Biografie di personaggi famosi e storici nato il 31 agosto


Biografias de personagens históricos e personalidades

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità

Sommario:

1. Biografia di Charles Baudelaire
2. Biografia di Georges Braque
3. Biografia di Caligola
4. Biografia di James Coburn
5. Biografia di Marina Cvetaeva
6. Biografia di Richard Gere
7. Biografia di Daniel Harding
8. Biografia di Enzo Iacchetti
9. Biografia di Carlo Maria Martini
10. Biografia di Maria Montessori
11. Biografia di Luca di Montezemolo
12. Biografia di Diana Spencer

Biografia di Charles Baudelaire

Fiori malsani
9 aprile 1821
31 agosto 1867

Chi è Charles Baudelaire?


Charles Baudelaire nasce il 9 aprile del 1821 a Parigi, in una casa del Quartiere Lartino, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays.

La madre, in seguito alla morte prematura del marito, sposa un aitante tenente colonnello, il quale, a causa della proprio freddezza e rigidità (nonché del perbenismo borghese di cui era intriso), si guadagnerà l'odio del figliastro. Nel nodo doloroso dei rapporti con la famiglia e, in primo luogo, con la madre, si gioca gran parte dell'infelicità e del disagio esistenziale che accompagnerà Baudelaire per tutta la vita. Dopotutto, come fra l'altro testimonia l'intenso epistolario rimasto, egli chiederà sempre aiuto e amore alla madre, quell'amore che crederà mai ricambiati, perlomeno rispetto all'intensità della domanda.

Nel 1833 entra al Collège Royal per volontà del patrigno. Nel giro di poco tempo, però, la fama di dissoluto e scavezzacollo prende a circolare all'interno del collège fino ad arrivare, inevitabilmente, alle orecchie dell'odiato patrigno il quale, per ripicca, lo obbliga ad imbarcarsi sul Paquebot des Mers du Sud, una nave che faceva rotta nelle Indie.

Questo viaggio ha su Charles un effetto inaspettato: gli fa conoscere altri mondi e culture, lo pone a contatto con gente di tutte le razze, facendogli scoprire una dimensione lontana dalla pesante decadenza mondana e culturale che grava sull'Europa. Da questo, dunque, nasce il suo grande amore per l'esotismo, lo stesso che filtra dalle pagine della sua opera maggiore, i celeberrimi "Fiori del male.

Ad ogni modo, dopo appena dieci mesi interrompe il viaggio per fare ritorno a Parigi, dove, oramai maggiorenne, entra in possesso dell'eredità paterna, che gli permette di vivere per qualche tempo in grande libertà.

Nel 1842, dopo aver conosciuto un grande poeta come Gerard de Nerval, si avvicina soprattutto a Gautier, e gli si affeziona in maniera estrema. La simbiosi tra i due è totale e Charles vedrà nel più anziano collega una sorta di guida morale e artistica. Sul fronte degli amori femminili, invece, dopo aver conosciuto la mulatta Jeanne Duval, si scatena con lei un'intensa e appassionata relazione. Contrariamente a quanto spesso succede agli artisti di quegli anni, il rapporto è solido e dura a lungo. Charles trae linfa vitale da Jeanne: lei è tutrice e amante ma anche musa ispiratrice, non solo per ciò che riguarda l'aspetto "erotico" e amoroso della produzione baudeleriana, ma anche per quel timbro intensamente umano che traspare da molte sue poesie. In seguito, poi, con il sopraggiungere della vecchiaia, sarà amorevole e presente nei momenti tormentosi della paralisi che colpirà il poeta.

Intanto, la vita che Baudelaire conduce a Parigi non è certo all'insegna della parsimonia. Quando la madre, infatti, scopre che ha già speso circa la metà del lascito paterno, consigliata dal secondo marito intraprende una procedura per poter ottenere un curatore a cui venga affidato il compito di amministrare con maggiore accuratezza il resto dell'eredità. Da ora in avanti, Baudelaire sarà costretto a chiedere al proprio tutore persino i soldi per comprarsi i vestiti.

Il 1845 segna il suo esordio come poeta, con la pubblicazione di "A una signora creola", mentre, per vivere, è costretto a collaborare a riviste e giornali con articoli e saggi che furono poi raccolti in due libri postumi, "L'Arte romantica" e "Curiosità estetiche".

Nel 1848 partecipa ai moti rivoluzionari di Parigi mentre, nel 1857, pubblica presso l'editore Poulet-Malassis i già citati "I fiori del male", raccolta che comprende un centinaio di poesie.

La rivelazione di questo capolavoro assoluto sconcerta il pubblico del tempo. Il libro viene indubbiamente notato e fa parlare di sè, ma più che di successo letterario vero e proprio, forse sarebbe più giusto parlare di scandalo e di curiosità morbosa. Sull'onda della chiacchera confusa e del pettegolezzo che circonda il testo, il libro viene addirittura processato per immoralità e l'editore si vede costretto a sopprimere sei poesie.

Baudelaire è depresso e la sua mente sconvolta. Nel 1861, tenta il suicidio. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lascia Parigi e si reca a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modifica la sua difficoltà di rapporti con la società borghese.

Malato, cerca nell'hashish, nell'oppio e nell'alcol il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo ucciderà a soli quarantaquattro anni. A quelle esperienze, e alla volontà di sfuggire alla realtà, sono ispirati i "Paradisi artificiali" editi sempre nell'"annus horribilis" del 1861. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, insieme alla madre e al detestato patrigno. Nel 1949 la Corte di Cassazione francese riabilita la sua memoria e la sua opera.

Biografia di Georges Braque

13 maggio 1882
31 agosto 1963

Chi è Georges Braque?


Georges Braque, pittore e scultore francese, è insieme al celebre Picasso l'artista che diede inizio al movimento cubista. Nasce il 13 maggio del 1882 ad Argenteuil in una famiglia di artisti, figlio di Augustine Johannet e di Charles Braque. Trasferitosi con i genitori a Le Havre nel 1890, tre anni più tardi inizia il liceo, ma ben presto si accorge di non avere alcuna passione per lo studio. Nonostante ciò, si iscrive all'Ecole Supérieure d'Art della città, diretta da Charles Lhullier, e al tempo stesso prende lezioni di flauto con Gaston Dufy, fratello di Raoul.

Nel 1899 lascia il liceo e lavora come apprendista dal padre (che si occupa di pittura) e poi da un amico decoratore. L'anno seguente si trasferisce a Parigi per proseguire il proprio apprendistato presso un altro decoratore, e segue il corso municipale delle Batignolles nella classe di Eugène Quignolot.

Dopo avere prestato servizio militare nel 129esimo reggimento di fanteria di Le Havre, con il consenso dei genitori decide di dedicarsi completamente alla pittura.

L'inizio della carriera di artista

Tornato a Parigi nel 1902, si trasferisce a Montmartre rue Lepic ed entra nell'Académie Humbert di Boulevard de Rochechouar: è qui che incontra Francis Picabia e Marie Laurencin. Quest'ultima diventa la sua confidente e la sua accompagnatrice a Montmartre: i due cenano insieme, escono, condividono esperienze, passioni e segreti. La coppia, però, ha una relazione solo platonica.

Nel 1905, dopo avere distrutto tutta la sua produzione dell'estate precedente, Georges Braque abbandona l'accademia ed entra in contatto con Léon Bonnat nella Scuola di Belle Arti di Parigi, dove incontra Raoul Dufy e Othon Friez.

