Biografie di personaggi famosi e storici nato il 9 settembre


Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità del: 9 settembre

Sommario:

1. Lucio Battisti
2. Alberto Bevilacqua
3. Michael Bublé
4. Henri de Toulouse-Lautrec
5. Roberto Donadoni
6. Luigi Galvani
7. Hugh Grant
8. Jules Grévy
9. Guglielmo il Conquistatore
10. Jacques Lacan
11. Frank Lucas
12. Stéphane Mallarmé
13. Ahmad Shah Massoud
14. Cesare Pavese
15. Otis Redding
16. Armand-Jean du Plessis Richelieu
17. Adam Sandler
18. Oscar Luigi Scalfaro
19. Edward Teller
20. Lev Tolstoj
21. Maria Yudina
22. Mao Zedong

Biografia di Lucio Battisti

Emozioni eterne
5 marzo 1943
9 settembre 1998

Chi è Lucio Battisti?


Lucio Battisti, indimenticabile cantautore nasce a Poggio Bustone, paese di collina in provincia di Rieti, il 5 Marzo 1943. Come in tutte le cose che riguardano Battisti, uomo che è sempre stato gelosissimo della sua privacy, al punto da scomparire per anni dalla luce della ribalta, poco si sa della sua primissima infanzia: le rare testimonianze raccontano di un bambino tranquillo, abbastanza chiuso e con problemi di peso.

La famiglia, integrata dalla sorella Albarita, è del tipo piccolo-borghese che va per la maggiore nell'Italia di quegli anni: mamma casalinga e padre impiegato alle imposte di consumo. A Poggio Bustone comunque il cognome Battisti è molto diffuso, non a caso mamma Dea si chiamava Battisti anche da nubile. Nel 1947 la famiglia si trasferisce a Vasche di Castel Sant'Angelo vicino Rieti e tre anni più tardi a Roma; durante le varie vacanze estive la città natale rimarrà una meta fissa.

A fronte di questo vuoto informativo, a fatica colmato dai biografi, viene in soccorso una dichiarazione del cantautore stesso, rilasciata in un'intervista del dicembre 1970 per la rivista Sogno: "I capelli ricci li avevo anche da bambino e così lunghi che mi scambiavano per una bambina. Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente, con una matita, con un pezzo di carta e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti. Ho avuto un'infanzia normale, volevo fare il prete, servivo la messa quando avevo quattro, cinque anni. Poi però una volta, siccome parlavo in chiesa con un amico invece di seguire la funzione - io sono sempre stato un grosso chiacchierone - un prete ci ha dato uno schiaffo a testa. Magari dopo sono intervenuti altri elementi che mi hanno allontanato dalla chiesa, ma già con questo episodio avevo cambiato idea".

Nella capitale Battisti frequenta le scuole elementari e medie e si diploma come perito industriale nel 1962. Naturalmente è già da tempo che imbraccia la chitarra e canta canzoni sue o di altri, girando con amici fra alcuni locali, anche se la sua ambizione mano a mano che il tempo passa diventa sempre più quella di voler intraprendere la professione di cantante. Il padre Alfiero non si trova d'accordo con le scelte artistiche del figlio, ancora puramente abbozzate. Si dice che in una delle tante discussioni in proposito, Alfiero abbia addirittura rotto in testa a Lucio una chitarra.

La prima esperienza in un complesso musicale è nell'autunno 1962 come chitarrista de "I Mattatori", gruppo di ragazzi napoletani. Arrivano i primi guadagni, ma non sono abbastanza; ben presto Lucio Battisti cambia complesso e si unisce a "I Satiri". Nel 1964 il complesso si reca a suonare in Germania e Olanda: un'ottima occasione per ascoltare la musica di Dylan e degli Animals. Il primo ingaggio di Battisti solista arriva quando lo chiama il Club 84 di Roma.

Il cantante dimostra subito di avere le idee chiare e una buona dose di ambizione; da quella esperienza ricava la netta sensazione che suonare in gruppo non gli piace e così decide di tentare la fortuna da solo a Milano, considerata al tempo una sorta di "Mecca" della canzone. Qui, diversamente da molti suoi coetanei che per sbarcare il lunario accettano lavori alternativi, non si piega a soluzioni di compromesso e, barricato per settimane intere in una pensione di periferia, persegue senza distrarsi un unico scopo: prepararsi al meglio in attesa dell'incontro con un discografico importante.

Nel 1964 compone assieme a Roby Matano le sue prime canzoni, per poi approdare al primo 45 giri, "Per una lira". Il fatto curioso è che i produttori decisero di non mettere il suo volto in copertina perchè ritenuto di scarso "appeal". Così si ricorse ad un compromesso, mostrandolo a figura intera, di spalle, abbracciato a un ragazza, mentre sui due campeggiava la riproduzione di una liretta, monetina già a quel tempo assai rara.

Nel 1965 l'incontro determinante con Giulio Rapetti, tra i più noti "parolieri" del panorama italiano, sotto lo pseudonimo di Mogol. I due trovano una giusta forma di simbiosi che durerà felicemente per oltre tre lustri, durante i quali assieme scriveranno alcune pietre miliari della musica leggera italiana.

Nel 1968 con "Balla Linda" Lucio Battisti partecipa al Cantagiro; nel 1969, in coppia con Wilson Pickett, presenta a Sanremo "Un'avventura". L'affermazione decisiva arriva nell'estate seguente, al Festivalbar, con "Acqua azzurra, acqua chiara". Ma gli anni di Battisti sono stati indubbiamente i '70 e gli '80, inaugurati con due canzoni di grande successo, "La canzone del sole" e "Anche per te", incise per la sua nuova etichetta, da lui stesso fondata con alcuni amici e collaboratori, e che porta il nome emblematico di "Numero Uno". Da quel momento in poi scandisce serie impressionanti di successi, di veri e propri capolavori, tutti al primo posto nelle classifiche. Inoltre forse non tutti sanno che Battisti è stato anche autore per altri, editore e discografico, distribuendo successi per Mina, Patty Pravo, il complesso Formula Tre e Bruno Lauzi.

Ma il grande successo ottenuto non ha scalfito quella dimensione intimistica e familiare che Lucio Battisti ha sempre privilegiato nella sua vita. Caratteristica più unica che rara, ha mantenuto il contatto con il pubblico solo attraverso i suoi dischi e qualche sporadica intervista concessa alla stampa, ignorando televisioni e concerti, ritirandosi in campagna. Per realizzare prodotti migliori e all'altezza delle sue aspettative, dapprima istituì una sala di registrazione personale direttamente in casa e in seguito, alla ricerca di un suono sempre più moderno, cercò studi ottimali in Inghilterra o negli Stati Uniti.

I suoi dischi sono sempre stati il frutto di un lavoro lungo e meticoloso dove nulla è stato lasciato al caso, nemmeno la copertina. Le conseguenze di questo scrupolo sono stati i costi assai elevati di molte delle sue produzioni, anche se il prodotto finale non ha mai tradito le aspettative né di chi lo aveva realizzato o aveva concorso a realizzarlo, né del pubblico cui era destinato.

Il 9 settembre 1998 Lucio Battisti si è spento, suscitando enorme clamore e commozione in Italia, il Paese che lo ha sempre amato e sostenuto malgrado la decennale assenza dalla ribalta mediatica. Ricovero e malattia, prima del decesso, sono stati dominati dal silenzio quasi assoluto sulle reali condizioni di salute.

Oggi, dopo la sua scomparsa, la sua casa di residenza è oggetto di un'inarrestabile via vai di fan o semplici curiosi. Vista l'affluenza, una scala appositamente costruita permette di osservare da vicino il balcone dove l'artista, da giovane, suonava la sua chitarra.

Biografia di Alberto Bevilacqua

GialloParma
27 giugno 1934
9 settembre 2013

Chi è Alberto Bevilacqua?


Narratore di fama e di successo, alchimista della fantasia sui cui binari fa sapientemente scorrere le contraddizioni del reale, in un continuo gioco di scambi, Alberto Bavilacqua è nato a Parma il 27 giugno 1934. Attira fin da giovane l'attenzione di Leonardo Sciascia, che gli fa pubblicare la prima raccolta di racconti "La polvere sull'erba" (1955).

Esordisce come poeta nel 1961 pubblicando "L'amicizia perduta". Il successo internazionale arriva però con l'ormai celeberrimo "La Califfa" (1964), diventato film (da lui stesso diretto) e interpretato da Ugo Tognazzi e Romy Schneider. La protagonista, Irene Corsini, nel suo vitalistico vibrare tra fierezze e abbandoni, inaugura la galleria dei grandi personaggi femminili di Bevilacqua, mentre Annibale Doberdò incarna un'emblematica figura di industriale nella provincia italiana degli anni '60.

Romanzo tra i più importanti del decennio è "Questa specie d'amore" (1966, premio Campiello), nel quale il dissidio tra il richiamo della propria terra, la provincia parmigiana e l'impegno della vita nella capitale, scuote la coscienza inquieta dell'intellettuale protagonista; tema onnipresente nella narrativa di Bevilacqua, assieme alla vicenda della passione amorosa e alle atmosfere liriche, visionarie e fantastiche, rese corporee da uno stile denso e non alieno da un seppur cauto sperimentalismo linguistico.

Dell'epopea provinciale dei suoi eroi grandi e meschini, Bevilacqua aveva già fornito uno splendido affresco in "Una città in amore" (1962, ripubblicato in una nuova stesura nel 1988). Intellettuale impegnato e presente nella vita italiana fin dagli inizi degli anni '60, giornalista critico del costume, polemista, l'attività di Alberto Bevilacqua è sempre stata multimediale. La sua produzione narrativa, sempre accompagnata da grande successo, ha ottenuto anche numerosi riconoscimenti, fra cui l'apprezzamento dei maggiori premi letterari italiani: fra i suoi titoli premiati troviamo "L'occhio del gatto" (1968, Premio Strega), "Un viaggio misterioso" (1972, Premio Bancarella) e "I sensi incantati" (1991, premio Bancarella).

Intensa e continua, da sempre parallela e mai subordinata all'attività di narratore, la produzione poetica di Bevilacqua è raccolta nelle opere: "La crudeltà " (1975), "Immagine e somiglianza" (1982), "Vita mia" (1985), "Il corpo desiderato" (1988), "Messaggi segreti" (1992) e "Piccole questioni di eternità" (Einaudi 2002). Le opere di Bevilacqua sono state ampiamente tradotte in Europa, Stati Uniti, Brasile, Cina e Giappone. Come ha scritto efficacemente Maurizio Cucchi "Amore ed erotismo, consapevolezza degli indissolubili legami non solo con la propria terra d'origine, ma anche con le figure parentali, costituiscono altri elementi irrinunciabili della sua poesia, la cui tendenza, evidente anche nella sua più recente raccolta ("Legami di sangue"), parrebbe quella di ricondurre incessantemente al presente suggestioni, vicende, situazioni prelevate da una memoria anche remota".

Alberto Bevilacqua è morto il 9 settembre 2013 all'età di 79 anni, dopo una lunga malattia. Lascia la sua compagna, l'attrice e scrittrice Michela Miti (Michela Macaluso).

Biografia di Michael Bublé

Un moderno sogno in bianco e nero
9 settembre 1975

Chi è Michael Buble?


Le origini di Michael Bublé sono italiane: il nonno veneto di Treviso, la nonna Yolanda di origini abruzzesi di Carrufo (AQ). Nato il 9 settembre 1975 a Vancouver, Canada, con la voce che si ritrova, con il viso da bel tenebroso e un look alla moda, Michael Bublé potrebbe tranquillamente inseguire sogni dorati nel mondo del pop. E invece la strada scelta aggira le melodie "facili" e i videoclip sexy. La sua musica omaggia Frank Sinatra, Bobby Darin, Ella Fitzgerald e Mills Brothers.

"Nel corso della mia crescita mio nonno è stato il mio migliore amico - racconta Bublé -. E' stato il primo a farmi conoscere un mondo musicale che la mia generazione sembra aver dimenticato. Sebbene io ami il rock e la musica moderna in genere, la prima volta che mio nonno mi ha fatto ascoltare i Mills Brothers è successo qualcosa di magico. E' stato come se il mio futuro si fosse materializzato in quell'istante: ho capito che volevo diventare un cantante, e che quella sarebbe stata la musica che avrei fatto".

Oggi a distanza di alcuni anni dalla "rivelazione", Michael Bublé ha pubblicato un album omonimo che è il manifesto della sua passione per lo swing. E' proprio seguendo lo stile dei suoi ispiratori, tra cui trovano posto anche Keely Smith, Sarah Vaughan e Rosemary Clooney, che il cantante canadese ha rivisitato alcune hit del passato (anche recente) che hanno segnato la sua formazione artistica. E così, accanto alla cover di "Put your head on my shoulder", con cui il teen idol Paul Anka infranse i cuori delle coetanee sul finire degli anni '50, e a quella di "Come fly with me", dell'insuperabile Frank Sinatra, trovano posto, ad esempio, "Crazy little thing called love" di Freddie Mercury e compagni (Queen), e "Kissing a fool" di George Michael. Nell'album compare inoltre una cover di "How can you mend a broken heart" dei Bee Gees a cui contribuisce in qualità di ospite proprio Barry Gibb.

"Penso che tutte queste canzoni abbiano qualcosa in comune - spiega Michael -. Hanno tutte un cuore e un'anima, rappresentano la volontà dei loro autori di stabilire un contatto vero con chi le ascolta". Molti di questi brani sono tra i primi cantati dal giovanissimo Bublé. "Mio nonno - racconta -, per introdurmi nel mondo della musica, mi chiese come favore di imparare alcune delle sue canzoni preferite. Non ci volle molto per convincermi e qualche tempo dopo già partecipavo a concorsi di canto locali. Ne vinsi anche uno, ma fui squalificato perché ero troppo piccolo".

Sotto la direzione del nonno Michael dall'età di 17 anni ha pubblicato diversi album con etichette indipendenti. La vera svolta è arrivata quando l'ex primo ministro canadese Brian Mulroney, grande appassionato di musica pop, ha presentato Bublé al produttore David Foster, che lo ha immediatamente messo sotto contratto per la sua etichetta, la 143 Records. A partire dalla primavera del 2001 i due hanno lavorato alle canzoni dell'album omonimo con la ferma intenzione di non farne un semplice tributo alla musica anni '40 e '50.

