parlando e sparlando"), ma partecipa anche al film di Ron Howard "Ransom" ("Ransom - Il riscatto") e a "Big Night", diretto da Stanley Tucci e Campbell Scott. Liev Schreiber interpreta il ruolo di Cotton Weary in "Scream" e in "Scream 2", di Wes Craven, per poi far parte del cast di "Phantoms", di Joe Chappelle.

È il 1998, anno in cui Schreiber appare anche in "Sphere" ("Sfera"), di Barry Levinson, e in "Twilight", di Robert Benton, oltre a prestare la voce a "Desert Blue", di Morgan Freeman. Nel 1999 l'attore californiano recita in "A Walk on the Moon" ("A Walk on the Moon - Complice la luna"), di Tony Goldwyn, e in "Jakob the Liar" ("Jakob il bugiardo"), di Peter Kassovitz, ma anche in "Spring Forward", di Tom Gilroy, e a "The Hurricane" ("Hurricane - Il grido dell'innocenza"), di Norman Jewison.

Altri progetti

Nello stesso periodo, in un'intervista rilasciata al "The New Yorker", rivela di non essere sicuro di voler rimanere un attore per il resto della propria vita. Alla fine degli anni Novanta cerca di produrre e dirigere un adattamento cinematografico de "Il mercante di Venezia" con protagonista Dustin Hoffman, ma senza successo, e nel frattempo comincia a scrivere una sceneggiatura a proposito del suo rapporto con il suo nonno ucraino: un progetto che, tuttavia, abbandona nel momento in cui legge il racconto di Jonathan Safran Foer "Everything Is Illuminated" e si rende conto che Foer aveva già scritto il meglio possibile.

Gli anni 2000

Nel 2002 Liev Schreiber recita a teatro al fianco di Sigourney Weaver nell'opera di Neil LaBute "The Mercy Seat", Off Broadway, ottenendo un successo di pubblico e di critica importante.

Nella primavera del 2005 esordisce come regista cinematografico portando sul grande schermo un adattamento del libro di Foer, mentre a teatro veste i panni di Richard Roma in "Glengarry Glen Ross", remake dell'opera di David Mamet vincitrice del Premio Pulitzer: grazie a questo ruolo, ottiene un Tony Award per la Best Performance by a Featured Actor in a Play.

Nel 2006 viene invitato a entrare a far parte dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, e nell'autunno dello stesso anno dirige e interpreta 2006 "Join the Fight", nell'ambito di una campagna contro l'Aids (tra le altre star coinvolte nel progetto ci sono anche Tony Kushner, Calvin Klein e Naomi Watts).

Nel frattempo, è sul grande schermo in "The Painted Veil" ("Il velo dipinto"), accanto a Edward Norton, prestando il volto al personaggio di Charlie Townsend, e in "The Omen" ("Omen - Il presagio"), remake di un film omonimo uscito trent'anni prima. Appare anche in televisione, nella serie tv della CBS "CSI: Crime Scene Investigation", vestendo i panni di Michael Keppler, personaggio che prende momentaneamente il posto di Gil Grissom (interpretato da William Petersen).

Nel 2007 Schreiber è al cinema con "Love in the Time of Cholera" ("L'amore ai tempi del colera"), diretto da Mike Newell, mentre l'anno successivo fa parte del cast di "Defiance" ("Defiance - I giorni del coraggio"), per la regia di Edward Zick. Nel 2009 viene diretto da Gavin Hood in "X-Men Origins: Wolverine" ("X-Men le origini - Wolverine"), al fianco di Hugh Jackman e Ryan Reynolds, e da Ang Lee in "Taking Woodstock" ("Motel Woodstock").

L'anno successivo torna sul grande schermo con "Salt", di Phillip Noyce, con "Every Day", di Richard Levine, e con "Repo Men", di Miguel Sapochnik.

Vita privata

Liev Schreiber ha una sorellastra e quattro fratellastri: Max, Charles, Will e Pablo, quast'ultimo nato da una relazione del padre e anch'egli attore. È stato legato sentimentalmente all'attrice Kristin Davis. Convive con l'attrice Naomi Watts, con cui ha avuto due figli: il 26 luglio 2007 è nato Alexander Pete (detto Sasha: in russo è vezzeggiativo del nome) e il 13 dicembre 2008 è nato Samuel Kai.