Nel frattempo, studia gli impressionisti al museo del Lussemburgo, dove si trovano opere di Gustave Caillebotte, ma frequenta anche le gallerie di Vollard e Durand-Ruel; inoltre, apre un atelier in Rue d'Orsel, davanti al teatro Montmartre, dove assiste a numerosi melodrammi dell'epoca.

Nell'inverno tra il 1905 e il 1906 Georges inizia a dipingere secondo le tecniche dei fauves, complice l'influenza dell'arte di Henri Matisse: decide di utilizzare colori brillanti, ma soprattutto di non rinunciare alla libertà della composizione. A questo periodo risale la creazione di "Paysage à l'Estaque".

L'incontro con Picasso

Nel 1907 Braque ha modo di visitare la retrospettiva dedicata a Paul Cézanne allestita in occasione del Salon d'automne: in questa circostanza ha l'opportunità di entrare in contatto con Pablo Picasso, che sta realizzando "Les demoiselles d'Avignon". Tale incontro lo influenza profondamente, al punto da indurlo a interessarsi all'arte primitiva.

Eliminando artifici come il chiaroscuro e la prospettiva, nelle sue opere successive Georges Braque riduce la tavolozza usando solo le tonalità del bruno e del verde, sfruttando i volumi geometrici. In "Grand Nu", per esempio, sono pennellate brevi e ampie quelle che costruiscono l'anatomia e che suggeriscono i volumi, che sono racchiusi in una linea di contorno nera e spessa: tali principi di costruzione geometrica vengono applicati tanto alle nature morte quanto ai paesaggi.

La nascita del cubismo

Negli anni Dieci, l'amicizia con Picasso si evolve, e tale progresso si manifesta anche nel miglioramento dell'arte plastica di Braque, il quale inizia a concepire lo spazio pittorico sulla base di una nuova visione: è qui che nasce il cubismo analitico, con sfaccettature e oggetti smembrati e spezzettati su piani diversi.

Lo si nota, per esempio, in "Violon et Palette", dove viene rappresentato un violino in tutti i piani di una visione prospettiva distribuita sulla superficie. Con il passare del tempo, per altro, le opere dell'artista di Argenteuil diventano sempre più incomprensibili (nonostante egli in passato abbia rifiutato l'astrazione): è la conseguenza della volontà di rappresentare volumi sempre più complessi al fine di mostrare tutte le loro sfaccettature.

A partire dall'autunno del 1911 Georges Braque introduce nelle proprie opere dei segni riconoscibili (lo si vede in "Le Portugais") come cifre stampate e lettere, mentre l'anno successivo arriva addirittura a sperimentare la tecnica del collage, attraverso la quale coniuga elementi differenti per dare vita a una sintesi che descriva un oggetto dissociando colori e forme.

Proprio il 1912 si rivela un anno molto proficuo: vengono realizzati, infatti, "Natura morta con grappolo d'uva Sorgues", "Fruttiera e bicchiere", "Violino: Mozart/Kubelick", "Uomo con violino", "Uomo con pipa" e "Testa di Donna"; all'anno seguente, invece, risalgono "Le quotidien, violino e pipa", "Violino e bicchiere", "Clarinetto", "Donna con chitarra", "Chitarra e programma: Statue d'epouvante" e "Natura morta con carte da gioco".

Gli anni della guerra

Nel 1914 Georges Braque viene chiamato alle armi, e per questo è costretto a interrompere la collaborazione con Picasso. Dopo essere rimasto ferito nel corso della Prima Guerra Mondiale, riprende a lavorare ma in maniera autonoma, optando per lo sviluppo di uno stile personale, contraddistinto da superfici a trama e colori vivaci.

I lavori successivi e gli ultimi anni

Nel 1926 dipinge "Canefora", mentre tre anni più tardi realizza "Tavolino". Trasferitosi sulla costa normanna, ricomincia a rappresentare anche figure umane; tra il 1948 e il 1955 crea la serie degli "Ateliers", mentre dal 1955 al 1963 porta a termine la serie degli "Uccelli".

In questi anni si occupa anche di alcuni lavori decorativi: al 1948 risale la scultura della porta del tabernacolo della chiesa di Assy, mentre dell'inizio degli anni Cinquanta è la decorazione del soffitto della sala etrusca del museo del Louvre, a Parigi.

Georges Braque muore il 31 agosto del 1963 a Parigi: il suo corpo viene sepolto in Normandia, nel cimitero marino di Varengeville-sur-Mer.

Biografia di Caligola

Percorsi di follia
31 agosto 12
24 gennaio 41

Chi è Caligola?


La morte di Tiberio il 13 marzo del 37 d.C. fu occasione di sollievo per il popolo romano. Morto alla età di sessantotto anni, Tiberio aveva regnato per gli ultimi ventitre della sua vita, e venne ai suoi tempi considerato un tiranno, per via dei cattivi rapporti instaurati con il popolo, il senato e i militari. Pare infatti che la sua morte non fu accidentale.

Quando gli succedette il pronipote Caligola il mondo apparve più roseo. Nato ad Anzio il 31 agosto dell'anno 12, Gaio Giulio Cesare Germanico - meglio conosciuto come Gaio Cesare o Caligola - allora venticinquenne, protendeva infatti verso la repubblica, e iniziò ben presto una efficace collaborazione con i Pater Conscriptis della città.

Tutti lo giudicavano con favore. Caligola promosse amnistie, diminuì le tasse, organizzò giochi e feste, rese di nuovo legali i comizi. Questo periodo felice non durò in eterno. Dopo soli sette mesi da Imperatore Caligola venne colto da una improvvisa e strana malattia. Ne uscì sconvolto nel fisico ma soprattutto nella mente.

Divenne rapidamente cinico, megalomane, sanguinario e assolutamente folle. Condannava a morte per i motivi più futili, e spesso condannava due volte la stessa persona, non ricordando di averla già fatta uccidere.

I senatori, visto il pericolo che era diventato, tentarono di farlo assassinare, ma inutilmente. Quando poi morì la sorella di Caligola, Drusilla, con la quale pare avesse avuto rapporti incestuosi, la salute mentale dell'imperatore ne risentì ancora di più. Divenne rapidamente un autentico despota, facendosi chiamare Imperatore, oltre che padre della patria.

Davanti a lui tutti dovevano genuflettersi, e aveva stabilito che il 18 marzo di ogni anno doveva diventare festa in suo onore. Si faceva chiamare come gli dei: Giove, Nettuno, Mercurio, e Venere. Spesso infatti si vestiva con abiti femminili, e portava braccialetti e gioielli vistosi.

Il suo regno durò solo quattro anni (dal 37 al 41). Fu infatti ucciso il 24 gennaio del 41, quando stava lasciando un'arena durante i Ludi Palatini. Lo pugnalarono trenta volte. Assieme a lui vennero giustiziati tutti i parenti prossimi. Neppure la sua giovane bambina Giulia Drusilla venne risparmiata: fu scaraventata contro un muro.

Come il padre, anche Caligola verrà ricordato come un tiranno. Il regno passerà in mano allo zio Claudio Germanico, cinquantenne, e unico parente superstite.

Biografia di James Coburn

Giù il cappello
31 agosto 1928
18 novembre 2002

Chi è James Coburn?


Dopo aver partecipato alle pellicole di John Sturges "I magnifici sette" e "La grande fuga", che lo hanno anche lanciato, gli si è stampata addosso la figura dell'eroe dinoccolato, svagato e sornione, di poche parole ma lesto ad agire in caso di necessità, caratteristiche con cui è probabile ce lo ricorderemo per sempre.