Il risultato è quanto di più moderno ci si possa aspettare. La cover di "Kissing a fool", ad esempio, rende se possibile ancora meglio l'atmosfera jazz dell'originale. E tutto il resto non si allontana poi molto dall'ottimo lavoro fatto da Robbie Williams nel 2001 con "Swing when you're winning", tributo della popstar britannica alla musica di Frank Sinatra. La differenza è che Robbie poteva anche permettersi il rischio di un passo falso dopo il successo incredibile ottenuto con l'album dal titolo assonante "Sing when you're winning". Michael Bublé, invece, si gioca tutto in un sogno in bianco e nero: i colori che hanno segnato un'epoca, i colori della vittoria nel fascino retrò di una bandiera a scacchi.

Dopo il successo ottenuto con la canzone "Spiderman" tema della colonna sonora del film "Spiderman 2" (2004), è uscito nel 2005 il secondo disco di Michael Bublè, intitolato "It's Time". Nel 2009 pubblica invece "Crazy Love".

Nel marzo del 2011 sposa la bellissima modella argentina Luisana Lopilato.

Biografia di Henri de Toulouse-Lautrec

Il colore dell'Europa
24 novembre 1864
9 settembre 1901

Chi è Henri de Toulouse-Lautrec?


Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec nasce il 24 novembre 1864 ad Albi (Francia). Proviene da una famiglia nobile: il padre è il conte Alphonse de Toulouse-Lautrec e la madre è Adèle de Toulouse-Lautrec. La sua famiglia possiede numerose proprietà nell'area della Gironde e nel Midi, in Francia. A Parigi i Toulouse-Lautrec hanno vari possedimenti e appartamenti. All'età di quattro anni Henri vive il divorzio dei genitori. In giovinezza soffre di varie malattie genetiche dovute al matrimonio consanguineo tra i genitori. In quegli anni anche uno dei suoi fratelli muore dopo un anno dalla nascita.

Trasferitosi a Parigi con la madre, frequenta il Lycée Fontanes dove riporta un ottimo risultato scolastico e si caratterizza per la sua vivacità. Presto è costretto a ritirarsi da scuola, poiché inizia a manifestarsi la malattia che lo affliggerà per il resto della sua vita: il nanismo. Nel 1878 un tragico evento lo segna profondamente: inciampa sul parquet della sua casa rompendosi il femore sinistro. L'anno dopo, mentre si trova a Barèges, cade in un fossato, riportando la rottura dell'altra gamba. Toulouse-Lautrec ha anche un'altra malattia, la picnodisostosi, che non gli permette di guarire dalle fratture che ha riportato in quei determinati frangenti. I suoi arti inferiori smettono così di crescere e la sua altezza in età adulta è di un metro e cinquantadue centimetri.

In questa circostanza, durante i suoi lunghi periodi di convalescenza, trova conforto nella pittura che diventa la sua grande passione; inizia anche a seguire delle lezioni di pittura che gli vengono impartite da René Princeteau, un pittore sordomuto che lo inizia alla carriera artistica.

Nel 1881 continua a eseguire vari disegni in un taccuino che chiama "Cahier Zig Zags". I soggetti delle opere che realizza in questo periodo sono la sua famiglia, il mare, le battute di caccia, i cavalli. Nello stesso anno ottiene il diploma di maturità, decidendo di dedicarsi esclusivamente all'arte. L'anno successivo inizia a frequentare lo studio d'arte del celebre maestro francese Léon Bonnat. Dopo tre mesi Bonnat intraprende la carriera di docente presso l'École des Beaux-Arts, decidendo quindi di chiudere il suo studio d'arte.

Toulose-Lautrec quindi inizia a frequentare l'atelier di Fernand Cormon sito nel quartiere parigino di Montmartre. Qui ha modo di conoscere vari artisti dell'epoca, tra cui si ricordano: Vincent Van Gogh, Louis Anquetin, Emile Bernard. Nel 1883 espone l'opera "Un petit accident" a Pau presso la Société des Amis des Arts, firmandola con lo pseudonimo di Mofà. L'anno seguente apre con Albert Grenier uno studio, lavorando spesso all'aperto e frequentando i locali e i cafés più celebri di Parigi (Le Moulin de La Galette, le Chat Noit, Le Mirliton). I dipinti che realizza in questo periodo ritraggono clienti ai tavoli, le ballerine, le cantanti dei locali e vengono da lui firmati con lo pseudonimo "Tréclau".

Inoltre si avvicina sempre più al gruppo di artisti noti come Les Artistes Inchoérents, chiamati in questo modo perché rappresentano nelle loro tele dei temi trattati in modo umoristico e anticonformista. Con questo gruppo espone, nel 1886, il celebre dipinto "Les Batignolles trois ans et demie avant Jésus-Christ". Sempre nello stesso anno prende in affitto un nuovo studio, in cui continua in modo assiduo a dipingere.

Nei suoi lavori inizia anche a trarre spunto dallo stile pittorico di Edgar Dégas e da quello degli amici Van Gogh e Bernard. Nel 1889 con il gruppo Les Artistes Inchoérents espone un nuovo lavoro, "Portrait d'une malhereuse famille atteinte de la petite grelure" e sempre nello stesso periodo espone due quadri ("Bal du Moulin de la Galette" e "Il Ritratto di Forcaud") presso le Salon des Indépendents. Queste due opere non ottengono però un giudizio positivo da parte della critica francese.

Sul finire degli anni Ottanta dell'Ottocento inoltre espone con il gruppo di artisti "Les XX" le seguenti tele: "Au Cirque: dans les coulisses", "M.me Adéle de Toulouse-Lautrec", "François Gauzi" e "La contessa Adéle de Tolouse-Lautrec nel salone del Chateau de Malromé".

L'artista in seguito inizia a interessarsi anche alla litografia venendo commissionato da Charles Ziedler, proprietario del Moulin Rouge, per la realizzazione di un manifesto pubblicitario che riscuoterà un buon successo. Dopo il successo riportato in seguito alla realizzazione del manifesto realizzato per il Moulin Rouge, nel biennio 1892-1893 realizza per altri locali francesi altri manifesti.

Negli anni successivi viaggia molto toccando paesi quali Olanda, Spagna, Russia, Inghilterra e Belgio. Inoltre la sua produzione artistica è molto ricca; espone molte opere inoltre in vari luoghi come il Salon des Cent, il Royal Aquarium di Londra, Goupil-Boussod-Valadon.

Numerose riviste francesi si rivolgono a Toulouse-Lautrec per la realizzazione di manifesti e litografie. Se dal punto di vista artistico ottiene grande successo, vive una difficile situazione a livello personale dettata dalla sua condizione fisica. In questi anni affoga i suoi dispiaceri nell'alcool e vive numerose crisi depressive.

Sul finire degli anni Novanta dell'Ottocento le sue condizioni di salute peggiorano, ripercuotendosi anche nella sua produzione artistica. Nel 1900 espone alcuni suoi manifesti a Bordeaux e a Budapest e partecipa all'Esposizione universale di Parigi.

Henri de Toulouse-Lautrec muore il 9 settembre 1901 a causa di un'emorragia celebrale.

Biografia di Roberto Donadoni

Una guida promettente
9 settembre 1963

Chi è Roberto Donadoni?


Roberto Donadoni nasce a Cisano Bergamasco (BG) il 9 settembre 1963.

Inizia la carriera di calciatore professionista nell'Atalanta. Centrocampista, gioca prevalentemente sulla fascia di destra e non è raro che accompagni le manovre di attacco considerata la sua vocazione offensiva.

Con l'atalanta disputa prima il campionato giovanile nella stagione 1981-1982, poi debutta in serie B nella stagione successiva, arrivando a totalizzare 18 presenze.

Nel 1983-1984 Donadoni è ancora in Serie B, ancora con l'Atalanta: colleziona 26 presenze, segna 2 reti, ed è tra i protagonisti più meritevoli che contribuiscono alla promozione della squadra bergamasca in serie A.

Nella massima serie gioca due anni con la maglia nerazzurra dell'Atalanta, prima di essere acquistato dal Milan nell'estate del 1986. E' il primo acquisto che il presidente Silvio Berlusconi gestisce personalmente.

Donadoni rimarrà a Milano per 10 anni, fino al 1996, contribuendo a molte vittorie e trionfanti conquiste storiche. Sono questi gli anni della "rivoluzione del calcio" di Arrigo Sacchi, del grande Milan, degli olandesi Van Basten, Gullit e Rijkaard...

Con il Milan vince cinque scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996), tre Coppe dei Campioni (1989, 1990, 1994), due Coppe Intercontinentali (1989, 1990), tre Supercoppe Europee (1989, 1990, 1995) e quattro Supercoppe di Lega Italiana (1989, 1992, 1993, 1994).

Donadoni è considerato titolare sia con Sacchi che con il suo successore Fabio Capello. Esordisce l'8 ottobre 1986 con la maglia della Nazionale (Italia-Grecia 2-0). Disputa i mondiali di Italia '90 arrivando terzo (in panchina siede Azeglio Vicini). Nel 1994 è nella squadra che parte per i mondiali statunitensi; in panchina c'è ancora Arrigo Sacchi. Gli azzurri arrivano in finale, ma perdono ai rigori contro il Brasile. Con la nazionale italiana Donadoni arriverà a disputare 63 partite, con 5 gol al suo attivo.

Dopo l'esperienza dei mondiali Roberto Donadoni lascia il calcio italiano; con una decisione abbastanza inusuale per un giocatore europeo, vola negli USA per giocare nella squadra dei "New York Metrostars". Dopo due anni, all'inizio del 1997 torna al Milan su richiesta di Fabio Capello. Resta due anni con i rossoneri (24 presenze), per poi compiere un'altra inaspettata partenza: emigra in Arabia Saudita per giocare nella squadra locale più forte, l'Al Ittihad. Con gli arabi vince il campionato: sarà il suo ultimo premio della carriera di giocatore.

Nel 2000 Donadoni si ritira dal calcio giocato.

Successivamente ottiene il patentino di allenatore e inizia in serie C1: nella stagione 2001-2002 siede sulla panchina del Lecco che arriverà al nono posto nel campionato. L'anno seguente passa in serie B con il Livorno: arriva decimo.

Nel 2003-2004 guida il Genoa: purtroppo dopo tre sconfitte in tre partite viene esonerato.

Inizia così un periodo di inattività che dura però solo qualche mese: nel gennaio del 2005 è richiamato dal Livorno, dove Donadoni ha mantenuto un ottimo rapporto con i giocatori, con la società e soprattutto con il presidente Aldo Spinelli.

Donadoni sostituisce così l'esonerato Franco Colomba, in serie A. Non solo conquista l'ottavo posto in classifica, ha inoltre il merito di far esplodere a grandi livelli l'attaccante Cristiano Lucarelli, che alla fine della stagione 2004-2005 risulta il capocannoniere della Serie A con 24 gol.

Donadoni viene confermato alla guida del Livorno anche per la stagione 2005-2006; dopo 23 giornate la squadra si trova al sesto posto, posizione insperata a inizio campionato. In seguito ad alcune critiche rivoltegli dal presidente Spinelli Donadoni si dimette. La notizia lascia perplessi molti addetti ai lavori, concordi nell'indicare in Donadoni e il suo Livorno la rivelazione del campionato.

Nell'estate del 2006, il 13 luglio, la FIGC sceglie Roberto Donadoni come successore alla carica di Commissario Tecnico della Nazionale italiana. Donadoni ha il difficile compito di succedere a Marcello Lippi, il quale ha abbandonato la panchina azzurra dopo aver conquistato la storica quarta Coppa del Mondo ai mondiali di Germania 2006.

Il C.T. Donadoni porta la nazionale a qualificarsi e giocare le fasi finali degli Europei di Austria e Svizzera 2008: l'Italia esce ai quarti, perdendo ai calci di rigore contro la Spagna. Subito dopo il rientro in patria la nazionale tornerà sotto la guida di Lippi.

Torna a guidare una squadra di seria A, il Napoli, nel marzo del 2009, in sostituzione dell'esonerato Reja. Nella stagione successiva 2010-2011 allena il Cagliari, per poi passare nel 2012 al Parma, dove rimane fino al 2015, quando si trova a dover gestire dalla panchina la terribile situazione finanziaria della società fallita.

Biografia di Luigi Galvani

9 settembre 1737
4 dicembre 1798

Chi è Luigi Galvani?


Luigi Galvani nasce il 9 settembre 1737 a Bologna. Compie i primi studi in lettere e filosofia, secondo la moda del tempo; poi, dopo essersi laureato presso la Scuola di Medicina dell'Università di Bologna nel 1759 (avendo seguito, tra l'altro, le lezioni di Giuseppe Monti e Jacopo Bartolomeo Beccari per storia naturale e chimica, Domenico Maria Gusmano Galeazzi per anatomia e Gaetano Tacconi per chirurgia e filosofia), entra nell'Accademia delle Scienze: dapprima come alunno, dopodiché viene nominato professore di Anatomia e Operazioni Chirurgiche. Nel giro di sette anni, si ritrova presidente dell'Accademia.

Sposatosi, nel 1764, con Lucia Maddalena Galeazzi, figlia del suo insegnante di anatomia, diverrà membro, quindici anni più tardi, del Terz'Ordine Francescano, ma la sua profonda religiosità non viene percepita come un ostacolo alla sua attività o libertà di ricerca. Ricerca che si esplica specialmente nell'ambito dell'anatomia comparata, finalizzata a specificare funzioni e struttura del corpo umano tramite lo studio degli animali. Già al 1762 risale "De ossibus. Theses physico-medico-chirurgicae", un trattato incentrato su patologie e strutture delle ossa, mentre nel 1767 viene pubblicato "De renibus atque ureteribus volatilium", dedicato agli ureteri e ai reni degli uccelli. Si segnalano, inoltre, "De volatilium aure", scritti sull'anatomia dell'apparato uditivo degli uccelli, e "Disquisitiones anatomicae circa membranam pituitariam", relative alla membrana pituitaria.

Un ingegno decisamente versatile, insomma, è quello di Galvani, che ricopre numerosi incarichi di prestigio all'università, dividendosi tra l'insegnamento, la ricerca e la professione medica: considerando l'esercizio della medicina prima di tutto una missione, non di rado rinuncia a ricevere onorari pur di dedicarsi all'assistenza ai poveri.

Oltre a tenere lezioni pubbliche in casa propria (dove ha allestito un laboratorio in cui svolge gli esperimenti e dispone di una ricca biblioteca composta da oltre quattrocento volumi) e nella Sala del Teatro Anatomico, in qualità di custode delle camere anatomiche ha anche la possibilità di tenere pubbliche lezioni a scultori, pittori e chirurghi. Letterato, oltre che scienziato, si dedica alla scrittura di diverse opere letterarie, sia in latino (secondo il classicismo caratteristico della cultura del tempo) che in italiano, tra sonetti, elogi, poemetti ed orazioni, alcuni dedicati alla moglie amata.

