Biografie di personaggi famosi e storici nato il 7 agosto


Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità


  1. Biografia di Abebe Bikila
  2. Biografia di Bruce Dickinson
  3. Biografia di Nelson Goodman
  4. Biografia di Oliver Hardy
  5. Biografia di Mata Hari
  6. Biografia di Maurizio Landini
  7. Biografia di Nando Martellini
  8. Biografia di Marco Melandri
  9. Biografia di Andrea Pininfarina
  10. Biografia di Alain Robert
  11. Biografia di Gerry Scotti
  12. Biografia di Rabindranath Tagore
  13. Biografia di Charlize Theron
  14. Biografia di Caetano Veloso

Biografia di Abebe Bikila

Quello che correva senza scarpe
7 agosto 1932
25 ottobre 1973

Chi è: Abebe Bikila


Il nome è Bikila ed il cognome è Abebe, ma la regola etiope per la quale viene nominato prima il cognome e poi il nome, fa registrare questo personaggio in tutto il mondo come "Abebe Bikila". Nasce il 7 agosto 1932 a Jato, villaggio distante nove chilometri da Mendida, in Etiopia; nello stesso giorno in cui viene alla luce, a Los Angeles si sta correndo la maratona olimpica. Figlio di un pastore, prima di diventare un eroe nazionale per le sue imprese sportive, la sua professione era quella di agente di polizia, nonché guardia del corpo personale dell'imperatore Haile Selassie; professione che decide di intraprendere ad Addis Abeba, capitale dell'Etiopia, per guadagnare un po' di soldi e sostenere la famiglia.

Rimane una leggenda in ambito sportivo da quando ai Giochi Olimpici di Roma del 1960 vinse correndo scalzo la gara della maratona. E' il 10 settembre: Abebe si ritrova a far parte della nazionale olimpica etiope in sostituzione di Wami Biratu, infortunatosi poco prima della partenza durante una partita di calcio. Le scarpe fornite dallo sponsor tecnico non risultano comode, così due ore prima della gara decide di correre scalzo.

Aveva iniziato con l'atletica agonistica solo quattro anni prima, allenato dallo svedese Onni Niskanen. Il percorso della maratona di Roma supera la consuetudine che voleva la partenza ed il traguardo all'interno dello stadio olimpico. Alla vigilia della gara erano pochissimi quelli che annoveravano Abebe Bikila tra i nomi favoriti, nonostante l'etipe avesse fatto segnare un tempo notevole nei giorni precedenti. Con indosso la maglia verde numero 11, ingaggia da subito una sfida contro un fantasma: Abebe vuole tenere d'occhio il concorrente numero 26, il marocchino Rhadi Ben Abdesselam, che invece parte con il 185. Bikila rimane tra i gruppi di testa e non non trovando l'avversario, pensa che questi sia più avanti. Alla fine sarà l'etiope il vincitore. Dopo la gara, quando gli viene chiesto il motivo della sua decisione di correre scalzo, avrà modo di dichiarare: "Volevo che il mondo sapesse che il mio paese, l'Etiopia, ha sempre vinto con determinazione ed eroismo".

Quattro anni dopo, Abebe Bikila si presenta alla XVIII Olimpiade (Tokyo 1964) in condizioni di forma non ottimali: solo sei settimane prima aveva subito un'operazione chirurgica all'appendice e il tempo dedicato agli allenamenti si era molto ridotto. Nonostante questa circostanza sfavorevole è lui l'atleta che taglia per primo il traguardo e che indosserà al collo la medaglia d'oro. In questa occasione gareggia con le scarpe e stabilisce il miglior tempo mondiale sulla distanza. Nella storia di questa faticosa disciplina, Abebe Bikila è il primo atleta di sempre ad aver vinto la maratona olimpica due volte di seguito.

Ai Giochi Olimpici del 1968, che si tengono a Città del Messico, il trentaseienne etiope deve subire e sopportare diversi handicap, dovuti all'altitudine, agli infortuni e in generale all'età ormai avanzata. Si ritirerà dalla gara prima di raggiungere il traguardo.

In carriera corre quindici maratone, vincendone dodici (due ritiri e un quinto posto a Boston, nel maggio 1963).

L'anno seguente, nel 1969, rimane vittima di un incidente automobilistico nei pressi di Addis Abeba: rimane paralizzato dal torace in giù. Nonostante le cure e l'interesse internazionale non riuscirà più a camminare. Aveva sempre amato praticare sport alternandosi in varie discipline, come calcio, tennis e pallacanestro. Impossibilitato nell'uso degli arti inferiori non perde la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l'arco, nel ping pong, perfino in una gara di corsa di slitte (in Norvegia).

Abebe Bikila morirà a causa di un'emorragia cerebrale alla giovane età di quarantuno anni, il 25 ottobre 1973.

Lo stadio nazionale di Addis Abeba sarà a lui dedicato.

Biografia di Bruce Dickinson

Autorità Heavy Metal
7 agosto 1958

Chi è: Bruce Dickinson


Paul Bruce Dickinson nasce nel Nottinghamshire, a Worksop (Inghilterra), il 7 agosto del 1958, figlio di una commessa di un negozio di scarpe e di un meccanico dell'esercito. Dopo aver passato i primi anni di vita presso i nonni (il nonno, ballerino di tip tap, gli faceva ascoltare la musica di Chubby Checker, Beatles e Gerry & the Peacemakers), si trasferisce con il resto della famiglia a Sheffield.

A tredici anni Bruce, disobbedendo ai genitori, si sposta a Northampton, in collegio, ma il periodo dell'adolescenza non è dei più felici, complici i numerosi scherzi che egli è costretto a subire per operare dei suoi compagni e degli studenti più grandi. Non avendo la possibilità di guardare la tv, Bruce in collegio ascolta un sacco di musica, e rimane folgorato da "Child in time", dei Deep Purple: i componenti della band diventano subito i suoi idoli, e il primo album che il ragazzo compra con i suoi soldi è "In rock".

Desideroso di imitare il batterista Ian Paice, inizia a suonare due bonghi presi dalla sala musica, e piano piano aumenta la propria autostima e la sicurezza nei propri mezzi, salendo sul palco in occasione di diverse rappresentazioni teatrali. Un giorno, mentre canta "Let It Be" insieme con un amico, si rende conto di riuscire a raggiungere anche le note più alte con estrema facilità, e di essere in possesso di doti canore non comuni: prende, così, in considerazione l'idea di cominciare a cantare in qualche band.

Nel 1976 entra a far parte del primo gruppo, gli Styx: i componenti della band rimangono subito estasiati dalle sue doti. Il complesso, tuttavia, si scioglie poco tempo dopo, e così il giovane Bruce Dickinson, una volta finiti gli studi, intraprende la carriera militare. La sua vita nell'esercito però dura appena due settimane: quello non è un ambiente che fa per lui, molto meglio tornare all'università.

Iscrittosi al Queen's Mary College di Londra alla facoltà di storia, si unisce alla band degli Speed, gruppo che suona qualsiasi tipo di musica a una velocità non comune: in pratica, lo speed metal con una decina di anni di anticipo. La sorte degli Speed non è fortunatissima, e così Bruce, che nel frattempo ha imparato a suonare la chitarra, entra negli Shots. Le doti di Dickinson al microfono sono evidenti: non solo quando canta, ma anche quando "intervista" le persone del pubblico nel corso dei concerti. Bruce viene quindi notato da Barry Graham e Paul Samson, che lo vogliono nei Samson, gruppo che all'epoca si esibisce nei locali più importanti di Londra. Non solo: i Samson hanno già prodotto un album, intitolato "Survivors", che si è conquistato numerose recensioni positive da parte della critica. L'occasione, quindi, è di quelle da non perdere, e così Bruce Dickinson, una volta completati gli esami, decide di dedicarsi completamente alla musica.

