Biografie di personaggi famosi e storici nato il 14 agosto


Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità:

  1. Halle Berry
  2. Raoul Bova
  3. Bertolt Brecht
  4. Susanna Camusso
  5. Elias Canetti
  6. Gianroberto Casaleggio
  7. Giorgio Chiellini
  8. Enzo Ferrari
  9. Francesco I delle Due Sicilie
  10. Johann Friedrich Herbart
  11. Magic Johnson
  12. Massimiliano Maria Kolbe
  13. Steve Martin
  14. Sante Pollastri
  15. John Boynton Priestley
  16. Giorgio Strehler
  17. Wim Wenders
  18. Lina Wertmuller

Biografia di Halle Berry

Venere nera a Hollywood
14 agosto 1966

Chi è Halle Berry?


Una delle più belle modelle-attrici degli ultimi anni (memorabile il suo bikini mozzafiato in "007 - Die another day", quando, come la Ursula Andress di "007 - Licenza di uccidere" esce dalle acque esibendo un corpo da favola), Halle Berry nasce il 14 agosto 1966 a Cleveland, Ohio. Figlia di genitori divorziati (si separano quando Halle ha solo quattro anni), la sua infanzia ruota intorno alla figura della madre, un'infermiera psichiatrica. Il padre soffre di gravi disturbi nervosi e ha il brutto vizio dell'alcool.

E' proprio grazie all'esempio della madre che Halle Berry riesce ad emergere in un quartiere in prevalenza di bianchi, affermandosi non solo per la sua bellezza ma anche per le sue qualità di tenacia e di volontà.

Alla high school si rivela studentessa brillante, anche se ovviamente è la sua bellezza a porla sempre al centro dell'attenzione. A diciassette anni partecipa al suo primo concorso di bellezza: Miss Teen Ohio. Vince, ma questo è solo l'inizio. Al tempo delle scuole superiori Halle è stata cheerleader, direttrice del giornale della scuola e reginetta del ballo di fine anno. Inoltre è stata anche Miss "All American" e rappresentante degli Stati Uniti al concorso di Miss Mondo.

Halle Berry ha anche studiato giornalismo radiotelevisivo a Cleveland (al Cuyahoga Community College), ma un'esperienza come reporter per un'emittente locale toglie ogni fascino alla professione e induce Halle ad accettare un lavoro da indossatrice a Chicago. La carriera di attrice prende le mosse nel 1989, con la serie TV "Living Dolls". Nel 1991 ottiene una parte nel film "Jungle fever", di Spike Lee.

Il grande successo arriva nel 2001: con il film "X-Men" (con Patrick Stewart), Halle Berry, nei panni della regina dei venti Ororo Munroe alias "Tempesta", conquista un enorme popolarità. Per la sua interpretazione in "Monster's Ball", a fianco di Billy Bob Thornton, nel 2002 vince come attrice protagonista il Premio Oscar. E' stata la prima attrice di colore ad interpretare il ruolo di "Bond girl" nella super-conservatrice serie di 007, tratta dai romanzi di Ian Fleming. Nel 2004 interpreta il film "Catwoman".

Testimonial della casa cosmetica Revlon e di Versace, molto impegnata in organizzazioni per la tutela dell'infanzia, è stata sposata con il campione di baseball David Justice. Dopo avere divorziato, nel 2001 si è nuovamente sposata con il musicista Eric Benet.

Tra i riconoscimenti ricevuti ricordiamo: il Premio Donna dell'Anno 2006 (dell'Hasty Pudding Theatricals); la 2.333esima stella del "Walk of fame" hollywoodiano (aprile 2007); la donna vivente più sexy (2008), secondo la rivista "Esquire". Separata nel 2003 anche dal secondo marito, il suo nuovo compagno è il modello franco-canadese Gabriel Aubry, di dieci anni più giovane di lei. Tra i suoi ultimi lavori al cinema ricordiamo "Frankie & Alice" (2010), "Dark Tide" (2011), "Capodanno a New York" (2011), "Cloud Atlas" (2012), "The Call" (2013) e "Comic Movie" (Movie 43, 2013).

Biografia di Raoul Bova

14 agosto 1971

Chi è Raoul Bova?


Raoul Bova nasce il 14 agosto 1971 a Roma, figlio di genitori con origini calabresi e campane. Diplomatosi all'Istituto Magistrale "Jean-Jacques Rousseau", prova a dedicarsi al nuoto agonistico (a quindici anni aveva vinto i campionati italiani giovanili nei 100 metri dorso) ma nel giro di breve tempo, complici gli scarsi risultati ottenuti, lo abbandona; si iscrive quindi all'Isef, ma non termina gli studi. Dopo aver prestato servizio militare nel corpo dei Bersaglieri (assumendo, presso la scuola sottufficiali dell'esercito, l'incarico di istruttore di nuoto), si iscrive alla scuola di recitazione di Beatrice Bracco.

Intraprende quindi la carriera di attore e, nel 1992, esordisce al cinema nel film di Roberto D'Agostino "Mutande pazze" (grazie all'intervento del produttore artistico Fiorenzo Senese) al fianco di Eva Grimaldi. Nello stesso anno viene diretto da Pino Quartullo nel film "Quando eravamo repressi" (non accreditato) e da Stefano Reali in "Una storia italiana", miniserie in onda su Raiuno che ripercorre la storia di Carmine e Giuseppe Abbagnale, fratelli campioni di canottaggio.

Il primo vero ruolo di rilievo per Bova arriva nel 1993, grazie a "Piccolo grande amore", film di Carlo Vanzina in cui interpreta un maestro di surf, Marco, che si innamora di una principessa straniera (Barbara Snellenburg). Nel 1995 recita in "Palermo Milano solo andata", poliziesco di Claudio Fragasso con protagonista Giancarlo Giannini, mentre l'anno successivo suscita scandalo con "La lupa", diretto da Gabriele Lavia, film con Monica Guerritore tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga. Dopo aver preso parte a "Ninfa plebea" e "Il sindaco", rispettivamente di Lina Wertmuller e Ugo Fabrizio Giordani, interpreta il Commissario Breda nell'ottava e nella nona stagione de "La piovra", in onda nel 1997 e nel 1998 per la regia di Giacomo Battiato, e torna a lavorare con Stefano Reali nella miniserie "Ultimo". Dopo "Rewind", film di Sergio Gobbi, l'attore romano è protagonista di "Ultimo - La sfida", di Michele Soavi, e recita per Pupi Avati in "I cavalieri che fecero l'impresa".

Protagonista di un cameo nella fiction di Canale 5 "Distretto di polizia", dove veste i panni del marito del commissario Scalise ucciso in un agguato nella prima puntata, fa parte del cast della miniserie "Il testimone", di Michele Soavi, e nel 2002 tenta la carriera americana recitando in "Avenging Angelo", di Martyn Burke, al fianco di Sylvester Stallone. Seguiranno "Under the Tuscan sun" (in Italia, "Sotto il sole della Toscana"), con Diane Lane, per la regia di Audrey Wells, nel 2003, e "Alien vs Predator", nel 2004. Nel frattempo, nel 2003 Raoul Bova era stato protagonista di "La finestra di fronte", insieme con Giovanna Mezzogiorno, per la regia dell'italo-turco Ferzan Ozpetek. Dopo aver fatto parte del cast di "Ultimo - L'infiltrato", di Michele Soavi, l'interprete laziale torna negli Usa nella serie "A proposito di Brian", al fianco di Rosanna Arquette, mentre in Italia ripristina il sodalizio con Soavi per la fiction "Nassiriya - Per non dimenticare", ispirata alla strage di italiani in Iraq.

Nel 2007 produce e recita in "Io, l'altro", diretto da Mohsen Melliti, che vince il titolo di miglior opera prima al Magna Grecia Film Festival di Soverato (in Calabria), e veste i panni di Roberto Escalone nel telefilm americano "The Company", con Michael Keaton. Tornato a lavorare con Claudio Fragasso in "Milano-Palermo: il ritorno", nel 2008 Raoul Bova si presta alla commedia romantica, interpretando il protagonista di "Scusa ma ti chiamo amore", film campione di incassi diretto da Federico Moccia tratto dall'omonimo romanzo, in cui veste i panni di un trentasettenne che si innamora di una studentessa con vent'anni meno di lui (interpretata da Michela Quattrociocche).

Apparso nel kolossal di Giuseppe Tornatore "Baarìa", recita ancora per Gabriele Lavia in "Liolà", al fianco di Giancarlo Giannini. Nel 2009 Bova trascorre un mese in compagnia di membri delle forze dell'ordine per il film-documentario "Sbirri", in cui vengono documentari arresti e retate, soprattutto a Milano, per reati di droga. Il film è prodotto dalla moglie di Raoul, Chiara Giordano (figlia dell'avvocato Annamaria Bernardini De Pace). Nello stesso periodo, l'attore presenta al Giffoni Film Festival "15 secondi", un cortometraggio da lui prodotto, in cui recita al fianco di Ricky Memphis, Claudia Pandolfi e Nino Frassica, per la regia di Gianluca Petrazzi.

Tornato alla fiction di Canale 5 con "Intelligence - Servizi & segreti", in cui presta il volto a Marco Tancredi, torna a lavorare con Federico Moccia per il sequel di "Scusa ma ti chiamo amore", intitolato "Scusa ma ti voglio sposare", a sua volta tratto dal romanzo omonimo. Nel 2010, il suo nome compare accanto a quello di grandi star internazionali come Johnny Depp e Angelina Jolie al cinema, grazie a un'apparizione nel film di Florian Henckel von Donnersmarck "The Tourist", girato tra Parigi e Venezia. L'anno successivo Raoul Bova viene diretto da Claudio Macor in "Out of the night", mentre in televisione, sfruttando il suo passato di nuotatore, è protagonista di "Come un delfino", miniserie ispirata alla storia di Domenico Fioravanti, costretto a interrompere la carriera per motivi di salute.

