1 Re 18-20, Punti notevoli della Bibbia: settimana del 3 agosto

Punti notevoli della lettura della Bibbia: 1 Re 18-19-20. Informazioni per studio personale

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(1 RE 18:1)

“E [dopo] molti giorni avvenne che la parola stessa di Geova fu indirizzata a Elia nel terzo anno, dicendo: “Va, mostrati ad Acab, poiché ho deciso di dare la pioggia sulla superficie del suolo”.”

*** w08 1/4 p. 19 Guardò con attenzione e aspettò ***
[Riquadro/Illustrazione a pagina 19]
Quanto durò la siccità dei giorni di Elia?
Elia, profeta di Geova, annunciò al re Acab che la lunga siccità sarebbe terminata presto. Ciò avvenne “nel terzo anno”, contando a quanto pare dal giorno in cui Elia aveva annunciato la siccità. (1 Re 18:1) Geova fece piovere poco dopo che Elia lo aveva predetto. Pertanto, qualcuno potrebbe supporre che la siccità terminasse nel corso del terzo anno, e quindi durasse meno di tre anni. Gesù e Giacomo dicono invece che durò “tre anni e sei mesi”. (Luca 4:25; Giacomo 5:17) Si tratta di una contraddizione?
Tutt’altro. Dovete sapere che nell’antico Israele la stagione asciutta durava circa sei mesi e quindi era piuttosto lunga. Sicuramente Elia andò da Acab ad annunciare la siccità quando era già evidente che la stagione asciutta era più lunga e secca del previsto. La siccità, in pratica, era cominciata da circa sei mesi. Perciò quando Elia annunciò la fine della siccità era il “terzo anno” dal momento in cui ne aveva annunciato l’inizio, e la siccità durava già da quasi tre anni e mezzo. Quando il popolo si radunò per vedere la grande prova sul Carmelo, l’intero periodo di “tre anni e sei mesi” era trascorso.
Si noti inoltre che Elia andò la prima volta da Acab proprio al momento giusto. Per il popolo, Baal era il “cavaliere delle nubi”, il dio che portava la pioggia per far finire la stagione asciutta. Se questa fosse durata più a lungo del solito, il popolo verosimilmente si sarebbe chiesto: ‘Dov’è Baal? Quando porterà la pioggia?’ Elia dichiarò che non sarebbe caduta né pioggia né rugiada fino al suo ordine: udendo questo gli adoratori di Baal saranno rimasti sconvolti. — 1 Re 17:1.
[Fonte dell’illustrazione]
Pictorial Archive (Near Eastern History) Est.

*** w92 1/4 p. 17 Avete una fede simile a quella di Elia? ***
Sia Gesù che Giacomo dicono che non piovve nel paese per “tre anni e sei mesi”. Si legge comunque che Elia comparve dinanzi ad Acab per porre fine alla siccità “nel terzo anno”, senza dubbio contando dal giorno in cui aveva annunciato la siccità. Perciò la prima volta che egli si presentò ad Acab dovette essere dopo una lunga stagione asciutta, priva di piogge. — Luca 4:25; Giacomo 5:17; 1 Re 18:1.

(1 RE 18:3)

“Intanto, Acab chiamò Abdia, che era [incaricato] sulla casa. (Ora Abdia stesso aveva mostrato di avere grande timore di Geova.”

*** w06 1/10 p. 20 par. 18 Coraggiosi grazie alla fede e al santo timore ***
18 Non c’è dubbio che Abdia usò cautela e discrezione nell’adorare Geova. Ma non fece compromessi. In 1 Re 18:3 si legge: “Abdia stesso aveva mostrato di avere grande timore di Geova”. Il suo timore di Dio era davvero fuori del comune! Questo sano timore, a sua volta, gli dava un coraggio straordinario, come divenne evidente subito dopo che Izebel ebbe assassinato i profeti di Geova.

(1 RE 18:4)

“Perciò avvenne che quando Izebel stroncò i profeti di Geova, Abdia prendeva cento profeti e li nascondeva cinquanta alla volta in una caverna, e li sostentava con pane e acqua).”

*** w06 1/10 p. 20 par. 19 Coraggiosi grazie alla fede e al santo timore ***
19 Leggiamo: “Avvenne che quando Izebel stroncò i profeti di Geova, Abdia prendeva cento profeti e li nascondeva cinquanta alla volta in una caverna, e li sostentava con pane e acqua”. (1 Re 18:4) Come potete immaginare, sfamare di nascosto cento uomini significava correre molti rischi. Abdia non solo doveva stare attento a non farsi sorprendere da Acab e Izebel, ma doveva anche evitare di destare sospetti negli 850 falsi profeti che frequentavano il palazzo. Come se ciò non bastasse, nel paese c’erano molti altri falsi adoratori e tutti loro, dal contadino al principe, non avrebbero esitato un attimo a denunciare Abdia per cercare di ingraziarsi il re e la regina. Eppure, proprio sotto il naso di tutti questi idolatri, Abdia soddisfece con coraggio i bisogni dei profeti di Geova. Quanto può essere potente il timore di Dio!

(1 RE 18:19)

“E ora manda a radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo e anche i quattrocentocinquanta profeti di Baal e i quattrocento profeti del palo sacro, che mangiano alla tavola di Izebel”.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Carmelo (M.) 1Re 18:19-40

*** it-1 p. 950 Attività profetica di Elia e di Eliseo, L’ ***
Il monte Carmelo, teatro dell’infuocata sfida che dimostrò che il vero Dio è Geova, non Baal (1Re 18:21-39)

*** it-1 p. 949 Attività profetica di Elia e di Eliseo, L’ ***
Carmelo (M.) 1Re 18:19-40

(1 RE 18:21)

“Elia si accostò quindi a tutto il popolo e disse: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il [vero] Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. E il popolo non gli disse una parola di risposta.”

*** w08 1/1 p. 19 Difese la pura adorazione ***
In che senso ‘zoppicavano su due differenti opinioni’?
Dalla cima ventosa del Carmelo si gode di una veduta spettacolare di Israele: dalla sottostante valle del torrente Chison, al Mar Grande (il Mediterraneo) poco lontano, fino ai monti del Libano, che si scorgono all’orizzonte verso nord. Ma mentre il sole sorgeva in quel giorno cruciale, la vista che si presentava era davvero tetra. Il fertile paese che Geova aveva dato ai figli di Abraamo aveva lasciato il posto a un paesaggio spettrale. Il paese, ora riarso sotto un sole implacabile, era in rovina per colpa della follia del popolo di Dio. Mentre le persone si radunavano, Elia si rivolse loro e disse: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. — 1 Re 18:21.
Cosa intendeva Elia con l’espressione ‘zoppicare su due differenti opinioni’? Quelle persone non riuscivano a capire che dovevano scegliere tra Geova e Baal. Pensavano di poter adorare entrambi, propiziando Baal con i loro riti abominevoli e nel contempo chiedendo il favore di Geova Dio. Forse credevano che Baal avrebbe benedetto i raccolti e il bestiame, mentre “Geova degli eserciti” li avrebbe protetti in battaglia. (1 Samuele 17:45) Avevano tralasciato una verità fondamentale, che sfugge ai più anche oggi: Geova non spartisce con nessuno la devozione che gli spetta. Esige e merita esclusiva devozione. Qualsiasi fusione con altre forme di adorazione è per lui inaccettabile, persino offensiva. — Esodo 20:5.
Perciò gli israeliti ‘zoppicavano’, come se volessero seguire contemporaneamente due strade. Oggi molti fanno lo stesso sbaglio, lasciando che altri “baal” si insinuino nella loro vita e prendano il posto dell’adorazione di Dio. L’esplicito richiamo di Elia ci fa riesaminare la nostra scala di valori e la nostra adorazione.

*** w05 1/7 p. 30 par. 8 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
18:21: Perché gli israeliti non risposero quando Elia chiese loro di scegliere tra Geova e Baal? Forse riconoscevano di non avere reso a Geova l’esclusiva devozione che esige e quindi si sentivano in colpa. O può darsi che la loro coscienza si fosse talmente indurita che non vedevano nulla di male nell’adorare Baal e asserire nello stesso tempo di adorare Geova. Solo dopo che Geova ebbe dimostrato la sua potenza dissero: “Geova è il vero Dio! Geova è il vero Dio!” — 1 Re 18:39.


*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
Poi Elia parlò alla folla: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. — 1 Re 18:17-21.

*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
Alcuni studiosi ipotizzano che Elia alludesse alla danza rituale degli adoratori di Baal. Viene usata la stessa parola, ‘zoppicare’, in 1 Re 18:26 per descrivere la danza dei profeti di Baal.

*** it-2 pp. 1238-1239 Zoppo, Zoppicare ***
In seguito, Elia chiese agli israeliti: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. A quel tempo gli israeliti sostenevano di adorare Geova ma allo stesso tempo adoravano Baal. Erano instabili ed esitanti, come uno zoppo. Nella prova che seguì, i profeti di Baal, mentre cercavano invano dal mattino fino a mezzogiorno di ottenere una risposta dal loro dio, “zoppicavano intorno all’altare che avevano fatto”. Questa potrebbe essere una descrizione derisoria dell’impacciata danza ritualistica dei fanatici adoratori di Baal, come può darsi che zoppicassero per la stanchezza dovuta al prolungato quanto inutile rito. — 1Re 18:21-29.

(1 RE 18:23)

“Ora ci diano due giovani tori, e si scelgano essi un giovane toro e lo taglino a pezzi e lo mettano sulla legna, ma non gli devono appiccare il fuoco. E io stesso preparerò l’altro giovane toro, e lo devo mettere sulla legna, ma non vi appiccherò il fuoco.”

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Fatto interessante, Elia disse loro che non dovevano appiccare il fuoco al sacrificio. Secondo alcuni biblisti, quegli idolatri usavano a volte degli altari con sotto una cavità nascosta da cui si poteva accendere il fuoco, che così sembrava essere di origine soprannaturale.

(1 RE 18:26)

“Presero pertanto il giovane toro che egli diede loro. Quindi lo prepararono, e invocavano il nome di Baal dalla mattina fino a mezzogiorno, dicendo: “O Baal, rispondici!” Ma non c’era voce, e non c’era chi rispondesse. E zoppicavano intorno all’altare che avevano fatto.”

*** it-1 p. 648 Danza ***
Il culto di Baal era accompagnato da folli danze sfrenate. Al tempo di Elia ci fu una manifestazione del genere da parte dei sacerdoti di Baal che, nel corso della danza demonica, si ferivano con lame mentre “zoppicavano intorno” all’altare. (1Re 18:26-29) Altre traduzioni dicono che “danzavano zoppicando” (Ga, Mor) o eseguivano “danze sacre” (PS).

(1 RE 18:27)

“E avvenne verso mezzogiorno che Elia si prendeva gioco di loro e diceva: “Chiamate con quanto fiato avete, poiché egli è un dio; poiché dev’essere occupato in una faccenda, e ha escrementi e deve andare al gabinetto. O forse dorme e si deve svegliare!””

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Verso mezzogiorno Elia cominciò a prendersi gioco di loro, dicendo con sarcasmo che forse Baal era troppo occupato per rispondere, o stava facendo i suoi bisogni al gabinetto, o forse si era appisolato e qualcuno lo doveva svegliare. “Chiamate con quanto fiato avete”, disse Elia a quegli impostori. Evidentemente vedeva l’adorazione di Baal come una ridicola farsa, e voleva che anche il popolo di Dio se ne rendesse conto. — 1 Re 18:26, 27.

(1 RE 18:28)

“E invocavano con quanto fiato avevano e si facevano incisioni secondo la loro abitudine con daghe e lance, finché si fecero scorrere il sangue addosso.”

*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
Alcuni ipotizzano che l’automutilazione avesse a che fare con la pratica dei sacrifici umani. Entrambe le pratiche indicavano che si poteva invocare il favore di un dio affliggendo il proprio corpo o spargendo sangue.

*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
I profeti di Baal cominciarono perfino a farsi incisioni con daghe e lance, pratica spesso impiegata dai pagani per destare la pietà dei loro dèi. — 1 Re 18:28.

*** it-2 p. 15 Incisioni ***
La consuetudine di prodursi lacerazioni nella carne non era tuttavia limitata ai riti funebri. Nella speranza che il loro dio rispondesse ai loro appelli, i profeti di Baal “si facevano incisioni secondo la loro abitudine con daghe e lance” finché erano tutti imbrattati di sangue. (1Re 18:28) Riti simili erano praticati anche da altri popoli dell’antichità. Per esempio, Erodoto (II, 61) menziona che durante la festa di Iside gli oriundi della Caria che abitavano in Egitto si sfregiavano il viso con la spada.

