Biografie di personaggi famosi e storici nato il 11 agosto


Biografie di personaggi famosi e storici


Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità

  1. Massimiliano Allegri
  2. Nicola Cusano
  3. Giuseppe Di Vittorio
  4. Jerzy Grotowski
  5. Chris Hemsworth
  6. Hulk Hogan
  7. Tazio Nuvolari
  8. Gianluca Pessotto
  9. Jackson Pollock
  10. Marie François Sadi Carnot
  11. Edith Wharton
  12. Robin Williams
  13. Steve Wozniak

Biografia di Massimiliano Allegri

Su e giù per l'Italia calcistica
11 agosto 1967

Chi è Massimiliano Allegri


Massimiliano Allegri nasce a Livorno il giorno 11 agosto 1967. Inizia la sua carriera di calciatore con il Cuoiopelli, in categoria Interregionale nella stagione 1984-1985. Gioca tre stagioni al Livorno, poi esordisce (11 giugno 1989) in serie A con la maglia del Pisa, in un match contro il Milan. La sua prima stagione nella massima categoria nazionale conta solo due sue presenze e alla fine del campionato ritorna a Livorno per giocare in Serie C2.

Un anno più tardi passa in Serie C1 per giocare con il Pavia; nel 1991 si trasferisce a Pescara dove si allena sotto la guida del mister Galeone: la squadra conquistato la promozione in Serie A. Con la maglia biancazzurra del Pescara, Allegri gioca la sua migliore stagione in seria A realizzando dodici gol in trentuno partite.

Seguono poi altre tre stagioni nella massima serie con il Cagliari; torna in serie B nel mese di ottobre del 1995 quando passa al Perugia. Con i Grifoni umbri conquista una nuova promozione in serie A: nella nuova stagione disputa quindici gare e segna tre reti; poi Allegri viene ceduto al Padova (gennaio 1997). Gioca due mezzi campionati in serie B prima di tornare in A con il Napoli, con cui disputa le sue ultime gare nella massima divisione.

Veste ancora la maglia del Pescara e poi quella della Pistoiese. Quindi termina la carriera nell'Aglianese, tra serie D e C2. Allegri conclude la carriera nel 2003 con all'attivo 374 partite e 56 reti, di cui 19 in Serie A.

La carriera di allenatore inizia subito, sulla panchina della sua ultima formazione, l'Aglianese, per la stagione 2003-2004 in Serie C2. Successivamente passa ad allenare la Spal, poi il Grosseto in Serie C1; nel 2007 viene esonerato e sostituito da Antonello Cuccureddu.

Allegri viene chiamato ad allenare il Sassuolo in serie C1: compie un'impresa e porta la squadra in quella stessa stagione ad una storica promozione in serie B, vincendo inoltre la Supercoppa di serie C1.

Nel novembre 2008 Massimiliano Allegri viene insignito del premio "Panchina d'oro" come miglior tecnico della Lega Pro Prima Divisione (la ex serie C1) dopo l'ottimo lavoro alla guida del Sassuolo.

Il 29 maggio 2008 firma un contratto annuale con il Cagliari: è il suo primo ingaggio da allenatore di serie A. La stagiona 2008-2009 inizia molto male per la squadra tuttavia la società ha piena fiducia in Allegri che fa compiere al team un'ascesa che gli permette di totalizzare 34 punti in 17 partite, risalendo al settimo posto in classifica (nella seconda giornata del girone di ritorno).

Il Cagliari rimane nella massima serie e Allegri rimane alla guida dei sardi anche per la stagione 2009-2010.

All'inizio del mese di febbraio 2010 gli viene assegnato il premio "Panchina d'oro" dal voto dei tecnici di serie A e serie B, come miglior allenatore della stagione 2008-2009.

L'allenatore livornese viene però esonerato dal Cagliari il 13 aprile 2010, dopo nove partite senza vittorie.

Il 25 giugno 2010 il Milan annuncia l'ingaggio di Massimiliano Allegri. L'esordio ufficiale arriva il 29 agosto 2010, alla prima di campionato contro il Lecce, in cui il Milan si impone con il punteggio di 4-0. Con grande merito porta la squadra alla vittoria del 18° scudetto della società rossonera.

Massimiliano Allegri rimane sulla panchina del Milan sino al 2013, per passare poi alla Roma. Nel luglio 2014, dopo le improvvise dimissioni di Antonio Conte dalla Juventus, viene annunciato che sarà proprio Allegri il suo successore.

Nella primavera del 2015 conquista lo scudetto e porta la Juventus a giocare la finale di Champions League dopo dodici anni.

Biografia di Nicola Cusano

Dotta ignoranza tra noto ed ignoto
11 agosto 1401
11 agosto 1464

Chi è Nicola Cusano


Nicola Cusano, nome italianizzato del filosofo e matematico tedesco Nikolaus Krebs, nasce nel 1401 a Cues, nei pressi di Treviri. E' il maggior rappresentante della filosofia platonica in età rinascimentale. La sua opera più importante è il celeberrimo "De docta ignorantia", opera che si pone il problema di come l'uomo può conoscere il mondo che lo circonda. Educato secondo una tradizione decisamente medievale, ossia unendo l'aspirazione all'universalismo al localismo tipico del Medioevo, viaggia di città in città.

In questi pellegrinaggi ha modo durante i suoi studi di riprendere e approfondire le dottrine filosofiche greche e in particolare appunto il platonismo. Inoltre è attivo anche all'interno degli agrari ecclesiastici (diventa perfino cardinale nel 1449).

Compiuti gli studi di diritto a Heidelberg e a Padova, nel 1423 consegue la laurea e diviene Dottore in Filosofia, mentre successivamente si addottora anche in teologia a Costanza. La sua presenza è testimoniata al I concilio di Basilea in cui, per l'occasione, compone il "De concordantia catholica" (1433). In quello scritto Nicola Cusano sostiene la necessità dell'unità della chiesa cattolica e la concordanza di tutte le fedi cristiane.

Papa Eugenio IV, come riconoscimento formale dettato dalla stima, lo mette a capo di un'ambasceria a Costantinopoli, in preparazione del concilio di Firenze, del 1439.

E' proprio durante il viaggio di ritorno dalla Grecia che Cusano comincia ad elaborare le idee della sua opera maggiore e già citata, il "De docta ignorantia", composta intorno al 1440. Egli ritiene che la conoscenza dell'uomo si modelli sulla conoscenza matematica. Nell'ambito della conoscenza noi conosciamo ciò che è ignoto solo se esso ha una proporzionalità con ciò che è già noto. Quindi, per Cusano, la conoscenza si basa sull'omogeneità tra noto ed ignoto come in matematica: tanto più le verità sono vicine a ciò che già conosciamo, tanto più facilmente le conosciamo. Di fronte a ciò che non è assolutamente omogeneo a quanto conosciamo noi non possiamo che proclamare la nostra ignoranza, la quale sarà però una "dotta ignoranza" in quanto ne siamo consapevoli.

All'uomo sfuggirà sempre la verità assoluta: egli conosce solo le verità relative che possono essere aumentate ma che non coincideranno mai con l'assoluto.

"Questa ignoranza consapevole è però, dotta, più che limitarsi ai temi della tradizionale teologia negativa, si apre a un'infinita ricerca di approssimazione a Dio. Cusano estende cosi il metodo della teologia negativa (si può conoscere Dio solo in via negationis) all'intera filosofia. Ciò conduce a considerare il mondo e i suoi fenomeni naturali come una vivente realizzazione di Dio e come l'insieme dei segni in cui è racchiusa la suprema armonia dell'universo. Gli strumenti concettuali dell'uomo sono però inadeguati a tale oggetto di conoscenza universale e infinita. I concetti sono segni che possono definire una cosa solo in relazione a un'altra, una parte in relazione a un'altra parte; la conoscenza del tutto e della sua divina unità rimane inattingibile.

Ma ciò non comporta affatto una svalutazione del conoscere umano; al contrario, la ragione umana, posta di fronte al compito di conoscere un oggetto assoluto, ne viene stimolata a un progresso infinito di conoscenze.

