Biografie di personaggi famosi e storici nato il 17 agosto


Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità:


1. Umberto Boccioni
2. Bernie Cornfeld
3. Francesco Cossiga
4. Davy Crockett
5. Carlos Drummond de Andrade
6. Robert De Niro
7. Raoul Follereau
8. George Gershwin
9. Rudolf Hess
10. Luigi Mastrangelo
11. Ludwig Mies van der Rohe
12. Mogol
13. Aldo Palazzeschi
14. Sean Penn

Biografia di Umberto Boccioni

Avanguardia dinamica
19 ottobre 1882
17 agosto 1916

Chi è Umberto Boccioni?


Umberto Boccioni, pittore, scultore futurista ed inventore del Dinamismo Plastico, è stato il teorico ed il principale esponente del movimento futurista, nonché maggior esponente dell'arte futurista meridionale italiana. Nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882 da Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani, genitori romagnoli trasferitisi in Calabria. Trascorre l'infanzia e l'adolescenza in diverse città per via del lavoro del padre che, essendo impiegato statale, è costretto a regolari spostamenti.

La famiglia si trasferisce a Genova, nel 1888 a Padova ed in seguito nel 1897 a Catania, dove consegue il Diploma in un Istituto Tecnico e comincia a collaborare ad alcuni giornali locali. Nel 1899 Umberto Boccioni si trasferisce a Roma dove frequenta la Scuola Libera del Nudo e lavora presso lo studio di un cartellonista. In questo periodo il pittore dallo stile realista, conosce Gino Severini e con lui frequenta lo studio di Giacomo Balla che è ritenuto un maestro molto importante, e ad Umberto serve per approfondire la ricerca sulle tecniche divisioniste: entrambi diventeranno discepoli di Balla.

Dal 1903 al 1906 Umberto Boccioni partecipa alle esposizioni annuali della Società Amatori e Cultori, ma nel 1905 in polemica con il conservatorismo delle giurie ufficiali, organizza con Severini, nel foyer del Teatro Costanzi, la "Mostra dei rifiutati".

Per sfuggire l'atmosfera provinciale italiana, nella primavera del 1906 Boccioni si reca a Parigi, dove rimane affascinato dalla modernità della metropoli. Da Parigi, dopo alcuni mesi, fa un viaggio in Russia prima di tornare in Italia e stabilirsi a Padova per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si laurea.

Per conoscere a fondo le nuove correnti pittoriche, derivate dall'evoluzione dell'impressionismo e dal simbolismo, Boccioni intraprende un altro viaggio fermandosi a Monaco, incontrando il movimento "Sturm und drang" tedesco ed osserva l'influsso dei preraffaelliti inglesi. Al ritorno disegna, dipinge attivamente, pur restando frustrato perché sente i limiti della cultura italiana che reputa ancora essenzialmente "cultura di provincia". Nel frattempo affronta le prime esperienze nel campo dell'incisione.

L'Italia del primo Novecento ha una vita artistica ancora legata alle vecchie tradizioni, ma Milano è diventata una città dinamica, ed è qui che Boccioni si stabilisce al ritorno dal suo ultimo viaggio in Europa per sperimentare varie tecniche, soprattutto sotto l'influenza del divisionismo e del simbolismo. Nell'autunno del 1907 si trasferisce quindi a Milano, la città che in quel momento più di altre è in ascesa e risponde alle sue aspirazioni dinamiche. Diventa amico di Romolo Romani e comincia a frequentare Gaetano Previati, di cui risente qualche influsso nella sua pittura che sembra rivolgersi al simbolismo. Diventa inoltre socio della Permanente.

Dal gennaio 1907 all'agosto 1908, Umberto Boccioni tiene un dettagliato diario nel quale annota gli esperimenti stilistici, i dubbi e le ambizioni che scuotono l'artista che si barcamena fra il divisionismo, il simbolismo, verso il Futurismo, dipingendo ritratti, quadri a carattere simbolico e qualche veduta di città.

Dopo aver conosciuto Marinetti, Boccioni si avvicina al movimento avanguardista e nel 1910 scrive con Carlo Carrà e Luigi Russolo, il "Manifesto dei pittori futuristi" ed il "Manifesto tecnico della pittura futurista", firmati anche da Severini e Balla. L'obiettivo dell'artista moderno deve essere, secondo gli autori, liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative del passato, per volgersi risolutamente al mondo contemporaneo, dinamico, vivace, in continua evoluzione.

Nelle sue opere, Boccioni esprime in modo perfetto il movimento delle forme e la concretezza della materia attraverso le moltitudini di soggetti che la città offre dalle macchine alla frenesia caotica della realtà quotidiana. Diventa l'artista che meglio degli altri sa ritrarre la vita moderna, frettolosa e stressante, di cui la macchina in movimento è il simbolo principale.

Sebbene influenzato dal cubismo, cui ammonisce l'eccessiva staticità, Boccioni evita nei suoi dipinti le linee rette e usa colori complementari. In quadri come "Dinamismo di un ciclista" (1913), o "Dinamismo di un giocatore di calcio" (1911), la raffigurazione di uno stesso soggetto in stadi successivi nel tempo suggerisce efficacemente l'idea dello spostamento nello spazio.

Simile attenzione e studio domina di conseguenza anche la scultura di Boccioni, per la quale spesso l'artista trascura i materiali nobili come marmo e bronzo, preferendo il legno, il ferro o il vetro, cominciando ad incorporare frammenti di oggetti nei modelli in gesso delle sculture.

Il suo impegno è incentrato sull'interazione di un oggetto in movimento con lo spazio circostante. Purtroppo pochissime sue sculture sono sopravvissute.

Tra le opere pittoriche più rilevanti di Boccioni ricordiamo "Rissa in galleria" (1910), "Stati d'animo n. 1. Gli addii" (1911) e "Forze di una strada" (1911). Boccioni modernizza lo stile pittorico utilizzando un linguaggio proprio, mentre partecipa attivamente a tutte le iniziative futuriste diventando il pittore più rappresentativo di questa corrente.

Allestisce nelle varie capitali europee mostre dei pittori futuristi e scrive il "Manifesto della scultura futurista", dove espone le sue teorie sulla simultaneità e sul dinamismo, già parzialmente espressa nel "Manifesto tecnico della pittura futurista".

Dal 1912, anno della prima esposizione futurista a Parigi, presso la Galerie Bernheim-Jeune, Boccioni applica il concetto di "Dinamismo plastico" anche alla scultura, mentre continua lo studio del dinamismo del corpo umano, attraverso una lunga serie di disegni ed acquarelli.

Dal 1913 collabora alla rivista "Lacerba", organizzata dal gruppo futurista fiorentino capeggiato da Ardengo Soffici, ma il Dinamismo Plastico incontra l'ostilità di alcuni ambienti culturali futuristi ed il disinteresse del pubblico.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Umberto Boccioni, come molti intellettuali, è favorevole all'entrata in guerra dell'Italia: si arruola da volontario nel Battaglione Lombardo Ciclisti e parte per il fronte con Marinetti, Russolo, Sant'Elia e Sironi. Durante il suo impegno bellico si ricrede riguardo la teoria futurista enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è "unica igiene del mondo". Conia quindi la sua famosa equazione "guerra = insetti + noia".

Negli anni di guerra Umberto Boccioni collabora con la rivista "Avvenimenti" e si riavvicina al suo vecchio maestro Balla. Nel dicembre del 1915 il suo battaglione viene sciolto e nel luglio dell'anno successivo Boccioni viene assegnato all'artiglieria da campo e destinato a Verona.

Applica il Dinamismo Plastico ai suoi dipinti ed abbandona l'impostazione tradizionale fondendo interno ed esterno, i dati reali e quelli del ricordo, in una singola immagine. Con questo intento sviluppa le caratteristiche "linee-forza" che tracciano le traiettorie di un oggetto in movimento nello spazio.

Il suo stile personalissimo, alla ricerca di dinamismo, lo porta ad accostarsi all'espressionismo ed al cubismo allo scopo di mettere lo spettatore al centro del quadro per farlo sentire coinvolto e partecipe.

Il 17 agosto 1916 Umberto Boccioni muore a Sorte (Verona), in seguito ad una banale una caduta da cavallo, nel pieno della sua rivoluzione pittorica che lo ha portato dal Futurismo al Dinamismo Plastico.

Biografia di Bernie Cornfeld

17 agosto 1927
27 febbraio 1995

Chi è Bernie Cornfeld?


Bernie Cornfeld nasce il 17 agosto 1927 a Istanbul, in Turchia, da genitori ebrei. Dall'età di quattro anni vive a Brooklyn, New York, dove la famiglia si è trasferita nel 1931. Rimasto orfano del padre nel 1933, Bernie è costretto ad adoperarsi per contribuire alla sopravvivenza della famiglia, impiegandosi come fattorino presso un fruttivendolo. Sveglio e intraprendente, il ragazzo comprende subito i meccanismi del commercio e sente di possedere già abilità e cinismo necessari per fare grandi cose, se solo avesse un po' di soldi da investire.