(1 RE 18:29)

“E avvenne che appena fu passato mezzogiorno e continuavano a comportarsi da profeti fino a che ascende l’offerta di cereali, non ci fu voce, e non ci fu chi rispondesse e non ci fu chi prestasse attenzione.”

*** it-2 p. 438 Ora ***
Dio comandò che si offrissero olocausti sull’altare “la mattina” e “fra le due sere”. Insieme a questi si presentava un’offerta di cereali. (Eso 29:38-42) Fu così che espressioni come ‘il tempo in cui ascende l’offerta di cereali’ (il contesto indica se si tratta di mattina o sera, come in 1Re 18:29, 36) e ‘il tempo dell’offerta del dono della sera’ (Da 9:21) finirono con l’indicare un tempo abbastanza preciso.

(1 RE 18:30)

“Alla fine Elia disse a tutto il popolo: “Accostatevi a me”. Tutto il popolo si accostò dunque a lui. Quindi egli riparò l’altare di Geova che era demolito.”

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Nel tardo pomeriggio arrivò il turno di Elia. Riparò un altare di Geova che era stato demolito, senza dubbio dai nemici della pura adorazione.

*** w05 15/12 p. 26 par. 6 È il momento di agire con decisione ***
6 L’incontro avvenne nei pressi di un altare di Geova che era stato “demolito”, probabilmente per far piacere a Izebel. (1 Re 18:30)

(1 RE 18:31)

“Elia prese dunque dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale era stata indirizzata la parola di Geova, dicendo: “Il tuo nome diverrà Israele”.”

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Usò 12 pietre, e questo forse rammentò a molti appartenenti alle 10 tribù di Israele che erano ancora sotto la Legge data a tutte le 12 tribù.

(1 RE 18:32)

“E continuò a edificare con le pietre un altare nel nome di Geova e a fare un fosso, di circa l’area seminata con due sea di seme, tutt’intorno all’altare.”

*** it-1 p. 806 Elia ***
Poi è la volta di Elia. Con 12 pietre ripara un altare che era stato abbattuto, probabilmente per ordine di Izebel. Quindi per tre volte fa inzuppare d’acqua l’offerta e l’altare; perfino il fosso intorno all’altare, che circoscrive un’area di circa 32 m per 32, è riempito d’acqua. (1Re 18:30-35)

(1 RE 18:33)

“Dopo ciò sistemò la legna e tagliò il giovane toro a pezzi e lo pose sulla legna. Ora disse: “Riempite d’acqua quattro giare grandi e versatela sull’olocausto e sulla legna”.”

*** w98 1/1 p. 31 Elia esalta il vero Dio ***
Dopo di che il toro, l’altare e la legna furono completamente bagnati con acqua e il fosso fu riempito d’acqua (senz’altro acqua di mare presa dal Mediterraneo).

*** ba p. 17 Si può avere fiducia in questo libro? ***
In alcuni casi l’omissione di certi particolari contribuisce solo alla credibilità dello scrittore biblico. Per esempio, lo scrittore di 1 Re parla di una grave siccità in Israele. Era così grave che il re non riusciva a trovare acqua e erba sufficienti per tenere in vita i suoi cavalli e i suoi muli. (1 Re 17:7; 18:5) Eppure poco più avanti dice che il profeta Elia ordinò che gli venisse portata sul monte Carmelo abbastanza acqua (da usare in relazione a un sacrificio) per riempire un fosso tutto intorno a un’area di forse 1.000 metri quadrati. (1 Re 18:33-35) Nel bel mezzo della siccità, da dove veniva tutta quell’acqua? Lo scrittore di 1 Re non si preoccupò di spiegarlo. Ma chiunque vivesse in Israele sapeva che il Carmelo arrivava fino alla costa del Mediterraneo, come indica un’osservazione incidentale poco più avanti. (1 Re 18:43) Quindi sarebbe stato facile procurarsi acqua marina. Se questo libro altrimenti particolareggiato fosse stato un frutto della fantasia spacciato per storia vera, perché lo scrittore, che in tal caso sarebbe stato un abile falsificatore, avrebbe lasciato una simile incongruenza nel testo?

(1 RE 18:34)

“Quindi disse: “Fatelo di nuovo”. Lo fecero dunque di nuovo. Ma egli disse: “Fatelo una terza volta”. Lo fecero dunque una terza volta.”

*** ba p. 17 Si può avere fiducia in questo libro? ***
In alcuni casi l’omissione di certi particolari contribuisce solo alla credibilità dello scrittore biblico. Per esempio, lo scrittore di 1 Re parla di una grave siccità in Israele. Era così grave che il re non riusciva a trovare acqua e erba sufficienti per tenere in vita i suoi cavalli e i suoi muli. (1 Re 17:7; 18:5) Eppure poco più avanti dice che il profeta Elia ordinò che gli venisse portata sul monte Carmelo abbastanza acqua (da usare in relazione a un sacrificio) per riempire un fosso tutto intorno a un’area di forse 1.000 metri quadrati. (1 Re 18:33-35) Nel bel mezzo della siccità, da dove veniva tutta quell’acqua? Lo scrittore di 1 Re non si preoccupò di spiegarlo. Ma chiunque vivesse in Israele sapeva che il Carmelo arrivava fino alla costa del Mediterraneo, come indica un’osservazione incidentale poco più avanti. (1 Re 18:43) Quindi sarebbe stato facile procurarsi acqua marina. Se questo libro altrimenti particolareggiato fosse stato un frutto della fantasia spacciato per storia vera, perché lo scrittore, che in tal caso sarebbe stato un abile falsificatore, avrebbe lasciato una simile incongruenza nel testo?

(1 RE 18:35)

“Così l’acqua andò tutt’intorno all’altare, ed egli riempì d’acqua anche il fosso.”

*** ba p. 17 Si può avere fiducia in questo libro? ***
In alcuni casi l’omissione di certi particolari contribuisce solo alla credibilità dello scrittore biblico. Per esempio, lo scrittore di 1 Re parla di una grave siccità in Israele. Era così grave che il re non riusciva a trovare acqua e erba sufficienti per tenere in vita i suoi cavalli e i suoi muli. (1 Re 17:7; 18:5) Eppure poco più avanti dice che il profeta Elia ordinò che gli venisse portata sul monte Carmelo abbastanza acqua (da usare in relazione a un sacrificio) per riempire un fosso tutto intorno a un’area di forse 1.000 metri quadrati. (1 Re 18:33-35) Nel bel mezzo della siccità, da dove veniva tutta quell’acqua? Lo scrittore di 1 Re non si preoccupò di spiegarlo. Ma chiunque vivesse in Israele sapeva che il Carmelo arrivava fino alla costa del Mediterraneo, come indica un’osservazione incidentale poco più avanti. (1 Re 18:43) Quindi sarebbe stato facile procurarsi acqua marina. Se questo libro altrimenti particolareggiato fosse stato un frutto della fantasia spacciato per storia vera, perché lo scrittore, che in tal caso sarebbe stato un abile falsificatore, avrebbe lasciato una simile incongruenza nel testo?

(1 RE 18:36)

“E avvenne al tempo in cui ascende l’offerta di cereali che Elia il profeta si accostava e diceva: “O Geova, Iddio di Abraamo, Isacco e Israele, si conosca oggi che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servitore e che per la tua parola ho fatto tutte queste cose.”

*** w10 1/10 pp. 4-5 2 Chi? ***
Dopo che questi ebbe pregato, il suo Dio rispose all’istante mandando fuoco dal cielo per consumare l’offerta che Elia aveva presentato. Qual era la differenza? C’era un elemento chiave nella preghiera stessa di Elia, riportata in 1 Re 18:36, 37. È una preghiera brevissima, una trentina di parole appena nell’ebraico originale. Eppure, in quelle poche espressioni, Elia si rivolse a Dio tre volte usando il suo nome proprio, Geova.
Baal, che significa “proprietario” o “signore”, era il dio dei cananei, una divinità di cui esistevano molte varianti locali. Geova, però, è un nome senza uguali, che si può attribuire a una sola Persona in tutto l’universo. Questo Dio disse al suo popolo: “Io sono Geova. Questo è il mio nome; e non darò a nessun altro la mia propria gloria”. — Isaia 42:8.
La preghiera di Elia e quelle dei profeti di Baal furono udite dallo stesso Dio? Il culto di Baal degradava le persone con la prostituzione rituale e perfino con i sacrifici umani. L’adorazione di Geova invece nobilitava il suo popolo, Israele, liberandolo da queste pratiche degradanti. Provate a riflettere: se indirizzaste una lettera a un amico che stimate molto, vi aspettereste che venisse consegnata a qualcuno che si chiama in un altro modo e la cui pessima reputazione è in netto contrasto con tutti i valori in cui crede il vostro amico? No di certo!

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Quando tutto fu pronto, Elia pronunciò una preghiera. Eloquente nella sua semplicità, essa mostrava chiaramente quali erano le cose più importanti per lui. Innanzi tutto, Elia voleva che fosse noto che Geova, e non Baal, era “Dio in Israele”. In secondo luogo, gli premeva che tutti sapessero che lui era soltanto un servitore di Geova e che tutta la gloria andava a Lui. Infine, dimostrò che teneva ancora al suo popolo. Desiderava infatti che Geova ‘rivolgesse indietro il loro cuore’. (1 Re 18:36, 37) Nonostante le sciagure che il popolo aveva attirato su di sé a motivo della sua infedeltà, Elia continuava ad amarlo. Quando preghiamo, anche noi dovremmo mostrare altrettanta premura per il nome di Dio, oltre che umiltà e compassione per chi ha bisogno di aiuto.

*** it-2 p. 438 Ora ***
Dio comandò che si offrissero olocausti sull’altare “la mattina” e “fra le due sere”. Insieme a questi si presentava un’offerta di cereali. (Eso 29:38-42) Fu così che espressioni come ‘il tempo in cui ascende l’offerta di cereali’ (il contesto indica se si tratta di mattina o sera, come in 1Re 18:29, 36) e ‘il tempo dell’offerta del dono della sera’ (Da 9:21) finirono con l’indicare un tempo abbastanza preciso.

(1 RE 18:37)

“Rispondimi, o Geova, rispondimi, affinché questo popolo conosca che tu, Geova, sei il [vero] Dio e che tu stesso hai rivolto indietro il loro cuore”.”

*** w10 1/10 pp. 4-5 2 Chi? ***
Dopo che questi ebbe pregato, il suo Dio rispose all’istante mandando fuoco dal cielo per consumare l’offerta che Elia aveva presentato. Qual era la differenza? C’era un elemento chiave nella preghiera stessa di Elia, riportata in 1 Re 18:36, 37. È una preghiera brevissima, una trentina di parole appena nell’ebraico originale. Eppure, in quelle poche espressioni, Elia si rivolse a Dio tre volte usando il suo nome proprio, Geova.
Baal, che significa “proprietario” o “signore”, era il dio dei cananei, una divinità di cui esistevano molte varianti locali. Geova, però, è un nome senza uguali, che si può attribuire a una sola Persona in tutto l’universo. Questo Dio disse al suo popolo: “Io sono Geova. Questo è il mio nome; e non darò a nessun altro la mia propria gloria”. — Isaia 42:8.
La preghiera di Elia e quelle dei profeti di Baal furono udite dallo stesso Dio? Il culto di Baal degradava le persone con la prostituzione rituale e perfino con i sacrifici umani. L’adorazione di Geova invece nobilitava il suo popolo, Israele, liberandolo da queste pratiche degradanti. Provate a riflettere: se indirizzaste una lettera a un amico che stimate molto, vi aspettereste che venisse consegnata a qualcuno che si chiama in un altro modo e la cui pessima reputazione è in netto contrasto con tutti i valori in cui crede il vostro amico? No di certo!

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Quando tutto fu pronto, Elia pronunciò una preghiera. Eloquente nella sua semplicità, essa mostrava chiaramente quali erano le cose più importanti per lui. Innanzi tutto, Elia voleva che fosse noto che Geova, e non Baal, era “Dio in Israele”. In secondo luogo, gli premeva che tutti sapessero che lui era soltanto un servitore di Geova e che tutta la gloria andava a Lui. Infine, dimostrò che teneva ancora al suo popolo. Desiderava infatti che Geova ‘rivolgesse indietro il loro cuore’. (1 Re 18:36, 37) Nonostante le sciagure che il popolo aveva attirato su di sé a motivo della sua infedeltà, Elia continuava ad amarlo. Quando preghiamo, anche noi dovremmo mostrare altrettanta premura per il nome di Dio, oltre che umiltà e compassione per chi ha bisogno di aiuto.