[...]. Proprio seguendo questa via (che riproponeva in forma nuova la tradizione logica di Lullo), Cusano pervenne a un'originale concezione dei rapporti tra Dio e il mondo. I molteplici enti finiti rimandano all'Uno infinito come loro principio; esso è causa di tutti gli enti finiti e delle loro opposizioni. Dio è "coincidentia oppositorum", che è la "complicazione. (complicatio) del molteplice nell'uno; all'inverso, il mondo è la "esplicazione" (explicatio) dell'uno nel molteplice.

Tra i due poli si ha un rapporto di partecipazione per il quale Dio e il mondo si compenetrano: l'essere divino, partecipandosi ad altro da sè, si diffonde, pur restando se stesso e in se stesso; il mondo, a sua volta, si configura come un'immagine, una riproduzione un'imitazione dello stesso essere divino, ovvero come un secondo Dio o un Dio creato (Deus creatus).

Tali concezioni portarono Cusano al completo rifiuto della tradizionale cosmologia aristotelica.

Compenetrato da Dio e sua immagine, il mondo non può essere che infinito; non si può quindi attribuirgli uno spazio finito e un unico centro. Affermando la relatività delle rappresentazioni fisiche del luogo e del movimento, Cusano preludeva genialmente alla rivoluzione copernicana"." (brano tratto dalla "Enciclopedia Garzanti di Filosofia).

L'opera di Nicola Cusano rappresenta una grande sintesi del pensiero medievale e, contemporaneamente, un'introduzione alla filosofia dell'età moderna. Per questo, nel suo pensiero, il problema religioso occupA una posizione centrale; la sua teologia comporta una impostazione del tutto nuova del problema dell'universo dell'uomo, su una base filosofica che sarebbe poi stata sviluppata dai pensatori quali Giordano Bruno, Leonardo da Vinci, Copernico.

L'opera di Cusano si compone per la maggior parte di brevi Trattati di grande concentrazione speculativa: oltre il già ricordalo "De docta ignorantia", abbiamo "De coniecturis" (1441); "Apologia doctae ignorantiae" (1449); "Idiota" (1450, comprendente tre scritti: "De sapientia", "De mente", "De staticis experimentis"); "De visione Dei" (1453); "De possesi" (1455); "De beryllo" (1458); "De ludo globi" (1460); "De non aliud" (1462); "De venatione sapientiae" (1463); "De apice Theoriae" (1464).

Nominato cardinale nel 1448 fu legalo pontificio in Germania e vescovo di Bressanone dal 1450. Chiamato a Roma da Pio II nel 1458, vi trascorse gli ultimi anni di vita. Nicola Cusano muore a Todi il giorno 11 agosto 1464.

Biografia di Giuseppe Di Vittorio

Semplici linguaggi del popolo
11 agosto 1892
3 novembre 1957

Chi è Giuseppe Di Vittorio


Politico e sindacalista, Giuseppe Di Vittorio nasce a Cerignola il giorno 11 agosto 1892 in una famiglia di braccianti, la classe sociale più numerosa del tempo, in Puglia.

Già negli anni dell'adolescenza inizia un'intensa attività politica e sindacale; a 15 anni è tra i promotori del Circolo giovanile socialista di Cerignola, mentre nel 1911 dirige la Camera del Lavoro di Minervino Murge.

In seguito sarà direttore della Camera del Lavoro di Bari, dove organizzerà la difesa della sede della Camera del Lavoro sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna.

Al centro dei problemi del lavoro c'era allora in Italia la questione meridionale. Nel 1912 Giuseppe Di Vittorio entra nell'Unione Sindacale Italiana, arrivando nel giro di un solo anno nel comitato nazionale.

Entrato come detto nella lotta sindacale e politica giovanissimo, inizialmente si schiera con i socialisti; dal 1924, tre anni dopo la scissione di Livorno (1921), passa nelle file del Partito Comunista Italiano (PCI) e viene subito eletto deputato nelle elezioni del 1924.

Di Vittorio si fa capire grazie al suo linguaggio semplice ed efficace dalla classe operaia, in rapido sviluppo, così come dai contadini, al margine della vita economica, sociale e culturale dell'Italia.

Nel 1925 viene condannato dal tribunale speciale fascista a dodici anni di carcere: riesce a fuggire in Francia dove aveva rappresentato la disciolta Confederazione Generale Italiana del Lavoro, nell'Internazionale dei sindacati rossi.

Dal 1928 al 1930 soggiorna in Unione Sovietica, rappresentando l'Italia nella neonata Internazionale Contadina; torna poi a Parigi ed entra nel gruppo dirigente del PCI.

Durante la guerra d'Etiopia, su indicazione del Komintern (l'organizzazione internazionale dei partiti comunisti), invia una squadra di tre persone a organizzare la guerriglia locale contro l'invasione fascista: i tre, comunisti, saranno chiamati "i tre apostoli" e fra questi c'è Ilio Barontini, molto esperto per il tipo di missione richiesta.

Insieme ad altri antifascisti Di Vittorio partecipa alla guerra civile spagnola (che darà inizio alla dittatura di Francisco Franco); nel 1937 dirige un giornale antifascista a Parigi.

Nel 1941 viene arrestato dalla polizia fascista e mandato al confino a Ventotene.

Due anni dopo è liberato dai partigiani: negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale prende parte alla Resistenza tra le file delle Brigate Garibaldi.

Nel 1945 viene eletto segretario della CGIL, ricostituita solo l'anno prima grazie al cosiddetto "patto di Roma". L'unità sindacale dura fino al 1948, quando, in occasione dello sciopero generale politico per l'attentato contro Palmiro Togliatti, la corrente cattolica si separa per fondare un suo proprio sindacato, la CISL; azione analoga sarà fatta dai socialdemocratici che si raggrupperanno nella UIL.

Nel 1956 suscita scalpore la sua presa di posizione contro l'intervento sovietico in Ungheria, la cui opinione differisce da quella ufficiale del Partito Comunista.

La fama ed il prestigio di Giuseppe Di Vittorio conquistano la classe operaia e il movimento sindacale di tutto il mondo, tanto che nel 1953 viene eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.

Di Vittorio continuerà a guidare la CGIL fino al giorno della sua morte, avvenuta il 3 novembre 1957 a Lecco, successivamente ad un incontro avvenuto con alcuni delegati sindacali.

Biografia di Jerzy Grotowski

Rivoluzioni teatrali
11 agosto 1933
14 gennaio 1999

Chi è Jerzy Grotowski


La figura più famosa nel panorama del teatro polacco degli ultimi decenni è Jerzy Grotowski, nato a Rzeszów (Polonia) il giorno 11 agosto 1933, direttore dal 1959 del Teatro Laboratorio di Opole, che si trasferì a Wroclaw nel 1965. Grotowski ha elaborato la definizione di "teatro povero", quello cioè che si fa solo con l'attore e il pubblico, creando un rapporto senza mediazioni tecnologiche. Tutto il contrario di quello che fa il cinema, di cui il "teatro povero" è una sorta di reazione (anche se la sua funzione non si esaurisce certo in questo) e una testimonianza dell'importanza vitale del teatro.

Grotowski, l'ultimo vero rivoluzionario in campo teatrale, ha dimostrato che per fare il teatro sono necessari solo l'attore e lo spettatore. La presenza di entrambi nello stesso tempo e nello stesso luogo è l'elemento che distingue il teatro. Il cinema o la televisione avvengono sempre in un altro tempo e in un altro spazio. Ecco perché vale ancora la pena di fare teatro: perché, nell'epoca della comunicazione mediatica, il teatro è uno dei pochissimi posti in cui bisogna esser presenti fisicamente, e non è da poco.

In quest'ottica il problema primario che ha impegnato Jerzy Grotowski nel corso della sua formazione come autore è stato l'addestramento degli attori, una ricerca che lo ha portato a ispirarsi a fonti diverse: il metodo Stanislavskij, lo yoga, l'allenamento bio-meccanico di Mejerchol'd, gli esercizi ritmici di Dullin o gli studi di Delsarte sulle reazioni.