L'occasione gli giunge da un amico che, in seguito alla morte del padre, ne ha riscattato una polizza assicurativa. Insieme acquistano uno stand per tiro a segno nel Luna Park di Coney Island. Con i modesti guadagni riesce tuttavia a studiare laureandosi in psicologia e conseguendo un Master in sociologia, che gli consente di iniziare a lavorare. Ma la sua mente è sempre in fervente attività e, grazie anche all'esperienza acquisita nella marina mercantile, durante la Seconda Guerra Mondiale, decide che è ora di dare attuazione all'idea che lo accompagna da quando era un ragazzino: trovare il modo di raccogliere capitali da far fruttare acquistando azioni nei settori in forte espansione del petrolio e dell'edilizia, convinto di poterne trarre guadagni enormi.

E' il 1955 quando, con gli esigui risparmi accumulati, si trasferisce in Francia, a Parigi, e fonda la società IOS (Investors Services Overseas), tramite la quale vende titoli dei Fondi Comuni di investimento proponendosi principalmente ai tantissimi militari americani di stanza in Europa. L'operazione, studiata per eludere le norme fiscali tanto in America quanto in Europa, si rivela subito altamente redditizia. La platea dei clienti si amplia a dismisura allargandosi a tutto il vecchio continente, e Cornfeld si arricchisce rapidamente ed in maniera sproporzionata, acquista castelli e dimore lussuose in Europa e nel mondo, viaggia in aerei di sua proprietà, e conduce uno stile di vita di altissimo livello, con un patrimonio personale che supera i cento milioni di dollari.

Da sempre attratto dall'universo femminile e dal mondo del cinema (suo padre era stato attore e produttore cinematografico), si stabilisce nella villa acquistata a Beverly Hills dove conduce vita mondana frequentando noti personaggi dello spettacolo e non solo. Tra i suoi amici si annoverano Tony Curtis, Laurence Harvey, Richard Harris, il noto fumettista Al Capp, il finanziere Victor Lownes, il play-boy Hugh Hefner. Presto acquista fama di leggendario donnaiolo per le sue relazioni con donne di primissimo piano, fra le quali l'avventuriera d'alta classe Vicki Morgan, affascinante e cinica, già moglie del miliardario (nonché amico di Bernie) Alfred Bloomingdale, con la quale convive per sei mesi; la star della serie TV "Dallas", Victoria Principal; Alana Collins, modella, ex coniuge di George Hamilton nonché futura moglie di Rod Stewart; Victoria Sellers, figlia degli attori Peter Sellers e Britt Ekland; la britannica star del cinema Audrey Hepburn; la principessa Ira Fürstenberg. L'ultima storia d'amore l'avrà con Heidi Fleiss, una bellissima ragazza che, per conservare il tenore di vita cui Bernie l'aveva abituata, dopo la morte dell'uomo sceglie la via della prostituzione nell'alta società, guadagnandosi l'appellativo di "signora di Hollywood".

Per 14 anni, nel corso dei quali la IOS ha istituito anche un proprio Fondo Comune, gli affari vanno a gonfie vele fino a quando, nel 1969, i rendimenti cominciano a scendere e gli investitori a vendere. La sfiducia nei titoli di Bernie Cornfeld genera il panico: le richieste di rimborso sempre più numerose, da parte dei risparmiatori, determina una crisi di liquidità. Cornfeld si affida al finanziere americano Robert Vesco che si è offerto di intervenire a sostegno della società con 5 milioni di dollari, ma che poco dopo si rivelerà un truffatore senza scrupoli impossessandosi di 200 milioni in contanti e dileguandosi nei Carabi. E' il crack, che si trascina dietro molte banche in America e in Europa. Cornfeld viene arrestato a Ginevra e rimane undici mesi in carcere, accusato di aver messo in atto lo "schema Ponzi", un sistema truffaldino, cioè, che consiste nel pagare alti dividendi attingendo dai fondi dei nuovi investitori, anziché dai rendimenti effettivi; perché lo scellerato sistema sia duraturo, ai nuovi investitori viene imposto di reclutare, a loro volta, nuovi risparmiatori ma, inevitabilmente, il gioco diventa presto asfittico e l'architettura crolla con danni incalcolabili.

Nel periodo di reclusione, pare abbia ricevuto oltre 7000 lettere da amici, donne ad ammiratori. Nel 1979 si celebra il processo nel corso del quale cadono le imputazioni ed egli viene assolto. Abbandonato dal "bel mondo", notevolmente ridimensionato sul piano economico, decide di sposarsi e di condurre una vita più modesta e tranquilla. Ma il vizio delle donne, che non lo ha mai abbandonato, logora il matrimonio sfociando in divorzio qualche tempo dopo. Bernie Cornfeld muore per un ictus a Londra, il 27 febbraio 1995, all'età di 68 anni.

Nonostante l'assoluzione nel processo, Bernie Cornfeld rimane, per molti, uno dei più grandi truffatori di tutti i tempi; per altri, invece, è stato soltanto vittima della buona fede e dell'inesperienza. Ma la sua figura, per il colossale cataclisma di cui si è fatto artefice, segna comunque in maniera indelebile la storia della finanza mondiale.

Biografia di Francesco Cossiga

Segreti e picconi
26 luglio 1928
17 agosto 2010

Chi è Francesco Cossiga?


Francesco Cossiga nasce il 26 luglio 1928 a Sassari. E' senza dubbio uno dei politici italiani più longevi e più prestigiosi. La sua è una carriera che sembra non chiudersi mai. Enfant prodige della Democrazia Cristiana del dopoguerra, ha ricoperto tutti gli incarichi di governo possibili, dal ministero dell'Interno, alla presidenza del Consiglio, fino alla presidenza della Repubblica.

Il giovane Francesco non perde tempo: consegue la maturità a sedici anni, e quattro anni dopo la laurea in Giurisprudenza. A diciassette anni è già iscritto alla Dc. A 28 è segretario provinciale. Due anni dopo, nel 1958, entra a Montecitorio. E' il più giovane sottosegretario alla Difesa nel terzo governo guidato da Aldo Moro; è il più giovane ministro dell'Interno (fino ad allora) nel 1976 a 48 anni; è il più giovane presidente del Consiglio (fino ad allora) nel 1979 a 51; il più giovane presidente del Senato nel 1983 a 51 anni e il più giovane presidente della Repubblica nel 1985 a 57 anni.

Francesco Cossiga è passato indenne attraverso il fuoco di feroci polemiche dei cosiddetti "anni di piombo". Negli anni '70 è identificato dall'estrema sinistra come il nemico numero uno: il nome "Kossiga", viene scritto sui muri con la "K" e le due esse runiche delle Ss naziste. Il sequestro di Aldo Moro (16 marzo-9 maggio 1978) è il momento più difficile della sua carriera. Il fallimento delle indagini e l'uccisione di Moro lo costringono alle dimissioni.

Sui 55 giorni del sequestro, le polemiche e le accuse a Cossiga sembrano non finire mai.

C'è chi accusa Cossiga di inefficienza; altri sospettano addirittura che il "Piano di emergenza" predisposto da Cossiga non mirasse affatto alla liberazione dell'ostaggio. La accuse sono pesantissime e per anni Cossiga si difenderà in modo sempre fermo e tenace, come il suo carattere.

In gran parte dell'opinione pubblica è radicata la convinzione che sia tra i depositari di molti misteri italiani degli anni del terrorismo. In un'intervista Cossiga ha dichiarato: "Se ho i capelli bianchi e le macchie sulla pelle è per questo. Perché mentre lasciavamo uccidere Moro, me ne rendevo conto".

Presidente del Consiglio nel 1979, è accusato di favoreggiamento nei confronti del terrorista di "Prima Linea" Marco Donat Cattin, figlio del politico Dc Carlo. Le accuse saranno dichiarate infondate dalla commissione inquirente. Il suo governo cade nel 1980, impallinato dai "franchi tiratori" Dc che bocciano il suo "Decretone economico" che avrebbe dovuto benedire l'accordo Nissan e Alfa Romeo. Per un voto Cossiga cade e con lui l'intesa. Un giornale titola ironico: "Fiat voluntas tua", alludendo alla soddisfazione dell'industria automobilistica di Torino per il mancato sbarco in Italia dei giapponesi. Per qualche anno Francesco Cossiga rimane nell'ombra, scalzato dalla Dc del "preambolo" che chiude a qualsiasi ipotesi di accordo col Pci.

Nel 1985 Cossiga viene eletto Presidente della Repubblica Italiana con una maggioranza record: 752 voti su 977 votanti. Per lui Dc, Psi, Pci, Pri, Pli, Psdi e Sinistra Indipendente. Per cinque anni ricopre il ruolo di "presidente notaio", discreto e pignolo nell'attenersi alla Costituzione. Nel 1990 cambia stile. Diventa il "picconatore", attacca CSM (il Consiglio Superiore della Magistratura), la Corte Costituzionale e il sistema dei partiti. Lo fa, dice, per "togliersi qualche sassolino dalle scarpe".

Cossiga sollecita una grande riforma dello Stato e se la prende con singoli esponenti politici. C'è chi arriva a dargli del matto: lui risponde di "farlo, non di esserlo. E' diverso".

Nel 1990, quando Giulio Andreotti rivela l'esistenza di "Gladio", Cossiga attacca praticamente tutti, soprattutto la Dc dalla quale si sente "scaricato". Il Pds avvia la procedura di impeachment. Attende le elezioni del 1992 e poi si dimette con un discorso televisivo di 45 minuti. Esce di scena volontariamente: tutto il sistema che critica e accusa da due anni, crollerà pochi mesi dopo.