Nato il 31 agosto 1928 a Laurel, nello stato del Nebraska, dopo alcune esperienze nei teatri universitari e in televisione, per molto tempo James Coburn sarà relegato a meri ruoli da comprimario; raggiunge il successo con la serie dell'agente Flint, nata sull'onda del boom legato all'agente segreto di Ian Fleming, James Bond, e alle storie di spionaggio. Quel ruolo però pare limitarlo alla simpatica immagine del protagonista, quando invece le sue qualità di attore sono ben più ampie. Qualità che emergeranno quando Coburn avrà l'occasione di misurarsi in ruoli meno appariscenti, anche se, ed è inevitabile, meno popolari.

La carriera di James Coburn, a ben guardare, inizia prestissimo sulle tavole di un teatro e si conclude con la prestigiosa statuetta dell'Oscar in mano, vinta nel 1997 come miglior attore non protagonista per "Affliction", di Paul Schrader.

Alle spalle decenni di telefilm ("Bonanza" e "Perry Mason" su tutti), e decine di ruoli da "duro" con maestri del calibro di Sergio Leone - memorabile il suo personaggio del rivoluzionario irlandese in "Giù la testa" (1972, con Rod Steiger) - , Sam Peckinpah ("Pat Garrett e Billy the Kid") o il compianto già citato John Sturges.

Molto apprezzata anche la sua interpretazione in uno storico film come "La grande fuga". C'è poi un aneddoto che lo riguarda: Sergio Leone ben prima di scegliere Clint Eastwood, aveva pensato a lui per il ruolo del pistolero in "Per un pugno di dollari". Ma la carriera di Coburn era già avviata e le sue quotazioni d'attore e il relativo cachet erano troppo alti per il budget del film.

Negli ultimi anni Coburn lavorò ad una pellicola originalissima, di grande e feroce satira sull'informazione targata USA: "La seconda guerra civile americana" e solo alcuni mesi prima di morire partecipò al film con Andy Garcia, "L'ultimo gigolò - The man from Elysian Fields".

All'età di 74 anni l' attore è stato colto da arresto cardiaco il 18 novembre 2002 mentre si trovava nella sua casa di Beverly Hills. James Coburn lascia la moglie Paula, due figli, Lisa e James jr., e due nipotini.

Una curiosità: appassionato di arti marziali, James Coburn fu allievo del grande Bruce Lee, di cui ebbe l'onore di portare la bara al suo funerale del 1973.

Biografia di Marina Cvetaeva

La forza della poesia
8 ottobre 1892
31 agosto 1941

Chi è Marina Cvetaeva?


Cammini, a me somigliante,

gli occhi puntando in basso.

Io li ho abbassati- anche!

Passante, fermati!

Leggi - di ranuncoli

e di papaveri colto un mazzetto

- che io mi chiamavo Marina

e quanti anni avevo.

Non credere che qui sia - una tomba,

che io ti apparirò minacciando...

A me stessa troppo piaceva

ridere quando non si può!

E il sangue fluiva alla pelle,

e i miei riccioli s'arrotolavano...

Anch'io esistevo, passante!

Passante, fermati!

Strappa uno stelo selvatico per te

e una bacca - subito dopo.

Niente è più grosso e più dolce

d'una fragola di cimitero.

Solo non stare così tetro,

la testa chinata sul petto.

Con leggerezza pensami,

con leggerezza dimenticami.

Come t'investe il raggio di sole!

Sei tutto in un polverio dorato...

E che almeno però non ti turbi

la mia voce di sottoterra.

Marina Ivanovna Cvetaeva, grande e sfortunata poetessa russa, nacque a Mosca l'8 ottobre 1892, da Ivan Vladimirovic Cvetaev (1847-1913, filologo e storico dell'arte, creatore e direttore del Museo Rumjancev, oggi Museo Pushkin) e della sua seconda moglie, Marija Mejn, pianista di talento, polacca per parte di madre. Marina trascorse l'infanzia, insieme alla sorella minore Anastasija (detta Asja) e ai fratellastri Valerija e Andrej, figli del primo matrimonio del padre, in un ambiente ricco di sollecitazioni culturali. A soli sei anni cominciò a scrivere poesie.

Marina ebbe dapprima una istitutrice, poi fu iscritta al ginnasio, quindi, quando la tubercolosi della madre costrinse la famiglia a frequenti e lunghi viaggi all'estero, frequentò degli istituti privati in Svizzera e Germania (1903-1905) per tornare, infine, dopo il 1906, in un ginnasio moscovita. Ancora adolescente la Cvetaeva rivelò un carattere imperiosamente autonomo e ribelle; agli studi preferiva intense e appassionate letture private: Pushkin, Goethe, Heine, Hölderlin, Hauff, Dumas-padre, Rostand, la Baskirceva, ecc. Nel 1909 si trasferì da sola a Parigi per frequentare lezioni di letteratura francese alla Sorbona. Il suo primo libro, "Album serale", pubblicato ne 1910, conteneva le poesie scritte tra i quindici e i diciassette anni. Il libretto uscì a sue spese e in tiratura limitata, ciò nonostante fu notato e recensito da alcuni tra i più importanti poeti del tempo, come Gumiliov, Briusov e Volosin.

Volosin, inoltre, introdusse la Cvetaeva negli ambienti letterari, in particolare in quelli gravitanti attorno alla casa editrice "Musaget". Nel 1911 la poetessa si recò per la prima volta nella famosa casa di Volosin a Koktebel'. Letteralmente, ogni scrittore russo di fama negli anni 1910-1913 soggiornò almeno una volta a casa Volosin, una sorta di ospitale casa-convitto. Ma un ruolo determinante nella sua vita lo ebbe Sergej Efron, un apprendista letterato che la Cvetaeva incontrò a Koktebel' durante la sua prima visita. In una breve nota autobiografica del 1939-40, così scriveva: "Nella primavera del 1911 in Crimea ospite del poeta Max Volosin incontro il mio futuro marito, Sergej Efron. Abbiamo 17 e 18 anni. Decido che non mi separarerò da lui mai più in vita mia e che divento sua moglie." Cosa che puntualmente successe, pur contro il parere del padre di lei.

Di lì a poco comparve la sua seconda raccolta di liriche, "Lanterna magica", e nel 1913 "Da due libri". Intanto, il 5 settembre 1912, era nata la prima figlia, Ariadna (Alja). Le poesie scritte dal 1913 al 1915 avrebbero dovuto vedere la luce in un volume, "Juvenilia", che restò inedito durante la vita della Cvetaeva. L'anno dopo, in seguito a un viaggio a Pietroburgo (il marito si era intanto arruolato come volontario su un treno sanitario), si rafforzò l'amicizia con Osip Mandel'stam che però ben presto si innamorò perdutamente di lei, seguendola da S.Pietroburgo a Aleksandrov, per poi improvvisamente allontanarsi. La primavera del 1916 è divenuta infatti celebre in letteratura grazie ai versi di Mandel'stam e della Cvetaeva....