I rapporti con gli altri membri della band, tuttavia, non sono dei migliori, anche a causa dell'utilizzo ricorrente di sostanze stupefacenti che essi fanno. Ben presto, quindi, le loro ambizioni si scontrano, ma Bruce, pur di diventare un rocker professionista, accetta di iniziare a fumare e di consumare narcotici. Dopo aver inciso i dischi "Head on" e "Shock Tactics", la band nel 1981 scopre che l'etichetta discografica che li produce sta per fallire, e non può pagare i numerosi concerti già eseguiti. Gli ostacoli non finiscono qui: Graham lascia la band nel corso del tour che segue "Shock Tactics", e il suo posto viene presto da Mel Gaynor, che, pur essendo un batterista decisamente valido (suonerà più avanti anche per i Simple Minds) si rivela totalmente inadatto ai Samson (troppo preciso e, paradossalmente, troppo pulito).

Bruce Dickinson decide di lasciare il gruppo, complice la volontà degli altri componenti di puntare più sul blues che sul rock: il suo ultimo concerto con i Samson va in scena nel 1981 al Festival di Reading. Spettatori di quel concerto sono, tra gli altri, Rod Smallwood e Steve Harris, degli Iron Maiden, in cerca di un nuovo cantante: Dickinson viene immediatamente chiamato a sostituire il vocalist Paul Di'Anno.

Nel 1982 viene registrato "The Number of the Beast", terzo disco degli Iron Maiden che consacra il gruppo a livello planetario. Poi è la volta di "Piece of Mind" e "Powerslave", dove Bruce Dickinson, soprannominato "Air raid siren", mette in mostra tutte le sue doti vocali e comportamentali, così come accade in "Live After Death", doppio disco dal vivo. Pezzi come "Rime of the Ancient Mariner", "Flight of Icarus" e "Hallowed be thy Name" sono complessi e fantastici allo stesso tempo, segni di una classe canora difficilmente raggiungibile.

Fino al 1986 gli Iron Maiden hanno dato vita a cinque album completamente metal. Dickinson vorrebbe cambiare stile, e propone diversi brani ispirati al folk, non lontani dallo stile dei Jethro Tull: le sue proposte, però, vengono bocciate, e il nuovo disco, "Somewhere in Time", presenta decisamente pochi contributi di Bruce. Diverso, invece, il destino di "Seventh Son of a Seventh Son", disco più alternativo che soddisfa le volontà di tutti i membri, e che dà vita ad atmosfere ricercate grazie anche al ricorso a campionamenti e tastiere.

Nel 1990, poi, Dickinson dà alla luce il suo primo disco da solista, realizzato insieme con il chitarrista Janick Gers. Sempre dello stesso periodo sono "Bring your Daughter to the Slaughter", che fa parte della colonna sonora della pellicola "Nightmare 5", e il libro umoristico "The adventures of Lord Iffy Boatrace". La carriera da scrittore proseguirà poi con "The missionary position", pubblicato nel 1992: volume che dimostra l'ecletticità di Dickinson, esemplificata anche dalla sua capacità di pilotare gli aerei, dalle sue lauree in letteratura e storia e della sua abilità di tirare di scherma.

Paradossalmente a essere penalizzata in questo momento è la sua carriera di cantante, anche perché "No Prayer for the Dying", ottavo disco dei Maiden, viene ritenuto un passo indietro del gruppo. Un parziale riscatto arriva con "Fear of the Dark", ma ormai la storia con il gruppo è compromessa: e così Dickinson, dopo il tour da cui vengono tratti "A Real Live One" e "A Real Dead One", lascia la band, con la quale ha venduto qualcosa come 50milioni di album in tutto il mondo.

Sostituito da Blaze Bayley nei Maiden, Bruce continua la sua carriera come solista con "Ball to Picasso", uscito nel 1994 e scritto con la collaborazione di Roy Z: di questo album, fa parte anche la canzone "Tears of the Dragon". "Skunkworks", nel 1996, rievoca delle sonorità grunge, mentre le sperimentazioni si concludono con "Accident of Birth", del 1997, e "Chemical wedding", del 1998, due dischi che segnano un deciso ritorno al metal, grazie anche alle presenze di Roy Z e di Adrian Smith, ex Iron Maiden: folk ed heavy metal si sposano in un matrimonio perfettamente riuscito, forse irripetibile.

Dickinson decide di tornare con gli Iron Maiden, che nel frattempo hanno pubblicato "The X Factor" e "Virtual XI", non prima di aver inciso "Scream for me Brazil", live registrato nel 1999 a San Paolo. Nell'estate di quell'anno, i Maiden ripartono con Bruce per il tour finalizzato alla promozione di "Ed Hunter", videogioco che precede l'uscita di "Brave New World".

I successivi tre dischi sono "Dance of Death", "A Matter of Life and Death" e "The Final Frontier". Nel frattempo nel 2002 esce il "The Best of Dickinson", che raccoglie il meglio della sua carriera. Nel 2005, invece, "Tyranny of Souls" esalta i fan e gli addetti ai lavori, in quanto emblema e ricettacolo del talento infinito del cantante inglese.

Oltre alla carriera di cantante, Bruce Dickinson è impegnato nell'aviazione, essendo capitano della compagnia aerea Aestreus. Tra gli altri voli da lui guidati (l'interesse per gli aerei proviene da uno zio che aveva fatto parte della Raf), anche quello che ha portato il Liverpool a Napoli in occasione della sfida di Europa League dell'ottobre 2010. Da ricordare anche il film "Flight 666" che documenta il "Somewhere Back in Time World Tour" del 2008 e comprende, oltre ad immagini dei concerti e del backstage, delle riprese effettuate in giro per il globo a bordo del famoso "Ed Force One", aereo guidato da Bruce Dickinson, 23 concerti in 13 differenti Stati in giro per il globo che hanno registrato il "tutto esaurito".

Biografia di Nelson Goodman

La filosofia delle forme simboliche
7 agosto 1906
25 novembre 1998

Chi è: Nelson Goodman


Nelson Goodman nasce a Sommerville (Massachusetts, USA) il 7 agosto 1906. Laureatosi nel 1928 ad Harvard, consegue il dottorato presso lo stesso istituto nel 1941; negli anni 1945-1946 insegna presso il Tuft College, poi presso l'Università di Pennsylvania (1946-1964) e alla Brandeis University (1964-1967).

Dal 1968 al 1977 insegna ad Harvard, dove è stato professore emerito fino al 1998; tiene poi corsi e lezioni varie presso numerose Università, tra cui quelle di Oxford, Princeton e Londra.

E' stato anche direttore di una galleria d'arte a Boston.

Nel 1967 fonda, e dirige per dieci anni, presso la Harvard Graduate School of Education il "Project Zero", programma di ricerca di base sulla pedagogia delle arti. Testimoni del suo vasto e vario pensiero, che spazia dalla logica, all'epistemologia, alla scienza e all'arte sono le sue opere.

Alcune in traduzione italiana sono "Verso un nominalismo costruttivo" (con Willard Van Orman Quine) e "Un mondo di individui", entrambi presenti in "La filosofia della matematica" (1967); "Della somiglianza di significato, in Semantica e filosofia del linguaggio" (1969); "La struttura dell'apparenza" (1985); "Fatti, ipotesi e previsioni" (1985); "La filosofia di Rudolf Carnap" (1974); "I linguaggi dell'arte" (1976); "Vedere e costruire il mondo" (1988).

Gran parte dei contributi di Goodman si trovano ora raccolti in "Problems and Projects", Bobbs-Merril, Indianapolis, 1972.

Tra gli esponenti di spicco della filosofia analitica americana, con particolare attenzione per le problematiche legate all'arte e all'estetica, Goodman rappresenta un punto di eccellenza tra i filosofi analisti.

Nelson Goodman muore il 25 novembre 1998 a Needham, Massachusetts.

Biografia di Oliver Hardy

Stanlio, Ollio y final
18 gennaio 1892
7 agosto 1957

Chi è: Oliver Hardy


Nato in Georgia il 18 gennaio 1892 Oliver Norvell Hardy, Illie o Babe per gli amici, è l'ultimo figlio di una famiglia del tutto estranea al mondo dello spettacolo. Il padre, avvocato, morì troppo presto per essere di aiuto alla nutrita famiglia (tre maschi e due femmine) e soprattutto al figlio minore. La madre, Emily Norvell, donna energica, decise di trasferirsi da Harlem a Madison dov, lavorando come direttrice di un albergo abbastanza signorile poteva mantenere la famiglia.