(1 RE 18:40)

“Quindi Elia disse loro: “Prendete i profeti di Baal! Non ne scampi nemmeno uno!” Subito li presero, ed Elia li fece quindi scendere alla valle del torrente Chison e là li scannò.”

*** w08 1/1 p. 21 Difese la pura adorazione ***
ma ancora non avevano dimostrato alcuna fede. Certo, ammettere che Geova è il vero Dio dopo aver visto scendere fuoco dal cielo in risposta a una preghiera non è una gran dimostrazione di fede. Così Elia chiese loro di fare qualcosa di più, qualcosa che avrebbero dovuto fare molti anni prima: ubbidire alla Legge di Geova. La Legge diceva che i falsi profeti e gli idolatri dovevano essere messi a morte. (Deuteronomio 13:5-9) I profeti di Baal erano nemici giurati di Geova Dio e agivano deliberatamente in opposizione a lui. Meritavano forse misericordia? Ebbene, quale misericordia veniva mostrata a tutti i bambini innocenti bruciati vivi in sacrificio a Baal? (Proverbi 21:13; Geremia 19:5) No, quegli uomini non meritavano alcuna misericordia. Elia ordinò che fossero giustiziati, e così avvenne. — 1 Re 18:40.

*** it-1 p. 434 Carmelo ***
Dopo la prova, Elia fece portare i falsi profeti giù nella valle del torrente Chison, che scorre ai piedi del Carmelo prima di gettarsi nella baia di Acco, e lì li fece scannare. (1Re 18:40)

(1 RE 18:41)

“Elia disse ora ad Acab: “Sali, mangia e bevi; poiché c’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”.”

*** w08 1/4 p. 17 Guardò con attenzione e aspettò ***
Elia rivolse ad Acab queste parole: “Sali, mangia e bevi; poiché c’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”. (Versetto 41)

*** w08 1/4 p. 18 Guardò con attenzione e aspettò ***
Ricorderete che poco prima Elia aveva detto al re Acab: “C’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”. Come poteva dire una cosa del genere se non c’era nessuna nube in vista?
Elia conosceva la promessa di Geova e, in quanto Suo profeta e rappresentante, era certo che avrebbe mantenuto la parola. Elia era fiducioso, come se potesse già sentire il fragore dell’acquazzone. Questo ci fa pensare a ciò che la Bibbia dice riguardo a Mosè: “Rimase saldo come vedendo Colui che è invisibile”. Dio è altrettanto reale per voi? Egli ci dà ampie ragioni per riporre in lui e nelle sue promesse una fede come questa. — Ebrei 11:1, 27.

(1 RE 18:42)

“E Acab saliva per mangiare e bere. In quanto ad Elia, salì in cima al Carmelo e si chinava a terra e teneva la faccia fra le ginocchia.”

*** w08 1/4 pp. 17-18 Guardò con attenzione e aspettò ***
Acab si limitò a ‘salire per mangiare e bere’. (Versetto 42) Ed Elia?
“In quanto ad Elia, salì in cima al Carmelo e si chinava a terra e teneva la faccia fra le ginocchia”. Mentre Acab si riempiva la pancia, Elia poté pregare il Padre suo. Soffermiamoci sulla posizione umile che assunse Elia: era così chinato che la sua faccia era vicina alle ginocchia. Per che cosa pregava? Non c’è bisogno di tirare a indovinare. In Giacomo 5:18 la Bibbia spiega che Elia pregò che la siccità finisse. Di sicuro questa è la preghiera che innalzò quando si trovava sulla cima del Carmelo.
In precedenza Geova aveva detto: “Ho deciso di dare la pioggia sulla superficie del suolo”. (1 Re 18:1) Perciò Elia pregò che si compisse la volontà espressa dal Padre suo. Circa mille anni dopo Gesù insegnò ai suoi seguaci a chiedere in preghiera qualcosa di molto simile. — Matteo 6:9, 10.
Possiamo imparare molto da Elia sull’argomento della preghiera. Per lui la cosa più importante era che si compisse la volontà del Padre suo. Quando preghiamo Dio, facciamo bene a ricordare “che qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta”. (1 Giovanni 5:14) Va da sé, quindi, che se vogliamo che le nostre preghiere siano ascoltate da Dio dobbiamo conoscere la sua volontà: un’ottima ragione per fare dello studio della Bibbia un aspetto della vita quotidiana. La siccità causava grandi sofferenze ai connazionali di Elia, e senza dubbio questo era un altro motivo per cui egli voleva vederla finire. Inoltre Elia sarà stato molto grato per il miracolo che Geova aveva compiuto quel giorno. Anche nelle nostre preghiere dovrebbero trasparire l’interesse per il benessere altrui e la sincera gratitudine. — 2 Corinti 1:11; Filippesi 4:6.

*** it-1 p. 243 Atteggiamenti e gesti ***
Seduti e prostrati. Un’altra posizione assunta nella preghiera era quella del supplicante che evidentemente s’inginocchiava e poi si sedeva sui talloni. (1Cr 17:16) In questa posizione poteva chinare la testa sul petto. Oppure, come fece Elia, poteva rannicchiarsi per terra e mettere il viso fra le ginocchia. (1Re 18:42)

(1 RE 18:43)

“Disse quindi al suo servitore: “Sali, ti prego. Guarda in direzione del mare”. Salì, dunque, e guardò e quindi disse: “Non c’è assolutamente nulla”. Ed egli continuò a dire: “Torna”, per sette volte.”

*** w08 1/4 pp. 18-19 Guardò con attenzione e aspettò ***
Fiducioso e attento
Elia era sicuro che Geova sarebbe intervenuto per porre fine alla siccità, ma non sapeva quando. Cosa fece nell’attesa? Nel versetto 43 leggiamo: “Disse quindi al suo servitore: ‘Sali, ti prego. Guarda in direzione del mare’. Salì, dunque, e guardò e quindi disse: ‘Non c’è assolutamente nulla’. Ed egli continuò a dire: ‘Torna’, per sette volte”. Elia ci è d’esempio sotto almeno due aspetti: prima di tutto, si dimostrò fiducioso; inoltre, fu una persona attenta, vigile.
Elia voleva delle indicazioni concrete che l’intervento di Geova era imminente; perciò fece salire il suo servitore più in alto, affinché scrutasse l’orizzonte alla ricerca di qualunque segnale dell’arrivo della pioggia. Al suo ritorno il servitore disse senza entusiasmo: “Non c’è assolutamente nulla”. L’orizzonte era limpido ed evidentemente in cielo non c’erano nuvole. Non vi sembra strano? Ricorderete che poco prima Elia aveva detto al re Acab: “C’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”. Come poteva dire una cosa del genere se non c’era nessuna nube in vista?
Elia conosceva la promessa di Geova e, in quanto Suo profeta e rappresentante, era certo che avrebbe mantenuto la parola. Elia era fiducioso, come se potesse già sentire il fragore dell’acquazzone. Questo ci fa pensare a ciò che la Bibbia dice riguardo a Mosè: “Rimase saldo come vedendo Colui che è invisibile”. Dio è altrettanto reale per voi? Egli ci dà ampie ragioni per riporre in lui e nelle sue promesse una fede come questa. — Ebrei 11:1, 27.
Parliamo ora dello spirito vigile di Elia. Rimandò indietro il suo servitore non una o due volte, ma sette volte! Il servitore si sarà stufato di andare avanti e indietro. Ma Elia non si dava per vinto, voleva vedere un segno.

(1 RE 18:44)

“E la settima volta avvenne che disse: “Ecco, c’è una nube, piccola come la palma della mano di un uomo, che sale dal mare”. Egli ora disse: “Sali, di’ ad Acab: ‘Attacca [il carro]! E scendi affinché il rovescio di pioggia non ti trattenga!’””

*** w09 1/1 pp. 15-16 Siete grati della pioggia? ***
Meno di un secolo dopo Salomone, Elia, un profeta di Dio, mostrò di sapere da dove proviene la pioggia. Ai suoi giorni, il paese stava affrontando una grave siccità che durava da più di tre anni. (Giacomo 5:17) Geova Dio aveva mandato su di loro questa calamità perché lo avevano rigettato e a lui avevano preferito Baal, il dio cananeo della pioggia. Ma Elia aiutò gli israeliti a pentirsi, dopo di che fu disposto a pregare perché piovesse. Mentre pregava, Elia chiese al suo servitore di guardare “in direzione del mare”. Quando questi lo informò che ‘c’era una nube, piccola come la palma della mano di un uomo, che saliva dal mare’, Elia capì che la sua preghiera era stata esaudita. Ben presto “i cieli stessi si oscurarono per le nubi e il vento e cominciò un gran rovescio di pioggia”. (1 Re 18:43-45) Perciò Elia dimostrò di conoscere in qualche modo il ciclo dell’acqua. Sapeva che le nubi si formavano sul mare e poi venivano spinte dai venti verso est in direzione della Terra Promessa. Ancora oggi questo è il modo in cui le terre ricevono la pioggia.

*** w08 1/4 pp. 19-20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Alla fine, dopo sette tentativi, il servitore riferì: “Ecco, c’è una nube, piccola come la palma della mano di un uomo, che sale dal mare”. (Versetto 44) Riuscite a immaginarvi il servitore che, con il braccio teso, indica con la mano la dimensione della nuvoletta che sale all’orizzonte dal Mar Grande? Il servitore non avrà dato peso alla cosa, ma per Elia quella nuvola voleva dire molto. Infatti diede al servitore un comando urgente: “Sali, di’ ad Acab: ‘Attacca il carro! E scendi affinché il rovescio di pioggia non ti trattenga!’”
Anche in questo Elia è un eccellente esempio per noi che, come lui, viviamo in un periodo in cui Dio si appresta ad adempiere il suo proposito. Elia attendeva la fine della siccità; oggi chi serve Dio attende la fine del corrotto sistema di cose mondiale. (1 Giovanni 2:17) Fino al momento in cui Geova Dio interverrà dobbiamo continuare a essere vigilanti, come Elia. Il Figlio di Dio, Gesù, esortò i suoi seguaci: “Siate vigilanti, dunque, perché non sapete in quale giorno verrà il vostro Signore”. (Matteo 24:42) Gesù intendeva forse dire che i suoi seguaci sarebbero stati completamente all’oscuro circa il momento in cui sarebbe venuta la fine? No, visto che descrisse ampiamente come sarebbe stato il mondo nei giorni che l’avrebbero preceduta. Chiunque ha la possibilità di conoscere i vari aspetti del segno “del termine del sistema di cose”. — Matteo 24:3-7.
Ogni particolare di quel segno è una prova decisiva e convincente. Tali prove bastano per spingerci ad agire con prontezza? La nuvoletta che saliva all’orizzonte bastò a convincere Elia che Geova stava per intervenire.

(1 RE 18:45)

“E avvenne nel frattempo che i cieli stessi si oscurarono per le nubi e il vento e cominciò un gran rovescio di pioggia. E Acab guidava [il suo carro] e andava a Izreel.”

*** w08 1/4 p. 20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Sollievo e benedizioni da Geova
La narrazione biblica continua: “Avvenne nel frattempo che i cieli stessi si oscurarono per le nubi e il vento e cominciò un gran rovescio di pioggia. E Acab guidava il suo carro e andava a Izreel”. (Versetto 45) Gli eventi si susseguirono a un ritmo incalzante. Mentre il servitore di Elia riferiva il messaggio ad Acab, la nuvoletta lasciò il posto a numerose nubi che riempirono e oscurarono il cielo. Soffiava un forte vento. Dopo tre anni e mezzo, sul suolo di Israele cadeva finalmente la pioggia. La terra riarsa assorbì le gocce d’acqua. La pioggia divenne torrenziale, il Chison si ingrossò e sicuramente lavò via il sangue dei profeti di Baal che erano stati giustiziati. Anche gli ostinati israeliti avevano l’occasione di lavare via dal paese l’orribile macchia del culto di Baal.
Certo, Elia sperava che ciò avvenisse. Acab si sarebbe pentito e avrebbe abbandonato la sozzura del culto di Baal? I fatti di quella giornata avevano fornito ampie ragioni per farlo. Ovviamente non possiamo sapere cosa passasse per la testa ad Acab in quei momenti. La Bibbia dice soltanto che il re “guidava il suo carro e andava a Izreel”. Aveva imparato qualcosa? Era deciso a cambiare? Da ciò che sarebbe accaduto in seguito deduciamo che la risposta è no. Ma la giornata non era ancora finita per Acab, e neanche per Elia.

