Biografie di personaggi famosi e storici nato il 22 agosto

Biografie di personaggi famosi e storici


Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità:

1. Ray Bradbury
2. Henri Cartier-Bresson
3. Claude Debussy
4. Maria Cristina delle Due Sicilie
5. Alfredo Oriani
6. Dorothy Parker
7. Carlo Pisacane
8. Ignazio Silone
9. Mats Wilander
10. Deng Xiaoping


Biografia di Ray Bradbury

Storie d'altri mondi
22 agosto 1920
5 giugno 2012

Chi è Ray Bradbury?


Ray Douglas Bradbury nasce il 22 agosto del 1920 a Waukegan, nell'Illinois, figlio di Esther, un'immigrata svedese, e Leonard, operaio: il suo secondo nome, Douglas, gli viene assegnato in onore dell'attore Douglas Fairbanks.

Dopo avere trascorso un'infanzia serena, nel 1926 Ray si sposta con il resto della famiglia a Tucson, in Arizona; a undici anni comincia a scrivere i suoi primi racconti. Nel 1934 i Bradbury si spostano a Los Angeles, con Leonard in cerca di lavoro: le condizioni economiche della famiglia sono tutt'altro che ottimali.

Alla fine, comunque, il padre di Ray riesce a trovare un impiego, e così i Bradbury decidono di rimanere definitivamente nella città degli angeli, stabilendosi nelle vicinanze dell'Uptown Theater, sulla Western Avenue: si tratta della struttura di riferimento della Fox e della MGM, e Ray ne approfitta ogni settimana per spiare film e trailer.

I primi scritti

Nel frattempo, Ray Bradbury coltiva la sua passione per la lettura: a dodici anni si dedica alla scrittura delle sue prime storie horror, nel tentativo di imitare uno dei suoi autori preferiti, Edgar Allan Poe; si appassiona, inoltre, alle opere di Edgar Rice Burroughs e di Jules Verne. I suoi sforzi vengono premiati: nel 1946, infatti, Bradbury riesce a pubblicare "La scampagnata d'un milione di anni".

Nel 1947 sposa Marguerite McClure, una ragazza di due anni più giovane di lui (che gli darà quattro figlie: Susan, Ramona, Bettina e Alexandra), mentre nel 1950 decide di raccogliere le sue "Cronache marziane" (titolo originale: "The Martian Chronicles") in un unico volume, che gli permette di arrivare al successo a soli trent'anni.

Nella storia della letteratura mondiale

Poco dopo, scrive l'antologia "Il gioco dei pianeti" e "Destinazione… Terra!" ("It Came from Outer Space"), ma soprattutto "Gli anni del rogo", romanzo breve che viene pubblicato sulla rivista "Galaxy Science Fiction" e che nel 1953 viene espanso diventando "Fahrenheit 451": un elogio alla lettura e alla letteratura ambientato in una società immaginaria e distopica.

Si tratta del libro che consacrerà Bradbury a fama perpetua, la storia di ribelli che si nascondono in una foresta per leggere e sottrarsi alla furia delle autorità impegnate a bruciare tutti i libri esistenti: un racconto che non nasconde una certa influenza del clima dell'epoca contraddistinto dal maccartismo americano, tra persecuzioni e perseguitati.

Gli anni '50

Gli anni Cinquanta si rivelano particolarmente prolifici per Ray Bradbury: al 1953 risale "Le auree mele del sole" ("The Golden Apples of the Sun"), mentre di due anni più tardi è "Paese d'ottobre" ("The October Country").

Il 24 maggio del 1956, a testimonianza della popolarità raggiunta, l'autore americano appare in una puntata (la trentacinquesima della sesta stagione) del famoso quiz "You Bet Your Life", condotto da Groucho Marx.

Nello stesso anno, si occupa di redigere la sceneggiatura di "Moby Dick", film diretto da John Huston e tratto dal romanzo omonimo di Herman Melville. Tra il 1957 e il 1959, invece, vedono la luce "L'estate incantata" ("Dandelion Wine") e l'antologia "La fine del principio" ("A Medicine for Melancholy").

Gli anni '60 e '70

Nel 1962 Bradbury scrive "Il popolo dell'autunno" ("Something Wicked This Way Comes"), prima di dedicarsi alle antologie "Le macchine della felicità" ("The Machineries of Joy") e "Il corpo elettrico" ("I Sing the Body Electric!"). Nel 1972 vengono dati alle stampe "Il meraviglioso vestito color panna e altre commedie" ("The Wonderful Ice Cream Suit and Other Plays") e "L'albero di Halloween" ("The Halloween Tree"). Dopo avere realizzato "Molto dopo mezzanotte" ("Long After Midnight"), nel 1979 Bradbury porta a termine l'adattamento teatrale di "Fahrenheit 451".

Gli anni '80

Nonostante il passare degli anni, la penna dello scrittore americano si conferma sempre produttiva: tra il 1983 e il 1985 vengono pubblicati "Dinosauri" ("Dinosaur Tales"), "34 Racconti" e "Morte a Venice" ("Death is a Lonely Business"). Nella seconda metà degli anni Ottanta, Bradbury dà alle stampe "Omicidi di annata", "Lo Zen nell'arte della scrittura" ("Zen in the Art of Writing") e "Viaggiatore nel tempo" ("The Toynbee Convector"), prima di scrivere "La follia è una bara di cristallo" ("A Graveyard for Lunatics").

In seguito, si dedica a "Verdi ombre, balena bianca" ("Green Shadow, White Whale") e a "I fiori di Marte" ("Quicker than the Eye").

Gli ultimi anni di vita

Nel 1999, l'autore statunitense è vittima di un infarto, dal quale si salva ma che lo costringe, da quel momento, a spostarsi su una sedia a rotelle. Nonostante questo, Ray Bradbury continua a scrivere: pubblica "Ahmed e le macchine dell'oblio" ("Ahmed and the Oblivion Machines"), "Ritornati dalla polvere" ("From the Dust Returned"), "Tangerine" ("One More for the Road") e "Constance contro tutti" ("Let's All Kill Constance").

Dopo avere scritto "Addio all'estate" ("Farewell Summer") e essere stato insignito dal sovrano del Regno di Redonda del titolo di Duca di Diente de Leòn, nel 2007 Ray Bradbury riceve in Francia l'onorificenza di Commendatore dell'Ordre des Arts et des Lettres.

Nel 2009 appare per l'ultima volta a un incontro di science fiction: da quel momento, decide di ritirarsi dalla vita pubblica, complice il passare inesorabile degli anni. Pur avendo sempre impedito la pubblicazione digitale delle sue opere, nel 2011 acconsente alla pubblicazione di "Fahrenheit 451" in formato elettronico.

Ray Bradbury muore a Los Angeles, nella villa in cui si era ritirato, il 5 giugno del 2012, all'età di novantuno anni, dopo avere completato la sua ultima opera: "Ora e per sempre" ("Now and Forever").

Curiosità

Un mese dopo la morte dello scrittore, il 6 agosto 2012 atterrò su Marte il rover Curiosity: pochi giorni più tardi, il 22 agosto, gli scienziati della NASA coinvolti nel progetto Mars Science Laboratory decisero di intitolare Bradbury Landing l'area marziana dell'atterraggio.

Biografia di Henri Cartier-Bresson

Maestro del carpe diem
22 agosto 1908
2 agosto 2004

Chi è Henri Cartier-Bresson?