Ricompare a sorpresa nell'autunno del 1998, al momento della crisi del governo Prodi. Fonda l'Udeur (Unione democratici per l'Europa) e dà un sostegno decisivo alla nascita del governo di Massimo D'Alema. L'idillio dura poco. Dopo meno di un anno Cossiga lascia l'Udeur e torna a fare il "battitore libero" con l'Upr (Unione per la Repubblica). Alle elezioni politiche del 2001 dà l'appoggio a Silvio Berlusconi, tuttavia in seguito, in Senato, non voterà la fiducia.

Francesco Cossiga muore il 17 agosto 2010.

Biografia di Davy Crockett

Simboli di indipendenza
17 agosto 1786
6 marzo 1836

Chi è Davy Crockett?


Davy Crockett - spesso indicato anche come David Crockett - eroe popolare del Far West statunitense, nasce il 17 agosto 1786 nello Stato del Tennessee, nella Contea di Greene, presso Limestone, da una famiglia in difficili condizioni economiche: i genitori, infatti, a causa dell'esondazione del fiume Nalichucky hanno perso tutti i loro beni e la casa, e devono quindi fare i conti con una notevole carenza di mezzi. Cresciuto dal padre (titolare di una locanda), che lo considera un buono a nulla, a nerbate, Davy se ne va di casa per fare il mandriano e l'aiutante dei carovanieri. Cresciuto senza un'istruzione vera e propria (imparerà a leggere e a scrivere solo poco tempo prima di sposarsi), lavora anche a Boston, e nel frattempo coltiva la passione per la caccia, soprattutto a opossum e tassi, la cui pelle è molto pregiata e quindi può essere venduta con guadagni più consistenti.

Con il passare del tempo, la caccia diventa il suo solo lavoro: abbandonati gli opossum, diventa famoso come cacciatore di orsi in tutto il Tennessee. Dopo essersi sposato, nel settembre del 1813 lascia moglie e figli quando viene a sapere che i coloni stanno per essere attaccati dagli indiani, e si aggrega all'esercito comandato dal generale Andrew Jackson. Impegnato come esploratore contro gli indiani Creek, riesce grazie al suo coraggio a sconfiggere i nemici dopo il fallimento del piano organizzato da Jackson; così, tornato alla vita civile, viene sommerso di riconoscimenti dai suoi concittadini, che lo eleggono giudice di pace e quindi colonnello del reggimento locale.

Mentre riprende la caccia agli orsi, entra a far parte dell'Assemblea legislativa del Tennessee; quindi, si candida come deputato e viene eletto, nel 1828, al Congresso degli Stati Uniti. Nel frattempo, Jackson è diventato presidente della nazione come rappresentante del partito democratico, e appare intenzionato a violare il trattato di pace che aveva firmato con i Creek anni prima. Davy Crockett, invece, sceglie di essere leale al patto, e pertanto si oppone con rigore al progetto di legge presidenziale.

A quindici anni di distanza dalla battaglia di cui si era reso protagonista, insomma, si rende conto che gli indiani non erano altro che pacifici contadini con gli stessi diritti dei coloni. Alle nuove elezioni, però, Davy non guadagna il consenso sperato, e viene battuto dai jacksoniani. Ciò non gli impedisce di continuare a opporsi, al punto che, vista la sua fama aumentare, viene eletto per una terza legislatura al Congresso. Si tratta, però, della sua ultima esperienza politica: dopo la terza legislatura, in virtù dell'opposizione a Jackson non viene rieletto.

Dopo essersi recato in numerosi villaggi dell'Est, ormai disgustato e deluso dalla vita politica, per pubblicizzare il libro da lui scritto "A narrative of the life of David Crockett", decide di abbandonare Washington in maniera definitiva, non prima di aver pronunciato una frase destinata a entrare nella storia: "Io me ne torno in Texas, voi potete tutti andare all'inferno".

Prende parte, così, alla guerra combattuta dal Texas per ottenere l'indipendenza dal Messico del dittatore Antonio Lopez de Santa Anna. Partito con sedici patrioti (che costituiscono, appunto, la "compagnia di Crockett"), Davy giunge a Fort Alamo dopo aver aderito alla rivoluzione. I comandanti del forte si dimostrano decisamente contenti dell'arrivo di Crockett, al punto di chiedergli di prendere il comando delle operazioni come colonnello: egli, però, rifiuta, pur ringraziando, spiegando di essere giunto per combattere come un patriota, e non per comandare. Alla fine di febbraio, Fort Alamo subisce l'attacco dei nemici: a presidiarlo ci sono meno di duecento texani, che tuttavia riescono a provocare gravi perdite tra gli avversari.

La sera del 5 marzo 1836, però, Alamo viene accerchiato da 5mila messicani, che lo colpiscono a cannonate e lo distruggono senza incontrare resistenza: il generale Sam Houston, chiamato per formare una milizia di duemila texani, non riesce a fermare l'assalto. Davy Crockett muore insieme ai suoi compagni di battaglia, nella lotta per conquistare l'indipendenza e la libertà del Texas. Una morte coraggiosa e umana, un sacrificio da vero americano: pochi giorni dopo, nell'aprile del 1836, la battaglia di San Jacinto consegnerà la vittoria ai texani, che dichiareranno il proprio Stato indipendente e eleggeranno capo del governo il generale Sam Houston.

Alla figura di Davy Crockett sono stati dedicati ben quattordici film: tra gli altri, vale la pena di citare "Alamo - Gli ultimi eroi" (titolo originale: "The Alamo"), con il protagonista interpretato da Billy Bob Thornton nel 2004; e "La battaglia di Alamo" (titolo originale: "The Alamo"), con il protagonista interpretato da John Wayne nel 1960.

Spesso rappresentato con giacche in pelle di camoscio o daino e pantaloni di cuoio, Crockett viene raffigurato sempre con un grosso cinturone in vita e l'inseparabile fucile nella mano sinistra: si tratta, per altro, di un equipaggiamento frutto dell'invenzione degli storiografi e della drammaturgia più moderna, che il vero Crockett non ha mai indossato nella realtà.

Biografia di Carlos Drummond de Andrade

31 ottobre 1902
17 agosto 1987

Chi è Carlos Drummond de Andrade?


Il poeta Carlos Drummond de Andrade nasce il 31 ottobre del 1902 in Brasile, a Itabira, un villaggio minerario dello Stato del Minas Gerais, nella parte sud-orientale del Paese, figlio di due fattori appartenenti a famiglie di origini portoghesi. La sua formazione culturale viene avviata a Belo Horizonte e continua a Nova Friburgo, dove Carlos frequenta il collegio gesuita "Anchieta".

Si iscrive al corso universitario di farmacia, ma dopo avere ottenuto la laurea non lavora mai come farmacista; intraprende, invece, la carriera di insegnante e di giornalista, prima di accettare un incarico da funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel frattempo, si dedica alla scrittura e alla poesia.

I primi lavori letterari

Le sue prime opere hanno un carattere satirico; in seguito Drummond si lascia attirare dalle nuove forme del modernismo brasiliano che si sviluppano negli anni Venti, incoraggiato dal lavoro di Màrio de Andrade.

Mentre si dedica ad attività culturali di vario generale (fonda, tra l'altro, "A Revista", una rivista letteraria), rende sempre più corposa la propria produzione. Il suo esordio letterario ufficiale può essere fatto risalire al 1930, quando viene pubblicata "Alguma Poesia" (in italiano, "Qualche poesia"), raccolta poetica in cui i dettami modernisti si fondono con toni introspettivi piuttosto innovativi.

Quattro anni più tardi è la volta di "Brejo das Almas" (in italiano, "La palude delle anime"), nel quale Carlos Drummond de Andrade mette in mostra una evidente carica sarcastica e umoristica.

Il riconoscimento del talento

È solo nel 1940, però, con la pubblicazione di "Sentimento do Mundo" (in italiano, "Sentimento del mondo"), che l'autore di Itabira ottiene la reale consacrazione. Con questa raccolta, infatti, il talento di Carlos viene pienamente e unanimemente riconosciuto, complice il contrasto tra lirismo e ironia che contraddistingue la maggior parte dei suoi componimenti.

Gli anni della guerra

In seguito, negli anni Quaranta, la Seconda Guerra Mondiale in corso esercita un notevole influsso sullo scrittore, i cui lavori diventano più impetuosi e affrontano temi più sociali. Dopo "Josè", del 1942, tocca a "A rosa do Povo" (in italiano, "La rosa del popolo"), nel 1945.

Gli anni '50 e '60

Negli anni Cinquanta, poi, Drummond si avvicina a liriche caratterizzate da un clima quasi tormentato, misterioso e al tempo stesso contemplativo. Lo si nota, tra l'altro, in "Claro Enigma" (in italiano, "Chiaro enigma"), dal titolo piuttosto esplicativo, del 1951, ma anche in "Fazendeiro do ar" (in italiano, "Faccendiere dell'aria"), del 1954, e in "Quadrilha" (in italiano, "Squadraccia"), dello stesso anno.

Nel 1955 viene pubblicata la raccolta "Viola de Bolso" (in italiano, "Viola da tasca"), mentre per l'opera poetica successiva occorre aspettare ben nove anni: è solo nel 1964, infatti, che viene data alle stampe "Liçao de Coisas" ("Lezione di cose"), cui segue nel 1968 "Boitempo".