Durante la rivoluzione di Febbraio del 1917 la Cvetaeva si trovava a Mosca e fu dunque testimone della sanguinosa rivoluzione bolscevica di ottobre. La seconda figlia, Irina, nacque in aprile. A causa della guerra civile si trovò separata dal marito, che si unì, da ufficiale, ai bianchi. Bloccata a Mosca, non lo vide dal 1917 al 1922. A venticinque anni, dunque, era rimasta sola con due figlie in una Mosca in preda ad una carestia così terribile quale mai si era vista. Tremendamente poco pratica, non le riuscì di conservare il posto di lavoro che il partito le aveva "benevolmente" procurato. Durante l'inverno 1919-20 si trovò costretta a lasciare la figlia più piccola, Irina, in un orfanotrofio, e la bambina vi morì nel febbraio per denutrizione. Quando la guerra civile ebbe fine, la Cvetaeva riuscì nuovamente a entrare in contatto con Sergej Erfron e acconsentì a raggiungerlo all'Ovest.

Nel maggio del 1922 emigrò e si recò a Praga passando per Berlino. La vita letteraria a Berlino era allora molto vivace (circa settanta case editrici russe), consentendo in questo modo ampie possibilità di lavoro. Nonostante la propria fuga dall'Unione Sovietica, la sua più famosa raccolta di versi, "Versti I" (1922) fu pubblicato in patria; nei primi anni la politica dei bolscevichi in campo letterario era ancora abbastanza liberale da consentire ad autori come la Cvetaeva di essere pubblicati sia al di qua che oltre frontiera.

A Praga La Cvetaeva visse felicemente con Efron dal 1922 al 1925. Nel febbraio 1923 nacque il terzo figlio, Mur, ma in autunno partì per Parigi, dove trascorse con la famiglia i successivi quattordici anni. Anno dopo anno, tuttavia, fattori diversi contribuirono ad un grande isolamento della poetessa e ne comportarono l'emarginazione.

Ma la Cvetaeva non conosceva ancora il peggio di quello che doveva venire: Efron aveva infatti cominciato a collaborare con la GPU. Fatti ormai noti a tutti, mostrano che egli prese parte al pedinamento e all'organizzazione dell'uccisione del figlio di Trotskij, Andrej Sedov, e di Ignatij Rejs, un agente della CEKA. Efron si andò così a nascondere nella Spagna repubblicana in piena guerra civile, da dove partì per la Russia. La Cvetaeva spiegò alle autorità e agli amici di non avere mai saputo nulla delle attività del marito, e si rifiutò di credere che il marito potesse essere un omicida.

Sempre più immersa nella miseria, si decise, anche sotto la pressione dei figli desiderosi di rivedere la patria, a tornare in Russia. Ma nonostante alcuni vecchi amici e colleghi scrittori venissero a salutarla, ad esempio Krucenich, capì in fretta che per lei in Russia non c'era posto nè vi erano possibilità di pubblicazione. Le furono procurati dei lavori di traduzione, ma dove abitare e cosa mangiare restavano un problema. Gli altri la sfuggivano. Agli occhi dei russi dell'epoca lei era una ex emigrata, una traditrice del partito, una che aveva vissuto all'Ovest: tutto questo in un clima in cui milioni di persone erano state sterminate senza che avessero commesso alcunché, tanto meno presunti "delitti" come quelli che gravavano sul conto della Cvetaeva. L'emarginazione, dunque, si poteva tutto sommato considerare il minore dei mali.

Nell'agosto del 1939, però, sua figlia venne arrestata e deportata nei gulag. Ancora prima era stata presa la sorella. Quindi venne arrestato e fucilato Efron, un "nemico" del popolo ma, soprattutto, uno che sapeva troppo. La scrittrice cercò aiuto tra i letterati. Quando si rivolse a Fadeev, l'onnipotente capo dell'Unione degli scrittori, egli disse alla "compagna Cvetaeva" che a Mosca non c'era posto per lei, e la spedì a Golicyno. Quando l'estate successiva cominciò l'invasione tedesca, la Cvetaeva venne evacuata ad Elabuga, nella repubblica autonoma di Tataria, dove visse momenti di disperazione e di desolazione inimmaginabili: si sentiva completamente abbandonata. I vicini erano i soli che l'aiutassero a mettere insieme le razioni alimentari.

Dopo qualche giorno si recò nella città vicina di Cistopol', dove vivevano altri letterati; una volta lì, chiese ad alcuni scrittori famosi come Fedin e Aseev di aiutarla a trovare lavoro e a trasferirsi da Elabuga. Non avendo ricevuto da loro alcun aiuto, tornò a Elabuga disperata. Mur si lamentava della vita che conducevano, pretendeva un abito nuovo ma il denaro che avevano bastava appena per due pagnotte. La domenica 31 agosto del 1941, rimasta da sola a casa, la Cvetaeva salì su una sedia, rigirò una corda attorno ad una trave e si impiccò. Lasciò un biglietto, poi scomparso negli archivi della milizia. Nessuno andò ai suoi funerali, svoltisi tre giorni dopo nel cimitero cittadino, e non si conosce il punto preciso dove fu sepolta.

Bibliografia:

Lettere ad Ariadna Berg (1934-1939)

Amica

Dopo la Russia

Natal'ja Goncarova. Vita e creazione

Indizi terrestri. Diario moscovita (1917-19)

Poesie

Racconto di Sonecka

Accalappiatopi. Satira lirica

Arianna

L'armadio segreto-Il mio Puskin-Insonnia

Deserti luoghi. Lettere (1925-1941)

Paese dell'anima. Lettere (1909-1925)

Il poeta e il tempo

Lettera all'Amazzone

Biografia di Richard Gere

Beato fra le donne
31 agosto 1949

Chi è Richard Gere?


Attore dalla sensualità leggendaria, un tipo che più invecchia più diventa sexy ed attraente (tanto è vero che nel 1999, all'alba dei cinquant'anni, la celebre rivista "People" lo ha insignito del titolo di "uomo più sexy del pianeta"), Richard Gere nasce a Syracuse, New York (USA), il 31 agosto del 1949. Figlio di agricoltori, durante il liceo si distingue come campione di ginnastica e suonatore di tromba.

Animato da forte curiosità e da una volontà di ricerca si iscrive alla facoltà di filosofia dell'Università del Massachusetts ma dopo poco abbandona per dedicarsi alla sua passione divorante: il teatro. Con il tempo la recitazione diventa un'attività a tempo pieno e Richard ha modo di sbarcare il lunario con piccole compagnie che, per quanto povere e malmesse, gli danno la preziosa opportunità di sperimentarsi al massimo e di imparare utili lezioni.

Non a caso appena si presenta l'occasione importante il bell'attore si fa trovare pronto. E in America, "occasione" in teatro, si sa, ha un nome ben preciso: Broadway. La piece a cui gli capita di collaborare è "Grease", e il successo riscontrato è clamoroso. Il passo da lì al cinema è breve. Nel 1975 debutta in "Rapporto al capo della polizia" e due anni dopo è magistrale nel delineare il ritratto di un giovane dissoluto in "In cerca di Mr. Goodbar".

Come ha ben scritto la critica cinematografica, da questo momento in poi Gere «precisa già quelle che saranno le caratteristiche essenziali dei suoi personaggi futuri. Alto, il volto dai lineamenti regolari, un fisico atletico, d'ora in poi darà vita, perlopiù a figure di anti-eroi inquieti, spesso degli outsider, dotati di un forte sex-appeal. Dopo i primi successi ("I giorni del cielo", "Una strada chiamata domani", "Yanks") raggiunge la popolarità internazionale nel 1980, grazie all'ottimo "American gigolo", consacrandosi come il nuovo sex-symbol del cinema americano degli anni '80».