Non sono necessarie molte presentazioni per chi è conosciuto come il padre della fotografia e ha fermato nei suoi scatti quasi un secolo di eventi. Henri Cartier-Bresson, uno tra i più convinti puristi della fotografia è nato il 22 agosto 1908 a Chanteloup (Francia), 30 chilometri ad est di Parigi, da una famiglia alto borghese amica delle arti. Inizialmente si interessa solo di pittura (grazie soprattutto all'influenza di suo zio, artista affermato, che all'epoca considerava un po' come un padre spirituale), e diventa allievo di Jaques-Emile Blanche e di André Lhote, frequenta i surrealisti e Triade, il grande editore.

Dagli inizi degli anni '30 sceglie definitivamente di sposare la fotografia.

Nel 1931, a soli 23 anni, ritornato in Francia dopo un anno in Costa d'Avorio, Henri Cartier-Bresson scopre la gioia di fotografare, compra una Leica e parte per un viaggio che lo porta nel sud della Francia, in Spagna, in Italia e in Messico. La Leica con la sua maneggevolezza e la pellicola 24x36 inaugurano un modo nuovo di rapportarsi al reale, sono strumenti flessibili che si adattano straordinariamente all'occhio sempre mobile e sensibile del fotografo.

L'ansia che rode Cartier-Bresson in questo suo viaggio fra le immagini del mondo lo porta ad una curiosità insaziabile, incompatibile con l'ambiente borghese che lo circonda, di cui non tollera l'immobilismo e la chiusura, la piccolezza degli orizzonti. Nel 1935 negli USA inizia a lavorare per il cinema con Paul Strand; tiene nel 1932 la sua prima mostra nella galleria Julien Levy.

Tornato in Francia continua per qualche tempo a lavorare nel cinema con Jean Renoir e Jaques Becker, ma nel 1933 un viaggio in Spagna gli offre l'occasione per realizzare le sue prime grandi fotografie di reportage.

Ed è soprattutto nel reportage che Cartier-Bresson mette in pratica tutta la sua abilità e ha modo di applicare la sua filosofia del "momento decisivo": una strada che lo porterà ad essere facilmente riconoscibile, un marchio di fabbrica che lo distanzia mille miglia dalle confezioni di immagini celebri e costruite.

Ormai è diventato un fotografo importante. Catturato nel 1940 dai tedeschi, dopo 35 mesi di prigionia e due tentate fughe, riesce a evadere dal campo e fa ritorno in Francia nel 1943, a Parigi, dove ne fotografa la liberazione.

Qui entra a far parte dell'MNPGD, un movimento clandestino che si occupa di organizzare l'assistenza per prigionieri di guerra evasi e ricercati.

Finita la guerra ritorna al cinema e dirige il film "Le Retour". Negli anni 1946-47 è negli Stati Uniti, dove fotografa soprattutto per Harper's Bazaar.

Nel 1947 al Museum of Modern Art di New York viene allestita, a sua insaputa, una mostra "postuma"; si era infatti diffusa la notizia che fosse morto durante la guerra.

Nel 1947 insieme ai suoi amici Robert Capa, David "Chim" Seymour, George Rodger e William Vandivert (un manipolo di "avventurieri mossi da un'etica", come amava definirli), fonda la Magnum Photos, cooperativa di fotografi destinata a diventare la più importante agenzia fotografica del mondo.

Dal 1948 al 1950 è in Estremo Oriente. Nel 1952 pubblica "Images à la sauvette", una raccolta di sue foto (con copertina, nientemeno, che di Matisse), che ha un'immediata e vastissima eco internazionale.

Nel 1955 viene inaugurata la sua prima grande retrospettiva, che farà poi il giro del mondo, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.

Dopo una serie di viaggi (Cuba, Messico, India e Giappone), dal 1966 si dedica progressivamente sempre più al disegno.

Innumerevoli, in questi anni, sono i riconoscimenti ricevuti, così come le esposizioni organizzate e le pubblicazioni che in tutto il mondo hanno reso omaggio alla sua straordinaria produzione di fotografo e di pittore.

Dal 1988 il Centre National de la Photographie di Parigi ha istituito il Gran Premio Internazionale di Fotografia, intitolandolo a lui.

Oltre ad essere universalmente riconosciuto tra i più grandi fotografi del secolo, Henri Cartier-Bresson ha avuto un ruolo fondamentale nella teorizzazione dell'atto del fotografare, tradotto tra l'altro nella già ricordata e celebre definizione del "momento decisivo".

Poco prima di raggiungere i 96 anni, è morto a Parigi il 2 agosto 2004. La notizia ha commosso e fatto il giro del mondo solo due giorni più tardi, dopo i funerali.

Biografia di Claude Debussy

L'amore per le donne e per la musica
22 agosto 1862
25 marzo 1918

Chi è Claude Debussy?


Claude-Achille Debussy nasce il 22 agosto del 1862 a Saint-Germain-en-Laye (Francia). Proveniente da una famiglia benestante di venditori di porcellane, a soli dieci anni entra al Conservatorio di Parigi (vi rimarrà fino al 1884) per studiare composizione con Giraud e pianoforte con Marmontel. A diciotto anni, intraprende una relazione segreta con la moglie di un avvocato parigino, Blanche Vesnier: una relazione che durerà otto anni e che si spegnerà con il trasferimento del musicista a Roma.

Dopo aver conquistato, grazie alla scena lirica "L'enfant prodige", il "Prix de Rome", rimane nella capitale italiana fino al 1887. Durante questo periodo il suo stile di compositore risulta influenzato dall'ascolto di Gamelan di Giava. Nella cantata "La damoiselle elue", risalente al 1888, e nei "Cinq poemes de Baudelaire", composti nell'anno successivo, si riflettono echi di Wagner, mentre altre opere dello stesso periodo (in special modo le arie composte partendo dai poemi dell'amico Verlaine, come "Fetes galantes", "Trois melodies" e "Ariettes oubliees") mettono in mostra uno stile capriccioso.

Intanto, nel 1889 Debussy ha iniziato una relazione con Gabrielle Dupont, figlia di un sarto che convive con lui nel XVII arrondissement. La loro storia finirà nove anni più tardi, quando il musicista si legherà a Rosalie Texier, amica di Gabrielle con cui si sposerà nel 1899. La separazione porterà l'ex compagna di Claude a tentare il suicidio.

Tra i lavori per orchestra più importanti di Debussy di questo periodo vale la pena di segnalare i tre "Notturni" creati nel 1899: si tratta di studi con struttura velata, movimenti completi e scorciatoie esuberanti, che risaltano la creatività dell'artista francese. Una forma più sinfonica, invece, si ravvisa ne "La mer", realizzato all'inizio del Novecento, con una parte centrale, chiamata "Jeux de vagues", che procede attraverso un'ampia varietà di sfumature e un'immediatezza modesta.

Nel frattempo l'artista entra in crisi con la moglie Rosalie, per quanto questa fosse benvoluta dai suoi amici e colleghi. Ciò che Debussy contesta alla coniuge è una scarsa cultura, e una sensibilità musicale totalmente assente. Nel 1904, quindi, Claude entra in contatto con la moglie del banchiere Sigismond Bardac Emma, il cui figlio è allievo proprio del musicista. Donna brillante ed elegante, raffinata e stimata cantante, Emma diventa oggetto del desiderio di Debussy, che per lei scrive "L'isle joyeuse", e lascia la moglie.

Anche lei, come già la Dupont, tenta di suicidarsi: recatasi in Place de la Concorde, si spara ma sopravvive, anche se vivrà il resto della propria esistenza con il proiettile incastrato in una vertebra. L'avvenimento, in ogni caso, suscita scandalo nella Parigi dell'epoca, al punto che Debussy ed Emma, nel frattempo rimasta incinta di lui, fuggono in gran segreto in Inghilterra: è il 1905. Alloggiati al Grand Hotel di Eastbourne, trascorrono giorni felici, con Debussy che ha la possibilità di concludere "La Mer". In autunno, tornano a Parigi per far nascere la figlia Claude-Emm.