Il suo sistema, in breve, richiede che l'attore conquisti un assoluto controllo di sé, sia gestuale che vocale (ma anche psicologico), in modo che durante le rappresentazioni possa trasformarsi completamente in base alle esigenze dello spettacolo. Numerosi gruppi teatrali sono nati ispirandosi all'insegnamento di Grotowski. Il più importante è l"'Odin Teatret" fondato nel 1964 da Eugenio Barba ad Oslo.

Jerzy Grotowski ha creato i suoi spettacoli tra il 1959 e il 1968 con un gruppo di attori che lo ha seguito per tutto il percorso. Si trattava di "Teatr Laboratorium" e aveva sede in Polonia, prima a Opole, poi a Wroclaw. Oltre agli spettacoli il "Teatr Laboratorium" ha elaborato, in linea con quanto detto circa la formazione degli attori, un metodo di allenamento basato sull'esercizio fisico e sulla memoria. Questo metodo è l'ideale approfondimento di ricerche precedenti e, al contempo, l'invenzione di qualcosa di nuovo. È quanto di più tradizionale e quanto di più rivoluzionario si possa immaginare.

Nel 1970 Grotowski ha abbandonato il teatro per dedicarsi alla ricerca di forme parateatrali. Nel 1985 ha fondato a Pontedera, vicino Pisa, un Workcenter in cui si è occupato di quello che lui stesso chiamava arte come veicolo.

Il grande autore è morto a Pontedera il 14 gennaio 1999, quando non aveva ancora 66 anni, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile. Oggi come oggi è impensabile fare teatro senza tener conto della sua lezione.

Biografia di Chris Hemsworth

Con i muscoli e un bel sorriso
11 agosto 1983

Chi è Chris Hemsworth


Chris Hemsworth nasce l'11 agosto del 1983 a Melbourne, figlio di Leonie, un'insegnante di inglese, e di Craig, un consulente per i servizi sociali. Cresciuto tra Melbourne e il Northern Territory, in una piccola comunità aborigena chiamata Bulman, frequenta l'Heathmont College prima di trasferirsi a Phillip Island. All'inizio degli anni Duemila si avvicina al mondo dello spettacolo ottenendo le prime parti in televisione: appare, tra l'altro, nelle serie tv "Guinevere Jones", "Neighbours", "Marshall Law" e "Saddle Club".

Nel 2004 prende parte ai provini per la soap opera australiana "Home and away", aspirando al ruolo di Robbie Hunter: l'audizione, tuttavia, non va a buon fine (la parte viene assegnata a Jason Smith) anche se Chris Hemsworth riesce comunque a farsi notare, visto che successivamente viene richiamato per interpretare Kim Hyde. In tutto, apparirà in oltre 170 episodi della serie, diventandone uno dei volti di punta: sul set, conoscerà l'attrice e modella Isabel Lucas, con la quale intraprenderà una relazione sentimentale durata poco meno di due anni.

Abbandonata la soap, il bel Chris prende parte come concorrente al programma tv "Dancing with the stars" (la versione australiana di "Ballando con le stelle"), dove impara a danzare grazie alla sua insegnante Abbey Ross. Nel 2009 Hemsworth torna alla recitazione, vestendo i panni di George Kirk, il padre di James T. Kirk, nelle scene iniziali del film di J.J. Abrams "Star Trek". Quindi, dopo avere interpretato Kale nel thriller "A perfect getaway - Una perfetta via di fuga" (regia di David Twohy), viene chiamato da Stephen Milburn Anderson per recitare in "Cash game - Paga o muori", al fianco di Sean Bean.

Mentre la critica inizia ad accorgersi di lui (l'"Hollywood Reporter" nel novembre del 2010 lo segnala come uno dei migliori attori emergenti), nel 2011 Chris Hemsworth viene chiamato a interpretare il supereroe dei Marvel Comics Thor, basato sulla mitologica figura dell'omonimo dio del lampo e del tuono; dopo il film che porta il nome del suo personaggio, interpreta nuovamente lo stesso ruolo anche l'anno successivo per il film "The Avengers".

Sempre nel 2012, recita nel film di Rupert Sanders "Biancaneve e il cacciatore" e diventa padre di Indie Rose, avuta dalla moglie Elsa Pataky (attrice spagnola sposata nel dicembre del 2010). Quindi, lavora per Drew Goddard in "Quella casa nel bosco", e per Dan Bradley in "Red Dawn". E' un periodo di importanti riconoscimenti per l'attore australiano, che ottiene una candidatura ai BAFTA come star emergente e una nomination ai People's Choice Awards come migliore supereroe. Sempre grazie a "Thor", viene candidato come migliore eroe agli MTV Movie Awards e come migliore attore in un film fantascientifico ai Teen Choice Awards.

Tornato a collaborare con J. J. Abrams per "Into Darkness - Star Trek", nel 2013 Chris Hemsworth interpreta il film di Ron Howard "Rush" (è lui a vestire i panni del pilota di Formula 1 James Hunt) e torna a prestare il volto a Thor in "Thor: the dark world", di Alan Taylor. Vince, inoltre, un MTV Movie Award per il migliore combattimento (in "The avengers"), e ben due People's Choice Awards come migliore star in un film d'azione, per "The Avengers" e "Snow White and the Huntsman". Ai Teen Choice Awards, invece, viene nominato come migliore attore in un film d'azione per "Red Dawn".

Nel 2014 la rivista "People" stila una classifica incoronando Chris Hemsworth come "uomo più sexy del mondo".

Biografia di Hulk Hogan

Se mi arrabbio per davvero...
11 agosto 1953

Chi è Hulk Hogan


E' possibile che molti si siano chiesti chi è quel signore gigantesco dai biondi baffi spioventi e dagli improbabili capelli lunghi che ogni tanto compare anche in qualche telefilm con aria gigiona. Si tratta nientemeno che di un mito del wrestling, un atleta che, diventato un personaggio dall'aspetto inconfondibile, ha saputo riciclarsi anche nelle vesti di attore. Il wrestling, detto per inciso, è quello sport fintamente cruento che consiste nel picchiare in tutti i modi possibili ed immaginabili l'avversario.

Il buon Hogan, nato nel 1953 e il cui vero nome è Terrence Gene Bollea, fin da quando era piccolo sembrava fatto apposta per una carriera del genere. Enorme fin dalla nascita, il suo aspetto è sempre stato particolarmente inquietante, anche se, come tutti gli appassionati sanno bene, è solo un gigante buono. La sua carriera prende il via nel lontano 1967 quando in una palestra di Tampa (Florida) inizia a praticare body building. In questi anni Hogan, ignaro del grande successo che l'avrebbe baciato, non si occupa soltanto del suo fisico, ma inizia a studiare amministrazione aziendale e musica alla University of South Florida. Ma i suoi veri interessi sono palesemente ricolti altrove.

Trascorre indefessamente gran parte del suo tempo in palestra, ed è proprio durante una seduta di allenamento che viene notato da Jack Brisco, manager del settore che immediatamente capisce le potenzialità del ragazzo. Brisco spinge il giovane ad allenarsi per diventare un lottatore e, per incentivarlo, lo mette in contatto con Hiro Matsuda, grande allenatore scomparso di recente.

Nel 1973 grazie a Matsuda, Hogan raggiunge risultati invidiabili ma la strada per la forma perfetta è ancora lunga. L'ingresso nel mondo professionistico avviene nel 1978 quando disputa il suo primo match in una federazione indipendente della Florida sotto la maschera di 'Super Destroyer'. Quando i promoter vedono la sua prestazione sul quadrato decidono di metterlo sotto contratto seduta stante.

Nei primi tempi combatte nelle zone dell'Alabama e di Memphis sotto il nome di Terry Boulder, poi anche in coppia con Ed Leslie, tanto che i due spacciandosi per fratelli si fanno chiamare Boulder Brothers. Nel Settembre del 1979 passa alla NWA South Eastern dove combatte sotto il nome di Sterling Golden ed è proprio nella NWA che nel dicembre del 1979 conquista il suo primo titolo mondiale contro Bob Roop, perso solo l'anno dopo con Bob Armstrong. Ma il mondo del wrestling è così, nessuno detiene per troppo tempo un titolo ed è tutto un susseguirsi di colpi di scena.