In seguito, Bova diventa uno dei volti più richiesti della commedia italiana contemporanea: interpreta un neuropsichiatra infantile in "Immaturi", di Paolo Genovese, e, dopo aver ricevuto il premio "Eccellenza nel cinema e nello spettacolo" da parte della "Sorridendo! Onlus", è uno dei figli del politico Michele Placido nella commedia di Massimiliano Bruno "Viva l'Italia". Tornato sul set con Paolo Genovese per il sequel di "Immaturi", intitolato "Immaturi - Il viaggio", nel 2013 Bova viene diretto da Edoardo Leo in "Buongiorno papà", al fianco di Marco Giallini, mentre in televisione riscuote un ottimo successo di ascolti con "Ultimo - L'occhio del falco", in onda su Canale 5.

Sempre sulla rete ammiraglia Mediaset è protagonista e regista di "Come un delfino - La serie". A cavallo tra l'estate e l'autunno del 2013 l'attore sale agli onori delle cronache a causa di un presunto ricovero in ospedale per colpa di una peritonite (episodio mai chiarito), e annuncia ufficialmente la separazione dalla moglie Chiara Giordano. Intervistato dal settimanale "Vanity Fair", smentisce che il motivo della fine del suo matrimonio sia rappresentato dalla sua (non confermata) omosessualità. Sembra invece che la causa sia stata la relazione sentimentale con Rocío Muñoz Morales, modella a attrice spagnola (ma anche ballerina e conduttrice tv), che qualche tempo dopo è diventata la sua nuova compagna.

Biografia di Bertolt Brecht

Corruzione a teatro
10 febbraio 1898
14 agosto 1956

Chi è Bertolt Brecht?


Bertolt Brecht nasce il 10 febbraio 1898 ad Augsburg (in Baviera) da famiglia benestante (è il figlio, infatti, dell'amministratore delegato di un'importante impresa industriale).

Compie a Monaco le prime esperienze teatrali, esibendosi come autore-attore: il suo esordio è fortemente influenzato dall'Espressionismo.

Presto aderisce allo schieramento marxista e sviluppa la teoria del "teatro epico" secondo cui lo spettatore non deve immedesimarsi durante la rappresentazione, ma deve cercare di mantenere una distanza critica, allo scopo di riflettere su quello che vede in scena. Da parte dell'autore, invece, canzoni, elementi parodistici e una sceneggiatura molto ben studiata devono essere utilizzate per creare un effetto di straniamento, un distacco critico.

Nel 1928 Bertolt Brecht raggiunge un grande successo con la rappresentazione della ''Opera da tre soldi'', rifacimento del celebre dramma popolare inglese del '700 di J. Gay (la cosiddetta "Beggar's Opera").

I personaggi principali sono il re dei mendicanti che ne organizza il "lavoro" come un affare qualsiasi (e da cui ricava notevoli compensi), il criminale senza scrupoli Mackie Messer, che in fondo è un esempio di rispettabilità borghese, e il capo di polizia, un tipo marcio e corrotto.

Brecht inscena qui una rappresentazione spettacolare, ricca di colpi di scena, con bellissime e graffianti canzoni e ballate scritte da Kurt Weill (che diventeranno tra le più celebri della sua eclettica produzione di compositore). In quest'opera, la differenza tra criminali e persone rispettabili sparisce del tutto, i soldi rendono tutti uguali, cioè corrotti. Critico nei confronti della società del tempo, Brecht aderisce come detto al marxismo e nel 1933, quando sale al potere il nazismo, è costretto a lasciare la Germania.

Peregrina per 15 anni attraverso molti paesi ma dopo il 1941 si stabilisce negli Stati Uniti. Alla fine del conflitto mondiale, diventato sospetto alle autorità americane per le sue polemiche politiche e sociali, lascia gli Stati Uniti e si trasferisce nella Repubblica Democratica Tedesca, a Berlino, dove fonda la compagnia teatrale del ''Berliner Ensemble'', tentativo concreto di realizzare le sue idee. In seguito, l'"ensemble" diventerà una delle più affermate compagnie teatrali. Nonostante le sue convinzioni marxiste, comunque, è spesso in contrasto con le autorità della Germania dell'est.

Brecht è autore di numerose poesie che possono considerarsi tra le più toccanti della lirica tedesca novecentesca. La sua scrittura poetica è diretta, vuole essere utile, non ci porta in nessun mondo fantastico o enigmatico. Eppure ha un fascino, una bellezza a cui è difficile sottrarsi.

L'Enciclopedia Grazanti della Letteratura scrive, a proposito: "Anche l'opera di Brecht lirico, forse anche più alta di quella teatrale, ha le sue radici nel linguaggio drammatico; e per questo è tanto spesso monologo, ballata, Lied. Ma è anche urto di affermazioni, dialettica abbreviata. Più la parola è nuda, corrente, oltraggiosamente "prosastica", più riceve dalla violenza dell'illuminazione cui è sottoposta la capacità di giungere all'incandescenza."

Bertolt Brecht muore a Berlino il 14 agosto 1956 all'età di 58 anni a causa di un infarto cardiaco.

Biografia di Susanna Camusso

Alla difesa del lavoro
14 agosto 1955

Chi è Susanna Camusso?


Susanna Camusso nasce a Milano il 14 agosto 1955. Inizia a occuparsi di sindacato all'età di vent'anni, quando ancora è studentessa universitaria. Frequenta il corso di laurea di Lettere antiche e intanto coordina le attività sindacali sul diritto allo studio, per i corsi delle 150 ore della Federazione lavoratori metalmeccanici (FLM) milanese.

Dal 1977 (ha solo ventidue anni) e fino al 1997 è dirigente locale della FIOM (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) milanese, poi di quella lombarda ed infine nella segreteria nazionale dello stesso sindacato dei metalmeccanici della CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), con l'importante competenza sulle produzioni automobilistiche e siderurgiche.

Susanna Camusso assume poi la segreteria regionale della FLAI (Federazione Lavoratori Agro Industria), il sindacato del settore agro-industriale della CGIL e nel 2001 viene eletta segretario generale della CGIL della Lombardia.

Nel 2008 entra nella Segreteria Confederale nazionale della CGIL, acquisendo responsabilità relative a settori molto differenti: politiche dei settori produttivi, cooperazione, artigianato e agricoltura.

L'8 giugno 2010 viene eletta vicesegretario generale vicario della CGIL, con la responsabilità del coordinamento degli ambiti di lavoro trasversali ai dipartimenti.

Raggiunge l'apice della carriera all'inizio del mese di novembre del 2010 quando succede a Guglielmo Epifani, come segretario generale della CGIL (ottenendo il 79,1% dei voti): è la prima donna ad essere eletta alla guida del principale sindacato italiano.

Laica, di grandi convinzioni e di mente aperta, oltre all'attività sindacale, Susanna Camusso fa parte del movimento delle donne ed è tra le promotrici dell'associazione "Usciamo dal Silenzio"; si è sempre impegnata per i diritti civili anche a sostegno del movimento LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender).

Di lei, il leader uscente Guglielmo Epifani ha detto: "ha capacità ed esperienza per fare bene e le qualità necessarie per guidare l'organizzazione di testa e di cuore".

Biografia di Elias Canetti

Fuoco intellettuale
25 luglio 1905
14 agosto 1994

Chi è Elias Canetti?


Elias Canetti nasce il 25 luglio 1905 a Ruscuk, in Bulgaria, da una famiglia sefardita che parla lo spagnolo del XV secolo. Dopo la morte del padre, insieme ai due fratelli, segue la madre in diverse città d'Europa: Zurigo, Francoforte, Vienna.

Nel 1938, dopo l'Anschluss, emigra a Londra rimanendovi fino al 1971 quando decide di tornare a vivere a Zurigo, il "paradiso perduto" della sua adolescenza, in cui morirà il 14 agosto 1994.

Durante la giovinezza, le relazioni e i viaggi contribuiscono a formare il suo pensiero, ad affinare il suo spirito, ad aprirlo al mondo, come pure a fargli prendere coscienza del ruolo del sapere in quanto motore della libertà.

Nel 1931, due anni prima dell'avvento al potere di Adolf Hitler, fa il suo ingresso nella scena letteraria con lo sbalorditivo "Autodafè", il suo primo e unico romanzo, percorso da venature malinconiche e capace di esplorare a fondo gli abissi della solitudine, tema centrale del libro. Il protagonista è un intellettuale che viene metaforicamente divorato dal rogo dei suoi centomila volumi, inevitabile nemesi del mondo delle idee nei confronti del reale, punizione per l'uomo che sceglie di essere "tutto testa e niente corpo": l'intellettuale appunto.

Ma il fuoco del romanzo è anche una chiara, preoccupata quanto visionaria anticipazione allegorica del totalitarismo, premonizione dell'autodistruzione della ragione occidentale.

Sul piano espressivo, invece, non esiste migliore illustrazione di quella "lingua salvata" rappresentata dal tedesco, lingua che sua madre gli aveva insegnato per amore della Vienna imperiale, e che per loro rappresentava il centro della cultura europea e che Canetti cercherà di rivitalizzare alla luce dello "sfiguramento" della stessa che a suo dire è stato operato col tempo.

Di notevole spessore è anche "Massa e potere" (1960), saggio sulla psicologia del controllo sociale, in questo assai affine, pur nei trentacinque anni di differenza, ad alcune tematiche di "Autodafé".

Di rilievo è poi la straordinaria autobiografia, uno dei documenti più intensi del Novecento che, divisa in più volumi ("La lingua salvata", "Il frutto del fuoco" e "Il gioco degli occhi") e uscita fra il 1977 e il 1985 lo consacrano definitivamente come una delle voci più alte della letteratura di ogni tempo.

