Biografie di personaggi famosi e storici nato il 29 agosto


Biografie di personaggi famosi e storici


Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità

Sommario:

1. Franco Basaglia
2. Bob Beamon
3. Ingrid Bergman
4. James Hunt
5. Dominique Ingres
6. Michael Jackson
7. John Locke
8. Maurice Maeterlinck
9. John McCain
10. Charlie Parker
11. Joel Schumacher

Biografia di Franco Basaglia

La salute della mente
11 marzo 1924
29 agosto 1980

Chi è Franco Basaglia?


Franco Basaglia, celebre psichiatra e neurologo veneziano, nacque l'11 marzo del 1924. E' considerato il fondatore della moderna concezione della salute mentale. Di sicuro, la disciplina psichiatrica in Italia subì con lui dei rivoluzionamenti tali da essere ancora influenzata dai suoi studi. A lui si deve la Legge 180, anche detta "Legge Basaglia", che trasformò il vecchio ordinamento degli ospedali psichiatrici in Italia, promuovendo notevoli passi avanti nel trattamento del malato di mente, nella cura dei suoi disagi, e nel rispetto per la sua persona.

Si dice che i migliori psichiatri (come i migliori psicologi) siano in genere persone affette loro stesse da turbe intellettive e morali, tormentati da traumi infantili o stress nervosi dell'età adulta, come pare sia stato Freud, e molti altri famosissimi luminari del settore. Questo almeno è quel che il pregiudizio popolare o la leggenda metropolitana ci hanno impartito. In ogni caso, per Franco Basaglia non fu così.

Mezzano di tre figli in una famiglia piuttosto agiata, Franco Basaglia si laureò all'età di 25 anni, nel 1949, presso l'Università di Padova, dopo aver frequentato il liceo classico della sua città. Nel 1953 si specializzò in "Malattie nervose e mentali" presso la facoltà della clinica neuropsichiatrica di Padova. Quello fu anche l'anno fortunato del suo matrimonio: sposa Franca Ongaro, madre dei suoi due figli, con cui avrà un legame non solo sentimentale ma anche intellettuale. Infatti sua moglie è coautrice con lui di vari libri sulla psichiatria moderna. Politicamente di tendenza liberale, militò con il partito Sinistra Indipendente, tra i cui membri sedette in Parlamento sempre a partire dal 1953: davvero un anno di svolta nella sua già piuttosto serena vita.

Divenne docente in psichiatria dal 1958, e questa fu l'unica nota, se non dolente, un po' più marcatamente difficile della sua vita: tra i colleghi non fu universalmente apprezzato, ed anzi le sue tesi innovative che oggi definiremmo dettate da una mentalità "sempre dalla parte del paziente" furono giudicate spudoratamente rivoluzionarie e perfino assurde da molti accademici. Sia politicamente che scientificamente troppo progressista per l'ambito nel quale si muoveva, e soprattutto per il periodo, decise dunque nel 1961 di lasciare l'insegnamento e si trasferì con la famiglia a Gorizia, dove aveva ottenuto la direzione dell'ospedale psichiatrico.

Vero e proprio manicomio vecchio stile, la clinica psichiatrica di Gorizia non gli diede vita facile. Ma la tenacia con cui si dedicò all'ambita trasformazione dei metodi di cura riuscì a portarlo all'eliminazione della pratica dell'elettroshock sui pazienti (terapia elettroconvulsivante). Inoltre promosse un nuovo tipo di approccio tra malato e personale ospedaliero: più vicino, ed anzi più attento allo scambio umano dato dal dialogo e dal sostegno morale, piuttosto che alla mera cura farmacologica e professionale. Dall'esperienza in quel manicomio scaturì l'idea per uno dei suoi più celebri libri: "L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico", edito nel 1967.

Dopo esser stato per alcuni anni direttore anche dell'ospedale di Colorno ed in seguito di quello di Trieste, Basaglia fondò un movimento chiamato Psichiatria Democratica, che prende spunto dalla corrente di pensiero dell'"antipsichiatria", già diffusa in Gran Bretagna. Infatti il movimento, che diffuse questa tendenza in Italia per la prima volta, nacque nel 1973, mentre nel Regno Unito era dai moti del 1968 che si era fatta strada questa linea interpretativa dal sapore rivoluzionario rispetto a tutta la medicina psichiatrica degli anni precedenti.

Franco Basaglia morì nella sua amata città sull'acqua, Venezia, il 29 agosto del 1980 all'età di 56 anni a causa di un tumore al cervello.

Il suo approccio alla cura della malattia mentale è correttamente definito fenomenologico - esistenziale, in netta contrapposizione a quello positivistico della medicina tradizionale. All'epoca non andavano certo per la maggiore le idee portate avanti da Franco Basaglia e pochi altri precursori del suo tempo, ma proprio per questo oggi lo ricordiamo come uno dei più importanti pionieri della psichiatria moderna.

Biografia di Bob Beamon

Salti e imprese
29 agosto 1946

Chi è Bob Beamon?


Robert Beamon, meglio conosciuto più semplicemente come Bob Beamon, nasce a South Jamaica, nel Queens, a New York, il 29 agosto del 1946. Grande atleta statunitense, è passato alla storia del salto in lungo per aver conseguito il record mondiale alle Olimpiadi messicane del 1968, registrando una lunghezza di 8,9 metri: tale risultato è rimasto ineguagliato fino alla prova di Mike Powell del 1991. Il record di Beamon è il secondo più longevo di sempre, la cui imbattibilità è durata ben 23 anni.

Una vita non facile, quella di Beamon, nonostante la gloria sportiva che si guadagna sul campo. A soli otto mesi, sua madre, allora venticinquenne, muore di tubercolosi. A prendersi cura del piccolo Bob è sua nonna, la quale non riesce ad impartirgli, nonostante gli sforzi e a causa del quartiere turbolento nel quale si trovano a vivere, una disciplina ferrea, in grado di tutelarlo sin da bambino.

L'affidamento arriva perché il padre del futuro atleta è un violento, il quale sin dalla nascita di Bob non intende prendersene cura, allontanando moglie e figlio dalla propria vita. Come molti ragazzini infelici, il piccolo Robert è indisciplinato a scuola e non rende come dovrebbe. La svolta, come per molti altri ragazzi americani, soprattutto di colore, arriva attraverso lo sport.

Quando il futuro atleta è al liceo, viene scoperto da un importante talent scout sportivo, oltre che noto allenatore di atletica: Larry Ellis. Questi lo fa diventare membro della "All American" di atletica su pista e a squadre, impartendogli i propri preziosi insegnamenti e togliendolo, per quanto possibile, dalla strada.

Bob Beamon passa l'adolescenza tra le vie del suo quartiere, dove si rende protagonista di eventi spiacevoli: come accoltellamenti, risse e sbronze colossali. Di giorno però, lo sport sembra avere la meglio su di lui, e ben presto si rivela la sua attività principale. Ama l'atletica, ma è anche un bravo giocatore di basket.

Ad ogni modo, la svolta, almeno all'inizio della sua carriera, si chiama Università del Texas. Beamon infatti, nel 1965, si classifica al secondo posto negli Usa nella disciplina del salto in lungo e vince così un biglietto per El Paso, forte di una borsa di studio che vince grazie ai suoi meriti sportivi.

Passa circa tre anni a grandi livelli, allenandosi con attenzione e impegnandosi a lungo nella sua nuova disciplina, deciso a partecipare alle Olimpiadi di Città del Messico. Tuttavia, quando è ancora all'Università, Bob Beamon dimostra tutto il suo carattere, il quale, come in altre occasioni, gli costa caro, nonostante sia mosso da buone intenzioni. Durante una riunione di atletica, il futuro campione boicotta la gara, come segno di protesta nei confronti di alcuni partecipanti mormoni, il cui atteggiamento era apertamente razzista nei confronti delle persone di colore. A causa di questo comportamento e poco prima della sua partenza per Città del Messico, Beamon perde la borsa di studio e viene sospeso.

Da questo momento, perso il suo allenatore ufficiale, è l'olimpionico Ralph Boston, suo compagno di squadra, ad occuparsi, in via del tutto ufficiosa, dei suoi allenamenti. Abbandonato dalla giovane moglie, oberato dai debiti, l'atleta statunitense si decide ugualmente ad andare alle Olimpiadi messicane del 1968.

Sofferente d'insonnia, causa i suoi guai, il 17 ottobre del 1968, alla vigilia della finale olimpica, Bob Beamon decide di buttarsi in strada, nella metropoli messicana, alla volta di alcuni cicchetti di tequila, del tutto scoraggiato per la prova dell'indomani. Il 18 ottobre del 1968, si presenta dunque in pista un atleta frustrato, oltre che con la testa ancora annebbiata dai fumi della notte precedente.

Le prove si tengono su una pedana devastata da un tempo inclemente, con vento forte e un temporale prossimo ad annunciarsi. A questi elementi negativi, si aggiunge l'altitudine messicana, di cui si teme la conseguente rarefazione dell'aria respirabile, a tutto svantaggio degli atleti.