Da quel momento in poi anche la strada di Hulk Hogan è lastricata da una serie infinita di incontri, risse, eventi spettacolari, il tutto elegantemente studiato per alimentare il gran circo di quella lotta infantile e bambinesca chiamata wrestling. Proprio nel 1980 si inventa il personaggio di Hulk Hogan, emulo dell'incredibile Hulk dei fumetti della Marvel Comics. Col tempo Hulk diverrà popolarissimo, soprattutto in Paesi cultori della disciplina come il Giappone.

La popolarità di Hogan raggiunge l'apice quando, nel 1982, recita la parte di Thunderlips nel film di Sylvester Stallone "Rocky III".

Pprotagonista addirittura di una serie TV ("Thunder in Paradise", in cui hanno fatto da comparsa anche numerosi ex colleghi), Hulk ha trovato anche il modo di varcare le porte di Hollywood, pur con un successo modesto rispetto alle aspettative (anzi, talvolta ha collezionato dei veri flop). Il suo debutto sul grande schermo è avvenuto come detto nel 1982 in "Rocky III" ma successivamente ha partecipato in molti altri film. Spielberg lo ha voluto per interpretare se stesso nel film "Gremlins II", poi ha recitato da protagonista in "No Holds Barred", pellicola di scarso successo distribuita solo negli USA.

Nel 1990 ha recitato al fianco di Christopher Lloyd nella commedia "Cose dell'altro mondo" e successivamente ha girato "Missili per Casa", una commedia in cui ha al suo fianco Sherman Hemsley (il George dei "Jefferson").

E ancora: la bizzarra figura di Hulk Hogan la si può apprezzare in pellicole come "Forza Babbo Natale", "3 Ninjas: High Noon At Mega Mountain" e tanti altri film non sempre distribuiti nel nostro Paese.

Biografia di Tazio Nuvolari

Guidati dalla passione
16 novembre 1892
11 agosto 1953

Chi è Tazio Nuvolari


Tazio Giorgio Nuvolari nasce a Castel d'Ario in provincia di Mantova, il 16 novembre 1892, quarto figlio di Arturo Nuvolari, agricoltore benestante, e di Elisa Zorzi, di origine trentina. Ragazzo vivacissimo e poco incline allo studio, Tazio è attratto dal dinamismo delle discipline sportive. Il padre è un ciclista con più di un'affermazione all'attivo; lo zio Giuseppe Nuvolari è addirittura un asso: più volte campione italiano, si cimenta con successo anche all'estero nella velocità su pista e nelle primissime gare di mezzofondo dietro motori. Il piccolo Tazio proverà per lo zio Giuseppe molto affetto e un'ammirazione sconfinata, destinata a suscitare un fortissimo impulso di emulazione.

Nel 1923, all'età di trentun anni, Tazio inizia a correre con assiduità. Fra marzo e novembre prende la partenza 28 volte, 24 in moto e 4 in auto. Non è più un gentleman driver, bensì un pilota professionista. In moto è la rivelazione dell'anno. In auto alterna piazzamenti e abbandoni ma non manca di farsi notare, se non con la Diatto, certo con l'agile Chiribiri Tipo Monza.

L'attività motociclistica predomina anche nel 1924: 19 risultati, contro 5 in auto. Questi ultimi sono tuttavia ottimi: c'è la sua prima vittoria assoluta (Circuito Golfo del Tigullio, 13 aprile) e altre quattro di classe. In Liguria corre con una Bianchi Tipo 18 (4 cilindri, due litri di cilindrata, distribuzione bialbero); nelle altre gare, ancora con la Chiribiri Tipo Monza.

Tazio è alla guida di questa vettura quando per la prima volta si batte contro un avversario destinato a un grande avvenire, anche se non come pilota: il modenese Enzo Ferrari. "Il mio primo incontro con Nuvolari", scriverà nelle sue memorie, "risale al 1924. Fu davanti alla Basilica di Sant'Apollinare in Classe, sulla strada ravennate, dove avevano sistemato i box per il secondo Circuito del Savio. Alla partenza, ricordo, non avevo dato troppo credito a quel magrolino, ma durante la corsa mi avvidi che era l'unico concorrente in grado di minacciare la mia marcia. Io ero sull'Alfa 3 litri, lui su una Chiribiri. E in quest'ordine tagliammo il traguardo. La medesima classifica si ripeté poche settimane dopo al Circuito del Polesine...".

Nel 1925 Tazio Nuvolari corre soltanto in moto, ma con un intermezzo automobilistico tutt'altro che insignificante. Il giorno 1 settembre, invitato dall'Alfa Romeo, prende parte a una sessione di prove a Monza, alla guida della famosa P2, la monoposto progettata da Vittorio Jano che fin dal suo apparire, nel 1924, ha dominato la scena internazionale. L'Alfa cerca un pilota con cui sostituire Antonio Ascari che poco più di un mese prima è deceduto in un incidente durante il G.P. di Francia, a Montlhéry. Per nulla intimidito Tazio Nuvolari percorre cinque giri a medie sempre più elevate, rivelandosi più veloce di Campari e Marinoni e avvicinando il record stabilito da Ascari l'anno prima. Al sesto giro incappa in una rovinosa uscita di pista. "Le gomme erano quasi a zero", spiegherà Tazio, "e a un certo punto mi si disinnestò la marcia". La macchina è danneggiata, il pilota è seriamente ferito, ma dodici giorni più tardi, ancora dolorante, torna a Monza, si fa imbottire di feltro e bendare con una fasciatura rigida, si fa mettere in sella alla fida Bianchi 350 e vince il G.P. delle Nazioni.

La sua popolarità è ormai molto vasta. Lo chiamano "il campionissimo" delle due ruote.

Ma nel suo cuore vi sono anche le quattro ruote: ci riprova, implacabile, nel 1927, anno in cui con una Bianchi Tipo 20 disputa la prima edizione della Mille Miglia arrivando decimo.

Poi acquista anche una Bugatti 35 e vince il G.P. Reale di Roma e il Circuito del Garda.

È nell'inverno tra il 1927 e il 1928 che Tazio decide di puntare con piena determinazione sull'automobile. Fonda a Mantova la Scuderia Nuvolari, compra quattro Bugatti grand prix e ne rivende due, una ad Achille Varzi (suo amico, ma anche già fiero rivale in corsa, sulle due ruote) e una a Cesare Pastore. L'11 marzo 1928 ? nove giorni dopo la nascita del suo secondo figlio, Alberto ? Tazio vince il G.P. di Tripoli: è questo il suo primo grande successo internazionale. Vince anche sul Circuito del Pozzo, a Verona, battendo il grande Pietro Bordino. Questi malauguratamente perde la vita pochi giorni dopo, in un incidente di allenamento in vista del Circuito di Alessandria, la sua città. Nuvolari va ad Alessandria e disputa la corsa, che è stata intitolata a Bordino, del quale onora la memoria nel migliore dei modi, vincendo.

In quello stesso 1930 Tazio Nuvolari entra a far parte della neonata Scuderia Ferrari e le regala la prima vittoria, nella Trieste-Opicina, con l'Alfa Romeo P2. Si afferma anche in altre due importanti corse in salita (Cuneo-Colle della Maddalena e Vittorio Veneto-Cansiglio, sempre con la P2), poi torna sulla 1750 GS e va a vincere il Tourist Trophy sul circuito di Ards, Irlanda del Nord.

Dà l'addio alla moto, non senza cogliere gli ultimi quattro successi fra cui, per la seconda volta, l'"assoluto" nel prediletto Circuito del Lario, con la Bianchi 350 davanti anche a tutte le 500.