I giurati di Stoccolma se ne accorgono e nel 1981 gli assegnano il più che meritato premio Nobel per la letteratura.

Ricevendo il premio, nel discorso di ringraziamento, egli indica come suo "territorio" l'Europa di quattro scrittori di lingua tedesca vissuti nell'Austria di un tempo: Karl Kraus, Franz Kafka, Robert Musil e Hermann Broch, di cui riconosce l'ampio debito, così come nei confronti di tutta la tradizione viennese. Inoltre confesserà apertamente che la passione per la lettura, il gusto per le tragedie greche e i grandi autori della letteratura europea ebbero un'influenza determinante sulla sua opera.

Biografia di Gianroberto Casaleggio

14 agosto 1954

Chi è Gianroberto Casaleggio?


Gianroberto Casaleggio nasce il 14 agosto 1954 a Milano. Dopo essere entrato nel mondo del lavoro alla Olivetti, alla fine degli anni Novanta diventa amministratore delegato della Webegg, impresa di consulenza della pubblica amministrazione e delle aziende in rete.

Il 22 gennaio del 2004 insieme con Luca Eleuteri, Enrico Sassoon, Mario Bucchich e suo fratello Davide Casaleggio fonda la Casaleggio Associati, società editoriale e informatica che si occupa di fornire consulenze relative alle strategie di rete.

Nello stesso anno, conosce il comico Beppe Grillo: il primo incontro avviene dopo uno spettacolo dell'attore ligure a Livorno, nel suo camerino (era stato lo stesso Grillo a contattare Casaleggio, dopo aver letto il suo libro "Il web è morto, viva il web").

Il comico rimane folgorato dal suo interlocutore, al punto che dopo quell'incontro cambia radicalmente il proprio approccio nei confronti di Internet e dei computer: se prima nei suoi spettacoli distruggeva monitor e tastiere, da quel momento la Rete per lui inizia a rappresentare la salvezza, il modo per evitare intermediazioni politiche ed economiche, per porre le persone al centro dei processi.

Gianroberto Casaleggio contribuisce quindi a creare il blog www.beppegrillo.it, che comprare on line all'inizio del 2005 e che nel giro di pochi mesi acquisisce un successo straordinario.

Diventato curatore anche del blog di Antonio Di Pietro, l'imprenditore milanese organizza i V-Day di Beppe Grillo, e favorisce la nascita del MoVimento 5 Stelle.

Curatore del sito di Chiarelettere, editore per cui pubblica, insieme con Grillo, il libro "Siamo in guerra" (in precedenza aveva dato alle stampe "Movie bullets" e "Web Dixit" per il Sole 24 Ore, e "Web ergo sum" per Sperling & Kupfer), con il passare del tempo Gianroberto Casaleggio viene considerato dai media il guru di Beppe Grillo, colui che gli suggerisce tutte le mosse in ambito comunicativo e politico, fino alle elezioni del 24 e 25 febbraio del 2013, che segnano la definitiva consacrazione del MoVimento 5 Stelle.

Biografia di Giorgio Chiellini

Difese nazionali
14 agosto 1984

Chi è Giorgio Chiellini?


Giorgio Chiellini nasce a Pisa il giorno 14 agosto 1984. Cresce calcisticamente a Livorno, insieme al fratello gemello (che diventerà poi suo procuratore). Esordisce giovanissimo tra i professionisti, in Serie C1, con la maglia dell'A.S. Livorno. Con la squadra toscana disputa quattro campionati e diventa uno dei grandi protagonisti della cavalcata trionfale nel campionato di Serie B 2003/2004, che si conclude con la storica promozione in Serie A.

Nel giugno 2004 passa alla Juventus, che lo gira subito in prestito alla Fiorentina. Esordisce in Serie A all'età di 20 anni, il 12 settembre 2004 in Roma-Fiorentina (1-0). A Firenze si mette in evidenza giocando titolare come terzino sinistro, tanto da guadagnarsi la chiamata in Nazionale da parte del C.T. Marcello Lippi. Giorgio Chiellini debutta con la maglia azzurra il 17 novembre 2004, nell'amichevole Italia-Finlandia (1-0).

Dopo aver ottenuto la salvezza all'ultima giornata di campionato con la Fiorentina, nell'estate del 2005, a 21 anni, arriva alla Juventus di Fabio Capello. Dopo un avvio difficoltoso, riesce a conquistarsi un posto da titolare come terzino sinistro: la stagione vede però la squadra torinese declassata in ultima posizione in seguito allo scandalo di Calciopoli.

Nel 2006/2007 gioca quindi in Serie B, sotto la direzione del tecnico Deschamps. Nel 2007/2008, a 23 anni, Chiellini torna nel giro della Nazionale.

Dopo aver giocato in tutte le nazionali giovanili (con l'Under-19 nel 2003 ha vinto l'Europeo disputato in Liechtenstein), e aver preso parte agli Europei Under-21 del 2006 e del 2007, viene convocato nella Nazionale maggiore, guidata dal C.T. Roberto Donadoni, per partecipare agli Europei del 2008.

Per le qualificazioni al Campionato Mondiale 2010, Marcello Lippi - tornato ad allenare la nazionale italiana - conferma Giorgio Chiellini come difensore centrale titolare al fianco del capitano Fabio Cannavaro.

Biografia di Enzo Ferrari

Cavallino modenese, orgoglio italiano
18 febbraio 1898
14 agosto 1988

Chi è Enzo Ferrari?


Enzo Ferrari nasce a Modena il 18 febbraio 1898. All'età di dieci anni il padre Alfredo, dirigente di una locale fabbrica di lavorazione dei metalli, lo porta assieme al fratello Alfredo Jr. a Bologna, ad una gara automobilistica. Dopo aver assistito ad altre gare, Enzo Ferrari decide che vuole diventare un pilota automobilistico.

La formazione scolastica di Enzo Ferrari è abbastanza lacunosa, cosa che sarà motivo di rimpianto nei suoi ultimi anni. Il 1916 è un anno tragico che vede la morte, a breve distanza l'una dall'altra, del padre e del fratello.

Durante la prima guerra mondiale si occupa di zoccolare i muli dell'esercito e, nel 1918, rischia la vita a causa della terribile epidemia influenzale che colpì in quell'anno l'intero globo.

Viene assunto alla CMN, una piccola fabbrica di automobili riconvertita dalla fine della guerra. I suoi compiti includono test di guida che svolge con gioia. E' in questo periodo che si avvicina seriamente alle corse e nel 1919 partecipa alla Targa Florio arrivando nono. Attraverso il suo amico Ugo Sivocci lavora all'Alfa Romeo che ha introdotto alcune vetture di nuova concezione per la Targa Florio del 1920. Ferrari guida una di queste vetture ed arriva secondo.

Mentre è all'Alfa Romeo, diventa uno dei protetti di Giorgio Rimini, uno dei principali aiutanti di Nicola Romeo.

Nel 1923 gareggia e vince sul circuito di Sivocci a Ravenna, dove incontra il padre del leggendario asso italiano della prima guerra mondiale Francesco Baracca che rimane colpito dal coraggio e dall'audacia del giovane Ferrari e si presenta al pilota con il simbolo della squadra del figlio, il famoso cavallino rampante su di uno scudo giallo.

Nel 1924 agguanta la sua più grande vittoria vincendo la coppa Acerbo.

Dopo altri successi viene promosso a pilota ufficiale. La sua carriera nelle corse continua però solo in campionati locali e con macchine di seconda mano; ha finalmente l'occasione di guidare una vettura nuova alla più prestigiosa gara dell'anno: il Gran Premio di Francia.

In questo periodo si sposa e apre una concessionaria Alfa a Modena. Nel 1929 apre la sua azienda, la Scuderia Ferrari. Viene sponsorizzato in questa impresa dai ricchi industriali tessili di Ferrara, Augusto ed Alfredo Caniano. L'obiettivo principale dell'azienda è quello di fornire assistenza meccanica e tecnica ai ricchi acquirenti di Alfa Romeo che utilizzano queste vetture per le competizioni. Stringe un accordo con l'Alfa Romeo con il quale si impegna a fornire assistenza tecnica anche ai loro clienti diretti.

Enzo Ferrari stringe contratti simili anche con Bosch, Pirelli e Shell.

Per incrementare la sua "scuderia" di piloti amatoriali, convince Giuseppe Campari ad aderire alla sua squadra, al quale segue un altro bel colpo con la firma di Tazio Nuvolari. Nel suo primo anno la Scuderia Ferrari può vantare 50 piloti sia a tempo pieno che part-time!

Il team compete in 22 gare e totalizza otto vittorie e parecchie ottime prestazioni.

La Scuderia Ferrari diventa un caso di studio, forte anche del fatto che è il più grande team messo insieme da una persona sola. I piloti non ricevono un salario ma una percentuale sui premi delle vittorie, anche se qualsiasi richiesta tecnica o amministrativa dei piloti viene esaudita.

Tutto cambia quando l'Alfa Romeo annuncia la sua decisione di ritirarsi dalle gare a partire dalla stagione 1933 a causa di problemi finanziari. La Scuderia Ferrari può fare il suo vero ingresso nel mondo delle corse.

Nel 1935 firma per la Scuderia Ferrari il pilota francese Rene Dreyfus che prima guidava per la Bugatti. Egli è colpito dalla differenza tra il suo vecchio team e la Scuderia Ferrari e ne parla così: "La differenza tra il far parte del team Bugatti rispetto alla Scuderia Ferrari è come tra il giorno e la notte. [...] Con Ferrari ho imparato l'arte degli affari nelle corse, perché non c'è dubbio che Ferrari è un grandissimo affarista. [...] Enzo Ferrari ama le corse, su questo non ci piove. Ciononostante riesce a stemperare tutto per la persecuzione del suo fine che è quello di costruire un impero finanziario. Io sono sicuro che un giorno diventerà un grand'uomo, anche se le vetture che dovesse mandare in pista un giorno non portassero più il suo nome".