Ma una volta consolidato nella figura che lo star system gli assegna (nei popolari "Ufficiale e gentiluomo", "All'ultimo respiro", "Il console onorario", "Cotton club"), cominciano per l'attore le difficoltà. Eroico e spaccone anche in ruoli che ben poco si addicono a queste qualità ("King David" su tutti), Gere viene ben presto schiacciato dal suo arrogante cliche' -vedi pellicole sfortunate quali "Power", "Nessuna pieta'", "Analisi finale" (con Uma Thurman e Kim Basinger) ma anche il noir "Affari sporchi" dove Gere si cala, per la prima volta, nei panni di "villain"-.

Sarà l'inatteso clamoroso successo di "Pretty woman" (con Julia Roberts) che lo riporterà agli onori, se non dell'arte recitativa, della cronaca. Nel 1991 sposa la splendida modella Cindy Crawford: i due divorzieranno dopo solo quattro anni.

Kurosawa ha un buon gioco nel consegnare nelle sue mani poco esperte il personaggio (pretestuoso) di un nippo-americano per "Rapsodia in agosto". Se non persuade nemmeno in "Mr. Jones" o "Sommersby", una maggiore credibilità, sia pure relativa, arriva con "Trappola d'amore". Ma siamo sempre lontani dalla definizione di un vero tipo di attore.

Intanto si converte al buddismo e viaggia per l'Asia. E' in prima fila nella lotta contro l'Aids. I successi ("Il primo cavaliere", "Schegge di paura", "Angolo rosso", "Se scappi ti sposo", "The Jackal", "Autumn in New York") continuano a fioccare. Ci vorrà però un regista del calibro di Robert Altman per donargli una performance (finalmente) ispirata ne "Il dottor T e le donne" (2000).

Legato all'attrice Carey Lowell, nel 2000 è nato il figlio Homer James Jigme. La coppia si è poi unita in matrimonio nel 2002.

Tra i film successivi di maggior rilievo sono da ricordare il pluripremiato musical "Chicago" (2002, di Rob Marshall, soggetto di Bob Fosse, con Renée Zellweger e Catherine Zeta-Jones), "Shall We Dance?" (2004, con Susan Sarandon e Jennifer Lopez), "The Hunting Party" (2007) che racconta di tre giornalisti sulle tracce di Karadzic, introvabile criminale di guerra bosniaco che nella realtà sarebbe stato poi arrestato nel 2008.

Nel 2009 recita nei film "Hachiko - Il tuo migliore amico", e "Amelia" che racconta la vita e l'impresa di Amelia Earhart (interpretata da Hilary Swank).

Biografia di Daniel Harding

31 agosto 1975

Chi è Daniel Harding?


Daniel Harding nasce il 31 agosto del 1975 a Oxford, in Gran Bretagna. Dopo aver studiato tromba sin da bambino, entra a soli tredici anni nella National Youth Opera. A diciassette anni, spedisce la registrazione della sua esecuzione di "Pierrot lunaire" di Arnold Schoenberg (insieme con un gruppo di musicisti) al direttore Simon Rattle: quest'ultimo sceglie di prenderlo in qualità di assistente per la stagione 1993-1994 alla City of Birmingham Symphony Orchestra. Il talento di Harding si rivela immediatamente: Daniel, dopo aver frequentato le lezioni del primo anno di corsi all'Università di Cambridge, viene scelto da Claudio Abbado, che lo vuole come assistente a Berlino per l'Orchestra Filarmonica.

Il giovane inglese a ventitré anni dirige il "Don Giovanni" di Mozart nella prima messa in scena al Nuovo Piccolo Teatro di Milano. Dopo aver diretto l'Orchestra da Camera Tedesca di Brema e l'Orchestra Sinfonica di Trondheim, esordisce al Royal Opera House di Londra dirigendo "Il giro di vite" di Benjamin Britten, che lo vede protagonista anche all'Edinburgh International Festival. Divenuto direttore della Mahler Chamber Orchestra, sale sul palco anche alla Fenice di Venezia e al Festival di Aix-en-Provence, in Francia, dove dirige "Così fan tutte".

La stagione lirica 2005/2006 della Scala di Milano lo vede dirigere nella serata di inaugurazione l'"Idomeneo" di W. A. Mozart, dopo le dimissioni di Riccardo Muti, ma anche un concerto della Mahler Chamber Orchestra; davanti al pubblico scaligero, torna nel 2006 con un concerto della Filarmonica della Scala, e negli anni successivi con "Il prigioniero" di Luigi Dallapiccola, "Quattro adagi per flauto dolce e orchestra" di Salvatore Sciarrino e "Il castello del Duca Barbablù" di Bela Bartok. Divenuto, nel frattempo, direttore ospite principale della London Symphony Orchestra, oltre che direttore musicale della svedese Radio Symphony Orchestra, dirige nel 2011 "Die Zauberfloete" al Festival di Lucerna, e "Cavalleria rusticana" con Claudio Sgura.

Nel 2012 viene eletto membro dell'Accademia Reale Svedese della Musica, e premiato con il titolo di Cavaliere dell'Ordine delle Arti e delle Lettere dal governo francese.

A febbraio del 2013, sale sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, ospite del Festival condotto da Fabio Fazio.

Tifoso del Manchester United, Daniel Harding è padre di due bambini, Adele e George, avuti dalla sua ex moglie, la violista Beatrice Muthelet, dalla quale si è separato a febbraio del 2011.

Biografia di Enzo Iacchetti

Sorrisi beffardi
31 agosto 1952

Chi è Enzo Iacchetti?


Enzo Iacchetti - il vero nome è Vincenzo - nasce a Castelleone (in provincia di Cremona) il giorno 31 agosto 1952.

Debutta come attore comico nel 1979 al Derby Club di Milano, luogo che lancia numerosi artisti i quali ottengono negli anni grande notorietà.

Fino al 1985 Enzo appare al Derby con costanza mettendo in scena spettacoli assieme a Francesco Salvi, Giorgio Faletti, Valdi, Giobbe Covatta, Malandrino e Veronica, I Gatti di Vicolo Miracoli.

Come molti suoi colleghi approda in televisione, dove fino ai primi anni '90 lavora in numerosissime trasmissioni tra Rai, Mediaset e Telemontecarlo.

Dal 1986 al 1989 è tra i comici di "Sportacus" su Odeon TV, "Fate il vostro gioco" e "Tiramisù" su Rai Due, "Banane" su Telemontecarlo. Nel 1993 "Dido Menica" su Italia 1 e nel 1994 "Italia Firza" su Telemontecarlo, e "Giro d'Italia" su Italia 1.

Nel 1990 inizia la sua collaborazione con il Maurizio Costanzo Show, dove presenta le sue poesie e "canzoni bonsai", raccolte in un album nel 1991.

Nel 1994 conduce il noto tg satirico di Canale 5 "Striscia la notizia", insieme a Ezio Greggio: il sodalizio artistico prosegue per molte stagioni, ottenendo sempre un successo strepitoso.

Nel 1995 Iacchetti è testimonial dei grandi magazzini Standa. L'anno dopo con Lello Arena interpreta la sit-com di Antonio Ricci "Quei due sopra il Varano", e i film per la tv "Come quando fuori piove" (regia di Bruno Gaburro) e "Da cosa nasce cosa" (regia di Andrea Manni).

Conduce poi con Lorella Cuccarini "La stangata - Chi la fa l'aspetti!" (1995/1996).

Per la regia di Andrea Manni, produce e realizza il programma televisivo "Titolo", di cui è protagonista assoluto. Ancora con Ezio Greggio è protagonista di "Benedetti dal Signore", una mini serie di quattro puntate che nel 2004 viene premiata con un Telegatto.