La prodigiosa carriera di Nuvolari si chiude nel 1950 con le ultime due gare, il Giro di Sicilia/Targa Florio (il percorso è lungo 1.080 km), in cui abbandona poco dopo il via per la rottura del cambio, e la corsa in salita Palermo-Monte Pellegrino, che lo vede primo di classe e quinto assoluto. È il 10 aprile. La vettura è una Cisitalia 204 Spyder Sport elaborata da Abarth. Tazio ha chiuso ma non annuncerà mai il proprio ritiro.

Passano poco più di tre anni e quello che Ferdinand Porsche aveva definito "il più grande pilota del passato, del presente e dell'avvenire", se ne va, in silenzio, alle sei del mattino del giorno 11 agosto 1953.

Di lui ha detto il noto regista italiano Michelangelo Antonioni: "Era un uomo che violentava la realtà e faceva cose che alla luce del buonsenso erano assurde... Per i giovani di allora, e io ero tra questi, Nuvolari rappresentava il coraggio, un coraggio senza limiti. Fu il mito, l'irraggiungibile".

Biografia di Gianluca Pessotto

Intelligenza a tutto campo
11 agosto 1970

Chi è Gianluca Pessotto


Gianluca Pessotto nasce a Latisana, in provincia di Udine, il giorno 11 agosto 1970. Inizia la sua carriera di calciatore nel capoluogo lombardo, nel vivaio del Milan. La sua esperienza successiva è a Varese, in serie C2, nella cui squadra cittadina disputa 30 partite; difensore, anche segna una rete in serie nella stagione 1989-1990.

Nel 1991 passa alla Massese e sale di categoria; totalizza 22 presenze e sigla un gol.

Gioca poi in Serie B con Bologna ed Hellas Verona.

Il suo esordio in serie A arriva il 4 settembre 1994 con il Torino (Torino- Inter: 0-2): gioca 32 partite, e segna un gol.

Senza cambiare città, l'anno successivo viene acquistato dalla Juventus, dove giocherà fino a fine carriera.

E' uno dei pochi calciatori italiani che militano nella massima serie ad aver conseguito una laurea.

Con la maglia bianconera vince 6 scudetti, nelle stagioni 1996/97, 1997/98, 2001/02, 2002/03, 2004/05, 2005/06. Vince inoltre una Champions League nel 1996, una Supercoppa Europea ed una Coppa Intercontinentale, sempre nel 1996, una Coppa Intertoto nel 1999 e tre Supercoppe di Lega italiana (1997, 2002 e 2003).

Fino al 2002 Gianluca Pessotto è una vera propria colonna della squadra: 173 centimetri per 72 Chilogrammi, è difensore di fascia, ambidestro, poliedrico, capace di giocare sia a destra che a sinistra, efficace in attacco, preziosissimo in fase di copertura. Poi purtroppo subisce un infortunio che lo costringe ad un lungo stop: sarà il francese Jonathan Zebina a ricoprire e affermarsi in questo ruolo.

Anche in nazionale il contributo di Pessotto è fondamentale per la sua qualità: indossa la maglia azzurra 22 volte, partecipando ai campionati mondiali del 1998 (in Francia) e agli europei del 2000 (Olanda e Belgio).

Nel 2001 ha ricevuto il premio "Sedia d'Oro 2001", come "più importante emigrante di successo del calcio friulano".

E' alla fine del 2005 che Pessotto annuncia il suo imminente ritiro dalle scene agonistiche, che avverrà alla fine della stagione, nel mese di maggio 2006.

Subito dopo il suo ritiro, in concomitanza con lo scandalo delle intercettazioni telefoniche che vede dimettersi tutti i vertici bianconeri - tra cui Moggi, Giraudo e Bettega - Gianluca Pessotto entra a far parte della nuova classe dirigente della società, in qualità di team manager. Il "pesso", soprannominato così da tifosi e compagni, nell'occasione ha avuto modo di dichiarare: "Sono molto felice per questa opportunità. E' un'occasione che mi permette di intraprendere una nuova carriera e, al tempo stesso, di restare a contatto con la squadra e quindi di poter assorbire meglio il distacco dal campo. Inizio questa avventura con grande entusiasmo e farò di tutto per essere all'altezza del nuovo ruolo".

Alla fine del mese di giugno subisce un grave incidente, a Torino, precipitando da una finestra proprio della società bianconera. Poco dopo si saprà essere stato un tentato suicidio. La solidarietà verso l'ex giocatore arriva da molte parti; non ultimo l'affetto dei giocatori della nazionale che, impegnati ai mondiali di Germania, mostrano in campo una bandiera con un messaggio dedicato a Gianluca.

Biografia di Jackson Pollock

Comunicazione spontanea
28 gennaio 1912
11 agosto 1956

Chi è Jackson Pollock


Fondamentale artista della storia americana, Jackson Pollock nasce il 28 gennaio 1912 a Cody nello stato del Wyoming. E' il rappresentante più emblematico della cosiddetta "action painting", la corrente che rappresenta il contributo americano all'informale e che consiste nel trattare la tela con ampi e violenti movimenti del pennello, attraverso "azioni" appunto dinamiche.

Pollock è un possente artista e i suoi quadri emanano una selvaggia energia che non può lasciare indifferente l'osservatore.

Trascorre l'infanzia e l'adolescenza in Arizona e California. La sua è una famiglia contadina assai numerosa (Jackson è ultimo di cinque figli), di origine scozzese-irlandese.

Già a quindici anni Jackson è piuttosto irrequieto e dedito all'alcool. Frequenta la High School di Reverside dalla quale viene allontanato per indisciplina e, nel 1929, pure dalla High School di Los Angeles, alla quale si era iscritto nel 1925. Durante la Grande Depressione abita a New York, dove vive alla giornata e dove frequenta i corsi di Thomas Hart Benton all'Art Student Leaugue.

Nel 1936 frequenta il Laboratory of Modern Techniques in Art di Siqueiros, dove sperimenta tecniche, strumenti e materiali di pittura non tradizionale. Dal 1938 al 1942 lavora nel Works Progress Administration del Federal Art Project nel reparto murales, ma scarsi sono l'interesse e il successo. E' un periodo di gravi difficoltà economiche e di privazioni. Nel 1940 conosce Orozco e la pittura messicana.

Partecipa alla grande mostra dell'Art of this Century (1942) e viene apprezzato dal critico Clement Greenberg, che lo seguirà e sosterrà per tutta la sua carriera futura. Nel 1943 incontra Peggy Guggenheim con la quale firma un contratto di cinque anni. Grazie a lei nel 1944 presenta la sua prima mostra personale che gli apre le porte della celebrità.

Sposa la pittrice Lee Krasner nel 1940 e si trasferisce assieme a lei in una fattoria a Long Island, dove conduce una vita modesta, lontano dall'alcool. Gli anni fra il 1945 e il 1950 sono i più creativi.

A questo proposito è bene precisare che l'arte come comunicazione non ha mai interessato Pollock. "Dipingere è un modo di essere", diceva. Questa affermazione ha stimolato il critico americano Harold Rosemberg a scrivere le seguenti parole, nel tentativo di approfondire la concezione pollockiana: "A un certo momento i pittori americani cominciarono a considerare la tela come un'arena in cui agire, invece che come uno spazio in cui riprodurre, disegnare, analizzare o esprimere un oggetto presente o immaginario. La tela non era più dunque il supporto di una pittura, bensì di un evento [...]. L'innovazione apportata dalla pittura di azione consisteva nel suo fare a meno della rappresentazione dello stato per esprimerlo invece in un movimento fisico. L'azione sulla tela divenne così la stessa rappresentazione...".

Una delle innovazioni più importanti di Pollock, all'interno di questo modo di considerare la pittura e il suo supporto materiale, la tela, è stata la messa a punto di una tecnica chiamata "dripping" (letteralmente "sgocciolamento"), consistente nel far gocciolare il colore su una tela posta in orizzontale, determinando la colatura del colore con gesti rituali e coreografici in cui erano presenti reminescenze dei riti magico-propiziatori praticati dagli indiani d'America. Le opere così realizzate si presentano come un caotico intreccio di linee e macchie colorate, con una totale assenza di organizzazione razionale.