Gli anni '70 e '80

Tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta vengono pubblicati "A falta que ama", "Nudez", "As Impurezas do Branco" e "Menino Antigo" ("Boitempo II"). Nel 1977 vengono date alle stampe "A Visita", "Discurso de Primavera" e "Algumas Sombras", mentre l'anno dopo tocca a "O marginal clorindo gato". Tra i suoi ultimi lavori, spiccano "Esquecer para Lembrar" ("Boitempo III") del 1979, "A Paixao Medida" del 1980, "Caso do Vestido" del 1983, "Corpo" del 1984, "Amar se aprende amando" del 1985 e "Poesia Errante": in questo decennio, i versi acquisiscono spesso una carica erotica molto forte.

Sempre negli anni Ottanta, l'autore brasiliano Carlos Drummond de Andrade si rivela particolarmente prolifico anche nella produzione di letteratura per l'infanzia: a partire dal 1981, anno in cui viene pubblicato "Contos plausìveis", fino al 1987, anno di uscita di "Moça deitada na grama", passando per "Boca de luar", "O observador no escritòrio" e "Tempo vida poesia". Carlos Drummond de Andrade muore a ottantaquattro anni il 17 agosto del 1987 a Rio de Janeiro.

Biografia di Robert De Niro

Cacciatore di Oscar
17 agosto 1943

Chi è Robert De Niro?


Tra i più grandi attori di sempre, Robert De Niro nasce il 17 agosto 1943 a New York da una famiglia di artisti. La madre, Virginia Admiral, era una rinomata pittrice mentre il padre, Robert Senior (figlio di un americano e di una irlandese immigrati negli Stati Uniti), oltre che scultore e poeta era anch'egli un valente pittore.

L'infanzia dell'attore sembra sia stata caratterizzata da una profonda solitudine, una caratteristica da cui ha forse attinto la sua capacità di trasformarsi, quando il copione lo richiede, in personaggi cupi e dall'anima tormentata. Inoltre, incredibile ma vero, sembra che il giovane De Niro fosse un adolescente irrimediabilmente timido, condizione aggravata da un fisico non certo prestante che però con tenacia ha saputo in seguito plasmare (e basti, a riprova di ciò, visionare certe sequenze di "Taxi driver").

Scopre la voglia di cinema lentamente e dopo aver frequentato i debiti corsi di recitazione (fra cui un periodo all'Actors Studio con i mitici Stella Adler e Lee Strasberg), colleziona serate sui palcoscenici off-Broadway. La chiamata del cinema arriva negli anni '60 con addirittura tre film in sequenza: "Oggi sposi", "Ciao America" e "Hi, Mom!", tutti diretti da Brian De Palma.

Il vero battesimo del fuoco arriva però sotto la guida di due mostri sacri come Francis Ford Coppola e di Martin Scorsese. Il primo lo dirige in "Il padrino parte II" (1974), mentre per Scorsese diventerà un vero e proprio attore-feticcio. Un'occhiata alla lunga storia di titoli girati dai due può esemplificare il concetto: si parte da "Mean Streets" (1972), "Taxi driver" (1976), "New York New York" (1977) e "Toro scatenato" (1980), per arrivare a "Quei bravi ragazzi" (1990), "Cape Fear ? Il promontorio della paura" (1991) e "Casinò" (1995).

In seguito sarà diretto, tra gli altri, anche da Bernardo Bertolucci ("Novecento", 1976), Michael Cimino ("Il cacciatore", 1979) e Sergio Leone ("C'era una volta in America", 1984).

Nella sua filmografia figurano anche film dall'aria più intimistica e meno spettacolari, come "Risvegli" (1990), "Sleepers" (1996), "Cop land" (1997) o il commovente "Flewless" (1999).

Due di queste interpretazioni gli varranno, oltre a numerose nomination, il premio Oscar: uno come miglior attore non protagonista per "Il Padrino parte II", e uno come attore protagonista per "Toro scatenato".

Nel 1989 fonda una casa di produzione cinematografica, la TriBeCa Productions, e nel 1993 debutta nella regia col film "Bronx". È anche proprietario del ristorante Ago a West Hollywood e ne gestisce in società altri due, Nobu e Lyala, a New York.

Malgrado la clamorosa notorietà, che lo ha fatto diventare personaggio di culto nel cinema del Novecento, De Niro è gelosissimo della sua privacy, con la conseguenza che di lui si sa davvero poco. Anti-star per eccellenza, è del tutto assente dai vari party o eventi mondani così apprezzati dalla maggioranza degli attori.

Per certo si sa che nel 1976 ha sposato la cantante e attrice Diahnne Abbott, con la quale ha avuto un figlio, Raphael. Separatosi nel 1988 ha poi avuto numerose relazioni: la più chiacchierata delle quali è stata quella con la top model Naomi Campbell. Il 17 giugno 1997 ha poi sposato in gran segreto Grace Hightower, una ex hostess con la quale era stato fidanzato negli ultimi due anni.

Una curiosità: nel 1998 durante le riprese a Parigi del film "Ronin", è stato indagato dalla polizia francese per presunto coinvolgimento in un giro di prostituzione. Prosciolto da ogni accusa ha restituito la Legion d'Onore e ha giurato di non mettere mai più piede in Francia.

Secondo un sondaggio realizzato in Gran Bretagna dal canale televisivo FilmFour De Niro è il miglior attore di tutti i tempi. Per i 13.000 telespettatori che hanno votato il camaleontico interprete supera di gran lunga tutti i suoi celebri colleghi come Al Pacino, Kevin Spacey e Jack Nicholson.

Biografia di Raoul Follereau

L'ora dei poveri
17 agosto 1903
6 dicembre 1977

Chi è Raoul Follereau?


Raoul Follereau è stato uno straordinario esempio di generosità e di coraggio, nonché un vero e proprio faro per tutti quelli che hanno a cuore le sorti del mondo e dei diseredati.

Nato il 17 agosto del 1903 a Nevers, in Francia, Raoul Follereau nasce inizialmente come letterato e in particolare come poeta, inclinazione che non ha comunque mai abbandonato nel corso della sua vita.

Numerose sono le pubblicazioni a suo nome, così come moltissime sono le toccanti poesie che portano la sua firma.

A riprova del suo talento genuino e naturale, la cronaca riporta un suo esordio teatrale a soli ventitré anni con una pièce suo nome allestita alla Comédie Francaise. In seguito, dalla sua vena creativa sono scaturiti numerose altre commedie o drammi per il teatro, alcune della quali hanno raggiunto la millesima rappresentazione, ha riprova del fatto che la sua ispirazione è capace di coinvolgere il pubblico fin nel profondo.

Ad ogni modo, fin dalla sua più giovane età, tutte le sue opere sono consacrate allo scopo di combattere la miseria, l'ingiustizia sociale, il fanatismo sotto qualsiasi forma. Le più conosciute sono: "L'Ora dei Poveri" e "La Battaglia contro la lebbra". Per tutta la vita Follereau denuncerà l'egoismo di chi possiede e di chi è potente, la vigliaccheria di "coloro che mangiano tre volte al giorno e s'immaginano che il resto del mondo faccia altrettanto". Senza posa, egli suscita iniziative originali, dichiarando: "Nessuno ha il diritto di essere felice da solo" e cercando di instaurare una mentalità che porti le persone ad amarsi le une con le altre.

1942 ? Da un piccolo villaggio di Francia dove aveva trovato rifugio, Raoul Follereau scriveva: "Alle tragiche ore che noi viviamo, si aggiunge oggi l'ossessiva visione del corteo crudele che fa seguito ad ogni guerra e ne prolunga le conseguenze funeste. Miseria, rovina e disfatta, felicità distrutte, speranze annientate, chi oggi è in grado di ricostruire, sollevare, amare? Non lo sono gli uomini che hanno fatto questo male, ma tutti gli esseri umani possono dare una mano. Ed ho pensato che se si consacrasse ad un sufficiente benessere di tutti una parte sia pur minima di quanto gli uomini sprecano, in sangue, in intelligenza, in oro, per uccidersi l'un l'altro e per distruggere, un grande passo verrebbe fatto sul cammino della redenzione umana.

È a questo scopo che ho fondato l'Ora dei Poveri, che domanda a ciascuno di devolvere almeno un'ora all'anno del suo stipendio a sollievo degli infelici. Gesto semplice, facile a farsi, alla portata di tutti, ma che porta in sé un significato commovente. Infatti, non si tratta di una qualsiasi offerta che si toglie distrattamente dal portamonete per sbarazzarsi di un richiedente".

A servizio di quelli che egli chiama "la sofferente minoranza oppressa del mondo", Raoul Follereau ha percorso 32 volte il giro del mondo, visitando 95 Paesi. E' senza dubbio l'uomo che ha avvicinato, toccato, baciato il maggior numero di lebbrosi. Nel 1952, egli indirizzò all'ONU una richiesta in cui domandava che si elaborasse uno Statuto internazionale per i malati di lebbra e che i lebbrosari-prigione esistenti ancora in troppi Paesi venissero rimpiazzati con centri di cura e sanatori. Il 25 maggio 1954, l'Assemblea Nazionale francese approvava, con voto unanime, questa richiesta e ne domandava l'iscrizione all'ordine del giorno dell'ONU.