Nel 1904 viene pubblicato "Images pour piano", il suo primo volume che richiama tonalità nuove per l'epoca: basti pensare all'influenza di Jean-Philippe Rameau o al brano "Reflets dans l'eau". Nel frattempo, Debussy inizia a associare la musica dei suoi pezzi orchestrali a impressioni visuali provenienti dalla Spagna e dall'Oriente. Lo si capisce dal volume "Estampes", per esempio, composto nel 1903, all'interno del quale si trovano brani come "Pagodes" che rievocano senza troppi misteri profumi dell'Est: in "La soirée dans Grenade", invece, l'atmosfera spagnola è vivida e affascinante.

Da non dimenticare, poi, una delle più celebri composizioni, la "Children's corner suite" per pianoforte, scritta da Debussy per Chou-chou, come veniva soprannominata la sua amata figlia: anche qui si intuiscono suggestioni orientali. In "Golliwogg's Cake-walk", invece, non si può non scorgere un'importante influenza jazz.

Nel 1912 arrivano le "Images", legate in maniera lieve, con l'"Iberia", l'opera più ampia, che a sua volta rappresenta un trittico, con allusioni spagnoleggianti. Nel 1913 vede la luce il balletto "Jeux", all'interno del quale si scorgono trame e armonie bizzarre in forme che si svincolano dallo spazio di unione musicale. Negli stessi anni, si susseguono numerosi lavori teatrali: dal giallo - scritto su testo di Gabriele D'Annunzio - "Le martyre de St. Sebastien", ai balletti "La boite à joujoux" e "Khamma": essi, però, non risultano orchestrati completamente da Debussy, che pure nel "Martyre" propone un'atmosfera modale raramente vista in altri pezzi.

In seguito, il musicista si dedica a molti pezzi per pianoforte. L'ultimo volume degli "Etudes" è del 1915, e interpreta trame e stili vari come esercizi pianistici, includendo forma irregolari e brani influenzati dall'opera di Igor Stravinsky. I "Trois poemes de Mallarmé" costituiscono l'ultimo gruppo di musiche, mentre nella "Sonata per flauto, viola e arpa" si nota un classicismo verlainiano.

Debussy muore a causa di un cancro rettale il 25 marzo del 1918 a Parigi, nel corso della Prima Guerra Mondiale, proprio mentre l'esercito della Germania bombarda la città. Proprio a causa della situazione di emergenza in Francia, a Debussy non viene accordato il funerale di Stato: la processione della sua bara si sviluppa tra strade deserte e distrutte dalla guerra. Sepolto nel cimitero di Passy, l'artista muore in corrispondenza della fine della Belle epoque: morte più simbolica non avrebbe potuto esserci.

Considerato sia in Francia che nel resto del mondo tra i principali compositori transalpini, Claude Debussy è stato un protagonista dell'impressionismo musicale (insieme con Maurice Ravel): tuttavia, egli ha sempre rifiutato tale definizione per le sue opere. Dal punto di vista stilistico, la musica di Debussy si caratterizza per influenza internazionali (Musorgskij, soprattutto per l'anti-accademismo, e Chopin, per la fantasia al pianoforte), e nazionali, da Faurè a Franck, da Gounod a Massenet.

Anti-wagneriano come quasi tutti i suoi connazionali, in realtà si avvicina molto all'opera del compositore tedesco, soprattutto per la concezione dell'apertura del discorso musicale: essa in Wagner si concretizza nella melodia infinita connessa all'armonia tonale; in Debussy, invece, si traduce in piccole immagini che si rinnovano continuamente, e in ogni caso tra loro indipendenti in virtù di un linguaggio armonico autonomo, costituito da espedienti extra-tonali, come per esempio la scala esatonale. In essa l'alternanza di semitono e tono impedisce la presenza di rapporti tensiodistensionali.

In altre parole, lo stile del compositore francese ondeggia in maniera eclettica tra romanticismo e neoclassicismo, come dimostra per esempio il ricorso a forme barocche quali la "suite bergamasque". Il neoclassicismo, a sua volta, realizza una sintesi tra modernismo ed estetica classica in virtù di un innovativo contrappunto e di dinamiche curate, per una musica non pomposa, stringata, che mira alla brevità aforistica come simbolisti e impressionisti. Da non sottovalutare, poi, la ricerca dell'innovazione - da parte di Debussy - nell'esotismo, e la preferenza per un colore timbrico sulla linea melodica, con sonorità luminose e una scrittura ritmica molto complessa, il cui andamento fluttuoso, in ogni caso, sembra reinventare il modo di approcciarsi al pianoforte.

Tra le composizioni per orchestra più famose di Claude Debussy vanno citate, oltre a quelle già menzionate, la "Première rhapsodie pour clarinette et orchestre" e "Marche éscossaise sur un thème populaire". Per quel che riguarda la musica da camera, invece, apprezzate sono soprattutto "Syrinx pour flute solo" e "Rhapsodie pour saxophone et piano".

Biografia di Maria Cristina delle Due Sicilie

Le abilità di una tessitrice
27 aprile 1806
22 agosto 1878

Chi è Maria Cristina delle Due Sicilie?


Maria Cristina nasce a Palermo il 27 aprile 1806 da Francesco I re delle Due Sicilie e Maria Isabella del ramo spagnolo dei Borbone. Nel 1829 sposa, divenendone la quarta moglie, il re di Spagna Ferdinando VII, suo zio. Pur avendo già avuto tre mogli, il re non ha ancora figli, ragione per la quale Maria Cristina, rimasta incinta, preme sul marito perché abolisca la legga salica - che esclude le donne dalle successioni dinastiche - assicurandosi così la successione per il primo suo discendente, a prescindere dal sesso.

Il marito la asseconda, promulgando nel marzo del 1830 una Prammatica Sanzione e, infatti, il 10 ottobre 1830 nasce Isabella che erediterà la corona paterna. Nel 1802 nasce la seconda figlia, Maria Luisa Fernanda.

Con il decesso di Ferdinando, avvenuto il 29 settembre del 1833, da regina consorte ella diviene reggente per conto di Isabella che ha appena tre anni, conservando dunque inalterato il suo potere. Nello stesso 1833, il 28 dicembre, sposa in segreto Fernando Munoz, ufficiale della guardia reale, cui assegna il titolo di duca di Riansares.

Da reggente si trova subito a dover gestire la difficile situazione venutasi a creare proprio in conseguenza della mutata legge sulla successione al trono, perché il fratello del defunto sovrano, don Carlos, non intende rinunciare a quella che fino a pochissimi anni prima era la sua legittima aspettativa di ascesa al trono.

Intorno a Carlo si è creato un foltissimo seguito deciso a rivendicare in ogni modo il diritto sottratto, e Maria Cristina si appoggia ai liberali, prospettando la concessione di una costituzione, per trovare sostegno contro i "carlisti", e dando così vita ad un movimento contrapposto, quello dei "cristini".

La battaglia dei carlisti degenera presto in guerra civile che si estende a tutto il regno dando inizio a quella che sarà detta la Prima Guerra Carlista. Le ostilità cessano con la vittoria dei cristini, sancita dalla Tregua di Vegara dell'agosto 1839, grazie soprattutto all'esercito che è rimasto sin dall'inizio fedele alle due donne.

Tornati alla normalità, però, Maria Cristina abbandona i liberali manifestando forti tendenze assolutistiche; il suo mutato atteggiamento incontra, però, il deciso disappunto del generale Espartero il quale le impone la rinuncia alla reggenza, che assume lui con il sostegno dei liberali, inducendola a cercare asilo in Francia.