Da ragazzo i suoi lo iscrivono dapprima all'accademia militare della Georgia, in seguito al conservatorio di Atlanta dove ottiene buoni risultati. Senonché le difficoltà economiche in cui versa la sua famiglia gli impediscono di proseguire la carriera di cantante.

Dopo i 18 anni attirato inesorabilmente dal cinema e dallo spettacolo, si adatta a fare qualunque cosa pur di stare in quel mondo che adora. Nel 1913 Oliver Hardy si presenta alla Lubin Motion Picture e ottiene un contratto come attore a Jacksonville. Farà il cattivo, per cinque dollari la settimana.

Nel 1915 Oliver recita il suo primo film comico da protagonista, dal titolo "L'aiutante attacchino". In California, dove si sta concentrando la produzione cinematografica, Oliver Hardy viene assunto dalla casa di produzione Vitagraph. Proprio in California incontra per la prima volta Stan Laurel (che diverrà in seguito il celeberrimo Stanlio), ma è una collaborazione fuggevole, per un solo film: "Lucky Dog" ("Cane fortunato"). Stan è il protagonista e Oliver fa la parte di un rapinatore che non riesce a essere abbastanza truce perché in lui prevale già la vena comica.

Siamo nel 1926, l'anno del grande incontro con Hal Roach, produttore cinematografico che in quel periodo aveva affidato, guarda caso proprio a Stan Laurel, la regia del film "Love'em and weep" ("Amale e piangi"). Per la parte comica viene appunto ingaggiato Oliver Hardy. Una domenica però mentre Oliver armeggia fra i fornelli per preparare qualcosa agli amici, si ustiona seriamente un braccio, tanto da non potersi trovare sul set l'indomani. A questo punto la parte viene sdoppiata per dare a Stan la possibilità di sostituire Oliver per i primi giorni. Alla fine i due si ritrovano ancora una volta insieme per puro caso. Da qui il sodalizio che si consolida pian piano fino ad arrivare al grande successo.

Negli "anni d'oro", quelli degli Hal Roach's Studios, dal 1926 al 1940, Stan Laurel e Oliver Hardy producono 89 film, di cui 30 cortometraggi muti e 43 cortometraggi sonori.

Il declino della carriera, a questo punto, sembra per forza di cose dietro l'angolo. Dopo tanto successo è inevitabile che la parabola discendente si affacci. Stan si ammala durante la lavorazione del loro ultimo film "Atollo K", l'unico girato in Europa, lontano dagli studi di Hollywood dove hanno consumato tutta la loro esperienza cinematografica.

Anche la salute di Oliver è pessima: in questa circostanza lo assiste la terza moglie Lucille, conosciuta sul set di "The flying deuces" (I diavoli volanti, 1939) e che gli è stata fedele per diciassette lunghi anni. Il 7 agosto 1957 Oliver Hardy si spegne definitivamente.

Laurel gli sopravvive invece di otto anni, morendo il 23 febbraio 1965. Quel giorno la morte di Stanlio mette la parola fine a due storie parallele iniziate settant'anni prima ai lati estremi dell'Oceano per poi avvicinarsi fino a coincidere perfettamente e dare vita a una delle più straordinarie coppie comiche di tutti i tempi.

Il doppiaggio italiano di Oliver Hardy, quella particolare voce riconoscibile tra mille, appartiene a un vero mito del cinema di casa nostra, il grandissimo Alberto Sordi.

Biografia di Mata Hari

Occhi del giorno e della notte
7 agosto 1876
15 ottobre 1917

Chi è: Mata Hari


Margaretha Gertruida Zelle, meglio conosciuta come Mata Hari, è stata la regina di tutte le spie. Dotata di un fascino leggendario, sembra che nessun uomo sia mai riuscito a resisterle, in specie i numerosi ufficiali e uomini dell'esercito (sempre di altissimo rango), che ebbe modo di frequentare.

Processata e riconosciuta colpevole di doppiogiochismo per aver lavorato al servizio della Germania durante la prima guerra mondiale, è stata fucilata alle quattro del mattino nei pressi di Parigi il giorno 15 ottobre 1917.

Al momento della morte fu comunque a suo modo eroica, fredda e sprezzante del pericolo. Le cronache infatti riportano che poco prima della fatale esecuzione, rivolgesse baci ai soldati incaricati di spararle contro.

Nata il 7 agosto 1876 a Leeuwarden, nella Frisia olandese, Margaretha è dal 1895 al 1900 l'infelice moglie di un ufficiale che ha vent'anni più di lei. Trasferitasi a Parigi dopo il divorzio, comincia a esibirsi in un locale non certo raffinato e di classe come il Salon Kireevsky, proponendo danze dal sapore orientaleggiante, rievocanti un clima mistico e sacrale; il tutto condito con forti dosi di "spezie" dal forte sapore erotico. Più che naturale che il mondo dell'epoca non poteva non accorgersi di lei. Infatti, in poco tempo diviene un "caso" e il suo nome comincia a circolare nei salotti più "pettegoli" della città. Intrapresa una tournè per saggiare il livello di popolarità, viene accolta trionfalmente ovunque si esibisca.

Per rendere più esotico e misterioso il suo personaggio cambia il suo nome in Mata Hari, che in lingua malese significa "occhio del giorno". Inoltre, se prima era il suo nome che circolava nei salotti, ora vi è invitata di persona così come, poco dopo, lo è nelle camere da letto di tutte le principali metropoli europee come Parigi, Milano e Berlino.

Ma la bella e intensa vita di Mata Hari subisce un brusco cambiamento con lo scoppio della prima guerra mondiale. Come ogni guerra che si rispetti, in gioco entrano non solo i soldati e le armi, ma anche strumenti più sottili come lo spionaggio e le trame segrete. Gli inglesi ad esempio sono coinvolti in grandi operazioni Medio Oriente, i russi si infiltrano a Costantinopoli, gli italiani violano i segreti di Vienna, mentre sabotatori austriaci fanno saltare in porto le corazzate "Benedetto Brin" e "Leonardo da Vinci".

Ma ci vuole qualcosa di più dei cervelli che decifrano messaggi e delle spie che si appostano. Ci vuole un'arma seduttiva e subdola, qualcuno che sappia carpire i segreti più nascosti operando sul cuore vivo delle persone. Chi meglio di una donna dunque? E chi meglio ancora di Mata Hari, la donna per eccellenza, colei alla quale tutti gli uomini cadono ai piedi?

I tedeschi dispongono di Anne Marie Lesser, alias "Fraulein Doktor", nome in codice 1-4GW, la donna che con Mata Hari divide la ribalta dello Spionaggio, capace di sottrarre al Deuxième Boureau la lista degli agenti francesi nei paesi neutrali. La guerra segreta instilla il tormento dell'insicurezza, di un nemico che vede tutto. Fragile, ricattabile, affascinante, amante della bella vita, confidente di molti ufficiali poco inclini alla vita di caserma, Mata Hari è il personaggio ideale per un doppiogioco fra Francia e Germania, assoldata contemporaneamente dai due servizi segreti.

Ma se un agente "doppio" è arma ideale di informazione e disinformazione, della sua fedeltà non si può mai essere sicuri. In quel terribile 1917, che vede l'esercito francese minato dalle diserzioni sullo Chemin des Dames, Mata Hari diventa il "nemico interno" da eliminare. Poco importa discutere ancora se la Zelle fosse o no il famigerato agente H-21 di Berlino. Colpevole o meno di tradimento, il processo serve allo stato maggiore per rinsaldare il fronte interno, cancellando i dubbi sulla credibilità del servizio informazioni di Parigi. E salda i conti aperti dello spionaggio francese fin dal tempo del caso Dreyfus.

Per onore di cronaca, è giusto sottolineare che Mata Hari, durante le fasi del processo, si proclamò sempre innocente pur ammettendo in tribunale di aver frequentato le alcove di ufficiali di molti paesi stranieri.

Proprio nel 2001, inoltre, il paese natale della leggendaria spia ha chiesto ufficialmente al governo francese la sua riabilitazione, nella convinzione che fu condannata senza prove.