Diventa lettore in medicina, poi lettore di anatomia pratica e infine professore di ostetricia, prima di rifiutarsi, nel 1790, di prestare giuramento di rispetto della Costituzione Repubblicana, ritenuta in contrasto con i suoi valori religiosi: un rifiuto che lo porta all'emarginazione e all'esclusione dalle cariche pubbliche che in quel momento riveste.

Nel 1791, in ogni caso, pubblica il "De viribus electricitatis in motu musculari commentarius", l'opera in cui illustra le sue teorie relative all'elettricità animale, risultato di indagini sperimentali e studi prolungati. Galvani, infatti, nel 1790 si era accorto, dissezionando una rana, che un muscolo collegato a un nervo si contrae in conseguenza della stimolazione del nervo stesso. Come? Durante il celebre esperimento entrato nella storia, lo studioso disseca l'animale e lo colloca su di un piano al fianco di una macchina elettrica, a una certa distanza: dopo che uno dei suoi assistenti con la punta di uno scalpello tocca leggermente i nervi crurali della bestiolina, i suoi muscoli degli arti si contraggono, come in preda a convulsioni tossiche.

Un altro assistente nota che il fenomeno si verifica nel momento in cui dal conduttore della macchina viene fatta scoccare una scintilla. Galvani, quindi, ipotizza che esista una relazione tra vita ed elettricità, scegliendo di proseguire gli esperimenti sulle rane e in particolare tenendo sotto osservazione il movimento dei loro muscoli sulla base della carica elettrostatica cui vengono sottoposti: parla, dunque, di elettricità intrinseca all'animale. L'idea viene accettata da numerosi fisiologi ed osteggiata da altri: tra questi, l'allora professore di fisica Alessandro Volta, impiegato all'Università di Pavia, che ritiene che a provocare le contrazioni dei muscoli non sia l'elettricità insita nell'animale (che, secondo Galvani, viene prodotta dal cervello e trasmessa e controllata mediante i nervi), ma una semplice irritazione dei nervi stessi. In seguito, si scoprirà che entrambi hanno ragione (e gli studi del bolognese risulteranno indispensabili per l'invenzione della pila chimica).

Benché sotto il governo napoleonico venga iscritto nell'elenco dei professori emeriti, Galvani, dopo il "gran rifiuto", si trasferisce, ignaro di tale riconoscimento, nell'abitazione in cui è cresciuto da bambino: qui muore in povertà il 4 dicembre 1798. Verrà sepolto di fianco alla moglie, morta otto anni prima.

Ricordato ancora oggi come lo scopritore di applicazioni quali il galvanometro, la cella elettrochimica e la galvanizzazione, Galvani oggi è ricordato anche da un cratere lunare dal diametro di ottanta chilometri a lui dedicato.

Dal suo nome deriva il verbo galvanizzare il cui significato è quello di "stimolare mediante l'utilizzo di corrente elettrica" e che viene usato spesso in senso figurato assumendo il signficato di "elettrizzare, eccitare, stimolare positiviamente". Anche la lingua inglese comprende il verbo to galvanize.

Biografia di Hugh Grant

Battito di palpebre
9 settembre 1960

Chi è Hugh Grant?


Figlio di un tappezziere, il timido e insicuro (almeno nelle gran parti dei ruoli che ha interpretato sullo schermo) Hugh ha studiato nella prestigiosa università di Oxford per poi intraprendere la carriera dell'attore con il parere contrario dei suoi genitori. Nato a Londra il 9 settembre 1960, Hugh Grant ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di recitare e così si è prima dedicato al teatro per poi passare al grande schermo ottenendo peraltro un importante riconoscimento a Venezia con "Maurice" di James Ivory.

Il suo punto di forza? Non c'è dubbio: il fascino irresistibile e quell'aria un po' intellettualoide e così "British" (leggi: raffinata ed elegante), che si porta attaccata addosso come un marchio. Tutto bene, se non che il povero Hugh, giusto una decina di anni fa, è stato protagonista di uno scivolone clamoroso che ha rischiato di compromettergli la carriera. Ora è un episodio quasi dimenticato, ma basta poco per scatenare alla memoria il turbinìo di notizie che in quel periodo ingorgò i giornali di tutto il mondo ...per un motivo molto semplice quanto molto poco British: Hugh Grant fu trovato dalla polizia in automobile con una prostituta di colore intento in pratiche pruriginose. L'indifeso Hugh finì dentro. L'accusa: atti osceni in luogo pubblico.

A poco gli valse in questo caso sbattere le palbebre attonito come usa fare con i suoi personaggi.

Ecco che tutto il pianeta si mise a spettegolare sui di lui e su come avesse fatto a finire con una donna di strada quando al suo fianco disponeva di ben altro "materiale": all'epoca era fidanzato con la splendida Elizabeth Hurley.

Una domanda che si deve essere posta anche la bella Liz se è vero che, dopo alcuni alti e bassi, pensò infine di lasciarlo. E dire che solo qualche mese prima i due discutevano di nozze.

Ma c'è una notizia consolante: la coppietta non romperà mai del tutto, anzi, fonderanno insieme la "Simian Films", società di produzione che ha sfornato pellicole come "Extreme Measures" e il più recente "Mickey Occhi Blu" (che hanno lo stesso Hugh Grant come protagonista).

Ad ogni modo, Hugh riesce a rimanere nell'ambiente. Anzi, complice l'infausto episodio della prostituta, si scrolla di dosso quella patina da bravo ragazzo e si dà una spolveratina da maledetto. Il risultato è che Roman Polansky lo chiama per il morboso "Luna di Fiele" mentre Hollywood lo chiama per la brillante commedia "Quattro matrimoni e un funerale", un titolo che contribuisce non poco a farlo conoscere anche negli USA, dove il film ottiene un successo davvero enorme.

Dopo un periodo di appannamento il suo rilancio è arrivato grazie all'ennesima commedia "Notting Hill" accanto a Julia Roberts, che ha ridato a Hugh quel fascino che aveva forse perduto.

Dopo "Il diario di Bridget Jones" (2001, con Renèe Zellweger) Hugh Grant è stato impegnato sui set di film come "About a Boy" (2002), "Che pasticcio Bridget Jones" (2004), "Scrivimi una canzone" (2007, con Drew Barrymore), "Che fine hanno fatto i Morgan?" (2009, con Sarah Jessica Parker).

Biografia di Jules Grévy

Statista dell’immobilismo
15 agosto 1807
9 settembre 1891

Chi è Jules Grevy?


Jules Grévy nasce il 15 agosto 1807 a Mont-sous-Vaudrey, nel Giura (Francia). Compiuti gli studi in legge, si dedica alla professione di avvocato a Parigi. Di idee saldamente repubblicane ed anticlericali, con l'abbattimento della monarchia di Luigi Filippo, in seguito alla terza rivoluzione francese del 1848, viene eletto deputato nell'Assemblea costituente. Prevedendo con buona lungimiranza il colpo di stato di Luigi Napoleone, anch'egli membro dell'assemblea ed in odore di elezione alla presidenza della nuova repubblica, cerca di impedirlo avversandone tenacemente l'azione politica, ma ottenendone in cambio l'esclusione dalla vita politica fino al 1868.

Allo stesso scopo aveva anche tentato di sopprimere la carica di presedente della repubblica per sostituirla con altra di pari autorevolezza ma che fosse rimovibile dalla stessa Assemblea. Luigi Napoleone attuerà il colpo di stato e si avvierà alla proclamazione dell'impero assumendo, il 2 dicembre 1852, il nome di Napoleone III; cadrà disastrosamente, insieme al suo impero, a Sedan, nel 1870.

La terza repubblica francese che ne scaturisce durerà ben 70 anni, anche se i suoi governi saranno sempre caratterizzati da instabilità dovuta alla forza elettorale che i monarchici continuano a rappresentare ma anche a contrasti tra le varie anime repubblicane, da quella rappresentata dallo stesso Grevy, oltre a Clemenceau, Jaurès, Gambetta, Ferry, a quella più moderata ed opportunista, fino a quella radicale.

Nel febbraio del 1871 Grévy è presidente dell'Assemblea nazionale a Bordeaux, nello stesso mese del 1876 della Camera dei deputati, ed il 30 gennaio 1879 succede al dimissionario Mac Mahon alla presidenza della repubblica. Questa fase è caratterizzata dalle riforme dettate dalla costituzione, quali l'introduzione di libertà sindacali, libertà di stampa, laicizzazione della società.

Scaduto il mandato nel 1885, viene riconfermato alla presidenza nel dicembre dello stesso anno ed affida la formazione del nuovo governo prima al moderato Charles de Freycinet e, successivamente, a René Goblet. Deve però abbandonare con le dimissioni due anni dopo, quando suo genero Daniel Wilson viene coinvolto nello scandalo delle decorazioni, un traffico a scopo di lucro di onorificenze della Legion d'Onore.

Pur non essendoci alcun suo coinvolgimento nello scandalo, le dimissioni vengono richieste a gran voce perché comunque ritenuto responsabile dell'eccessiva libertà di cui ha potuto godere suo genero all'Eliseo. Jules Grevy vive ancora quattro anni, per spegnersi a Mont-sous-Vaudrey, il 9 settembre 1891, all'età di 84 anni.

La sua figura è stata caratterizzata da scrupolosità nella gestione dell'interesse pubblico, ma anche dal suo atteggiamento in parte strategico e in parte caratteriale di astensionismo politico. Avendo a cuore la salvaguardia della grande conquista della repubblica, la sua linea è ben sintetizzata dalle parole: "limitiamoci a gestire e non facciamo nulla". Questo comportamento pacato e prudente si rivela, nella carriera politica, la carta vincente rispetto all'attivismo irrequieto dell'altro grande repubblicano, Leon Gambetta.

Dedito anche all'arte dello scrivere, ha lasciato l'opera "Discorsi politici e giudiziari, rapporti e messaggi accompagnati da note storiche e una introduzione di Lucien Delabrousse", (2 voll., 1888).

Biografia di Guglielmo il Conquistatore

Conquiste e censimenti
8 novembre 1028
9 settembre 1087

Chi è Guglielmo il Conquistatore?


Guglielmo I di Inghilterra - conosciuto storicamente anche come Guglielmo il Conquistatore - nasce il giorno 8 novembre 1028 a Falaise da Roberto I di Normandia e dalla sua concubina, per questo motivo i suoi nemici, soprattutto gli inglesi prima che diventasse re di Inghilterra, lo chiamavano "il bastardo". Eredita nel 1035, all'età di otto anni, il ducato del padre. Nel 1048 riesce a domare una rivolta in Normandia con l'aiuto del re di Francia Enrico I. Il suo è uno dei feudi più grandi di Francia e l'amicizia del re gli facilita l'ampliamento del suo potere. In seguito, infatti, Enrico I avrà riconoscenza nei confronti di Guglielmo perché quest'ultimo lo aiuterà a sconfiggere Goffredo Martello, potente feudatario e conte d'Angiò.

La chiave dei suoi successi in Francia che poi furono fondamentali per la conquista della corona inglese, si devono cercare proprio nel delicato equilibrio di potere che Guglielmo mantiene nei confronti del re e degli altri feudatari. Enrico I, infatti, prova gelosia e invidia per le capacità di comando e di organizzazione di Guglielmo ma quest'ultimo, grazie soprattutto alle vittorie di Mortemer (1054) e di Varaville (1058), consolida il suo potere e il suo prestigio, consacrando il suo ruolo di duca e potente feudatario di Francia. Le sue capacità di comando e di strategia politica, unite a determinazione e coraggio, in poco tempo lo rendono capace di controllare un vasto territorio.

Negli anni di regno come feudatario debella alcune rivolte e aumenta il suo territorio anche grazie alla rivendicazione del Maine che aveva sottratto agli eredi del conte d'Angiò per restituirlo al suo antico signore Egberto, alla morte del quale lo riprende per sé annettendolo al proprio territorio e autonominandosi conte. Nel 1053, alcuni anni prima della conquista del Maine, sposa Matilde, figlia di Baldovino di Fiandra.

Nel 1066 muore Edoardo il confessore, re d'Inghilterra e, fra le varie parentele, cugino del padre di Guglielmo. Il duca ritiene che sia ora di pretendere anche una corona e con l'aiuto del papa, dell'imperatore e del suocero Baldovino avanza la pretesa al trono. Una coalizione di feudatari lo contrasta ma nella battaglia di Hastings, che si svolge il 14 ottobre del 1066, vince ogni resistenza.

Guglielmo il Conquistatore viene dunque incoronato re d'Inghilterra il 25 dicembre del 1066. Alle sue spalle ha una potente coalizione e grazie al favore del papa e all'alleanza con i feudatari normanni che gli consentono di avere un imponente esercito dà vita ad una consistente riorganizzazione territoriale dell'Inghilterra. Questo gli permette di ricompensare i suoi alleati e di controllare direttamente il flusso delle tasse censendo in modo capillare le terre e i feudi in tutte le loro gradazioni territoriali. Il suo ordinamento fiscale si dimostra rigoroso e preciso. Dà vita anche ad una riforma ecclesiale per quanto riguarda il potere temporale assicurando al clero ampia autonomia morale.

Deciso a mantenere il controllo sia in Inghilterra che in Normandia non lascia spazio e autonomia né a suo figlio Roberto, che infatti lo contrasta nel 1079, né ai suoi vassalli che a volte si ribellano come nel caso di Oddone di Bayeux che gli fa guerra nel 1082. Vince e domina anche il re di Francia Filippo I che sconfigge nella battaglia di Mantes nel 1087. Guglielmo il Conquistatore muore poco dopo a causa delle ferite subite durante lo scontro con i soldati del re.

Re Guglielmo I d'Inghilterra è ricordato anche per aver istituito il primo censimento delle proprietà inglesi (il Domesday Book), strumento che permetteva alla corona di avere conoscenza diretta di tutti i proprietari terrieri, senza passare attraverso i loro feudatari; convocando ognuno di loro (nel 1086, a Salisbury) il re li fece giurare che sarebbero stati a lui fedeli contro ogni altro uomo.

Biografia di Jacques Lacan

L'importante è il come
13 aprile 1901
9 settembre 1981

Chi è Jacques Lacan?


Nato a Parigi il 13 aprile 1901, Jacques Lacan, psichiatra e psicoanalista, può senza alcun dubbio essere considerato una delle figure di spicco della scena culturale francese. Formatosi alla scuola psichiatrica di E. Kraepelin, G. Clérambault e E. Kretschmer, nel 1932 discute la sua tesi di laurea in psichiatria "La psicosi paranoica nei suoi rapporti con la personalità".

In seguito, divenuto allievo di A. Kojève, Lacan entra in contatto con i più importanti pensatori ed artisti del suo tempo: Lévi-Strauss, Bataille, Hyppolite, Heidegger (via Beaufret), Merleau-Ponty, e con il gruppo dei surrealisti, artisti che così tanto devono al movimento psicoanalitico.