(1 RE 18:46)

“E la medesima mano di Geova era su Elia, così che si cinse i fianchi e correva davanti ad Acab per tutta la via fino a Izreel.”

*** w11 1/7 p. 18 Trasse conforto dal suo Dio ***
CALAVANO le tenebre. Elia correva sotto la pioggia alla volta di Izreel, ancora lontana. Non era più un ragazzo, eppure non dava segni di stanchezza, dato che “la medesima mano di Geova” era su di lui. L’energia che attraversava il suo corpo era senza dubbio diversa da qualunque altro tipo di energia avesse mai provato prima. E infatti riuscì persino a superare il carro regale in cui viaggiava il re Acab. — 1 Re 18:46.

*** w08 1/4 p. 20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Di lì a poco, Geova avrebbe incaricato Elia di addestrare Eliseo, il quale sarebbe divenuto noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Eliseo fece da servitore a Elia, ormai anziano, evidentemente aiutandolo negli aspetti di ordine pratico.

*** w08 1/4 p. 20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Il profeta di Geova si avviò lungo la stessa strada che aveva preso Acab. Doveva percorrere un lungo tragitto, nell’oscurità e sotto la pioggia. Ma accadde qualcosa di inaspettato.
“La medesima mano di Geova era su Elia, così che si cinse i fianchi e correva davanti ad Acab per tutta la via fino a Izreel”. (Versetto 46) È chiaro che “la medesima mano di Geova” agiva su Elia in modo soprannaturale. Izreel distava circa 30 chilometri, ed Elia non era più un ragazzo. Immaginate il profeta che si rimbocca le lunghe vesti e le annoda ai fianchi per avere le gambe libere, e quindi si mette a correre lungo la strada fangosa. Corre così forte che raggiunge, sorpassa e distanzia il carro del re!
Che benedizione per Elia! Dev’essere stato emozionante sentire una forza, una vitalità, un vigore che magari non aveva neanche quando era giovane. Forse ci tornano in mente le profezie che assicurano ai fedeli che nel futuro Paradiso terrestre avranno salute perfetta e saranno nel pieno delle energie. (Isaia 35:6; Luca 23:43) Senza dubbio, mentre correva in mezzo al fango, Elia era ben consapevole di avere l’approvazione del Padre suo, il solo vero Dio, Geova!

*** it-1 p. 18 Abbigliamento ***
Fascia, cintura. Spesso sopra la tunica o la sopravveste si portava una fascia. Quando si svolgeva qualche lavoro o attività fisica, ci si poteva ‘cingere i fianchi’ con una fascia, spesso facendo passare fra le gambe i lembi del vestito e raccogliendoli sotto la fascia per avere libertà di movimento. (1Re 18:46; 2Re 4:29; 9:1)

*** it-1 p. 204 Armi, Armatura ***
Cintura. La cintura dei soldati d’un tempo era una fascia di cuoio portata intorno alla vita o ai fianchi. Era larga da 5 a 15 cm e spesso era costellata di borchie di ferro, argento o oro. Il guerriero vi appendeva la spada, e a volte la cintura era sostenuta da una bretella. (1Sa 18:4; 2Sa 20:8) Mentre la cintura slacciata indicava rilassatezza (1Re 20:11), cingersi i lombi o i fianchi significava essere pronti per l’azione o la battaglia. — Eso 12:11; 1Re 18:46; 1Pt 1:13, nt.

*** it-1 p. 434 Carmelo ***
Di là Elia percorse almeno 30 km fino a Izreel, correndo con l’aiuto di Geova davanti al carro di Acab per tutto il tragitto. — 1Re 18:46.

*** it-1 p. 806 Elia ***
Con l’aiuto di Geova, Elia corre quindi davanti al carro da guerra di Acab, forse per ben 30 km, fino a Izreel. — 1Re 18:39-46.

*** it-1 pp. 918-919 Fianchi ***
Prima di accingersi a svolgere qualsiasi energica attività fisica ci si ‘cingeva i fianchi’, spesso facendo passare fra le gambe i lembi del vestito sciolto e ampio e ripiegandone le estremità sotto la cintura. In Egitto gli israeliti mangiarono la Pasqua con i fianchi cinti, pronti a mettersi in marcia per lasciare il paese. Elia si era similmente preparato prima di mettersi a correre davanti al carro da guerra di Acab. — Eso 12:11; 1Re 18:46.

(1 RE 19:1)

“Acab riferì quindi a Izebel tutto ciò che Elia aveva fatto e ogni cosa circa il modo in cui aveva ucciso tutti i profeti con la spada.”

*** w11 1/7 p. 18 Trasse conforto dal suo Dio ***
Un colpo di scena
Quando Acab raggiunse il suo palazzo a Izreel diede forse prova di essere cambiato, di essere ora un uomo più spirituale? Leggiamo: “Acab riferì quindi a Izebel tutto ciò che Elia aveva fatto e ogni cosa circa il modo in cui aveva ucciso tutti i profeti con la spada”. (1 Re 19:1) Si noti che, nel fare il resoconto degli avvenimenti del giorno, Acab non menzionò minimamente l’Iddio di Elia, Geova. Essendo un uomo carnale, osservò quegli avvenimenti miracolosi in termini strettamente umani, come qualcosa che “Elia aveva fatto”. È evidente che non aveva imparato a rispettare Geova Dio. E come reagì la vendicativa Izebel?

(1 RE 19:2)

“Allora Izebel mandò un messaggero a Elia, dicendo: “Così facciano gli dèi, e così vi aggiungano, se domani a quest’ora non farò alla tua anima come all’anima di ciascuno di loro!””

*** w11 1/7 p. 19 Trasse conforto dal suo Dio ***
La regina era furiosa! Livida di rabbia, mandò questo messaggio a Elia: “Così facciano gli dèi, e così vi aggiungano, se domani a quest’ora non farò alla tua anima come all’anima di ciascuno di loro!” (1 Re 19:2) Si trattava di una minaccia di morte del peggior tipo. In pratica, Izebel stava giurando che, se nel giro di un giorno non fosse riuscita a far uccidere Elia per vendicare i profeti di Baal, lei stessa sarebbe dovuta morire. Immaginate Elia che, in un umile alloggio a Izreel, durante quella notte tempestosa viene svegliato dal messaggero della regina e si sente dire quelle parole terribili.

(1 RE 19:3)

“Ed egli ebbe timore. Di conseguenza si levò e se ne andava per la sua anima e giunse a Beer-Seba, che appartiene a Giuda. Quindi là si lasciò dietro il suo servitore.”

*** w11 1/7 p. 19 Trasse conforto dal suo Dio ***
Sconforto e timore prendono il sopravvento
Se Elia si era illuso che la guerra contro l’adorazione di Baal fosse quasi finita, le sue speranze si infransero in quel momento. Izebel non era affatto cambiata. Moltissimi fedeli profeti come Elia erano già stati giustiziati dietro suo ordine, e ora sembrava toccasse a lui. La Bibbia ci dice che “egli ebbe timore”. Elia immaginò forse la terribile morte che Izebel aveva in serbo per lui? Se si soffermò su pensieri di questo genere, non sorprende che tutto il suo coraggio svanisse. Ad ogni modo, il racconto dice che Elia “se ne andava per la sua anima”, ovvero fuggì per mettersi in salvo. — 1 Re 18:4; 19:3.
Elia non fu l’unico uomo di fede a essere sopraffatto dal timore. Secoli dopo, l’apostolo Pietro ebbe un problema simile. Ad esempio, quando Gesù gli permise di camminare sulle acque perché lo raggiungesse, Pietro “guardando il turbine” si perse di coraggio e cominciò ad affondare. (Matteo 14:30) Pertanto la vicenda di Pietro e di Elia ci insegna una verità preziosa: per conservare il coraggio non dobbiamo soffermarci sui pericoli, su ciò che ci spaventa, ma dobbiamo mantenerci concentrati sulla Fonte della speranza e della forza.
“Basta!”
Terrorizzato, Elia fuggì a sud-ovest percorrendo 150 chilometri fino a Beer-Seba, città vicino al confine meridionale di Giuda. Lì si lasciò dietro il suo servitore e si incamminò da solo nel deserto.

*** it-1 p. 806 Elia ***
Sfugge a Izebel. Informata della morte dei profeti di Baal, la regina Izebel giura di far mettere a morte Elia. Spaventato, Elia fugge verso SO per 150 km fino a Beer-Seba, a O dell’estremità inferiore del Mar Morto. (CARTINA, vol. 1, p. 949)

(1 RE 19:4)

“Ed egli stesso entrò nel deserto per una giornata di cammino, e infine andò a sedersi sotto una certa ginestra. E chiedeva che la sua anima morisse e diceva: “Basta! Ora, o Geova, togli la mia anima, poiché non sono migliore dei miei antenati”.”

*** w11 1/7 pp. 19-20 Trasse conforto dal suo Dio ***
“Basta!”
Terrorizzato, Elia fuggì a sud-ovest percorrendo 150 chilometri fino a Beer-Seba, città vicino al confine meridionale di Giuda. Lì si lasciò dietro il suo servitore e si incamminò da solo nel deserto. Il racconto dice che proseguì “per una giornata di cammino”; probabilmente partì all’alba e senza provviste. Depresso e sempre più in preda al timore, arrancò nell’aspro e selvaggio deserto sotto un sole cocente. Pian piano la luce abbagliante rosseggiò e infine il sole calò dietro l’orizzonte; Elia era stremato. Si sedette esausto all’ombra di una ginestra, la cosa che più si avvicinava a un riparo in quel paesaggio tanto brullo. — 1 Re 19:4.
Nel più totale sconforto, Elia pregò, chiedendo di morire. “Non sono migliore dei miei antenati”, disse. Sapeva che i suoi antenati erano ormai solo polvere e ossa nella tomba, incapaci di fare del bene a chiunque. (Ecclesiaste 9:10) Elia si sentiva altrettanto inutile. Non stupisce che gridasse: “Basta!” Perché mai continuare a vivere?
Dovrebbe meravigliarci che un uomo di Dio possa sentirsi così abbattuto? Non necessariamente. Diversi uomini e donne fedeli descritti nella Bibbia si sentirono a volte talmente affranti da desiderare di morire; Rebecca, Giacobbe, Mosè e Giobbe sono solo alcuni. — Genesi 25:22; 37:35; Numeri 11:13-15; Giobbe 14:13.
Dal momento che viviamo in “tempi difficili”, anche oggi può capitare che molti, persino fedeli servitori di Dio, si sentano talvolta scoraggiati. (2 Timoteo 3:1) Semmai doveste trovarvi in una situazione altrettanto difficile, seguite l’esempio di Elia: apritevi con Dio esprimendogli il vostro stato d’animo. Dopo tutto Geova è “l’Iddio di ogni conforto”. (2 Corinti 1:3) Confortò Elia?

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 1106 Ginestra ***
In 1 Re 19:4, 5 si legge che quando Elia fuggì nel deserto per evitare l’ira di Izebel, “andò a sedersi sotto una certa ginestra” e poi si addormentò. Mentre le ginestre più piccole provvederebbero una ben misera ombra dal cocente sole del deserto, una pianta abbastanza grande potrebbe offrire un gradito sollievo. Questo cespuglio del deserto veniva usato anche come combustibile. Il legno di ginestra produce eccellente carbonella, che emana intenso calore.

(1 RE 19:5)

“Infine giacque e si addormentò sotto la ginestra. Ma, ecco, ora un angelo lo toccava. Quindi gli disse: “Levati, mangia”.”

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
1 Re 19:5

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
Dopo che Elia era sprofondato nel sonno, Geova gli mandò un angelo. Questi lo svegliò toccandolo delicatamente e gli disse: “Levati, mangia”.

*** it-1 p. 1106 Ginestra ***
In 1 Re 19:4, 5 si legge che quando Elia fuggì nel deserto per evitare l’ira di Izebel, “andò a sedersi sotto una certa ginestra” e poi si addormentò. Mentre le ginestre più piccole provvederebbero una ben misera ombra dal cocente sole del deserto, una pianta abbastanza grande potrebbe offrire un gradito sollievo. Questo cespuglio del deserto veniva usato anche come combustibile. Il legno di ginestra produce eccellente carbonella, che emana intenso calore.