Dalla sua vicenda è stato tratto un celeberrimo film con Greta Garbo.

Biografia di Maurizio Landini

7 agosto 1961

Chi è: Maurizio Landini


Maurizio Landini nasce - quarto di cinque figli - il 7 agosto del 1961 a Castelnovo ne' Monti, in Emilia-Romagna, figlio di una casalinga e di un cantoniere, ex partigiano. Cresciuto a San Polo d'Enza, da bambino tifa Milan e sogna di diventare un calciatore; abbandona la scuola dopo avere frequentato per due anni l'istituto per geometri e a quindici anni inizia a lavorare (per aumentare le entrate in famiglia) come apprendista saldatore in una cooperative di Reggio Emilia nel settore metalmeccanico, la Ceti, che produce impianti di riscaldamento ed elettrici.

Iscrittosi al Partito Comunista Italiano, tra il 1984 e il 1985 (gli anni dello scontro sulla scala mobile) viene convinto da un ex operaio di Pomigliano d'Arco, Francesco Trogu, a passare da delegato sindacale a funzionario della Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) di Reggio Emilia; in seguito, assume la carica di segretario generale.

Eletto segretario generale regionale del sindacato e segretario della sezione di Bologna, il 30 marzo del 2005 entra a far parte della segreteria nazionale della Fiom. Responsabile del settore dei veicoli a due ruote e del settore degli elettrodomestici, si occupa di trattative con aziende come Piaggio, Indesit Company e Electrolux.

Nominato responsabile dell'ufficio sindacale, Maurizio Landini segue in collaborazione con il segretario generale Gianni Rinaldini le trattative che portano al rinnovo del contratto dei metalmeccanici del 2009. È, inoltre, responsabile della delegazione della Fiom nell'ambito delle trattative per il rinnovo dei contratti nazionali delle imprese artigiane e delle imprese che aderiscono alla Unionmeccanica-Confapi.

Il 1° giugno del 2010 Landini diventa segretario nazionale della Fiom, mentre l'anno successivo pubblica con Giancarlo Feliziani "Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo - La Fiat, il sindacato, la sinistra assente", libro-intervista edito da Bompiani in cui analizza il rapporto con Sergio Marchionne e la situazione della Fiat. Sempre nel 2011 interviene pubblicamente sul caso della Thyssen Krupp (la morte di sette operai in seguito a un incidente avvenuto nello stabilimento di Torino dell'azienda), parlando di sentenza storica dopo la condanna dei vertici dell'impresa nel processo in cui la Fiom si era costituita parte civile.

Nel luglio del 2012, dopo che il Gip del Tribunale di Taranto ordina il sequestro di sei impianti dell'Ilva, azienda siderurgica con sede nella città pugliese, Maurizio Landini manifesta il proprio supporto rispetto alla decisione della magistratura, e chiede a Ilva di mettere a norma lo stabilimento investendo il denaro necessario: il suo intervento riceve l'applauso di migliaia di lavoratori presenti nella fabbrica.

Ad agosto, nel corso di uno sciopero indetto negli stabilimenti Ilva, il segretario della Fiom tiene un comizio a Taranto, che viene però interrotto da un gruppo formato da ex dirigenti del sindacato, membri di centri sociali e Cobas, i quali accusano la Fiom di manifestare insieme con la Uilm, che nei giorni precedenti si era mostrata solidale con i dirigenti dell'Ilva che erano stati arrestati. La distanza della Fiom da Uilm e Fim si acuisce nei giorni successivi, quando Landini sceglie di non aderire allo sciopero indetto dalle altre due sigle come conseguenza della decisione di revocare al presidente del Cda Ilva Bruno Ferrante il ruolo di custode degli impianti sequestrati.

Nel febbraio del 2014, con le dimissioni di Enrico Letta da Presidente del Consiglio e l'incarico di formare il nuovo governo affidato a Matteo Renzi, la stampa indica il nome di Maurizio Landini tra i candidati alla guida del Ministero del Lavoro.

Nel 2015 crea una sorta di movimento chiamato "Coalizione sociale": l'impressione generale è che si tratti dell'anticamera di una sua discesa in politica, tuttavia lo stesso Landini smentisce questa intenzione.

Biografia di Nando Martellini

Modulate emozioni
7 agosto 1921
5 maggio 2004

Chi è: Nando Martellini


Nando Martellini nasce a Roma il 7 agosto 1921. Laureato in Scienze politiche, è ancora molto giovane quando nel 1944 inizia a lavorare per la EIAR, azienda radiofonica e televisiva di Stato, che avrebbe poi cambiato nome in Rai. Martellini, che conosce cinque lingue, dapprima svolge mansioni di redattore di politica estera; in seguito per la grande preparazione che dimostra si occupa di cronaca, con ruoli sempre più importanti.

E' lui il telecronista della trasmissione dei funerali di Luigi Einaudi e di Papa Giovanni XXIII.

A partire dal 1946 e per molti anni sarà radiocronista sportivo, ruolo per il quale sarà più spesso ricordato. E' anche la prima voce - dal 1960 al 1967 - della celebre trasmissione radiofonica "Tutto il calcio minuto per minuto"; sarà sostituito da Enrico Ameri a partire dalla stagione 1967-1968.

Passato in televisione, commenta la vittoria dell'Italia ai Campionati Europei di Calcio del 1968. Ai campionati del mondo di calcio messicani del 1970 c'è il collega più anziano Niccolò Carosio, richiamato in servizio per volere del grande pubblico che a lui era affezionato. Carosio però, dopo la terza partita della nazionale, durante la quale commette una clamorosa gaffe su un guardalinee etiope, viene costretto a rinunciare.

A sostituirlo viene chiamato Nando Martellini.

Così Nando Martellini ha modo di assistere e commentare quella partita Italia-Germania 4-3, definita poi "la partita del secolo"; purtroppo sarà anche la voce triste del paese intero, alla successiva sfortunata finale Italia-Brasile, persa per 4-1.

Per molti anni la sua voce commenta con perizia, garbo e profonda umanità le partite di calcio più importanti, così come le principali manifestazioni ciclistiche dal Giro d'Italia al Tour de France.

I campionati mondiali da lui commentati sono stati ben quattro, senza contare alcuni incontri dell'edizione di Italia 1990, a cui il pensionato Martellini ha partecipato occasionalmente in qualità di "commentatore illustre aggiunto".

Nella storia della comunicazione via etere è rimasto il suo triplice grido, emozionato e commosso: "Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!" al termine della partita Italia-Germania dell'11 luglio 1982 (3-1).

Martellini avrebbe dovuto commentare anche il mondiale successivo, quello di Messico 1986, ma a causa du un malore provocato dall'altitudine del posto, lo ha costretto a cedere il microfono al più giovane collega Bruno Pizzul.

Dopo la pensione (1986), ha lavorato per qualche tempo sulle reti Fininvest, commentando alcune partite della nuova Coppa Campioni, la Champions League, prima di passare a lavorare come opinionista su diversi network radiofonici.

Scomparso il 5 maggio 2004, a lui è stato intitolato lo stadio romano delle Terme di Caracalla.

La figlia Simonetta Martellini, ha seguito con passione e competenza le orme del padre, arrivando a commentare per Radio Rai le partite di pallavolo.

Biografia di Marco Melandri

Il talento si fabbrica in Italia
7 agosto 1982

Chi è: Marco Melandri


Il pilota italiano Marco Melandri nasce a Ravenna il 7 agosto 1982. Inizia a correre in sella alle mini-moto all'età di 8 anni. Trascorre gran parte della sua gioventù nei circuiti insieme al padre che corre nel campionato italiano.

Marco si distingue subito per il suo talento. Con le mini-moto è campione italiano nel 1992, secondo nel 1993 e di nuovo campione nel 1994. L'anno successivo viene assunto come collaudatore Honda, e nel 1996 corre e vince la Coppa Honda. Nel 1997 viene confermato come collaudatore della Honda per il mondiale della classe 125 cc: in occasione dell'infortunio di Mirco Giansanti, pilota Honda titolare, è Marco a prendere il suo posto in gara. Si corre il gran premio dell'Indonesia, ed è la prima volta di Melandri.