Negli anni la Scuderia Ferrari può vantare grandissimi piloti quali Giuseppe Campari, Louis Chiron, Achille Varzi ed il più grande di tutti, Tazio Nuvolari. Durante questi anni il team si deve confrontare con la potenza delle squadre tedesche Auto Union e Mercedes.

Dopo la guerra, Enzo Ferrari costruisce la propria prima vettura e, al Gran Premio di Monaco del 1947, fa la sua comparsa la Tipo125 con motore da 1,5 litri. La vettura è concepita dal suo vecchio collaboratore Gioacchino Colombo. La prima vittoria di Ferrari in un Gran Premio è nel 1951 al GP di Gran Bretagna dove l'argentino Froilan Gonzales porta alla vittoria la vettura della scuderia modenese. Il team ha una possibilità di vincere il Campionato del Mondo, possibilità che sfuma nel GP di Spagna quando la scuderia opta per i pneumatici Pirelli: il risultato disastroso consente a Fangio di vincere la gara ed il suo primo titolo mondiale.

Le vetture sportive diventano un problema per Ferrari le cui vittorie agonistiche non riescono a soddisfarlo pienamente. Il suo mercato principale, ad ogni modo, è basato sulle macchine da corsa dell'anno precedente vendute a privati. Le vetture Ferrari diventano quindi comuni in tutti i principali eventi sportivi tra cui Le Mans, Targa Florio e la Mille Miglia. Ed è proprio alla Mille Miglia che Ferrari agguanta alcune delle sue più grandi vittorie. Nel 1948 Nuvolari, già in pessime condizioni di salute, è iscritto per parteciparvi, anche se il suo fisico non può reggere ad un simile sforzo. Alla tappa di Ravenna Nuvolari, da quel grande campione che è stato, è già in testa ed ha addirittura un vantaggio di più di un'ora rispetto agli altri piloti.

Purtroppo Nuvolari viene "battuto" dalla rottura dei freni. Esausto, è costretto a scendere dalla vettura.

In questo periodo Ferrari comincia a produrre la famosissima Gran Turismo disegnata da Battista "Pinin" Farina. Le vittorie a Le Mans ed a altre gare sulla lunga distanza rendono famoso il marchio modenese in tutto il mondo.

Nel 1969 Ferrari deve far fronte a gravi sforzi finanziari. Le vetture sono ora ricercatissime ma non riescono a produrne a sufficienza per soddisfare le richieste e contemporaneamente a mantenere i propri programmi sul fronte agonistico. In aiuto arriva la FIAT e la famiglia Agnelli. E' a causa dell'accordo con l'impero della FIAT che la Ferrari viene criticata per non riuscire a dominare i ben più piccoli team inglesi.

Nel 1975 la Ferrari giunge ad una rinascita nelle mani di Niki Lauda che vince due titoli di Campione del Mondo e tre titoli di Campione Costruttori in tre anni.

Ma quella è l'ultima vittoria importante. Enzo Ferrari non riuscirà più a vedere la sua squadra campione del mondo; muore il 14 agosto 1988 all'età di 90 anni. La scuderia continua comunque nell'intento anche grazie a due grandi nomi, Alain Prost e Nigel Mansell. Nel 1993 entra Todt come Direttore Sportivo direttamente dalla direzione del team Peugeot che ha vinto la 24 ore di Le Mans e si porta dietro Niki Lauda come consulente tecnico.

L'arrivo nel 1996 del due volte campione del mondo Michael Schumacher e, nel 1997, di Ross Brawn e Rory Byrne dalla Benetton completano uno dei più grandi team della storia della Formula Uno.

Biografia di Francesco I delle Due Sicilie

Un regno di sole ombre
14 agosto 1777
8 novembre 1830

Chi è Francesco I delle Due Sicilie?


Francesco di Borbone nasce a Napoli il 14 agosto 1777 da Ferdinando I, re delle Due Sicilie e Maria Carolina d'Austria, figlia del Sacro Romano Imperatore Francesco I. Nel 1797 sposa Maria Clementina d'Asburgo-Lorena, figlia dell'imperatore Leopoldo II e di Maria Luisa di Spagna, ma è un matrimonio di molto breve durata perché le precarie condizioni di salute della donna la conducono alla morte nel 1801.

L'anno successivo Francesco convola a nuove nozze con l'Infanta Maria Isabella di Spagna, anch'ella sua cugina come la prima moglie, figlia del re di Spagna Carlo IV e di Maria Luisa di Borbone-Parma.

Con il trattato di Casalanza del 1815, che reintegra suo padre nei territori continentali del regno dopo la parentesi francese e che vede la nascita del regno delle Due Sicilie, egli è nominato Luogotenente in Sicilia.

Lascia la luogotenenza il 27 giugno 1820 e ritorna a Napoli dove suo padre gli affida il vicariato del regno in concomitanza con la nascita di un governo liberale: i moti popolari, infatti, hanno indotto il re a concedere la costituzione. Intanto anche in Sicilia è deflagrata la rivolta per una costituzione e per l'autonomia dell'isola. Viene inviata una spedizione di 7.000 uomini al comando del generale Florestano Pepe il quale, repressa la rivolta, il 5 ottobre stipula una convenzione con i rivoltosi nella quale si promette la costituzione di Spagna a patto, però, che la Sicilia accetti di rimanere sotto il re di Napoli. Ma il neonato parlamento napoletano non ratifica la convenzione ed invia nuove truppe, al comando del generale Colletta - il futuro autore della celebre "Storia del Reame di Napoli" - che operano una pesante repressione. Nello stesso mese Ferdinando I parte alla volta dei congressi di Troppau, prima, e di Lubiana, subito dopo, dove chiede l'intervento dell'Austria per piegare i rivoltosi e ripristinare l'autarchia.

Francesco, che nella sua nuova veste di reggente si è mostrato incline al rispetto delle norme costituzionali, riunendo il Parlamento e giurando fedeltà alla costituzione, non può che proseguire su questa linea e dispone, dunque, l'invio di un esercito per fronteggiare la discesa austriaca. Ma nel primo ed unico scontro, avvenuto il 7 marzo 1821 ad Antrodoco, in provincia di Rieti, le truppe napoletane guidate dal generale Guglielmo Pepe, fratello del già citato Florestano, sono sbaragliate ed il 23 marzo gli asburgici entrano in Napoli. Questa di Antrodoco sarà ricordata dai posteri come "La prima battaglia del Risorgimento".

Con il rientro di suo padre, Francesco assume un ruolo molto defilato e in tutta indifferenza lascia che la crudele rappresaglia verso i patrioti segua il suo corso. Intanto è investito del titolo di duca di Calabria. Ritorna sulla scena quando, alla morte di re Ferdinando, ne eredita la corona il 4 gennaio 1825, arroccandosi su posizioni sempre più intransigenti e sanguinarie e lasciando carta bianca a persone corrotte e spregiudicate delle quali si circonda.

Nel 1827 gli austriaci, che non avevano mai abbandonato il regno per mantenere lo stato di polizia, finalmente vanno via, ma per i popoli sottomessi non cambia nulla. Emblematiche rimangono le violente e crudeli repressioni in Calabria, oltre all'Eccidio di Bosco, nel 1828, e dell'intero Cilento, per mano del capo della gendarmeria del regno Francesco Saverio Del Carretto, che Luigi Settembrini ha molto ben stigmatizzato nelle "Ricordanze della mia vita".

Francesco I si spegne a Napoli l'8 novembre 1830, a soli 53 anni, ponendo fine ad un regno che ha conosciuto molte ombre e nessuna luce. Gli succederà suo figlio Ferdinando II.

Biografia di Johann Friedrich Herbart

La diffusione della pedagogia
4 maggio 1776
14 agosto 1841

Chi è Johann Friedrich Herbart?


Johann Friedrich Herbart nasce a Oldenburg (Germania) il 4 maggio del 1776. Studia filosofia all'Università di Jena, dove diventa il pupillo di Johann Gottlieb Fichte. Presto si distanzia dalle teorie scientifiche del suo maestro rimanendo però fedele al rigoroso modo di procedere di quello, per tutta la sua vita di pensatore. Fa parte inizialmente della corrente idealista, interpretando la filosofia di Kant in maniera diversa rispetto alle idee dei maggiori pensatori del periodo come Hegel e Schelling. Secondo lui la filosofia si fonda su una serie di concetti dati in quanto derivanti dall'esperienza. Solo in questo modo è possibile eliminare le contraddizioni che sono una forma di conoscenza imperfetta. Egli identifica ogni essere umano con la definizione di reale: l'incontro tra ciascun reale, diverso da tutti gli altri, produce l'innescarsi di un processo di protezione, resistenza e autoconservazione.

La maturazione di queste idee lo portano a coltivare il suo interesse per la pedagogia. La sua carriera inizia in Svizzera, a Berna, dove grazie ad un amico rimane dal 1797 al 1800 lavorando come tutor. A Berna entra in contatto con una cerchia di educatori entusiasti sostenitori delle idee di Pestalozzi con cui lui stesso stabilisce un contatto. Si trasferisce poi a Brema per due anni. In questo periodo lavora prevalentemente come tutor e ricercatore senza però avere una nomina ufficiale.

Finalmente riceve il primo incarico a Gottinga dal 1802 al 1809 e in seguito a Königsberg, dove viene scelto come successore di Kant che vi ha insegnato dal 1809 al 1833. Le autorità di Königsberg sono alla ricerca di un filosofo che abbia anche conoscenze in campo pedagogico, e la scelta cade su Herbart che riceve l'approvazione persino dell'imperatore Federico Guglielmo II.