Dal 2004 al 2007 è protagonista con Natalia Estrada della sit-com "Il mammo".

Dal 1998 al 2001 partecipa saltuariamente come ospite a "Quelli che il calcio" su Raidue.

Dal 2001 al 2006 vive una storia d'amore con Maddalena Corvaglia, ex velina di "Striscia la Notizia", conosciuta proprio in tale ambito.

Nell'autunno 2008 è protagonista della sit-com su Italia 1 "Medici miei" con Giobbe Covatta, mentre nel 2009 debutta come cantante con il disco "Chiedo scusa al signor Gaber", disco di cover di canzoni di Giorgio Gaber ricantate con nuovi arrangiamenti, pubblicato il 16 ottobre.

Sono anche numerose e pregevoli le esperienze teatrali di Enzo Iacchetti. Ne citiamo alcune: protagonista di due farse prodotte dal Teatro dei Filodrammarici di Milano di Dario Fo, nel 1989/1990;

"Troppa salute" (1991, di Enzo Iacchetti); "Puccini music comic show" (1993, con Antonio Albanese); "Gulliver", monologo per voce e fiati tratto dall'opera di Jonathan Swift (1994); "Risate al 23° piano" (1999/2000, di Neil Simon); "Provaci ancora Sam" (2001/2002, di Woody Allen); "The producers" (2005/2006, di Mel Brooks).

Biografia di Carlo Maria Martini

Eredità di Sant'Ambrogio
15 febbraio 1927
31 agosto 2012

Chi è Carlo Maria Martini?


Carlo Maria Martini nasce a Torino il giorno 15 febbraio 1927. Nel 1944 Entra nella Compagnia di Gesù (in latino Societas Iesu, anche nota come Gesuiti), una delle maggiori congregazioni religiose della Chiesa cattolica (fondata da Sant'Ignazio di Loyola). Studia presso l'Istituto Sociale, la Scuola dei Padri Gesuiti a Torino, e diviene sacerdote cattolico il 13 luglio 1952, ordinato nell'occasione dal cardinale Maurilio Fossati.

Consegue la laurea in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1958, con una tesi di dottorato dal titolo "Il problema storico della Risurrezione negli studi recenti"; consegue poi una laurea in Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, durante i primi anni Sessanta.

Carlo Maria Martini diviene Rettore del Pontificio Istituto Biblico nel 1969; ricoprirà tale incarico fino al 1978, quando passerà a guidare per due anni, sempre come Rettore, la Pontificia Università Gregoriana.

Alla fine del 1979 viene nominato Arcivescovo di Milano da papa Giovanni Paolo II; Martini viene consacrato vescovo poche settimane dopo, il 6 gennaio 1980. E' proclamato cardinale il 2 febbraio 1983. Da allora diviene molto intensa la sua attività pastorale, tanto che molti ritengono sia un possibile candidato per diventare il nuovo papa, quando l'anziano Giovanni Paolo II manifesta sempre più i segni della sua malattia.

Nel 1986 è nominato Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Martini si ritira nel luglio 2002; decide di passare la maggior parte del proprio tempo a Gerusalemme, dove sceglie di vivere per dedicarsi agli studi biblici.

Nella sua carriera ecclesiastica è stato presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee dal 1986 al 1993. In veste di cardinale ha partecipato al conclave del 2005, che ha eletto papa il cardinale Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI). In tale occasione il nome di Carlo Maria Martini è stato indicato dai media come quello che sarebbe stato sostenuto come alternativa al cardinale Ratzinger; secondo i media, puntando su Martini, si auspicava la scelta di un Papa con vedute più ampie ed aperte alla modernità.

Nel 2002 riceve una laurea honoris causa in Scienze dell'Educazione, dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 2006 l'Università Vita-Salute San Raffaele insignisce Martini di una Laurea Honoris Causa in Medicina. Nel giugno 2006 anche l'Università ebraica di Gerusalemme insignisce Martini di una Laurea Honoris Causa, questa volta in Filosofia.

Dal 15 febbraio 2007, al compimento dell'ottantesimo anno di età, sono decaduti tutti i suoi incarichi ricoperti nella Curia romana (ciò è disposto dal Motu Proprio "Ingravescentem aetatem" di Paolo VI del 1970). Martini non fa di conseguenza più parte del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. Continua invece ad appartenere, quale arcivescovo emerito, alla Conferenza Episcopale Lombarda.

Sono numerosissimi gli scritti di Carlo Maria Martini: questi spaziano dalle ricerche biblico-esegetiche, alla pubblicazione di conferenze e relazioni a convegni, fino agli scritti pastorali, nonché alla trascrizione di meditazioni tenute in occasione di ritiri ed esercizi spirituali.

Malato da tempo di Parkinson muore al Collegio Aloisianum di Gallarate (Varese) dove era in cura il 31 agosto 2012, all'età di 85 anni.

Biografia di Maria Montessori

Questione di metodo
31 agosto 1870
6 maggio 1952

Chi è Maria Montessori?


Maria Montessori nasce a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870 da una famiglia medio borghese. Trascorre l'infanzia e la giovinezza a Roma dove decide d'intraprendere studi scientifici per diventare ingegnere, un tipo di carriera che a quel tempo era decisamente preclusa alle donne. I suoi genitori l'avrebbero voluta casalinga, come la maggior parte delle donne della sua generazione.

Grazie alla sua ostinazione e all'ardente desiderio di studiare, Maria riesce però a piegare l'ottusità della famiglia, strappando il consenso per l'iscrizione alla facoltà di medicina e chirurgia dove si laurea nel 1896 con una tesi in psichiatria.

Per rendersi ben conto quale sforzo dovette costarle questo tipo di scelta e quali sacrifici dovette intraprendere, basti dire che, nel 1896, diventò la prima dottoressa d'Italia. Da qui inoltre si capisce come gli ambienti professionali in genere, e tanto più quelli relativi alla medicina, fossero dominati dagli uomini, molti dei quali, spiazzati e disorientati dall'arrivo di questa nuova "creatura", si presero gioco di lei arrivando persino a minacciarla. Un atteggiamento che purtroppo ebbe gravi ripercussioni sull'animo si forte tuttavia sensibile della Montessori, che prese a detestare gli uomini o perlomeno ad escluderli dalla sua vita, tanto che non arriverà mai a sposarsi.

I primi passi della sua straordinaria carriera, che la porteranno a diventare un vero e proprio simbolo e un'icona del filantropismo, la vedono alle prese con i bambini disabili, di cui si prende amorevolmente cura e a cui rimarrà affezionata per il resto della sua vita, dedicandovi tutti i propri sforzi professionali.

Intorno al 1900 inizia un lavoro di ricerca presso il manicomio romano di S. Maria della Pietà dove, tra gli adulti malati di mente, si trovavano bambini con difficoltà o con turbe del comportamento, i quali sono rinchiusi e trattati alla pari degli altri malati mentali adulti e in stato di grave abbandono affettivo.

L'eccezionale dottoressa, oltre alla profusione di amore e di attenzione umana che elargisce a queste povere creature, si rende ben presto conto, grazie al suo acume e alla già ricordata sensibilità, che il metodo di insegnamento usato con questo tipo di "pazienti" non è corretto, non è insomma adeguato alle loro capacità psicofisiche e alle loro esigenze.

