Biografie di personaggi famosi e storici nato il 26 agosto


Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità:


1. Guillaume Apollinaire
2. Alessandra Barzaghi
3. Junio Valerio Borghese
4. Alessandro conte di Cagliostro
5. Julio Cortázar
6. Macaulay Culkin
7. Peggy Guggenheim
8. William James
9. Antoine Lavoisier
10. Loredana Lecciso
11. Luigi Filippo di Francia
12. Madre Teresa di Calcutta
13. Domenico Scilipoti
14. Nichi Vendola


Biografia di Guillaume Apollinaire

Al principio del surreale
26 agosto 1880
9 novembre 1918

Chi è Guillaume Apollinaire?


Pseudonimo di Wilhelm Apollinaire de Kostrowitsky, Guillaume Apollinaire nasce a Roma il 26 agosto 1880. Figlio naturale di un ufficiale italiano e di una polacca si trasferisce in Francia ancora adolescente stabilendosi a Parigi, dove dal 1908 grazie al legame con Marie Laurencin si mette in contatto con gli ambienti artistici d'avanguardia e con personalità quali Maurice de Vlaminck, André Derain, Pablo Picasso, Georges Braque, Henri Matisse.

L'interesse per il moderno lo porta a sostenere anche il futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e la pittura metafisica di Giorgio De Chirico.

Del 1910 sono i sedici racconti fantastici intitolati "L'eresiarca & C.", mentre nel 1911 pubblica le poesie di "Bestiario o corteggio di Orfe" e nel 1913 il fondamentale "Alcools", raccolta delle migliori poesie composte fra il 1898 e il 1912, che costituisce uno dei testi di poesia più importanti del secolo scorso. Quest'opera rinnova profondamente la letteratura francese ed è oggi considerata il capolavoro di Apollinaire insieme con lo splendido "Calligrammi" (1918).

Fra le altre opere in prosa si ricordano "Il poeta assassinato" (1916), raccolta di novelle e racconti tra il mitico e l'autobiografico, ispirati alle esperienze sul fronte della prima guerra mondiale, e il dramma "Le mammelle di Tiresia" (scritto nel 1903 e pubblicato nel 1918), nell'introduzione del quale per la prima volta compare la definizione di un'opera surrealista.

Muore a Parigi il 9 novembre 1918.

Biografia di Alessandra Barzaghi

26 agosto 1980

Chi è Alessandra Barzaghi?


Alessandra Maria Barzaghi nasce il 26 agosto del 1980 a Milano, figlia della giornalista Rosanna Mani. Studia alla Oxford International School of Languages di Milano, dove si diploma dopo aver imparato a parlare fluentemente spagnolo, francese e inglese. Laureatasi in Psicologia Clinica con 110 e lode all'Università Vita-Salute San Raffaele, intraprende la carriera di attrice, recitando nella sesta, nella settima e nell'ottava stagione di "Incantesimo", in onda su Raiuno tra il 2003 e il 2005.

Negli stessi anni, ottiene piccoli ruoli anche in fiction Mediaset ("Carabinieri", di Raffaele Mertes, e "Elisa di Rivombrosa", di Cinzia Th. Torrini). Presenta il Tim Tour 2005, uno show estivo dedicato ai giovani cantanti emergenti che si sviluppa per quattordici serate nelle più importanti piazze d'Italia; in seguito, appare nel film "7 km da Gerusalemme" di Claudio Malaponti: girata a Damasco, in Siria, la pellicola tratta dal libro di Pino Farinotti vede nel cast anche Alessandro Haber, Isa Barzizza e Luca Ward.

Alessandra Barzaghi compare nella fiction "La figlia di Elisa - Ritorno a Rivombrosa", diretta da Stefano Alleva, dove interpreta la marchesa Costanza Granieri Solaro. Dopo essere stata diretta da Paolo Poeti in "Pompei, ieri, oggi, domani" nel ruolo di Cornelia, ancella di Lavinia, entra a far parte del cast della commedia di Enrico Oldoini "La fidanzata di papà", al fianco di Massimo Boldi; dopodiché, recita nei panni di Aurelia in "L'anno mille", di Diego Febbraro, e appare in "Guardando le stelle", di Stefano Calvagna.

Si avvicina anche al doppiaggio, prestando la voce a Leslie nella sit-com "The Big Bang Theory" e a Lucy nel ri-doppiaggio di "Dallas". Alessandra Barzaghi torna alla fiction nel 2009, quando le viene assegnato il ruolo di Tatiana, ragazza sexy e algida, nella fiction di Canale 5 "Caterina e le sue figlie 3". Recita, inoltre, nella miniserie diretta da Giorgio Serafini "Il falco e la colomba", dove, in costumi d'epoca cinquecenteschi, veste i panni dell'umile fantesca Marietta.

Dopo essere stata la voce italiana di Uma Thurman nel film "Davanti agli occhi", compare nel 2010 nel programma di Raidue "Il più grande (italiano di tutti i tempi)", al fianco di Martina Stella e Francesco Facchinetti; sempre sulla seconda rete Rai presenta "A come avventura". Dopo aver condotto con Massimo Giletti "Una voce per Padre Pio" e con Fabrizio Gatta "Stessa spiaggia stesso mare", nell'autunno del 2010 Alessandra Barzaghi ritrova Facchinetti ad "Extra Factor", il programma del day time che accompagna la quarta serie di "X Factor".

Nel 2011, dopo essere apparsa in "I love Italy" con Massimiliano Ossini, recita nella miniserie di Canale 5 "Baciati dall'amore" e, insieme con Daniele Battaglia, conduce "Sabato Academy"; l'anno successivo, invece, esordisce al timone di "Battle Dance 55", in onda sia su Raidue che su Rai Gulp. Nel 2013, dopo essere comparsa su Canale 5 nella fiction di Luciano Odorisio "Pupetta - Il coraggio e la passione" (venendo doppiata, però, da Iaia Forte nel ruolo di Maddalena Malavi), presenta su La5 l'adventure show "Sweet Sardinia", ed entra nella rosa dei concorrenti del programma di Raiuno "Ballando con le stelle": in coppia con l'insegnante Roberto Imperatori, viene tuttavia eliminata nel corso della prima puntata.

Biografia di Junio Valerio Borghese

Il principe nero
6 giugno 1906
26 agosto 1974

Chi è Junio Valerio Borghese?


Junio Valerio Borghese nasce a Roma il 6 giugno 1906 da padre italiano e madre tedesca. La sua famiglia ha dato alla Chiesa cardinali e addirittura un Papa (Paolo V).

Borghese intraprende la carriera militare nella Regia Marina. Si fa onore durante la Seconda Guerra Mondiale a bordo del sommergibile Sciré, affondando numerose imbarcazioni alleate: per questo ottiene una medaglia d'Oro.

Il giorno 1 maggio 1943 è nominato comandante della Decima Flottiglia Mas, reparto d'elite della Marina italiana.

L'armistizio dell'8 settembre coglie Borghese di sorpresa nella caserma di La Spezia; il grosso delle Forze Armate italiane si sbanda ma nelle caserma della Decima tutto procede come se nulla fosse successo. Borghese è deciso a non cambiare alleato e stipula un accordo con i tedeschi con i quali il "principe nero" aderisce alla neonata Repubblica di Salò, ma mantiene autonomia organizzativa e operativa sui suoi uomini.

Il carisma di Borghese e il suo prestigio spingono molti volontari ad arruolarsi nella Decima e questo provoca invidia e preoccupazione nei comandi militari della Rsi, i quali temono un colpo di stato di Borghese ai danni di Mussolini. Con una scusa il Duce lo convoca e lo tiene per una settimana agli arresti. Per pressione dei tedeschi Borghese è liberato, ma la sua autonomia è ridotta. I "marò" che per statuto dovrebbero combattere solo contro le truppe alleate, sono impiegati nella lotta contro i partigiani e in feroci rastrellamenti.

Pochi giorni prima del 25 aprile Borghese si accorda con gli americani per avere salva la vita e quella dei suoi uomini in cambio di un regolare processo. Prima di lasciare Milano a bordo di una jeep americana, paga sei mensilità anticipate ai suoi militari e si fa consegnare le armi: "la Decima non si arrende, smobilita", disse Borghese.

Dopo quattro anni di carcere è di nuovo libero grazie all'amnistia del 18 febbraio 1949.

Aderisce al Movimento Sociale Italiano, nel quale ricopre l'incarico di presidente onorario dal 1951 al 1954. Si mantiene nell'ambiente del reducismo continuando ad intrattenere stretti rapporti con ex-repubblichini e vertici delle Forze Armate fino a fondare nel 1967 un suo partito: il Fronte Nazionale d'espirazione estremista, che raccolse il consenso di molti movimenti extraparlamentari di destra.

Fin dal 1969 Borghese organizza un colpo di Stato con l'appoggio di generali dell'Esercito, guardie forestali e i militanti di Avanguardia Nazionale ed altri movimenti extraparlamentari. Il piano consiste nell'occupazione del Ministero degli Interni, del Ministero della Difesa, delle sedi RAI e dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel Parlamento. Nei piani c'era anche il rapimento del Capo dello Stato Giuseppe Saragat e dell'assassinio del capo della Polizia, Angelo Vicari. A tutto questo sarebbe stato accompagnato un proclama ufficiale alla nazione, che Borghese stesso avrebbe letto dagli studi RAI occupati.