Quel documento ha ridonato ai "lebbrosi" la libertà giuridica. Fu così che in quell'anno Raoul Follereau fondò la Giornata Mondiale dei Malati di lebbra. I suoi scopi dichiarati erano due: da un lato ottenere che i malati di quel genere siano curati come tutti gli altri malati, nel rispetto della loro libertà e dignità di uomini; dall'altro "guarire" i sani dall'assurda paura, a suo dire, che essi hanno di questa malattia.

Celebrata oggi in altri 150 Paesi questa Giornata è diventata, secondo il desiderio espresso dal fondatore, "un immenso appuntamento d'amore" che reca agli ammalati, più ancora dei considerevoli aiuti materiali, la gioia e la fierezza di essere trattati da uomini. Dopo una vita intera spesa a rendere giustizia ai malati di lebbra, Raoul Follereau si spense il 6 dicembre 1977 a Parigi.

Biografia di George Gershwin

Un mediocre Ravel?
26 settembre 1898
17 agosto 1937

Chi è George Gershwin?


E' il musicista forse più rappresentativo del Novecento, l'artista che ha saputo offrire una sintesi unica ed irripetibile fra le musiche di estrazione popolare e quelle di tradizione più nobile, fondendole in una miscela di immenso fascino. Un ritratto del genere non può che fare riferimento al nome di George Gershwin, il sublime compositore celebre anche per i suoi complessi di inferiorità. Lui che utilizzava musiche plebee come il jazz o la canzone, percepita come un incolmabile gap con la tradizione europea, in una sorta di continua rincorsa all'accettazione della sua arte da parte dei "veri" compositori. Adorando Maurice Ravel con tutta l'anima si narra che un giorno andò dal Maestro per chiedere lezioni ma si sentì rispondere: "Perchè vuol diventare un mediocre Ravel, quando è un bravo Gershwin?".

Nato a New York il 26 settembre 1898 si avvia allo studio del pianoforte e segue fin da subito lezioni di svariati musicisti. Talento innato e precocissimo, gran assimilatore, scrive le prime canzoni nel 1915 mentre l'anno dopo è già la volta di uno dei suoi folgoranti capolavori "When you want'em you cant' got'em".

Intanto si fa conoscere come accompagnatore della cantante Louise Dresser.

Nel 1918 pubblica "Half past eight" e nel 1919 "La Lucille". Il successo gli arride anche in Europa con la "Rapsodia in blue", geniale sintesi di diversi stili, e nel 1934 con l'ormai storico standard "I got rythm".

Il suo arrivo a Parigi, nel marzo del 1928, per le rappresentazioni del suo "Concerto in fa", una delle sue composizioni scritte per cercare di accreditarsi presso il pubblico colto, lo vedono trionfante di gloria soprattutto dopo la presentazione del celebre poema sinfonico "An American in Paris", che strega letteralmente l'uditorio.

La fama acquisita in Europa lo porta a conoscere i compositori contemporanei più celebri come Stravinsky, Milhaud, Prokofiev, Poulenc, tutte personalità che stavano stravolgendo il linguaggio musicale, pur senza appartenere all'avanguardia in senso stretto ed estremistico (in Europa, ad esempio, già circolava da tempo la Dodecafonia e la musica atonale).

Forte della fama acquisita, riceve una scrittura nel 1930 nientemeno che da parte del Metropolitan, che gli commissiona un'opera. Dopo un lungo travaglio durato la bellezza di cinque anni vede finalmente la luce "Porgy and Bess", un altro capolavoro assoluto, il mattone fondamentale di un teatro tipicamente e genuinamente americano, finalmente svincolato dai modelli europei (malgrado il debito nei confronti di esso sia, come sempre in Gershwin, ineludibile).

Nel 1931 si trasferisce a Beverly Hills dove può seguire più agevolmente la sua produzione di colonne sonore per il cinema. Nel 1932 un soggiorno all'Avana gli ispira la splendida "Overture Cubana" dove il compositore attinge a piene mani dalla musica popolare delle Antille.

Di salute cagionevole e di spirito mite e sensibile, George Gershwin si spegne il 17 agosto 1937 a soli 39 anni a Beverly Hills.

Biografia di Rudolf Hess

26 aprile 1894
17 agosto 1987

Chi è Rudolf Hess?


Walter Richard Rudolf Hess nasce il 26 aprile del 1894 ad Alessandria d'Egitto, figlio di genitori benestanti residenti in Africa per lavoro: la madre è discendente dei Georgiadis, una nota famiglia greca, mentre il padre è un esportatore di vini bavarese. Tornato in Germania all'età di quattordici anni, Rudolf Hess si interessa all'astronomia, ma studia economia in Svizzera su impulso del padre. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale come volontario, inizialmente arruolato nel reggimento List al fianco di un caporale di origini austriache di nome Adolf Hitler, e in seguito nell'aviazione, nella Squadriglia Bavarese 34, come pilota da caccia promosso tenente.

Nel 1920 Hess abbandona l'Università di Monaco (frequentava il corso di laurea di Filosofia) ed entra in politica, convinto proprio da Hitler. Diventato amico di Hermann Göering, prende parte, nel 1923, al Putsch di Monaco: in seguito al fallimento della rivolta viene arrestato insieme con Hitler. I due in carcere collaborano alla scrittura de "La mia battaglia" (il "Mein Kampf", che diventerà il testo sacro del nazionalsocialismo). Il 20 dicembre del 1927 Rudolf sposa Ilse Proehl, una ragazza ventisettenne di Hannover, mentre sei anni più tardi viene nominato Reichsleiter, vice di Adolf Hitler, conquistando ampi poteri non solo dentro il partito nazista, ma anche all'interno del governo nato da poco.

Hitler viene nominato Cancelliere il 30 gennaio del 1933; Rudolf Hess diventa responsabile di numerosi dipartimenti, inclusi quelli degli affari esteri, dell'istruzione, della salute, della giustizia e delle finanze. Tutte le leggi, in pratica, passano dal suo ufficio prima di essere approvate, tranne quelle relative alla polizia, all'esercito e alla politica estera. Organizzatore dell'annuale Rally di Norimberga, parla spesso alla radio per informare la cittadinanza sulle novità del governo; è delegato del Fuhrer, inoltre, nelle negoziazioni con gli industriali e con i membri delle classi più abbienti. L'ufficio di Hess è corresponsabile delle Leggi di Norimberga del 1935, che impediscono i matrimoni misti (tra Ebrei e non Ebrei) e privano i non ariani della cittadinanza tedesca. Tra le vittime di tali leggi, ci sarebbe anche un amico di Rudolf, Karl Haushofer, sposato con una donna per metà ebrea: ma Hess impedisce che la legge venga applicata al loro caso.

Sempre leale a Hitler, intenzionato a mostrarsi utile nei suoi confronti, Hess non ambisce al prestigio o al potere, e tantomeno sfrutta la propria posizione per accumulare ricchezze personali (vive in una modesta abitazione a Monaco). Popolare presso le masse, non nasconde le proprie debolezze "umane": ossessionato dalla sua salute fino a diventare ipocondriaco, è vegetariano, non fuma e non beve alcolici. Appassionato di libri e musica, ama scalare le montagne con la moglie, e si interessa all'astrologia. Rimane vicino, inoltre, al mondo dell'aviazione, vincendo anche gare (per esempio nel 1934, a bordo di un BFW M.35). Nel 1939 egli viene ufficialmente nominato terza carica del partito, dopo il numero uno Hitler e il numero due Goering: nonostante ciò, viene spesso escluso, in qualità di "moderato", dalle riunioni in cui vengono prese decisioni fondamentali.

Favorevole all'invasione della Polonia, causa scatenante dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale, dopo lo scoppio del conflitto chiede a Hitler di poter entrare nella squadra della Luftwaffe come pilota, ma ottiene risposta negativa. Quindi, vola misteriosamente in Scozia, il 10 maggio del 1941, diretto al castello del duca di Hamilton, nel Lanarkshire. Catturato dall'esercito inglese, viene internato: per i britannici egli è un uomo con disturbi mentali, che, dopo essere stato messo da parte dal Fuhrer, vuole proporre la pace all'Inghilterra con il tramite del duca. Hitler, dopo il viaggio di Hess, definisce il suo ex vice un pazzo: ma è proprio quello che Rudolf Hess gli aveva chiesto di fare nel caso in cui la sua missione fosse fallita.

Sebbene non si possano avere certezze, oggi, sui motivi ufficiali di quel viaggio, è opinione comunemente accettata che Hess sia andato in Scozia su iniziativa individuale: in pratica, un atto di alto tradimento e insubordinazione nei confronti di Hitler. Processato a Norimberga nel 1946, egli viene assolto dall'accusa di crimini contro l'umanità: viene tuttavia condannato al carcere a vita per crimini contro la pace e cospirazione contro il trattato di Versailles. Rinchiuso nella struttura detentiva di Spandau, nella parte ovest di Berlino, propone negli anni seguenti numerose richieste di grazia (anche in considerazione della contemporanea liberazione di diversi ex ufficiali nazisti): richieste che tuttavia rimangono inascoltate per volere della Gran Bretagna e dell'Urss. Il veto sovietico alla liberazione di Hess viene cancellato da Mikhail Gorbaciov negli anni Ottanta.