(1 RE 19:6)

“Quando guardò, ebbene, lì presso la sua testa c’era una focaccia rotonda su pietre infuocate e una brocca d’acqua. E mangiava e beveva, dopo di che tornò a giacere.”

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
1 Re 19:5-7.

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
Elia lo fece, dato che l’angelo gli aveva gentilmente messo davanti un pasto frugale composto da pane ancora caldo e acqua. Elia lo ringraziò? Il racconto dice solo che il profeta mangiò, bevve e tornò a dormire. Era così provato da non riuscire nemmeno a parlare?

*** it-1 p. 630 Cuocere al forno ***
Nei tempi biblici il pane di solito era cotto al forno. (Vedi FORNO). A volte però lo si cuoceva accendendo il fuoco su pietre disposte una accanto all’altra. Quando erano ben calde, si toglieva la cenere e l’impasto veniva messo sulle pietre. Dopo un po’ il pane veniva girato e lasciato sulle pietre finché era ben cotto. (Os 7:8) I viaggiatori potevano cuocere il pane in una buca poco profonda riempita di ciottoli, sui quali era stato acceso il fuoco. Dopo aver tolto la brace, l’impasto veniva deposto sulle pietre roventi, e forse lo si girava diverse volte finché era cotto. — 1Re 19:6.

(1 RE 19:7)

“Più tardi l’angelo di Geova tornò una seconda volta e lo toccò e disse: “Levati, mangia, poiché il viaggio è troppo per te”.”

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
Comunque sia, l’angelo lo svegliò una seconda volta, forse all’alba. Di nuovo, lo esortò dicendo: “Levati, mangia, poiché il viaggio è troppo per te”. — 1 Re 19:5-7.
Grazie alla perspicacia datagli da Dio, l’angelo sapeva dov’era diretto Elia. Sapeva anche che il viaggio era troppo impegnativo perché Elia potesse affrontarlo con le sue sole forze. Che sollievo servire un Dio che conosce meglio di noi i nostri obiettivi e i nostri limiti! (Salmo 103:13, 14)

(1 RE 19:8)

“Pertanto si levò e mangiò e bevve, e continuò ad andare nella potenza di quel nutrimento per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte del [vero] Dio, Horeb.”

*** w11 1/7 pp. 20-21 Trasse conforto dal suo Dio ***
Leggiamo: “Si levò e mangiò e bevve, e continuò ad andare nella potenza di quel nutrimento per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte del vero Dio, Horeb”. (1 Re 19:8) Come Mosè, circa sei secoli prima di lui, e Gesù, quasi dieci secoli dopo, Elia digiunò per 40 giorni e 40 notti. (Esodo 34:28; Luca 4:1, 2) Quel pasto non bastò certo a risolvere tutti i suoi problemi, ma lo sostenne in modo miracoloso. Immaginate quell’uomo anziano mentre avanza nell’impervio deserto, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, per quasi un mese e mezzo!
Anche oggi Geova sostiene i suoi servitori, non con letterali pasti miracolosi ma in un modo ancor più decisivo: provvede loro in senso spirituale. (Matteo 4:4) Imparare a conoscere Dio tramite la sua Parola e tramite pubblicazioni fedelmente basate su di essa ci sostiene spiritualmente. Nutrirci di questo cibo spirituale forse non farà sparire tutti i nostri problemi, ma ci aiuterà a sopportare cose che sarebbero altrimenti insopportabili. Può inoltre significare “vita eterna”. — Giovanni 17:3.
Elia camminò per quasi 320 chilometri prima di raggiungere finalmente il monte Horeb, dove molto tempo prima Geova Dio, tramite un angelo, era apparso a Mosè presso il roveto ardente e in seguito aveva stipulato il patto della Legge con Israele. Elia trovò rifugio in una caverna.

*** it-1 p. 806 Elia ***
Là gli appare l’angelo di Geova, che lo prepara per il lungo viaggio “fino al monte del vero Dio”: l’Horeb. Ciò che mangia in quell’occasione lo sostiene durante i 40 giorni del viaggio, in cui percorre oltre 300 km.

*** it-1 p. 950 Attività profetica di Elia e di Eliseo, L’ ***
Zona del monte Sinai. Per sfuggire alle ire di Izebel, Elia raggiunse questa regione, distante circa 450 km (1Re 19:1-18)

(1 RE 19:9)

“Là entrò infine in una caverna, per passarvi la notte; ed ecco, c’era per lui la parola di Geova, e gli diceva: “Che fai qui, Elia?””

*** w11 1/7 p. 21 Trasse conforto dal suo Dio ***
Sul monte Horeb la “parola” di Geova, trasmessa evidentemente da un messaggero angelico, rivolse al profeta questa semplice domanda: “Che fai qui, Elia?” Il tono della domanda dovette essere garbato se Elia la interpretò come un invito ad aprire il suo cuore,

*** w11 1/7 p. 21 Trasse conforto dal suo Dio ***
1 Re 19:9,

(1 RE 19:10)

“A ciò disse: “Sono stato assolutamente geloso per Geova l’Iddio degli eserciti; poiché i figli d’Israele hanno lasciato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso i tuoi profeti con la spada, tanto che io solo sono rimasto; e cercano la mia anima per toglierla”.”

*** w11 1/7 p. 21 Trasse conforto dal suo Dio ***
Disse: “Sono stato assolutamente geloso per Geova l’Iddio degli eserciti; poiché i figli d’Israele hanno lasciato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso i tuoi profeti con la spada, tanto che io solo sono rimasto; e cercano la mia anima per toglierla”. (1 Re 19:9, 10) Dalle sue parole emergono almeno tre motivi di sconforto.
In primo luogo, Elia aveva l’impressione che la sua opera fosse stata inutile. Nonostante gli anni in cui era stato “assolutamente geloso” nel servire Geova, mettendo il sacro nome di Dio e la pura adorazione al di sopra di ogni altra cosa, Elia aveva visto che la situazione era solo peggiorata. Il popolo era ancora privo di fede e ribelle, mentre la falsa adorazione dilagava! In secondo luogo, Elia si sentiva solo. “Io solo sono rimasto”, disse, come se fosse rimasto l’unico in tutta la nazione a servire Geova. In terzo luogo, Elia aveva paura. Molti profeti erano già stati uccisi, ed era convinto che il prossimo sarebbe stato lui. Forse non era facile esternare questi sentimenti, ma Elia non lasciò che l’orgoglio o l’imbarazzo lo trattenesse dal farlo. Aprendo il suo cuore a Dio in preghiera, diede l’esempio a tutte le persone fedeli. — Salmo 62:8.

(1 RE 19:11)

“Ma essa disse: “Esci, e devi stare sul monte dinanzi a Geova”. Ed ecco, Geova passava, e un grande e forte vento fendeva i monti e spezzava le rupi dinanzi a Geova. (Geova non era nel vento). E dopo il vento ci fu un terremoto. (Geova non era nel terremoto).”

*** w11 1/7 pp. 21-22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Cosa fece Geova di fronte alle paure e alle preoccupazioni di Elia? L’angelo disse a Elia di stare in piedi all’ingresso della caverna. Elia ubbidì, ignaro di quello che sarebbe accaduto. Immediatamente si levò un vento fortissimo. Deve aver emesso un muggito davvero assordante se fu così impetuoso da fendere i monti e le rupi. Provate a immaginare Elia che tra le raffiche del vento cerca di proteggersi gli occhi e tenersi stretta la grossolana e robusta veste di pelo. Poi un terremoto scosse l’intera regione. Elia dovette fare non pochi sforzi per tenersi in equilibrio quando la terra cominciò a tremare e sobbalzare. Si era a malapena ripreso che divampò un grande fuoco, che lo costrinse a ripararsi nella caverna per proteggersi dall’intenso calore delle fiamme. — 1 Re 19:11, 12.
Il racconto, in ognuno dei tre casi, precisa che Geova non era in quelle spettacolari manifestazioni delle forze naturali. Elia sapeva che Geova non è un mitologico dio della natura, come lo era Baal, che veniva considerato dai suoi illusi adoratori il “Cavaliere delle nubi”, o colui che portava la pioggia. Geova è la vera Fonte di tutta l’impressionante potenza che si trova in natura, ma è anche di gran lunga più grande di qualunque cosa egli abbia fatto. Nemmeno i cieli possono contenerlo! (1 Re 8:27) In che modo però tutto questo fu di aiuto per Elia? Ricordate i suoi timori. Con Geova dalla sua parte, un Dio dotato di soverchiante potenza, Elia non aveva alcun motivo di temere Acab e Izebel! — Salmo 118:6.

*** cl cap. 4 p. 37 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Capitolo 4
“Geova è . . . grande in potenza”
ELIA aveva già visto cose straordinarie. Mentre se ne stava nascosto aveva visto dei corvi portargli da mangiare due volte al giorno. Durante una lunga carestia aveva visto due recipienti fornire farina e olio senza vuotarsi mai. In risposta alla sua preghiera aveva visto fuoco cadere dal cielo. (1 Re, capitoli 17 e 18) Eppure Elia non aveva mai visto niente di simile.
2 Mentre se ne stava rannicchiato all’entrata di una caverna sul monte Horeb, assisté a una serie di avvenimenti spettacolari. Prima ci fu un vento. Doveva produrre un rombo assordante, terribile, poiché era così forte che fendeva i monti e spezzava le rupi. Quindi ci fu un terremoto, che scatenò immense forze racchiuse nella crosta terrestre. Poi venne un fuoco. Mentre questo si propagava in tutta la zona, Elia probabilmente sentì il suo calore soffocante. — 1 Re 19:8-12.
3 Tutti questi avvenimenti a cui Elia assisté avevano una cosa in comune: erano dimostrazioni della grande potenza di Geova Dio.

*** cl cap. 4 p. 43 “Geova è . . . grande in potenza” ***
La Bibbia precisa che “Geova non era nel vento . . . nel terremoto . . . nel fuoco”. A differenza degli adoratori di mitici dèi della natura, i servitori di Geova non si aspettano di trovarlo nelle forze della natura. Egli è troppo grande perché qualcosa che ha creato lo possa contenere. — 1 Re 8:27.

*** cl cap. 4 p. 43 par. 15 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Ne è un esempio l’esperienza di Elia menzionata all’inizio. Perché Geova gli diede quella imponente dimostrazione della sua potenza? Ebbene, la malvagia regina Izebel aveva giurato che avrebbe fatto mettere a morte Elia. Il profeta stava fuggendo per mettersi in salvo. Si sentiva solo, era spaventato, scoraggiato, turbato, come se tutto il suo duro lavoro fosse stato vano. Per confortarlo, Geova gli ricordò vividamente la propria potenza. Il vento, il terremoto e il fuoco indicavano che l’Essere più potente dell’universo era lì con Elia. Cosa doveva temere da Izebel, avendo l’Iddio onnipotente al suo fianco? — 1 Re 19:1-12.

*** it-1 p. 806 Elia ***
In Horeb Geova gli parla dopo un’imponente manifestazione di potenza in un vento, in un terremoto e in un fuoco. Ma Geova non è in queste manifestazioni; egli non è un dio della natura e neanche la semplice personificazione di forze naturali. Queste forze naturali sono semplici espressioni della sua forza attiva, non Geova stesso.

(1 RE 19:12)

“E dopo il terremoto ci fu un fuoco. (Geova non era nel fuoco). E dopo il fuoco ci fu una voce calma, sommessa.”

*** w11 1/7 pp. 21-22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Si era a malapena ripreso che divampò un grande fuoco, che lo costrinse a ripararsi nella caverna per proteggersi dall’intenso calore delle fiamme. — 1 Re 19:11, 12.
Il racconto, in ognuno dei tre casi, precisa che Geova non era in quelle spettacolari manifestazioni delle forze naturali. Elia sapeva che Geova non è un mitologico dio della natura, come lo era Baal, che veniva considerato dai suoi illusi adoratori il “Cavaliere delle nubi”, o colui che portava la pioggia. Geova è la vera Fonte di tutta l’impressionante potenza che si trova in natura, ma è anche di gran lunga più grande di qualunque cosa egli abbia fatto. Nemmeno i cieli possono contenerlo! (1 Re 8:27) In che modo però tutto questo fu di aiuto per Elia? Ricordate i suoi timori. Con Geova dalla sua parte, un Dio dotato di soverchiante potenza, Elia non aveva alcun motivo di temere Acab e Izebel! — Salmo 118:6.
Dopo il fuoco, calò una gran quiete d’intorno, ed Elia udì “una voce calma, sommessa”. La voce lo invitò a esprimersi di nuovo, e lui lo fece, esternando una seconda volta le sue preoccupazioni.