Quando il piano è già in azione Borghese ordina l'immediato annullamento. Le motivazioni di Borghese per quest'improvviso ordine a poche ore dall'attuazione effettiva del piano non sono ancora certe e esenti da una possibile smentita. Si parla di un intervento della massoneria che avrebbe annunciato il venir meno di appoggi internazionali.

Gli italiani sapranno del tentato golpe tre mesi dopo. "Paese sera" titola: "Piano eversivo contro la repubblica, scoperto piano di estrema destra". Il 18 marzo 1971 la magistratura di Roma emette mandati di arresto con l'accusa di usurpazione dei poteri dello stato e cospirazione per Borghese e altri congiurati.

In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugia in Spagna dove, non fidandosi della giustizia italiana, che nel 1973 revoca l'ordine di cattura, rimane fino alla morte, avvenuta a Cadice il 26 agosto 1974.

Biografia di Alessandro conte di Cagliostro

Incantesimi alchemici
2 giugno 1743
26 agosto 1795

Chi è Alessandro conte di Cagliostro?


Innumerevoli biografie hanno cercato di fare chiarezza sul misterioso avventuriero che caratterizzò il secolo dei Lumi: taumaturgo, "amico dell'Umanità", cultore e divulgatore delle scienze esoteriche oppure scaltro imbonitore, comune ciarlatano? Il quesito, finora, non ha avuto risposta certa: il mistero che da sempre avvolge le molteplici attività svolte da Cagliostro contribuisce a tenere vivo l'interesse su di lui.

Giuseppe Balsamo nacque a Palermo il 2 giugno 1743, dal mercante Pietro Balsamo e da Felicita Bracconieri. A causa delle modeste condizioni economiche, alla morte del padre fu affidato al seminario di S. Rocco a Palermo.

Nel 1756 entrò come novizio presso il convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone per essere affiancato al frate speziale, dal quale apprese i primi rudimenti di farmacologia e chimica. Nel 1768 sposò a Roma Lorenza Feliciani, avvenente e giovanissima fanciulla dell' età di quattordici anni. Fino al momento del matrimonio non si hanno altre notizie documentate: è presumibile che abbia vissuto di espedienti durante la gioventù. D'altra parte, lo stesso Cagliostro dichiarò pubblicamente di provenire da paesi sconosciuti, di aver trascorso gli anni dell'infanzia alla Mecca e di aver conosciuto gli antichi misteri dei sacerdoti egizi attraverso gli insegnamenti del sapiente Altotas. Sarà monsignor Giuseppe Barberi, fiscale generale del Sant'Uffizio, che nel suo Compendio sulla vita e sulle gesta di Giuseppe Balsamo, redatto nel 1791, smentirà queste dichiarazioni divenendo uno dei suoi più accaniti detrattori. Secondo il Barberi, Cagliostro avrebbe esercitato truffe e mistificazioni anche a Barcellona, Madrid e Lisbona con l'aiuto della maliarda Lorenza, che irretiva uomini facoltosi con arti sottili che andavano dall'avvenenza fisica alla promessa di miracolose guarigioni grazie a polveri e a formule magiche.

Risale al 1771 il primo viaggio a Londra della giovane coppia: sembra che là il Balsamo sia finito in prigione per debiti e, per restituire le somme dovute, fu costretto a lavorare come decoratore. Nel 1772 a Parigi, Lorenza si invaghì dell'avvocato Duplessis e, a causa di questa relazione, fu rinchiusa nel carcere di Santa Pelagia, la prigione delle donne di malaffare. La riconciliazione non tardò ad avvenire e i coniugi, dopo varie peregrinazioni in Belgio e in Germania, rientrarono a Palermo e poi a Napoli. Nello stesso anno, il Balsamo si recò a Marsiglia e si cimentò nelle vesti di taumaturgo: sembra che, dietro lauto compenso, fece credere ad un innamorato di poter riacquistare il vigore fisico mediante l'attuazione di alcuni riti magici. Scoperto l'imbroglio, fu costretto a fuggire e a cercare riparo in Spagna, a Venezia, quindi ad Alicante per terminare la fuga a Cadice.

Ritornò a Londra nel 1776, presentandosi come conte Alessandro di Cagliostro, dopo aver fatto uso di nomi altisonanti accompagnati da fantasiosi titoli quali conte d'Harat, marchese Pellegrini, principe di Santa Croce: durante questo soggiorno, insieme alla moglie, divenuta nel frattempo la celestiale Serafina, viene ammesso alla loggia massonica "La Speranza". Da questo momento la vicenda di Cagliostro può essere ricostruita sulla base di documenti ufficiali e non su libelli diffamatori fatti circolare dai nemici più acerrimi. La massoneria gli offrì ottime opportunità per soddisfare ogni ambizione sopita. Grazie alle vie da essa indicate e alle cognizioni acquisite, egli poté riscuotere successi appaganti moralmente ed economicamente che lo portarono, dal 1777 al 1780, ad attraversare l'Europa centro-settentrionale, dall'Aia a Berlino, dalla Curlandia a Pietroburgo e alla Polonia. Il nuovo rito egiziano di cui Cagliostro era Gran Cofto, aveva affascinato nobili ed intellettuali con le sue iniziazioni e pratiche rituali che prevedevano la rigenerazione del corpo e dell'anima. Grande risalto ebbe, inoltre, la figura di Serafina, presidentessa di una loggia che ammetteva anche le donne, con il titolo di regina di Saba. Alla corte di Varsavia, nel maggio del 1780, ricevette un'accoglienza trionfale tributata dal sovrano in persona: la sua fama di alchimista e guaritore aveva raggiunto le vette più alte!

Considerevole diffusione ebbero in quegli anni l'elixir di lunga vita, il vino egiziano e le cosiddette polveri rinfrescanti con i quali Cagliostro compì alcune portentose guarigioni curando, spesso senza alcun compenso, i numerosi ammalati che, nel 1781, gremivano la residenza di Strasburgo. Il comportamento filantropico, la conoscenza di alcuni elementi del magnetismo animale e dei segreti alchemici, la capacità di infondere fiducia e, al tempo stesso, di turbare l'interlocutore, penetrarlo con la profondità dello sguardo, da tutti ritenuto quasi soprannaturale: queste le componenti che contribuirono a rafforzare il fascino personale e l'alone di leggenda e di mistero che accompagnarono Cagliostro fin dalle prime apparizioni.

Poliedrico e versatile, conquistò la stima e l'ammirazione del filosofo Lavater e del gran elemosiniere del re di Francia, il cardinale di Rohan, entrambi in quegli anni a Strasburgo. Tuttavia, Cagliostro raggiunse l'apice del successo a Lione, dove giunse dopo una breve sosta a Napoli e dopo aver risieduto più di un anno a Bordeaux con sua moglie. A Lione, infatti, egli consolidò il rito egiziano, istituendo la "madre loggia", la Sagesse triomphante, per la quale ottenne una fiabesca sede e la partecipazione di importanti personalità. Quasi nello stesso momento giunse l'invito al convegno dei Philalèthes, la prestigiosa società che intendeva appurare le antiche origini della massoneria.

A Cagliostro non restava che dedicarsi anima e corpo a questo nuovo incarico, parallelamente alla sua attività taumaturgica ed esoterica, ma il coinvolgimento nell'affaire du collier de la reine lo rese protagonista suo malgrado, insieme a Rohan e alla contessa Jeanne Valois de la Motte, del più celebre ed intricato scandalo dell'epoca, il complotto che diffamò la regina Maria Antonietta e aprì la strada alla rivoluzione francese. Colpevole solo di essere amico di Rohan e di aver consigliato di rivelare la truffa al sovrano, Cagliostro, accusato dalla de la Motte, artefice di ogni inganno, fu arrestato e rinchiuso con sua moglie nella Bastiglia, in attesa del processo. Durante la detenzione, ebbe modo di constatare quanto grande fosse la popolarità raggiunta: furono organizzate manifestazioni di solidarietà e, il giorno della scarcerazione, fu accompagnato a casa dalla folla acclamante.

Nonostante il Parlamento di Parigi avesse appurato l'estraneità di Cagliostro e di sua moglie alla vicenda, i monarchi ne decretarono l'esilio: la notizia giunse a pochi giorni dalla liberazione, costringendo il "Gran Cofto" a riparare frettolosamente a Londra. Da qui scrisse al popolo francese, colpendo il sistema giudiziario e preannunciando profeticamente la caduta del trono capetingio e l'avvento di un regime moderato. Il governo francese si difese opponendo gli scritti di un libellista francese Théveneau de Morande che, stabilita la vera identità di Cagliostro e di Serafina, raccontò sulle gazzette le peripezie e i raggiri dei precedenti soggiorni londinesi, al punto che l'avventuriero decise di chiedere l'ospitalità del banchiere Sarrasin e di Lavater in Svizzera. Rimasta a Londra, Serafina fu persuasa a rilasciare compromettenti dichiarazioni sul marito che la richiamò in Svizzera in tempo per farle ritrattare tutte accuse.