L'ex nazista, tuttavia, muore il 17 agosto del 1987, a Berlino, alla vigilia di una probabile scarcerazione, in circostanze poco chiare: il suo cadavere viene ritrovato con un cavo elettrico attorno alla gola in un padiglione del cortile della prigione. La versione ufficiale ipotizza un suicidio (motivato dalla paura di tornare libero ormai in età avanzata, dopo un isolamento totale durato circa mezzo secolo), ma viene contrastata dai familiari. Chi avanza la tesi dell'omicidio sostiene che egli sia stato ucciso per evitare che fornisse spiegazioni sulla sua missione in Scozia.

Il cadavere di Rudolf Hess viene sepolto in Baviera, a Wunsiedel, e riesumato nel 2011, quando il contratto di affitto del suolo viene disdetto dalla chiesa evangelica che possiede il terreno: a quel punto i suoi resti vengono cremati e dispersi in mare.

Biografia di Luigi Mastrangelo

17 agosto 1975

Chi è Luigi Mastrangelo?


Luigi Mastrangelo nasce il 17 agosto del 1975 a Mottola, in provincia di Taranto. Muove i primi passi nella pallavolo all'inizio degli anni Novanta, quando gioca nelle giovanili della squadra del suo paese, la SS Volley Mutula. Si trasferisce a Matera nella stagione 1992/93 per prendere parte, con il Magna Grecia Volley, al campionato di Serie B1, prima di essere chiamato dalle giovanili del Volley Gonzaga Milano. Luigi Mastrangelo si sposta nuovamente nella stagione 1994/95, quando esordisce in Serie A1 con la divisa del Cuneo Volley Ball Club.

Torna in B1 la stagione successiva, sempre con una squadra piemontese, il Volley Ball Club Mondovì. Dopo aver militato nel VBA Olimpia Sant'Antioco, con il quale gioca in A2 nel 1996/97, viene richiamato da Cuneo l'anno successivo. Rimane qui cinque stagioni, conquistando, tra l'altro, due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Italiana, una Supercoppa Europea e una Coppa Cev.

Il 28 maggio del 1999 Mastrangelo debutta in Nazionale, nella partita di World League tra Italia e Australia vinta per 3 a 0 dagli azzurri (in quella manifestazione verrà premiato come miglior giocatore al servizio); nello stesso anno conquista la medaglia d'oro agli Europei. Sempre in azzurro, vince il bronzo alle Olimpiadi di Sidney 2000.

Dopo essere stato nominato Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana, nella stagione 2002/03 il centrale pugliese passa da Cuneo a Macerata: nell'Associazione Sportiva Volley Lube gioca per tre stagioni, contribuendo alla conquista di una Coppa Italia e di una Coppa Cev.

Nel frattempo con la Nazionale, dopo essere arrivato per tre volte sul podio in World League, rivince gli Europei di volley nel 2003 e nel 2005, e sfiora l'oro alle Olimpiadi di Atene del 2004 (gli azzurri perdono in finale contro il Brasile): l'argento gli vale, comunque, l'onorificenza di Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana assegnatagli il 27 settembre del 2004 dal Presidente Giorgio Napolitano. In questi anni mette in bacheca anche una medaglia d'argento ottenuta in Coppa del Mondo nel 2003, una medaglia di bronzo in World League nello stesso anno, una medaglia d'argento in World League nel 2004 (quando viene premiato per il miglior muro) e una medaglia di bronzo nella Grand Champions Cup nel 2005. Dopo essere transitato nella Pallavolo Modena per una sola stagione, dal 2006/07 difende i colori della Roma Volley: nella Capitale vince la Coppa Cev nel 2008.

In quello stesso anno Luigi Mastrangelo si riavvicina a casa, giocando per il Martina Franca Volley, mentre per la stagione 2009/10 torna a Cuneo (il cui club è stato, nel frattempo, rinominato Piemonte Volley): vi rimane per quattro stagioni, vincendo per la prima volta in carriera lo scudetto, ma anche una Coppa Cev (viene premiato come miglior giocatore al servizio nella manifestazione), una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia. Nel 2011 il pallavolista vince l'argento agli Europei, mentre l'anno successivo, alle Olimpiadi di Londra, si appende al collo il bronzo, ottenuto nella finale per il terzo posto contro la Bulgaria. Nel 2013 il centrale tarantino viene chiamato da Milly Carlucci per partecipare come concorrente a "Ballando con le stelle", in onda su Raiuno il sabato sera.

Biografia di Ludwig Mies van der Rohe

La filosofia diventa concreta
27 marzo 1886
17 agosto 1969

Chi è Ludwig Mies van der Rohe?


L'architetto e designer Ludwig Mies van der Rohe nasce il giorno 27 marzo 1886 ad Aachen, Aquisgrana (in Germania). Il suo nome completo è Maria Ludwig Michael Mies. Assieme ad altri illustri architetti come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Walter Gropius, e Alvar Aalto, van der Rohe è ricordato come uno dei maestri del Movimento Moderno.

Nella sua famiglia è l'ultimo di cinque fratelli; il padre Michael è uno scalpellino di professione e nel suo laboratorio realizza monumenti d'arte funeraria, aiutato dal Ewald, il maggiore dei figli. Ludwig Mies aiuta a gestire la cava di famiglia e frequenta le scuole fino ai suoi tredici anni, senza arrivare a conseguire il diploma. Considerata la modesta condizione economica, lavora anche per Max Fischer, uno specialista in decorazione a stucco d'interni.

E' in questi anni che Mies sviluppa una grande capacità di disegno a mano libera; sempre in questi anni gli ambienti che più frequenta sono quelli dei cantieri, luoghi in cui ha modo di confrontarsi con gli architetti locali. Collabora parallelamente anche come mastro apprendista (a titolo gratuito) per un costruttore del posto. Nel suo peregrinare professionale il futuro architetto passa prima per lo studio Goebbles come disegnatore, poi da Albert Schneider dove ha modo di leggere la rivista "Die Zukunft", che lo avvicina alla filosofia e alla spiritualità. In questo periodo conosce l'architetto Dülow che lo sprona ad andare a Berlino per cercare lavoro.

Ludwig Mies van der Rohe si trasferisce a Berlino nel 1905, dove lavora senza salario in vari cantieri della città. Entra poi nello studio di Bruno Paul come disegnatore di mobili e qui inizia ad apprendere i primi rudimenti di architettura. Il suo primo incarico è Casa Riehl a Neubabelsberg, nel Potsdam-Babelsberg, (1906). Dal 1906 al 1908 frequenta due accademie di belle arti.

Nel 1907 Mies entra nello studio di Behrens dove rimane fino al 1912, lavorando al fianco di Gropius e per breve tempo anche di Le Corbusier.

In seguito il tedesco prende grande ispirazione dalle opere neoclassiche di Karl Friedrich Schinkel, il cui rigore delle forme gli permetteranno di creare un personale linguaggio architettonico. In questo periodo ha anche la fortuna di conoscere due protagonisti dell'architettura del suo secolo: Frank Lloyd Wright durante una sua mostra di disegni nel 1910 e Hendrik Petrus Berlage durante un soggiorno in Olanda del 1912.

Nel 1910 torna nella sua città natale e partecipa assieme al fratello Ewald al concorso per il Monumento commemorativo a Bismarck. Nello stesso anno progetta Casa Perls a Berlino. È in questo periodo che decide di aggiungere il cognome della madre di origine olandese al suo, diventando Ludwig Mies van der Rohe, nome più suggestivo e altisonante che meglio suona - secondo lui - nelle orecchie dei clienti di alto livello, a cui vuole rivolgere i suoi servizi di architetto e designer.

Come primo incarico arriva la costruzione di Casa Riehl: ha modo di conoscere Adele Auguste Bruhn, figlia di un industriale, che sposerà il giorno 10 aprile 1913: dall'unione nascono tre figlie Dorothea, Marianne e Waltraut.

Lascia lo studio di Behrens e l'anno successivo, è il 1913, apre il proprio studio a Berlino presso la propria abitazione. La famiglia decide di trasferirsi a Berlino: Am Karlsbad 24 diventa l'indirizzo anche del suo studio. Con lo scoppio della Grande Guerra la sua carriera di architetto subisce un brusco rallentamento: fortunatamente non partecipa attivamente all'evento bellico in quanto troppo in là con gli anni.

Nel 1921 partecipa al concorso per un grattacielo sulla Friedrichstrasse, che con la sua pianta cristalliforme, può richiamare il sogno espressionista dell'architettura del vetro, primo di una serie di progetti mai realizzati, a cui si aggiungono il "Grattacielo in vetro" (1922), "Edificio in cemento armato per uffici", "Casa in campagna in cemento armato" (1923), "Casa in campagna in mattoni" (1924).

Quest'ultimo materiale viene tuttavia sperimentato da Mies nella costruzione di Casa Wolf nel 1927, il Monumento a Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg a Berlino nel 1926, oltre che a Casa Lange e Casa Esters a Krefeld rispettivamente del 1927 e nel 1930, opere in cui la proporzione e la costruzione sono correlate al modulo del singolo mattone.

Diventa successivamente direttore artistico del Weissenhof, e direttore della Bauhaus, ambiti in cui ha modo di lasciare i suoi maggiori contributi alla corrente della filosofia architettonica del suo tempo. Con la partecipazione all'Expo 1929 - in qualità di rappresentante della Germania - Mies van der Rohe esprimere in pieno le sue idee. Il suo padiglione di Barcellona offre la possibilità di sperimentare quegli elementi che caratterizzano la sua architettura futura (come ad esempio il pilastro in acciaio assieme al telaio in acciaio e vetro).