A quindici anni appena compiuti debutta come pilota ufficiale Honda nel Campionato mondiale 125cc. La sua carriera a livello professionistico inizia subito con buoni risultati e ottiene diversi primati, tra i quali quello di essere il più giovane pilota di sempre ad aver vinto un Gran Premio, quando nel 1998, non ancora compiuti i sedici anni trionfa ad Assen, in Olanda nella classe 125. Vincerà anche a Brno, nella Repubblica Ceca, arrivando terzo in fondo al mondiale, nella classifica generale, con 202 punti (dietro i giapponesi Kazuto Sakata e Tomomi Manako).

L'avventura in 125 nel 1999 inizia in modo pessimo: zero punti nelle prime tre gare. Poi Marco Melandri riprende fiducia in se stesso e vince cinque corse (Germania, Repubblica Ceca, San Marino, Australia e Argentina). Sfortunato, alla fine si classificherà secondo (226 punti), con un solo punto di svantaggio nei confronti del primo, lo spagnolo Emilio Alzamora, che vincerà il mondiale senza mai salire sul gradino più alto del podio (5 volte secondo, 5 volte terzo).

Il talento di Melandri sembra indiscutibile e l'anno successivo passa di categoria. Sale in sella all'Aprilia ufficiale 250cc. Arriva quinto al suo primo anno e terzo nel campionato 2001. Nel 2002 la vittoria al Mugello, in casa, è il momento di svolta della stagione e forse di tutta la sua carriera. Il successo porta Marco a infrangere un altro record: all'età di 20 anni diventa il più giovane campione del mondo nella classe 250, con 9 vittorie su 16 gare in programma.

Sono gli anni in cui sulla scena internazionale dominano i campioni italiani da Loris Capirossi a Max Biaggi, e su tutti il nome fenomeno Valentino Rossi. Non stupisce che Melandri, un altro italiano, si candidi ad essere uno dei più promettenti protagonisti dello sport del motociclismo.

Nel 2003 Marco Melandri debutta nella classe MotoGP in sella alla Yamaha M1 del Factory Yamaha Team. Conclude il suo primo anno nella classe regina al quindicesimo posto nel campionato acquisendo alcuni risultati significativi che fanno ben sperare per il suo futuro. Ottiene inoltre diversi bei tempi di qualifica per altrettante partenze in prima fila. Purtroppo viene rallentato da sfortunati incidenti a inizio e fine stagione.

L'anno seguente corre per il team satellite Fortuna Gauloises Tech 3 insieme al suo compagno di squadra Norick Abe, confermandosi come il giovane più promettente della MotoGP e riuscendo a salire due volte sul podio, a Barcellona, nel GP della Catalunya e ad Assen nel GP d'Olanda.

Nel 2005 passa alla Honda del team di Fausto Gresini, andando ad affiancare in squadra il pilota spagnolo Sete Gibernau, fino a quel momento uno dei pochi capaci di tenere testa al fuoriclasse-extraterrestre Valentino Rossi. Marco è maturo, razionale e calcolatore. Si concentra su ogni gara e la sua crescita è costante ed evidente. Subito dopo le prime gare il divario che Rossi mette tra sè e i suoi inseguitori sembra incolmabile. Gibernau, un po' per sua sfortuna, un po' per scarsa concentrazione e un po' perchè Valentino Rossi è un fenomeno, rimane indietro. L'unico che sembra poter competere è proprio Melandri.

Il suo primo successo in MotoGP arriva, meritatissimo, alla penultima gara della stagione 2005, sul nuovo circuito della Turchia (poi nella gara successiva a Valencia in Spagna - ultima gara del campionato - resterà in testa dal primo all'ultimo giro, vincendo nuovamente).

Sebbene nato e cresciuto a Ravenna, Marco trascorre la maggior parte del tempo tra i circuiti del Motomondiale oppure nella sua casa a Derby, in Inghilterra, dove si allena con la moto da cross, assieme agli amici. "Macho", come viene affettuosamente soprannominato dai tifosi, è grande appassionato di musica tanto da improvvisarsi DJ quando capita l'occasione.

Dopo un campionato corso con la Ducati (2008) e uno con la Kawasaki (2009), torna alla Honda nel 2010, ma per la stagione 2011 passa al campionato mondiale Superbike (quello dove corre anche l'altro italiano Max Biaggi) in sella a una Yamaha.

Biografia di Andrea Pininfarina

Il Design del made in Italy
26 giugno 1957
7 agosto 2008

Chi è: Andrea Pininfarina


Andrea Pininfarina nasce a Torino il 26 giugno del 1957 da una famiglia di designer di automobili che non ha bisogno di presentazioni in quanto, da quando esistono le auto, portano un marchio di qualità del made in Italy: Pininfarina. Il nonno paterno, Battista detto "Pinin" Farina, il 22 maggio del 1930 fonda a Torino la Società Anonima Carrozzeria Pinin Farina, con l'obiettivo di fabbricare artigianalmente carrozzerie speciali per singoli clienti oppure per piccole serie. Nel corso degli anni ogni membro della sua famiglia entra nell'attività trasformandola sempre più in impresa e conferendo un grande contributo allo sviluppo del nostro Paese grazie alla sua azienda.

Sergio Pininfarina, padre di Andrea, ingegnere e imprenditore, è nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 23 settembre del 2005. Il fratello Paolo, primogenito, è amministratore delegato di Pininfarina Extra, la società con cui il gruppo ha portato il design Pininfarina in ambiti diversi dal settore automobilistico. La sorella Lorenza, figlia più giovane, lavora nel gruppo di famiglia.

Andrea si laurea a 24 anni in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino e nel 1982, comincia a lavorare negli Stati Uniti per la Fiat Motors North America. Nel 1983 torna in Italia con l'incarico prima di coordinatore, e poi di program manager del progetto Cadillac Allanté, di cui assume la responsabilità delle fasi non solo di progettazione, ma anche di realizzazione del prodotto e di esecuzione dei processi. Contemporaneamente, nell'ambito dello sviluppo delle relazioni con General Motors, è artefice dell'apertura a Troy nel Michigan della Pininfarina North America.

Il suo ruolo ai vertici della Pininfarina comincia a tracciarsi nel 1987 quando viene fatto entrare dal padre Sergio, a 30 anni, nella direzione generale della parte industriale. Nel 1988 viene nominato condirettore generale di Industrie Pininfarina e successivamente viene nominato direttore generale; nel 1991 è amministratore delegato della Pininfarina Deutschland GmbH, nel 1994 amministratore delegato di Industrie Pininfarina. Nel 1996 diviene presidente dell'Amma Torinese.

Nel 2000 Andrea Pininfarina è amministratore delegato di Pininfarina Ricerca e Sviluppo, società assorbita il giorno 1 gennaio 2004 nella capogruppo Pininfarina SpA.

In questi anni la Pininfarina si trasforma da fornitore a partner e si dà un nuovo modello organizzativo, in cui sono declinate creatività, ricerca e qualità totale. Dal mese di luglio 2001 Andrea è amministratore delegato della capogruppo, Pininfarina SpA, carica alla quale si aggiunge, il 12 maggio 2006, anche quella di Presidente.

Nel corso della sua carriera di manager sposa Cristina Pollion di Persano dalla quale ha tre figli: Benedetta, Sergio e Luca. Come il nonno, e poi il padre prima di lui, il 2 giugno del 2005 riceve dal presidente Ciampi le insegne di Cavaliere dell'Ordine "al Merito del Lavoro": la più alta onorificenza assegnata ad imprenditori che si sono distinti nel mondo dell'economia. Oltre alla croce d'oro smaltata di verde con l'emblema della Repubblica, anche il "Chevalier de la Légion d'Honneur" unisce i tre membri della famiglia Pininfarina.

Andrea ha saputo offrire un contributo fondamentale allo sviluppo dell'industria dell'auto e del design, settore che costituisce di fatto l'orgoglio dell'Italia nel panorama internazionale.