Con la fine della reggenza fa ritorno in patria nel 1843, dove ordisce il matrimonio di Isabella con il cugino diretto Maria Ferdinando Francesco d'Assisi e, contestualmente, quello dell'altra figlia più piccola Luisa Ferdinanda con Antonio d'Orleans, figlio del re dei Francesi Luigi Filippo: non potendo infatti Isabella avere figli con suo cugino, il disegno di Maria Cristina è quello di mantenere la corona in famiglia facendola inevitabilmente ereditare da uno dei figli di Luisa Ferdinanda.

La rivolta di O'Donnel, nel 1854, la costringe ad abbandonare nuovamente la Spagna. Nel 1868 è raggiunta da Isabella, anch'essa costretta a rinunciare al trono in favore di suo figlio Alfonso XII.

Maria Cristina di Borbone-Napoli muore in Francia, a Le Havre, il 22 agosto 1878, a 72 anni.

Biografia di Alfredo Oriani

La tardiva comprensione del pensiero
22 agosto 1852
18 ottobre 1909

Chi è Alfredo Oriani?


Lo scrittore Alfredo Oriani nasce il 22 agosto 1852 a Faenza (Ravenna), da una "famiglia aristocratica di campagna, ma senza lustro vero, in decadenza economica dal principio del secolo" (da una sua lettera al cugino Giacomo, citato in "Narratori di Emilia Romagna", p. 14, a cura di G. Raimondi e R. Bertacchi, Ed. Mursia, Milano 1968).

Inizia gli studi a Bologna, li prosegue a Roma e si laurea in Giurisprudenza a Napoli, nel 1872. Torna a Bologna per dedicarsi alla professione di avvocato, ma comprende subito che il suo ideale di vita è di tutt'altra natura: egli, infatti, ama la solitudine, la meditazione e le lettere.

Abbandona l'attività forense e si trasferisce nella villa di famiglia a Casola Valsenio, sempre nel ravennate: è qui che nasce l'Oriani letterato, che sarà romanziere, saggista, ma anche storico, giornalista, commediografo.

Nel 1876 Alfredo Oriani pubblica l'opera autobiografica "Memorie inutili", dalla quale emerge la sua personalità travagliata, a volte temeraria, ma fondamentalmente romantica; quello stesso romanticismo che pervade il suo profondo patriottismo.

Ed è proprio il suo amor patrio - fortemente radicato nei valori di libertà e di repubblica di Giuseppe Mazzini e successivamente influenzato dalle teorie hegeliane e poi nietzscheiane - che, trasfuso in alcune opere, gli è causa di stroncature feroci.

Seguono, fino al 1883, una serie di pubblicazioni ("Al di là", una storia d'amore fra due donne, nel 1877; i racconti di "Gramigna", nel 1879; "No", nel 1881; le quattro novelle di "Quartetto", nel 1883) in conseguenza delle quali si vedrà attribuire l'etichetta di scrittore "osceno".

Nel 1886 Oriani sposta il suo campo di interessi scrivendo "Matrimonio", un saggio con il quale si schiera contro il divorzio, tema politico del momento. Seguono i saggi storici "Fino a Dogali", nel 1889, e "La lotta politica in Italia", del 1892.

Lo scrittore torna quindi alla narrativa con i romanzi "Il nemico" e "Gelosia", entrambi del 1894, "La disfatta" del 1896, "Vortice" del 1899, "Olocausto" e "In bicicletta", pubblicati nel 1902; commedie drammatiche tra cui "L'invincibile", anch'essa del 1902.

Conclude la carriera di scrittore con la possente opera storico-filosofica "La rivolta ideale", del 1908.

Alfredo Oriani muore il 18 ottobre 1909 a Casola Valsenio, a soli 56 anni.

La vicenda dell'Oriani intellettuale è stata segnata dalla sfortuna: egli non ha mai raggiunto in vita quella popolarità che meritava e, dopo la morte, ha subito l'espropriazione del pensiero ad opera del Fascismo che, modificandone il senso più profondo, lo ha radicalizzato trasformando l'Oriani in un padre ideologico ante litteram del movimento.

Un'ottima sintesi del personaggio appare quella dello storico Luigi Salvatorelli ("Sommario della storia d'Italia", Einuadi 1969) che dice di lui: "... personalità complessiva notevole, ma scrittore in cui le intenzioni furono superiori alle capacità di realizzazione".

Di lui non si comprese, o non si volle comprendere, che l'intera architettura del suo pensiero affondava le proprie radici in un profondo spirito democratico e repubblicano, nonostante le sue opere. Lo comprese, probabilmente, Antonio Gramsci, che di lui scrisse: "Occorre studiarlo come il rappresentante più onesto e appassionato per la grandezza nazionale-popolare italiana...". Benedetto Croce ne avallò lo spessore di storico.

Biografia di Dorothy Parker

Il sarcasmo, spregiudicato e pungente
22 agosto 1893
7 giugno 1967

Chi è Dorothy Parker?


Intellettuale loquace ed eccentrica, nonché brillante scrittrice newyorchese, Dorothy Parker si è dedicata sia al giornalismo mondano che alla stesura di romanzi, distinguendosi sempre per uno stile elegante e finemente arguto. Nelle sue poesie e nei suoi racconti trasparivano soventemente la sua profonda malinconia e il suo senso di auto-distruzione, da lei filtrati però con impeccabile stile e squisito cinismo.

Nasce come Dorothy Rothschild a Long Branch, nel New Jersey (USA), il 22 agosto 1893. Cresciuta in una famiglia agiata, rimane orfana della madre ancora molto piccola. Riceve un'ottima educazione e poco più che adolescente comincia a scrivere poesie.

Notata per il suo stile spregiudicato e pungente, nel 1917 viene chiamata a lavorare come cronista per la nota rivista "Vanity Fair", a cui seguiranno apprezzate collaborazioni anche per il "New Yorker" e "Vogue". In breve si fa notare per lo spietato cinismo con cui distrugge un brutto spettacolo e per l'elegante sarcasmo con cui sparla di tutto e di tutti.

Sempre nel 1917 la scrittrice sposa Edward Pond Parker II, che la lascerà poco dopo per partire in guerra. Tornerà qualche anno dopo con gravi problemi d'alcolismo, tanto che nel 1928 la Parker deciderà per il divorzio.

Intanto, a partire dai primi anni '20, Dorothy Parker è diventata l'eccentrica animatrice dell'ambiente giornalistico, letterario e teatrale che fa capo al ristorante dell'hotel Algonquin a Manhattan, il celebre "circolo vizioso", costituito da un gruppo di noti scrittori, giornalisti e critici, come George S. Kaufman, Alexander Woollcott, Edna Ferber e Robert Sherwood.

Nel gruppo c'è anche il critico letterario Robert Benchley, con cui l'autrice instaurerà una forte amicizia, anche se molti sostengono si sia trattato più che altro di un amore non consumato.

Nel 1922 conosce il commediografo Charles MacArthur, con cui instaura un'infuocata relazione che le costerà un abbandono ed un aborto, inacidendo ancor di più il suo carattere pungente e scettico. La lingua tagliente, la passione per gli alcolici e lo stile di vita disinibito contribuiscono a fare di lei un personaggio: per tutti è la "donna più spiritosa di New York".

Nel 1929 vince il celebre premio letterario O. Henry Prize per la sua squisita novella "Big Blonde".