Dopo numerosi tentativi, anni di osservazioni e prove sul campo, la Montessori arriva così ad elaborare un nuovo e innovativo metodo di istruzione per bambini disabili. Uno dei concetti basilari di questo metodo (che affonda comunque le sue radici all'interno dell'evoluzione del pensiero pedagogico), è centrato sulla constatazione che i bambini hanno fasi di crescita differenziate, all'interno delle quali sono più o meno propensi a imparare alcune cose per trascurarne delle altre. Da qui ecco allora una conseguenziale differenziazione dei piani di studio e di apprendimento, "tarati" sulle reali possibilità del bambino. Si tratta di un processo che oggi può apparire scontato, ma che ha richiesto un'evoluzione degli approcci pedagogici e una riflessione attenta, all'interno di questo pensiero, su cosa sia o non sia un bambino e su quali caratteristiche peculiari una creatura del genere, di fatto, abbia.

Il risultato di questo sforzo conoscitivo porta la dottoressa ad elaborare un metodo di insegnamento del tutto differente da qualsiasi altro in uso all'epoca. Invece dei metodi tradizionali che includevano lettura e recita a memoria, istruisce i bambini attraverso l'uso di strumenti concreti, il che dà risultati assai migliori. Viene rivoluzionato da questa straordinaria didatta il significato stesso della parola "memorizzare", parola che non vienne più legata ad un processo di assimilazione razionale e/o puramente cerebrale, ma veicolata attraverso l'empirico uso dei sensi, che comportano ovviamente il toccare e il manipolare oggetti.

I risultati sono talmente sorprendenti che, addirittura, in una prova controllata da esperti e dalla stessa Montessori, i bambini disabili ottengono un punteggio più alto di quelli considerati normali. Ma se la stragrande maggioranza delle persone si sarebbe ritenuta soddisfatta da un tale risultato, questo non vale per Maria Montessori che viceversa ha una nuova, propulsiva idea (da cui si può ben valutare il suo eccezionale spessore umano). La domanda di partenza che si pone è: "Perchè i bambini normali non possono trarre profitto dallo stesso metodo?". Detto fatto, apre allora una "Casa dei Bambini" nelle borgate di Roma, uno dei suoi primi centri.

Ecco cosa scrive, a proposito, un documento redatto dallo stesso Istituto Montessori: "Secondo Maria Montessori la questione dei bambini con gravi deficit si doveva risolvere con procedimenti educativi e non con trattamenti medici. Per Maria Montessori i consueti metodi pedagogici erano irrazionali perché reprimevano sostanzialmente le potenzialità del bambino invece di aiutarle e farle emergere ed in seguito sviluppare.

Ecco quindi l'educazione dei sensi come momento preparatorio per lo sviluppo dell'intelligenza, perchè l'educazione del bambino, allo stesso modo di quella del portatore di handicap o di deficit, deve far leva sulla sensibilità in quanto la psiche dell'uno e dell'altro è tutta sensibilità.

Il materiale Montessori educa il bambino all'autocorrezione dell'errore da parte del bambino stesso ed anche al controllo dell'errore senza che la maestra (o direttrice) debba intervenire per correggere.

Il bambino è libero nella scelta del materiale con il quale vuole esercitarsi quindi tutto deve scaturire dall'interesse spontaneo del bambino. Ecco quindi che l'educazione diviene un processo di auto-educazione ed auto-controllo".

Maria Montessori è stata anche scrittrice e ha esposto i suoi metodi e i suoi principi in numerosi libri. In particolare, nel 1909 pubblica "Il metodo della pedagogia scientifica" che, tradotto in numerosissime lingue, darà al metodo Montessori una risonanza mondiale.

Visse in diverse parti d'Europa prima di far ritorno in Italia, dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk, in Olanda, vicino al Mare del Nord. La sua opera continua a vivere attraverso le centinaia di scuole istituite a suo nome nelle più disparate parti del globo. Sulla sua tomba l'epitaffio recita: "io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo".

Durante gli anni '90 il suo volto è stato raffigurato sulle banconote italiane da Mille Lire, rimpiazzando quello di Marco Polo, e fino all'entrata in vigore della moneta unica europea.

Biografia di Luca di Montezemolo

Il motore dell'industria italiana
31 agosto 1947

Chi è Luca di Montezemolo?


Luca Cordero di Montezemolo nasce a Bologna il 31 agosto 1947. Dal cognome composto si evince subito che le sue sono nobili origini: a seguito dell'abolizione dei titoli e dei privilegi nobiliari sancita dalla costituzione italiana con l'avvento della Repubblica, il cognome "Cordero di Montezemolo" incorpora anagraficamente una parte del titolo nobiliare originale ("di Montezemolo"), aggiunto in seguito all'originale cognome famigliare.

Studia presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" conseguendo la laurea in Giurisprudenza nel 1971. In seguito studia Diritto Internazionale frequantando la Columbia University di New York.

Il futuro presidente e industriale italiano entra in Ferrari nel 1973 come assistente di Enzo Ferrari; subito ricopre il ruolo di responsabile della Squadra Corse.

E' il 1977 quando lascia la Ferrari per diventare responsabile delle relazioni esterne della FIAT; in seguito sarà amministratore delegato della ITEDI, la holding che controlla il quotidiano "La Stampa" oltre ad altre attività editoriali del Gruppo FIAT.

Diventa poi nel 1982 amministratore delegato della Cinzano International, società dell'Ifi; è anche il responsabile per l'organizzazione della partecipazione all'America's Cup con l'imbarcazione Azzurra Challenge.

Nel 1984 Luca Cordero di Montezemolo è direttore generale del comitato organizzatore dei Mondiali di Calcio di Italia '90.

Torna alla Ferrari nel 1991 in qualità di Presidente e Amministratore delegato, ruolo che ricoprirà a lungo con grande passione sportiva oltre che con saggezza manageriale.

Sotto la sua guida (e quella di Michael Schumacher) la squadra Ferrari di Formula 1 è tornata a vincere il Campionato Mondiale nel 2000, prima volta dal 1979 (nel 1999 la squadra aveva vinto il Campionato Costruttori, prima volta dal 1983).

Nella metà degli anni '90 molto nota è stata la sua relazione con Edwige Fenech.

Nel 2004 il Financial Times cita Montezemolo tra i cinquanta migliori manager al mondo.

E' inoltre fondatore di "Charme", fondo finanziario con il quale ha acquisito "Poltrona Frau" nel 2003 e "Ballantyne" nel 2004.

L'Università degli Studi di Modena gli ha assegnato una Laurea Honoris Causa in Ingegneria Meccanica, e la Fondazione CUOA di Vicenza una in Gestione Integrata d'Impresa.

In passato ha ricoperto gli incarichi di presidente della FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) e degli Industriali della Provincia di Modena, è stato consigliere di amministrazione di Unicredit Banca, TF1, amministratore delegato di RCS Video.

Dal 27 maggio 2003 e fino al marzo del 2008 è Presidente di Confindustria, ruolo che sarà poi occupato da Emma Marcegaglia.

Montezemolo è tuttora presidente della Maserati (dal 1997), presidente della FIAT (dal 2004 al 2010), della Fiera Internazionale di Bologna e della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (Luiss), è consigliere di amministrazione del quotidiano La Stampa, PPR (Pinault/Printemps Redoute), Tod's, Indesit Company, Campari e del Bologna Calcio. E' inoltre imparentato con il cardinale cattolico Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, eletto da Papa Benedetto XVI nel 2006.

Nel 2010 lascia la presidenza della Fiat in favore di John Elkann, trentaquattrenne vicepresidente, primogenito di Margherita Agnelli e del suo primo marito Alain Elkann. Quattro anni più tardi, nel settembre 2014, lascia la presidenza della Ferrari: il suo successore diventa Sergio Marchionne, già amministratore delegato di Fiat Chrysler.