Beamon vede i tre atleti che lo precedono fallire le loro prove, tutti quanti, a causa delle cattive condizioni climatiche. Il giapponese Yamada, il giamaicano Brooks e il tedesco Baschert mancano il loro primo tentativo di salto. Ma quando Beamon parte, si avverte già nella corsa, nell'accelerazione prodigiosa, che l'americano ha qualcosa in più degli altri. Compie un lungo volo, con un prodigioso colpo di reni e due piccoli salti successivi, dopo aver marcato la storia e la terra battuta con il nuovo record mondiale di salto in lungo.

Alle 15.45 di quel venerdì, dopo il salto di Beamon, il giudice non riesce subito a misurare la distanza, non disponendo di un apparecchio adatto alla lunghezza raggiunta dall'atleta. Passano alcuni secondi, si richiede l'intervento di un decametro a nastro, usato per la disciplina del salto triplo, fino a quando sul tabellone non compare il risultato, per tutti incredibile, di 8,90 metri.

Il campione ci mette qualche minuto a rendersi conto, nonostante l'urlo proveniente dalle tribune. È il collega Ralph Boston a spiegargli la situazione, non conoscendo il sistema metrico decimale europeo: la gioia, condita da danze e preghiere, è incontenibile. Il temporale che segue, immediato, sembra addirittura un battesimo per quello che diventa un record straordinario, tale da scolpire il nome di Bob Beamon nella storia delle Olimpiadi e dello sport.

Mai, infatti, un record era stato infranto con così tanto scarto: il miglioramento dell'atleta newyorchese è di 55 centimetri dal precedente. Prima di lui, il record del mondo di salto in lungo era stato rotto per ben tredici volte, ma con un aumento medio di circa 6 centimetri. Il più grande sfondamento del record, fino alla sua impresa, era di appena 15 centimetri; non sorprende così che il risultato di Beamon sia rimasto intatto per 23 anni, fino al 1991.

Riferendosi al momento in cui l'atleta frana a terra, in ginocchio, sentendo dalla voce dell'amico e compagno di squadra Ralph Boston l'esito del suo risultato, un giornalista americano definisce Beamon con l'espressione di "Uomo che ha visto un fulmine", che da allora gli si incollerà addosso.

Il campione olimpico uscente invece, il britannico Lynn Davies, riferendosi all'impresa del collega gli dice pubblicamente che ha "distrutto questa specialità". Da questo momento, nel gergo dell'atletica leggera si usa un nuovo aggettivo: "beamonesco" appunto, per definire qualsiasi tipo di impresa assolutamente fuori dal normale.

Ad ogni modo, grazie a quel salto datato 1968, il giovane Bob si guadagna un posto tra i cinque più grandi momenti sportivi del XX secolo, stando almeno alla rivista "Sports Illustrated".

Quel fatidico momento però, resta la vetta della sua vita, che da quel momento inizia una seconda fase, molto meno entusiasmante. Rientra infatti dal Messico e ritorna all'università, dove riprende con il basket, altra sua grande passione. Non riuscirà però mai a diventare un professionista. Nel 1972 si laura in sociologia, alla Adelphi University.

Nell'arco dei quattro anni che lo distanziano dai successivi Giochi Olimpici del 1972 di Monaco, angosciato dalla sua stessa impresa, l'atleta di colore comincia a sperperare tutti i propri soldi. Quando riprende ad allenarsi, ormai nuovamente indebitato, si rende conto di non riuscire più a saltare come un tempo, a causa del suo piede destro, lo stesso che gli aveva consentito lo slancio al momento del suo grande storico salto.

Alle Olimpiadi che si svolgono in Germania, la squadra americana parte senza di lui, che manca clamorosamente la qualificazione olimpica. Passano diversi anni, prima che qualcuno lo rintracci, a New York, dove si occupa di ragazzi disadattati.

Nel 1979, torna a Città del Messico, in occasione dei Giochi Universitari Mondiali, e dove cerca di racimolare qualche dollaro ripercorrendo i luoghi del suo trionfo, raccontando particolari alla stampa.

Il 30 agosto del 1991, prima Carl Lewis e poi Mike Powell battono entrambi il record di Bob Beamon, saltando rispettivamente 8,91 metri (ma con vento superiore ai 2 m/s, quindi non valevole per il record) ed 8,95. L'occasione in cui si registrano tali misure però, sono i Campionati del mondo di atletica leggera di Tokyo; Beamon pertanto perde il record assoluto, ma non quello olimpico, il quale di fatto resta ad oggi ancora nelle sue mani, anzi nelle sue gambe.

Beamon viene successivamente assunto dalla Chicago State University, come direttore di atletica.

Biografia di Ingrid Bergman

Le conferme del prestigio
29 agosto 1915
29 agosto 1982

Chi è Ingrid Bergman?


Ingrid Bergman nasce a Stoccolma (Svezia) il 29 agosto del 1915, figlia unica del pittore e fotografo svedese Justus Samuel Bergman e della tedesca Friedel Adler. Quando Ingris ha appena tre anni perde la madre, fatto che le farà trascorre un'infanzia solitaria sola con il padre.

A tredici anni Ingrid si ritrova orfana di entrambi i genitori e viene adottata da parenti, che diventano suoi tutori.

Studia presso ìla scuola del Reale Teatro Drammatico (Royal Dramatic Theater) di Stoccolma, poi all'età di 20 anni conosce Peter Lindstrom, di professione medico dentista, con il quale nasce una storia d'amore. Peter la presenta a un dirigente dell'industria cinematografica svedese (Svenskfilmindustri). Ingrid ottiene così una piccola parte in "Il Conte della città vecchia" (Munkbrogreven, 1935). Nel suo film di debutto - inedito in Italia - Ingrid Bergman interpreta il ruolo di una cameriera di un modesto albergo della città vecchia di Stoccolma.

Grazie a questa piccola parte viene notata dal regista Gustaf Molander, che prova a lanciarla in Svezia per fare di lei una grande promessa: in pochi anni, dal 1935 al 1938, interpreta più di dieci film, tra cui "Senza volto" (En Kvinnas Ansikte) - di cui verrà girato un remake con Joan Crawford nella parte della protagonista - e il celebre "Intermezzo", il filme che sarà il suo passaporto per Hollywood.

Nel 1937 si unisce in matrimonio con Peter Lindstrom: l'anno seguente dà alla luce la figlia Pia Friedal.

Intanto il produttore David O. Selznick è intenzionato a girare una versione americana di "Intermezzo". Ingrid Bergman viene così chiamata negli Stati Uniti e le viene offerto un contratto da sogno: per i successivi sette anni l'attrice svedese sceglierà personalmente i copioni da recitare, i registi e anche i partner. Questi erano concessioni e privilegi insoliti per l'epoca, ma che danno un'idea precisa del prestigio che aveva raggiunto la classe di Ingrid Bergman in America, ancora prima che vi mettesse piede.

Selznick forse pensava a Ingrid Bergman come alla possibile erede di Greta Garbo, di soli dieci anni maggiore di lei, altra diva svedese (concittadina della Bergman) che dopo il passaggio dal cinema muto al sonoro si era trovata nella fase discendente della sua carriera, tanto che di lì a pochi anni si sarebbe ritirata per sempre dalle scene. Ingrid tuttavia rifiuta la proposta in quanto vuole da una parte appoggiare la carriera del marito, che sta terminando i nuovi studi intrapresi per diventare neurochirurgo, e dall'altra dedicarsi alla bambina che ha solo un anno di età. Ingrid firma il contratto solo per un anno, con la clausola di poter tornare in patria se il film non avrà successo.

Succede poi che il remake di "Intermezzo" raccoglie un enorme consenso. La Bergman torna in Svezia per completare alcuni altri film, poi nel 1940 vola negli Stati Uniti con tutta la famiglia: nel periodo successivo appare in tre film di successo.

Nel 1942 Selznick cede in prestito l'attrice alla Warner per la realizzazione di un film a basso costo, accanto a Humphrey Bogart: il titolo è "Casablanca", film destinato a entrare nella storia del cinema, diventando un classico di tutti i tempi.

Nel 1943 arriva la prima nomination all'Oscar come migliore attrice per il film "Per chi suona la campana" (For Whom the Bell Tolls, 1943).

L'anno seguente vince la statuetta per il thriller "Angoscia" (Gaslight, 1944). La sua terza candidatura consecutiva all'Oscar come migliore attrice arriva per l'interpretazione di "Le campane di Santa Maria" (The Bells of St. Mary's, 1945).

Nel 1946 esce "Notorious" (di Alfred Hitchcock, con Cary Grant): è l'ultimo film che la Bergman gira sotto contratto con Selznick. Il marito Lindstrom convince la moglie che Selznick l'ha ampiamente sfruttata, incassando milioni di dollari in cambio di un compenso di soli 80 mila dollari annui: Ingrid firma così con una nuova casa di produzione per interpretare "Arco di trionfo", con Charles Boyer, dall'omonimo romanzo di Remarque. Il film, velleitario e confuso, non avrà il successo sperato e l'attrice, che per anni aveva chiesto invano a Selznick di poter interpretare sullo schermo il ruolo di Giovanna D'Arco, decide che è venuto il momento di rischiare. Costituisce una società di produzione indipendente e, con un costo di ben 5 milioni di dollari (cifra astronomica per l'epoca), realizza il suo "Giovanna d'Arco" (Joan of Arc, 1948), produzione ricca di costumi sfarzosi, di personaggi e di scenografie spettacolari.