Negli anni '30 continua a pubblicare decine di racconti e poesie di grande successo, ma l'alcolismo e le storie d'amore fallite la fanno entrare in una cupa depressione, tanto che tenta addirittura di suicidarsi. Ma lei riuscirà a scherzare anche su questo. Infatti nella sua poesia più famosa, "Rèsumé", la scrittrice scrive con un amara ironia: "I rasoi fanno male,/i fiumi sono freddi,/l'acido lascia tracce,/le droghe danno i crampi,/le pistole sono illegali,/i cappi cedono,/ il gas è nauseabondo.../Tanto vale vivere". Questo era il suo stile: amaro e disincantato, in cui non c'è spazio per la speranza e l'auto-commiserazione, ma carico di passione e umorismo.

Nel 1933 sposa lo scrittore Alan Campbell, di undici anni più giovane di lei, con cui avvierà un'affiatata collaborazione quando, verso la metà degli anni '30, viene chiamata ad Hollywood come sceneggiatrice. E' loro la sceneggiatura delle prima versione di "È nata una stella" (A Star is Born, 1937) di William A. Wellman, nominato all'Oscar. È nel 1939 comunque che la scrittrice, grazie alla pubblicazione della raccolta di racconti "Il mio mondo è qui" (Here Lies), ottiene la fama internazionale, venendo riconosciuta ufficialmente come "grande scrittrice".

Le sue idee apertamente socialiste - nel 1922 appoggia la protesta contro la pena di morte decisa per Sacco e Vanzetti, e nel 1937 si reca nella Spagna della Guerra Civile per appoggiare le azioni Lealiste - la fanno allontanare da Hollywood e le causano problemi con il governo, che nel 1943 le nega il visto per andare in Europa come inviata di guerra, e negli anni '50 la indaga e la condanna.

Ma a spezzarle la vena e la vita è il crollo del suo mondo. Nel 1945 infatti l'amato Robert Benchley muore per un'emorragia cerebrale, e intanto i rapporti con Campbell non sono dei migliori: i due infatti divorziano nel 1947, si risposano nel 1950 e si separano di nuovo nel 1953, per riconciliarsi di nuovo nel 1957, stando così insieme fino alla morte di lui, avvenuta nel 1963.

Negli anni '50 ormai Dorothy Parker è sempre più amareggiata e totalmente vittima dell'alcol. Fortunatamente nel 1958 riceve un importante premio letterario che sembra risollevarle il morale. Trascorre gli ultimi anni in una stanza d'hotel a New York, con gravi problemi di salute e pochi soldi in tasca.

La straordinaria Dorothy Parker si spegne sola e alcolizzata il 7 giugno 1967, all'età di settantaquattro anni.

L'autrice lascia erede universale dei suoi scritti nientemeno che Martin Luther King, di cui era una sostenitrice. L'ultimo suo colpo di genio è l'epitaffio che si è fatta scrivere sulla tomba: "Scusate la polvere".

Dorothy Parker ha lasciato il ricordo di uno straordinario talento letterario, rivalutato purtroppo solo negli ultimi anni. Della sua opera ci restano commedie, versi - le sue "Poesie raccolte" (Collected poetry) sono state pubblicate nel 1944 -, e libri di narrativa - tra cui il già citato "Il mio mondo" (Here Lies, 1939) e "Racconti" (Collected Stories, 1942) -, in cui ha saputo ironizzare, come nessun'altro mai prima e dopo, sulla fatuità della vita, sulla follia dell'amore e sui conformismi del mondo alto-borghese.

Biografia di Carlo Pisacane

Eran trecento eran giovani e forti e sono morti!
22 agosto 1818
2 luglio 1857

Chi è Carlo Pisacane?


Carlo Pisacane nasce a Napoli il 22 agosto 1818 da famiglia aristocratica: sua madre è Nicoletta Basile de Luna e suo padre è il duca Gennaro Pisacane di San Giovanni. Nel 1826 quest'ultimo muore prematuramente lasciando la famiglia in ristrettezze economiche. Nel 1830 la madre convola a nuove nozze con il generale Michele Tarallo. Il giovane Carlo inizia la carriera militare a dodici anni quando entra nella Scuola militare di San Giovanni, a Carbonara.

All'età di quattordici anni si trasferisce nel collegio militare della Nunziatella, vi rimane fino al 1838 anno in cui sostiene gli esami di licenza. Nel 1840 viene inviato a Gaeta come aiuto tecnico alla costruzione della ferrovia Napoli-Caserta, nel 1843 riceve la promozione a Tenente e ritorna a Napoli. Al ritorno nella città natale rincontra Enrichetta Di Lorenzo, un suo amore giovanile che intanto si era sposata e aveva avuto tre figli. Intanto arrivano notizie riguardo azioni di Garibaldi in Sud America (1846) che era impegnato per l'indipendenza di quei popoli.

Carlo Pisacane firma, insieme ad altri ufficiali, la sottoscrizione per "una sciabola d'onore" da dare in dono all'eroe. Intanto ad ottobre subisce un'aggressione probabilmente orchestrata dal marito di Enrichetta a causa del suo riavvicinamento con la donna. Ai primi di febbraio del 1847 Carlo ed Enrichetta lasciano l'Italia imbarcandosi diretti a Marsiglia. Dopo un viaggio pieno di peripezie ed inseguiti dalla polizia borbonica, il 4 marzo 1847 giungono a Londra, sotto falso nome: Enrico e Carlotta Lumont.

A Londra rimangono pochi mesi alloggiando nel quartiere di Blackfriars Bridge (il ponte dei Frati Neri, che diverrà in futuro famoso in Italia in quanto legato alla morte del banchiere Roberto Calvi). I due partono alla volta della Francia dove il 28 aprile 1847 vengono arrestati, perché viaggiavano con passaporti falsi. Poco dopo vengono scarcerati, ma sono in condizioni economiche davvero precarie, intanto la figlia Carolina, nata dal loro recente matrimonio, muore prematuramente.

In Francia Carlo Pisacane ha l'opportunità di conoscere personalità del calibro di Dumas, Hugo, Lamartine e George Sand. Per guadagnarsi da vivere decide di arruolarsi come sottotenente nella Legione Straniera e parte per l'Algeria. Anche questa esperienza dura pochi mesi, infatti viene a conoscenza dell'imminente rivolta antiaustriaca nel Lombardo-Veneto e decide di tornare in patria per offrire i suoi servigi come militare esperto.

In Veneto e in Lombardia combatte contro gli Austriaci come capitano comandante la 5a Compagnia Cacciatori dei Corpi Volontari Lombardi; a Monte Nota viene ferito ad un braccio. Viene raggiunto da Enrichetta Di Lorenzo a Salò che lo assiste e lo cura. Partecipa come volontario nelle file piemontesi alla Prima Guerra di Indipendenza che non sortì i risultati sperati.

Dopo la sconfitta piemontese Pisacane si trasferisce a Roma dove partecipa insieme a Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e Goffredo Mameli alla breve ma importante esperienza della Repubblica Romana. Il 27 aprile è Capo Sezione dello Stato Maggiore della Repubblica e combatte in prima linea contro i Francesi chiamati dal Papa per liberare Roma. A luglio le truppe francesi riescono a sconfiggere la resistenza delle forze repubblicane entrando nella capitale, Carlo Pisacane viene arrestato e poi liberato grazie all'intervento della moglie. Si trasferiscono in Svizzera; in terra elvetica il patriota italiano si dedica alla scrittura di articoli sulle vicende delle guerre recenti a cui aveva partecipato; il suo pensiero si fa più vicino alle idee di Bakunin e viene profondamente influenzato dalle idee francesi del "socialismo utopistico".