Tra il 1786 e il 1788 la coppia cercò di risollevare le proprie sorti compiendo vari viaggi: Aix in Savoia, Torino, Genova, Rovereto. In queste città Cagliostro continuò a svolgere l'attività di taumaturgo e ad istaurare logge massoniche. Giunto a Trento nel 1788, fu accolto con benevolenza dal vescovo Pietro Virgilio Thun che lo aiutò ad ottenere i visti necessari per rientrare a Roma: pur di assecondare i desideri di Serafina, era disposto a stabilirsi in una città ostile agli esponenti della massoneria, considerati faziosi e reazionari. Cagliostro, poi, preannunziando la presa della Bastiglia, carcere simbolo dell'assolutismo monarchico, e la fine dei sovrani di Francia, destava particolare preoccupazione, alimentata anche dalla sua intraprendenza negli ambienti massonici. Non trovando terreno fertile nei liberi muratori, che oramai guardavano a lui solo come ad un volgare lestofante, Cagliostro tentò di costituire anche a Roma una loggia di rito egiziano, invitando il 16 settembre 1789 a Villa Malta prelati e patrizi romani. Le adesioni furono soltanto due: quella del marchese Vivaldi e quella del frate cappuccino Francesco Giuseppe da San Maurizio, che fu nominato segretario. L'iniziativa, pur non conseguendo l'esito sperato, fu interpretata come una vera e propria sfida dalla Chiesa che, attraverso il Sant'Uffizio, sorvegliò con maggior zelo le mosse dello sprovveduto avventuriero.

Il pretesto per procedere contro Cagliostro fu offerto proprio da Lorenza che, consigliata dai parenti, aveva rivolto al marito accuse molto gravi durante la confessione: era stata indotta a denunciarlo come eretico e massone. Cagliostro sapeva bene di non potersi fidare della moglie, che in più di un'occasione aveva dimostrato scarso attaccamento al tetto coniugale, e per questo sperava di poter rientrare in Francia, essendo caduta la monarchia che lo aveva perseguitato. A tal fine scrisse un memoriale diretto all'Assemblea nazionale francese, dando la massima disponibilità al nuovo governo. La relazione venne intercettata dal Sant'Uffizio che redasse un dettagliato rapporto sull'attività politica ed antireligiosa del "Gran Cofto": papa Pio VI, il 27 dicembre 1789, decretò l'arresto di Cagliostro, della moglie Lorenza e del frate cappuccino.

Ristretto nelle carceri di Castel Sant'Angelo sotto stretta sorveglianza, Cagliostro attese per alcuni mesi l'inizio del processo. Al consiglio giudicante, presieduto dal Segretario di Stato cardinale Zelada, egli apparve colpevole di eresia , massoneria ed attività sediziose. Il 7 aprile 1790 fu emessa la condanna a morte e fu indetta, nella pubblica piazza, la distruzione dei manoscritti e degli strumenti massonici. In seguito alla pubblica rinuncia ai principi della dottrina professata, Cagliostro ottenne la grazia: la condanna a morte venne commutata dal pontefice nel carcere a vita, da scontare nelle tetre prigioni dell'inaccessibile fortezza di San Leo, allora considerato carcere di massima sicurezza dello Stato Pontificio. Lorenza fu assolta, ma venne rinchiusa, quale misura disciplinare, nel convento di Sant'Apollonia in Trastevere dove terminò i suoi giorni. Del lungo periodo di reclusione, iniziato il 21 aprile 1791 e durato più di quattro anni, rimane testimonianza nell'Archivio di Stato di Pesaro, ove sono tuttora conservati gli atti riguardanti l'esecuzione penale ed il trattamento, improntato a principi umanitari, riservato al detenuto.

In attesa di segregare adeguatamente il prigioniero, egli fu alloggiato nella cella del Tesoro, la più sicura ma anche la più tetra ed umida dell'intera fortezza.

In seguito ad alcune voci sull'organizzazione di una fuga da parte di alcuni sostenitori di Cagliostro, nonostante fossero state prese tutte le misure necessarie per scongiurare qualunque tentativo di evasione, il conte Semproni, responsabile in prima persona del prigioniero, decise il suo trasferimento nella cella del Pozzetto, ritenuta ancor più sicura e forte di quella detta del Tesoro.

Il 26 agosto 1795 il famoso avventuriero, oramai gravemente ammalato, si spense a causa di un colpo apoplettico. La leggenda che aveva accompagnato la sua fascinosa vita si impossessò anche della morte: dai poco attendibili racconti sulla sua presunta scomparsa giunti fino ai giorni nostri, è possibile intravedere il tentativo, peraltro riuscito, di rendere immortale, se non il corpo, almeno le maliarde gesta di questo attraente personaggio.

Biografia di Julio Cortázar

Esperimenti con le parole
26 agosto 1914
12 febbraio 1984

Chi è Julio Cortázar?


Julio Cortázar nasce il 26 agosto 1914 a Bruxelles, da genitori argentini (il padre, diplomatico, si trova lì in missione in quel periodo). Stimato da Borges, spesso paragonato a Cechov o Edgar Allan Poe, Cortázar è stato un grande scrittore argentino nei generi del fantastico, del mistero e della metafisica. I suoi racconti hanno la particolare caratteristica di non seguire sempre una linearità temporale; i suoi personaggi inoltre esprimono spesso un'analisi psicologica profonda.

Scrive il suo primo romanzo alla tenera età di nove anni. Il giovane Cortázar legge di nascosto le opere di Edgar Allan Poe e inizia a suonare il piano; aggiungerà più tardi lo studio della tromba e del sax, appassionandosi col tempo alla musica jazz.

Nel 1932 consegue la Licenza magistrale presso la "Escuela Normal Mariano Acosta", poi si iscrive alla Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Buenos Aires. Quando gli viene offerto di insegnare in una cittadina della provincia, considerate le precarie condizioni economiche della famiglia, accetta abbandonando gli studi.

Nel 1938 pubblica "Presencia", la sua prima raccolta di poesie, con lo pseudonimo di Julio Denis. Nei primi anni '40 pubblica articoli critici e saggi su vari autori come Rimbaud o Keats.

Dopo qualche esperienza come traduttore, dal 1952 inizia a lavorare come traduttore indipendente per l'Unesco. Sposa Aurora Bernandez nel 1953; inizia poi a tradurre tutti i racconti e gran parte dei saggi di Edgar Allan Poe.

La sua vita passata tra Francia e Argentina trova frutti maturi nel suo capolavoro "Rayuela, il gioco del mondo", antiromanzo (il titolo avrebbe originariamente dovuto essere "Mandala") in cui l'esperienza parigina e argentina si affiancano in un puzzle in cui appaiono l'una l'esatto complementare dell'altra. Il libro è composto da oltre 300 paragrafi che devono essere letti nell'ordine specificato dall'autore all'inizio del romanzo, oppure in ordine di comparizione.

Questa scelta soggettiva laciata al lettore segna il punto di maggior originalità del romanzo. Al di là di questa caratteristica l'opera narra di momenti di vita quotidiana intrecciati e caratterizzati da un'analisi filosofica della vita.

Julio Cortázar si spegne a Parigi il 12 febbraio 1984.

E' sepolto nel Cimitero di Montparnasse.

Tra le sue opere ricordiamo:

- Presenza (poesie, 1938)

- I re (dramma sul tema del minotauro) (1949)

- Bestiario (1951)

- Le armi segrete (1959)

- Historia de cronopios y de famas (1962)

- Rayuela, il gioco del mondo (1963)

- Il giro del giorno in ottanta mondi (1967)

- Il persecutore (1967)

- 62, modello per amare (1968)

- Libro di Manuel (1973)

- Ottaedro (1974)

- Fantomas contro i vampiri multinazionali (fumetto, 1975)

- Amiamo tanto Glenda (1980)

- L'esame (romanzo pubblicato postumo nel 1986)

- Divertimento (romanzo pubblicato postumo nel 1986)

Biografia di Macaulay Culkin

Scalata verso il basso
26 agosto 1980

Chi è Macaulay Culkin?


Diventato famosissimo a soli dieci anni con il film "Mamma, ho perso l'aereo", Macaulay Culkin rappresenta il classico esempio dell'enfant-prodige che, una volta cresciuto, non mantiene le promesse. Una serie di film sbagliati e qualche piccolo guaio sono bastati a farlo sprofondare nell'oblio a ventun'anni.

"Richie Rich - il più ricco del mondo" (nel cast anche Claudia Schiffer), il suo ultimo film girato nel 1994, è stato un clamoroso flop e ha contribuito ulteriormente ad escludere il povero Macaulay (nato il 26 agosto del 1980), fuori dal giro di quelli che contano. Una discesa agli inferi impressionante, se si pensa che il suo cachet, a partire dai primissimi mesi della sua fama, era arrivato a livelli altissimi. Strapagato, circondato da mille attenzioni e sempre sulle copertine di mezzo mondo, il ragazzo non ha saputo gestire questo ben di Dio, impelagandosi in una serie di problemi senza fine.

Naturalmente, le colpe principali vanno attribuite alla famiglia che, accecata di soldi, si è rivelata una piscina popolata di squali, fra genitori assetati di dollari e baby-mogli intente a spolverargli il portafogli (si è sposato sedicenne e ha divorziato l'anno dopo). Insomma, la mente del piccolo divo, che ora i giornali americani dipingono come fortemente disturbato e affetto da gravi complessi, non poteva uscire indenne da tutto questo.

Per non parlare di alcune dichiarazioni (nei primi anni 2000) di Michael Jackson che ha confessato, in un'ormai celebre intervista alla televisione britannica, di averlo ospitato nel suo letto solo per dormire in un tripudio di abbracci e coccole.