Tra i suoi altri incarichi, ha rivestito quello di presidente di Federmeccanica e dell'Unione Industriale di Torino, mentre da maggio 2004 è stato vicepresidente di Confindustria per il Centro Studi. Inoltre è stato membro del Consiglio di Amministrazione di varie società tra cui Alenia Aeronautica, Ras e Juventus. Nel 2004 il settimanale americano "Businessweek" lo inserisce tra le "25 stars of Europe", nella categoria dedicata agli innovatori, mentre nel 2005 è stato nominato Eurostar da Automotive News Europe. È stato anche membro del consiglio direttivo di Confindustria e presidente di Matra Automobile Engineering.

Nel 2006 ha disegnato la torcia per le Olimpiadi invernali di Torino. Negli ultimi anni, non rinunciando del tutto ai ruoli associativi, si è dedicato principalmente all'azienda di famiglia. E per il suo rilancio aveva stretto accordi con il francese Vincent Bolloré per entrare nel settore delle auto elettriche, ma anche con l'indiano Ratan Tata e con gli industriali Alberto Bombassei, numero uno della Brembo, Piero Ferrari, figlio del fondatore della casa modenese e la famiglia Marsiaj, altro nome di rilievo nella componentistica auto mondiale.

Andrea Pininfarina è morto tragicamente giovedì 7 agosto 2008, investito da un'auto a Trofarello, nel torinese, mentre si trovava alla guida del suo scooter Piaggio.

Biografia di Alain Robert

Stupori metropolitani
7 agosto 1962

Chi è: Alain Robert


Sono più di 80 le strutture più imponenti del globo che Alain Robert ha scalato. Edifici costruiti da strumenti tecnologici ed ingegneristici d'avanguardia, pensati e progettati dalla brillante mente dell'uomo, e per scalare i quali un uomo ha usato solo le proprie mani nude e le sue scarpette da scalatore. Alain Robert per queste sue vere e proprie imprese, è soprannominato dai media "The Human Spider", o semplicemente "Uomo ragno".

Alain Robert, nato a Digoin (Francia) il 7 agosto 1962, inizia a scalare già da ragazzo, affrontando le rocce che si trovano intorno alla sua casa. La carriera di arrampicatore inizia prestissimo, all'età di dodici anni, quando perde le chiavi di casa e resta chiuso fuori dall'appartamento dei genitori che si trova all'ottavo piano. Anziché aspettare il ritorno di mamma e papà scala la facciata dell'edificio fino a raggiungere l'appartamento dall'esterno.

Nel 1982 viene coinvolto in due incidenti, il primo in gennaio, all'età di 19 anni e il secondo a settembre compiuti i 20 anni: in entrambe le occasioni la cadute avvengono da un'altezza di 15 metri e gli provocano fratture multiple in tutto il corpo. I dottori lo considerano al 60% disabile, tuttavia dopo sei mesi dagli incidenti riprende ancora a scalare sorprendendo e sovvertendo ogni parere medico che gli sconsigliava qualsiasi tentativo in tal senso. Alain Robert per migliorare le sue abilità continua ad affrontare scalate sempre più stimolanti: dalle Alpi francesi passa alle costruzioni più alte del mondo, sfidando non solo se stesso ma anche i regolamenti civili delle città che ospitano gli edifici che diventano i suoi obiettivi.

Solitamente le autorità locali non concedono ad Alain Robert il permesso di compiere le sue spericolate imprese, così il francese compare di norma all'alba per arrampicarsi su di un grattacielo in qualche parte del mondo, individuato dalle dita dei passanti. Le sue imprese attraggono folle di spettatori attoniti, che terrorizzati e con il fiato sospeso, vivono l'evento con il timore che Alain Robert possa mollare la presa.

Per le sue irruzioni urbane Alain è stato arrestato diverse volte in diversi paesi dalle forze dell'ordine, che incaricate di far rispettare la legge, lo aspettano a terra, in attesa che l'uomo ragno francese finisca la sua scalata.

Alain Robert si arrampica sfruttando le piccole sporgenze delle pareti e delle finestre presenti negli edifici, grazie a una preparazione atletica e a una tecnica maturata negli anni. Molte delle sue arrampicate non forniscono occasion di sosta e possono talvolta durare delle ore.

Tra gli edifici e strutture più note al mondo che Robert ha scalato vi sono la Sydney Tower, la Sydney Opera House, l'Hotel Vermont (Brasile), il Crown Plaza Hotel (Canada), la Torre Eiffel, la Banca di Milano, la IBM Tower (Sudafrica), il New York Times Building, il Golden Gate Bridge (San Francisco, California), il Luxor Hotel pyramid (Las Vegas), la Petronas Tower (Kuala Lumpur , Malesia), la Torre Agbar (Barcellona), la Torre Vasco da Gama (Portogallo), lo Slovak Radio Building (Bratislava), lo Jin Mao Building (Shanghai) e molti altri.

Nel 2004 cade da soli 2 metri di altezza, mentre si stava arrampicando su un semaforo, per farsi fotografare per un'intervista. Atterrato sul gomito, sono occorsi 40 punti di sutura per riparare il danno; un mese dopo l'incidente Alain Robert scala il grattacielo più alto del mondo, il Taipei 101 a Taiwan, durante la settimana ufficiale di apertura: è il giorno di Natale del 2004 e l'uomo ragno - questa volta legalmente autorizzato - in quattro ore, sotto una pioggia persistente, arriva fino a 508 metri di altezza.

La sua ultima impresa è del marzo 2011, quando scala la costruzione più alta del globo: il Burj Khalifa a Dubai, 828 metri di altezza. L'impresa atletica è riuscita perfettamente, nonostante l'immancabile parere contrario delle autorità.

Biografia di Gerry Scotti

7 agosto 1956

Chi è: Gerry Scotti


Gerry Scotti, il cui vero nome è Virginio Scotti, nasce il 7 agosto del 1956 a Camporinaldo, frazione del comune di Miradolo Terme (Pavia), figlio di una casalinga e di un operaio impiegato alle rotative del "Corriere della Sera".

Cresciuto a Milano, frequenta il liceo classico e l'università, studiando Giurisprudenza.

Nel frattempo si avvicina al mondo delle radio, lavorando prima a Radio Hinterland Milano2 e successivamente a NovaRadio. Quindi passa, a fine anni Settanta, a Radio Milano International, dove cura le rubriche "Il mercatino delle pulci" e "Il puntaspilli", prima di guidare la trasmissione "La mezz'ora del fagiano".

Gli anni '80

Nell'estate del 1982 Gerry Scotti viene chiamato da Claudio Cecchetto a Radio Deejay, grazie alla quale approda anche in televisione l'anno seguente con "DeeJay Television", la prima trasmissione tv a mandare in onda videoclip musicali.

Nel 1985 prende parte a "Zodiaco" e a "Video Match", versione estiva di "DeeJay Television", mentre nel 1986 è al "Festivalbar": non come conduttore, ma come cantante. Dopo avere presentato "Candid Camera" e "Deejay Beach", nell'autunno del 1987 è alla guida di "Smile", programma che gli regala un notevole successo. Quindi conduce "Candid Camera Show" e torna al "Festivalbar", questa volta in veste di presentatore.

Gli anni '90

Dopo "Azzurro", del 1989, sostituisce Raimondo Vianello a "Il gioco dei 9", mentre nel 1991 (anno in cui si sposa con Patrizia Grosso) è con Cristina D'Avena e Massimo Boldi in "Sabato al circo".

Dopo avere vestito i panni di Porthos nel musical per la tv "I tre moschettieri", nel 1992 è al fianco di Natasha Stefanenko in "La grande sfida", mentre il suo programma del mezzogiorno "Ore 12" viene aspramente contestato perché ritenuto una copia delle trasmissioni di Raidue di Michele Guardì.

Nel 1993 Gerry Scotti è su Italia 1 a "Campionissimo", prima di essere affiancato da Nino Frassica e Valeria Marini in "La grande sfida", giunto alla seconda edizione. Prende, inoltre, le redini di "Buona Domenica", il varietà della domenica pomeriggio di Canale 5 che presenta insieme con Gabriella Carlucci; a quel periodo risalgono anche "ModaMare", "Donna sotto le stelle", "Bellissima" e la prima edizione de "Il Quizzone".