Il film le frutta la sua quarta nomination all'Oscar, tuttavia sarà un clamoroso fallimento. La crisi matrimoniale con Lindstrom, di cui si andava chiacchierando già da tempo, si fa più acuta e la delusione per l'insuccesso alimenta la convinzione della Bergman sull'eccessiva importanza che Hollywood attribuisce al lato commerciale del cinema, a scapito dell'aspetto artistico.

Spinta dall'amico Robert Capa, noto fotoreporter col quale intreccia una breve relazione, Ingrid si interessa alla nuova ondata di cinema che viene dall'Europa, e in particolare al neorealismo italiano. Dopo aver visto "Roma città aperta" e "Paisà", scrive al regista italiano Roberto Rossellini una lettera - rimasta famosa - dove si dichiara pronta a recitare per lui. Della lettera ricordiamo il passaggio "Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo "ti amo", sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei".

Rossellini non si lascia scappare l'opportunità: ha un copione nel cassetto destinato originariamente all'attrice italiana Anna Magnani, al tempo sua compagna nella vita, e ambientato a Stromboli. La Bergman è in Europa, impegnata nelle riprese di "Il peccato di Lady Considine" e il regista si precipita a Parigi, dove riesce a incontrarla e a proporle il progetto del film.

Ottenuto nel frattempo un finanziamento da Howard Hughes, grazie alla notorietà della Bergman, Roberto Rossellini riceve per telegramma una risposta positiva dall'attrice: nel marzo 1949 parte la lavorazione di "Stromboli terra di Dio". Il set è assediato da fotografi e giornalisti; cominciano a trapelare indiscrezioni sulla relazione sentimentale fra il regista e la sua interprete. Alla fine dell'anno la stampa pubblica la notizia della gravidanza della Bergman.

Per l'opinione pubblica americana è uno scandalo enorme: Ingrid Bergman, fino a quel momento considerata una santa, diventa improvvisamente un'adultera da lapidare e la stampa la definisce Hollywood's apostle of degradation (apostolo della degradazione di Hollywood), montando a suo sfavore una campagna denigratoria senza precedenti. Il dottor Lindstrom chiede il divorzio e ottiene l'affidamento della figlia Pia, che a sua volta dichiara di non aver mai voluto bene alla madre.

Nel 1950 Rossellini e Ingrid Bergman si sposano e nasce Roberto Rossellini Jr, detto Robertino: nella clinica romana devono intervenire le forze dell'ordine per sedare le folle di paparazzi e di curiosi. Intanto esce nelle sale il film "Stromboli terra di Dio": in Italia ottiene un buon successo, generato più che altro dalla curiosità, mentre negli Stati Uniti il film registra un fiasco clamoroso, sia per l'atteggiamento sfavorevole dei media, sia per le pressioni dei finanziatori del film, che pretendevano un montaggio che non rispecchiava in alcun modo le intenzioni dell'autore.

Ingrid Bergman nel giugno 1952 dà alla luce le gemelle Isotta Ingrid e Isabella. L'attrice riconquista lentamente le simpatie del pubblico: la stampa la ritrae in pose da casalinga e da mamma felice e la stessa afferma di aver trovato finalmente la serenità a Roma, anche se i film che continua a girare sotto la direzione di Roberto Rossellini (tra cui ricordiamo: "Europa '51" e "Viaggio in Italia") vengono ignorati dal pubblico.

Nel 1956 riceve dagli Stati Uniti una favolosa offerta da parte della Fox, che le offre di interpretare il ruolo di protagonista in una pellicola ad alto budget sulla superstite dell'eccidio della famiglia dello zar di Russia. Con questo ruolo nel film dal titolo "Anastasia" (1956, con Yul Brynner), la Bergman fa il suo ritorno trionfale a Hollywood dopo lo scandalo degli anni precedenti, vincendo addirittura l'Oscar come "Migliore attrice" per la seconda volta.

L'unione con il regista Roberto Rossellini intanto è in crisi: l'italiano parte alla volta dell'India per realizzare un documentario e ne torna dopo qualche tempo con una nuova compagna, Sonali das Gupta. Ingrid intanto riprende a interpretare film di successo - i primi due titoli sono "Indiscreto" e "La locanda della sesta felicità", entrambi del 1958 - e conosce un impresario teatrale svedese, Lars Schmidt, che diventerà il suo terzo marito (dicembre 1958).

Negli anni successivi alternare interpretazioni in film americani ed europei, ma nello stesso tempo si dedica anche al teatro e alla televisione. Il suo terzo premio Oscar - è il primo come Miglior attrice non protagonista - arriva per il suo ruolo nel film "Assassinio sull'Orient Express" (Murder on the Orient Express, 1975, di Sidney Lumet, con Albert Finney e Lauren Bacall), tratto dal raconto di Agatha Christie. Ritirando la terza statuetta Ingrid dichiara pubblicamente che, secondo la sua opinione, l'Oscar sarebbe dovuto andare all'amica Valentina Cortese, nominata per "Effetto notte", di François Truffaut.

Nel 1978 arriva dalla Svezia la proposta di lavorare assieme al più prestigioso dei suoi registi, Ingmar Bergman. Ingrid accetta con coraggio una duplice sfida: reduce da un intervento chirurgico e da una pesante chemioterapia per un tumore al seno, decide di calarsi nel difficile ruolo di una madre cinica ed egoista che ha anteposto la sua carriera all'affetto per i figli. "Sinfonia d'autunno" (Autumn Sonata) è la sua ultima interpretazione per il cinema. Considerata una prova di recitazione tra la sue migliori, per questa riceverà la sua settima nomination agli Oscar.

Nel 1980, mentre la malattia dà i segni della sua ripresa, pubblica un libro di memorie scritto assieme ad Alan Burgess: "Ingrid Bergman - La mia storia". Nel 1981 recita per la televisione nel suo ultimo lavoro, una biografia del primo ministro israeliano Golda Meir, per la quale riceverà un premio Emmy postumo (1982) come "migliore attrice".

Il 29 agosto 1982 a Londra, nel giorno del suo 67° compleanno, Ingrid Bergman muore. La salma viene cremata in Svezia e le ceneri vengono sparse insieme a dei fiori sulle acque nazionali; l'urna, oggi vuota, che le conteneva, si trova al Norra Begravningsplatsen (cimitero settentrionale) di Stoccolma.

Della sua modestia, Indro Montanelli ebbe modo di dire: "Ingrid Bergman è forse la sola persona al mondo che non consideri Ingrid Bergman un'attrice completamente riuscita e definitivamente arrivata".

Biografia di James Hunt

29 agosto 1947
15 giugno 1993

Chi è James Hunt?


James Simon Wallis Hunt nasce il 29 agosto 1947 a Londra, figlio di Sue e Wallis (un abile giocatore di Borsa), che lo crescono cercando di impartirgli una disciplina rigorosa. La famiglia Hunt vive in un appartamento a Cheam, Surrey, e si sposta a Sutton quando il piccolo James ha undici anni. Dopo aver frequentato la Westerleigh School di Hastings, nell'East Sussex, e il Wellington College di Crowthorne, nel Berkshire, Hunt abbandona l'intenzione di diventare dottore per dedicarsi allo sport: dapprima in una squadra di cricket, poi come portiere in una squadra di calcio. Molto abile anche nel gioco di tennis, fin da ragazzo sviluppa una personalità piuttosto ribelle, non di rado contraddistinta da reazioni violente.

Il suo approccio al mondo delle corse avviene in gare in cui concorrono soltanto Mini: la sua prima gara va in scena a Snetterton, ma in realtà non si concretizza, perché la macchina su cui dovrebbe correre viene giudicata irregolare. Giunto in Formula Ford nel 1968, si trova al volante di una Russell-Alexis Mk 14: conclude la sua prima gara al quinto posto, nonostante la perdita di quindici cavalli del motore dovuta a un assetto sbagliato della vettura, e vince per la prima volta a Lydden Hill. James Hunt, quindi, arriva in Formula Tre l'anno successivo, alla guida di una Merylin Mk11A. Sempre presente nei primi posti, si fa notare anche dai team di Formula 1.

Il suo debutto in Formula 1 risale al 1973, quando, alla guida di una March, prende parte al Gran Premio di Montecarlo a stagione inoltrata: partito dal diciottesimo posto sulla griglia di partenza, si classifica ottavo sul traguardo. Quindi, dopo aver saltato il Gp di Svezia, Hunt torna in pista in Francia, dove si guadagna un sorprendente sesto posto. Confermato anche per il Gran Premio di Gran Bretagna in virtù degli ottimi risultati raggiunti in pochissimo tempo, fa segnare il giro più veloce e conclude al quarto posto: la stagione si concluderà con due podi, un secondo e un terzo posto.

Il pilota londinese, così, ottiene un ingaggio dalla Hesketh, scuderia fondata dal miliardario omonimo: nel 1974, conclude la stagione con tre podi, mentre nel 1975 conquista il quarto posto in classifica generale, mettendo a segno la sua prima vittoria in Olanda. James Hunt, quindi, si trasferisce alla McLaren, con la quale vince il titolo di campione del mondo davanti a Niki Lauda, ferrarista, solo per un punto.