A causa dell'ascesa del potere nazista nei tardi anni trenta lascia il paese con spirito fortemente amareggiato. Arriva negli Stati Uniti e la sua fama lo precede. Famosi sono i suoi motti "il meno è più" (less is more), e "Dio è nei dettagli" (God is in the details).

Negli ultimi vent'anni della sua vita l'architetto tedesco giunge alla visione di un'architettura monumentale chiamata letteralmente "pelle e ossa" ("skin and bone"). I suoi ultimi lavori offrono la visione di una vita dedicata all'idea di un'architettura universale semplificata ed essenziale.

Stabilitosi a Chicago diventa il preside della scuola di architettura al "Chicago's Armour Institute of Technology" (che cambierà in seguito il nome in Illinois Institute of Technology - IIT). La condizione che pone per accettare l'offerta di quel ruolo è quella la libertà di ridisegnare il campus. Ancora oggi alcuni dei suoi più famosi edifici si trovano qui, come ad esempio la Crown Hall, la sede dell'IIT.

Dal 1946 al 1950, per Edith Farnsworth, ricco medico della città, progetta e realizza la Casa Farnsworth. E' la sua prima casa costruita aldilà dell'oceano. La famosa costruzione è rettangolare, con otto colonne d'acciaio divise in due file parallele. Sospeso tra le colonne si trovano due superfici (il pavimento e il tetto) e un semplice spazio abitabile racchiuso da pareti di vetro. Tutti i muri esterni sono di vetro, e l'interno è interamente aperto, fatta eccezione per un'area racchiusa da pannelli di legno contenente due bagni, la cucina e camere di servizio. L'aspetto generale della casa, oltre ai vetri, è di un bianco splendente.

Nel 1958 realizza il Seagram Building, a New York, opera considerata l'espressione massima dell'International Style dell'architettura: si tratta di un grande edificio di vetro, dove sceglie di inserire una grande piazza con fontana davanti alla struttura, creando uno spazio aperto a Park Avenue.

Tra le altre importanti opere di Mies van der Rohe ricordiamo queste il Federal Building (1959), l'IBM Building (1966) e la 860-880 Lake Shore Drive (1948-1952).

Ormai anziano e malato, Mies assume l'incarico nel 1962 di realizzare il museo di arte contemporanea di Berlino. La "Neue Nationalgalerie" è la sua opera più grandiosa e tragica: si tratta di un'aula quadrata di circa sessantacinque metri di lato con un tetto che poggia solo su otto pilastri in acciaio: appare come un'opera di architettura classica, senza tempo, paragonabile a quella dei templi dell'antica Grecia.

Un anno dopo, nel 1963, riceve dal Presidente americano J.F. Kennedy la Medaglia presidenziale della Libertà.

Ludwig Mies van der Rohe muore a Chicago (Usa) il giorno 17 agosto 1969, all'età di 83 anni. Dopo la cremazione le sue ceneri vengono sepolte vicino a Chicago, insieme a quelle di altri architetti, nel Graceland Cemetery. La sua tomba è composta da una semplice lastra di granito nero con un albero di spino di Giuda.

Biografia di Mogol

Far nascere le parole
17 agosto 1936

Chi è Mogol?


Giulio Rapetti, in arte Mogol, nasce il 17 agosto 1936 a Milano. Il suo nome rimarrà per sempre legato a quello di Lucio Battisti, molte delle cui canzoni sono considerate eterne rappresentanti della musica leggera italiana. Mogol è autore di numerosissimi testi, moltissimi successi, per la maggiorparte legati proprio alla musica di Lucio Battisti. Quando si parla della della cosiddetta professione di "paroliere" si pensa subito, quasi fosse un sinonimo, al nome di Mogol.

La sua prolifica attività conta oltre 1.500 testi. Mogol inizia la sua lunga carriera come editore affiancando il padre, Mariano Rapetti, direttore delle edizioni della casa discografica Ricordi. La prima importante affermazione di Mogol risale al 1960, quando si presenta al Festival di Ancona come autore del testo "Non dire I cry", interpretato da Tony Renis. Il "grande momento" di Mogol arriva nel 1961 con "Al di là": la canzone vince il Festival di Sanremo (cantata da Luciano Tajoli e Betty Curtis).

L'inaspettata vittoria al Festival proietta l'autore all'attenzione di molte case discografiche. Nascono così altri successi tra cui "Stessa spiaggia stesso mare", cantata da Mina, "Bambina bambina", cantata da Tony Dallara, prima classificata a Canzonissima 1961. Nel 1963 al Festival di Sanremo Mogol si conferma - qualora ce ne fosse stato bisogno - autore di livello; vince di nuovo una sua canzone:"Uno per tutte", portata al successo da Tony Renis.

Nel 1965 si ripete con "Se piangi se ridi", composta con l'interprete Bobby Solo.

Tra gli altri grandi successi del periodo, oggi storici, vi sono "C'è una strana espressione nei tuoi occhi", "Che colpa abbiamo noi" e "E' la pioggia che va" (Rokes), "Io ho in mente te" (Equipe 84) e "Sognando la California" (Dik Dik), fino a stabilire lo strabiliante record di un milione e mezzo di 45 giri venduti con "Una lacrima sul viso", incisa da Bobby Solo nel 1964.

E' alla fine del 1965 che avviene l'incontro con Lucio Battisti. Le prime canzoni realizzate insieme sono indirizzate soprattutto a gruppi e solisti beat: "Per una lira" (Ribelli), "Dolce di giorno" (Dik Dik), "Che importa a me" (Milena Cantù). Nel 1969, quando esplode il "fenomeno Lucio Battisti", i due autori si legano artisticamente in modo indissolubile creando una serie di inimitabili perle: "Acqua azzurra acqua chiara", "Mi ritorni in mente", "Fiori rosa fiori di pesco", "Emozioni" e "Pensieri e parole", sono tutti 45 giri che conquistano la vetta delle classifiche.

Mogol, insieme al padre Mariano, Sandro Colombini, Franco Dal Dello e, successivamente, Lucio Battisti, fonda l'etichetta "Numero Uno". Il primo disco realizzato è il singolo "Questo folle sentimento" per un nuovo gruppo: la "Formula 3". Con la "Numero Uno" Mogol scrive con e per Lucio Battisti "La canzone del sole", "I giardini di marzo", "E penso a te", "Vento nel vento", "Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi", "Anche per te".

Mogol e Battisti firmano anche canzoni indirizzate a gruppi e solisti appartenenti ad altre etichette: Equipe 84 ("29 settembre"), Dik Dik ("Vendo casa"), Mina ("Insieme", "Io e te da soli", "Amor mio", "La mente torna"), Patty Pravo ("Il paradiso", "Per te"), e diversi altri.

Da "Umanamente uomo: il sogno" a "Una donna per amico", Mogol e Lucio Battisti raggiungono la punta estrema della loro creatività fino a concludere il loro sodalizio con l'album "Una giornata uggiosa", pubblicato nel 1980.

Il dopo-Battisti vede Mogol al fianco di Riccardo Cocciante con il quale scrive l'album "Cervo a primavera" e il successivo "Cocciante"; poi nascono le collaborazioni con Gianni Bella, Mango, Gianni Morandi, e, ultimo in ordine di tempo, Adriano Celentano.

Oltre a proseguire l'attività di autore di testi, Mogol è l'animatore, insieme a Gianni Morandi, della Nazionale Cantanti italiana di Calcio, progetto creato per raccogliere fondi a scopo benefico.

Dal 1992 Mogol si trasferisce in Umbria, dove fonda e dirige il C.E.T. (Centro Europeo di Toscolano), un'associazione no-profit per lo sviluppo della cultura e della musica. Il C.E.T., attraverso periodici stage di studio e applicazione, offre a giovani aspiranti autori, musicisti e interpreti l'opportunità di perfezionare le loro attitudini artistiche e, per quanto possibile, realizzare i loro sogni, condotti per mano da docenti d'eccezione, tra cui lo stesso Mogol e, tra gli altri, Biagio Antonacci, Luca Barbarossa, Gianni Bella, Edoardo Bennato, Riccardo Cocciante, Stefano D'Orazio, Nicolò Fabi, Mario Lavezzi, Mango, Raf, Tony Renis, Vince Tempera, Alberto Testa, Gianni Togni, Umberto Tozzi, Celso Valli e Ornella Vanoni.

Biografia di Aldo Palazzeschi

Pater della neoavanguardia
2 febbraio 1885
17 agosto 1974

Chi è Aldo Palazzeschi?


Poeta e scrittore, Aldo Giurlani (che assunse poi il cognome della nonna materna Palazzeschi), nasce a Firenze nel 1885 da una media famiglia borghese specialista nel commercio delle stoffe. Seguiti studi di ordine tecnico, si diplomò in ragioneria nel 1902. Contemporaneamente, essendo molto forte in lui la passione per il teatro, iniziò a frequentare la scuola di recitazione "Tommaso Salvini", diretta da Luigi Rasi, dove ebbe modo di far amicizia con Marino Moretti. Successivamente passò a lavorare con la compagnia di Virgilio Talli, con la quale debuttò nel 1906.