Al centro delle sue teorie pedagogiche vi è l'importante distinzione tra educazione, educatio latina, e insegnamento, in latino instructio. Per lui l'educazione è la via per favorire lo sviluppo del carattere di un individuo, perseguendone il continuo miglioramento. L'insegnamento, invece, rappresenta il mezzo per trasferire la conoscenza, sviluppare le attitudini esistenziali e impartire utili nozioni. Egli rivoluziona la pedagogia introducendo questo stretto legame tra il concetto di educazione e insegnamento. Finisce, però, con il subordinare il concetto di insegnamento a quello di educazione, identificando nell'educazione morale il momento più importante in quanto legato alla formazione del carattere dell'individuo. Per sperimentare le sue idee fonda un apposito istituto pedagogico annesso all'Università di Gottinga e Konigsberg.

Gli esperimenti in campo pedagogico cominciano sin dal periodo svizzero, quando cerca di verificare la possibilità di indirizzare al miglioramento l'indole di alcuni dei suoi allievi come il giovane Ludwig, un ragazzino di 14 anni. L'esperimento contempla l'educazione di materie letterarie e scientifico matematiche.

Il suo istituto sperimentale riceve il favore della classe politica del tempo. La Prussia, infatti, dopo la disfatta delle guerre napoleoniche, è decisa ad attuare una importante riforma del sistema scolastico. Herbart così si mette a disposizione anche come tutor per la formazione degli insegnanti. L'istituto soffre fino al 1818 di mancanza di fondi, ma Johann prova a procedere con i suoi esperimenti di educazione e insegnamento secondo il metodo da lui stabilito che comprende le lettere a partire da quelle classiche, come la letteratura greca e latina, e le materie scientifiche e matematiche. La religione, la geografia, la storia, le scienze naturali e lo studio delle lingue vengono considerate le materie che si raggruppano intorno a quelle principali.

Scrive nel 1823 che il suo metodo è ormai brevettato e indirizzato prevalentemente alla fase dell'apprendimento grammaticale. Il suo proposito rimane quello di costruire un intero sistema educativo, a cui dà una struttura tripartita comprendente la scuola superiore e i due gradi della suola primaria. Il suo metodo per l'insegnamento grammaticale non viene, però, adottato dal governo prussiano.

Nonostante ciò Herbart non si dà mai per vinto sviluppando teorie e idee nei suoi tanti scritti, tra cui: "Pedagogia generale" (1806), "Introduzione alla filosofia" (1831), "Manuale di psicologica" (1816), "Disegno di lezioni di pedagogia" (1835).

Johann Friedrich Herbart muore a Gottinga il 14 agosto del 1841.

In vita non riusce a fare in modo che le sue idee ricevano la giusta accoglienza. Solo dopo la sua morte nasce l'herbartismo, un ampio movimento che difende e diffonde le sue idee pedagogiche ed ha un vasto impatto da Jena a Vienna. Dopo la traduzione dei suoi scritti, anche in Francia, negli Stati Uniti e in Inghilterra si presta profonda attenzione alle sue idee pedagogiche.

Biografia di Magic Johnson

Eroe nella vita come in campo
14 agosto 1959

Chi è Magic Johnson?


Earvin Johnson, nato a Lansing nel Michigan il 14 agosto 1959, soprannominato 'Magic' per la sua bravura nel catturare rimbalzi, inventare canestri e fare passaggi smarcanti, si dimostra un campione sin dai tempi del college; è un giocatore atipico per quel periodo, un giocatore di 204 centimetri che gioca nel ruolo di playmaker. Portò Michigan a vincere il titolo NCAA: di quella squadra era il leader assoluto.

L'opinione pubblica temeva che questo ragazzo si sarebbe sgonfiato al primo impatto con l'NBA, invece Johnson entrerà nella storia del basket USA e mondiale.

I Lakers, squadra di Los Angeles, lo scelgono nel 1979 e grazie al suo contributo, vincono cinque campionati NBA: 1980, 1982, 1985, 1987 e 1988. Per ben tre volte Magic viene nominato miglior giocatore della NBA, rispettivamente negli anni 1987, 1989 e 1990.

Molti sostengono che questi anni sono il periodo nel quale i Lakers esprimono il più bel gioco di tutti i tempi.

Si dice inoltre che Magic con le sue evoluzioni abbia cambiato il modo di giocare a basket; giocatore completissimo è stato utilizzato in tutti i ruoli, ma è nella posizione di playmaker che ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell'NBA.

Definito come il playmaker dell'era moderna le sue statistiche parlano di 6559 rimbalzi, 10141 assiste 17707 punti con una media di 19.5 punti per partita.

Il 7 novembre 1991 Magic Johnson scuote il mondo del basket, ma in generale anche tutto il mondo sportivo, annunciando il suo ritiro, dopo essere risultato positivo al test HIV.

Ma la sua carriera non finisce lì.

Torna in campo insieme ad altri due giganti del basket, Larry Bird e Michael Jordan, nell'inimitabile 'Dream Team' (la nazionale USA) alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, contribuendo alla conquista della medaglia d'oro. Durante i Giochi ovunque andasse era sempre circondato da fans, giornalisti ed atleti. Johnson era diventato un simbolo internazionale.

Annunciò quindi la sua intenzione di tornare a giocare da professionista e nel settembre del 1992 firmò un altro contratto con i Lakers, ma nel novembre dello stesso anno si ritirò definitivamente.

I Lakers in segno di gratitudine, stima e rispetto hanno consegnato alla storia la sua maglia: nessuno mai indosserà più il suo numero 32.

Dopo essere stato un campione sul parquet, si è dimostrato un eroe anche fuori, partecipando attivamente alla lotta contro l'AIDS, conducendo campagne di sensibilizzazione e raccogliendo fondi attraverso una fondazione intitolata a suo nome.

Biografia di Massimiliano Maria Kolbe

La fede costante
8 gennaio 1894
14 agosto 1941

Chi è Massimiliano Maria Kolbe?


Massimiliano Maria Kolbe nasce a Zdunska-Wola nella Polonia centrale l'8 gennaio 1894. Il giorno stesso della sua nascita viene battezzato con il nome di Raimondo. Frequenta le scuole primarie e Pabianice, e comincia sin dalla più tenera età a percepire un invito alla vita religiosa, un fortissimo richiamo che lo lega soprattutto alla fede per la Vergine Maria. Nel 1907 entra nel Seminario dei Frati Minori Conventuali di Leopoli, dove capisce che l'ordine che meglio si addice alla sua vocazione è quello fondato da San Francesco d'Assisi.

Il 4 settembre del 1910 comincia il noviziato per entrare nelle fila dei francescani con il nome di Massimiliano. Per completare la sua preparazione religiosa e teologica si trasferisce a Roma, dove rimane dal 1912 al 1919 nel Collegio Serafico Internazionale dell'Ordine Francescano. Emette la professione solenne nel 1914 con il nome di Massimiliano Maria. Continua intanto a studiare e si laurea prima in filosofia nel 1915 e poi in teologia nel 1919. Celebra la prima messa nel 1918 in quella Chiesa romana di S. Andrea delle Fratte, conosciuta per l'apparizione della Vergine Immacolata ad Alfonso Ratisbonne.

Padre Kolbe si sente talmente coinvolto nel suo ordine e nella vita della chiesa da desiderare di dar vita ad una pratica di rinnovamento. Guidato dall'enorme fede nella Vergine Immacolata, fonda il 16 ottobre 1917 la Milizia di Maria Immacolata, definita con l'abbreviativo M.I.

La milizia stabilisce la sua sede principale in Polonia dopo che l'arcivescovo di Cracovia concede il consenso a stampare la Pagella di iscrizione e a reclutare fedeli. In questo periodo la sua salute peggiora al punto da costringerlo a permanenze sempre più prolungate nel sanatorio di Zakopane per curare la tubercolosi. Continua però con la sua opera di reclutamento di fedeli, resa più agevole dalla pubblicazione, a partire dal 1922, della rivista ufficiale della M.I: "Il Cavaliere dell'Immacolata". La tiratura iniziale è di appena cinquemila copie, che però poi diventeranno addirittura un milione nel 1938.

Le adesioni arrivano numerose, e Massimiliano Maria Kolbe stabilisce nel convento di Grodno il centro editoriale autonomo della sua rivista. Nel 1927 dà vita nei pressi di Varsavia alla costruzione di un convento-città: il Niepokalanow (Città dell'Immacolata). Questa città convento diventa una vera e propria comunità francescana, con un forte impatto vocazionale che si trasforma anche in necessità di evangelizzazione. Padre Massimiliano Kolbe parte così per il Giappone: è il 1930.

Approda a Nagasaki dove costruisce un convento-città con il nome di Giardino dell'Immacolata. I risultati apostolici sono notevoli: si contano infatti moltissime conversioni. Massimiliano comincia a pensare di fondare varie Città dell'Immacolata in giro per il mondo, ma nel 1936 è costretto a ritornare in Polonia. Nel periodo 1936-1939 l'attività della Milizia dell'Immacolata raggiunge il suo culmine e nel 1937 per la ricorrenza ventennale della fondazione dell'ordine viene creata a Roma una Direzione Generale.

Il nazismo comincia intanto a conquistare sempre più potere e nel monastero vicino a Varsavia i frati accolgono profughi e feriti sia cristiani che ebrei. Il 19 settembre 1939 la polizia nazista rinchiude i frati nel campo di Amtitz in Germania. Padre Kolbe induce i propri confratelli a continuare la loro attività missionaria anche nel campo e nel mese di dicembre i frati riescono a tornare nel convento.

La nuova amministrazione nazista che si è insediata in Polonia è consapevole del carisma e del seguito di fedeli che Massimiliano si è conquistato negli anni e anche della sua affermazione secondo cui gli adepti della Milizia dell'Immacolata sarebbero disposti a donare la vita. Così per poterlo arrestare, la Gestapo lo incrimina con l'inganno. Il 17 febbraio 1941 Massimiliano Kolbe viene rinchiuso nel carcere di Pawiak e il 28 maggio viene trasferito nel campo di concentramento di Oswiipcim (Auschwitz), dove viene immatricolato con il numero 16670 e costretto a trasportare cadaveri.