In realtà, la stagione inizia in maniera favorevole al pilota austriaco, che tuttavia è costretto a fermarsi in seguito all'incidente occorsogli durante il Gp di Germania: Hunt, così, ha l'opportunità di recuperare lo svantaggio e di conquistare punti sul diretto avversario. Lauda torna al volante a poco più di un mese di distanza dall'incidente, e da quel momento dà vita a un duello con Hunt che durerà fino all'ultima corsa. Ultima corsa che va in scena sul circuito del Fuji, per il Gran Premio del Giappone, sotto una pioggia molto fitta: Lauda decide di ritirarsi già al secondo giro, ritenendo troppo pericolose le condizioni della pista, mentre James Hunt conclude la corsa e vince il titolo.

Si tratta di un trionfo piuttosto inatteso per colui che viene chiamato "Hunt the shunt" (vale a dire "Hunt lo schianto", a sottolineare i suoi incidenti numerosi), uomo decisamente anti-conformista e dal carattere piuttosto brusco che lo porta a entrare non di rado in contrasto con colleghi e dirigenti. In effetti, il pilota inglese riesce ad arrivare in testa alla classifica per la prima volta nella stagione solo al termine dell'ultima gara, ma tanto gli basta, naturalmente, per guadagnarsi il titolo.

Rimasto in McLaren anche nei due anni seguenti, con tre successi conquistati (nei Gp di Gran Bretagna, Stati Uniti Est e Giappone), si rende protagonista di una polemica piuttosto aspra in occasione del Gran Premio d'Italia del 1978, quando accusa Riccardo Patrese di essere responsabile dell'incidente che ha causato la morte di Ronnie Peterson sul circuito di Monza: in realtà, le immagini televisive che verranno scoperte in seguito dimostreranno che le responsabilità di quell'avvenimento devono essere suddivise tra vari piloti, incluso Hunt stesso.

L'inglese passa alla Wolf nel 1979, prendendo il posto di Jody Scheckter. E' quello il suo ultimo anno nel mondo della Formula 1, concluso con il Gran Premio di Monaco, dopo dieci vittorie e un titolo ottenuto.

Abbandonata la vita da pilota ritenendo che ormai la macchina conti più dell'uomo, si dedica alla carriera di telecronista, non di rado lasciandosi andare ad aspre polemiche nei confronti degli ex colleghi. Chiamato in quel ruolo da Jonathan Martin, a capo della sezione sportiva della Bbc, affianca Murray Walker sulla Bbc2 per la trasmissione "Grand Prix". La sua carriera di commentatore dura tredici anni, tra alti e bassi (prima del suo debutto, per esempio, beve due bottiglie di vino). Nel 1979, inoltre, fa una piccola apparizione in "The Plank", commedia muta di genere slapstick, e insieme con Fred Emney recita in una pubblicità per Texaco Havoline Tv.

James Hunt viene trovato morto all'età di 45 anni, il 15 giugno del 1993, nella sua casa di Londra: il decesso ufficialmente è avvenuto per infarto, ma non è da escludere che possa avere inciso su di esso anche l'abuso di alcol e fumo.

Nel libro "Piloti, che gente!" Enzo Ferrari ha indicato James Hunt come esempio perfetto della cosiddetta parabola del pilota, che, dopo essere stato inizialmente affamato di vittorie, riuscendo in una sorta di trance agonistica a superare i limiti della macchina per raggiungere il successo, si distrae e viene consumato dalla fama, dagli impegni e dalla ricchezza, e perde quell'abilità che lo contraddistingueva, avviandosi a un declino lento verso la mediocrità.

Nel 2013 esce il film "Rush" (del pluripremiato regista Ron Howard) che racconta la rivalità sportiva tra Niki Lauda e Hunt, interpretato da Chris Hemsworth.

Biografia di Dominique Ingres

Incorruttibile arte
29 agosto 1780
4 gennaio 1867

Chi è Dominique Ingres?


Jean Auguste Dominique Ingres, grande pittore dell'Ottocento, è nato a Montauban (Francia) il 29 agosto dell'anno 1780. Primo di cinque figli, compie il suo apprendistato presso la bottega paterna. Nel 1791 entra nell'Accademia di Tolosa come allievo del pittore Roques, appassionato cultore di Raffaello, e in seguito del paesaggista Briant. Trasferitosi molto presto a Parigi, nel 1797, si afferma velocemente come ritrattista dell'altolocata borghesia parigina, arrivando a raffigurare persino l'imperatore Napoleone Bonaparte. Nel 1800, invece, ottiene il secondo posto al concorso per il Prix de Rome con "Scipione e Antioco".

Giunto in Italia nel 1806 per studiare la scultura antica e la pittura del Rinascimento, vi rimane fino al 1824. Alle opere di soggetto classico, come "Giove e Teti" (Aix en Provence, Musée Granet), Ingres alterna dipinti di ambientazione storico-medievale raffiguranti l'amore tra Paolo e Francesca (Angers, Museo) oppure quello fra Raffaello e la fornarina (Baltimora, Art Gallery), dando così inizio alla tendenza artistica della pittura dell'Ottocento detta "trobadour". Terminato il suo pensionato a Villa Medici, prende uno studio in via Gregoriana. Esegue alcuni ritratti di personaggi francesi che vivono a Roma, come Madame Panckoucke, Cordier, Bochet, e il cavaliere de Narvins.

Nel 1813 sposa Madaleine Chapelle e appunto proprio di quello stesso anno è il "Fidanzamento di Raffaello" cui si accennava prima.

La fama raggiunta in patria grazie ai numerosi ritratti ma anche a opere impegnate quali "l'Apoteosi di Omero" del 1826, gli consente di ottenere incarichi prestigiosi: nel 1825 riceve da Carlo X la croce della Legion d'onore, poi viene eletto membro dell'Académie des Beaux-Arts mentre, dal 1835 al 1841, è direttore dell'Accademia di Francia a Roma.

Al ritorno a Parigi l'accoglienza è trionfale e anche il re lo vuole a Versailles. Gli vengono commissionati numerosi ritratti e le vetrate per la cappella in Notre Dame de la Compassion a Parigi. Nel 1846 partecipa per la prima volta a un'esposizione pubblica presso la Galerie des Beaux-Arts; l'anno successivo fa parte con Delacroix della commissione delle Belle Arti da cui si dimette nel 1849, anno in cui muore la moglie e in cui viene colpito da una malattia agli occhi.

Le opere della maturità sono frutto di lunghe elaborazioni tese al raggiungimento della bellezza e della perfezione della forma, al punto che spesso l'esecuzione finale delle parti secondarie era lasciata ai collaboratori. La grande "Odalisca", uno dei suoi oli più famosi, fu dipinta nel 1814 per Caroline Murat, moglie del re di Napoli, ed era destinato a fare da "pendant" ad un'altra opera raffigurante un altro nudo femminile, soggetto che ebbe notevole diffusione in epoca neoclassica. Ingres conferisce tuttavia al dipinto un tono esotico attraverso l'inserimento di oggetti di uso orientale: il narghilè, lo scacciamosche di piume e l'incensiere.

Nel 1851 decide di donare un consistente nucleo di sue opere al Museo di Montauban che verrà inaugurato l'anno successivo. Nel 1852 sposa Delphine Ramel. Nel 1855, quarantatre suoi dipinti vengono scelti per l'Exposition Universelle di Parigi. Tra il 1858 e il 1860 si dedica agli autoritratti e, nel 1862, viene organizzata una mostra di sue opere e viene nominato senatore. Muore il 4 gennaio 1867. Nel febbraio dello stesso anno la sua città natale decide di creare il Musée Ingres, che viene aperto al pubblico nel 1869.

Ingres ha rivoluzionato la storia della pittura con un concetto innovativo, quello "dell'arte per l'arte", ossia riconoscendo all'arte un valore assoluto, mai sottomesso a condizione alcuna.

Biografia di Michael Jackson

Re del pop
29 agosto 1958
25 giugno 2009

Chi è Michael Jackson?


Definito il "Re del pop" e "eterno Peter Pan" della musica leggera, Michael Joseph Jackson nasce il 29 agosto 1958 nella città di Gary, Indiana (USA). Di famiglia non certo benestante, Michael è fin dall'infanzia interessato alla musica, come del resto tutti gli altri componenti (la madre cantava frequentemente, il padre suonava la chitarra in una piccola band R&B), mentre i suoi fratelli maggiori lo accompagnavano suonando e cantando.

Joseph Jackson, il padre-padrone della famiglia, intuendo il talento dei figli, decide di costituire un gruppo: mai intuizione si rivelò più azzeccata.

I neonati "Jackson Five", aiutati dalla musica estremamente ritmica e coinvolgente, guidati dallo scatenato Michael passano velocemente dai piccoli show locali a un contratto con la leggendaria etichetta discografica "Motown". Realizzeranno qualcosa come quindici album (di cui quattro vedevano protagonista assoluto Michael Jackson come cantante solista) in soli sette anni, scalando le classifiche e sostenendo affollati tour.

Michael registra anche alcuni album da solista con la Motown, ma nel 1975, a causa della limitata libertà artistica concessagli, il gruppo decide di non rinnovare il contratto e scegliere una nuova etichetta. Tutti, tranne Jermaine, il quale decide di continuare a registrare album per la stessa etichetta.

Siglato un accordo con la Epic, i "Jackson Five" diventano semplicemente i "Jacksons" (il marchio e il nome del gruppo erano stati registrati dalla Motown), anche se ormai il successo sembra averli abbandonati.