Nel 1936 presenta la sua prima comunicazione ad un congresso internazionale di psicoanalisi sullo "Stadio dello specchio", che in un congresso del 1949 viene però ampliata con il titolo "Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell'io". L'originalità dei suoi primi lavori gli vale un uditorio sempre più vasto, soprattutto nel corso dei seminari che, a partire dal 1953, Lacan tiene regolarmente, dapprima alla sezione clinica della facoltà dell'ospedale Sainte-Anne, poi alla VI sezione dell'Ecole Pratique des Hautes Etudes.

Il successo di Lacan si deve alla sua personalissima mescolanza di ortodossia freudiana e invenzione, alla sua capacità unica di traghettare i criteri imposti dal grande viennese verso lidi più metaforici.

In tutto l'arco del suo insegnamento Lacan si muoverà, in polemica con la ego psychology, per mantenere vivo quel decentramento del soggetto che aveva caratterizzato la "rivoluzione copernicana" di Freud: un "ritorno a Freud", appunto, che caratterizzerà sempre il lavoro del grande psicoanalista, in contrapposizione con le tendenze "deviazioniste" allora in voga (ma la critica, seppur più velata, era anche rivolta a quelle più ortodosse).

Ad avviso di Lacan, infatti, il problema era quello di rimettere "il soggetto finalmente in questione", contrariamente a quello che stavano facendo in quel momento altri indirizzi.

Sintetizzando, come recita l'Enciclopedia Garzanti di Filosofia: "L'ascolto dello psicanalista sarà quindi focalizzato sui significanti che insistono nel discorso del soggetto in analisi; in particolare, ciò che conta in una psicoanalisi è "come" si parla piuttosto che "ciò che" si dice".

In conclusione, l'instancabile opera di rilettura e interpretazione del testo freudiano sono orientate in Lacan dalla consapevolezza che la psicoanalisi non può in alcun modo essere ridotta ad una cieca rincorsa alla manipolazione delle pulsioni. E' solo in questo modo che è così possibile spiegare l'attenzione continua che il grande teorico ha sempre posto nei confronti di discipline "altre", come ad esempio la filosofia. Non a caso, non solo il nome di Lacan ha sempre suscitato ampi dibattiti in ambito non strettamente psicoanalitico, ma ai suoi seminari si poteva notare la presenza di filosofi ed intellettuali di varie tendenze.

Nel 1963, i già tesi rapporti fra l'I.P.A e Lacan portano alla definitiva "scomunica" di quest'ultimo. Nello stesso anno Lacan fonda l'École Freudienne de Paris, da lui stesso sciolta nel 1980.

L'anno successivo, il 9 settembre 1981, all'età di ottant'anni Jacques Lacan si spegne a causa di un tumore.

Biografia di Frank Lucas

Magìe blu
9 settembre 1930

Chi è Frank Lucas?


Frank Lucas, noto signore della droga statunitense, la cui storia è narrata anche nel film "American gangster" (2007, di Ridley Scott), nasce il 9 settembre 1930 a La Grange, Lenoir County (North Carolina, USA). A sedici anni si trasferisce ad Harlem ed entra nel giro della malavita organizzata divenendo il personale autista nonché guardia del corpo di Ellsworth Johnson, detto "Bumpy", uno dei gangster della zona.

Bumpy Johnson, che controlla da anni lo spaccio di eroina dei quartieri limitrofi, muore nel 1968; è Frank Lucas che raccoglie l'eredità del suo maestro, prendendo in mano il suo giro ed espandendolo fino a farlo diventare un vero impero. E' da considerare inoltre che questo periodo che va dalla fine degli anni '60 agli inizi degli anni '70 - e che coincide con la fine della guerra del Vietnam - è un periodo di grande espansione per i traffici di droga americani.

Frank Lucas adotta un sistema del tutto inusuale per gli schemi del tempo, che vedono una lunga catena di intermediari nel giro della droga. L'idea di Lucas è quella di saltare tutti i passaggi intermedi e acquistare l'eroina direttamente dal produttore, che in questo caso si trova nella profonda giungla vietnamita. In questo modo riesce a vendere un prodotto molto migliore di quello dei suoi concorrenti e a un prezzo molto più basso. La formula della "Blue Magic" - questo il nome che dà alla sua eroina - gli permette di incassare fino a un milione di dollari al giorno.

Come appreso dalle esperienze newyorchesi della malavita di origine italiana, Lucas costruisce attorno a sé una rete di stretti collaboratori che fanno parte della sua numerosa famiglia (fratelli e cugini) del North Carolina, gruppo che verrà poi chiamato "The Country Boys".

"Cadaver Connection" è il termine con cui, una volta smantellata la sua rete, vengono indicati i fatti relativi alla sua vicenda: Lucas infatti riusciva, con l'aiuto di numerosi militari corrotti, a importare enormi quantitativi di eroina purissima dalla Thailandia, utilizzando come contenitori le bare dei soldati americani caduti in guerra che tornavano in patria.

Grazie al paziente lavoro dell'ispettore capo Richard "Richie" Roberts, Frank Lucas viene finalmente arrestato nel 1975 e viene condannato a scontare una pena di 70 anni di detenzione. Subito acconsente alla proposta di aiutare le autorità per smascherare i loschi giri che vedono coinvolti numerosi poliziotti corrotti, che lo stesso Lucas ben conosce. In particolar modo esisteva un'unità speciale chiamata SIU (Special Investigations Unit of New York Police Department), dei cui 70 membri, 52 sarebbero stati indagati o arrestati.

Grazie all'aiuto fornito, la pena detentiva di Lucas viene ridotta a cinque anni. Dopo poco tempo viene nuovamente arrestato per spaccio di droga (in un giro d'affari considerevolmente più piccolo rispetto alla passata esperienza). Passa altri sette anni dietro le sbarre; quando esce di prigione nel 1991 sarà Richard Roberts - divenuto nel frattempo avvocato - ad aiutarlo. Roberts sarà suo difensore, amico nonché padrino del figlio (che aiuterà anche economicamente, finanziando la sua istruzione scolastica).

Oggi Lucas, pentito per le vicende del suo passato, vive a Newark (New Jersey) su una sedia a rotelle con la moglie e il figlio. Lavora aiutando l'organizzazione "Yellow Brick Roads", fondata dalla figlia, per raccogliere fondi destinati ai figli di genitori finiti in carcere.

Nel già citato film "American Gangster" Frank Lucas viene interpretato da Denzel Washington, mentre Russell Crowe è Richie Roberts.
Frank Lucas
Magìe blu
9 settembre 1930

Chi è Frank Lucas?


Frank Lucas, noto signore della droga statunitense, la cui storia è narrata anche nel film "American gangster" (2007, di Ridley Scott), nasce il 9 settembre 1930 a La Grange, Lenoir County (North Carolina, USA). A sedici anni si trasferisce ad Harlem ed entra nel giro della malavita organizzata divenendo il personale autista nonché guardia del corpo di Ellsworth Johnson, detto "Bumpy", uno dei gangster della zona.

Bumpy Johnson, che controlla da anni lo spaccio di eroina dei quartieri limitrofi, muore nel 1968; è Frank Lucas che raccoglie l'eredità del suo maestro, prendendo in mano il suo giro ed espandendolo fino a farlo diventare un vero impero. E' da considerare inoltre che questo periodo che va dalla fine degli anni '60 agli inizi degli anni '70 - e che coincide con la fine della guerra del Vietnam - è un periodo di grande espansione per i traffici di droga americani.

Frank Lucas adotta un sistema del tutto inusuale per gli schemi del tempo, che vedono una lunga catena di intermediari nel giro della droga. L'idea di Lucas è quella di saltare tutti i passaggi intermedi e acquistare l'eroina direttamente dal produttore, che in questo caso si trova nella profonda giungla vietnamita. In questo modo riesce a vendere un prodotto molto migliore di quello dei suoi concorrenti e a un prezzo molto più basso. La formula della "Blue Magic" - questo il nome che dà alla sua eroina - gli permette di incassare fino a un milione di dollari al giorno.

Come appreso dalle esperienze newyorchesi della malavita di origine italiana, Lucas costruisce attorno a sé una rete di stretti collaboratori che fanno parte della sua numerosa famiglia (fratelli e cugini) del North Carolina, gruppo che verrà poi chiamato "The Country Boys".

"Cadaver Connection" è il termine con cui, una volta smantellata la sua rete, vengono indicati i fatti relativi alla sua vicenda: Lucas infatti riusciva, con l'aiuto di numerosi militari corrotti, a importare enormi quantitativi di eroina purissima dalla Thailandia, utilizzando come contenitori le bare dei soldati americani caduti in guerra che tornavano in patria.

Grazie al paziente lavoro dell'ispettore capo Richard "Richie" Roberts, Frank Lucas viene finalmente arrestato nel 1975 e viene condannato a scontare una pena di 70 anni di detenzione. Subito acconsente alla proposta di aiutare le autorità per smascherare i loschi giri che vedono coinvolti numerosi poliziotti corrotti, che lo stesso Lucas ben conosce. In particolar modo esisteva un'unità speciale chiamata SIU (Special Investigations Unit of New York Police Department), dei cui 70 membri, 52 sarebbero stati indagati o arrestati.

Grazie all'aiuto fornito, la pena detentiva di Lucas viene ridotta a cinque anni. Dopo poco tempo viene nuovamente arrestato per spaccio di droga (in un giro d'affari considerevolmente più piccolo rispetto alla passata esperienza). Passa altri sette anni dietro le sbarre; quando esce di prigione nel 1991 sarà Richard Roberts - divenuto nel frattempo avvocato - ad aiutarlo. Roberts sarà suo difensore, amico nonché padrino del figlio (che aiuterà anche economicamente, finanziando la sua istruzione scolastica).

Oggi Lucas, pentito per le vicende del suo passato, vive a Newark (New Jersey) su una sedia a rotelle con la moglie e il figlio. Lavora aiutando l'organizzazione "Yellow Brick Roads", fondata dalla figlia, per raccogliere fondi destinati ai figli di genitori finiti in carcere.

Nel già citato film "American Gangster" Frank Lucas viene interpretato da Denzel Washington, mentre Russell Crowe è Richie Roberts.

Biografia di Stéphane Mallarmé

Il sogno del “libro assoluto”
18 marzo 1842
9 settembre 1898

Chi è Stephane Mallarme?


Il Positivismo che pervade l'Europa nella seconda metà dell'Ottocento incontra presto correnti di pensiero ostili al suo razionalismo scientistico e tendenti, invece, allo spiritualismo ed al misticismo. L'insieme di tali movimenti di idee, sorti in seno alla letteratura francese, è detto "Decandentismo". Il termine è riferito all'atteggiamento apatico e languido assunto da poeti e scrittori che esprimono lo smarrimento delle coscienze rispetto alle disillusioni della cultura positivista.

Il nucleo originario dei decadentisti è rappresentato dal cosiddetti "poeti maledetti", definizione derivata dal titolo dell'opera omonima di Verlaine e che, a cominciare da Baudelaire, comprende lo stesso Paul Verlaine insieme ad Arthur Rimbaud ed a Stéphane Mallarmé, il cui parnassianesimo sfocerà più tardi nel simbolismo.

Nato a Parigi il 18 marzo 1842 da una famiglia di impiegati e funzionari dell'Ufficio del Registro, a soli cinque anni Stéphane Mallarmé diviene orfano di madre, evento che condizionerà pesantemente la sua vita e che giocherà un ruolo importante nello sviluppo della sua sensibilità. Viene quindi allevato e compie i suoi studi nel collegio d'Auteuil e, nel 1857, muore anche la sorellina Marie.

Impiegatosi senza nessuna soddisfazione presso il Registro, cerca nuovi orizzonti approfondendo la conoscenza dell'inglese in un soggiorno in Gran Bretagna, nel 1862, dove legge ed analizza le opere di John Keats, di A. C. Swinburne, di Edgar Allan Poe (del quale tradurrà otto composizioni) e il pensiero di G. Berkeley e di G. W. F. Hegel. Qui sposa Maria Gerhard, tedesca, di sette anni più grande, con la quale avrà due figli. Al rientro in Francia compone le sue prime poesie che vengono pubblicate, fra il 1862 ed il 1866, sulle riviste "Le Papillon" e, successivamente, "Parnasse contemporaine"; Mallarmé si abilita intanto all'insegnamento dell'inglese divenendo professore nel Liceo di Tournon; qui inizia la stesura del poema "Erodiade", considerato il capolavoro della scuola parnassiana per il tentativo di inventare una nuova ed esclusiva lingua per la poesia, capace di consentirle di dispiegare i misteri dell'universo. La sua stesura prosegue poi a Besancon e ad Avignone, nei cui Licei viene trasferito.

Nel 1867 avvia la stesura del racconto "Igitur, o la follia di Elbehnon". Nel 1871 approda a Parigi, dove finalmente può dare sfogo alla sua intima predisposizione alla riflessione ed all'approfondimento culturale. Pubblica, nel 1876, "Il meriggio di un fauno" che il compositore Claude Debussy musicherà nel 1894. Fonda e dirige la rivista "La derniere mode", che avrà però vita breve. Mallarmé diviene popolare grazie - oltre che alla già citata opera di Verlaine - a Joris Karl Huysmans (autore naturalista che, insieme a Émile Zola, Guy de Maupassant, Gustave Flaubert e Edmond de Goncourt, fa parte del noto "Gruppo dei Cinque"), il quale ne fa l'autore preferito del protagonista del suo romanzo "A ritroso", nel 1884.

Ciò gli consente di crescere nella considerazione degli ambienti culturali parigini che iniziano a vedere in lui una sorta di caposcuola. Divengono celebri le "riunioni del martedì" che egli organizza nella sua abitazione ed alle quali convengono i più geniali scrittori dell'epoca, fra cui lo stesso Verlaine, oltre a Oscar Wilde, Paul Valéry, André Gide.

Nel 1887 pubblica le "Poesies", i cui toni ermetici sono i primi indizi del suo simbolismo. All'età di 51 anni riesce ad ottenere una pensione. La tranquillità della vita parigina alternata a quella della sua abitazione a Valvins crea i presupposti ideali per la sua poesia che si rivelerà innovativa e rivoluzionaria: si allontanerà definitivamente dal parnassianesimo dei "poeti maledetti" per sfociare nel simbolismo - del quale diviene uno fra i principali esponenti europei - che esplode nel 1897 con l'enigmatico poema "Un colpo di dadi non abolirà mai il caso", nel quale utilizza ormai il suo "linguaggio dell'anima". Dello stesso anno sono i "Poemi in prosa" e le "Divagazioni".