*** w11 1/7 p. 22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Dietro quella “voce calma, sommessa” potrebbe esserci lo stesso essere spirituale di cui si parla in 1 Re 19:9 impiegato per trasmettere “la parola di Geova”. Nel versetto 15 viene definito semplicemente “Geova”. Questo potrebbe richiamare alla nostra mente il messaggero angelico che Geova usò per guidare Israele nel deserto e del quale disse: “Il mio nome è in lui”. (Esodo 23:21) Naturalmente non possiamo essere dogmatici su questo punto, ma vale la pena notare che nella sua esistenza preumana Gesù servì come “la Parola”, cioè come speciale Portavoce di Geova per i suoi servitori. — Giovanni 1:1.

*** cl cap. 4 p. 37 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Capitolo 4
“Geova è . . . grande in potenza”
ELIA aveva già visto cose straordinarie. Mentre se ne stava nascosto aveva visto dei corvi portargli da mangiare due volte al giorno. Durante una lunga carestia aveva visto due recipienti fornire farina e olio senza vuotarsi mai. In risposta alla sua preghiera aveva visto fuoco cadere dal cielo. (1 Re, capitoli 17 e 18) Eppure Elia non aveva mai visto niente di simile.
2 Mentre se ne stava rannicchiato all’entrata di una caverna sul monte Horeb, assisté a una serie di avvenimenti spettacolari. Prima ci fu un vento. Doveva produrre un rombo assordante, terribile, poiché era così forte che fendeva i monti e spezzava le rupi. Quindi ci fu un terremoto, che scatenò immense forze racchiuse nella crosta terrestre. Poi venne un fuoco. Mentre questo si propagava in tutta la zona, Elia probabilmente sentì il suo calore soffocante. — 1 Re 19:8-12.
3 Tutti questi avvenimenti a cui Elia assisté avevano una cosa in comune: erano dimostrazioni della grande potenza di Geova Dio.

*** cl cap. 4 p. 43 “Geova è . . . grande in potenza” ***
La Bibbia precisa che “Geova non era nel vento . . . nel terremoto . . . nel fuoco”. A differenza degli adoratori di mitici dèi della natura, i servitori di Geova non si aspettano di trovarlo nelle forze della natura. Egli è troppo grande perché qualcosa che ha creato lo possa contenere. — 1 Re 8:27.

*** cl cap. 4 p. 43 par. 15 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Ne è un esempio l’esperienza di Elia menzionata all’inizio. Perché Geova gli diede quella imponente dimostrazione della sua potenza? Ebbene, la malvagia regina Izebel aveva giurato che avrebbe fatto mettere a morte Elia. Il profeta stava fuggendo per mettersi in salvo. Si sentiva solo, era spaventato, scoraggiato, turbato, come se tutto il suo duro lavoro fosse stato vano. Per confortarlo, Geova gli ricordò vividamente la propria potenza. Il vento, il terremoto e il fuoco indicavano che l’Essere più potente dell’universo era lì con Elia. Cosa doveva temere da Izebel, avendo l’Iddio onnipotente al suo fianco? — 1 Re 19:1-12.

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 806 Elia ***
In Horeb Geova gli parla dopo un’imponente manifestazione di potenza in un vento, in un terremoto e in un fuoco. Ma Geova non è in queste manifestazioni; egli non è un dio della natura e neanche la semplice personificazione di forze naturali. Queste forze naturali sono semplici espressioni della sua forza attiva, non Geova stesso.

(1 RE 19:13)

“E avvenne che appena Elia la udì, immediatamente si avvolse la faccia nella veste ufficiale e uscì e stette all’ingresso della caverna; ed ecco, c’era per lui una voce, e gli diceva: “Che fai qui, Elia?””

*** it-1 p. 895 Faccia ***
Nascondere o coprirsi la faccia da parte di un essere umano o di un angelo può esprimere umiltà o timore reverenziale e rispetto. (Eso 3:6; 1Re 19:13; Isa 6:2)

*** it-2 p. 1193 Veste ufficiale ***
Per tradurre ʼaddèreth nel caso della veste ufficiale indossata da Elia ed Eliseo, la Settanta usa il sostantivo greco melotè (che significa pelle di pecora o qualsiasi ruvida pelle lanosa). (1Re 19:13) Questo fa pensare che si trattasse di un indumento di pelle col suo pelo, simile a quello indossato da certi beduini. La descrizione che Paolo fa di servitori di Dio perseguitati che ‘andavano in giro in pelli di pecora, in pelli di capra’, potrebbe riferirsi all’abbigliamento di quei profeti di Geova. (Eb 11:37)

(1 RE 19:15)

“Geova ora gli disse: “Va, torna per la tua via al deserto di Damasco; e devi andare a ungere Azael come re sulla Siria.”

*** w11 1/7 p. 22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Non c’è dubbio però che fu confortato ancora di più da ciò che la “voce calma, sommessa” gli disse poi. Geova gli assicurò che era tutt’altro che inutile. In che modo? Dio gli rivelò gran parte di quelle che erano le sue intenzioni a proposito della guerra contro l’adorazione di Baal in Israele. Chiaramente l’opera di Elia non era stata inutile dal momento che il proposito di Dio procedeva inesorabilmente. Inoltre Elia aveva ancora un ruolo in quel proposito, tant’è vero che Geova lo inviò di nuovo a svolgere il suo incarico con delle istruzioni precise. — 1 Re 19:12-17.

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 23 Abel-Meola ***
Un altro argomento addotto a sostegno di questa identificazione è che Elia, partito da Horeb, si fermò ad Abel-Meola per ungere Eliseo, ed ebbe inoltre l’incarico di recarsi nel “deserto di Damasco” per ungere Azael re di Siria. (1Re 19:15) La principale via carovaniera che anticamente da Horeb portava a Damasco si trovava a E del Giordano. Tuttavia questa strada a volte era controllata dai nomadi.

*** it-1 p. 23 Abel-Meola ***
E, in quanto al viaggio fino al deserto di Damasco che avrebbe dovuto fare Elia, la Bibbia mostra che non fu effettuato immediatamente, anzi, fu compiuto più tardi dal suo successore, Eliseo. (1Re 19:15-19; 2Re 8:7-13) Tenuto conto di ciò alcune opere geografiche propendono per una località a O del Giordano anziché a E. (P. Lemaire e D. Baldi, Atlante Biblico, 1964; G. Ravasi, Il grande atlante della Bibbia, 1986) Nei primi secoli E.V. sia Girolamo che Eusebio identificarono Abel-Meola con una località 10 miglia romane (15 km) a S di Bet-Sean (a O del Giordano). Y. Aharoni afferma: “Abel-Meola ora è stata identificata con molta sicurezza con Tell Abu Sus sulla sponda [occidentale] del Giordano, 15 km a sud di Bet-Sean”. (The Land of the Bible, a cura di A. Rainey, 1979, p. 313)

*** it-1 p. 257 Azael ***
Anni prima che Azael salisse al trono, Geova aveva ordinato a Elia di “ungere Azael come re sulla Siria”. La ragione di ciò era che Israele aveva peccato contro Dio e Azael doveva punire la nazione. — 1Re 19:15-18.

*** it-2 p. 1163 Unto, Unzione ***
Ci sono casi in cui qualcuno era considerato unto in quanto nominato da Dio, benché non gli fosse stato versato olio sulla testa. Se ne ebbe una dimostrazione quando Geova disse a Elia di ungere Azael come re sulla Siria, Ieu come re su Israele ed Eliseo come profeta in luogo suo. (1Re 19:15, 16) La Bibbia in seguito spiega che uno dei figli dei profeti associati ad Eliseo unse in effetti Ieu con olio letterale come re su Israele. (2Re 9:1-6) Ma non c’è nessuna indicazione che qualcuno abbia unto con olio Azael o Eliseo.

(1 RE 19:16)

“E devi ungere Ieu nipote di Nimsi come re su Israele; e devi ungere Eliseo figlio di Safat di Abel-Meola come profeta in luogo tuo.”

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 246 Atteggiamenti e gesti ***
Eliseo fu ‘unto’ essendo stato nominato, ma non fu mai letteralmente unto con olio. (1Re 19:16, 19)

*** it-1 p. 1256 Ieu ***
3. Figlio di Giosafat (non il Giosafat re di Giuda) e nipote di Nimsi. (2Re 9:14) Ieu fu re di Israele dal 904 circa fino all’877 a.E.V. Durante il regno di Acab re di Israele, il profeta Elia era fuggito al monte Horeb per non essere messo a morte da Izebel moglie di Acab. Dio ordinò a Elia di tornare indietro e ungere tre uomini: Eliseo quale successore dello stesso Elia, Azael quale re di Siria e Ieu quale re di Israele. (1Re 19:15, 16) Elia unse (o nominò; vedi UNTO, UNZIONE) Eliseo. All’unzione di Ieu provvide invece Eliseo, successore di Elia.
Il fatto che Ieu venisse unto da Eliseo significava forse che Elia avesse temporeggiato? No. Qualche tempo dopo aver dato il comando a Elia, Geova gli disse che la calamità sulla casa di Acab (per mano di Ieu) non si sarebbe abbattuta ai giorni di Acab, bensì ai giorni di suo figlio. (1Re 21:27-29) È dunque evidente che l’indugio era voluto da Geova e non era dovuto a negligenza da parte di Elia. Geova fece ungere Ieu proprio al momento giusto, quando i tempi erano ormai maturi perché entrasse subito in azione come effetto della sua unzione. E, in armonia con la sua personalità decisa e dinamica, Ieu non perse tempo, ma agì immediatamente.

*** it-2 p. 1163 Unto, Unzione ***
Ci sono casi in cui qualcuno era considerato unto in quanto nominato da Dio, benché non gli fosse stato versato olio sulla testa. Se ne ebbe una dimostrazione quando Geova disse a Elia di ungere Azael come re sulla Siria, Ieu come re su Israele ed Eliseo come profeta in luogo suo. (1Re 19:15, 16) La Bibbia in seguito spiega che uno dei figli dei profeti associati ad Eliseo unse in effetti Ieu con olio letterale come re su Israele. (2Re 9:1-6) Ma non c’è nessuna indicazione che qualcuno abbia unto con olio Azael o Eliseo.

(1 RE 19:18)

“E ho lasciato rimanere in Israele settemila, tutte le ginocchia che non si sono piegate a Baal, e ogni bocca che non lo ha baciato”.”

*** w11 1/7 p. 22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Secondo, gli rivelò questa notizia elettrizzante: “Ho lasciato rimanere in Israele settemila, tutte le ginocchia che non si sono piegate a Baal, e ogni bocca che non lo ha baciato”. (1 Re 19:18) Elia era tutt’altro che solo! Dovette sentirsi davvero rincuorato apprendendo di quelle migliaia di persone fedeli che si erano rifiutate di adorare Baal. Queste avevano bisogno che Elia perseverasse nel suo fedele servizio e che fosse per loro un esempio di incrollabile lealtà a Geova in quei tempi così bui. Le parole pronunciate dalla “voce calma, sommessa” del messaggero di Geova sicuramente toccarono profondamente Elia.

*** it-2 p. 408 Numero ***
A volte i numeri sono usati in senso approssimativo, arrotondandoli, ad esempio in Salmo 90:10, dove il salmista parla dell’età massima dell’uomo, e forse anche in 1 Re 19:18 (7.000 che non si erano inchinati a Baal) e in 2 Cronache 14:9 (il milione di etiopi sconfitti da Asa).

(1 RE 19:19)

“Pertanto se ne andò da lì e trovò Eliseo figlio di Safat che arava con dodici paia [di tori] davanti a sé, e lui col dodicesimo. Elia passò dunque verso di lui e gli gettò sopra la sua veste ufficiale.”