Enrichetta si sposta a Genova dove nel 1850 viene raggiunta dal marito, rimangono per sette anni in Liguria, qui Carlo scrive il suo saggio "Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49". Il 28 novembre 1852 nasce Silvia la loro seconda figlia. Le idee politiche del patriota napoletano sono in contrasto con quelle di Mazzini, ma questo non impedisce ai due di pianificare insieme una insurrezione nel meridione di Italia; infatti Pisacane vuole attuare concretamente le sue teorie riguardo la "Propaganda del Fatto" ovvero l'azione avanguardistica che genera l'insurrezione. Pertanto inizia a prendere contatti con altri patrioti molti dei quali conosciuti durante la breve parentesi della Repubblica Romana.

Il 4 giugno 1857 si riunisce con gli altri rivoluzionari per concordare i particolari dell'azione. Il 25 giugno 1857 dopo un primo tentativo fallito lo stesso mese, Carlo Pisacane insieme ad altri 24 patrioti si imbarca a Genova sul piroscafo Cagliari diretto a Tunisi. I patrioti scrivono un documento in cui sintetizzano il loro pensiero: "Noi qui sottoscritti dichiariamo altamente, che, avendo tutti congiurato, sprezzando le calunnie del volgo, forti nella giustizia della causa e della gagliardia del nostro animo, ci dichiariamo gli iniziatori della rivoluzione italiana. Se il paese non risponderà al nostro appello, non senza maledirlo, sapremo morire da forti, seguendo la nobile falange de' martiri italiani. Trovi altra nazione al mondo uomini, che, come noi, s'immolano alla sua libertà, e allora solo potrà paragonarsi all'Italia, benché sino a oggi ancora schiava".

La nave viene dirottata verso Ponza, i patrioti dovevano essere supportati da Alessandro Pilo, che avrebbe dovuto intercettare il Cagliari con una goletta carica di armi, ma a causa del maltempo Pilo non riuscì a congiungersi con i compagni. Pisacane insieme ai suoi compagni riesce ugualmente a sbarcare a Ponza e liberare i prigionieri presenti nel carcere: vengono liberati 323 detenuti.

Il 28 giugno il piroscafo attracca a Sapri, il 30 sono a Casalnuovo, il primo luglio a Padula, dove si scontrano con i soldati borbonici che, aiutati dalla popolazione, riescono ad avere il sopravvento sui rivoltosi. Pisacane e circa 80 superstiti sono costretti a scappare a Sanza. Qui, il giorno seguente, il parroco don Francesco Bianco fa suonare le campane per avvertire il popolo dell'arrivo dei "briganti".

Così si conclude la sfortunata storia di questa insurrezione, infatti i popolani aggrediscono i rivoltosi trucidandoli. Il 2 luglio 1857 muore anche lo stesso Carlo Pisacane, all'età di 38 anni. I pochi superstiti vengono processati e condannati a morte: la pena verrà in seguito commutata in ergastolo.

Biografia di Ignazio Silone

Il coraggio della solitudine
1 maggio 1900
22 agosto 1978

Chi è Ignazio Silone?


Ignazio Silone, pseudonimo di Ignazio Tranquilli, nacque il giorno 1 maggio 1900 a Pescina dei Marsi, comune in provincia dell'Aquila, figlio di una tessitrice e di un piccolo proprietario terriero (i quali ebbero altri cinque figli). Una tragedia segna già la vita del piccolo Ignazio, la perdita del padre e di cinque fratelli durante il terribile terremoto che scosse la Marsica nel 1915.

Rimasto dunque orfano all'età di quattordici anni, interrompe gli studi liceali si dedica all'attività politica, che lo porterà a prende parte attiva alle lotte contro la guerra e al movimento operaio rivoluzionario. Solo e senza famiglia, il giovane scrittore si riduce a vivere nel quartiere più povero del comune dove, fra le varie attività che conduce, bisogna annoverare anche la frequentazione della gruppo rivoluzionario "Lega dei contadini". Silone è sempre stato un idealista e in quella congrega di rivoluzionari trovava pane per i suoi denti assetati di giustizia e uguaglianza.

In quegli anni, intanto, l'Italia partecipa alla Prima guerra mondiale. Prende parte alle proteste contro l'entrata in guerra dell'Italia ma viene processato per aver capeggiato una violenta manifestazione. Finita la guerra, si trasferisce a Roma, dove entra a far parte della Gioventù socialista, opponendosi al fascismo.

Come rappresentante del Partito Socialista, prende parte, nel 1921, al Congresso di Lione e alla fondazione del Partito Comunista Italiano. L'anno dopo, i fascisti effettuano la marcia su Roma, mentre Silone diventa direttore del giornale romano "L'avanguardia" e redattore del giornale triestino "Il Lavoratore". Compie varie missioni all'estero, ma a motivo delle persecuzioni fasciste, è costretto a vivere nella clandestinità, collaborando con Gramsci.

Nel 1926, dopo l'approvazione da parte del Parlamento delle leggi di difesa del regime, vengono sciolti tutti i partiti politici.

In questi anni, comincia già a profilarsi la sua personale crisi d'identità, legata alla revisione delle sue idee comuniste. Di lì a poco, il disagio interiore esplode e nel 1930 esce dal Partito Comunista. La causa scatenante è l'insopprimibile ripulsa che Silone, unico o quasi fra i comunisti dell'epoca, provava per la politica di Stalin, percepito dai più solo come padre della rivoluzione e illuminato condottiero delle avanguardie socialiste.

Invece Stalin era ben altro, in primo luogo un sanguinario dittatore, capace di rimanere indifferente di fronte ai milioni di morti causati dalle sue purghe e Silone, lucido intellettualmente come una lama affilata, lo aveva capito. Silone, per la sua abiura dell'ideologia comunista pagò un prezzo altissimo, derivato in primo luogo dalla cessazione di quasi tutte le sue amicizie (molti amici di fede comunista, non capendo e non approvando le sue scelte, rinnegarono i rapporti con lui), e dall'esclusione da tutta l'usuale rete di contatti.

Oltre alle amarezze derivate dalla politica, in questo periodo della vita dello scrittore (al momento rifugiato in Svizzera) si aggiunse un altro dramma, quello del fratello più giovane, ultimo superstite della sua già sfortunata famiglia, arrestato nel 1928 con l'accusa di appartenere al Partito Comunista illegale.

Se l'uomo Silone era deluso e amareggiato, lo scrittore Silone produsse invece numeroso materiale. Dal suo esilio svizzero pubblicò infatti scritti di emigrati, articoli e saggi di interesse sul fascismo italiano e soprattutto il suo romanzo più famoso "Fontamara", seguito dopo pochi anni da "Vino e pane". La lotta contro il fascismo e lo stalinismo lo portarono a una politica attiva e a dirigere il Centro estero socialista di Zurigo. La diffusione dei documenti elaborati da questo Centro socialista provocarono la reazione dei fascisti, che chiesero l'estradizione di Silone, fortunatamente non concessa dalle autorità svizzere.

Nel 1941 lo scrittore pubblica "Il seme sotto la neve" e pochi anni dopo, terminata la seconda guerra mondiale rientra in Italia, dove aderisce al Partito Socialista.

Dirige poi, "l'Avanti!", fonda "Europa Socialista" e tenta la fusione delle forze socialiste con l'istituzione di un nuovo partito, ma ottiene solo delusioni, che lo convincono al ritiro della politica. L'anno successivo dirige la sezione italiana del Movimento internazionale per la libertà della cultura e assume la direzione della rivista "Tempo Presente". In questi anni per Silone vi è un'intensa attività narrativa. Escono: "Una manciata di more", "Il Segreto di Luca" e "La volpe e le camelie".

Il 22 agosto 1978, dopo una lunga malattia, Silone muore in una clinica di Ginevra, fulminato da un attacco celebrale. Viene sepolto a Pescina dei Marsi, ai piedi del vecchio campanile di San Bernardo.

Biografia di Mats Wilander

Rovesci incrociati
22 agosto 1964

Chi è Mats Wilander?