Scrittore dal temperamento focoso e ribelle, diventa ben presto un provocatore di professione, non solo perché esercita originalissime forme di scrittura ma anche perché propone una lettura della realtà molto particolare, rovesciata rispetto al modo di pensare comune. Esordisce come poeta nel 1905 con il libretto di versi "I cavalli bianchi". Nel 1909, dopo la pubblicazione della terza raccolta di versi, "Poemi", che gli procurò fra l'altro l'amicizia di Marinetti, aderì al Futurismo (di cui Marinetti era appunto il deus-ex-machina) e, nel 1913, iniziò le sue collaborazioni a "Lacerba", la storica rivista di quella corrente letteraria.

Dei futuristi ammira la lotta contro le convenzioni, contro il passato recente intriso di fumoserie, gli atteggiamenti di palese provocazione tipici del gruppo, le forme espressive che prevedono la "distruzione" della sintassi, dei tempi e dei verbi (per non parlare della punteggiatura) e propongono "le parole in libertà".

Quello con i Futuristi è un sodalizio che viene così descritto e commentato dal poeta: "E senza conoscerci, senza sapere l'uno dell'altro, tutti quelli che da alcuni anni in Italia praticavano il verso libero, nel 1909 si trovarono raccolti intorno a quella bandiera; per modo che è col tanto deprecato, vilipeso e osteggiato verso libero, che agli albori del secolo si inizia la lirica del 900".

Dalle Edizioni Futuriste di "Poesia" esce nel 1911 uno dei capolavori di Palazzeschi, "Il Codice di Perelà", sottotitolato Romanzo futurista e dedicato "al pubblico! quel pubblico che ci ricopre di fischi, di frutti e di verdure, noi lo ricopriremo di deliziose opere d'arte".

Considerato da numerosi critici uno dei capolavori della narrativa italiana del Novecento, precursore della forma "antiromanzo", il libro è stato letto come una "favola" che intreccia elementi allusivi a significati allegorici. Perelà è un simbolo, una grande metafora dello svuotamento di senso, della disintegrazione del reale.

Dopo un così clamoroso idillio, ruppe però con il Futurismo nel 1914, quando la sua personalità indipendente e la sua posizione pacifista entrarono in rotta di collisione con la campagna per l'intervento in guerra dei Futuristi, evento che lo porta anche a riavvicinarsi a forme più tradizionali di scrittura di cui ne è esempio il romanzo "Le sorelle Materassi" (altro capolavoro assoluto).

Dopo l'esperienza della prima guerra mondiale, durante la quale riuscì ad evitare di essere mandato al fronte (ma prestò servizio come soldato del genio), mantenne un atteggiamento distanziato ed attendista di fronte al regime fascista e alla sua ideologia di "ritorno all'ordine". Condusse da quel momento in poi vita molto appartata, intensificando la sua produzione narrativa e collaborando, dal 1926 in poi, al "Corriere della sera".

Negli anni sessanta si sviluppa comunque il terzo periodo dell'attività letteraria del nostro autore che lo vede nuovamente interessato alle sperimentazioni giovanili.

La contestazione giovanile lo coglie ormai anziano e, considerato da più parti una sorta di "classico" rimasto in vita, prende con poca serietà e con ironico distacco gli allori che i poeti della neoavanguardia innalzano di fronte al suo nome, riconoscendolo come precursore . Fra le sue ultime opere miracolosamente uscite dalla sua penna all'alba degli ottant'anni troviamo "Il buffo integrale" (1966) in cui lo stesso Italo Calvino riconobbe un modello per la propria scrittura, la favola surreale "Stefanino" (1969), il "Doge" (1967) e il romanzo "Storia di un'amicizia" (1971). Muore il 17 agosto 1974, all'Ospedale Fatebenefratelli sull'Isola Tiberina.

In sintesi, la sua opera è stata definita, da alcuni dei maggiori critici del Novecento come una "Favola surreale e allegorica". Palazzeschi, insomma, è stato un protagonista delle avanguardie del primo Novecento, un narratore e poeta d'eccezionale originalità, dalla multiforme attività letteraria, di alto livello anche in rapporto con gli sviluppi della cultura europea di quel periodo.

Biografia di Sean Penn

Quiete dopo la tempesta
17 agosto 1960

Chi è Sean Penn?


Diventato famoso negli anni '80 oltre che per le sue performance di attore, per le sue intemperanze (tra cui le celebri aggressioni ai fotografi, che la carismatica star mal sopporta), e per il matrimonio con la pop star Madonna, Sean Justin Penn è nato a Los Angeles il 17 agosto 1960. Figlio d'arte (insieme ai due fratelli: Michael regista e Chris, anch'egli attore), vista la favorevole situazione familiare, non poteva non entrare nel dorato mondo della celluloide: il padre Leo Penn è stato un regista, mentre la madre Eileen Ryan, ha avuto un discreto trascorso di attrice.

Dopo aver frequentato la Santa Monica High School, ha lavorato per due anni come tecnico di scena e assistente alla regia di Pat Hingle con il "Group Repertory Theatre" di Los Angeles ed è proprio sulle tavole del teatro che ottiene la sua prima parte come attore, e precisamente in "Heartland" di Kevin Hellan. Le critiche lo accolgono subito con entusiasmo, malgrado la breve vita dello spettacolo. Nel 1981 fa il suo esordio al cinema in "Taps - Squilli di Rivolta", e conferma il suo valore di giovane divo due anni dopo in "Bad Boys".

Il 6 agosto 1985 sposa Madonna, ma il matrimonio è solo fonte di rovinosi contrasti e naufraga quattro anni dopo. Sempre nel periodo del turbolento matrimonio con la pop star, Sean Penn viene arrestato per i ripetuti pestaggi ai fotografi, che gli sono costati anche un mese di prigione. Sconta la pena dedicandosi ai servizi sociali. Dopo questa fase infelice nel 1989 Penn si lega all'attrice Robin Wright dalla quale ha avuto due figli, Dylan e Hopper.

Più tranquillo, sereno e rilassato (e soprattutto meno dipendente dall'alcol), Sean Penn può finalmente esprimersi al meglio. Nel 1997 vince la Palma d'oro a Cannes come miglior attore in "She's so lovely" di Nick Cassavetes; in seguito gira film come "Carlito's way" (di Brian De Palma, con Al Pacino) e soprattutto "Dead man walking" che gli regala la prima nomination all'Oscar.

Le pellicole a cui prende parte sono sempre selezionate con intelligenza: compare sul set di "U-Turn, inversione di marcia" (con Jennifer Lopez) di Oliver Stone, "The game" (con Michael Douglas) di David Fincher, "La sottile linea rossa" (con George Clooney e Nick Nolte) di Terrence Malick, per finire con "Sweet and lowdown - Accordi e disaccordi" (con Uma Thurman) di Woody Allen, interpretazione che gli regala la seconda nomination all'Oscar. Nel 1996 anche la relazione con Robin Wright si incrina e i due si separano.

Il nuovo millennio vede impegnato Sean Penn su due fronti, come attore in "Prima che sia notte" e come regista in "La promessa" (con Jack Nicholson e Benicio Del Toro), film che viene acclamato a Cannes 2001. Successivamente interpreta la parte di un poeta nel giallo di Kathryn Bigelow "Il mistero dell'acqua" (con Elizabeth Hurley) e poi quella di un disabile in "Mi chiamo Sam" (con Michelle Pfeiffer), terza nomination agli Oscar. Tra i suoi film più recenti "Mystic River" (con Tim Robbins e Kevin Bacon) di Clint Eastwood e "21 Grams" (con Benicio Del Toro) del messicano Gonzales Inarritu si stanno rivelando due autentiche pietre miliari della sua carriera; "Mystic River" è considerato all' unanimità, la sua miglior interpretazione, e "21 grammi - Il peso dell'anima" gli ha fatto vincere la sua seconda Coppa Volpi a Venezia.

La sua vita privata recentemente sembra essersi instradata su binari più regolari, infatti quello che un tempo veniva considerato uno scavezzacollo, attualmente ha trovato un suo equilibrio e una sua serenità, specie dopo la nascita dei due figli. Molto sentita anche la passione politica, che ha portato Sean Penn a prendere numerose posizioni sull'operato della sua nazione e dei relativi governanti. Nel dicembre del 2001, ad esempio, si è recato in Iraq per denunciare le conseguenze delle sanzioni americane sul popolo iracheno, venendo subito ribattezzato dai giornali del suo paese "Baghdad Sean". Nel 1997 la rivista Empire lo ha inserito nella classifica dei 100 attori più importanti della storia del cinema. Attualmente Sean Penn vive in una tenuta a Mary County, a nord di San Francisco.

Dopo "The Interpreter" (2005, di Sydney Pollack, con Nicole Kidman) e pochi altri film, gira "Into the Wild", un film impegnato e impegnativo (storia vera di Christopher McCandless, giovane del West Virginia che subito dopo la laurea abbandona la famiglia e intraprende un lungo viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, fino a raggiungere le terre sconfinate dell'Alaska). Nel 2008 è il protagonista del film biografico "Milk" (di Gus Van Sant, che racconta la storia di Harvey Milk), per il quale Sean Penn vince l'oscar come Miglior attore protagonista.

Nel 2011 interpreta Cheyenne, la rock star in declino protagonista del film "This Must Be the Place", diretto dall'italiano Paolo Sorrentino.


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