Un anno dopo, il 9 settembre 1898, in seguito ad un improvviso reflusso gastro-faringeo, Stéphane Mallarmé si spegne a Valvins, a soli 56 anni.

La "bella avventura", come Verlaine aveva definito la "missione" dei poeti maledetti, per Mallarmé ha uno scopo irraggiungibile: il "libro assoluto", l'opera che ha sempre sognato di scrivere, infatti, non vedrà mai la luce perché l'idea di perfezione che lo accompagna è di per sé un'idea impossibile.

Con il suo stile Mallarmè demolisce gli schemi entro cui si dibatte la poesia romantica inaugurando un modo più libero di esprimersi, bandendo rime e sonetti e conferendo alle parole un senso più profondo ed autentico. Il suo obiettivo è quello di "dipingere non la cosa, ma l'effetto che essa produce". Grande è l'influenza che egli esercita sui poeti del secolo seguente, e che si ritrova soprattutto in autori come Apollinaire, Rilke, Valéry, Geroge e, fra gli italiani, Ungaretti e Montale.

Biografia di Ahmad Shah Massoud

Leone del Panjshir
1 settembre 1953
9 settembre 2001

Chi è Ahmad Shah Massoud?


Ahmad Shah Massoud, leader dell'Alleanza del Nord e combattente contro il regime dei Taliban è stato ucciso da terroristi suicidi il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attacco agli U.S.A.

Ha difeso per anni la sua gente nella valle del Panjshir dalla follia dei Taliban, combattendo per un Islam democratico ed un Afghanistan libero. Nella logica dei Taliban il suo assassinio avrebbe dovuto impedire all'Alleanza del Nord di liberare il Paese con il prevedibile appoggio degli Stati Uniti.

Per milioni di persone alla ricerca degli ultimi personaggi di avventura egli è stato una icona come Che Guevara: l'ideale romantico del guerriero intellettuale. Sembrava un poeta della beat generation, con il suo copricapo tipico delle popolazioni dell'Hindu Kush indossato sempre di traverso, ed una espressione esistenzialista negli occhi. Avrebbe voluto essere architetto quando, da adolescente, studiava al Liceo Francese di Kabul.

Il destino lo ha voluto Mujahidin, combattente per la libertà dell'Afghanistan fino alla fine. Iniziò la lotta con solo 20 uomini, 10 kalashnikov, una mitragliatrice e due lancia-razzi. I riferimenti intellettuali erano: Mao Tse Tung, Che Guevara, Ho Chi Min, tattiche rivoluzionarie adattate alla situazione Afghana.

Nel corso di poco più di venti anni ha sconfitto il dittatore afghano Muhammad Daoud e l'Armata Rossa dell'Unione Sovietica. L'essere sfuggito ad innumerevoli accerchiamenti dei più duri generali russi ed essere stato in grado di tenere in scacco le orde nere dei Taliban, può essere considerato da molti un miracolo.

Ahamad Shah Massoud è stato una leggenda che è nata non a caso in una terra che ha visto passare figure mitiche come Alessandro (Eskandar) e Tamerlano (Timur). Il suo Islam era gentile come il sapore delle pesche del Panjshir, niente di simile alla versione demenziale dei Taliban.

Secondo gli astrologi afghani avrebbe dovuto vivere altri 40 anni, ma così purtroppo non è stato. Gli sarebbe bastato molto meno per vedere un Afghanistan libero. Avrebbe avuto il tempo di dedicarsi finalmente alle partite a scacchi con gli amici ed alla lettura delle poesie persiane che tanto amava, nella sua casa nella valle che sembra la materializzazione di Shangri-La.

Massoud dormiva meno di quattro ore per notte. Ufficialmente era il vice presidente dello Stato Islamico dell'Afghanistan, l'unico governo del paese, riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma che controllava solo il 10% del territorio. Con l'ausilio di un telefono satellitare e walkie-talky coordinava la lotta finanziata con i proventi della vendita di smeraldi e lapislazuli estratti dalle miniere della sua valle.

Nei rari momenti di sosta tornava a casa dalla moglie e dai quttro figli soffermandosi nella sua libreria contenente più di 3000 volumi di cui molti antichissimi.

In tutto il Panjsher, Massoud era riverito come un Lord feudale, quasi come un re.

Il più profondo contrasto tra la sua concezione dell'Islam e quella dei Taliban riguardava la condizione femminile, su questo argomento si trovava spesso in contrasto anche con gli altri leader dell'Alleanza del Nord.

Il suo sogno era quello di costruire una università nel Panjshir, soprattutto per dare la possibilità alle donne afgane di studiare, avere un ruolo attivo nel governo del paese e dare inizio ad una emancipazione dal ruolo che tradizionalmente è a loro riservato in Afghanistan.

In una intervista fu chiesto a Massoud come vedeva il futuro: "Per essere onesto, mi piacerebbe passare il resto della vita a ricostruire il mio paese".

E' oggi compito di tutti gli Afghani, superando le divisioni etniche e tribali, realizzare il suo sogno.

Biografia di Cesare Pavese

Il disagio di vivere
9 settembre 1908
27 agosto 1950

Chi è Cesare Pavese?


Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, paesino delle Langhe in provincia di Cuneo, dove il padre, cancelliere del tribunale di Torino, aveva un podere. Ben presto la famiglia si trasferisce a Torino, anche se il giovane scrittore rimpiangerà sempre con malinconia i luoghi e i paesaggi del suo paese, visti come simbolo di serenità e spensieratezza e come luoghi dove trascorrere sempre le vacanze.

Una volta nella città piemontese di lì a poco il padre muore; questo episodio inciderà molto sull'indole del ragazzo, già di per sé scontroso e introverso. Già nell'età dell'adolescenza Pavese manifestava attitudini assai diverse da quelle dei suoi coetanei. Timido ed introverso, amante dei libri e della natura, vedeva il contatto umano come il fumo negli occhi, preferendo lunghe passeggiate nei boschi in cui osservava farfalle e uccelli.

Rimasto dunque solo con la madre, anche quest'ultima aveva subìto un duro contraccolpo alla perdita del marito. Rifugiatasi nel suo dolore e irrigiditasi nei confronti del figlio, questa comincia a manifestare freddezza e riserbo, attuando un sistema educativo più consono ad un padre "vecchio stampo" che a una madre prodiga di affetto.

Un altro aspetto inquietante che si ricava dalla personalità del giovane Pavese è la sua già ben delineata "vocazione" al suicidio (quella che lui stesso chiamerà il "vizio assurdo"), che si riscontra in quasi tutte le lettere del periodo liceale, soprattutto quelle dirette all'amico Mario Sturani.

Il profilo e le ragioni del temperamento pavesiano, segnato da profondi tormenti e da una drammatica oscillazione fra il desiderio di solitudine e il bisogno degli altri, è stato letto in più modi: per alcuni sarebbe il fisiologico risultato di un'introversione tipica dell'adolescenza, per altri la risultante dei traumi infantili sopra richiamati. Per altri ancora vi si cela il dramma dell'impotenza sessuale, forse indimostrabile ma che trapela in controluce in alcune pagine del suo celebre diario "Il Mestiere di vivere".

Compie gli studi a Torino dove ha come professore al liceo Augusto Monti, figura di grande prestigio della Torino antifascista e al quale molti intellettuali torinesi di quegli anni devono molto. Durante questi anni Cesare Pavese prende anche parte ad alcune iniziative politiche a cui aderisce con riluttanza e resistenza, assorbito com'è da problematiche squisitamente letterarie.

Successivamente si iscrive all'Università nella Facoltà di Lettere. Mettendo a frutto i suoi studi di letteratura inglese, dopo la laurea (presenta la tesi "Sulla interpretazione della poesia di Walt Whitman"), si dedica a un'intensa attività di traduzioni di scrittori americani (come ad esempio Sinclair Lewis, Herman Melville, Sherwood Anderson).

Nel 1931 Pavese perde la madre, in un periodo già pieno di difficoltà. Lo scrittore non è iscritto al partito fascista e la sua condizione lavorativa è molto precaria, riuscendo solo saltuariamente a insegnare in istituti scolastici pubblici e privati. Dopo l'arresto di Leone Ginzburg, un celebre intellettuale antifascista, anche Pavese viene condannato al confino per aver tentato di proteggere una donna iscritta al partito comunista; passa un anno a Brancaleone Calabro, dove inizia a scrivere il già citato diario "Il mestiere di vivere" (edito postumo nel 1952). Intanto diviene, nel 1934, direttore della rivista "Cultura".

Tornato a Torino pubblica la sua prima raccolta di versi, "Lavorare stanca" (1936), quasi ignorata dalla critica; continua però a tradurre scrittori inglesi e americani (John Dos Passos, Gertrude Stein, Daniel Defoe) e collabora attivamente con la casa editrice Einaudi.

Il periodo compreso tra il 1936 e il 1949 la sua produzione letteraria è ricchissima.

Durante la guerra si nasconde a casa della sorella Maria, a Monferrato, il cui ricordo è descritto ne "La casa in collina". Il primo tentativo di suicidio avviene al suo ritorno in Piemonte, quando scopre che la donna di cui era innamorato nel frattempo si era sposata.

Alla fine della guerra si iscrive al Pci e pubblica sull'Unità "I dialoghi col compagno" (1945); nel 1950 pubblica "La luna e i falò", vincendo nello stesso anno il Premio Strega con "La bella estate".

Il 27 agosto 1950, in una camera d'albergo a Torino, Cesare Pavese, a soli 42 anni, si toglie la vita. Lascia scritto a penna sulla prima pagina di una copia de "I dialoghi con Leucò", prefigurando il clamore che la sua morte avrebbe suscitato: "Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi".

Biografia di Otis Redding

Ascoltando l'anima
9 settembre 1941
10 dicembre 1967

Chi è Otis Redding?


Nato il 9 settembre 1941 a Dowson, Georgia, Otis Redding è stato insieme a Ray Charles e James Brown il più grande soul singer mondiale. Morì, ironia della sorte, proprio al culmine della sua carriera musicale, in un incidente aereo a Madison, nel Wisconsin, il 10 dicembre 1967. Insieme a lui perirono anche i componenti del gruppo che l'accompagnava in tourneè; i "Bar keys".

Otis Redding iniziò sin da bambino ad interessarsi di musica e, come molti afroamericani della sua generazione, il primo palcoscenico è stata la chiesa con i suoi canti gospel. Rivolse però ben presto la sua attenzione al R&B di Little Richard (originario di Macon, la cittadina dove i Redding si sono trasferiti all'inizio degli anni '40), e di James Brown che spesso, nella seconda metà degli anni '50, gravitava in quella zona.

Saltuariamente Otis si esibiva con gli "Upsetters", ex band dello stesso Richard, vincendo anche alcuni concorsi per dilettanti. Per qualche anno tuttavia i suoi tentativi di uscire dall'anonimato, comprese le esibizioni con la band di Johnny Jenkins, non si allontanarono dallo stile esagitato di "Heebie Jeebies", il suo idolo. Per verificarlo basta ascoltare i suoi primi singoli, "She's alright" e "Shout Bamalama", incisi all'alba degli anni '60.

Dopo un periodo di maturazione in cui affina il suo stile, in modo da renderlo sempre più personale, Otis Redding viene davvero lanciato dalla casa discografica "Stax" nel 1963, con il brano "These arms of mine".

Negli anni successivi Redding saprà sfruttare al meglio il successo raggiunto e la classe sviluppata, disseminando una gran quantità di perle musicali lungo il suo fortunato percorso artistico (basti citare il geniale arrangiamento di "Try a little tenderness", uno standard pop degli anni '30) che nel 1967 lo conduce al culmine della sua popolarità di pubblico e critica. E' l'anno in cui viene accolto trionfalmente in Europa: Parigi e Londra lo acclamano con la "Stax/Volt Revue", che comprende quasi tutti i più grandi artisti della casa di Memphis.

Nel 1967 pochi mesi prima della sua scomparsa, partecipa al "Monterey pop festival" con "Sittin' on the dock of the bay", canzone simbolo che rimarrà nella storia, ripresa poi da moltissimi artisti e in innumerevoli spot pubblicitari, assieme ad altri suoi successi. L'esibizione di Monterey lo consacra definitivamente come un idolo rock, testimoniata nell'album a metà con Jimi Hendrix. A questo punto i progetti che gli rimbalzano nella testa si fanno sempre più numerosi. Progetta concerti, tournee, ma anche un'organizzazione di artisti neri (per la quale contatta tra gli altri Jimi Hendrix, James Brown e Solomon Burke) che si proponga di diffondere la musica blues, funky e rock di matrice afroamericana e di tenere in vita la memoria di artisti non più di moda (come per esempio non lo erano in quel periodo Fats Domino e Little Richard). Qualche problema alla gola, che richiede un lieve intervento, lo tiene lontano dalle scene per un po'; quindi Redding torna a preparare nuove incisioni e a esibirsi dal vivo.

Ma una maledetta notte di dicembre, un maledetto volo stronca il suo futuro. Il maltempo farà precipitare il suo aereo personale nel lago Monoma, nel Wisconsin. La sua morte, come spesso accade, farà ulteriormente decollare le vendite dei suoi dischi, e numerosi inediti verranno messi sul mercato. Ma la sua stella è ormai irrimediabilmente spenta, anche se Otis Redding è tuttora considerato una delle voci più importanti e vere della soul music di ogni tempo.

Biografia di Armand-Jean du Plessis Richelieu

Genialità e onnipotenza
9 settembre 1585
4 dicembre 1642

Chi è Armand-Jean du Plessis Richelieu?


François du Plessis, signore di Richelieu, discendente da una famiglia nobile ma decaduta, è un valoroso ufficiale dell'esercito francese che, dopo aver servito fedelmente Enrico III, prima, ed Enrico IV, subito dopo, viene investito di importanti funzioni di alta magistratura (Gran prevòt). Padre di cinque figli, avuti dalla moglie Susanna de La Porte, morendo prematuramente lascia alla vedova l'onere di crescere i ragazzi, tutti in tenera età. Non avrà quindi modo di assistere alla grande riabilitazione di cui il nome della sua famiglia potrà godere grazie al suo terzogenito, Armand-Jean, che da bambino povero ed orfano di padre (ha soltanto cinque anni quando perde il genitore), saprà trasformarsi in una figura di così grande spessore da incutere rispetto e soggezione nelle diplomazie di mezza Europa.

Armand-Jean, nato a Parigi il 9 settembre 1585, grazie ai meriti paterni può studiare nel collegio di Navarra e, subito dopo, intraprendere la vita militare, ma un fatto nuovo interviene a mutarne le prospettive di vita e di carriera: suo fratello Alphonse, che ha preso i voti per divenire vescovo di Lucon - in funzione di un antico privilegio della famiglia - si ammala gravemente al punto da non poter più occuparsi di nulla. Per non perdere quel beneficio Armand deve precipitosamente spogliarsi della divisa e, con qualche forzatura ad opera del Papa e del sovrano, va a sostituire il fratello vestendo gli abiti religiosi.