Ad ogni modo, nel 1995 il suo patrimonio era ancora considerevole, se si conta che ammontava a ben cinquanta milioni di dollari. Poi una volta divorziati sulla custodia di questo tenero ragazzino, i due genitori scatenarono una guerra reciproca intorno alla gestione di quel danaro che naturalmente venne bruciato in men che non si dica dallo stordito Macaulay, il quale intanto si dava a spese folli e sconsiderate (e verosimilmente anche a qualche vizio non proprio sano ed economico); Macaulay ha poi fatto causa ai genitori!

Dopo il flop dei suoi ultimi film che lo hanno relegato nel girone infernale dei "furono famosi", il cinema americano tenta di rilanciarlo con il poco fortunato "Party Monster" di Fenton Bailey e Randy Barbato. Terapia rianimativa che ha sortito ben scarsi effetti.

Nel settembre 2004 i media son tornati a parlare di lui, ma solo perché è stato arrestato (poi subito rilasciato dietro cauzione) per possesso di marijuana, e farmaci per i quali era obbligatoria la prescrizione.

Durante il processo contro Michael Jackson, Culkin avrebbe confermato di aver dormito nel letto del celebre cantante in molte occasioni, ma che mai questi l'ha sessualmente molestato o toccato in modo improprio; secondo Culkin ogni accusa nei confronti di Jackson è stata "assolutamente ridicola". Nel settembre del 2009 Macaulay era presente ai funerali in onore di Michael Jackson.

Dopo anni di silenzio (o quasi), alla fine del mese di agosto 2010 in occasione del suo 30º compleanno, alcuni fonti internet riportano la notizia di un suo imminente ritorno alle scene nel film d'azione "Service Man", in programma per il 2011.

Biografia di Peggy Guggenheim

26 agosto 1898
23 dicembre 1979

Chi è Peggy Guggenheim?


Marguerite Guggenheim (conosciuta con il nome di Peggy) nasce il 26 agosto 1898 a New York, figlia di Florette Seligman e Benjamin Guggenheim (che morirà sul Titanic) e nipote di Solomon R. Guggenheim, il proprietario del Museo Guggenheim della Grande Mela.

Peggy è erede di una famiglia ebraica molto importante, proveniente dalla Svizzera, che ha costruito le proprie fortune industriali impegnandosi nell'estrazione dell'acciaio, del rame e dell'argento; anche la famiglia materna, i Seligman, è facoltosa, provenendo da una stirpe di banchieri statunitensi molto ricchi.

Peggy Guggenheim entra in possesso di una parte dell'eredità paterna nel 1919, appena diventa maggiorenne: la sua quota, tuttavia, è molto più piccola rispetto a quella dei suoi parenti, visto che il padre ha dilapidato una porzione consistente di denaro a Parigi (si tratta, comunque, di un'eredità di due milioni e mezzo di dollari, pari a circa venti milioni di dollari attuali).

Dopo un lungo viaggio che la conduce fino alle cascate del Niagara e, in seguito, nei pressi della frontiera messicana, entra a far parte del mondo dell'avanguardia, lavorando presso la Sunswine Turn, una libreria newyorchese, e partecipando a salotti e circoli importanti, in cui ha modo di conoscere Laurence Vail e numerosi altri intellettuali. Con Laurence si sposa a Parigi nel 1922: egli è un pittore senza soldi che appartiene al movimento dadaista, e le regalerà due figli, Sinbad e Peegen.

Trasferitasi a Parigi dopo aver litigato con la madre, nella capitale francese Peggy Guggenheim ha la possibilità di frequentare, complici le conoscenze del marito artista, i salotti bohemiens, dove entra in contatto con diversi artisti dell'avanguardia europea, inclusi emigrati statunitensi: Marcel Duchamp, Constantin Brancusi e Man Ray, per cui posa. Stringe amicizia, inoltre, con Romaine Brooks, pittrice, e con Natalie Barney, scrittrice nel salotto della quale incontra Djuna Barnes, di cui diventa protettrice durante la fase di scrittura del libro "Nightwood".

In seguito al divorzio dal marito, avvenuto nel 1928, Peggy inizia a vagare per il continente insieme con i figli, facendo spesso tappa a Parigi. In quello stesso anno a Saint-Tropez conosce John Holms, intellettuale inglese e scrittore alcolizzato, di cui si innamora: egli morirà nel 1934 in seguito a una crisi cardiaca.

Guggenheim fa quindi ritorno a Londra, dove nel gennaio del 1938 inaugura insieme con Jean Cocteau la galleria Guggenheim Jeune: si tratta della prima di una serie di collezioni che faranno sì che ella diventi una delle più forti sostenitrici dell'avanguardia europea. A Londra, infatti, espongono, quando ancora non sono famosi, Yves Tanguy e Vasilij Kandinskij, mentre tra i nomi più celebri si ricordano Jean Arp, Henry Moore, Antoine Pevsner, Alexander Calder, Henri Laurens, Pablo Picasso, Raymond Duchamp-Villon, Georges Braque, Max Ernst e Kurt Schwitters.

Appassionatasi all'arte grazie a Marcel Duchamp e a Samuel Beckett, Peggy decide, nel 1939, di trasformare la sua collezione di Londra in un museo vero e proprio: a dispetto della Seconda Guerra Mondiale, acquista numerose opere di artisti come Piet Mondrian, Francis Picabia, Fernand Lèger, Salvador Dalì e Georges Braque.

Tornata a New York con il progredire della guerra (mentre l'esercito tedesco marcia verso Parigi, dove Peggy si era sposata nel 1941 con Max Ernst, pittore surrealista), inaugura nella Grande Mela la galleria chiamata "Art of this century": nelle collezioni compare il nome, allora sconosciuto, di Jackson Pollock. È grazie alla Guggenheim che egli, così come altri artisti statunitensi, può entrare in contatto con l'avanguardia europea e, nello specifico, con il Surrealismo.

Dopo aver divorziato da Ernst nel 1943, Peggy Guggenheim alla fine della guerra torna a Venezia, dove nel 1948 la sua collezione viene accolta alla Biennale. Poco dopo compra, sul Canal Grande, Palazzo Venier dei Leoni, sede in cui sposta la sua collezione in maniera definitiva: nel 1949, infatti, apre ufficialmente al pubblico la Collezione Peggy Guggenheim. Le opere il 4 novembre del 1966 devono fare i conti con l'eccezionale ondata di acqua alta che colpisce la città lagunare: vengono salvate dall'occasione fortuita per cui erano già state tutte impacchettate in vista di una spedizione a Stoccolma per un'esposizione. Pochi anni più tardi, la collezione di Peggy viene ospitata dal museo di famiglia, il Guggenheim di New York.

Dopo aver deciso di donare alla Fondazione Solomon Guggenheim la sua intera collezione e Palazzo Venier dei Leoni, Peggy muore a Camposampiero, in provincia di Padova, all'età di 81 anni il 23 dicembre 1979. Le sue ceneri sono collocate a Palazzo Venier dei Leoni, in quello stesso angolo di giardino in cui la donna era solita seppellire i suoi numerosi cani.

Nel 2008 Venezia le dedica la mostra intitolata "Poi arrivò Peggy", in occasione del sessantesimo anniversario dalla data di arrivo sulla laguna della collezionista americana.

Biografia di William James

La psicologia scoperta in America
11 gennaio 1842
26 agosto 1910

Chi è William James?


Lo psicologo e filosofo William James nasce a New York il giorno 11 gennaio 1842, in una famiglia di origine e tradizione calvinista, emigrata dall'Irlanda agli Stati Uniti. William è primo di cinque figli; il padre Henry James è filosofo trascendentalista, allievo di Swedenborg nonché amico di Ralph Waldo Emerson; il fratello Henry James (si chiama come il padre) diverrà noto scrittore e romanziere.

William studia Medicina e si laurea nel 1869, poi prosegue gli studi in modo autonomo e autodidatta per approfondire le sue conoscenze nel campo della psicologia che molto lo attira. La sua carriera universitaria inizia nel 1872 presso l'università di Harvard, dove lavorerà per il resto della vita; nel 1876 diviene assistente professore di Fisiologia. Assume l'incarico di professore di Filosofia nel 1885 e finalmente cinque anni dopo gli viene assegnata la cattedra di Psicologia.

Ad Harvard William James crea uno dei primi laboratori di psicologia sperimentale di tutti gli Stati Uniti. Dal 1894 al 1895 è quindi presidente della "Society for Psychical Research". E' del 1890 l'opera "Principi di Psicologia", una delle sue opere maggiori, pubblicata in due volumi che anticipa la corrente del funzionalismo.

Questo suo trattato è considerato uno dei testi più influenti e rilevanti dell'intera storia della psicologia ed è stato per moltissimi anni uno dei manuali basilari per la formazione universitaria degli psicologi statunitensi.

I suoi studi influenzaranno un altro grande nome quale Henri Bergson, di cui James stesso sarebbe stato grande estimatore.

Se si dovesse riassumere in poche righe il pensiero psicologico e filosofico di William James si potrebbe dire che questo si distacca dall'empirismo tradizionale proprio nel modo di intendere l'esperienza. L'esperienza per James si "autocontiene e non poggia su nulla".