*** w97 1/11 pp. 30-31 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
Quando fu invitato a svolgere un servizio speciale insieme a Elia, Eliseo lasciò immediatamente il suo campo per servire il principale profeta di Israele. Evidentemente alcune delle sue mansioni erano umili, poiché divenne noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Nondimeno Eliseo considerava un privilegio il lavoro che svolgeva, e rimase lealmente al fianco di Elia.
Molti servitori di Dio oggi manifestano un simile spirito di abnegazione. Alcuni hanno lasciato i propri “campi”, i propri mezzi di sostentamento, per predicare la buona notizia in territori lontani o per servire come membri della famiglia Betel. Altri sono andati in paesi stranieri per lavorare alla realizzazione di progetti di costruzione della Società. Molti hanno accettato lavori che si potrebbero considerare umili. Ma nessuno che serve come schiavo di Geova svolge un servizio insignificante. Geova apprezza tutti coloro che lo servono volenterosamente e benedirà il loro spirito di sacrificio. — Marco 10:29, 30.

*** w97 1/11 p. 30 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
PER un giovane agricoltore di nome Eliseo quello che era iniziato come un normale giorno di aratura si rivelò il giorno più importante della sua vita. Mentre lavorava nel campo, Eliseo ricevette la visita inaspettata di Elia, il principale profeta di Israele. ‘Cosa vorrà da me?’, si sarà chiesto Eliseo. Non dovette attendere a lungo per avere la risposta. Elia gettò su Eliseo la sua veste ufficiale, indicando che un giorno sarebbe diventato il suo successore. Eliseo non prese alla leggera questo incarico. Lasciò subito il suo campo e diventò servitore di Elia. — 1 Re 19:19-21.

*** w90 1/9 p. 16 Imparerete dalle stagioni? ***
Quando fu chiamato per essere profeta, Eliseo stava partecipando a un grosso lavoro di aratura. Questo significa che era probabilmente il mese di tishri (settembre-ottobre), quando la calura estiva era passata. Le prime piogge avevano cominciato ad ammorbidire il suolo, rendendo possibile l’aratura e quindi la semina.

*** w90 1/9 p. 16 Imparerete dalle stagioni? ***
Supponiamo che leggiate l’episodio in cui Elia nomina colui che sarebbe divenuto il suo successore: “Trovò Eliseo figlio di Safat che arava con dodici paia di tori davanti a sé”. (1 Re 19:19)

*** it-1 p. 176 Aratura ***
Diversi uomini, ciascuno con una coppia o un giogo di buoi, potevano lavorare insieme e tracciare solchi paralleli stando l’uno un po’ dietro all’altro. Una volta, come si legge in 1 Re 19:19, Eliseo era il 12° e ultimo così che poté fermarsi senza intralciare altri dopo di lui. Egli abbandonò il campo e usò il suo aratro di legno come legna da ardere per offrire i tori in sacrificio. (1Re 19:21) W. M. Thomson (The Land and the Book, riveduto da J. Grande, 1910, p. 121) riferisce che un solo uomo poteva facilmente seminare il terreno arato da diversi uomini.

*** it-1 p. 812 Eliseo ***
ELISEO
[Dio è salvezza].
Figlio di Safat; profeta di Geova nel X e IX secolo a.E.V. e successore del profeta Elia. Geova aveva ordinato a Elia di ungere Eliseo di Abel-Meola. Trovato Eliseo che arava, Elia gettò su di lui la propria veste ufficiale, in segno della sua nomina. (1Re 19:16) Eliseo stava arando dietro a 12 paia di tori, “e lui col dodicesimo”. Nel XIX secolo William Thomson (The Land and the Book, 1887, p. 144) riferì che era consuetudine fra gli arabi lavorare insieme coi loro piccoli aratri, e un solo seminatore poteva facilmente seminare tutto il terreno che aravano in un giorno. Eliseo, essendo in coda, poteva fermarsi senza intralciare il lavoro degli altri. Il fatto che sacrificò una coppia di tori e usò gli attrezzi come combustibile dimostra la prontezza e la risolutezza di Eliseo, e il suo apprezzamento per la chiamata di Geova. Preparato un pasto, Eliseo seguì immediatamente Elia. — 1Re 19:19-21.

(1 RE 19:20)

“Allora egli lasciò i tori e correva dietro a Elia e diceva: “Ti prego, lasciami baciare mio padre e mia madre. Quindi certamente ti seguirò”. A ciò gli disse: “Va, torna; poiché cosa ti ho fatto?””

*** w97 1/11 pp. 30-31 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
Quando fu invitato a svolgere un servizio speciale insieme a Elia, Eliseo lasciò immediatamente il suo campo per servire il principale profeta di Israele. Evidentemente alcune delle sue mansioni erano umili, poiché divenne noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Nondimeno Eliseo considerava un privilegio il lavoro che svolgeva, e rimase lealmente al fianco di Elia.
Molti servitori di Dio oggi manifestano un simile spirito di abnegazione. Alcuni hanno lasciato i propri “campi”, i propri mezzi di sostentamento, per predicare la buona notizia in territori lontani o per servire come membri della famiglia Betel. Altri sono andati in paesi stranieri per lavorare alla realizzazione di progetti di costruzione della Società. Molti hanno accettato lavori che si potrebbero considerare umili. Ma nessuno che serve come schiavo di Geova svolge un servizio insignificante. Geova apprezza tutti coloro che lo servono volenterosamente e benedirà il loro spirito di sacrificio. — Marco 10:29, 30.

*** w97 1/11 p. 30 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
PER un giovane agricoltore di nome Eliseo quello che era iniziato come un normale giorno di aratura si rivelò il giorno più importante della sua vita. Mentre lavorava nel campo, Eliseo ricevette la visita inaspettata di Elia, il principale profeta di Israele. ‘Cosa vorrà da me?’, si sarà chiesto Eliseo. Non dovette attendere a lungo per avere la risposta. Elia gettò su Eliseo la sua veste ufficiale, indicando che un giorno sarebbe diventato il suo successore. Eliseo non prese alla leggera questo incarico. Lasciò subito il suo campo e diventò servitore di Elia. — 1 Re 19:19-21.

(1 RE 19:21)

“Così tornò dal seguirlo e quindi prese un paio di tori e li sacrificò, e con gli arnesi dei tori ne cosse la carne e la diede quindi al popolo, e mangiavano. Dopo ciò si levò e seguiva Elia e lo serviva.”

*** w97 1/11 p. 30 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
PER un giovane agricoltore di nome Eliseo quello che era iniziato come un normale giorno di aratura si rivelò il giorno più importante della sua vita. Mentre lavorava nel campo, Eliseo ricevette la visita inaspettata di Elia, il principale profeta di Israele. ‘Cosa vorrà da me?’, si sarà chiesto Eliseo. Non dovette attendere a lungo per avere la risposta. Elia gettò su Eliseo la sua veste ufficiale, indicando che un giorno sarebbe diventato il suo successore. Eliseo non prese alla leggera questo incarico. Lasciò subito il suo campo e diventò servitore di Elia. — 1 Re 19:19-21.

*** w97 1/11 pp. 30-31 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
Quando fu invitato a svolgere un servizio speciale insieme a Elia, Eliseo lasciò immediatamente il suo campo per servire il principale profeta di Israele. Evidentemente alcune delle sue mansioni erano umili, poiché divenne noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Nondimeno Eliseo considerava un privilegio il lavoro che svolgeva, e rimase lealmente al fianco di Elia.
Molti servitori di Dio oggi manifestano un simile spirito di abnegazione. Alcuni hanno lasciato i propri “campi”, i propri mezzi di sostentamento, per predicare la buona notizia in territori lontani o per servire come membri della famiglia Betel. Altri sono andati in paesi stranieri per lavorare alla realizzazione di progetti di costruzione della Società. Molti hanno accettato lavori che si potrebbero considerare umili. Ma nessuno che serve come schiavo di Geova svolge un servizio insignificante. Geova apprezza tutti coloro che lo servono volenterosamente e benedirà il loro spirito di sacrificio. — Marco 10:29, 30.

*** it-1 p. 812 Eliseo ***
ELISEO
[Dio è salvezza].
Figlio di Safat; profeta di Geova nel X e IX secolo a.E.V. e successore del profeta Elia. Geova aveva ordinato a Elia di ungere Eliseo di Abel-Meola. Trovato Eliseo che arava, Elia gettò su di lui la propria veste ufficiale, in segno della sua nomina. (1Re 19:16) Eliseo stava arando dietro a 12 paia di tori, “e lui col dodicesimo”. Nel XIX secolo William Thomson (The Land and the Book, 1887, p. 144) riferì che era consuetudine fra gli arabi lavorare insieme coi loro piccoli aratri, e un solo seminatore poteva facilmente seminare tutto il terreno che aravano in un giorno. Eliseo, essendo in coda, poteva fermarsi senza intralciare il lavoro degli altri. Il fatto che sacrificò una coppia di tori e usò gli attrezzi come combustibile dimostra la prontezza e la risolutezza di Eliseo, e il suo apprezzamento per la chiamata di Geova. Preparato un pasto, Eliseo seguì immediatamente Elia. — 1Re 19:19-21.

(1 RE 20:1)

“In quanto a Ben-Adad re di Siria, radunò tutte le sue forze militari e anche trentadue re con lui e cavalli e carri, e saliva e poneva l’assedio a Samaria e combatteva contro di essa.”

*** it-1 p. 311 Ben-Adad ***
2. La successiva menzione di un re di Siria chiamato Ben-Adad ha relazione con Acab re d’Israele (ca. 940-920 a.E.V.). Più o meno nel quinto anno prima della morte di Acab, “Ben-Adad re di Siria” guidò gli eserciti coalizzati di 32 re, evidentemente vassalli, contro Samaria, assediando la città e intimando al re Acab la resa incondizionata. (1Re 20:1-6) Acab chiamò a raccolta gli anziani del paese, che gli suggerirono di resistere. Poi mentre le forze sire si preparavano ad attaccare la città, e Ben-Adad e gli altri re bevevano fino a ubriacarsi nelle capanne che avevano eretto, Acab, seguendo il consiglio divino, adottò la strategia di attaccare di sorpresa l’accampamento dei siri e riuscì a sgominarli. — 1Re 20:7-21.

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Siria 1Re 20:1-6, 26; 2Re 12:17, 18; 16:5-9

(1 RE 20:11)

“A sua volta il re d’Israele rispose e disse: “Parlate[gli]: ‘Non si vanti chi si cinge come chi si slaccia’”.”

*** w05 1/7 p. 31 par. 10 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
20:11. Quando Ben-Adad disse che avrebbe distrutto Samaria, il re di Israele gli rispose: “Non si vanti chi si cinge [l’armatura per prepararsi alla battaglia] come chi [se la] slaccia” dopo essere tornato vittorioso. Quando ci accingiamo ad assolvere un incarico non dobbiamo sentirci troppo sicuri come fanno gli spacconi. — Proverbi 27:1; Giacomo 4:13-16.

*** it-1 p. 204 Armi, Armatura ***
Cintura. La cintura dei soldati d’un tempo era una fascia di cuoio portata intorno alla vita o ai fianchi. Era larga da 5 a 15 cm e spesso era costellata di borchie di ferro, argento o oro. Il guerriero vi appendeva la spada, e a volte la cintura era sostenuta da una bretella. (1Sa 18:4; 2Sa 20:8) Mentre la cintura slacciata indicava rilassatezza (1Re 20:11), cingersi i lombi o i fianchi significava essere pronti per l’azione o la battaglia. — Eso 12:11; 1Re 18:46; 1Pt 1:13, nt.

(1 RE 20:23)

“In quanto ai servitori del re di Siria, gli dissero: “Il loro Dio è un Dio dei monti. Perciò si sono mostrati più forti di noi. D’altra parte, combattiamo dunque contro di loro nella pianura [e vedrai] se non ci mostreremo più forti di loro.”

*** it-1 p. 451 Cavallo ***
I cavalli, comunque, non si prestano molto all’impiego militare su terreni impervi o di montagna. (Am 6:12) Così quando Acab re d’Israele sconfisse l’esercito siro, i servitori di Ben-Adad trovarono la scusa che ciò era successo perché l’Iddio d’Israele era “un Dio dei monti” e non dei bassopiani, dove cavalli e carri avevano libertà di movimento. Comunque, Geova diede a Israele la vittoria anche in pianura. — 1Re 20:23-29.

(1 RE 20:24)

“E fa questa cosa: Rimuovi i re ciascuno dal suo posto e metti dei governatori invece d’essi.”