Ad appena 21 anni, dunque, viene ordinato vescovo e, nonostante la giovane età, riesce a distinguersi per il rigore che impone subito al clero della sua diocesi. Si impegna inoltre nel dare nuovo impulso alle missioni ed avvia una proficua campagna di conversione degli ugonotti, com'erano detti i protestanti calvinisti francesi.

Otto anni dopo, nel 1614, con la nomina a delegato agli Stati generali riesce a farsi apprezzare per le doti diplomatiche intervenendo a stemperare i tesissimi rapporti fra nobiltà e clero ed entrando così nelle grazie di Maria de' Medici, vedova di Enrico IV e reggente per conto del figlio Luigi XIII, e del suo braccio destro Concini. Grazie ad essi nel 1616 Richelieu è nominato segretario di Stato per la guerra e gli affari esteri. Ma la regina madre ed il suo fiduciario sono molto invisi alla nobiltà ed allo stesso Luigi XIII che, impossessatosi del potere nel 1617, fa assassinare l'uomo ed allontanare la donna da Parigi.

Richelieu la segue a Blois e le rimane vicino riuscendo, nel 1620, a farla riconciliare con il re, suo figlio. Rientrati a Parigi, Maria lo segnala caldamente al sovrano il quale gli fa ottenere, nel 1622, la nomina di cardinale e, due anni dopo, lo chiama a far parte del suo consiglio come primo ministro: da questo momento il suo prestigio sarà un crescendo continuo, fino a divenire arbitro della politica francese.

Deciso a restituire alla Francia un ruolo egemone in Europa attraverso il ridimensionamento degli Asburgo, comprende che è necessario innanzitutto consolidare il potere interno, eliminando quindi ogni resistenza all'assolutismo monarchico. E nel 1628 riesce ad avere ragione sugli ugonotti con la vittoria di La Rochelle, loro capitale, ed a neutralizzare le cospirazioni di Gastone d'Orleans, fratello del re, e di sua moglie Anna d'Austria; in questa opera di repressione il Cardinale Richelieu non esita a far decapitare alcuni nobili ribelli e costringe la stessa regina madre, ormai in aperto dissenso con le politiche del cardinale, a fuggire dalla Francia.

Sbaragliati i nemici interni, nel 1629 si pone personalmente a capo dell'esercito ed interviene nella guerra di successione di Mantova e del Monferrato, ponendo sul trono ducale un francese, Nevers, e dando in tal modo un primo smacco al Sacro Romano impero, oltre che alla Spagna. Nel 1635 entra nella "guerra dei Trent'anni" trasformandola da conflitto religioso fra cattolici e protestanti in guerra per l'egemonia europea tra l'impero asburgico e la Francia. Tredici anni dopo, nel 1648, le ostilità cesseranno con la Pace di Vestfalia: l'impero degli Asburgo ne uscirà demolito, trasformato in vari Stati indipendenti, ed il successo pieno dei piani di Richelieu, deceduto già da alcuni anni, sarà palesemente sancito.

Il genio, ma anche il fermo cinismo di Richelieu nel perseguire le supreme ragioni dell'assolutismo, lo rendono negli ultimi anni fra gli uomini più temuti ed odiati tanto in Francia quanto all'estero.

Il Cardinale Richelieu mupre all'età di 57 anni a Parigi, il 4 dicembre 1642.

Fondatore dell'Accademia di Francia, mecenate, lungimirante statista, poco prima del suo decesso, si raccomanda al re perché scelga come suo successore il cardinale Mazarino, al quale ha già impartito tutta una serie di direttive grazie alle quali il nuovo re Luigi XIV potrà regnare su una Francia rinnovata, militarmente ed economicamente salda, e con un ruolo politico internazionale di tutto prestigio guadagnandosi l'appellativo di "Re Sole"

Biografia di Adam Sandler

9 settembre 1966

Chi è Adam Sandler?


Adam Richard Sandler nasce il 9 settembre del 1966 a New York, nel quartiere di Brooklyn, figlio di Stanley, un elettricista, e di Judy, un'insegnante. Trasferitosi con la famiglia nel New Hampshire, a Manchester, frequenta la Manchester Central High School per poi iscriversi alla New York University: è in questi anni che scopre la propria passione per la recitazione e per la comicità.

Nel 1987 Adam Sandler appare in quattro episodi della quarta stagione della serie tv "I Robinson", impersonando uno dei migliori amici di Theo Huxtable, Smitty; notato dal comico Dennis Miller (che lo segnala al produttore Lorne Michaels), dopo essersi laureato nel 1988 si sposta a Los Angeles. Nel 1989 debutta al cinema nella commedia "Going overboard"; l'anno successivo entra al "Saturday Night Live", prima come autore e poi come comico sul palco.

Nel frattempo le sue apparizioni sul grande schermo si moltiplicano: dopo "Shakes the clown", di Bobcat Goldthwait, e "Teste di cono", di Steve Barron, nel 1994 è la volta di "Airheads - Una band da lanciare", di Michael Lehmann (al suo fianco ci sono Steve Buscemi e Brendan Fraser), e di "Agenzia salvagente", di Nora Ephron. La consacrazione cinematografica arriva però solo nel 1995, grazie al film di Tamra Davis "Billy Madison", che ottiene un buon successo di pubblico pur non essendo particolarmente apprezzato dalla critica: nella pellicola Adam Sandler interpreta un uomo che decide di ripetere la scuola elementare per riottenere il rispetto del padre e il diritto di ereditare l'impero alberghiero multi-milionario di famiglia.

L'anno successivo appare in due film che riscuotono ottimi incassi al botteghino, "Un tipo imprevedibile" (regia di Dennis Dugan) e "Bulletproof" (regia di Ernest Dickerson). Nel 1998 recita per Frank Coraci in "Prima o poi me lo sposo" e viene scelto anche per apparire in "Cose molto cattive", black comedy alla quale tuttavia è costretto a rinunciare per poter lavorare in "Waterboy", sempre con Coraci. Nel 1999 recita per Dennis Dugan in "Big Daddy - Un papà speciale": sul set del film (che gli vale un Razzie Award come peggiore attore protagonista) conosce Jacqueline Samantha Titone, con la quale intraprende una relazione e che poi diventerà sua moglie.

Nello stesso periodo Sandler dà vita a una società di produzione cinematografica, la Happy Madison Productions, il cui primo film è "Deuce Bigalow - Puttano in saldo", di Rob Schneider (anch'egli proveniente dal "Saturday Night Live"). All'inizio degli anni Duemila, Adam Sandler recita per Steven Brill in "Little Nicky - Un diavolo a Manhattan"; nel 2002 cura un cartone animato intitolato "Otto notti di follie" ed è il protagonista di "Ubriaco d'amore", diretto da Paul Thomas Anderson, pellicola grazie alla quale riceve una nomination ai Golden Globe.

Dopo aver lavorato in "Mr. Deeds" e avere concesso un cameo in "Hot chick - Una bionda esplosiva", tra il 2003 e il 2004 viene diretto da Peter Segal in "Terapia d'urto" e nella commedia romantica "50 volte il primo bacio". Nello stesso periodo dovrebbe lavorare in "Collateral", ma la sua parte viene infine assegnata a Jamie Foxx; è, invece, tra i protagonisti del film di James L. Brooks "Spanglish - Quando in famiglia sono in troppi a parlare", per poi tornare a lavorare sia con Segal (in "L'altra sporca ultima meta") che con Coraci ("Cambia la tua vita con un click").

Tra il 2007 e il 2008 è nel cast di "Io vi dichiaro marito e marito" (in cui interpreta un pompiere newyorchese che finge di essere omosessuale per coprire una truffa assicurativa) e di "Zohan - Tutte le donne vengono al pettine", entrambi diretti da Dugan, con il quale l'accoppiata si rivela vincente anche in "Un weekend da bamboccioni", "Mia moglie per finta", "Jack e Jill" e "Un weekend da bamboccioni 2". Nel frattempo Adam Sandler si dedica anche al doppiaggio, prestando la voce alla scimmia ne "Il signore dello zoo" e a Dracula in "Hotel Transylvania".

Nel 2011 e nel 2012 la rivista "Forbes" lo inserisce nella lista degli attori più pagati dell'anno: Sandler è al terzo posto in entrambe le occasioni, rispettivamente con quaranta milioni di dollari e trentasette milioni di dollari guadagnati. Nel 2013, l'attore di origini ebree appare in un episodio della serie tv "Jessie" e torna sul set con Frank Coraci per il film "Blended".

Biografia di Oscar Luigi Scalfaro

Periodi difficili, istituzioni complesse
9 settembre 1918
29 gennaio 2012

Chi è Oscar Luigi Scalfaro?


Oscar Luigi Scalfaro nasce a Novara il 9 settembre 1918. La formazione adolescenziale e giovanile, negli anni difficili del fascismo, si compie all'interno dei circuiti educativi confessionali, in particolare in seno all'Azione Cattolica. Da Novara, dove aveva conseguito la maturità classica si sposta a Milano per completare gli studi presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

E' questa un'altra tappa di rilievo per la sua formazione etica e civile, oltreché istruttiva e professionale. Nei chiostri e nelle aule dell'Università fondata e retta da padre Agostino Gemelli, ritrova quel clima umano e culturale estraneo - quando non addirittura ostile - ai miti e ai fasti del regime fascista, già sperimentato tra le file dell'Azione Cattolica. E, soprattutto, incontra non solamente studiosi di diritto di grande prestigio, ma anche maestri di vita cristiana e di autentica umanità, come ad esempio mons. Francesco Olgiati e lo stesso rettore padre Agostino Gemelli; e, ancora, un gruppo di giovani studiosi e professori destinati ad avere in futuro un ruolo importante nella vita del Paese: da Giuseppe Lazzati ad Amintore Fanfani, a Giuseppe Dossetti, per citare solo alcuni tra i più rappresentativi.

Laureatosi nel giugno 1941, nell'ottobre dell'anno successivo entra in magistratura e contemporaneamente si impegna nella lotta clandestina, prestando aiuto agli antifascisti carcerati e perseguitati e alle loro famiglie. Alla fine della guerra diviene Pubblico Ministero presso le Corti d'Assise speciali di Novara e di Alessandria, investite dei processi ai responsabili degli eccidi contro gli antifascisti, i gruppi partigiani e le popolazioni inermi di quelle zone. Ad allontanarlo definitivamente dalla carriera in magistratura e a spingerlo ad abbracciare l'agone politico (come nel caso di altri esponenti di rilievo del cattolicesimo italiano di quegli anni: si pensi, ad esempio, al giovane e brillante professore di diritto all'Università degli studi di Bari, Aldo Moro) contribuiranno il senso di responsabilità nei riguardi del futuro del Paese e le sollecitazioni della gerarchia ecclesiastica ad aderire e a dare il proprio sostegno all'attività del neonato partito della Democrazia Cristiana, costituito dopo l'8 settembre 1943 da Alcide De Gasperi.

Alle elezioni del 2 giugno 1946 per l'Assemblea Costituente, il giovane magistrato Scalfaro si presenta come capolista per la Democrazia Cristiana nella circoscrizione elettorale di Novara-Torino-Vercelli e risulta eletto con oltre 46 mila voti. Sarà l'inizio di una lunga e prestigiosa carriera politica e istituzionale, nel corso della quale, eletto deputato sin dalla prima Camera del 18 aprile 1948, sarà costantemente riconfermato a Montecitorio per undici legislature. Ricoprirà incarichi di governo e ruoli politici e di rappresentanza di crescente rilievo: segretario e poi vicepresidente del gruppo parlamentare e membro del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, durante la segreteria De Gasperi (1949-1954), ha fatto parte anche della Direzione Centrale del partito.

Tra il 1954 e il 1960, è nominato più volte sottosegretario di Stato: al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale nel primo governo Fanfani (1954); alla presidenza del Consiglio dei Ministri e allo Spettacolo nel governo Scelba (1954); al ministero di Grazia e Giustizia nel primo governo Segni (1955) e nel governo Zoli (1957); al ministero dell'Interno, infine, nel secondo governo Segni (1959),nel governo Tambroni (1960) e nel terzo governo Fanfani (1960). Dopo la breve ma significativa esperienza di vicesegretario politico della Democrazia Cristiana tra il 1965 e il 1966, Scalfaro assumerà a più riprese incarichi ministeriali. Titolare del dicastero dei Trasporti e dell'Aviazione Civile nel terzo governo Moro (1966) e nei successivi gabinetti Leone (1968) e Andreotti (1972), sarà ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo presieduto dallo stesso Andreotti (1972), e poi ministro dell'Interno nelle due compagini presiedute da Craxi (1983 e 1986) e nel sesto governo Fanfani (1987).

Eletto più volte, tra il 1975 e il 1979, vicepresidente della Camera dei deputati, il 10 aprile del 1987 riceverà l'incarico dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga di formare il nuovo governo: incarico poi declinato stante l'impossibilità di dar vita a un gabinetto di coalizione. Dopo avere presieduto la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli interventi per la ricostruzione dei territori della Basilicata e della Campania colpiti dai terremoti del 1980 e del 1981, Oscar Luigi Scalfaro diviene Presidente della Camera dei deputati (24 aprile 1992). Un mese più tardi, il 25 maggio dello stesso anno, è eletto Presidente della Repubblica Italiana.

Nel corso del suo mandato presidenziale affronta una delle stagioni per molti versi più difficili e controverse dell'Italia repubblicana, segnata da una duplice crisi: quella economica, quella di natura etica?politica e istituzionale, per certi aspetti ancora più grave e destabilizzante, legata al crescente discredito e alla sostanziale delegittimazione della classe politica della Prima Repubblica, sotto i colpi dello scandalo di Tangentopoli e dei conseguenti procedimenti della magistratura. Una crisi, quest'ultima, destinata ad incrinare in modo sensibile il rapporto tra cittadini e istituzioni e a rendere persino più arduo l'indispensabile radicamento dei principi democratici e dei valori costituzionali nelle coscienze degli italiani.

Nel corso del suo mandato ha tenuto a battesimo ben sei governi, di composizione e orientamenti politici assai differenti, i quali, attraverso un percorso tutt'altro che lineare e pacifico, hanno traghettato il Paese dalla prima alla seconda Repubblica: i presidenti del Consiglio che si sono avvicendati alla guida dell'esecutivo sono Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Silvio Berlusconi, Lamberto Dini, Romano Prodi e Massimo D'Alema.