Nel 1902 pubblica il risultato delle sue ricerche psicologiche sulla fenomenologia delle esperienze religiose e in particolare sull'atteggiamento mistico e gli stati esperienziali che contraddistinguono il misticismo; l'opera è "La varietà dell'esperienza religiosa". In una lettera avrà modo di considerare che si tratta di un'esperienza che va difesa contro la stessa filosofia. Qui, forse ancor più che in altre opere, emerge l'influsso del filosofo americano Ralph Waldo Emerson.

Si ritira definitivamente dall'insegnamento nel 1907.

All'inizio del Novecento William James è ormai il filosofo più noto negli USA; nel 1909, invitato dalla Clark University, giunge dall'Europa il medico viennese Sigmund Freud, assieme a tre dei suoi più fidati e vicini collaboratori (padri fondatori della nuova psicologia psicoanalitica) tra cui il giovane svizzero Carl Gustav Jung, l'ungherese Sandor Ferenczi e il britannico Ernst Jones. Nell'incontro personale tra i due, l'ormai anziano James ha modo di esprimere a Freud la sua ammirazione e la sua stima per la psicoanalisi pronunciando la simbolica frase: "Il futuro della psicologia è nel suo lavoro".

William James morirà un anno più tardi, il giorno 26 agosto 1910, a Chocorua (New Hampshire).

Biografia di Antoine Lavoisier

Padre della chimica moderna
26 agosto 1743
8 maggio 1794

Chi è Antoine Lavoisier?


Antoine-Laurent de Lavoisier nasce il 26 agosto 1743 a Parigi. Figlio di una famiglia particolarmente agiata, eredita grandi ricchezze quando la madre muore; frequenta, tra il 1754 e 1761, il collegio Mazarino, studiando chimica, botanica, astronomia e matematica. I suoi studi sono permeati e sostenuti dall'impulso della filosofia che si sta sviluppando in quegli anni, l'illuminismo, di cui condivide appieno gli ideali con il suo compagno di corsi Etienne Condillac.

Nel 1767, tre anni dopo le sue prime pubblicazioni, viene chiamato per supervisionare uno scavo geologico in Alsazia-Lorena, esperienza che gli permette di lavorare finalmente in campo pratico; nel 1768 Lavoisier viene eletto membro della Accademia delle Scienze francese, grazie ad uno scritto sull'illuminazione stradale.

Sposa nel 1771 la giovanissima Marie-Anne Pierrette Paulze, che si rivelerà un'ottima collega, nonché sua promotrice: si occuperà di promuovere e sostenere pubblicamente il lavoro del marito in campo scientifico.

L'attività febbrile del "padre della chimica moderna" ha un primo momento di picco nella sua collaborazione con Pierre-Simone Laplace, nel momento in cui dimostrano - nel 1778 ? che il responsabile della combustione, non è il flogisto (onirica sostanza nominata nella chimica antica), ma è una sostanza che si chiama ossigeno, in assenza della quale non è possibile verificare fenomeni di tale tipologia.

Tramite la stessa serie di esperimenti dimostra anche che la respirazione, sia umana che animale, non è nient'altro che una tipologia di combustione, valutando anche la produzione di anidride carbonica come risultato di questa attività, indice che il corpo, sia umano che animale produce energia tramite la combustione di ossigeno.

Più avanti, alla fine degli anni '70, Lavoisier ripete gli esperimenti di Priestley e Cavendish sull"aria infiammabile", che poi lui rinominerà "idrogeno", scoprendo così che quella rugiada che si forma unendo quest'ultimo all'ossigeno altro non è che l'acqua. Lavora inoltre sull'analisi della composizione dell'aria, determinando un terzo elemento fondamentale, l'azoto, deduzione che gli permette di accantonare definitivamente la teoria del flogisto.

Tramite questi esperimenti ed altri, di tipo sia quantitativo che qualitativo, raggiunge con l'aiuto di Berthollet, Fourcroy e Morveau, eccezionali risultati nel campo della chimica, formulando la Legge di conservazione della massa, identificando diversi elementi chimici e fornendo una prima forma di nomenclatura moderna, che rende univoche e semplici le denominazioni degli elementi, creando quindi una forma di semplificazione per tutti gli altri chimici.

Negli anni '80 Lavoisier pubblica una immensa mole di scritti: rimane storico il suo "Traité Élémentaire de Chimie", del 1789, arrivato fino agli attuali studenti grazie alla traduzione inglese di Kerr, suo collega d'Oltremanica, considerato a tutti gli effetti il primo libro di testo di chimica moderna; in questo testo sono inoltre presenti i suoi importanti risultati nello studio sui legami chimici, soprattutto per ciò che riguarda le reazioni radicaliche ed i fenomeni di allotropia, scoperti tramite lo studio del diamante come forma di reticolo cristallino del carbonio.

Antoine Lavoisier Muore a Parigi il giorno 8 maggio 1794, decapitato dal regime del Terrore come uno dei grandi traditori in quanto proprietario di una agenzia di riscossione delle tasse: il giudice, rigettando una richiesta di grazia nei suoi confronti, afferma nell'occasione "La Repubblica non ha bisogno di geni". Significativa è però la reazione del mondo scientifico, riassumibile in una frase del matematico Lagrange, ormai passata alla storia: "Ci è voluto solo un istante perché gli staccassero la testa, ma la Francia non ne avrà un'altra così neanche in un secolo".

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Per maggiori informazioni è possibile reperire una ottima documentazione tramite il seguente testo:

Jean-Pierre Poirier, Lavoisier, University of Pennslyvania Press, English Edition, 1996.

Biografia di Loredana Lecciso

26 agosto 1972

Chi è Loredana Lecciso?


Loredana Lecciso nasce a Lecce il giorno 26 agosto dell'anno 1972.

Personaggio televisivo italiano, conosciuta essenzialmente per la sua relazione sentimentale con il cantante Al Bano con il quale ha avuto due figli.

In passato Loredana Lecciso è stata anche giornalista pubblicista, tuttavia dopo essere stata criticata dall'Ordine per le sue partecipazioni televisive e per i comportamenti pubblicamente tenuti in tali contesti, è stata radiata; la motivazione ufficiale sarebbe stata il mancato pagamento delle quote.

Prima della relazione con Albano Carrisi è stata sposata dal 1993 al 1996 con Fabio Cazzato, dal quale ha avuto la figlia Brigitta.

Nel 2010 partecipa al programma tv "L'isola dei famosi".

Biografia di Luigi Filippo di Francia

Il re Borghese dei francesi
6 ottobre 1773
26 agosto 1850

Chi è Luigi Filippo di Francia?


Luigi Filippo, duca di Valois e poi di Chartres, nasce a Parigi il 6 ottobre 1773, figlio primogenito di Luigi Filippo Giuseppe d'Orléans, detto Filippo "Egalité", e di Luisa Maria di Borbone - Penthièvre. A soli diciassette anni si iscrive al Club dei Giacobini, condividendo le posizioni paterne in favore della Rivoluzione. Due anni dopo combatte nell'esercito del Nord al comando del valoroso generale Charles François du Périer, detto Dumouriez, che decide di seguire anche quando l'alto ufficiale sposa un orientamento controrivoluzionario. Insieme riparano in Austria, mentre in Francia tutti i suoi beni vengono confiscati.

Durante l'esilio si trasferisce prima in Svizzera, poi negli Stati uniti e quindi in Sicilia, dove sposa, nel 1809, Maria Amelia, figlia del re Ferdinando IV; un matrimonio utile perché lo riconcilia con il ramo principale dei Borbone. Nel 1814 rientra a Parigi, accolto con entusiasmo dal partito liberale che, dopo il 1824, guarda a lui come alternativa al traballante governo borbonico restaurato da Carlo X. Intanto gli vengono resi tutti i beni confiscati, oltre a ingenti somme a titolo di risarcimento.

La rivoluzione del luglio 1830 depone Carlo X e induce i capi degli insorti, fra cui La Fayette, a far ricadere su di lui la scelta del nuovo sovrano per le sue note simpatie liberali e perché si vuole evitare, per ragioni di equilibri internazionali, la nascita di una Repubblica. E' così che il 7 agosto Luigi Filippo d'Orleans viene proclamato dal Parlamento re dei Francesi, ed assume il nome di Filippo I.

La definizione di re "dei Francesi" e non "di Francia" è importante perché vuole evidenziare come le logiche del potere siano mutate: la nuova Carta costituzionale, ad esempio, non viene concessa dal sovrano, ma approvata dal Parlamento, cioè dal popolo francese.

Salito al trono adotta una politica conservatrice, prendendo le distanze dalla Rivoluzione ed alleandosi con la "grande bourgeoisie" in forte ascesa dei banchieri ed industriali: ciò gli vale l'appellativo di "re borghese", e gli procura l'avversione di tutte le atre parti in gioco, dai repubblicani ai liberali costituzionali, fino a bonapartisti, socialisti e comunisti. Ma gli vale anche una serie di attentati, il più eclatante dei quali rimane quello del 28 luglio 1835, nel corso di una parata militare, ad opera del rivoluzionario corso Giuseppe Marco Fieschi. L'attentatore, uomo di ingegno, ha messo a punto una rudimentale mitragliatrice che, anziché sparare più colpi dalla stessa canna, ne spara uno da ciascuna delle 28 canne di cui è dotata. Un'arma micidiale, insomma, che viene utilizzata nell'attentato e che vede cadere decine di persone, diciotto delle quali uccise.