Pur essendo rinchiuso in questo orribile luogo, continua la sua attività religiosa accettando le sofferenze e perdonando apertamente i propri carnefici. Prende il posto di un altro prigioniero condannato con altri nove uomini per ingiusta rappresaglia e viene rinchiuso in un bunker senza né cibo né acqua. Dopo due settimane di questa tortura, Massimiliano ed altri quattro prigionieri sono ancora vivi. Hanno passato tutti e quindici i giorni a pregare e cantare inni all'Immacolata.

Il 14 agosto 1941, giorno della vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria, padre Massimiliano Maria Kolbe muore ad Auschwitz, ucciso da una iniezione di acido fenico.

Papa Paolo VI lo proclama Beato il 17 ottobre 1971; il 10 ottobre 1982 papa Giovanni Paolo II lo proclama santo e martire.

Biografia di Steve Martin

14 agosto 1945

Chi è Steve Martin?


Stephen Glenn Martin nasce il 14 agosto del 1945 in Texas, a Waco, figlio di una casalinga e di un mediatore immobiliare. Cresciuto a Garden Grove, in California, da ragazzo lavora a Disneyland, presso il Magic Shop: in questa occasione ha l'opportunità di sviluppare la propria passione e le proprie abilità per la magia e per i giochi manuali.

Dopo le scuole superiori, si iscrive alla California State University di Long Beach e si laurea in filosofia, intenzionato a diventare un insegnante.

Nel 1967, grazie alla sua ragazza - una ballerina di un programma televisivo, "The Smothers Brothers Comedy Hour" - entra in contatto con Mason Williams, l'autore dello show, che lo chiama a lavorare con sé e che inizialmente lo paga di tasca propria.

Le prime esperienze in tv

Negli anni successivi, Steve Martin diventa un autore televisivo molto apprezzato, al punto da conquistare - con il resto del gruppo del programma - l'Emmy nel 1969. Con il passare degli anni, inizia ad apparire anche davanti alle telecamere, oltre che in club, cabaret e teatri.

A metà degli anni Settanta, protagonista in numerosi show della tv americana (incluso il "Saturday Night Live"), viene candidato agli Emmy per "Van Dyke and Company"; nel 1977 registra "Let's get small", il suo primo disco di canzoni comiche, che conquista un notevole successo al punto da indurre Steve a incidere, l'anno successivo, "A wild and crazy guy", che si aggiudica un Grammy in qualità di miglior album comico.

Il debutto al cinema

A questo punto Steve Martin decide di cimentarsi anche con il cinema, entusiasta per l'ondata di popolarità ottenuta dai suoi tour. Esordisce con "The absent-minded waiter", un cortometraggio di sette minuti da lui scritto e interpretato, che vede nel cast anche Teri Garr e Buck Henry e che ottiene una candidatura agli Oscar.

Il primo lungometraggio a cui egli prende parte è, invece, "Sgt. Pepper's lonely hearts club band", in cui è chiamato a cantare un brano dei Beatles. Alla fine degli anni Settanta, Steve Martin scrive e interpreta "Lo straccione", diretto da Carl Reiner, che lo consacra in maniera definitiva a star del grande schermo.

Gli anni '80

Dopo avere conosciuto Stanley Kubrick, che vorrebbe fargli realizzare in forma di commedia sexy un suo adattamento di "Doppio sogno" di Schnitzler (la proposta non si concretizzerà mai, se non venti anni più tardi in altra forma e con altri attori in "Eyes Wide Shut"), nel 1981 Steve realizza "Spiccioli dal cielo", lungometraggio non comico che non ottiene il successo sperato di fronte a un investimento economico notevole.

Egli decide, quindi, di tornare a far ridere, sempre affidandosi alla regia di Carl Reiner: tra il 1982 e il 1984 gira "Il mistero del cadavere scomparso", "Ho perso la testa per un fantasma" e "Ho sposato un fantasma".

Nel 1986, anno in cui si sposa con Victoria Tennant, attrice conosciuta proprio sul set di "Ho sposato un fantasma", è protagonista di "I tre amigos!", western comico diretto da John Landis, che vede nel cast anche Chevy Chase e Martin Short. Nello stesso periodo partecipa all'adattamento per il cinema di "La piccola bottega degli orrori", musical in cui veste i panni di un sadico dentista; al suo fianco, c'è Rick Moranis.

Nel 1987 è tra gli autori di "Roxanne" (versione moderna del "Cyrano" che gli consente di togliersi di dosso l'etichetta di attore capace solo di far ridere) e viene diretto da John Hughes in "Un biglietto in due", dove è affiancato da John Candy; l'anno successivo compare in "Due figli di…", in cui è co-protagonista insieme con Michael Caine.

Gli anni '90

A cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta Martin ritrova Rick Moranis in "Parenti, amici e tanti guai", diretto da Ron Howard, e in "Il testimone più pazzo del mondo", per poi scrivere e interpretare due film su Los Angeles: "Pazzi a Beverly Hills" e il drammatico "Grand Canyon - Il cuore della città".

Nel 1992 lavora con Frank Oz in "Moglie a sorpresa" e con Richard Pearce in "Vendesi miracolo", prima di dedicarsi al film per la tv "Guerra al virus", diretto da Roger Spottiswoode. Gli anni Novanta lo vedono al cinema anche con "Il padre della sposa" e "Il padre della sposa 2", al fianco di Martin Short e Diane Keaton, oltre che con "Il prigioniero", thriller di David Mamet.

Dopo avere recitato in "Sperduti a Manhattan", rifacimento di una commedia di Neil Simon nel quale interpreta il ruolo che appartenne a Jack Lemmon, Steve Martin recita in "Un ciclone in casa", di Adam Shankman, e in "Looney Tunes: back in action", di Joe Dante.

Gli anni 2000

Nel 2005 produce e interpreta "Shopgirl", film tratto da un racconto scritto da lui stesso, mentre l'anno successivo impersona l'ispettore Clouseau ne "La Pantera Rosa" (nella parte che fu di Peter Sellers), cui segue nel 2009 il sequel "La Pantera Rosa 2": nello stesso anno viene diretto anche da Nancy Meyers in "È complicato".

Nel 2010 l'attore presenta la cerimonia di consegna dei Premi Oscar insieme con Alec Baldwin, mentre l'anno successivo appare in "Un anno da leoni", per la regia di David Frankel. Nel 2015, presta la propria voce a "Home - A casa", di Tim Johnson.

Biografia di Sante Pollastri

La leggenda di un bandito e di un campione
14 agosto 1899
30 aprile 1979

Chi è Sante Pollastri?


Sante Pollastri nasce a Novi Ligure (Piemonte) il giorno 14 agosto 1899. Il suo nome è tristemente iscritto nell'elenco dei criminali più noti in Italia. Il vero motivo per cui Pollastro - questo era il suo soprannome - sarebbe diventato uno dei più acerrimi nemici delle forze dell'ordine e dei carabinieri in particolare, del suo tempo, non si conosce. Tra le ipotesi ci sarebbe l'assassinio di un suo parente da parte dei carabinieri: un cognato che con lui stava fuggendo dopo aver svuotato un appartamento. Un'altra ipotesi sarebbe quella di un fratello prelevato di forza per presentarsi alla chiamata alle armi, sebbene questi fosse gravemente malato: il fratello sarebbe poi morto in caserma durante il suo servizio. Una terza ipotesi riguarderebbe la sorella di Sante, Carmelina, la quale sarebbe stata violentata da un militare dell'arma dei carabinieri; Sante Pollastri, diciannovenne, avrebbe ucciso il carabiniere e sarebbe poi fuggito. Ognuna d queste ipotesi tuttavia non trova supporto in alcuna documentazione, anzi, almeno in parte si tratta di leggende nate in epoca successiva intorno alla figura del bandito.

Secondo una versione della storia di Pollastri, il marchio e l'appellativo di anarchico deriverebbero da un episodio molto particolare: una sera dell'anno 1922, Sante esce da un bar e sputa una caramella amara al rabarbaro, la quale atterra molto vicino agli stivali di due fascisti; questi interpretano il gesto come una sfida e picchiano a sangue il Pollastri. Esiste anche un racconto diverso, che insiste sulla provocazione, condita di insulti, da parte di tre fascisti alla volta di Sante, seguita da una violenta rissa.

Durante il periodo della sua latitanza, Pollastri è responsabile dell'uccisione di diversi militari delle forze dell'ordine. Il numero preciso non è noto ma Pollastri stesso arriva ad attribuirsi sette vittime, uccise in scontri a fuoco. Tra questi assassinii, nel giugno del 1926 suscita un grandissimo clamore l'uccisione di due carabinieri presso Mede, e nel novembre dello stesso anno, di due poliziotti in un'osteria di via Govone, a Milano.

La fama di Pollastri valica i confini ma in Italia rimane quasi sconosciuto in quanto la censura fascista limita fortemente la cronaca nera; solo nel nord dell'Italia le sue gesta trovano risalto. Il nome di Pollastri diventa protagonista di racconti in cui la figura del bandito viene mitizzata e ingigantita: uno dei più noti racconti riguarda un maresciallo dei carabinieri che esce di senno per la paura di fronte a lui. Sante Pollastri incarna in questi anni la figura del ribelle all'autorità; il momento storico è quello di un periodo in cui si sta concretizzando una svolta autoritaria, quella del passaggio dalla democrazia al fascismo. In questo contesto, per i nascenti movimenti antifascisti e per il mondo anarchico, il bandito Pollastri diventa una sorta di figura eroica.