Gli anni 2010

Nel 2011 Liev Schreiber recita per Michael Dowse in "Goon". Nel 2012 è tra gli attori di "The Reluctant Fundamentalist" ("Il fondamentalista riluttante"), di Mira Nair, mentre nel 2013 lavora in "The Butler" ("The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca"), di Lee Daniels. Dopo aver preso parte a "Fading Gigolo" ("Gigolò per caso"), di John Turturro, e a "A Perfect Man", di Kees van Oostrum, nel 2014 recita per Edward Zwick in "Pawn Sacrifice", prima di lavorare con Tom McCarthy in "Spotlight".

12. Biografia di Luis Sepulveda

Parole ardenti
4 ottobre 1949

Chi è Luis Sepulveda?


Sepulveda è uno scrittore acuto e accattivante, ma se i suoi romanzi non avessero avuto successo, ci si sarebbe comunque appassionati alla sua vita, così frastagliata, ricca di eventi, così piena di colpi di scena, da restare col fiato sospeso.

Luis Sepulveda nasce il 4 ottobre del 1949 in una camera d'albergo di Ovalle, nel Cile. I suoi genitori si ritrovarono lì perché messi in fuga a seguito di una denuncia (alla cui base c'erano ragioni politiche) emessa dal nonno materno nei confronti del genero. Così egli passa i primi anni della sua vita a Valparaìso, in compagnia del nonno paterno (l'anarchico andaluso - fuggiasco perchè condannato a morte - Gerardo Sepulveda Tapia, meglio conosciuto come Ricardo Blanco), dello zio Pepe (anch'egli anarchico), e di Salgari, Conrad e Melville, che ben presto gli trasmettono l'amore per la scrittura e per l'avventura.

Tra i quindici e i diciassette anni si iscrive alla Gioventù comunista e diviene redattore del quotidiano "Clarìn". A soli vent'anni ottiene il Premio Casa de las Americas con il suo primo libro di racconti, "Crònicas de Pedro Nadie", e a seguire, una borsa di studio per corsi di drammaturgia della durata di cinque anni, presso l'Università Lomonosov di Mosca. Ma resta nella capitale russa solo 4 mesi : per "atteggiamenti contrari alla morale pubblica" (diviene nota la sua relazione con la professoressa di letteratura slava e moglie del decano dell'Istituto ricerche marxiste) viene infatti espulso; ed è così che la sua vita errabonda prende davvero il via.

Ritorna in Cile, ma ha contrasti con il padre, viene allontanato dalla Gioventù comunista e così decide di militare tra le file dell'Ejercito de Liberacion Nacional in Bolivia.

Tornato in Cile consegue il diploma di regista teatrale, allestisce spettacoli, scrive racconti, lavora alla radio, diviene responsabile di una cooperativa agricola, entra a far parte del partito socialista e della guardia personale di Salvador Allende. Sono anni felici per Sepulveda: "I mille giorni del Governo Popolare furono duri, intensi, sofferti e felici. Dormivamo poco. Vivevamo ovunque e in nessun posto. [...] Noi si che abbiamo avuto una gioventù, e fu vitale, ribelle, anticonformista, incandescente, perché si forgiò nel lavoro volontario, nelle fredde notti di azione e propaganda.[...] Studiavamo, leggevamo Marx e Sartre, Gramsci e Ho Chi Minh, il Che e Willy Brandt, Marta Harnecker e Olof Palme [...]. Ascoltavamo i Quilapayun e Janis Joplin, cantavamo con Victor Jara, gli Inti-Illimani e i Mamas and Papas. Ballavamo con Hector Pavez e Margot Lodola, e i quattro ragazzi di Liverpool facevano sospirare i nostri cuori."

Con il colpo di stato del 1973 e la dittatura del generale Pinochet, Sepulveda viene catturato, interrogato, torturato. Per sette mesi resta chiuso in una cella della caserma di Tucapel, uno stanzino largo cinquanta centimetri, lungo un metro e mezzo, e così basso da non potersi mai alzare in piedi. Per due volte deve intervenire Amnesty International, che gli permette di essere scarcerato, e di commutare la condanna a morte in un esilio della durata di otto anni.

Invece di volare in Svezia, dove gli era stata promessa la cattedra di drammaturgia presso l'Università di Uppsala, Sepulveda scappa in Brasile e poi in Paraguay, quindi a Quito (Ecuador), dove riprende a far teatro e partecipa alla spedizione dell'UNESCO dedicata allo studio dell'impatto della civiltà sugli indios Shuar. Per sette mesi dunque vive in Amazzonia, esperienza che sarà alla base di un capolavoro, "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore".