Il suo mandato presidenziale si è concluso il 15 maggio 1999.

Oscar Luigi Scalfaro, nono Presidente della Repubblica Italiana, muore a Milano il giorno 29 gennaio 2012 all'età di 93 anni.

Biografia di Edward Teller

L'orrido Sole
15 gennaio 1908
9 settembre 2003

Chi è Edward Teller?


Nato a Budapest, Ungheria, nel 1908, ha condotto i suoi studi in Germania, completandoli con un dottorato in Fisica sotto la guida di Werner Heisenberg nel 1930, presso l'Università di Lipsia.

Edward Teller, figura tra le più controverse dell'era nucleare, ha avuto un ruolo centrale nell'invenzione della bomba atomica e della bomba all'idrogeno (e nel ridimensionare, di conseguenza, la carriera di Robert Oppenheimer, che aveva diretto durante la seconda guerra mondiale il laboratorio sulle montagne del Nuovo Messico dove fu costruita la bomba). In seguito, tuttavia, mise in discussione la moralità dell'ideare un'arma ancora più potente di quella.

Fisico teorico, Teller è membro anziano della Hoover Institution di Stanford e direttore emerito del laboratorio militare Livermore. Accanito sostenitore delle "Guerre stellari" dell'amministrazione Reagan, più recentemente ha proposto l'idea di manipolare l'atmosfera terrestre per contrastare l'effetto serra.

Se la versione dei fatti data da Teller è esatta, lui e il suo collega e rivale Richard L. Garwin (oggi un fervente pacifista e anti-nuclearista), furono i principali artefici di una delle più spaventose invenzioni di ogni tempo, una bomba che utilizzava il potere di fusione del sole. Teller si era battuto per raggiungere questo obiettivo fin dall'inizio degli anni '40, molto prima che la bomba atomica apparisse.

La sua idea era quella di sfruttare l'immenso calore prodotto dall'esplosione di una bomba atomica per innescare il combustibile all'idrogeno, fonderne gli atomi e liberare enormi quantità di energia nucleare. A Los Alamos, però, nessuno sapeva come ottenere una cosa simile.

L'idea, nota come implosione da irradiazione, era quella di costruire un grande involucro cilindrico che contenesse la bomba atomica a un estremo e il combustibile all'idrogeno all'estremo opposto. La vampata dell'esplosione della bomba doveva colpire l'involucro rendendolo incandescente e inondando l'interno dell'involucro stesso con una pressione sufficiente a comprimere e innescare il combustibile all'idrogeno.

Nessuno sapeva se l'idea avrebbe funzionato. Gli studi erano rallentati dai contrasti tra Teller e Ulam, ma anche dalla discussione, all'interno del laboratorio, se fosse eticamente corretto costruire una bomba all'idrogeno, dato il suo potere potenzialmente illimitato.

Il primo test della bomba all'idrogeno, nel 1952, distrusse l'isola di Elugelab, nell'Oceano Pacifico.

Nel frattempo, Teller diventò un eroe per i conservatori ma venne screditato dai liberali come modello ispiratore del dottor Stranamore, lo scienziato pazzo del film di Stanley Kubrick del 1964, ossessionato dalla distruzione di massa.

Teller, ad ogni modo, ha ricevuto numerose onorificenze, fra le quali l'Albert Einstein Award e l'Enrico Fermi Award, l'Harvey Prize from the Technion-Israel Institute, e il National Medal of Science.

Ultranovantenne, dopo aver subito un grave infarto ha comunque continuato a insegnare e a diffondere le sue idee in giro per il mondo, contribuendo con la sua verve aggressiva al dibattito continuo intorno al nucleare.

Edward Teller è morto il 9 settembre 2003.

Biografia di Lev Tolstoj

I sensi della vita
9 settembre 1828
20 novembre 1910

Chi è Lev Tolstoj?


Lev Nikolaevič Tolstoj nasce nella tenuta di Jasnaja Poljana il giorno 9 settembre 1828; la famiglia è di tradizioni aristocratiche, appartenente alla vecchia nobiltà russa. Le condizioni del suo ceto faranno sempre in modo che si distingua dagli altri letterati del suo tempo, da cui egli stesso si sentirà separato anche quando la sua condizione gli parrà essenzialmente negativa.

Perde la madre quando ha solo due anni e rimane orfano all'età di nove: il piccolo Lev viene cresciuto da una zia che gli permette di frequentare l'Università: studia dapprima lingue orientali, poi legge, tuttavia non arriverà a conseguire il titolo.

Già negli anni dell'adolescenza Tolstoj sostiene un ideale di perfezionamento e di santità: la sua è la ricerca di una giustificazione della vita davanti alla coscienza.

Si ritira in campagna a Jasnaja Poljana dove si arruola come ufficiale dell'esercito nel 1851; partecipa nel 1854 alla guerra di Crimea, dove ha modo di essere a contatto con la morte, e con le considerazioni di pensiero che ne derivano. Inizia in questo periodo la sua carriera di scrittore con "I racconti di Sebastopoli", ottenendo un buon successo a Mosca.

Lasciato l'esercito, dal 1856 al 1861 si sposta tra Mosca, Pietroburgo, Jasnaja Poljana con qualche viaggio anche oltre confine.

In questo periodo Tolsotj si trova diviso tra un ideale di vita naturale e senza preoccupazioni (la caccia, le donne e i piaceri) e l'incapacità di trovare in questi contesti il senso dell'esistenza.

Nel 1860 perde il fratello; l'evento lo lascia molto turbato; a trentadue anni si reputava già vecchio e senza speranza: si unisce in matrimonio a Sofja Andrèevna Behrs. Il matrimonio gli permetterà di raggiungere uno stato naturale di serenità stabile e duraturo. In quesiti anni nascono i suoi capolavori più noti, "Guerra e pace" (1893-1869) e "Anna Karenina" (1873-1877).

Dopo anni di vera e propria crisi razionalistica, grazie all'esperienza della vita famigliare, matura la convinzione che l'uomo sia stato creato proprio per la felicità, e che il senso della vita sia la vita stessa.

Ma queste sicurezze vengono però lentamente incrinate dal tarlo della morte: in questo ambito si sviluppa la sua conversione verso la religione, che rimane comunque molto legata al pensiero razionalista.

Nell'ultimo periodo della sua vita Tolstoj scrive moltissimo: il suo scopo rinnovato non è più l'analisi della natura umana, bensì la propagazione del suo pensiero religioso, che nel frattempo aveva raccolto numerosi seguaci. Cambiando totalmente lo stile e il messaggio filosofico delle sue opere, senza però perdere la propria maestria stilistica, talento per il quale verrà definito "il più grande esteta russo". Di fatto nella produzione letteraria di Tolstoj vi sono affrontai temi diversissimi, ma sempre è possibile percepire il tocco del maestro assieme alla sua inconfondibile voce, sempre tesa verso l'uomo e il suo dubbio esistenziale.

Lev Tolstoj muore all'età di 82 anni, il giorno 20 novembre 1910, a Astapovo.

Biografia di Maria Yudina

Una forza tenuta nascosta
9 settembre 1899
19 novembre 1970

Chi è Maria Yudina?


La pianista sovietica Maria Veniaminovna Yudina nasce il 9 settembre 1899 a Nevel, una cittadina della Russia occidentale, situata a breve distanza dalla frontiera con la Bielorussia, in una famiglia di origini ebraiche. Studia presso il Conservatorio di San Pietroburgo sotto la guida del maestro Leonid Nikolaev. Tra gli studenti suoi compagni di classe del periodo si ricordano Dmitrij Shostakovich e Vladimir Sofronickij.

Nel 1917 assiste agli avvenimenti che portano alla caduta dello zar, vive il periodo, da febbraio ad ottobre, del governo provvisorio di Kerenskij che si conclude con il colpo di mano bolscevico. Nel 1919 Marija Judina si converte al cristianesimo ed entra nella Chiesa ortodossa russa proprio nel momento in cui divampa la persecuzione dei cristiani.

E' nota storicamente per essere la pianista preferita di Stalin. La leggenda narra che durante una notte Stalin ascoltava la radio mentre passava il concerto per pianoforte in La maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart, eseguito proprio da Maria Yudina; rimasto molto colpito dalla bellezza e dall'esecuzione ne aveva subito chiesta una copia. L'esecuzione alla radio era però dal vivo, pertanto i sottoposti di Stalin si sarebbero adoperati per raggiungere la pianista, sebbene ci si trovasse nel cuore della notte, e portarla in uno studio di registrazione; qui era stata nel frattempo improvvisata una piccola orchestra.

Durante la notte sono stati cambiati ben tre direttori poiché i primi due avevano paura che la registrazione non soddisfacesse Stalin e che questi si accorgesse che non era il concerto che aveva ascoltato alla radio. Solo il terzo direttore riusci a realizzare la registrazione: si narra altresì che Stalin sarebbe scoppiato in lacrime, commosso, fin dalle prime note dell'ascolto dell'esecuzione.

Tale leggenda nasce nel momento in cui, alla morte di Stalin, il disco è ancora presente sul suo giradischi. Di certo sappiamo che dopo aver ricevuto il disco, Stalin dispone che Maria Yudina venga ricompensata con una significativa somma di denaro.

La pianista per ringraziarlo gli invia una lettera in cui scrive: "La ringrazio, ho perà dato i soldi alla mia chiesa e pregherò per Lei perché il buon Dio La perdoni per tutte le atrocità che ha commesso verso il popolo". Se si considera che al tempo la chiesa era un'istituzione fuorilegge e che si stava rivolgendo direttamente alla massima autorità sovietica, appare straordinario, inspiegabile - e in qualche modo miracoloso - che la Yudina non abbia avuto conseguenze negative per la sua persona.

Anche se musicalmente Maria Yudina è conosciuta soprattutto per le sue interpretazioni di Johann Sebastian Bach e Ludwig van Beethoven, la sua figura in campo musicale è quella di appassionata promotrice della musica contemporanea, tra cui quella di Shostakovich. Il suo stile è caratterizzato da uno spregiudicato virtuosismo, marcata spiritualità e una spiccata forza che la rende quasi mascolina; importante nella musicista è anche il rigore intellettuale.

Il regime sovietico aveva paura della fede senza riserve, del suo temperamento indomito e della sua indipendenza di vedute: così, culturalmente emarginata in patria, è rimasta pressoché sconosciuta in tutta Europa, dove però chi la conosceva la considerava un prodigio di perfezione musicale e tecnica.

Il compositore russo Alfred Schnittke a distanza di anni avrebbe avuto modo di definire così Maria Yudina: "Esistono maestri diversi. Gli uni guidano ogni passo del discepolo, gli insegnano a camminare. Altri spalancano davanti al discepolo la porta che dà sul mondo, gli insegnano a vedere. Ma vi sono anche altri maestri, che si avventurano sull'unica via che si apre davanti a loro, quasi senza accorgersi di chi li segue e senza aver bisogno di chi li accompagni. Il loro fine è così remoto da non poter mai essere raggiunto, ma c'è sempre chi li segue, perché essi indicano l'essenziale: dove andare".

Tra i suoi tanti amici intellettuali c'era anche Boris Pasternak, il quale nel febbraio 1947 avrebbe compiuto la prima lettura del suo (poi divenuto celebre) romanzo "Il dottor Zivago", proprio nell'appartamento di Maria Yudina.

Le lettere e gli scritti della pianista sono stati pubblicati tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000 grazie agli sforzi degli amici in Russia, in particolare Anatoly Kuznetsov. Ci sono stati vari tentativi di completare la serie di registrazioni di Maria Yudina. La maggior parte delle sue registrazioni su LP pubblicate in Russia sono ancora oggi molto difficili da ottenere.

In letteratura la sua figura è stata vittima di una calunnia, dipinta come persona deviata, cinica e promiscua: l'ambito è quello di un romanzo autobiografico del filosofo russo Aleksei Losev. La sola colpa della donna è stata quella di aver rifiutato le avances dello scrittore.

Maria Yudina è morta a Mosca il 19 novembre 1970 all'età di 71 anni.

Biografia di Mao Zedong

La rivoluzione, la cultura e il loro timone
26 dicembre 1893
9 settembre 1976

Chi è Mao Zedong?


Nato il 26 dicembre 1893 a Shaoshan, Mao Zedong (scritto anche Mao Tse-Tung) è l'uomo che ha cambiato il volto della Cina. Nel bene e nel male, Mao è stato uno dei personaggi più influenti e controversi del XX secolo, in patria come all'estero. La sua dottrina ha lasciato tracce profonde all'interno dell'ideologia comunista. Ma le repressioni, le violenze della Rivoluzione Culturale, i fallimenti economici gettano un'ombra scura sulle scelte del leader comunista, la cui immagine ancora svetta all'entrata della Città Proibita a Pechino.

Intellettuale, fine stratega, poeta e grande nuotatore, Mao Zedong guidò la Terra di Mezzo per più di 30 anni, influenzando il pensiero di molti comunisti di tutto il mondo. Eppure la figura di Mao rimane ancora tuttora controversa, in Cina così come nel resto del mondo.

La sua visione politica, la sua capacità di resistere, superare e annientare gli avversari, la strada da lui tracciata per la nascita di uno stato moderno, per molti furono l'alternativa allo stalinismo e alle atrocità commesse dal dittatore sovietico, denunciate dal suo successore Kruscev.

La Rivoluzione Culturale del 1966 rappresentò, per le generazioni ribelli, la possibilità di abbattere le costrizioni e le ipocrisie della borghesia. Il comunismo di Mao, il Maoismo, ben diverso da quello realizzato nella industrializzata Unione Sovietica, ispirò una grossa fetta di politici, rivoluzionari, intellettuali in tutto il mondo.

Ma la conta delle vittime, la fame patita dai cinesi negli anni del Grande Balzo in Avanti, le deriva violenta della Rivoluzione Culturale e la dura repressione dei oppositori, restituiscono un'immagine ben diversa del leader comunista.

La Cina del 1949, anno in cui Mao proclamò la nascita della Repubblica Popolare, era un paese minacciato da più di un secolo dall'ingerenza straniera, arretrato, la cui economia era ancora a prevalenza agricola, dove la rivoluzione industriale non era stata capace di permeare, nel bene e nel male, le tradizionali strutture economiche e sociali. Mao fu capace di costruire una nazione indipendente e moderna, ma a costo di una delle più spietate dittature della storia.

La carriera politica di Mao iniziò molto presto, in una Cina ancora governata dalla dinastia imperiale. Nel 1911, infatti, il giovane rivoluzionario, all'epoca diciassettenne, si unì alla rivolta anti-imperiale, che in poco più di unno avrebbe portato alla fine della dinastia Qing. Ma dopo la breve esperienza politica, Mao decise di continuare gli studi e recarsi nella capitale dove divenne aiuto-bibliotecario.