Lo stesso Pollock, nel 1949, durante una conversazione con Rosemberg, sostenne la supremazia dell'atto pittorico come sorgente di magia. Subito fu coniato proprio da Rosemberg il termine di "Action-painting", pittura-azione. Considerato "il rantolo mortale del dadaismo", "un atto di negazione totale"..."incapace di assolvere alla funzione di comunicare per l'assenza di immagini definite" (Pollock), questo nuovo stile venne inizialmente guardato con diffidenza dai critici americani ed europei.

Non sappiamo se questo stato di cose abbia effettivamente turbato l'ipersensibile personalità di Pollock. Quel che è certo è che la sua dedizione all'acool, pur con alti e bassi, non venne mai meno. Nel 1950, dopo un periodo di salutare interruzione, colto dalla depressione (uno stato d'animo che l'ha sempre perseguitato e che non l'avrebbe mai abbandonato), riprende a bere.

Jackson Pollock muore il giorno 11 agosto 1956 in un incidente stradale, ubriaco al volante della sua auto, a South-Hampton.

Biografia di Marie François Sadi Carnot

L'impatto con l'anarchia
11 agosto 1837
24 giugno 1894

Chi è Marie Francois Sadi Carnot


Quella dei Carnot è una famiglia - originaria della Borgogna - che ha dato alla Francia personaggi illustri nel campo delle scienze e della politica, a cominciare da Lazzaro Nicola, matematico e ministro della guerra con Napoleone I, autore dei "Principi fondamentali dell'equilibrio e del movimento" e della "Geometria di posizione", oltre che del teorema matematico che porta il suo nome; il figlio Nicola Leonardo Sadi è un fisico e co-fondatore della termodinamica, oltre che autore di studi di importanza fondamentale nel campo della fisica; il secondo figlio, Lazzaro Ippolito, pubblicista ed uomo di stato, è ministro dell'Istruzione nella seconda repubblica francese ed autore di varie opere fra cui "Exposé de la doctrine Sain-Simonienne" (1830) e "L'esclavage colonial" (1845).

Da cotanta famiglia discende Marie Francois Sadi, figlio di Lazzaro Ippolito, venuto al mondo il giorno 11 agosto 1837 a Limoges. Dedito da giovane agli studi tecnici, come da tradizione familiare, consegue la laurea in ingegneria ma i suoi interessi sono rivolti soprattutto agli accadimenti politici. Eletto deputato repubblicano di sinistra nel 1871, ricopre più volte la carica di ministro dei Lavori Pubblici e delle Finanze in vari governi fino a quando, con le dimissioni del presidente Grevy in seguito ad uno scandalo, la sua reputazione di uomo retto e onesto inducono Georges Clemenceau a candidarlo alla presidenza della Repubblica: la scelta si rivela vincente perché il 3 dicembre 1887 Marie François Sadi Carnot viene eletto con una schiacciante maggioranza.

Nel corso del mandato, che egli assolve con lodevole saggezza, riesce a costringere all'esilio l'ormai pericoloso generale Boulanger, irriducibile monarchico. Essendosi intanto rinnovato, in Europa, il patto della Triplice Alleanza fra Germania, Austro-Ungheria e Regno d'Italia, Sadi Carnot pensa bene di insistere con la Russia per un'alleanza difensiva che scoraggi possibili tendenze espansionistiche o colonialistiche delle tre potenze. L'accordo viene concluso nell'agosto 1891 a San Pietroburgo. Ma l'insidia maggiore con la quale Carnot deve cimentarsi è rappresentata dal dilagare, in Francia e in Europa, di una nuova tendenza di popolo all'emancipazione ed al conseguente rifiuto di ogni forma di autorità e gerarchia.

Le idee anarchiche, teorizzate fra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento soprattutto da Godwin, Stirner, Proudhon ed ora diffuse da Michail Bakunin, hanno ormai permeato le società. Dopo il successo iniziale, però, tali teorie soccombono nel confronto con l'altra grande ondata ideologica, quella marxista. Anche in Italia nascono movimenti e confronti molto vivaci: marxismo e socialdemocrazia sospingono gli anarchici più intransigenti sempre più ai margini, fino a farli sfociare nella violenza del terrorismo. Una lunga serie di attentati caratterizza questa fase, ed il presidente francese è fra i primi a caderne vittima: mentre si appresta ad inaugurare l'Esposizione Universale di Lione viene aggredito dall'anarchico milanese Sante Caserio ed accoltellato a morte. E' il 24 giugno 1894 quando Marie Francois Sadi Carnot cessa di vivere, all'età di 57 anni.

Biografia di Edith Wharton

Età senza colpe
24 gennaio 1862
11 agosto 1937

Chi è Edith Wharton


Edith Newbold Jones, poi nota esclusivamente come Edith Wharton, cognome preso da sposata, nasce a New York, il 24 gennaio del 1862. Autrice statunitense molto importante, ha vinto il Premio Pulitzer grazie al suo romanzo "L'età dell'innocenza", tradotto in tutto il mondo e ancora oggetto di studio nelle scuole non solo americane.

Discende da un'antica famiglia della "grande mela", i Newbold-Jones, ricchi e socialmente attivi tra i notabili newyorchesi. Tuttavia, nel 1866, quando la piccola Edith ha appena quattro anni, a causa di alcuni investimenti discutibili la famiglia deve trasferirsi in Europa. Qui la futura scrittrice apprende il francese, l'italiano e il tedesco, studia privatamente, senza mai frequentare scuole pubbliche, e passa le sue giornate a leggere, interessandosi di arte e letteratura, dimostrandosi ben presto una bambina molto introspettiva e dagli interessi molto particolari.

Già all'età di quattordici anni, sotto le mentite spoglie di David Oliveri, la Wharton scrive il suo primo romanzo. In questi stessi anni compone poesie e una, in particolare, viene inclusa in una raccolta pubblicata dalla rivista "Atlantic Monthly". Dopo qualche tempo, un'insegnante che la segue, tale Emelyn Washburn, la introduce alle letture degli autori Emerson e Thoreau, da cui apprende parecchio.

Nel 1885, dopo aver rotto un fidanzamento con il giovane Harry Stevens, la giovane e anticonformista Edith sposa, di mala voglia, il noto banchiere di Boston Edward Wharton, amico di suo fratello e di dodici anni più grande.

Cinque anni dopo l'autrice comincia e collaborare con il "Magazine Scribner". A partire da questi anni però il marito di Edith comincia a rivelare i propri problemi mentali, la sua instabilità caratteriale, la quale lo porta tra le altre cose ad intraprendere svariate relazioni sessuali con giovani donne, spesso anche prostitute. Il rapporto tra i due coniugi ben presto si sfalda e dal 1906 la Wharton decide di trasferirsi definitivamente in Francia, abbandonando il marito.

Proprio tra il 1906 e il 1909, stando anche alle molte lettere poi accluse ad una celebre raccolta pubblicata postuma, Edith Wharton frequenta il giornalista Morton Fullerton, secondo molti il vero ed unico amore della sua vita. Intanto la sua carriera letteraria già da qualche anno sembra sul punto di spiccare il volo.

Dal 1902 è in libreria il sui primo romanzo, "The Valley of Decision", ambientato nell'Italia del XVIII secolo. A questo seguono una serie di pubblicazioni, tra racconti e articoli, spesso usciti sui migliori giornali europei e americani.

Nel 1911 pubblica "Ethan Frome", secondo molti la sua opera meglio riuscita, breve ed avvincente e a metà strada tra un lungo racconto ed un romanzo breve. In questi anni però la Wharton accresce quella che è un'altra delle sue grandi passioni, ossia viaggiare. Raggiunge quale prima donna a farlo nella storia, il Monte Athos, luogo precluso alle persone di sesso femminile, per giunta raccontandolo in molti scritti. Si reca spesso in Italia e in altri luoghi europei, raggiungendo anche il Marocco, in visita in un harem, altra esperienza limite per una donna in quegli anni. Fa la spola tra Europa e America, attraversando l'Atlantico circa sessanta volte nel corso della sua vita.