Luigi Filippo ne esce illeso; fra i caduti invece si annovera il generale Édouard Adolphe Casimir Joseph Mortier, duca di Treviso e già maresciallo dell'impero con Napoleone I. Subito catturato, il Fieschi è condannato a morte e ghigliottinato il 19 febbraio 1936.

Gli insuccessi in politica estera e le agitazioni interne delle classi operaie che il suo ministro Guizot non riesce a gestire portano all'insurrezione del 23 novembre 1848 ed alla sua inefficace abdicazione in favore del nipote Luigi Filippo, conte di Parigi, che resterà pretendente al trono col nome di Luigi Filippo II, ma anche di Filippo VII.

Mentre si affretta a lasciare Parigi per riparare in Inghilterra, il Parlamento francese proclama la Repubblica. Due anni dopo, il 26 agosto 1850, Luigi Filippo I si spegne a Claremont House, in Inghilterra, all'età di 77 anni.

Biografia di Madre Teresa di Calcutta

Dono totale
26 agosto 1910
5 settembre 1997

Chi è Madre Teresa di Calcutta?


Gonxha (Agnese) Bojaxhiu, la futura Madre Teresa, è nata il 26 agosto 1910 a Skopje (ex Jugoslavia).

Fin da piccola riceve un'educazione fortemente cattolica dato che la sua famiglia, di cittadinanza albanese, era profondamente legata alla religione cristiana.

Già verso il 1928, Gonxha sente di essere attratta verso la vita religiosa, cosa che in seguito attribuirà ad una "grazia" fattale dalla Madonna. Presa dunque la fatidica decisione, è accolta a Dublino dalle Suore di Nostra Signora di Loreto, la cui Regola si ispira al tipo di spiritualità indicato negli "Esercizi spirituali" di Sant'Ignazio di Loyola. Ed è proprio grazie alle meditazioni sviluppate sulle pagine del santo spagnolo che Madre Teresa matura il sentimento di voler «aiutare tutti gli uomini».

Gonxha è attirata dunque irresistibilmente dalle missioni. La Superiora la manda quindi in India, a Darjeeling, città situata ai piedi dell'Himalaia, dove, il 24 maggio 1929, ha inizio il suo noviziato. Dato che l'insegnamento è la vocazione principale delle Suore di Loreto, lei stessa intraprende questa attività, in particolare seguendo le bambine povere del posto. Parallelamente porta avanti i suoi studi personali per poter ottenere il diploma di professoressa.

Il 25 maggio 1931, pronuncia i voti religiosi e assume da quel momento il nome di Suor Teresa, in onore di Santa Teresa di Lisieux. Per terminare gli studi, viene mandata, nel 1935, presso l'Istituto di Calcutta, capitale sovrappopolata ed insalubre del Bengala. Ivi, essa si trova confrontata di colpo con la realtà della miseria più nera, ad un livello tale che la lascia sconvolta. Di fatto tutta una popolazione nasce, vive e muore sui marciapiedi; il loro tetto, se va bene, è costituito dal sedile di una panchina, dall'angolo di un portone, da un carretto abbandonato. Altri invece hanno solo alcuni giornali o cartoni... La media dei bambini muore appena nata, i loro cadaveri gettati in una pattumiera o in un canale di scolo.

Madre Teresa rimane inorridita quando scopre che ogni mattina, i resti di quelle creature vengono raccolte insieme con i mucchi di spazzatura...

Stando alle cronache, il 10 settembre 1946, mentre sta pregando, Suor Teresa percepisce distintamente un invito di Dio a lasciare il convento di Loreto per consacrarsi al servizio dei poveri, a condividere le loro sofferenze vivendo in mezzo a loro. Si confida con la Superiora, che la fa aspettare, per mettere alla prova la sua ubbidienza. In capo ad un anno, la Santa Sede la autorizza a vivere fuori della clausura. Il 16 agosto 1947, a trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un "sari" (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Sulla spalla, un piccolo crocifisso nero. Quando va e viene, porta con sé una valigetta contenente le sue cose personali indispensabili, ma non denaro. Madre Teresa non ha mai chiesto denaro né ne ha mai avuto. Eppure le sue opere e fondazioni hanno richiesto spese notevolissime! Lei attribuiva questo "miracolo" all'opera della Provvidenza...

A decorrere dal 1949, sempre più numerose sono le giovani che vanno a condividere la vita di Madre Teresa. Quest'ultima, però, le mette a lungo alla prova, prima di riceverle. Nell'autunno del 1950, Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata "Congregazione delle Missionarie della Carità".

Durante l'inverno del 1952, un giorno in cui va cercando poveri, trova una donna che agonizza per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita dei piedi. La porta all'ospedale più vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda viene accettata. A Suor Teresa viene allora l'idea di chiedere all'amministrazione comunale l'attribuzione di un locale per accogliervi gli agonizzanti abbandonati. Una casa che serviva un tempo da asilo ai pellegrini del tempio indù di "Kalì la nera", ed ora utilizzata da vagabondi e trafficanti di ogni sorta, è messa a sua disposizione. Suor Teresa la accetta. Molti anni più tardi, dirà, a proposito delle migliaia di moribondi che sono passati da quella Casa: "Muoiono tanto mirabilmente con Dio! Non abbiamo incontrato, finora, nessuno che rifiutasse di chiedere "perdono a Dio", che rifiutasse di dire: "Dio mio, ti amo".

Due anni dopo, Madre Teresa crea il "Centro di speranza e di vita" per accogliervi i bambini abbandonati. In realtà, quelli che vengono portati lì, avvolti in stracci o addirittura in pezzi di carta, non hanno che poca speranza di vivere. Ricevono allora semplicemente il battesimo per poter essere accolti, secondo la dottrina cattolica, fra le anime del Paradiso. Molti di quelli che riescono a riaversi, saranno adottati da famiglie di tutti i paesi. "Un bambino abbandonato che avevamo raccolto, fu affidato ad una famiglia molto ricca - racconta Madre Teresa - una famiglia dell'alta società, che voleva adottare un ragazzino. Qualche mese dopo, sento dire che quel bambino è stato molto malato e che rimarrà paralizzato. Vado a trovare la famiglia e propongo: "Ridatemi il bambino: lo sostituirò con un altro in buona salute. ? Preferirei che mi ammazzassero, piuttosto che esser separato da questo bambino!" risponde il padre guardandomi, con il volto tutto triste". Madre Teresa nota: "Quel che manca di più ai poveri, è il fatto di sentirsi utili, di sentirsi amati. È l'esser messi da parte che impone loro la povertà, che li ferisce. Per tutte le specie di malattie, vi sono medicine, cure, ma quando si è indesiderabili, se non vi sono mani pietose e cuori amorosi, allora non c'è speranza di vera guarigione".

Madre Teresa è animata, in tutte le sue azioni, dall'amore di Cristo, dalla volontà di «fare qualcosa di bello per Dio», al servizio della Chiesa. "Essere cattolica ha per me un'importanza totale, assoluta - dice - Siamo a completa disposizione della Chiesa. Professiamo un grande amore, profondo e personale, per il Santo Padre... Dobbiamo attestare la verità del Vangelo, proclamando la parola di Dio senza timore, apertamente, chiaramente, secondo quanto insegna la Chiesa".

"Il lavoro che realizziamo è, per noi, soltanto un mezzo per concretizzare il nostro amore di Cristo... Siamo dedite al servizio dei più poveri dei poveri, vale a dire di Cristo, di cui i poveri sono l'immagine dolorosa... Gesù nell'eucaristia e Gesù nei poveri, sotto le specie del pane e sotto le specie del povero, ecco quel che fa di noi delle Contemplative nel cuore del mondo".

Nel corso degli anni 60, l'opera di Madre Teresa si estende a quasi tutte le diocesi dell'India. Nel 1965, delle Religiose se ne vanno nel Venezuela. Nel marzo del 1968, Paolo VI chiede a Madre Teresa di aprire una casa a Roma. Dopo aver visitato i sobborghi della città ed aver constatato che la miseria materiale e morale esiste anche nei paesi "sviluppati", essa accetta. Nello stesso tempo, le Suore operano nel Bangladesh, paese devastato da un'orribile guerra civile. Numerose donne sono state stuprate da soldati: si consiglia a quelle che sono incinte, di abortire. Madre Teresa dichiara allora al governo che lei e le sue Suore adotteranno i bambini, ma che non bisogna, a nessun costo, "che a quelle donne, che avevano soltanto subito la violenza, si facesse poi commettere una trasgressione che sarebbe rimasta impressa in esse per tutta la vita". Madre Teresa ha infatti sempre lottato con una grande energia contro qualsiasi forma di aborto.

Nel 1979 le viene assegnato il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Tra le motivazioni è indicato il suo impegno per i più poveri, tra i poveri, e il suo rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona. Madre Teresa nell'occasione rifiuta il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiede che i 6.000 dollari del premio vengano destinati ai bisognosi di Calcutta, che con tale somma possono ottenere aiuti per un anno intero.

Negli anni '80, l'Ordine fonda, in media, quindici nuove case all'anno. A partire dal 1986, si insedia nei paesi comunisti, fino allora vietati ai missionari: l'Etiopia, lo Yemen Meridionale, l'URSS, l'Albania, la Cina.