Nella formazione di Mao, come degli altri leader rivoluzionari, giocò un ruolo importante la cultura occidentale. Le letture di Rousseau e Montesquieu, Adam Smith, Darwin, Spencer, offrirono agli intellettuali progressisti di inizio secolo una visione ben diversa della realtà, della storia e delle dinamiche sociali e economiche.

Per la prima volta oggetto di discussione erano l'individuo e la sua realizzazione personale, svincolato dalle rigide strutture gerarchiche tradizionali della società cinese, dove la ribellione all'autorità non era in alcun modo contemplate. In questo senso, la vera "rivoluzione" fu la conoscenza della dottrina marxista, al quale Mao si avvicinò a partire dal 1918 grazie a Li Dazhao, capo della biblioteca dove il giovane lavorava.

La nascita della repubblica cinese coincise con un ulteriore indebolimento della nazione. Dopo la morte di Yuan Shikai la Cina, infatti, si trovò inglobata nella famelica espansione nipponica. Così a partire dal 1919, con la fine della Prima Guerra Mondiale, nacquero i primi veri movimenti rivoluzionari a cui presero parte intellettuali e masse popolari.

Il Movimento del 4 maggio, in particolare, sancì la fine del confucianesimo tradizionale, rinvigorendo le speranze di chi voleva trasformare la Cina in una nazione moderna. Intanto, la Rivoluzione d'Ottobre in Russia aveva indicato una nuova alternativa politica e ideologica, con il suo accento di internazionalismo in una possibile rivoluzione socialista.

Infiltrati all'interno del Partito Nazionalista Cinese (Kuomintang, KTM) di Sun Yat, i membri infiltrati del Komitern sovietico (la parola tedesca è contrazione dei Kommunistische Internationale, cioè la Terza Internazionale Comunista, il comitato che coordinava i partiti comunisti di tutto il mondo) appoggiarono la nascita di un Partito Comunista Cinese (PCC), che avvenne a Pechino nel 1921.

Nei suoi primi anni di vita, il PCC si vide costretto a collaborare con il KTM per riunificare la Cina e annientare il potere dei signori della guerra, supportati dai ricchi latifondisti. Inizialmente riluttante alla collaborazione con il KTM, Mao riuscì ad approfittare della situazione.

In un clima politico incerto, in un paese ancora pressato dall'ingerenza straniera, il giovane rivoluzionario vide proprio nei contadini la forza eversiva che avrebbe potuto portare la Cina sulla via del comunismo.

Dall'esperienza di quegli anni, infatti, Mao trasse ispirazione per la formulazione di una nuova visione della rivoluzione socialista. A differenza di quanto era accaduto in Russia, in Cina la rivoluzione industriale non aveva permeato a fondo la struttura economia. Il paese era ancora legato all'agricoltura, in cui i ricchi proprietari terrieri, sfruttavano il lavoro dei braccianti. In questa particolare situazione, Mao vide proprio nelle agitazioni contadine la fonte da cui attingere per la rivoluzione.

I contadini cinesi non erano come gli operai di Marx, motivati da precise scelte ideologiche, ma la loro ribellione era molto più vicina alle imprese epiche dei banditi-eroi delle insurrezioni popolari della storia cinese. La capacità di Mao fu proprio quella di saper indirizzare la disperazione dei poveri agricoltori in rivoluzione, tanto che nel 1928 il VI congresso comunista appoggiò la nascita in Cina di veri e propri Soviet rurali.

Dopo la morte di Sun Yat, la guida del KTM fu affidata al suo braccio destro, Chiang Kai-shek, le cui posizioni politiche andarono radicalizzandosi nel partito sempre più verso destra, tanto da rompere l'alleanza tra Partito Nazionalista e PCC.

A partire dal 1925, il Kuomintang divenne l'unico partito a capo della Cina unificata. Dalla nuova capitale Nanchino, il governo lanciò una dura repressione contro i militanti comunisti e, in quel periodo, lo stesso Mao rischiò la vita più di una volta.

Mao organizzò la resistenza agli attacchi dell'esercito di Chiang Kai-shek, cercando di coinvolgere anche le popolazioni rurali. Intanto, a partire dal 1934, i militanti comunisti ripiegarono dalla regione centro orientale dello Jiangxi verso occidente dove, nello Hunan, raggiunsero altri gruppi di insorti.

Ebbe inizio quella che fu chiamata la Lunga Marcia che si concluse con la consacrazione di Mao a capo del partito. In quell'occasione, anche la strategia rivoluzionaria cambiò segno. Dalla guerriglia urbana, i comunisti crearono un vero e proprio esercito, la cosiddetta Armata Rossa.

Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, però, PCC e KTM dovettero coalizzarsi nuovamente per arginare l'ennesima avanzata nipponica. La paura dell'invasione giapponese fornì a Mao un'importante occasione per motivare le masse all'insurrezione. La vittoria della Cina sul nemico giapponese, reso possibile grazie all'intervento statunitense e sovietico, aprì una nuova fase nella storia cinese.

Da un lato il KTM ormai aveva perso prestigio, minacciato dalla dilagante corruzione interna, dall'altro il PCC aveva guadagnato sempre consenso, facendosi portavoce delle aspirazioni delle classi più deboli. Ancora una volta Mao seppe approfittare della situazione.

Fu proprio la sua proposta di creare una sorta di coalizione nazionale, in cui classe operaia, contadini, piccola borghesia urbana e borghesia nazionale, si univano sotto la direzione del PCC per sconfiggere i Nazionalisti guidati da Chiang Kai-shek e portare la rivoluzione socialista in Cina a rivelarsi vincente.

La guerra civile tra KTM e PCC, in realtà, fu poco più che l'ascesa inarrestabile dei comunisti, i quali da Nord Est, dove avevano riparato nel secondo dopoguerra, entrarono vittoriosi a Pechino. Il primo ottobre 1949, nella piazza Tienanmen, dichiararono la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Mao, ormai leader indiscusso del partito, divenne il presidente del governo centrale.

La Cina di Mao si avviò verso la modernità, forte di un primo sostegno economico e militare da parte sovietica. Ma il desiderio di riforme drastiche spinse il Grande Timoniere, come ormai Mao veniva chiamato, ad attuare una serie di riforme, economiche e sociali, che avrebbero portato la Cina a competere con le atre nazioni industrializzate.

Il primo passo da compiere, infatti, era statalizzare l'economia, per poi sostenere uno sviluppo rapido sia dell'agricoltura che dell'industria. I tentativi di costruire una società comunista, la volontà di riscattare la Cina dalla sua arretratezza e dalla continua subordinazione alle nazioni straniere, portò Mao a spingere sull'acceleratore delle riforme, che non sempre ottennero il successo desiderato, anzi in molti casi si rivelarono delle vere e proprie tragedie per tutto il popolo cinese.

Ancor prima del Grande Balzo in Avanti, Mao lanciò una prima campagna di autocritica per distanziare il comunismo cinese dalla rigidità sovietica.

La Campagna dei Cento Fiori iniziò nel 1956 con lo scopo di democratizzare la Cina, favorendo la produzione artistica e intellettuale di chi intendeva criticare l'operato del Grande Timoniere.

Nel 1957, Mao aveva scritto il libro "Sulle contraddizioni in seno al popolo", in cui esprimeva un aspetto fondamentale del Maoismo: la possibilità che, dopo la rivoluzione, all'interno del popolo potessero sorgere delle contraddizioni, anche se non "antagoniste", capaci di restaurare comunque il capitalismo. Tali forze avrebbero dovuto essere annientate con il dibattito e la rieducazione.

Ben presto però le proteste contro l'establishment si moltiplicarono, coinvolgendo il Partito stesso e la forma di Stato e legandosi allo scontento di contadini ed operai.

Nel 1957 Mao decise allora di dichiarare conclusa l'esperienza della Campagna dei Cento Fiori, dando inizio alla repressione che, fu estremamente facile.

Molti degli intellettuali, studenti e politici che avevano aderito all'invito a manifestare liberamente il proprio pensiero, furono presto identificati, arrestati e inviati nei campi di rieducazione.

Il primo tentativo di modernizzare la Cina prese il nome di Grande Balzo in Avanti, un piano quinquennale di riforme partito nel 1958.

In quegli anni, alle cooperative di lavoratori si sostituirono le Comuni popolari, veri e propri distretti urbani, dove a fianco dei campi agricoli, sorsero le prime industrie.

La creazione delle Comuni riguardò milioni di cinesi. Già verso la fine del 1958, infatti, furono create 25.000 Comuni, ognuna delle quali contava circa 5.000 famiglie.

Venne bandita la proprietà privata, abolito il salario e sostituito con dei punti lavoro. L'ambizione di Mao era quella di fare della Cina un paese moderno, la cui industria pesante avrebbe potuto competere con quella europea.

Pertanto da Pechino arrivò l'ordine per decine di milioni di contadini di abbandonare i campi. I contadini vennero trasformati in manodopera per la nascente industria siderurgica. Ben presto, però, il Grande Balzo in Avanti si rivelò un disastro.

Sebbene la Cina potesse disporre di una manodopera a bassissimo costo, mancava di un adeguato stuolo di tecnici e esperti. Complice del fallimento furono le gravi carestie che colpirono la Cina tra il 1959 e il 1960.

Nel 1959, il Fiume Giallo ruppe gli argini, causando la morte di circa 2 milioni di persone. La siccità e la scarsità del raccolto gettarono la Cina in ginocchio. Le stime sul numero di vittime causate dalle carestie è del tutto impreciso, e oscilla tra i 14 milioni e 43 milioni (come spesso succede, la conta dei morti dipende da chi pubblica le relative stime, pertanto per il governo cinese le vittime si aggiravano attorno ai 14/20 milioni).

Da un punto di vista economico, il fallito tentativo di modernizzare il paese, favorendo l'abbandono della produzione agricola, bloccò lo sviluppo della Cina. Infatti, se nel 1958 la produzione di acciaio era aumentata del 45% e del 30% nei successivi due anni, nel 1961 l'industria pesante crollò a picco, tanto da non raggiungere nemmeno il livello produttivo del 1957. Lo stesso Mao, infatti, si vide costretto a fermare il programma di riforme in anticipo.

Il Grande Balzo in Avanti, quello che doveva rappresentare la rivoluzione industriale cinese, si tramutò in un fallimento totale che mise a repentaglio la stessa leadership di Mao.

Tra i maggiori oppositori di Mao, Deng Xiaoping e Liu Shaoqi, le cui posizioni erano molto più moderate, guadagnarono sempre più consensi all'interno del Partito Comunista. Ma ancora una volta, Mao seppe sfruttare la difficile situazione politica e riportarsi alla guida indiscussa del paese.

Per arginare la crescente opposizione interna, Mao lanciò un nuovo programma di riforme che avrebbe epurato dal Partito e da tutto il paese tutti quegli elementi borghesi, e quindi corruttori del socialismo reale che Mao voleva realizzare in Cina, così come aveva teorizzato nel libro "Sulle contraddizioni in seno al popolo".

La strada per diffondere la dottrina comunista nel vastissimo territorio cinese prese il nome di Rivoluzione Culturale. A partire dall'estate del 1966, Mao coinvolse nella programma centinaia di miglia di giovani, per lo più studenti universitari, appartenenti alla "terza generazione", cioè ragazzi e ragazze nati dopo il 1949, anno della Rivoluzione, i quali dovevano essere educati dagli eroi della "prima generazione" (cioè quella di Mao).

Già nel maggio del 1964, grazie al lavoro di Lin Piao, dirigente comunista, era stato pubblicato il famoso Libretto Rosso, breve raccolta di scritti di Mao, destinato soprattutto all'esercito e ai giovani.

La propaganda comunista doveva passare anche attraverso il culto della personalità. Così da Pechino arrivò l'ordine di esporre in tutti i luoghi pubblici ritratti e busti del Grande Timoniere.

A partire dal 16 giugno al 5 agosto 1966, gli studenti, forti degli insegnamenti contenuti nel Libretto Rosso, attaccarono il revisionismo che si era insinuato all'interno del PCC, nonché le autorità accademiche critiche dell'operato del regime. Cominciarono a tenersi comizi e adunanze di massa in cui Mao veniva osannato come un idolo pop.

Così, mentre il Partito sembrava volersi sbarazzare del Grande Timoniere, i giovani della Rivoluzione eressero un vero e proprio muro a difesa della sua leadership, e Mao, il 16 giugno del 1966, all'età di 73 anni, dimostrò al mondo intero la sua forza, non solo politica, con la famosa nuotata nel fiume Yanzi.

Negli anni successivi, la Rivoluzione Culturale andò espandendosi sempre più, tanto che i giovani di Mao si organizzarono dando vita alle cosiddette Guardie Rosse, il cui nome aveva origine nella scuola media connessa al politecnico di Pechino.

Gli unici giovani ammessi a partecipare alla Rivoluzione Culturale dovevano provenire da "5 tipi di rosso", cioè essere figli degli operai, dei contadini poveri, dei quadri di partito, dei martiri e dei soldati della rivoluzione del 1949.

Man mano che il movimento cresceva, però, la Cina era sempre più sull'orlo della guerra civile. In poco tempo gli studenti avevano distrutto moltissime opere Nel giugno 1967, infatti, le Guardie Rosse occuparono il ministero degli esteri e l'ambasciata russa, mentre bruciarono quella indonesiana e quella britannica.

Pochi mesi dopo il paese precipitò nel baratro. Gli studenti, a cui lo stato aveva pagato viaggi e mezzi di sussistenza per portare la dottrina di Mao in tutta la Cina, si scontrarono contro alcune fazioni dell'esercito, contrarie alla Rivoluzione Culturale.

Mao ordinò il ritorno alle aule, vietando agli studenti di viaggiare per il paese. Il nuovo motto degli studenti di Mao divenne "Usate la razione, non la violenza", con quale occuparono pacificamente le università.

Sebbene l'ordine di fermare le violenze provenisse proprio da Mao e le Guardie Rosse fossero state sciolte, gli scontri più cruenti durarono fino al 1969. Ma gli strascichi della Rivoluzione Culturale rimasero fino alla morte dello stesso Grande Timoniere.

Ormai malato di Parkinson, la figura di Mao era divenuta del tutto simbolica, e a Pechino attendevano la sua morte. Uno degli ultimi impegni del leader cinese fu l'incontro con il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon.

Lo storico summit del 1972 fu fondamentale per creare quel clima politico che avrebbe portato alla distensione degli anni '70 nei rapporti tra est-ovest, e al tempo stesso, avrebbe segnato l'inizio dell'apertura cinese nei confronti del mondo occidentale.

Mao Zedong morì a Pechino il 9 settembre 1976

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