Dopo aver ottenuto la cittadinanza nicaraguese (sono gli anni in cui entra a far parte della Brigata Simon Bolivar) e aver vissuto ad Amburgo, dal 1982 al 1986 lavora con Greenpeace. Dal 1996 vive a Gijon, in Spagna, con la compagna Carmen, i figli, e il cane Zarko.

Dal punto di vista letterario Sepulveda ha la capacità di essere lirico, essenziale e toccante; ma nei suoi scritti vi è anche fortezza, audacia, senso critico e coraggio: crede nella parola, non ha paura di usarla, sia che si tratti di temi soffusi, poetici e intensi, sia che si tratti di denuncia, di rabbia, di speranza e di ardore.

Nelle sue parole c'è l'amore per la Natura (Il vecchio che leggeva romanzi d'amore), la rabbia per l'Ingiustizia (Il potere dei sogni e Cronache dal Cono Sud), la passione per l'Avventura (Patagonia Express), la Dolcezza (Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare). Sa essere intenso ed ironico, scurrile e lirico.

"Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare" è stato trasposto in un film animato nel 1998 da Enzo D'Alò, ma ritroviamo il suo nome anche tra i titoli di coda di "Nowhere" (interpretato da Harvey Keitel) e di "Corazonverde", documentario di cui lo stesso Sepulveda è regista, insieme a Diego Meza.

13. Biografia di Alicia Silverstone

L'angelo dello schermo accanto
4 ottobre 1976

Chi è Alicia Silverstone?


Alicia Silverstone deliziosa attrice dal volto acqua e sapone, nasce a San Francisco il 4 ottobre 1976; dopo una breve gavetta nel mondo dello spettacolo in cui si abitua a fare un po' di tutto, coglie la sua grande occasione quando accetta di comparire in alcuni videoclip del complesso rock degli Aerosmith, un gruppo formato da venerandi musicisti sulla scena da decenni, i cui componenti di belle ragazze se ne intendono. In un universo come quello dei video musicali in cui dominano ragazze provocanti e spesso decisamente volgari, una creatura angelica come la Silverstone non poteva che colpire l'immaginario dei fruitori di questo particolarissimo veicolo promozionale.

Ma il sogno nel cassetto e vera ambizione di questa ragazza americana cresciuta a vitamine e sani principi è il cinema.

Il suo grimaldello per raggiungere l'obiettivo si chiama "serial tv".

Infatti, dopo aver esordito nel 1988 nella serie "The wonder years", approda sul grande schermo con il giallo "La ragazza della porta accanto", in cui ha modo di esibire tutta la sottile malizia di cui è capace, proprio in virtù del suo aspetto innocente. Tutte qualità che non sfuggono ai vari produttori che bazzicano la verde vallata di Hollywood e che la utilizzano prima per il thriller "Premonizioni", in cui sembra perfetta nella parte della dolce fanciulla contrapposta a un mondo oscuro e pauroso, poi in "Babysitter" e "Pericolo nell'ombra".

A questo punto, dopo ben tre thriller girati da protagonista (o quasi), la sua immagine rischia di fossilizzarsi in quella di "specialista" del genere.

In realtà Alicia è eclettica e completa e vuole dimostrarlo. Cambia dunque completamente genere con "Ragazze a Beverly Hills", pellicola di atmosfera sbarazzina nella quale la vediamo alle prese con una sceneggiatura davvero divertente che lei sa rendere al meglio. Subito dopo, un altro colpo di scena: eccola impersonare Batgirl nel costosissimo "Batman & Robin" (l'episodio con George Clooney, Chris O'Donnell e Arnold Schwarzenegger).

Forse a questo punto i suoi cambiamenti risultano anche troppo radicali, e probabilmente hanno spiazzato estimatori e pubblico comune; tanto è vero che la sua carriera subisce una battuta d'arresto andando incontro a flop poco lusinghieri come "Una ragazza sfrenata" o "Sbucato dal passato".

Ci vorrà lo shakespeariano "Pene d'amor perdute" per dimostrare una volta per tutte le doti davvero notevoli e poco comuni di questo angelo ormai cresciuto.

14. Biografia di Micky Ward

L'irlandese dal cuor di
4 ottobre 1965

Chi è Micky Ward?


Micky Ward, soprannominato "Irish" (l'irlandese), nasce il 4 ottobre 1965 a Lowell, nello stato del Massachusetts (USA). Ex pugile professionista, peso welter, la sua storia è soprattutto nota per il film "The Fighter" (uscito negli Stati Uniti alla fine del 2010, interpretato da Mark Wahlberg e diretto da David O. Russell).