Nel marzo del 1967, l'opera di Madre Teresa si è arricchita di un ramo maschile: la "Congregazione dei Frati Missionari". E, nel 1969, è nata la Fraternità dei collaboratori laici delle Missionarie della Carità.

Chiestole da più parti di dove le venisse la sua straordinaria forza morale, Madre Teresa ha spiegato: "Il mio segreto è infinitamente semplice. Prego. Attraverso la preghiera, divento una cosa sola nell'amore con Cristo. PregarLo, è amarLo". Inoltre, Madre Tersa ha anche spiegato come l'amore sia indissolubilmente unito alla gioia: "La gioia è preghiera, perché loda Dio: l'uomo è creato per lodare. La gioia è la speranza di una felicità eterna. La gioia è una rete d'amore per catturare le anime. La vera santità consiste nel fare la volontà di Dio con il sorriso".

Tante volte Madre Teresa, rispondendo a giovani che manifestavano il desiderio di andarla ad aiutare in India, ha risposto di rimanere nel loro paese, per esercitarvi la carità nei riguardi dei "poveri" del loro ambiente abituale. Ecco alcuni suoi suggerimenti: "In Francia, come a New York e dovunque, quanti esseri hanno fame di esser amati: è una povertà terribile, questa, senza paragone con la povertà degli Africani e degli Indiani... Non è tanto quanto si dà, ma è l'amore che mettiamo nel dare che conta... Pregate perché ciò cominci nella vostra propria famiglia. I bambini non hanno spesso nessuno che li accolga, quando tornano da scuola. Quando si ritrovano con i genitori, è per sedersi davanti alla televisione, e non scambiano parola. È una povertà molto profonda... Dovete lavorare per guadagnare la vita della vostra famiglia, ma abbiate anche il coraggio di dividere con qualcuno che non ha ? forse semplicemente un sorriso, un bicchier d'acqua -, di proporgli di sedersi per parlare qualche istante; scrivete magari soltanto una lettera ad un malato degente in ospedale...".

Dopo varie degenze in ospedale, Madre Teresa si è spenta a Calcutta, il 5 settembre 1997, suscitando commozione in tutto il mondo.

Il 20 dicembre 2002 papa Giovanni Paolo II ha firmato un decreto che riconosce le virtù eroiche della "Santa dei Poveri", iniziando di fatto il processo di beatificazione più rapido nella storia delle "cause" dei santi.

Nella settimana che celebrava i suoni 25 anni di pontificato, il 19 ottobre 2003, papa Giovanni Paolo II ha presieduto la beatificazione di madre Teresa davanti a un'emozionata folla di trecentomila fedeli.

Biografia di Domenico Scilipoti

Cambi di casacche
26 agosto 1957

Chi è Domenico Scilipoti?


Domenico Scilipoti nasce a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, in Sicilia, il 26 agosto del 1957. Politico italiano, è salito agli onori delle cronache durante la IV Legislatura di Silvo Berlusconi per aver dato vita in Parlamento al Movimento di Responsabilità Nazionale, passando dal partito di Antonio Di Pietro dell'Italia dei Valori, oppositore del Governo, ad uno schieramento creato ad hoc per appoggiare il premier, salvando di fatto il suo Esecutivo.

Medico chirurgo, appassionato e specializzato in medicine alternative, esercita anche la professione di ginecologo e agopuntore. Laureato in medicina e chirurgia, specializzato in ginecologia e ostetricia ha, sin dai primi anni '80, quando muove i primi passi in ambito professionale, anche un sano pallino per la politica, altra sua passione che cerca di concretizzare a livello istituzionale.

Dal punto di vista medico riesce a stabilire sin dagli albori dell'esercizio della sua professione di ginecologo e, soprattutto, di agopuntore, un ponte privilegiato con il "Departamento de Anatomía Humana" dell'Università Federale del Paraná, nello stato del Brasile. Svolge infatti, in Sudamerica, per anni, il ruolo di professore convitato, dando un importante contributo dal punto di vista della ricerca scientifica. Il suo forte, sono senza dubbio le medicine non convenzionali, che sostiene sin dagli inizi della sua attività scientifica.

Prende parte, in quel periodo, anche ai lavori presso l'Istituto "A.B.P.S" della città di Salvador de Bahia, sempre in terra brasiliana. Qui, degli otto libri che scrive fino al suo impegno in politica, cinque vengono tradotti in portoghese, segno della stima e della considerazione che gode in Brasile.

Il 1983 segna l'inizio della attività politica di Domenico Scilipoti. Si lega al PSDI, verso cui sarà fedele fino al 1998, e viene eletto consigliere comunale a Terme Vigliatore, in provincia di Messina.

La sua è una lunga permanenza al Comune e già nel 1986 viene nominato vicesindaco. Anni dopo, esattamente dal 1994 al 1998, ricopre nuovamente questa carica.

Alcuni dei suoi guai finanziari e giudiziari cominciano già nel 1987, quando, nelle vesti di presidente di una cooperativa, firma l'incarico per far costruire un centro medico. Il progetto sfuma in breve tempo non avendo ottenuto il finanziamento, ma il progettista ottiene un decreto ingiuntivo, in quanto mai retribuito per il lavoro svolto. Nonostante abbia sempre negato di aver firmato l'incarico, Scilipoti viene smentito dai verbali comunali e dalla perizia calligrafica, la quale conferma la sua responsabilità.

Dal 1998 cominciano i suoi cambi di casacca politica, che spesso, in futuro, i suoi detrattori gli imputeranno come segno della sua infedeltà alla professione delle proprie idee. Nel 2002 viene nominato assessore al Bilancio della giunta Nicolò, sempre a Terme Vigliatore. Dall'anno dopo, fino al 2005, è nuovamente consigliere comunale.

Il 2000 tuttavia, è l'anno in cui entra a far parte del partito parlamentare che fa a capo ad Antonio Di Pietro, l'Italia dei Valori. Con questo schieramento viene nominato segretario provinciale di Messina per quattro anni, dal 2002 al 2006, e vicesegretario regionale dal 2004 al 2006.

In questi stessi anni cerca di farsi eleggere al Senato, nella sua regione, ma senza fortuna. Inoltre, nel 2005, la giunta di Terme Vigilatore, di cui fa parte, viene sciolta per infiltrazioni mafiose. Successivamente, alcune indagini collegano il nome dell'allora deputato dell'Italia dei Valori ad un clan della 'Ndrangheta locale.

Si guadagna sul campo la carica di deputato con le elezioni politiche del 2008, quando viene scelto alla Camera all'interno della Circoscrizione Sicilia 2, sempre per le liste dell'Italia dei Valori.

Il ruolo che ricopre nel partito di Di Pietro, all'opposizione in quella legislatura, è perlopiù circoscritto all'ambito della medicina: le cure alternative, o non convenzionali, come preferisce chiamarle lo stesso Scilipoti, sono una delle sue battaglie parlamentari. Si fa portavoce anche di un progetto di legge per la modifica delle norme sull'usura bancaria, e cerca di tutelare i lavoratori a rischio amianto. Tuttavia, durante il primo biennio dell'ultimo Governo Berlusconi, Domenico Scilipoti non riesce ad imporre l'attenzione su di lui, se non per alcuni articoli in difesa dell'agopuntura, disciplina e pratica nella quale sostiene di essere uno dei migliori sul piano nazionale.

Nel luglio del 2009 Scilipoti viene condannato in secondo grado al pagamento di 200.000 euro. La sua villa gli viene pignorata e stessa cosa accade per sette immobili di sua proprietà. Il tribunale indaga su di lui per calunnia e produzione di documentazione falsa, e nel novembre del 2010 riceve un avviso di garanzia.

Il momento di svolta, politicamente parlando, arriva nel dicembre del 2010, con l'approssimarsi, sempre più preoccupante, della votazione sulla mozione di sfiducia al Governo Berlusconi IV. A pochi giorni dalla seduta parlamentare, Scilipoti lascia intuire un suo possibile appoggio al Governo, lasciando di fatto l'Italia dei Valori e passando al Gruppo Misto.

Esattamente il 9 dicembre del 2010 dà vita, insieme con altri due deputati scontenti dell'ala moderata e di sinistra all'opposizione, ossia Bruno Cesario e Massimo Calearo, al Movimento di Responsabilità Nazionale. Nascono in pratica nel Parlamento italiano, i cosiddetti "responsabili".

Vanamente Antonio Di Pietro chiede l'intervento della magistratura, ipotizzando una forma di corruzione intercorsa tra i membri del partito di Berlusconi e l'ex segretario provinciale messinese dell'IdV.

Il 14 dicembre del 2010, Domenico Scilipoti, Bruno Cesario e Massimo Calearo appoggiano il Governo, salvandolo di fatto dalla fine della legislatura. Nel mese di gennaio del 2011 Scilipoti regolarizza il suo passaggio e fonda il nuovo gruppo a sostegno della maggioranza, che si chiama "Iniziativa Responsabile", di cui è vice-capogruppo vicario.

Nel maggio del 2011, ospite di alcune trasmissioni televisive, parlando di medicine non convenzionali si lascia andare ad una serie di dichiarazioni che, successivamente, tramite comunicato ufficiale, il Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali in Italia controbatte, assumendo una posizione affatto in controtendenza con il politico siciliano.

Qualche mese dopo, esce il suo libro dal titolo "Scilipoti. Re dei peones", con prefazione nientemeno che di Silvio Berlusconi.