Biografia di Diana Spencer

Lady D, Principessa del popolo
1 luglio 1961
31 agosto 1997

Chi è Diana Spencer?


Diana Spencer nasce il 1 luglio 1961 a Parkhouse proprio vicino la residenza reale di Sadringham.

Fin da piccola Diana soffre della mancanza della figura materna: la madre è spesso assente e trascura la famiglia.

Non solo, ma Lady Frances Bounke Roche, questo il suo nome, lascia Parkhouse quando Diana ha solo sei anni per vivere con un facoltoso proprietario terriero, Peter Shaud Kidd.

A dodici anni Diana viene iscritta alle scuole secondarie presso l'istituto di West Heoth nel Kent; dopo poco lascia l'amatissima residenza di Parkhouse e si trasferisce nel castello di Althorp nella contea del Northamptonshire. La famiglia degli Spencer, a ben vedere, è addirittura più antica e blasonata di quella dei Windsor... Il padre Lord John diventa l'ottavo Conte di Althorp. Il figlio Charles diventa visconte e le tre sorelle Diana, Sarah e Jane sono elevate al rango di Lady.

Quando la futura principessa compie sedici anni in occasione di una cena per la visita della regina di Norvegia incontra il Principe di Galles ma fra i due, al momento, non scatta alcun colpo di fulmine. Solamente un desiderio di approfondire la conoscenza. Intanto, com'è normale, la giovane Diana, nel tentativo di condurre una vita il più possibile vicina, per quanto possibile, a quella dei suoi coetanei (è ancora ben lungi dall'immaginare che diverrà, invece, addirittura principessa e pretendente al trono d'Inghilterra), si trasferisce in un appartamento di Coleherm Court, un quartiere residenziale di Londra. Certo, non si tratta di un appartamento povero e di basso livello, ma pur sempre di una prestigiosa abitazione.

Ad ogni buon conto, questo suo desiderio interiore di "normalità" la induce a cercare l'indipendenza e a cercare di cavarsela con le sue forze. Si adatta a svolgere lavori anche non prestigiosi, come quelli della cameriera e della babysitter, e a dividere la sua casa con altre tre studentesse. Fra un lavoro e l'altro trova anche il tempo di dedicarsi ai bambini dell'asilo a due isolati da casa sua.

La compagnia delle altre ragazze ha comunque un effetto positivo in tutti i sensi. E' proprio grazie al loro aiuto e al loro sostegno psicologico che Lady Diana affronta il corteggiamento di Carlo, il principe del Galles conosciuto a quella famosa festa. A dire il vero, su queste prime fasi iniziali circolano molte voci contraddittorie: c'è chi dice che il più intraprendente fosse lui, mentre altri sostengono che fosse lei ad aver portato avanti la vera opera di corteggiamento.

Ad ogni modo, i due si fidanzano e, nel giro di breve tempo, convolano a nozze. La cerimonia è uno degli eventi mediatici più attesi e seguiti del globo, anche per la massiccia presenza di personalità di altissimo rango provenienti di tutto il mondo. Inoltre, la differenza di età della coppia non può che sollevare inevitabili pettegolezzi. Quasi dieci anni separano il principe Carlo da Lady D. Lei: ventiduenne appena uscita dall'adolescenza. Lui: trentatreenne già avviato alla maturità. Il 29 luglio 1981, nella cattedrale di St. Paul, si trovano convenuti sovrani, capi di stato e tutta la società internazionale osservata dagli occhi mediatici di oltre ottocento milioni di spettatori.

E anche il seguito del corteo reale, la gente in carne e ossa che seguirà la vettura con i due sposi, non è da meno: lungo il percorso che la carrozza intraprende, si contano qualcosa come due milioni di persone!

Dopo la cerimonia Diana è ufficialmente Sua Altezza Reale Principessa di Galles e futura Regina d'Inghilterra.

Grazie al suo comportamento informale, Lady D (come viene soprannominata dai tabloid con un tocco fiabesco), entra subito nel cuore dei sudditi e del mondo intero. Purtroppo il matrimonio non va come così bene come le immagini della cerimonia lasciavano sperare, anzi, è palesemente in crisi. Nemmeno la nascita dei figli William e Harry riesce a salvare un'unione già compromessa.

Ricostruendo sul piano cronologico questo complesso intreccio di eventi vediamo che già nel settembre del 1981 viene annunciato ufficialmente che la principessa è incinta ma fra i due si era già insinuata da tempo Camilla Parker-Bowles, un'ex compagna di Carlo che il principe non ha mai smesso di frequentare e di cui Lady D è (giustamente, come si vedrà in seguito), assai gelosa. Tale è lo stato di tensione della principessa, il suo grado di infelicità e di rancore che tenta più volte il suicidio, con forme che vanno dai disturbi nervosi alla bulimia.

Nel dicembre 1992 viene annunciata ufficialmente la separazione. Lady Diana si trasferisce a Kensington Palace, mentre il principe Carlo continua a vivere ad Highgrove. Nel novembre 1995 Diana rilascia un'intervista televisiva. Parla della sua infelicità e del rapporto con Carlo.

Carlo e Diana divorziano il 28 agosto 1996. Negli anni del matrimonio, Diana compie numerose visite ufficiali. Si reca in Germania, negli Stati Uniti, nel Pakistan, in Svizzera, Ungheria, Egitto, Belgio, Francia, Sud Africa, nello Zimbaue e in Nepal. Numerose sono le sue attività di beneficenza e solidarietà in cui oltre a prestare la propria immagine, si impegna attivamente con l'esempio.

Dopo la separazione Lady D continua ad apparire accanto alla famiglia reale nelle celebrazioni ufficiali. Il 1997 è l'anno in cui Lady Diana sostiene attivamente la campagna contro le mine anti-uomo.

Intanto, dopo una serie non precisata di flirt, prende corpo la relazione con Dodi al Fayed, miliardario arabo di religione musulmana. Non è uno dei soliti colpi di testa ma un vero e proprio amore. Nel caso il rapporto si concretizzasse in qualcosa di ufficiale sul piano istituzionale, i commentatori sostengono che questo sarebbe un duro colpo per la già vacillante corona britannica.

E' proprio mentre la "coppia dello scandalo" tenta di seminare i paparazzi che avviene il terribile incidente nel tunnel dell'Alma a Parigi: entrambi, alla fine di un'estate trascorsa insieme, perdono la vita. E' il 31 agosto 1997.

Un'irriconoscibile Mercedes blindata, con all'interno i corpi dei viaggiatori, viene recuperata in seguito allo spaventoso incidente stradale.

Il corpo della principessa viene sepolto in un minuscolo isolotto al centro di un laghetto ovale che abbellisce la sua casa ad Althorp Park, a circa 130 chilometri a nord-ovest di Londra.

Da allora, anche a distanza di anni, regolarmente si susseguono ipotesi per spiegare l'incidente. Qualcuno sospetta addirittura che la Principessa in quel periodo fosse incinta: il fatto che il principino William avrebbe avuto un fratellastro musulmano, sarebbe stato considerato un vero proprio scandalo per la famiglia reale. Questa come altre varie ipotesi intendono spesso puntare alla presenza di complotti, creando sempre più un denso alone di mistero attorno alla vicenda. Le indagini ad oggi non si fermano: sembra tuttavia improbabile che si arriverà un giorno a conoscere tutta la verità.

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