Poco prima dello scoppio del conflitto mondiale apre dei circoli ed ostelli letterari nei quali accoglie gli autori non solo americani. Le sue due case francesi, quella di Parigi e l'altra, nel sud della Francia, diventano ricettacolo di autori e giornalisti, gente di cultura in genere, contribuendo a diffondere la fama della scrittrice statunitense. Intanto nel 1913 divorzia formalmente dal banchiere Wharton, mantenendo però il cognome ricevuto al momento delle nozze.

Quando nel 1914 la Germania dichiara definitivamente guerra alla Francia, Edith Wharton si impegna nel creare dei veri e propri laboratori per lavoratrici disoccupate e senza assistenza. Dopo essersi rifugiata in Inghilterra rientra in Francia una volta conclusa la famosa battaglia della Marna, nel settembre del 1914, dando vita agli "ostelli americani per rifugiati", evoluzione dei circoli letterari cresciuti nella sua casa di Parigi. Qui conosce autori del calibro di Henry James, di cui diventa molto amica, ricevendo grandi dimostrazioni di stima anche e soprattutto per la sua opera letteraria. Ma fa la conoscenza anche di Walter Berry e Bernard Berenson, altri due frequentatori abituali dei suoi ostelli. Per questa iniziativa pertanto, nel 1916, la Wharton riceve la Legion d'Onore del governo francese.

Durante il conflitto mondiale inoltre, la scrittrice newyorchese scrive per i giornali americani, fornendo rapporti in merito alla guerra e alle contingenze politiche vigenti. Ma non solo. Si adopera per iniziative di carattere umanitario, come quando aiuta un orfanotrofio belga a mettere in salvo oltre seicento bambini rifugiati, in pericolo a causa della ventilata avanzata tedesca. Raccoglie anche fondi. E continua a scrivere novelle e racconti, come "La Marna" (1918), gettando le basi per quello che di lì a poco è il suo capolavoro, il quale arriva al termine della guerra.

Nel 1920 infatti pubblica "L'età dell'innocenza", opera ambientata nell'alta società di New York del primo Novecento, nella quale è evidente tutto il suo sarcasmo e la sua critica di questo tipo di società, presa di mira proprio da un'autrice che, per anni, ha dovuto frequentarne i personaggi più in vista.

L'anno dopo, nel 1921, il romanzo vince il Pulitzer. Edith Wharton è la prima donna a ricevere l'ambito premio. Sull'onda dell'entusiasmo, scrive anche la cosiddetta "Tetralogia di New York", datata 1924, la quale contiene le opere "False", "La zitella", "La scintilla" e "Il giorno di capodanno".

Tra gli anni '20 e '30 scrive altri romanzi, ma nessuno raggiunge la fama del precedente "L'età dell'innocenza". Si segnalano "Un figlio al fronte", del 1923, "Qui e oltre", del 1926, "I bambini" del 1928 e "Arrivano gli dei" del 1931.

Nel 1937 pubblica "Ghosts", importante raccolta di racconti sui fantasmi, nella quale forte è il debito intellettuale contratto con il collega e amico Henry James. In questo stesso anno, pertanto, dopo aver lasciato incompiuto il so ultimo romanzo, "I bucanieri", nella cittadina francese di Saint-Brice-sous-Forêt, Edith Wharton muore, esattamente il giorno 11 agosto del 1937.

Nel 1993, il regista Martin Scorsese trae dal suo romanzo, "L'età dell'innocenza", il film omonimo, interpretato da attori del calibro di Daniel Day-Lewis, Michelle Pfeiffer e Winona Ryder.

Biografia di Robin Williams

Nano-nano, capitano mio capitano
21 luglio 1951
11 agosto 2014

Chi è Robin Williams


L'attore americano Robin Williams nasce il 21 luglio 1951 a Chicago (Illinois) in una famiglia economicamente agiata. Il padre è un dirigente della Ford Motors, mentre la madre è una modella, che lo introduce sin da piccolo nel mondo dell'intrattenimento.

Malgrado l'immagine di persona estroversa, simpaticissima e brillante, che conosciamo grazie ai film che ha interpretato, da ragazzo Robin è un solitario. Eppure, raccontano le cronache, preferisce chiudersi in se stesso e seguire il filo dei suoi pensieri piuttosto che giocare con gli altri bambini.

Una piccola mania lo coglie alle soglie della pubertà, mania che fa ben capire il carattere di Robin Williams a quell'età. Colleziona infatti soldatini, una passione che non incita di certo alla condivisione con gli altri e che soprattutto è coltivabile solo all'interno delle mura casalinghe. Con il tempo, arriva a possedere migliaia di soldatini. Arrivata l'epoca del liceo, si iscrive alla scuola locale e si diploma nel 1969.

La passione per la recitazione

Terminata questa prima fase degli studi, si iscrive alla facoltà di scienze politiche al Claremont Men's College, dove tuttavia inizia a delinearsi la sua reale passione. Come prevedibile, abbandona l'università, per iscriversi ad una scuola di recitazione drammatica, l'istituto Juilliard, nella città di New York. La guida del corso è il maestro John Houseman. Durante questo periodo, emerge anche un altro talento insito nelle capacità recitative di Williams, quello per il mimo, talento che mette a frutto per guadagnarsi i primi soldi. Dopo il diploma conseguito presso l'istituto Juilliard, Robin Williams inizia la sua carriera di attore di commedie, rivelandosi subito un comico emergente fino ad apparire al "The Richard Pryor Show".

Mork & Mindy


Nel 1977, il regista Garry Marshall gli offre l'opportunità di conquistare il pubblico internazionale, interpretando un simpatico alieno nella serie televisiva "Mork e Mindy". E' quello il personaggio che gli dona la prima, estesa celebrità. Il personaggio di Mork, l'alieno appunto, si imprime indelebilmente nella fantasia di milioni di spettatori, ben lungi però dall'immaginarsi quali siano le reali potenzialità del buffo attore che interpreta Mork. Comunque il saluto del personaggio, che compariva fra i terrestri allargando le dita e dicendo Na.no Na.no, è diventato quasi un tormentone. Nella vita privata, invece, nel 1978 sposa Valerie Velardi.

I primi film di successo


Uno dei primi ruoli cinematografici di rilievo lo ottiene nel 1980, per il "Popeye" (Braccio di Ferro) di Robert Altman, un'esibizione che non entusiasma la critica. Scenario completamente diverso l'anno dopo quando, a fianco di Glenn Close ne "Il mondo secondo Garp", offre un primo esempio di quelle che saranno le sue fluviali e virtuosistiche interpretazioni attoriali, in cui effonde una vastissima gamma di soluzioni mimiche e vocali.

Praticamente "lanciato", il passo successivo lo proietta direttamente nel firmamento delle star hollywoodiane, con l'indimenticabile performance di "Good Morning Vietnam"; il film presenta il canovaccio ideale per scatenare la sua incontenibile energia che sul piano puramente della dizione del testo sfiora il delirante. Un'interpretazione che non può passare inosservata e che infatti gli procura una nomination agli Oscar.

Lo straordinario e immortale successo con "L'attimo fuggente"


L'anno dopo, altra nomination, altro Oscar sfiorato, in un film diventato un vero e proprio cult: si tratta de "L'attimo Fuggente", la discussa pellicola di Peter Weir dal fortissimo impatto. Il suo ruolo è quello del professore tenace e rivoluzionario, rivoluzionario e fuori dagli schemi che non solo è diventato il "prototipo" neo-romantico di professore-modello sognato da milioni di studenti, ma anche, per certi versi, a causa delle inevitabili degenerazioni, un personaggio-macchietta. Ad ogni modo, sia la critica che i suoi detrattori rimangono definitivamente convinti della sua abilità di interpretare sia i ruoli tragici che comici.