Tra le sue rapine più note c'è quella alla prestigiosa gioielleria Rubel, a Parigi. Con il passare del tempo si guadagna l'appellativo di "Nemico pubblico numero uno" e la sua fama cresce, supportata non solo dalle rapine e dai furti messi a segno, ma anche dalla sua personalità che, si racconta, lo porta - come un'altra figura leggendaria, quella di Robin Hood - a compiere atti di generosità a vantaggio dei più poveri e degli anarchici latitanti.

Pollastri venne finalmente arrestato a Parigi nel 1927, ad opera degli uomini del commissario Guillaume. Quest'ultimo sarà la figura a cui lo scrittore belga Georges Simenon si ispirerà per il suo personaggio più noto, il commissario Maigret. Pare che Pollastri sia stato arrestato grazie al tradimento di una persona a cui aveva fatto una confidenza, che poi sarebbe diventato un informatore della polizia. Tra i possibili nomi degli autori della "soffiata", è stato ipotizzato anche quello di Costante Girardengo, il ciclista che grazie alle sue imprese era soprannominato "Campionissimo". Girardengo e Pollastri erano concittadini, entrambe di Novi Ligure: si conoscevano dall'infanzia e dalla comune frequentazione con il massaggiatore Biagio Cavanna.

Per certo si sa che Girardengo, all'apice della propria carriera sportiva, e il latitante Pollastri si incontrarono a Parigi durante una gara ciclistica. In seguito questo incontro sarebbe divenuto oggetto di una testimonianza di Girardengo al processo a carico di Pollastri.

Dopo la cattura del bandito, all'interrogatorio, il magistrato chiede a Pollastri se appoggi posizioni politiche anarchiche. Egli risponde: "Ho le mie idee"; anche questo aneddoto contribuisce alla costruzione della fama di anarchico di Pollastri. Viene condannato all'ergastolo e inviato a scontare la propria pena sull'isola di Santo Stefano (una piccola isola del Mar Tirreno situata al largo della costa fra Lazio e Campania).

Viene graziato nel 1959 dal presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi; trascorre gli ultimi diciannove anni della sua vita nel suo paese natale, praticando l'attività di commerciante ambulante. Muore a Novi Ligure il 30 aprile 1979 all'età di 80 anni.

La memoria della sua leggendaria figura di bandito e del rapporto avuto con Costante Girardengo ha ispirato diverse opere: ricordiamo la canzone di Francesco De Gregori "Il bandito e il campione" (1993), l'omonimo libro di Marco Ventura (2006) e una fiction tv prodotta dalla Rai (2010, con Beppe Fiorello nel ruolo di Sante Pollastri).

Biografia di John Boynton Priestley

Teatranti umorismi inglesi
13 settembre 1894
14 agosto 1984

Chi è John Boynton Priestley?


John Boynton Priestley nasce a Bradford, nella regione inglese dello Yorkshire, il 13 settembre 1894.

Questo scrittore inglese raggiunge la notorietà con il suo primo romanzo best-seller intitolato "The Good Companions" (I buoni compagni) nel 1929.

Questo lavoro pur facendo a volte intravedere il tetro sfondo del mondo delle fabbriche, alla fine fornisce soluzioni di spensierata allegria ai problemi dei suoi personaggi e protagonisti.

Scritto nella linea narrativa di Henry Fielding e Charles Dickens, verrà poi ridotto nel 1931 per il teatro.

Il romanzo successivo di Priestley è "Angel Pavement" (La via dell'angelo, 1930), un lavoro più amaro, che racconta una storia incentrata sulla crisi economica; il protagonista è un imbroglione che giunge al porto di Londra per rovinare la vita di alcuni piccoli impiegati di un ufficio della City.

"English Journey" (Viaggio inglese) è il suo libro documentario più toccante; in questo lavoro esprime il senso di rabbia che prova l'uomo dello Yorkshire nel vedere tanta povertà in mezzo a tanta ricchezza.

Quella di Priesley appare come una polemica moderata e benevola nei confronti della società del suo tempo, e a questa contrappone un'umanità pittoresca, descritta in modi umoristici e sentimentali. Queste caratteristiche sono ancor più visibili nelle commedie di sua produzione, dove Priestley mostra una notevole abilità scenica e un dialogo molto brillante.

Meno convenzionali sono i drammi, ispirati spesso ad un vago ideale socialistico, nei quali John Boynton Priestley, dotato di una felice capacità di rappresentazione di ambienti e situazioni e di una fresca vena umoristica, sperimenta sovente nuove tecniche drammatiche.

Alcuni di essi come "Dangerous Corner" (Svolta pericolosa, 1932) o "I Have Been Here Before" (Ci sono già stato, 1937), sconvolgono la sequenza temporale riflettendo le teorie seriali di John William Dunne.

Tra le commedie di Priestley ricordiamo: "Laburnum Grove" (1933), "Eden End" (I cari inganni, 1934), "Time and the Conways" (Il tempo e la famiglia Conways, 1937), "Music at Night" (Concerto di sera, 1938), "An Inspector Calls" (Un ispettore in casa Birling, 1946), "The Glass Cage" (La gabbia di vetro, 1957), "The pavillion of masks" (Il padiglione delle maschere, 1963), "The severed head" (La testa tagliata, 1964), quest'ultima realizzata assieme alla scrittrice inglese Iris Murdoch.

Della produzione letteraria di Priestley ricordiamo invece "The Magicians" (I maghi, 1954), "Saturn over the water" (Saturno sopra le acque, 1961).

Tra i suoi ultimi lavori: "The English way of life" (Il modo di vivere inglese, 1976), "Lost Empires", un volume di ricordi pubblicato nel 1965, e i romanzi "Salt is Leaving" (1966) e "It's an old Country" (1967).

E' inoltre autore di una biografia su Charles Dickens pubblicata nel 1961.

John Boynton Priestley è morto a Londra il 14 agosto 1984 all'età di 90 anni.

Biografia di Giorgio Strehler

Maestro di vita rappresentata
14 agosto 1921
25 dicembre 1997

Chi è Giorgio Strehler?


Giorgio Strehler nasce il 14 agosto del 1921 in un piccolo paesino, Barcola, in provincia di Trieste. La sua famiglia è dominata dalla passione per l'arte e la musica: il nonno è musicista e la madre, Alberta, è una apprezzata violinista. Grazie all'ascendenza della famiglia, lui stesso studierà musica. Giorgio perde il padre quando ha solo due anni e finisce con l'essere circondato da un ambiente prevalentemente femminile, fattore che avrà una certa influenza nella sua attività futura di regista teatrale.

Si trasferisce a Milano con la madre quando è ancora un ragazzino. Studia prima al convitto del Longone e poi al liceo Parini. Si iscrive all'Università alla Facoltà di legge, ma già coltiva la grande passione per il teatro. Comincia in realtà ad avvicinarsi al teatro come attore, ma con una nascente vocazione per la regia.

Proprio in questi anni incontra il suo amico di una vita: Paolo Grassi. Secondo quanto entrambi raccontano, il loro incontro avviene alla fermata del tram numero sei in via Petrella. Con l'entrata in guerra dell'Italia si rifugia in Svizzera dove vive adottando il cognome francese Firmy, della nonna. Qui incontra e diventa grande amico del commediografo e regista Franco Brusati. Nonostante l'estrema povertà in cui vive riesce a trovare un po' di soldi per mettere in scena, fra il 1942 e il 1945, "Assassinio nella cattedrale" di T.S. Eliot, "Caligola" di Albert Camus, e "Piccola città" di Thornton Wilder.

Tornato in Italia è ormai deciso a dedicarsi a tempo pieno all'attività di regista. Il primo spettacolo teatrale che mette in scena è "Il lutto si addice ad Elettra" di Eugene Gladstone O'Neil. Intanto si dedica anche alla critica teatrale scrivendo per la rivista "Momento Sera". Il suo sogno è di dirigere un nuovo teatro con l'amico Paolo Grassi. La loro occasione arriva nel 1947 quando fondano insieme il Piccolo Teatro della Città di Milano: il primo teatro stabile pubblico italiano. La prima opera portata sulle scene è "L'albergo dei poveri" di Maksim Gor'kij. La sua attività di regista si appunta prevalentemente sul rapporto con gli attori, con cui dà vita a dei veri e propri corpo a corpo per poter ottenere il massimo dalla loro interpretazione.

Gli sforzi maggiori di Giorgio Strehler sono sempre concentrati nell'attività del Piccolo, ma si occupa contemporaneamente anche di regie di opere liriche alla Scala. Realizza una messa in scena de "La Traviata" di Giuseppe Verdi che ottiene un grandissimo successo.

Tra gli autori che preferisce mettere in scena e che l'accompagneranno durante tutta la sua lunga carriera ci sono: William Shakespeare ("Riccardo III", "Giulio Cesare" "Coriolano" "Re Lear", "La tempesta" ...), Carlo Goldoni ("L'arlecchino", "Le baruffe chiozzotte"...), Luigi Pirandello ("I giganti della montagna", "Come tu mi vuoi"), Anton Cechov ("Il giardino dei ciliegi" e "Platanov") e Bertolt Brecht ("L'opera da tre soldi", "Santa Giovanna dei macelli", "Vita di Galilei" e "L'anima buona di Sezuan") e Eduardo De Filippo ("La grande magia").

Fonda anche un proprio gruppo teatrale su basi cooperativistiche: "Il teatro Azione". Con questo gruppo mette in scena "La cantata del mostro lusitano" di Peter Weiss e "Santa Giovanna dei macelli". Si tratta però di una breve parentesi che, iniziata nel 1968, termina dopo appena due anni; ritorna poi a lavorare stabilmente al Piccolo.

La vita privata di Giorgio Strehler è costellata da frequentazioni amorose importanti come quella con Ornella Vanoni e con la grande attrice Valentina Cortese. Nel 1973 incontra l'attrice tedesca Andrea Jonasson, protagonista di uno dei suoi adattamenti teatrali. I due si sposano nel 1984.