Nel 1995 con Paola Barale conduce "La sai l'ultima?", gara di barzellettieri, per poi approdare a "Super", nuova versione del "Superclassifica Show" di Maurizio Seymandi. Colleziona, nel frattempo, anche due flop: "Non dimenticate lo spazzolino da denti", condotto su Italia 1 insieme con Ambra Angiolini, e "Adamo contro Eva", proposta del mezzogiorno di Rete 4 chiusa per scarsi ascolti.

Dopo avere presentato nel 1997 "Striscia la notizia" insieme con Franco Oppini, Gerry Scotti viene affiancato da Natalia Estrada in "Scopriamo le carte" e da Mara Venier in "Forza papà"; intanto, è protagonista di una sit-com, intitolata "Io e la mamma", in cui recita con Delia Scala.

Nel 1999 debutta in un nuovo quiz della fascia preserale, chiamato "Passaparola", e torna a "Striscia La Notizia", accanto a Gene Gnocchi: nella prima puntata del tg satirico, sfonda il bancone della scenografia saltando su di esso. Nello stesso periodo recita in "Finalmente soli", con Maria Amelia Monti: la sit-com è lo spin-off di "Io e la mamma". Negli anni successivi il successo di "Passaparola" è molto grande, tanto che dal programma nascerà il fenomeno di costume delle "Letterine", un gruppo di vallette da cui usciranno numerose ragazze diventando dei personaggi tv di rilievo, tra cui ricordiamo: Ilary Blasi, Caterina Murino, Alessia Fabian, Alessia Ventura, Daniela Bello, Ludmilla Radčenko, Silvia Toffanin, Francesca Lodo, Elisa Triani, Giulia Montanarini.

Gli anni 2000

Nel 2001, dopo avere portato al successo il format internazionale "Chi vuol essere miliardario?" (che ha ispirato anche il celebre film "Il Milionario"), viene scelto dalla vedova di Corrado Mantoni, Marina Donato, come nuovo presentatore de "La Corrida (dilettanti allo sbaraglio)"; l'anno successivo, si separa dalla moglie Patrizia Grosso.

Nel 2004 è accanto a Michelle Hunziker in "Paperissima - Errori in tv", programma di Antonio Ricci giunto alla nona edizione; con la showgirl svizzera, l'anno successivo presenta "Chi ha incastrato lo zio Gerry", sorta di remake di "Chi ha incastrato Peter Pan?". Attore in "Il mio amico Babbo Natale", in cui recita anche Lino Banfi, Gerry torna a "Paperissima" nel 2006 e si conferma attore in "Finalmente Natale", film tv spin-off di "Finalmente soli" (ne seguiranno altri due: "Finalmente a casa" e "Finalmente una favola").

Nel 2009 propone un nuovo programma preserale, "La stangata", che non ottiene il successo sperato, mentre l'anno successivo è alla guida di "Io canto", che vede sfidarsi bambini dotati di grandi abilità canore; sempre nel 2010, è uno dei giudici di "Italia's Got Talent".

Gli anni 2010

Dopo avere presentato "Lo show dei record" (trasmissione che ruota intorno al Guinness dei primati), torna con "IGT" e "Io canto" anche nel 2011, anno in cui propone su Canale 5 un nuovo gioco per il preserale, "The Money Drop"; quindi viene chiamato a condurre il talent show "The winner is". A partire dalla primavera del 2014, Gerry Scotti si alterna con Paolo Bonolis alla guida di "Avanti un altro!".

Nel 2014 torna a condurre "Lo show dei record" e questa volta assieme a lui lavora anche il figlio, Edoardo Scotti, che per la trasmissione fa l'inviato esterno.

Biografia di Rabindranath Tagore

Il fascino interiore della natura umana
6 maggio 1861
7 agosto 1941

Chi è: Rabindranath Tagore


Nato a Calcutta (India) il 6 maggio 1861, da una famiglia nobile e ricca, illustre anche per tradizioni culturali e spirituali, Rabindranath Tagore è il nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur; è conosciuto semplicemente come Tagore, ma anche con il nome di Gurudev.

Giovane, studia tra le mura domestiche il bengali e la lingua inglese. Sin dall'infanzia legge i poeti bengalesi cominciando a comporre le prime poesie alla tenera età di otto anni. Crescendo, la passione di scrittore e poeta si sviluppa in lui sempre più.

Ha una straordinaria creatività artistica che lo indirizza anche verso la musica, la danza e la pittura. Compone liriche a cui affianca la musica, traduce le stesse in inglese e dipinge quadri che saranno poi conosciuti anche in occidente, grazie alle esposizioni che verranno organizzate. L'attività artistica di Tagore poeta, musicista, scrittore, drammaturgo, pittore, nonchè la sua personale visione filosofico-religiosa, avrà modo di essere conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Nel 1877 viene inviato nel Regno Unito dal padre - Debendranath Thákhur, noto riformatore indù e mistico - perchè possa studiare Diritto per diventare poi avvocato. In Inghilterra il futuro poeta decide di anglicizzare il proprio nome. Nei suoi tre anni di soggiorno europeo ha modo di approfondire ed apprezzare la cultura occidentale. Nel 1880 viene richiamato in India dal padre. Tagore torna con la convinzione che gli inglesi "sanno ben proteggere un'India bisognosa di protezione" e decide di dedicarsi all'amministrazione delle sue terre e alla sua arte.

Diversamente dal pensiero di Gandhi, il quale con la disobbedienza civile organizzò il nazionalismo indiano sino a scacciare gli inglesi, Tagore si propone di conciliare e integrare in India le diverse culture. Tagore considera l'opera ardua tuttavia gli è di sostegno l'esempio sociale del nonno, che nel 1928 fondò il "Sodalizio dei credenti in Dio", integrando il monoteismo cristiano ed il politeismo induista. Per un lungo periodo Tagore viaggerà tra Oriente ed Occidente per tenere numerose conferenze e divulgare la propria filosofia.

Nel 1901 crea a Santiniketan (in indiano significa "asilo di pace") presso Bolpur, a circa cento chilometri da Calcutta, una scuola dove attuare concretamente i propri ideali pedagogici: nella sua scuola gli alunni vivono liberamente, a stretto e immediato contatto con la natura; le lezioni consistono in conversazioni all'aperto, secondo l'uso dell'India antica. La scuola, dove lo stesso Tagore tiene conferenze di natura filosofica e religiosa, si fonda sugli antichi ideali dello Ashram (Santuario della foresta), affinché, come lui stesso afferma, «gli uomini possano riunirsi per il supremo fine della vita, nella pace della natura, dove la vita non sia solo meditativa, ma anche attiva».

Il pensiero teologico che risiede alla base di tutta la produzione artistico-religiosa di Tagore viene espresso organicamente soprattutto nell'opera "Sadhana", dove raccoglie una scelta delle conferenze tenute nella sua scuola di Santiniketan. Si fonda su un panteismo mistico che ha le sue radici nelle "Upanisad", anche se è aperto ad altre tradizioni culturali. A partire dalla contemplazione della natura Tagore vede in ogni sua manifestazione la permanenza immutabile di Dio e quindi l'identità tra l'assoluto e il particolare, tra l'essenza di ogni uomo e quella dell'universo. L'invito a cercare il significato dell'esistenza nella riconciliazione con l'universale - e con l'essere supremo - percorre tutta la filosofia indiana; in questo contesto Tagore è stato uno dei maggiori maestri nel XX secolo.

Nelle sue liriche, come nella sua vita, Tagore esprime la propria passione, anche erotica, la sua convinta ricerca dell'armonia e della bellezza, nonostante ogni difficoltà, che comprende il dolore causato dai numerosi lutti che avrebbe sofferto.

Nella grande produzione letteraria del poeta indiano si trova anche l'autobiografia "Ricordi della mia vita", del 1912.

Per "la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell'ovest", nel 1913 Rabindranath Tagore viene insignito del premio Nobel per la Letteratura: devolverà la somma del premio a favore della scuola di Santiniketan. Nella sua amata scuola morirà il 7 agosto 1941.