Michael decide di intraprendere la carriera solista e nel 1978, partecipa come attore alle riprese del film "The Wiz", con Diana Ross, del quale incide anche la colonna sonora (partecipando in ben quattro canzoni, fra cui "You Can't Win" e "Easy on down on the road"); durante le registrazioni della colonna sonora del film conosce il leggendario Quincy Jones. Nel 1979 decide di collaborare con l'amico Quincy Jones, noto tuttofare nell'ambito R&B, registra il primo album solista per la Epic Records/CBS, "Off the Wall" (Con la Motown aveva già registrato ben quattro album come solista).

Il disco oscura il declino dei Jacksons, raggiungendo la vetta delle classifiche americane e del mondo intero. La strada per l'exploit successivo, quello che lo farà entrare nella storia come autore dell'album più venduto di sempre, è segnata. Dopo essersi riunito ai fratelli per un altro album e tour, Michael Jackson realizza il secondo album solista: "Thriller".

Siamo nel 1982 e servirà almeno un decennio per smaltire l'orgia dance che il disco "Thriller" ha prodotto. L'album rimane in cima alle classifiche per 37 settimane e ad oggi ha venduto oltre 40 milioni di copie. Celeberrimo è anche diventato l'innovativo video di lancio dell'omonimo singolo "Thriller", un videoclip di quindici minuti diretto dal regista cinematografico John Landis.

Nonostante il nuovo status da superstar, Jackson ancora una volta si esibisce con i fratelli nel 1984 (Victory Tour), evento che spinge qualcuno degli altri membri di famiglia alla carriera solista (come le sorelle Janet Jackson e La Toya Jackson).

Intanto, il sempre più paranoico Michael compra un enorme ranch in California, ribattezzato "Neverland", attrezzandolo a parco giochi e invitando ragazzi sempre più piccoli a visitarlo e rimanere ospiti da lui.

La sua propensione per la chirurgia plastica e comportamenti talvolta bizzarri (come indossare mascherine mediche in pubblico) fanno di lui un bersaglio gradito per i tabloid di tutto il mondo. Inoltre la sua riluttanza a concedere interviste aumenta inevitabilmente l'interesse sulla sua vita, dando àdito a "leggende metropolitane" come quella secondo cui la star dormirebbe in una sorta di camera iperbarica.

Nel 1985 acquista la ATV Publishing, che possiede i diritti di molte canzoni dei Beatles (oltre a materiale di Elvis Presley, Little Richard e altri), una mossa che a quanto sembra ha rovinato i suoi rapporti con Paul McCartney.

Lo stesso anno Michael è promotore insieme a Lionel Richie del progetto "We are the world", un singolo i cui proventi sono destinati ai bambini africani; all'interpretazione partecipano le più grandi stelle USA della canzone: il successo è planetario.

Nel 1987 esce l'attesissimo album Bad che, sebbene raggiunga facilmente la vetta delle classifiche internazionali (vendendo in breve tempo ben 28 milioni di copie), fallisce nel tentativo di raggiungere il successo di "Thriller".

Segue un altro tour mondiale ma i suoi concerti vengono criticati per l'uso del playback.

Nel 1991 "Dangerous" è un altro successo, nonostante la concorrenza con "Nevermind" dei Nirvana, che segna il distacco dal pop al "grunge" per la MTV Generation. Negli USA l'immagine di Michael Jackson viene pesantemente ridimensionata dalle voci di improbabili molestie ai minori.

L'amore di Jackson per i bambini è noto, ma le sue continue, troppe attenzioni generano sospetti a non finire, regolarmente corroborati, nel 1993, dalla denuncia di un bambino "amico" del cantante, che lo accusa di molestie. Il fatto si risolve con un accordo tra Jackson e l'accusatore (il padre del piccolo).

Nel tentativo di dare fondamento alla sua "normalità", il 26 maggio 1994 si unisce in matrimonio con Lisa Marie Presley, figlia del grande Elvis. Purtroppo, il matrimonio naufraga solo due anni dopo, anche se Jackson rimedia celermente sposando la sua infermiera che fra l'altro darà alla luce il primo figlio di Michael Jackson nel febbraio 1997.

Non si ferma neanche la voglia di fare musica ed ecco che nel frattempo esce "History", accompagnato come di consueto da un'enorme campagna promozionale, tra cui video di statue enormi di Jackson che vagano per le strade d'Europa. L'album è doppio e consiste in un disco di "greatest hits" e in uno di materiale nuovo, tra cui il singolo "Scream" (in duetto con la sorella Janet) e la canzone "They don't care about us" che diventa oggetto di controversie per i testi ritenuti da alcuni anti-semiti e quindi successivamente modificati. L'uscita viene supportata da un'altra tourné. Il blitz multimediale viene scalato per il successivo e più recente disco del 1997, "Blood on the dance floor".

Michael Jackson viene inserito nella Rock'n'Roll Hall of fame nel marzo 2001. Lo stesso anno viene organizzato un mega concerto al NYC 's Madison Square Garden per celebrare i 30 anni di carriera.

Oltre ai tributi in suo onore da Whitney Houston, Britney Spears, 'N Sync e Liza Minnelli (sua carissima amica), il concerto vede la partecipazione dei Jacksons, insieme sul palco dopo quasi 20 anni. Lo spettacolo, già sold-out, viene trasmesso dalla CBS e batte tutti i precedenti record di ascolto con oltre 25.000.000 di telespettatori.

Subito dopo il secondo concerto la città di New York viene sconvolta dalla tragedia delle Twin Towers.

Michael decide di reagire a questo duro colpo scrivendo una canzone dedicata alle vittime di quella tragedia. Raccoglie intorno a sé 40 star (Celin Dion, Shakira, Mariah Carey, Backstreet Boys, Santana) e registra il brano "What More Can I Give?" (Accompagnato da una versione in lingua spagnola dal titolo "Todo para ti", che vede la partecipazione fra gli altri anche di Laura Pausini).

Il 25 ottobre 2001 Michael e i suoi migliori amici si riuniscono a Whashington per un concerto benefico durante il quale viene presentata ufficialmente la canzone All-Star per le vittime delle Torri Gemelle.

Nell'ottobre 2001 viene pubblicato "Invincible", che contiene il singolo "You rock my world" accompagnato da un clip che, nella tradizione di Jackson, vede l'apparizione cameo di Marlon Brando e altre canzoni che vedono l'apparizione di grandi star della musica come Carlos Santana nella canzone "Whatever happens".

Nel novembre del 2003 esce la raccolta di successi "Number ones", ma anche la notizia che Michael Jackson dovrà essere arrestato per accuse plurime di molestie a bambini, con la possibilità di pagare una cauzione di tre milioni di dollari.

Il processo si conclude il 14 giugno 2005, dopo che la giuria del tribunale di Santa Maria lo dichiara non colpevole, per tutti e dieci i capi di accusa che lo vedevano imputato.

Dopo la chiusura del Neverland ranch, dopo presunti problemi di salute, con molti debiti da evadere e dopo molto tempo lontano dalle scene, nel mese di marzo del 2009 torna in pubblico organizzando a Londra una conferenza stampa per presentare il suo nuovo tour mondiale che proprio dalla capitale britannica avrebbe dovuto partire a luglio. Ma il tour non sarebbe mai iniziato: Michael Jackson muore improvvisamente a causa di un infarto, nella sua casa di Los Angeles il 25 giugno successivo, a 51 anni non ancora compiuti.

A poche settimane di distanza dal fatto si parla sempre più di un caso di omicidio, perpetrato ai danni del cantante dal suo medico personale, il quale gli avrebbe somministrato una dose letale di anestetico. L'ipotesi viene poi ufficializzata all'inizio del 2010.

Biografia di John Locke

Semi di libertà
29 agosto 1632
28 ottobre 1704

Chi è John Locke?


John Locke è considerato il filosofo della libertà. Oltre a dare un contributo alle idee sul governo della legge, la separazione dei poteri, e lo Stato ad autorità limitata, anche le sue tesi sostenute in favore della tolleranza religiosa - espresse molto chiaramente nelle sue "Letters Concerning Toleration" - sono state d'importanza fondamentale nella storia del pensiero e del progresso civile. Nato nel Somerset, Inghilterra, il 29 agosto 1632, John Locke compì i suoi studi ad Oxford, giungendo a ottenere la laurea in medicina.

La sua professione di medico lo portò a stringere amicizia con Lord Ashley, futuro primo Conte di Shaftesbury. In seguito fece riparo in Francia, ma allorché il suo mecenate cadde in discredito agli occhi del governo inglese, fu costretto a fuggire in Olanda, dove visse in uno stato di clandestinità e sotto falsa identità.

Questa vita clandestina gli fu fatale poiché venne coinvolto nel complotto mirante ad insediare sul trono il taciturno duca olandese, Guglielmo d'Orange, in ciò che sarebbe poi passata alla storia come la "Gloriosa Rivoluzione". Dalla riflessione su questo punto di svolta nella storia costituzionale inglese nascerà l'opera più famosa di Locke, "Due trattati sul governo", che verrà in seguito usata come manifesto ideologico per gli eventi politici legati alla rivoluzione.