Entra anche in politica e ricopre la carica di senatore della Repubblica Italiana prima e di euro-parlamentare per il partito Socialista, poi. Nel 1987 ritorna senatore con la sinistra indipendente.

Dirige nel 1990 il Teatro d'Europa, voluto da Jack Lang e Francois Mitterrand a Parigi. Sarà poi sempre Francois Mitterrand a concedergli la Legion d'onore.

Tra le sue messe in scena operistiche di maggior successo ci sono: "Falstaff" e "Macbeth" di Giuseppe Verdi, "Cavalleria Rusticana" di Pietro Mascagni, "Il flauto magico", "Così fan tutte" e il "Don Giovanni" di Wolfgang Amadeus Mozart, "Il barbiere di Siviglia" di Gioachino Rossini.

Giorgio Strehler muore nella sua casa di Lugano nella notte di Natale, il 25 dicembre del 1997, all'età di 76 anni.

Biografia di Wim Wenders

Al di là del cinema
14 agosto 1945

Chi è Wim Wenders?


Win Wenders è un regista a cui si debbono alcuni tra i film più interessanti usciti in Europa negli ultimi decenni, da "Paris, Texas" con cui vinse la "palma d'oro" al festival di Cannes, a "Il cielo sopra Berlino", a cui collaborò per la scenografia Peter Handke e per il quale ricevette un premio per la migliore regia sempre al festival di Cannes.

Wenders nasce il 14 agosto 1945 a Düsseldorf, ed è figlio di un medico chirurgo e di una semplice casalinga. Trasferitasi la famiglia a Oberhausen quando era ancora bambino, al termine della normale carriera scolastica il giovane Wenders prova a ripercorrere il cammino professionale del padre, iscrivendosi all'Università. Il fatto però che lo studio e la carriera universitaria non facevano per lui, diventa evidente nel giro di poco tempo.

Appena ventenne, conosce appunto Handke, futuro scrittore di successo. con il quale instaura un rapporto di collaborazione che si concretizza in seguito nella realizzazione di ben quattro film e alcuni spettacoli teatrali. Alla fine del 1966, dunque appena ventunenne,Wenders parte per Parigi, dove si ferma un anno tentando di superare, anche qui senza successo, l'esame di ammissione alla rinomata scuola di cinematografia IDHEC. Tornato a Monaco di Baviera si iscrive ai corsi della Scuola Superiore di Televisione e Cinema, fondata nello stesso anno, primo istituto del genere in Germania.

Da quel momento Wenders ha cominciato a fare esperimenti con la macchina da presa, dapprima evidenziando un realismo esasperato nelle inquadrature e poi, una volta compresa l'importanza della colonna sonora, sperimentando ampiamente le tecniche di contrappunto tra le immagini e la musica rock, un elemento sonoro che si ritrova praticamente sempre nei suoi film. Dopo aver realizzato i primi timidi lungometraggi, come ad esempio "Summer in the City" o "Prima del calcio di rigore", Wenders si è cimentato a partire dal 1973 con la tematica del viaggio, che lo ha portato a realizzare tre film ormai divenuti celebri sotto la denominazione di "Trilogia della strada". In seguito, Wenders ha tentato di affermarsi anche negli Stati Uniti, in particolare su sollecitazione del regista americano Francis Ford Coppola, che insisté moltissimo per coinvolgerlo nella realizzazione di un film sulla vita del detective-scrittore Dashiell Hammett. In effetti, la collaborazione portò nel '79 alla produzione di una pellicola su quel tema. Ad ogni modo, non c'è dubbio che il continente in cui Wenders è più amato sia la colta e sofisticata Europa, decisamente più in sintonia con il suo mondo interiore. Non a caso, è proprio in Europa che ha raccolto le onoreficenze più importanti, dal Leone d'Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 1982 (con il film "Lo stato delle cose"), alla già citata Palma d'Oro dell'84, per il film "Paris, Texas".

Sul piano dello stile, invece, una delle caratteristiche fondamentali del regista è quella di coniugare ricerca intellettuale con le più elaborate tecniche di ripresa disponibili sul mercato. Wenders, da questo punto di vista, non si è mai tirato indietro di fronte a nessuna evoluzione tecnica. Anzi, si può dire che fin dagli esordi egli abbia esplorato costantemente tute le opportunità di manipolazione della visione, e basti come esempio il celebre "Fino alla fine del mondo", una pellicola-simbolo per gli esperimenti riguardanti il campo dell'Alta Definizione.

Il regista tedesco, comunque, non ha neanche mai disdegnato di cimentarsi in prodotti apparentemente più banali e financo volgari, come ad esempio la pubblicità. Tra produzioni impegnate come documentari e fiction (che egli stesso però definisce "a metà strada tra la fiction e i documentari in senso stretto"), ha realizzato anche tre telefilm e spot pubblicitari per conto di una nota ditta italiana di elettrodomestici e, nel 1998, per le ferrovie tedesche.

Nel 1997 ha girato a Los Angeles "Crimini invisibili", con Andie McDowell e musiche curate dal cantante degli U2 Bono Vox. Il suo amore per la musica si esprime anche nel suo film girato nel 1998 a Cuba, con il titolo "Buena Vista Social Club", con il quale ha rilanciato un cantante considerato una leggenda: Compay Segundo.

Dopo "The Million Dollar Hotel" (1999, con Mel Gibson e Milla Jovovich), "L'anima di un uomo - The Blues" (2002) e "La terra dell'abbondanza" (2004), Wim Wenders ha presentato il suo ultimo film "Don't come knocking" all'edizione del Festival di Cannes 2005. Per questo film, a ventuno anni di distanza da "Paris Texas", Wim Wenders e lo sceneggiatore Sam Shepard (attore protagonista del film) si sono riuniti nuovamente.

Biografia di Lina Wertmuller

Raffinate riflessioni satiriche
14 agosto 1928

Chi è Lina Wertmuller?


Lina Wertmuller è lo pseudonimo di Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich. La futura regista e sceneggiatrice nasce a Roma il giorno 14 agosto 1928. Il padre, avvocato, è di origini lucane mentre la madre, romana, discende da una nobile ed agiata famiglia svizzera.

A diciassette anni si iscrive all'Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff, regista russo allievo di Stanislavskiy; in seguito e per alcuni anni, è animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli. Successivamente collabora con celebri registi teatrali, come Salvini, De Lullo, Garinei e Giovannini.

Lina Wertmuller lavora poi per radio e televisione, sia come autrice che come regista: sua è la regia della prima edizione della celebre trasmissione "Canzonissima" e della serie televisiva musicale "Il giornalino di Gian Burrasca".

Assistente alla regia in "E Napoli canta" (1953, esordio sul grande schermo di Virna Lisi), è aiutante ed attrice alle dipendenze di Federico Fellini nelle pellicole "La dolce vita" (1960) e "8 e mezzo" di due anni più tardi (1962).

Il suo esordio come regista avvenne nel 1963 con "I basilischi", amara e grottesca narrazione della vita di alcuni poveri amici del sud; per questo film riceve la Vela d'argento al Festival di Locarno.

Nel 1965 gira "Questa volta parliamo di uomini" (con Nino Manfredi) che vince la Maschera d'Argento; in seguito dirige due commedie musicali con lo pseudonimo di George H. Brown: "Rita la zanzara" e "Non stuzzicate la zanzara", con Rita Pavone e con l'esordiente Giancarlo Giannini. Dirige anche un western dal titolo "La storia di Belle Stai", con Elsa Martinelli.

Lina Wertmuller realizzerà numerosi film, caratterizzati e intrisi di una forte satira sociale, grottesca e travolgente, pellicole sovente contraddistinte da titoli esageratamente lunghi.

Nella seconda metà degli anni '60 instaura un sodalizio con l'attore Giancarlo Giannini, che sarà presente in diversi dei suoi grandi successi, come "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1972), magistrale affresco del sud italiano e dei suoi miti attraverso la storia di un giovane siciliano immigrato a Torino. Altri titoli da ricordare sono "Film d'amore e d'anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza" (1973), "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" (1974), "Pasqualino Settebellezze" (1975), "La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia" (1978) e "Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova... si sospettano moventi politici" (1978).

Per il suo "Pasqualino Settebellezze" nel 1977 arrivano tre candidature agli Oscar, tra cui quello per la miglior regia. Lina Wertmuller è la prima donna ad essere candidata alla vittoria dell'Oscar come miglior regista: dopo di lei ci saranno solo Jane Campion e Sofia Coppola, rispettivamente nel 1994 e 2004.

Grazie alla regista si imporrà all'attenzione del pubblico una nuova coppia del cinema italiano: Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, binomio perfetto per interpretare gli stereotipi nostrani. Un'altra caratteristica dei film della Wertmüller, che continuerà fino agli ultimi lavori, è la grande raffinatezza delle ambientazioni.

Nel 1992 dirige "Io speriamo che me la cavo" (con Paolo Villaggio); quattro anni dopo, nel 1996, torna alla satira politica con "Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica", con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti.

Ha pubblicato vari romanzi, tra cui ricordiamo "Essere o avere, ma per essere devo avere la testa di Alvise su un piatto d'argento" e "Avrei voluto uno zio esibizionista".

Dopo la ricostruzione storica "Ferdinando e Carolina" del 1999, Lina Wertmüller torna a girare realizzando il film per la tv "Francesca e Nunziata" (2001, con Sophia Loren e Claudia Gerini) e il film "Peperoni ripieni e pesci in faccia" (2004, ancora con Sophia Loren).

Il suo ultimo lavoro si intitola "Mannaggia alla miseria", del 2008. Sempre nel 2008 perde il marito Enrico Job, di sei anni più giovane di lei, scenografo e costumista di quasi tutti i suoi film.

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