Nato a Växjo (Svezia) il 22 agosto 1964, Mats Wilander è uno dei più grandi campioni che il tennis abbia avuto. Dopo una brillante carriera giovanile (tra i suoi successi spicca il Roland Garros junior vinto nel 1981), è esploso tra i "pro" in modo fragoroso, vincendo nel 1982 il Roland Garros, eliminando, tra gli altri, Ivan Lendl, Clerc e Vilas. Aveva appena 17 anni e 9 mesi. Il tennis svedese, che stava divenendo orfano di Bjorn Borg, ne aveva trovato il degno erede.

Da allora Mats Wilander è rimasto per oltre sette anni nell'élite del tennis mondiale, riportando trionfi sempre maggiori e rendendo via via più completo il suo gioco. All'inizio Mats, da sempre in possesso di un'intelligenza tattica fuori dal comune e di una formidabile tenuta atletica e mentale, era soprattutto un grande pedalatore da fondo campo, con il rovescio bimane come da scuola svedese. Col passare degli anni si è completato, aggiungendo una vasta gamma di possibilità al suo repertorio di base: ha iniziato a tirare il rovescio tagliato ad una mano, si è costruito un servizio al passo coi tempi, è nettamente migliorato nel gioco di volo, anche grazie ai tanti tornei di doppio disputati (nel 1986, in coppia con Joakim Nystrom, ha vinto Wimbeldon). Così dopo esser rimasto a lungo nei "top five" (spesso 2° o 3°), nel 1988 ha trovato la forza per salire l'ultimo scalino e sedersi sulla prima poltrona mondiale, scalzando Ivan Lendl.

In quell'occasione Wilander ha dichiarato: "E' stato il match piu' intenso che io abbia mai giocato. penso di non aver giocato un singolo punto, addirittura un singolo colpo senza aver sempre chiaro in testa l'obiettivo che mi ero prefissato... quello che dovevo fare per batter Ivan. Ho variato tantissimo il gioco, cambiando spesso velocità e rotazione alla palla per dare poco ritmo al mio avversario, e ho dovuto fare tutto questo per 5 lunghi set."

1979: vince i campionati europei under 16 a Båstad e l'Orange Bowl under 16 a Miami, battendo entrambe le volte in finale Henri Leconte, un anno più grande di lui.

1980: bissa il successo negli europei under 16 a Nizza e, insieme a Joakim Nystrom, dà alla Svezia la vittoria nella Sunshine Cup under 18.

1981: vince gli europei under 18 a Serramazzoni, in finale sullo slavo Zivojinovic, e conquista anche il Roland Garros junior (uniche due prove under 18 disputate nell'anno). Inizia a farsi largo anche tra i pro, con un terzo turno a Wimbledon, e gioca a Bangkok la sua prima finale del Grand Prix.

1982: diviene il più giovane vincitore della storia del Grande Slam, trionfando al Roland Garros, dove batte, tra gli altri, Lendl, Gerulaitis, Clerc e, in finale, Vilas. Anche nel resto dell'anno continua a ben figurare, vincendo altri tre tornei del Grand Prix. A fine anno è 7° in classifica Atp.

1983: stagione straordinaria. Torna in finale al Roland Garros, dove cede all'idolo locale Yannick Noah, è nei quarti agli US Open e vince gli Australian Open, sull'erba di Kooyong, battendo John McEnroe in semifinale e Ivan Lendl in finale. Vince in tutto nove tornei del Grand Prix: sei sulla terra ed uno su ciascuna altra superficie. A fine anno è solo 4° nella classifica Atp. ma 1° in quella del Grand Prix. Porta la Svezia in finale di Coppa Davis, vincendo otto singolari su otto, ma i suoi compagni non gli consentono di sollevare l'insalatiera contro l'Australia di Pat Cash.

1984: a Parigi è in semifinale, a New York torna nei quarti e, a fine stagione, rivince gli Australian Open, in finale su Kevin Curren. Si impone in tre tornei del Grand Prix ed è il leader carismatico della Svezia, che trionfa in Coppa Davis, in finale sugli Stati Uniti di McEnroe e Connors. E' ancora 4° nella classifica Atp di fine anno.

1985: è per la seconda volta sul trono del Roland Garros, dove batte McEnroe in semifinale e Lendl in finale, come a Melbourne nell'83. Cede in cinque sets allo stesso McEnroe la semifinale degli US Open e giunge in finale in Australia, battuto da Stefan Edberg, insieme al quale rivince la Coppa Davis contro la Germania di Boris Becker. Tre i successi nei tornei del Grand Prix. E' 3° nella classifica Atp di fine anno.

1986: conquista per la prima volta il 2° posto nella classifica Atp, alle spalle di Ivan Lendl, anche se, a fine anno, sarà ancora 3°. Non brillante nelle prove del Grande Slam, vince due tornei del Grand Prix. Per sposarsi, diserta la finale di Davis della Svezia in Australia e i suoi compagni Edberg e Pernfors vanno incontro ad una clamorosa disfatta.

1987: dopo la doppietta vincente Montecarlo - Roma, giunge in finale al Roland Garros, dove cede di misura ad Ivan Lendl. E' nei quarti a Wimbledon e, per la prima volta, in finale agli US Open, dov'è ancora Lendl a fermarlo ad un passo dal traguardo, come succederà ancora al Masters di New York. In tutto, sono cinque le sue vittorie stagionali, a cui si deve aggiungere la Coppa Davis, terza personale, in un'agevole finale con l'India. E' nuovamente 3° nella classifica Atp di fine anno.

1988: inizia l'anno, vincendo per la terza volta gli Australian Open, stavolta sul cemento di Flinders Park, dopo una finale maratona con Pat Cash. Mats è l'unico giocatore della storia ad aver vinto il torneo australiano sia sull'erba (due volte) sia sul cemento. Dopo aver conquistato il Lipton a Key Biscayne, si aggiudica per la terza volta anche il Roland Garros, dove stronca in semifinale le velleità dell'emergente Andre Agassi e strapazza in finale Henri Leconte. Il suo tentativo di Grande Slam si infrange nei quarti di Wimbledon, per mano di Miloslav Mecir. Alla vigilia degli US Open, è 2° nella classifica Atp, ad una manciata di punti da Ivan Lendl, che regna ininterrottamente da tre anni. In una fantastica finale di quasi cinque ore, i due si giocano, oltre al titolo, anche il primato ed è Mats a prevalere, fornendo una prestazione da vero numero 1. Non riesce a coronare la stagione, conclusa al 1° posto Atp e Grand Prix, con la quarta Coppa Davis, cedendo in finale alla Germania. Sei i suoi successi pieni.

1989: eliminato al secondo turno degli Australian Open, cede il 30 gennaio il primato nella classifica Atp a Lendl. Disputa una stagione piuttosto negativa e, malgrado i quarti ottenuti sia a Parigi sia a Wimbledon, esce, a fine anno, dai top ten, concludendo 12°. Cede ancora la Davis in finale alla Germania.

1990: inizia bene, giungendo in semifinale agli Australian Open, dove batte Becker. Tornato brevemente nei top ten, salta numerosi tornei per stare vicino al padre malato, che mancherà a maggio. Torna in carreggiata solo a fine stagione, con una finale a Lione ed un successo pieno a Itaparica, il 33° della sua carriera.

1991: gioca fino a giugno, ottenendo come miglior risultato un quarto turno agli Australian Open. Si infortuna al Queen's e, mentre i tempi di convalescenza si prolungano, abbandona momentaneamente il tennis.

1992: inattivo.

1993: torna a giocare in aprile ad Atlanta, dove passa un turno. Fermo poi fino ad agosto, approda ad un buon terzo turno agli US Open.