Tornò a Londra verso la fine del 1679 per essere di nuovo vicino a Shaftesbury che era ritornato al potere. Ma questi, incolpato di alto tradimento, fu costretto a fuggire in Olanda dove morì poco dopo (1682). Nonostante il suo contegno prudente Locke cadde in sospetto e nel 1683 si recò in volontario esilio in Olanda dove rimase per più di cinque anni.

Qui prese parte attiva ai preparativi della spedizione di Guglielmo d'Orange che venne effettuata nel novembre 1688. Al seguito della principessa Maria, moglie di Guglielmo, John Locke ritornò in Inghilterra nel 1689, dove riguadagnò grande credito come rappresentante intellettuale e difensore filosofico del nuovo regime liberale.

Cominciò allora il periodo più intenso della sua attività letteraria. Nel 1689 usciva anonima la sua "Epistola sulla tolleranza". Nel 1690 comparve la sua opera fondamentale, il "Saggio sull'intelletto umano". Negli anni seguenti Locke attese ad altre opere filosofiche tra le quali la polemica con Stillingfleet, il trattato pubblicato postumo sulla "Condotta dell'intelletto e l'Esame di Malebranche". Nel 1693 pubblicò i "Pensieri sull'educazione" e, tra il 1695 e il 1697, i saggi sulla "Ragionevolezza del cristianesimo".

Sin dal 1691 Locke aveva accettato l'ospitalità di sir Francis Masham nel castello di Oates (Essex) a circa venti miglia da Londra, dove fu circondato da amorose cure da Lady Masham, figlia del filosofo Damaris Cudworth. In quel luogo John Locke si spense il 28 ottobre 1704.

Biografia di Maurice Maeterlinck

29 agosto 1862
6 maggio 1949

Chi è Maurice Maeterlinck?


Maurice Polydore Marie Bernard Maeterlinck nasce il 29 agosto del 1862 a Gand, in Belgio, da una famiglia benestante.

Poeta commediografo e saggista, a lui venne conferito nel 1911 il Premio Nobel per la Letteratura.

Gli studi e i primi scritti

Da ragazzo studia presso i Gesuiti, per poi iscriversi all'università seguendo i corsi di giurisprudenza. Nel 1885, a ventitré anni, pubblica alcuni romanzi brevi e poemi di ispirazione parnassiana: alcuni scampoli vengono riportati sulla rivista letteraria di Bruxelles "La Jeune Belgique". In seguito, Maurice Maeterlinck inizia a frequentare Parigi: qui entra in contatto con Villiers de l'Isle Adam, che eserciterà un'influenza notevole sulla sua produzione, e con Stéphane Mallarmé, e si lascia ispirare dal movimento simbolista che sta emergendo in quegli anni.

Nello stesso periodo, scopre il romanticismo dei fratelli August e Friedrich von Schlegel, precursori del simbolismo, e il misticismo tedesco del Trecento.

La fama improvvisa

Nell'agosto del 1890 Maeterlinck diventa improvvisamente famoso in seguito a un articolo entusiastico scritto in suo onore da Octave Mirbeau. Quest'ultimo, critico letterario di "Le Figaro", ne parla in termini estremamente positivi, definendolo come il nuovo Shakespeare belga: merito non tanto della raccolta poetica "Serres chaudes", edita l'anno precedente, quanto di "La princesse Maleine", il suo primo dramma.

Gli altri lavori

Nei mesi successivi Maurice Maeterlinck compone "L'intruse", "Les Aveugles" e "Pelléas et Mélisande", spettacoli simbolisti contraddistinti da una notevole dose di misticismo e fatalismo. Poco dopo intraprende una relazione amorosa con Georgette Leblanc, cantante che frequenterà per oltre vent'anni.

In questo periodo, ispirato da una vena molto prolifica, scrive "Intérieur", "La mort de Tintagiles", "Aglavaine et Sélysette", "Le trésor des humbles" e "Douze chansons".

Il trasferimento in Francia

Nel 1897 Maurice abbandona il Belgio in maniera definitiva e decide di vivere in Francia: inizialmente si stabilisce a Parigi. Qui compone, tra l'altro, "La sagesse et la destinée", "Ariane et Barbe-Bleue" (musicata da Paul Dukas), "Soeur Béatrice" e "Monna Vanna", ma anche "Joyzelle".

A partire dal 1907 va a vivere in un'abbazia della Normandia; l'anno successivo scrive la fiaba "L'uccellino azzurro", ritenuta il suo successo più significativo, perlomeno tra i contemporanei.

Il Nobel e le opere successive

Nel 1911 il drammaturgo belga, come detto, riceve il Premio Nobel per la Letteratura; in seguito, si dedica alla composizione di "La mort", "Marie-Magdeleine", "L'hote inconnu", "Le miracle de saint Antoine" e "Le grand secret", ma anche di "Les fiancailles" e "La puissance des morts".

Nel 1919 si sposa con l'attrice nizzarda Renée Dahon, con la quale nel decennio successivo compie viaggi in tutto il mondo: a Hollywood, su proposta di Sam Goldwyn, ma anche in Spagna, in Italia, in Palestina, in Grecia e in Egitto.

Nel frattempo Maeterlinck si dedica anche ai saggi naturalistici: dopo essersi sperimentato già nel 1901 con "La vita delle api", nel 1926 scrive "La vita delle termiti", che secondo alcuni rappresenta un plagio evidente di un lavoro di Eugene Marais, scienziato e poeta sudafricano.

Tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta Maeterlinck porta a termine "La vie de l'espace", "La grande féerie", "La vie des fourmis" ("La vita delle formiche") e "L'araignée de verre", prima di comporre "La grande loi" e "Avant le grand silence".

Gli ultimi anni

Dopo avere comprato un castello a Nizza e averlo denominato "Orlamonde", appellativo ispirato al suo dramma "Quinze Chansons", nel 1932 Maeterlinck viene nominato conte dal re del Belgio Alberto I.

Insignito anche della Legion d'onore francese, a quasi ottant'anni - nel 1939 - decide di trasferirsi negli Stati Uniti: qui scrive "L'autre monde ou le cadran stellaire". Resta in America fino al 1947, per poi tornare in Francia: dopo avere composto "Jeanne d'Arc" e "Bulles bleues"; Maurice Maeterlinck muore il 6 maggio del 1949 a Nizza.

Biografia di John McCain

Disciplina ed esperienza
29 agosto 1936

Chi è John McCain?


John Sidney McCain III nasce il giorno 29 agosto 1936 a Coco Solo, nella zona del Canale di Panama controllata degli Stati Uniti. Sia il nonno che il padre, John S. McCain Jr., vantavano una brillante carriera di ammiragli della Marina statunitense. Il nonno, John S. McCain Sr., era comandante dell'aviazione navale durante la battaglia di Okinawa nel 1945, mentre il padre era al comando delle forze armate durante la guerra del Vietnam.

John frequenta la scuola episcopale fino al 1954, poi entra all'Accademia navale di Annapolis. Consegue la laurea nel 1958; curioso come la sua bassa classificazione (895° su un totale di 900 allievi) seguisse le orme del padre del, anche loro non proprio eccellenti nei rispettivi corsi di studio.

Terminata l'accademia navale viene trasferito alla base aerea di Pensacola (Florida), dove inizia il proprio addestramento di pilota navale. Nonostante un incidente che vede il suo aereo cadere nella baia Corpus Christi, ottiene il brevetto per entrare nell'aviazione.

Nel 1965 John McCain sposa Carol Shepp, modella di Philadelphia, dalla quale adotta due figli (avuti dal precedente matrimonio), ha una figlia (nel 1966) e da cui si separerà nel 1980.

Durante la guerra in Vietnam il suo aereo viene abbattuto. E' il 26 ottobre 1967. McCain viene fatto prigioniero: detenuto per oltre cinque anni, torna in patria divenendo famoso a livello nazionale.

Nel 1980 sposa Cindy Hensley (dalla quale avrà quattro figli) e con lei si trasferisce a Phoenix, nello stato dell'Arizona.

Dopo ventidue anni di carriera militare si dedica alla politica, ai cui meccanismi viene introdotto nel 1977, come rappresentante della Marina militare al senato. Nel 1982 viene eletto al Congresso dove sostiene l'amministrazione Reagan. Si candida poi per il senato per lo stato dell'Arizona e viene eletto nel 1986.

Nel 1999 pubblica il libro "Faith of My Fathers" che racconta la storia militare della sua famiglia e che include le proprie tragiche esperienze.

Repubblicano, forte conservatore, nel 2000 decide di mettersi in corsa per la presidenza. Viene però sconfitto da George W. Bush.

Torna in corsa per le elezioni del 2008; sebbene sia conservatore, agli occhi dell'opinione pubblica mostra una considerevole indipendenza: non è raro che i suoi voti si discostino dalle linee di partito.

Nel novembre del 2008 viene sconfitto da Barack Obama.

Biografia di Charlie Parker

"Bird", Picasso del Jazz
29 agosto 1920
12 marzo 1955

Chi è Charlie Parker?


Charlie Parker nasce il 29 agosto del 1920, a Kansas City, nello stato americano del Kansas. Con ogni probabilità può essere considerato il più grande sassofonista della storia del Jazz, in assoluto, tra i primi tre grandi musicisti di questo genere che siano mai vissuti. Con Dizzy Gillespie e altri jazzisti dell'epoca ha dato vita, portandola agli estremi livelli artistici, la corrente jazzistica del cosiddetto be-bop, filone che di lì a qualche anno sarebbe sconfinato anche fuori dagli States, diventando di fatto lo stile jazz più suonato e ambito da tutti i jazzisti del Novecento.