Biografia di Charlize Theron

Raccomandata da Madre Natura
7 agosto 1975

Chi è: Charlize Theron


Cinema, teatro, televisione, musica. Quante sono, oggi, le strade per diventare famosi? Sicuramente molte e tutte quelle elencate rientrano a buon diritto nel novero delle ambizioni possibili. Ma nell'odierna civiltà dell'immagine è anche possibile restare stampati nella mente di milioni di persone anche con un bel fondoschiena, soprattutto se quest'ultimo si scopre poco a poco grazie ad una gonna che, impigliata in una sedia, lentamente si sfilaccia. E' quello che è successo a Charlize Theron nella pubblicità del Martini di qualche anno fa, quando la modella si è attirata le invide di gran parte del mondo femminile con quelle curve da urlo.

Poi fortunatamente ha anche dimostrato di essere brava. Molto brava. Difficile oggi come oggi trovare una donna di eguale bellezza e di identica bravura, per non dire di vero talento.

Nata il 7 agsoto 1975 a Benoni, in Sudafrica, questo splendido esemplare di donna ha trascorso la sua infanzia nella fattoria dei genitori, ricchi proprietari terrieri con tanto di impresa di costruzioni stradali.

A sei anni Charlize comincia a prendere lezioni di danza. A tredici viene iscritta ad un collegio di Johannesburg dove ha modo di affinare ulteriormente le sue doti di ballerina.

Rimasta orfana di padre nel 1991, dopo aver vinto un concorso locale per aspiranti modelle, si vede offrire la possibilità di cominciare a sfilare.

Parte così per Milano e lavora come modella per un anno, ma ben presto si accorge che passare la vita a fare la bella statuina ancheggiante sulle passerelle non è cosa che fa per lei.

Ha un cervello che funziona e vuole dimostrarlo. Succede che la Natura talvolta non sia affatto matrigna ma che anzi elargisca i suoi doni con fin troppa benevolenza. E nessuno stavolta può dire che l'unico dito benevolo della terribile Signora che governa i nostri destini non si sia stato puntato proprio sull'attrice sudafricana.

Così dopo un tentativo di ritorno alla danza (stroncato da una lussazione al ginocchio) e qualche ruolo minore girato qua e là in quel di Hollywood, viene notata dal solito agente cinematografico, uno di quei tipi che sembra vadano in giro con il cannocchiale pronto per scovare belle e talentuose fanciulle. Pare addirittura che il fortunato agente se la sia ritrovata in banca mentre Charlize litigava con un impiegato. Rimasto colpito da cotanto splendore, la convoca nei suoi studi e, dopo averla scartata per il ruolo principale in "Showgirls" (una fortuna, considerato il fiasco del film), otto mesi dopo l'eburneo volto di Charlize è lì che ci guarda dal grande schermo nel suo debutto, il dimenticato "Due giorni senza respiro".

Poi arriva "Music Graffiti", per la regia di Tom Hanks, un'altra pellicola non proprio memorabile.

Nel frattempo studia per approfondire la tecnica di recitazione. Solo un anno più tardi la sua carriera di attrice riceve una spinta definitiva con la partecipazione a "L'avvocato del diavolo", accanto ad Al Pacino e Keanu Reeves. Nel 1998 appare poi in "Celebrity" di Woody Allen e nel fiabesco "Il grande Joe".

Nel 1999 Charlize Theron è stata la protagonista del fantascientifico "The Astronaut's Wife", in cui è la moglie di Johnny Depp, e ha preso parte a "Le regole della casa del sidro", (pluri-nominato all'Oscar 2002). Ma l'abbiamo anche vista in "Amici di...letti", "24 ore", "La maledizione dello Scorpione di Giada" e "15 minuti - Follia omicida a New York".

Da donna intraprendente e sempre in evoluzione quale è, Charlize non si accontenta solo di recitare ma di recente ha anche mosso passi nell'ambito manageriale, sviluppando e producendo film come "Tutta colpa dell'amore" e "Monster". Per quest'ultima pellicola ha vinto l'ambita statuetta come 'Miglior attrice protagonista' nell'edizione degli Oscar 2004.

Tra i suoi film successivi ricordiamo "Hancock" (2008, con Will Smith), "The Road" (2009), "Young Adult" (2011), "Biancaneve e il cacciatore" (2012), "Prometheus" (2012, di Ridley Scott).

Nel marzo 2012 è diventata madre, adottando un bambino: Jackson Theron. Dalla fine del 2013 Charlize Theron è legata sentimentalmente a Sean Penn, attore e regista.

Biografia di Caetano Veloso

Rivoluzioni in musica
7 agosto 1942

Chi è: Caetano Veloso


Parlando di lui si può dire tranquillamente e senza tema di smentita che si tratta di uno dei più grandi cantautori del XX secolo. Caetano Veloso è tra gli artisti più influenti ed amati del panorama musicale brasiliano e chi non conosce le meravigliose atmosfere brasiliane dei suoi brani e le sue magiche sonorità davvero perde qualcosa.

Ma la grandezza di Caetano Veloso non risiede solo nella sua capacità di evocare la sua terra, ma anche nell'aver dato vita a partire dagli anni '60 ad un vero e proprio processo di rinnovamento della tradizione musicale brasiliana. Nato il 7 agosto 1942 a Santo Amaro da Purificacao, nello stato di Bahia, in Brasile, da una "famiglia piuttosto vicina alla povertà" ma non indigente, Veloso è fra i teorici del Tropicalismo, una proposta sonora originale e cosmopolita, attenta a sottolineare il rapporto tra la musica ed altre discipline come il cinema, la poesia e l'arte. Ed è questa vocazione multiculturale a rendere tanto attuale la sua opera.

Veloso, molto legato ai moti studenteschi che sconvolsero il mondo nel lontano 1968, si è sempre mostrato (sin da piccolo) ribelle alle abitudini ed ai valori consolidati. Un rifiuto per i formalismi che lo ha portato dapprima a rifugiarsi nell'arte come fruitore. Dal cinema, in particolare il neorealismo italiano con le dive Sophia Loren e Gina Lollobrigida, e Federico Fellini che con "La strada" segnò la sua formazione, alla pittura, dalla filosofia alla musica. Ma fu Joao Gilberto e la bossa nova, ascoltati dai giovani squattrinati nel bar de Bubu di Santo Amaro, a "catalizzare gli elementi detonatori di una rivoluzione" musicale e di pensiero che esplose a metà degli anni '60.

Trasferitosi a Salvador con la sorella Bethania, che poco dopo diventerà una star della canzone brasiliana, ancora scettico sulla possibilità di un futuro come cantante professionista, Caetano Veloso abbracciò quel fermento di idee rivoluzionarie che Gilberto Gil ("il mio vero maestro", come ripete sempre) portò al ritorno da un viaggio nella povertà del Pernambuco.

Veloso racconta quegli anni '60 con la saudade che solo un brasiliano può esprimere: dalle riunioni quasi carbonare per elaborare il manifesto del movimento tropicalista all'esordio musicale di Veloso con la canzone "Alegria, Alegria", dove ruppe la tradizione a partire dal vestito marrone a scacchi con sotto un dolcevita di un arancio intenso, invece del quasi obbligato smoking. Non solo, quel brano era anche i simbolo della rivolta artistica contro la dittatura militare brasiliana, che Veloso ha sempre ovviamente osteggiato.

Esiliato in Inghilterra con Chico Buarque per aver contrastato il regime dittatoriale, Veloso incide a Londra numerosi dischi che esprimono la sua grande nostalgia nei confronti del suo Paese. Il ritorno in patria è un vero trionfo ed una grande rivincita per Veloso che scrive quel capolavoro che è "Um Indio", un inno alla liberazione di un popolo oppresso.

Tra le sue creazioni più famose ricordiamo "Fina Estampa", "Noites Do Norte", "13 De Maio", "Cinema Trascendental", "Rocky ny Raul", dedicato a Raul Seixas, uno dei fondatori del rock brasiliano, artista "maledetto" prematuramente scomparso.

Caetano Veloso è anche scrittore. "Verità tropicale" è un libro nel quale il cantante si mette a nudo con una limpidezza che commuove ma anche un libro di denuncia politica, scontata sulla sua stessa pelle attraverso quell'esperienza dell'esilio che portò Veloso a peregrinare per l'Europa arricchendo una vita che era già un calderone di fatti, nomi e personaggi.

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