1994: di nuovo sul circuito, arriva al quarto turno agli Australian Open ed ottiene vari altri discreti risultati, come la semifinale a Pinehurst.

1995: è il suo anno migliore dal ritorno in campo. Conclude la stagione al 45° posto della classifica Atp. Ottime le semifinali estive agli Open del Canada, dove batte Edberg, Ferreira e Kafelnikov, e a New Haven. In precedenza, era andato nei quarti al Lipton ed al terzo turno a Wimbledon.

1996: gioca la finale a Pinehurst, battuto da Meligeni. Pian piano, dirada le sue apparizioni sul circuito. E' il suo ultimo anno nel tennis professionistico.

Biografia di Deng Xiaoping

Gatto acchiappa topo
22 agosto 1904
19 febbraio 1997

Chi è Deng Xiaoping?


Deng Xixian (nome originario di Deng Xiaoping) nasce nel villaggio di Paifangcun (nella provincia del Sichuan, Cina), il 22 agosto 1904. La data, in realtà, non è certissima, a causa del fatto che Xiaoping, pur sostenendo la necessità di precisi resoconti storici, ha sempre rifiutato di scrivere le sue memorie o di autorizzare una propria biografia. A partire da ciò, dunque, alcuni sinologi hanno sollevato perplessità circa l'attribuzione di date certe nella vita del leader.

Ad ogni buon conto, questo è comunque il giorno "ufficiale" che appare sulle biografie internazionali del politico cinese.

Figlio di una stirpe di antiche tradizioni, Deng ebbe un padre assai vivace, che sposò quattro mogli e fece numerosi figli; la prima moglie era di fatto sterile e fu dunque con la seconda (la concubina Tan Shi Deng), che generò Xiaoping. Discendente dunque di avi di nobili origini, risalenti alla Cina nobiliare, la famiglia Deng godeva di buona prosperità economica, anche se ancora in gran parte radicata nella campagna, ossia nel piccolo borgo di Xiexing. La figura paterna, di cui si diceva, è la più importante nella crescita del piccolo Deng, in questo molto simile all'altro leader storico cinese, il leggendario Mao. Tuttavia, mentre quest'ultimo ha sempre dichiarato odio e rancore verso il genitore, Deng ha avuto la fortuna di stabilire sempre ottimi rapporti con entrambi i parenti, rapporti intrisi di rispetto e ammirazione. La morte del padre, oltretutto, fu assai violenta, dato che venne decapitato durante un'imboscata di banditi, forse prezzolati dai suoi nemici locali.

Il borgo di Xiexing era isolato ma aveva ugualmente una piccola scuola confuciana. Deng aveva anche un istitutore privato dal quale imparò la calligrafia, espressione artistica poi coltivata per tutta la vita. Nel 1916 raggiunge Chongqing, dove per un anno e mezzo studiò presso un vecchio rivoluzionario che preparava i giovani e spaesati provinciali al programma di studio-lavoro nella lontana Francia. Ed è così che nel '20 arriva a Parigi: gli anni del suo soggiorno francese saranno decisivi per la sua formazione. Infatti, quivi entra nel '22 nella Lega della Gioventù Socialista e quindi, due anni dopo, nel Partito Comunista Cinese, del quale ricopre la nomina di Segretario Generale del Comitato Centrale tra il '27 e il '29.

Successivamente, ha modo di effettuare un soggiorno a Mosca, utile per appropriarsi sempre meglio dei complessi meccanismi politici tipici della gestione comunista del potere. Rientrato in patria, trova però un paese messo a dura prova dalla guerra civile e dalle occupazioni straniere: nel '34 partecipa alla Lunga Marcia e, nel corso della guerra di resistenza contro il Giappone, diviene Vicedirettore del Dipartimento Politico Generale dell'Ottava Armata. Partecipa quindi alla Guerra di Liberazione Nazionale e contribuisce alla liberazione di Nanchino.

Questo è un momento assai fulgido per la sua carriera, che lo vede instaurarsi nelle cariche più prestigiose del Partito Comunista Cinese.

Nel '56, però, perde tutte le cariche, a causa della sua contrapposizione rispetto alla linea "maoista" e alla conseguente "Rivoluzione Culturale" instaurata dal tristemente celebre "Padre della patria".

Esautorato da ogni potere, viene confinato con la famiglia nel suo appartamento, quindi sottoposto a umilianti sedute di critica e costretto in ginocchio ad ascoltare accuse farcite di insulti.

Sarà obbligato a lavorare in una fabbrica di locomotive a trenta chilometri da Pechino.

Ma la "Rivoluzione Culturale" si accanirà anche su tutta la sua famiglia, tra fratelli suicidi (?) a causa delle persecuzioni delle Guardie Rosse e cognati arrestati e "rieducati" a causa di semplici eredità (uno di questi fu ad esempio trucidato per questo, con l'accusa di essere un "capitalista"). Nel settembre del 1968, il figlio prediletto di Deng, Pufang, dopo essere stato aggredito e malmenato, venne gettato dalla finestra di un quarto piano dell'Università. La caduta gli provocò una lesione permanente alla colonna vertebrale che lo costringe ancora oggi alla sedia a rotelle.

Deng Xiaoping sarà reintegrato nel '73 alla carica di Vice-premier del Consiglio di Stato per decisione del Comitato Centrale del Partito; quindi eletto Vicepresidente del Comitato Centrale e membro della Commissione Permanente dell'Ufficio Politico alla II sessione plenaria del X Comitato Centrale, nel '75.

La sua ascesa, a partire dal '73, segna la fine della rivoluzione culturale, anche se rimase inizialmente coinvolto nelle contraddizioni tra fazioni che segnarono il dopo-Mao. Dopo la sciagurata impostazione economica di quest'ultimo, la Cina è divenuto un Paese difficilmente controllabile nelle sue spinte ideali e sociali e uno Stato altrettanto difficile da ammodernare e da condurre sugli standard delle moderne democrazie. Per fare questo, Xiaoping ha saggiamente ritenuto di dover fare affidamento su di una politica che miscelasse entrambe le tendenze; in sostanza, di "mantenere la via socialista e sostenere la dittatura democratica del popolo", ma, contemporaneamente di iniziare la fase riformistica della cosiddetta "porta aperta" (ossia introducendo massicce ma controllate dosi di libero mercato).

Al XII Congresso Nazionale, nell'82, il leader ha fatto emergere la necessità di integrare la "verità universale" del marxismo con la realtà concreta della Cina per costruire un socialismo con le caratteristiche cinesi. Una sua celebre metafora, che soleva ripetere spesso in occasioni delle riflessioni sul mercato era: "non importa che il gatto sia bianco o nero; ciò che importa è se acchiappa i topi". Deng fu dunque uno fra i principali promotori di una democratizzazione sostanziale del paese, nel tentativo di coniugare riforme economiche improntate ad una maggiore liberalizzazione del mercato con gli equilibri interni ancora segnati a fuoco dal comunismo.

In seguito, Deng mantenne le cariche ricevute, aggiungendovi quella di Presidente della Commissione militare centrale nell'81 e di Presidente della Commissione militare centrale della RPC nell'83, dalle quali si dimise rispettivamente nel novembre 89 e nel e nel marzo 90, avendo la sua figura politica subito un oscuramento dopo i contrastati accadimenti di Tiananmen.

Dal 94 aveva abbandonato la vita politica dimettendosi da tutte le cariche (da un'unica carica non si era mai dimesso, dalla Presidenza dell'Associazione Nazionale di bridge) e non compariva in pubblico per le sue condizioni di salute.

La sua morte è stata ufficialmente annunciata alle 21:08 del 19 febbraio 1997.

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