Per rendere l'idea dell'apporto dato al genere da parte del sassofonista di colore, ricalcando il pensiero dei più importanti studiosi, critici e storici della musica, l'italiano Arrigo Polillo, profondo conoscitore del settore, ha definito Charlie Parker nei seguenti termini all'interno della sua famosa antologia del jazz: "Fu il Picasso dell'arte afroamericana, l'uomo che reinventò la sintassi e la morfologia della musica jazz e ne deviò il corso".

Charlie Parker nasce a Kansas City, sobborgo dell'omonimo stato e, ironia della sorte, si trasferisce quasi subito a Kansas City, invece la grande città dello stato del Missouri. Accade che quando il futuro "Bird" è ancora un bambino, suo padre abbandoni la famiglia, restando di fatto nella prima Kansas e allontanandosi per sempre dalla moglie e dal figlio. Parker Senior è un guitto male in arnese e poco noto, assoldato presso alcune compagnie di vaudeville della zona. Lo stesso Charlie non lo rivedrà che da morto, parecchi anni dopo, al suo funerale, per giunta causato da una pugnalata ricevuta da una prostituta.

La madre è una donna di pulizie e dopo l'abbandono subìto dal marito si trasferisce con il figlio nel Missouri, trovando un lavoro che la impegna nelle ore notturne. Iscrive Charlie alla Lincoln High School, che frequenta per qualche anno, con scarsi profitti. Il futuro jazzista passa le sue giornate intrufolandosi in quello che sarà il suo mondo, ascoltando e imparando da alcuni grandi maestri, come Lester Young e Buster Smith, detto "Il professore", entrambi attivi nei cabaret di Kansas City.

Nel 1935, all'età di appena quindici anni, Charlie Parker sposa una ragazza di diciannove anni, di nome Rebecca Ruffin. Nel frattempo può considerarsi già un musicista professionista, benché ancora di livello mediocre. Ha già conosciuto le droghe e ne fa un largo uso. Il periodo, musicalmente parlando, è fulgido in città. E c'è posto anche per lui, che dal 1934 suona per alcune orchestrine, come quella al seguito del pianista Lawrence Keyes.

Ci mette un paio d'anni a maturare e subito, i migliori della zona, come Buster Smith e Jay McShann, lo vogliono a suonare nelle loro orchestre. A quei tempi si sente già il numero uno e, lasciando al palo moglie e figlio, decide di abbandonare la città di Kansas, per dirigersi a Chicago, viaggiando nascosto in un carro merci. Il passaggio è breve e subito Parker intuisce che è New York la meta giusta. Vi si reca e si fa ospitare dal suo ex capo orchestra, Buster Smith, quasi di nascosto dalla moglie. Il giovane jazzman vive di notte: lavora nei locali e, quando glielo permettono, suona durante le jam session.

Fa lo sguattero, in pratica, sia al Clarke Monroe's e sia al Jimmy's Chicken Shack, un locale elegante dove si esibisce quasi ogni sera Art Tatum, e che Charlie frequenta solo per ascoltare il grande pianista. Passa qualche tempo e comincia a guadagnarsi da vivere con la musica. Viene assunto nell'orchestra del Parisian Ballroom, una sala da ballo nei dintorni di Times Square. Muore suo padre in questi giorni, e Parker fa un breve ritorno nella Kansas natia. Ci resta poco però, il richiamo di New York è forte e vi ritorna, senza pensarci due volte, determinato a mettere a punto quello che già chiama il suo stile.

Tra il 1940 e il 1941 Parker incide i suoi primi dischi. Ha appena vent'anni, ma ha raggiunto un proprio suono, maturo e riconoscibile, secondo alcuni già "superbo", come lo definiscono dei colleghi al termine di un suo famoso concerto al Savoy, nel quartiere di Harlem.

Nel 1942 Bird evita l'esercito dichiarandosi tossicodipendente. Grazie ad alcuni suoi ammiratori riesce a mettersi in contatto con Dizzy Gillespie, e poi con Earl Hines, il quale lo assume nella sua orchestra. Parker vi lavora per dieci mesi, mancando le prove, talvolta addormentandosi sul palco, spesso scomparendo per giorni e ricevendo sempre, puntuali, le multe del capo orchestra.

Indisciplinato fino al midollo allora, se ne va definitivamente, prendendo a girovagare per alcune città, come Washington e Chicago, prima di ricevere una nuova chiamata da New York, questa volta nell'orchestra di un altro grande del tempo, Billy Eckstine, esattamente nella primavera del 1944.

L'atteggiamento di "Bird" però non cambia e ben presto, il sassofonista si rende conto che se vuole sopravvivere, è solo attraverso piccole formazioni da lui guidate, nient'altro che in questo modo.

Si "vende" allora alla Cinquantaduesima Strada e al "Three Deuces" trova definitivamente il suo sound, in un locale piccolo che però, grazie a lui, diventa la culla dei nuovi bopper.

Tra il 1944 e il 1945 le incisioni con musicisti occasionali si moltiplicano: per l'etichetta Savoy, Parker registra molti pezzi nuovi in questo periodo, come la celebre "Red Cross". Di lì a poco si ritrova con Dizzy Gillespie ad incidere una serie di brani che segnano l'inizio di un nuovo modo di fare il jazz, come "Groovin' high", "Dizzy Atmosphere" e "All the things you are", seguiti qualche mese dopo da "Salt peanuts", "Lover man" e "Hot house".

Nell'autunno del 1945, sempre per la Savoy, incide un'altra serie di brani, tra cui c'è anche "Ko ko", secondo alcuni il suo capolavoro. La gran parte del pubblico e della critica però, a parte alcune eccezioni, non riesce ancora a penetrare in tutto e per tutto il nuovo modo di suonare di Dizzy e Bird e quest'ultimo si consola con le droghe, con l'alcol e, anche e soprattutto, con le donne.

Sposa Geraldine Scott da cui divorzia quasi subito, per amare e sposare, in Messico, successivamente (dimenticandosi però di non aver divorziato ufficialmente da Geraldine), la meteora Doris Snydor. In questo stesso periodo, conosce e ama anche Chan Richardson, la donna bianca che fa un po' da mecenate con gli artisti neri della zona e con cui resterà in contatto fino alla sua morte.

Durante questi anni, Bird mangia e beve come nessuno, all'eccesso, e stessa cosa fa con gli stupefacenti e, nonostante suoni praticamente ogni giorno, è sempre in cerca di denaro, che talvolta si fa prestare senza restituire mai più.

Sempre nel 1945, Charlie e Dizzy si recano alla conquista di Hollywood, per portare il nuovo sound newyorchese da quelle parti, al Billy Berg's. Tuttavia i colleghi californiani si fanno vedere solo di rado e, spesso, quando si recano appositamente per sentire Bird, finisce che non lo trovano nemmeno, a causa del suo peregrinare in giro senza meta, preda delle droghe e dell'alcol. Lo stesso Gillespie deve assumere un sassofonista di riserva durante quel tour.

Quando arriva il momento di ritornare a New York, finita la scrittura al Billy Berg's, manca Parker all'appello; questi nel frattempo ha conosciuto il tipo giusto in grado di procurargli l'eroina, soprannominato "Moose the Mooche", a cui dedica persino un pezzo, oltre al 50% delle sue stesse royalties.

Dopo qualche mese, si viene a sapere che Bird ha trovato un nuovo impiego e suona praticamente quasi tutte le sere al "Finale", un locale situato nel quartier di Little Tokyo, a Los Angeles. Nel 1946, il luogo diventa il nuovo centro nevralgico del jazz americano, grazie a Parker e soci.

Ross Russell, un produttore, dà vita alla nuova etichetta Dial, che accoglie in quel periodo tutte le invenzioni di Bird, in stato di grazia. Il periodo non dura per sempre e con la chiusura del Finale, a causa dello smercio di droga, scompare anche il periodo aureo californiano per Parker.

Bird se la passa male allora, non avendo più eroina disponibile; comincia a bere in modo smodato. Nemmeno Norman Granz, con la sua Jazz at the Philarmonic, per cui suona in qualche occasione, riesce a tirarlo fuori dai guai.

Nel luglio del 1946, Russell cede alle insistenze di Bird, e dà vita ad una seduta d'incisione, nonostante Parker sia messo malissimo. Per l'occasione infatti, è presente anche uno psichiatra, chiamato apposta per evitare che Bird dia in escandescenza, come gli capita in quel periodo. La registrazione, tuttavia, contiene una versione leggendaria di "Lover man", secondo molti la migliore mai suonata nella storia del jazz, per pathos ed intensità emozionale, la quale ha ispirato diversi racconti e romanzi di celebri scrittori, come "Il persecutore" di Julio Cortazar, inserito nella sua opera dal titolo "Bestiario".

Alla famosa seduta assiste anche il giornalista Elliott Grennard, che qualche mese dopo pubblica un racconto intitolato "Sparrow's Last Jump", uscito sulla rivista Harper's Magazine nel maggio del 1947 e incentrato sulla leggendaria esperienza vissuta al fianco di Parker. Durante la seduta vengono incisi solo altri due brani, "The Gypsy" e "Bebop", prima di riaccompagnare uno stremato Bird in albergo.