Gli anni '90


Ad esempio, impossibile tralasciare la sua apparizione in "Risvegli", capolavoro del 1990, a fianco di Robert De Niro, nella parte dello straordinario dottor Malcolm Sayer. Oppure un anno dopo, folletto degli Anni Novanta, professore di storia medievale colpito da una follia lucida, in "La Leggenda del Re Pescatore", con una spalla del calibro di Jeff Bridges. Nel 1993, conquista grandi e piccini nel divertente ruolo di papà e colf in "Mrs. Doubtfire" e due anni dopo, con incredibili effetti speciali, è il protagonista di "Jumanji".

Nel 1996, è il mammo hollywoodiano di una storica coppia gay, nel rifacimento americano de "Il Vizietto", dal titolo "Piume di struzzo", a fianco dell'intransigente suocero Gene Hackman.

Williams negli ultimi anni inanella una serie di ulteriori successi, tra i quali impossibile non citare "Genio Ribelle" del 1997, a fianco della giovane nuova star Matt Damon e la pellicola di genere fantasy "Al di là dei sogni". Nel suo peregrinare di ruoli interpreta anche film di fantasia e animazione, come "Flubber" e "Uomo bicentenario" e il sentimentale-drammatico "Patch Adams".

L'Oscar


Nel 1998 riceve un premio Oscar come Miglior attore non protagonista per il film "Will Hunting - Genio ribelle" (con Matt Damon).

Tra gli altri grandi film da lui interpretati non vanno dimenticati "Hook - Capitan Uncino" (Robin Williams interpreta alla perfezione un "adulto" Peter Pan) e "L'uomo bicentenario". Saranno oltre 60 i film interpretati nella sua carriera.

La vita privata


Sul fronte personale, a dispetto della sua amabile personalità, Robin Williams ha avuto più di un problema. Accusato prima da una donna di averla contagiata di herpes e successivamente sospettato di uso di cocaina, ha divorziato dalla moglie Valerie dopo dieci anni di matrimonio ed un figlio di nome Zachary, allorchè i giornali rivelarono una sua relazione con Marsha Graces, la baby sitter del figlio.

Nel 1989 sposa Marsha, da cui ha due figli e con cui crea una propria compagnia di produzione chiamata Blue Wolf.

Il 23 ottobre 2011 si sposa per la terza volta: la nuova moglie è Susan Schneider, graphic designer conosciuta nel 2009.

Nonostante alcuni scandali, il suo amato pubblico gli ha sempre concesso il beneficio del dubbio tanto che Robin Williams è stato sempre una delle più amate celebrità americane.

Simpatico e arguto. Ironico e travolgente, Robin Williams non poteva che avere successo nel mondo dello spettacolo. Tutt'altro che bello e aitante, l'attore ha dimostrato nel corso della sua carriera di essere straordinario nei ruoli più differenti riuscendo, il più delle volte, travolgente come una vera e propria forza della natura.

La morte


Muore improvvisamente il giorno 11 agosto 2014 all'età di 63 anni: la causa di morte è stata l'asfissia, tuttavia dalle prime ipotesi appare subito chiaro che si sia trattato di un suicidio, conseguenza di una grave stato di depressione. Il giorno seguente infatti la polizia ufficializza la notizia che Robin Williams si è suicidato impiccandosi. Il suo corpo è stato trovato nella sua casa di Tiburon (California). Robin Williams soffriva da tempo di dipendenza dall'alcol, situazione per la quale nelle settimane precedenti aveva trascorso un periodo di disintossicazione in una clinica, così come l'anno precedente.

Biografia di Steve Wozniak

11 agosto 1950

Chi è Steve Wozniak


Stephen Gary Wozniak nasce l'11 agosto del 1950 a Sunnyvale, in California. Sin da bambino eredita dal padre Jerry, ingegnere della Lockheed Corporation, la passione per l'elettronica. Incontra per la prima volta Steve Jobs nel 1971, al college, mentre Steve è ancora alle scuole superiori. Nel 1973 i due collaborano alla realizzazione di un videogioco arcade, Breakout, per la compagnia Atari a Los Gatos.

Due anni più tardi Steve Wozniak, mentre frequenta la University of California a Berkeley, rimane vittima di un incidente stradale dal quale esce miracolosamente illeso; in seguito a questo episodio decide di lasciare l'università. Mentre trova lavoro presso la Hewlett Packard, comincia a progettare un personal computer nel tempo libero, senza alcun fine commerciale.

Nello stesso periodo inizia a frequentare le riunioni di un club di appassionati di informatica e di elettronica, l'Homebrew Computer Club di Palo Alto, grazie alle quali ha la possibilità di confrontarsi e di condividere le proprie conoscenze tecniche: nel club ritrova il suo vecchio amico Steve Jobs. È proprio Jobs a persuadere Wozniak a far sì che i suoi progetti per la creazione di un personal computer non si limitino a costituire un hobby, ma diano vita a un prodotto commercialmente valido.

Così, i due cercano di raggranellare un po' di denaro da investire (Wozniak vende, tra l'altro, una preziosa calcolatrice scientifica HP), e alla fine racimolano 1.300 dollari per mezzo dei quali possono comprare diverse componenti elettroniche. Jobs e Wozniak, quindi, realizzano un prototipo di computer dotato di un microprocessore da 25 dollari, di un'unità di memorizzazione, di una Rom e di una tastiera per l'immissione dei dati. Jobs, quindi, propone all'amico e collega di mettere in vendita il computer: il 1° aprile del 1976 viene fondata la Apple, e il prototipo prende il nome di Apple I; i primi esemplari vengono acquistati per 666 dollari e 66 centesimi da un negozio di computer locale.

Sposatosi nel frattempo con Alicia Robertson, Steve Wozniak vede progressivamente incrementare i propri guadagni: grazie a Apple I, la sua società tocca il milione di dollari incassati. Stephen, quindi, decide di concentrarsi sul miglioramento del prodotto, introducendo una visualizzazione grafica migliore e progettando un lettore di floppy disk poco costoso; nel 1978, inoltre, sviluppa insieme con Randy Wigginton la bozza di un sistema operativo primordiale. Nel frattempo, viene messo sul mercato Apple II.

Nel 1980, mentre la Apple viene quotata in Borsa, Wozniak divorzia dalla moglie. Nel 1981, invece, rimane vittima di un incidente mentre si trova a bordo del suo aereo privato: l'evento gli provoca un'amnesia temporanea. Riacquistata completamente la memoria dopo un primo periodo di scarsa lucidità, rimane comunque turbato dall'episodio: anche una volta guarito, infatti, pare avere smarrito l'entusiasmo dei primi tempi.

Decide comunque di sposarsi con Candice Clark e di tornare all'università: nel 1982 si laurea in ingegneria elettrica e in informatica. Intanto, le vendite dell'Apple II permettono a Steve Wozniak e all'amico Jobs di diventare milionari, e al tempo stesso di avere le risorse economiche per sviluppare prodotti nuovi. Stephen, tuttavia, decide di lasciare la società il 6 febbraio del 1985, a nove anni di distanza dalla sua fondazione, per fondare CL9, una nuova compagnia dedicata allo sviluppo di interruttori con controllo remoto ad uso domestico.

Da quel momento, Jobs serba rancore nei confronti di Wozniak, al punto da fare pressione sui fornitori per indurli a boicottare la CL9: fornitori che, intimoriti dallo strapotere economico di Apple, decidono di boicottare la società di Wozniak, che nel giro di breve tempo fallisce. Incluso nella National Inventors Hall of Fame nel settembre del 2000, poco dopo fonda la WoZ, società (il cui nome è sia l'abbreviazione di Wozniak che l'acronimo di Wheels of Zeus) che si occupa dello sviluppo di soluzioni wireless. Nel 2004 riceve dalla North Carolina State University una laurea honoris causa in virtù del contributo fornito nel settore dei personal computer, mentre due anni più tardi pubblica il libro "iWoz: from computer geek to cult icon, how I invented the personal computer, co-founded Apple, and had fun doing it".

Dopo essere apparso nei panni di se stesso in un cameo in una puntata della quarta stagione della sit-com "The Big Bang Theory", nel dicembre del 2011 Steve Wozniak inizia a collaborare con Siemens e con lo staff di Assembly Complex Manufacturing.

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