Ward è stato tre volte campione del "New England Golden Gloves" prima di diventare professionista nel 1985. La sua carriera inizia alla grande e vince i suoi primi quattordici combattimenti. Poi nel 1990, dopo aver perso consecutivamente quattro incontri, decide di prendere una pausa dalla boxe.

Nel periodo in cui di Ward resta lontano dallo sport lavora come operaio nel rifacimento dell'asfalto stradale. Utilizza poi parte dei suoi guadagni per sottoporsi ad un intervento chirurgico alla mano destra, che soffre da tempo di vari problemi.

L'intervento chirurgico si basa sull'utilizzo di alcune parti delle ossa del sto stesso bacino che vengono applicate e fuse con le ossa della mano per rafforzarle. In questo stesso periodo il suo fratellastro, l'ex pugile Dicky Eklund, che lotta contro i problemi della tossicodipendenza, che viene rilasciato dal carcere dove era rinchiuso con l'accusa di possesso di droga, convince Micky Ward a riprendere in mano la sua carriera sportiva di pugile.

Ward torna ad allenarsi e a combattere: vince i suoi primi nove incontri, e consegue il titolo "WBU's Intercontinental Light Welterweight" Louis Veader. Difende poi la cintura di campione ancora contro Veader. Nel 1997 lotta per il titolo "Light IBF" contro il campione Vince Phillips, ma non arriva a vincere: l'incontro viene fermato al terzo round a causa dei tagli subiti da Ward; Phillips vince così l'incontro per KO tecnico. Un anno dopo, ancora una volta Ward si avvicina al titolo, ma perde ai punti contro Zab Judah.

Nel 2000 Micky Ward vola a Londra per combattere contro il campione WBU Shea Neary: vince con un KO tecnico all'ottavo round. Ward successivamente non difenderà mai il titolo.

Il match vinto contro Emanuel Augustus (conosciuto poi come Emanuel Burton) viene votato "Combattimento dell'anno" dalla rivista The Ring.

Il 18 maggio 2002, Mycky Ward affronta per la prima volta Arturo Gatti - canadese nato in Italia - l'avversario per il quale la sua storia diventerà famosa.

Il combattimento è duro e selvaggio, ma un atterramento al nono round procurato da Ward ai danni di Gatti fa la differenza nel consegnare la vittoria all'americano.

Alla fine dell'incontro entrambi i combattenti hanno avuto bisogno di cure presso un centro traumatologico. Anche questo match viene nominato incontro dell'anno 2002 per la rivista The Ring.

In breve tempo i due si accordano per organizzare un nuovo match di rivincita: l'incontro avviene nel mese di novembre e questa volta è Arturo Gatti che riesce a vincere combattendo un'altra battaglia selvaggia. Ward cade a terra al terzo round, ma porta a termine il combattimento fino alla fine. Gatti a fine incontro rende omaggio alla tenacia di Ward, dicendo di lui: "Mi chiedevo cosa sarebbe successo se avessi combattuto contro il mio gemello. Adesso lo so."

Non passa molto tempo che viene organizzato un terzo match tra i due per l'8 giugno 2003: l'inizio del terzo capitolo di questa saga che comincia ad assumere un carattere epico, è contrassegnato dai pugni di Arturo Gatti che si abbattono come un fiume su Ward. Ward lotta e gestisce il match come meglio può e al sesto round riesce a mandare Gatti al tappeto: prima che Gatti possa riuscire ad alzarsi e prima che l'arbitro possa contare fino a dieci, la campana suona per sancire il termine del round.

Gatti si riprende e alla fine vince il match con la decisione unanime della giuria. Anche questa volta entrambe i pugili dopo l'incontro compiono un viaggio verso l'ospedale, a causa dei danni subiti durante la lotta. E anche questa volta la rivista The Ring vota l'incontro come il migliore per il 2003.

Prima della sua lotta finale con Gatti, Micky Ward annuncia la sua intenzione di ritirarsi dal pugilato agonistico dopo il match. Nel suo stato, il Massachusetts, Micky Ward è considerato un "working class hero" (un eroe della classe operaia), un atleta che ha superato molte difficoltà nella sua vita e che ha prevalso grazio alla propria determinazione e il duro lavoro.

Oltre al già citato film "The Fighter" (2010) la figura eroica di Ward è stata ripresa come copertina di un disco dal titolo "The Warrior's Code" (con omonima canzone), dei Dropkick Murphys nel 2005; la canzone "Animal Rap" del gruppo hip hop Jedi Mind Tricks ha una versione intitolata "Micky Ward Mix"; infine il videogioco "Fight Night Round 3" (2006) vede Ward e Gatti in copertina.

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