Biografia di Nichi Vendola

Moderna sinistra cattolica
26 agosto 1958

Chi è Nichi Vendola?


Nicola, detto "Nichi" Vendola, nasce a Bari il 26 agosto del 1958. È un politico italiano, oltre che giornalista iscritto all'Albo, per due mandati eletto Governatore della regione Puglia, rappresentante della nuova sinistra nazionale. È il penultimo di due fratelli e una sorella e la sua famiglia appartiene alla piccola borghesia di Terlizzi, provincia barese, di strato sociale cattolico e comunista. Il suo nome, Nichi, in realtà è un soprannome e deriva da Nikita, più che da Nicola, che è però il suo nome di battezzo. Ai genitori, stando alle stesse parole di Vendola, "venne spontaneo" utilizzare il nome del santo patrono barese, Nicola, in una chiave appunto russa, in onore dell'allora capo dell'Urss, Nikita Kruscev. Sin dai tempi dell'infanzia però, Nikita o Nicola è per tutti semplicemente "Nichi".

L'incontro con la politica, per il futuro Governatore pugliese e presidente del partito Sinistra Ecologia Libertà, avviene subito, da giovanissimo. Insieme con il padre, lo studente Nichi ascolta le istanze dei braccianti della campagna intorno a Terlizzi, paese nel quale ancora adesso, nella sua casa paterna e quando non è fuori per motivi istituzionali, preferisce risiedere.

Nichi Vendola si iscrive al liceo scientifico e, contemporaneamente, si dà da fare anche lavorando. In quegli anni infatti, quando non è impegnato con lo studio, lavora come cameriere. D'estate invece, fa il libraio. È in questo periodo scolastico che decide di iscriversi alla Federazione dei Giovani Comunisti Italiani (FGCI), esattamente nel 1972. Aderisce poi anche al Pci, nella sezione di Terlizzi. Dopo il liceo, si iscrive all'Università, a Bari e, contemporaneamente, lavora come correttore di bozze per una piccola casa editrice, la De Donato Editore. Si laurea in Lettere e Filosofia con una laurea su Pier Paolo Pasolini.

Nel 1985 viene invitato da Pietro Folena, allora segretario della FGCI, a far parte della segreteria nazionale. Viene subito eletto vicepresidente ma nel 1988 deve lasciare la carica. Sono questi gli anni in cui Nichi Vendola si appassiona sempre di più al giornalismo, altra sua grande passione. Il settimanale Rinascita infatti, lo vuole tra i suoi redattori e lui accetta. Anche il quotidiano comunista L'Unità chiede le sue prestazioni intellettuali, offrendogli di collaborare a pezzo per alcune rubriche. La vocazione per la politica però, è fortissima.

La dirigenza del partito fondato da Gramsci lo chiama a sé e nel 1990 Nichi Vendola entra a far parte del comitato centrale del Partito Comunista Italiano. Sono gli anni in cui si dichiara apertamente omosessuale ma anche cattolico praticante, forte dell'esperienza maturata in seno al sacerdote Tonino Bello, di cui è stato allievo negli anni che vanno dal 1980 in poi. Sempre in questo decennio, diventa uno dei promotori dell'Arcigay nazionale e della Lila, la Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS.

Nel 1992 Nichi Vendola viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, all'interno delle fila del Partito Comunista Italiano. È componente della settima Commissione Istruzione, dal 9 giugno 1992 al 14 aprile 1994. Nel gennaio del 1991 però, un anno prima della sua elezione, si dichiara apertamente contrario alla cosiddetta "svolta della Bolognina", in palese dissenso con l'orientamento del segretario Achille Occhetto. Infatti, di lì a poco, Vendola fonda con Armando Cossutta e il "Movimento per la Rifondazione Comunista" il quale, "in nuce", altro non è che il futuro Partito della Rifondazione Comunista.

Nel 1994, Vendola è rieletto alla Camera dei Deputati, per la seconda volta. Durante questa legislatura, ricopre l'incarico di componente della seconda Commissione Giustizia, esattamente dal 25 maggio 1994 al 27 giugno 1995 e dal 18 ottobre 1995 all'8 maggio 1996. Caduto il primo governo presieduto dall'avversario politico Silvio Berlusconi, nel 1996 Nichi Vendola viene rieletto alla Camera. In questa Legislatura, ricopre anche la carica di Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, nominato il 4 dicembre del 1996.

Nel 2001 Vendola viene eletto alla Camera per la quarta volta e nominato dal 20 giugno del 2001 fino al 3 maggio del 2005, membro dell'ottava Commissione, quella deputata ad analizzare i temi relativi all'ambiente, al territorio e ai lavori pubblici. Per la stessa Legislatura, ricopre nuovamente anche il ruolo di membro della Commissione Antimafia.

Ma la vera svolta politica per Nichi Vendola, si ha nel gennaio del 2005, quando si candida alle primarie per ricoprire la carica di candidato del centrosinistra alle consultazioni regionali della Puglia, previste per il 3 e il 4 Aprile del 2005. Vendola batte l'economista Francesco Boccia con 40.358 voti (50,9%) contro le 38.676 (49,1%) preferenze ottenute dal suo avversario. Anche se per poco poi, nell'aprile del 2005 batte il candidato del centrodestra, Raffaele Fitto, presidente uscente della Regione. Ottiene il 49,84% dei consensi contro il 49,24% e deve la sua vittoria all'alleanza di tutto il centrosinistra, dai Democratici di Sinistra alla Margherita fino al Prc.

È l'inizio di quella che alcuni giornalisti e simpatizzanti hanno definito la "Primavera Pugliese", un programma di gestione della politica regionale improntato sulle riforme legate all'ambiente, ai giovani e alla cultura. Vendola dà vita, infatti, ad enti come l'Apulia Film Commission, impegnato nella produzione e nel finanziamento dei progetti cinematografici nati e realizzati in Puglia, anche grazie ai neonati "cineporti" di Bari e Lecce, oltre che alla così denominata "Puglia Sounds", versata invece nel mondo della musica e delle produzioni discografiche. Inoltre, durante il suo primo mandato, inaugura un vero e proprio laboratorio delle energie rinnovabili, portando la Puglia all'avanguardia non solo sul piano nazionale, ma punto di riferimento per l'Europa in materia di nuove fonti di energia, su tutte quella eolica e solare.

Investe per i giovani in formazione e sviluppo, finanzia progetti anche all'estero, rivolti ai residenti pugliesi, con il fine però di farli "ritornare" nella Regione, in modo da incentivarne lo sviluppo e tamponare la cosiddetta "fuga di cervelli" che invece colpisce i ventenni e trentenni delle altre zone del sud Italia.

Nel febbraio del 2009 però, la giunta guidata da Nichi Vendola subisce un duro colpo. La Procura di Bari infatti, mette sotto accusa l'assessore socialista alle Politiche della Salute Alberto Tedesco (eletto nel Pd), il quale è costretto a dimettersi dall'incarico. Per altre irregolarità emerse sulla gestione della Sanità pugliese, risulta indagato anche il vicepresidente del Consiglio regionale Sandro Frisullo, sempre membro del Pd. Questi, d'intesa con Vendola, lascia l'incarico di vice presidente della Regione e si autosospende da consigliere regionale, rinunciando ad ogni incarico politico e pubblico. L'anno dopo, nel marzo del 2010, Frisullo viene anche arrestato con le accuse di associazione per delinquere e turbativa d'asta.

Il percorso politico di rinnovamento della sinistra italiana ad opera di Nichi Vendola però, non si ferma, nonostante i problemi giudiziari che ne hanno minato la credibilità. A gennaio del 2009 Vendola lascia definitivamente il Partito della Rifondazione Comunista e dà vita al Movimento per la Sinistra. È il preludio alla nascita del gruppo politico "Sinistra e Libertà", che partecipa alle elezioni europee del 2009. A queste elezioni, Vendola, candidato in tutte le circoscrizioni italiane con la lista di Sinistra e Libertà, ottiene 220 mila preferenze. Il progetto però, non decolla come dovrebbe, a causa anche di alcune divisioni interne retaggio dei vecchi partitismi di centrosinistra, e Nichi Vendola dà vita al partito "Sinistra Ecologia Libertà".

Nell'ottobre del 2010 poi, al Teatro Saschall di Firenze, si tiene il primo congresso e Vendola è eletto Presidente, all'unanimità, dai 1.500 delegati del partito. Prima però, da presidente uscente, Vendola ha vinto nuovamente le elezioni in Puglia, il 29 marzo del 2010, dopo aver ottenuto con un distacco quasi imbarazzante la carica di candidato per l'area del centrosinistra alle precedenti primarie, sempre contro Francesco Boccia, sostenuto da Massimo D'Alema.

Alle ultime elezioni regionali invece, batte il candidato del partito di Silvio Berlusconi, Rocco Palese. L'ultima iniziativa che porta il suo nome, è quella relativa al cosiddetto fenomeno delle "Fabbriche di Nichi". Nato con obiettivi elettorali, il movimento vede nascere non solo in Puglia ma in tutta Italia e persino in alcune parti d'Europa, movimenti volontari di giovani attivisti di sinistra, impegnati nella promozione di una rete di partecipazione dei cittadini. Il web e i raduni sul territorio sono alcuni degli strumenti utilizzati da questi gruppi di persone, alla cui partecipazione non è necessaria l'adesione a nessun partito nazionale.

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