Passano alcune ore e il sassofonista impazzisce, piomba nudo e urlante nella hall dell'hotel e dà fuoco al letto della sua stanza, prima di essere portato via dalla polizia. Viene internato nel reparto psichiatrico del "Camarillo State Mental Hospital", a un centinaio di chilometri da Los Angeles, dove rimane ricoverato per sei mesi, componendo il noto brano "Relaxin' at Camarillo".

Trascorre alcuni mesi sobrio ma, al ritorno definitivo a New York, dal 1947 in poi, ricomincia a drogarsi. Passa alcuni anni tra alti e bassi, fisici e musicali, tuttavia incidendo sempre per le etichette discografiche Savoy e Dial, spesso in compagnia del cosiddetto "quintetto classico", con Miles Davis al flicorno e Max Roach alla batteria. Riprende anche a suonare al Three Deuces e al The Onyx, con Gillespie, che invano cerca ogni volta di ripulirlo, senza mai riuscirci.

Suona con i migliori di sempre, come Miles Davis, Howard McGhee, Red Rodney, Fats Navarro, Kenny Dorham, Dexter Gordon, il vibrafonista Milt Jackson e Bud Powell, oltre ai vari Barney Kessel, Ray Brown e Charles Mingus.

Nel 1949 la "Metronome", storica etichetta, mette insieme Parker con Lennie Tristano e Pete Rugolo, oltre ad altri grandi di sempre, dando vita a storiche incisioni. Nel 1950, Bird incide a New York con una grande orchestra d'archi. È un successo finanziario, forse l'unico della sua vita, ma gli amici di vecchia data glielo rinfacciano, causando in lui una forte delusione. In verità Parker è sempre stato un cultore della musica colta europea, da Schoenberg a Debussy a Stravinsky.

Nello stesso anno traversa l'Atlantico, già varcato anni addietro per uno sfortunato tour parigino, e si reca in Svezia, dove tiene alcuni concerti. Viene nuovamente invitato da Delaunay a suonare a Parigi ma, nonostante gli annunci, non si presenta.

Nel frattempo, a New York, in suo onore, nasce il "Birdland", un locale dove si suona solo la sua musica. Tuttavia, anche qui, Parker ci mette poco a farsi cacciare, a causa dei suoi comportamenti.

Dal 1950 al 1953 compie alcune buone incisioni, ma molto appannate in confronto alla esecuzioni che vanno tra il 1947 e il 1948 con la Savoy e la Dial. E' sempre più schiavo della droga e riesce a tenersi in vita, per così dire, solo grazie all'aiuto della sua vera e unica compagna di una vita, la paziente Chan Richardson.

All'inizio del 1954 Parker compie un'ultima puntata in California, per sostituire il collega Stan Getz, arrestato per aver minacciato con una pistola un farmacista perché a corto di stupefacenti. Esegue delle buone performance ma impazzisce letteralmente quando lo raggiunge la notizia della morte della sua figlioletta Pree, avuta con Chan e stroncata da una polmonite.

A New York passano alcuni mesi e viene ricoverato nuovamente in manicomio, al Bellevue Hospital. Viene dimesso, suona con la Philarmonic, con Sarah Vaughan, ma ritorna di sua spontanea volontà in ospedale, solo qualche giorno dopo.

Tiene i suoi ultimi concerti il 4 e il 5 marzo del 1955, al "Birdland". Sarebbe dovuta essere una "all star band", insieme con Powell (anch'egli provato dalle droghe e dalla follia), Charles Mingus, Art Blakey e Kenny Dorham… Ma è un fiasco totale: Parker non ce la fa più.

Passano alcuni giorni e Bird si reca da un'amica, un'altra mecenate bianca, la baronessa Nica Rothschild de Koenigswarter. Viene chiamato un medico, convinto dalle pessime condizioni del musicista, a fargli visita ogni giorno. Ne passano circa tre e il 12 marzo del 1955, Charlie Parker muore davanti al televisore, nell'appartamento della baronessa, ufficialmente per polmonite.

Il coroner, chiamato a fargli l'autopsia, non sapendo individuare subito la causa, scrive sul referto che la salma appartiene ad un uomo di circa cinquantatre anni. Quando muore, invece, Bird ha solo trentaquattro anni.

I tributi in musica in suo onore sono innumerevoli; ispirato alla sua vita è il film "Bird" del 1988, diretto da Clint Eastwood, e interpretato da Forest Whitaker nei panni del musicista.

Biografia di Joel Schumacher

Costumi hollywoodiani
29 agosto 1939

Chi è Joel Schumacher?


Joel Schumacher nasce a New York il 29 agosto del 1939. Sua madre è un'ebrea di origini svedesi e suo padre un battista proveniente dal Tennesse e, come lui stesso dice, cresce come un american mongrel - un meticcio americano. Perde il padre quando ha solo quattro anni, e da questo momento vive con la madre nel quartiere popolare di Long Island a New York. La madre fa la sarta e Joel passa il suo tempo quasi abbandonato a se stesso, leggendo i fumetti di Batman e passando i pomeriggi al cinema con i film di Audrey Hepburn e Cary Grant. Questo periodo è molto importante per la sua formazione successiva e per la definizione dei suoi gusti e dei suoi interessi. La sua passione per la moda si sviluppa sempre più grazie all'attività di vetrinista che svolge quanto è ancora poco più che un ragazzino. Si diploma nel 1965 alla Parson School of design e poi frequenta il Fashion Institute of technology.

Inizia così la carriera di disegnatore di moda, gestendo, contemporaneamente, una originale boutique, la Paraphernalia, in collaborazione con Andy Warhol. Per Joel Schumacher gli anni Sessanta sono i più belli da un punto di vista lavorativo: inizia, infatti, una lunga collaborazione anche con la Revlon. Da un punto di vista però strettamente personale gli anni Sessanta segnano la sua discesa agli inferi. La sua dipendenza dalle droghe, cominciata da quando era poco più di un bambino, peggiora al punto che passa tutto il giorno in casa con le finestre oscurate da delle coperte ed esce solo a notte fonda. Le cose cambiano drasticamente negli anni Settanta quando si trasferisce in California. Riesce così a disintossicarsi dall'abuso di droghe, anche se continuerà a bere smodatamente per ancora un ventennio.

In California inizia a lavorare nel mondo del cinema come costumista. Il suo primo lavoro importante risale al 1973, quando lavora come costumista nel film di Woody Allen "Una pazza storia d'amore".

Grazie a questo primo lavoro riesce a prendere contatti importanti e comincia la sua attività di regista. Il suo primo film è una produzione televisiva del 1974 per la NBC intitolata "The Virginia Hill Story". In questo periodo comincia anche a lavorare come sceneggiatore e scrive e dirige i film: "Car wash" nel 1976, "D.C.cab" nel 1983, "St. Elmo's Fire" nel 1985 e "Ragazzi perduti" nel 1987.

Il grande successo arriva agli inizi degli anni Novanta, quando lo scrittore John Grisham gli chiede di trasporre su pellicola il suo thriller "Il cliente". Joel sceglie come protagonista maschile Tommy Lee Jones e come protagonista femminile Susan Sarandon, che riceve una nomination agli Oscar come miglior attrice.

Nel 1995 ottiene i diritti per realizzare "Batman Forever". I due precedenti episodi girati da Tim Burton sono considerati troppo lugubri e seri così a Joel Schumacher viene chiesto di vivacizzare il film. La sua versione con protagonisti Val Kilmer e Jim Carrey diventa il blockbuster dell'estate con un incasso negli Stati Uniti di ben 184 milioni di dollari. Nel 1997 segue un altro fortunato episodio della saga del personaggio creato da Bob Kane, intitolato "Batman e Robin".

La grande abilità del regista nel dirigere gli attori gli consente di scoprire numerosi nuovi talenti come Matthew McConaughey, che recita nel film del 1996 "Il momento di uccidere"; oppure Colin Farrell, protagonista nel 2000 del film ambientato in Vietnam "Tigerland", e Chris Rock che recita nel 2002 nel film "Bad's Company".

Nel 2004 gira la versione cinematografica del musical di Andrew Lloyd Weber "Il fantasma dell'opera".

Negli anni successivi realizza molti film: "In linea con l'assassino" (2002), "Veronica Guerin - il prezzo del coraggio" (2003), girato in Irlanda con ben 93 location differenti, "Number 23" (2007) "Blood Creek" (2009), "Twelve" (2010), "Man in the mirror" (2011). Con il film sulla vera storia della giornalista Veronica Guerin, uccisa per aver scoperto e denunciato il traffico di droga nella capitale irlandese, Schumacher dimostra di essere capace non solo di gestire i grossi capitali che gli mette a disposizione Hollywood, ma anche di saper realizzare film a budget ridotto.

Nonostante sia considerato ormai un regista d'esperienza, ha dichiarato di sentirsi ancora un apprendista e di voler continuare a girare film perché, a suo dire, non ha ancora girato la sua opera migliore. Ha dichiarato ufficialmente la sua omosessualità, ma a quanti gli chiedono di parlarne oppone un netto rifiuto, sostenendo che in fondo non ci sia nulla da aggiungere.

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