*** it-1 p. 311 Ben-Adad ***
Le forze sire erano state riorganizzate e i 32 re sostituiti da governatori a capo delle truppe, evidentemente pensando che rispetto ai re, più indipendenti, i governatori sarebbero stati più uniti e ubbidienti nel combattere e forse avrebbero avuto anche un maggiore incentivo nella speranza di una promozione. Le teorie religiose e militari di Ben-Adad si mostrarono però vane contro l’esercito israelita che, pur essendo molto inferiore di numero, fu preavvertito dell’attacco da un profeta e aveva il sostegno del Re dell’universo, Geova Dio. Le forze sire furono sbaragliate e Ben-Adad fuggì ad Afec. Acab però lasciò in libertà questo pericoloso avversario, che gli promise: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai delle vie a Damasco come mio padre le assegnò a Samaria”. — 1Re 20:22-34.
È stato discusso ampiamente se questo Ben-Adad fosse lo stesso re di Siria contemporaneo di Baasa e di Asa o se fosse invece figlio o nipote di quel re. Per essere il Ben-Adad contemporaneo di Acab e anche di Ieoram (ca. 917-905 a.E.V.), Ben-Adad I (contemporaneo di Asa) avrebbe dovuto regnare 45 anni o più. Questo, naturalmente, non è impossibile.
Comunque, quelli che sostengono che il re di Siria contemporaneo di Acab si dovrebbe chiamare Ben-Adad II, indicano la già citata promessa fatta ad Acab da Ben-Adad. (1Re 20:34) A prima vista, sembra di capire che il padre di Ben-Adad si era impadronito di alcune città appartenenti a Omri, padre di Acab. Se però la conquista di cui si parla era quella effettuata da Ben-Adad I durante il regno di Baasa, Ben-Adad I sarebbe il padre (o forse semplicemente il predecessore) del Ben-Adad II del regno di Acab. Similmente il “padre” di Acab potrebbe essere un predecessore sul trono anche se non un antenato o consanguineo. — Vedi BALDASSARRE.
Nondimeno, il fatto che la promessa di Ben-Adad ad Acab menzionava Samaria sembrerebbe limitare la conquista sira delle città israelite al regno di Omri, dato che Samaria era stata costruita da lui ed era diventata poi la capitale d’Israele. Le “vie” assegnate dovevano servire a quanto pare per aprirvi bazar, o mercati, e favorire gli interessi commerciali.
Quali che fossero le circostanze e l’epoca della conquista delle città israelite, l’evidenza scritturale sembra indicare che un altro Ben-Adad regnava al tempo di Acab, e quindi si può chiamarlo Ben-Adad II. Pare che la promessa di Ben-Adad di restituire le città prese a Israele da suo padre non sia stata completamente mantenuta, infatti nell’ultimo anno del suo regno Acab re d’Israele fece alleanza con Giosafat nel vano tentativo di riprendere alla Siria Ramot-Galaad (a E del Giordano). Ben-Adad II è evidentemente l’anonimo “re di Siria” che in quella battaglia ordinò ai “trentadue capi dei carri” di concentrare l’attacco contro Acab. (1Re 22:31-37)

(1 RE 20:26)

“E al volgere dell’anno avvenne che Ben-Adad adunava i siri e saliva ad Afec per la battaglia contro Israele.”

*** g94 8/3 p. 29 Uno sguardo al mondo ***
Scoperta una città biblica
Secondo il quotidiano francese Le Figaro un’équipe di archeologi giapponesi avrebbe scoperto i resti di una delle cinque antiche città menzionate nella Bibbia con il nome di Afec. Per anni gli studiosi hanno tentato inutilmente di identificare questa antica città con il moderno villaggio di Afiq o Fiq, circa 5 chilometri a est del Mar di Galilea. L’archeologo Hiroshi Kanaseki, invece, crede che la scoperta di parte di un antico muro a ʽEn Gev, sulla riva del Mar di Galilea, dimostri che è qui che sorgeva questa particolare città di Afec. Questa città è menzionata nella Bibbia in 1 Re 20:26 come il luogo in cui il re siro Ben-Adad II fu sconfitto dagli eserciti israeliti al comando del re Acab.

*** it-1 p. 72 Afec ***
5. Città menzionata in 1 Re 20:26 come il luogo in cui fu sconfitto il siro Ben-Adad II. I siri in rotta si ritirarono nella città, ma le sue mura caddero su 27.000 di loro. (1Re 20:29, 30) Sembra dunque che si tratti della località che il profeta Eliseo indicò profeticamente al re Ioas, in cui i siri avrebbero subìto future sconfitte per mano degli israeliti. (2Re 13:17-19, 25) Alcuni studiosi collocherebbero l’Afec menzionata in questi versetti circa 5 km a E del Mar di Galilea, dove sorge attualmente il villaggio di Afiq o Fiq. Tuttavia, finora non vi sono state rinvenute rovine anteriori al IV secolo a.E.V. Invece presso la vicina ʽEn Gev sulla riva del Mar di Galilea sono stati scoperti resti di una grande città fortificata datati dal X all’VIII secolo a.E.V.

(1 RE 20:27)

“In quanto ai figli d’Israele, furono adunati e provvisti di vettovaglie e uscivano loro incontro; e i figli d’Israele si accamparono di fronte a loro come due sparuti greggi di capre, mentre i siri, da parte loro, riempivano la terra.”

*** it-1 p. 42 Acab ***
Le forze israelite avanzarono verso il campo di battaglia, ma sembravano “due sparuti greggi di capre” in confronto al grande accampamento siro. Rassicurate dalla promessa di Geova che la sua potenza non dipendeva dalla posizione geografica, le forze di Acab sbaragliarono il nemico. (1Re 20:26-30)

(1 RE 20:28)

“Quindi l’uomo del [vero] Dio si accostò e disse al re d’Israele, sì, continuò a dire: “Geova ha detto questo: ‘Per la ragione che i siri hanno detto: “Geova è un Dio dei monti, e non è un Dio dei bassopiani”, dovrò dare tutta questa grande folla nella tua mano, e certamente conoscerete che io sono Geova’”.”

*** it-1 p. 451 Cavallo ***
I cavalli, comunque, non si prestano molto all’impiego militare su terreni impervi o di montagna. (Am 6:12) Così quando Acab re d’Israele sconfisse l’esercito siro, i servitori di Ben-Adad trovarono la scusa che ciò era successo perché l’Iddio d’Israele era “un Dio dei monti” e non dei bassopiani, dove cavalli e carri avevano libertà di movimento. Comunque, Geova diede a Israele la vittoria anche in pianura. — 1Re 20:23-29.

(1 RE 20:31)

“Così i suoi servitori gli dissero: “Ecco, ora, abbiamo udito che i re della casa d’Israele sono re di amorevole benignità. Ti preghiamo, lascia che ci mettiamo sacco sui lombi e funi sulla testa, e usciamo verso il re d’Israele. Forse conserverà in vita la tua anima”.”

*** it-1 p. 244 Atteggiamenti e gesti ***
Inchinandosi si riconosceva anche la propria sconfitta. (Isa 60:14) I vinti potevano presentarsi al vincitore vestiti di sacco e, per di più, con funi sul capo per chiedere misericordia. (1Re 20:31, 32) Alcuni ritengono che le suddette funi fossero messe intorno al collo per indicare che erano prigionieri e sottomessi.

*** it-1 p. 565 Corda, Fune ***
Evidentemente per simboleggiare il loro stato di profonda prostrazione e umiliazione, i siri sconfitti si cinsero “i lombi di sacco, con funi sulla testa, e vennero dal re d’Israele”, Acab, supplicandolo di mostrarsi indulgente nei confronti del re siro Ben-Adad II. Forse ciascuno di loro portava una fune avvolta intorno al capo o al collo. — 1Re 20:31-34.

(1 RE 20:32)

“Si cinsero pertanto i lombi di sacco, con funi sulla testa, e vennero dal re d’Israele e dissero: “Il tuo servitore Ben-Adad ha detto: ‘Ti prego, lascia vivere la mia anima’”. A ciò egli disse: “È ancora vivo? È mio fratello”.”

*** it-1 p. 244 Atteggiamenti e gesti ***
Inchinandosi si riconosceva anche la propria sconfitta. (Isa 60:14) I vinti potevano presentarsi al vincitore vestiti di sacco e, per di più, con funi sul capo per chiedere misericordia. (1Re 20:31, 32) Alcuni ritengono che le suddette funi fossero messe intorno al collo per indicare che erano prigionieri e sottomessi.

(1 RE 20:34)

“[Ben-Adad] ora gli disse: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai delle vie a Damasco come mio padre le assegnò a Samaria”. “E in quanto a me, ti manderò via con un patto”. Allora concluse un patto con lui e lo mandò via.”

*** w05 1/7 p. 31 par. 1 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
20:34: Dopo che Geova ebbe dato ad Acab la vittoria sui siri, perché Acab risparmiò Ben-Adad, il loro re? Invece di abbatterlo, Acab concluse con lui un patto in virtù del quale alcune vie di Damasco, la capitale sira, sarebbero state assegnate ad Acab, evidentemente per potervi stabilire dei bazar, o mercati. In precedenza anche il padre di Ben-Adad si era assegnato alcune vie a Samaria per scopi commerciali. Quindi Ben-Adad fu liberato affinché Acab potesse promuovere interessi commerciali a Damasco.

*** it-1 p. 42 Acab ***
Tuttavia, proprio come Saul risparmiò l’amalechita Agag, così Acab lasciò in vita Ben-Adad e concluse con lui un patto secondo il quale le città conquistate sarebbero state restituite a Israele e alcune vie di Damasco sarebbero state cedute ad Acab, evidentemente per stabilirvi bazar o mercati che avrebbero promosso gli interessi commerciali di Acab nella capitale sira. (1Re 20:31-34) Come Saul, Acab fu condannato da Geova per questo, e una futura calamità fu predetta per lui e per il suo popolo. — 1Re 20:35-43.

*** it-1 p. 311 Ben-Adad ***
Le forze sire erano state riorganizzate e i 32 re sostituiti da governatori a capo delle truppe, evidentemente pensando che rispetto ai re, più indipendenti, i governatori sarebbero stati più uniti e ubbidienti nel combattere e forse avrebbero avuto anche un maggiore incentivo nella speranza di una promozione. Le teorie religiose e militari di Ben-Adad si mostrarono però vane contro l’esercito israelita che, pur essendo molto inferiore di numero, fu preavvertito dell’attacco da un profeta e aveva il sostegno del Re dell’universo, Geova Dio. Le forze sire furono sbaragliate e Ben-Adad fuggì ad Afec. Acab però lasciò in libertà questo pericoloso avversario, che gli promise: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai delle vie a Damasco come mio padre le assegnò a Samaria”. — 1Re 20:22-34.
È stato discusso ampiamente se questo Ben-Adad fosse lo stesso re di Siria contemporaneo di Baasa e di Asa o se fosse invece figlio o nipote di quel re. Per essere il Ben-Adad contemporaneo di Acab e anche di Ieoram (ca. 917-905 a.E.V.), Ben-Adad I (contemporaneo di Asa) avrebbe dovuto regnare 45 anni o più. Questo, naturalmente, non è impossibile.
Comunque, quelli che sostengono che il re di Siria contemporaneo di Acab si dovrebbe chiamare Ben-Adad II, indicano la già citata promessa fatta ad Acab da Ben-Adad. (1Re 20:34) A prima vista, sembra di capire che il padre di Ben-Adad si era impadronito di alcune città appartenenti a Omri, padre di Acab. Se però la conquista di cui si parla era quella effettuata da Ben-Adad I durante il regno di Baasa, Ben-Adad I sarebbe il padre (o forse semplicemente il predecessore) del Ben-Adad II del regno di Acab. Similmente il “padre” di Acab potrebbe essere un predecessore sul trono anche se non un antenato o consanguineo. — Vedi BALDASSARRE.
Nondimeno, il fatto che la promessa di Ben-Adad ad Acab menzionava Samaria sembrerebbe limitare la conquista sira delle città israelite al regno di Omri, dato che Samaria era stata costruita da lui ed era diventata poi la capitale d’Israele. Le “vie” assegnate dovevano servire a quanto pare per aprirvi bazar, o mercati, e favorire gli interessi commerciali.
Quali che fossero le circostanze e l’epoca della conquista delle città israelite, l’evidenza scritturale sembra indicare che un altro Ben-Adad regnava al tempo di Acab, e quindi si può chiamarlo Ben-Adad II. Pare che la promessa di Ben-Adad di restituire le città prese a Israele da suo padre non sia stata completamente mantenuta, infatti nell’ultimo anno del suo regno Acab re d’Israele fece alleanza con Giosafat nel vano tentativo di riprendere alla Siria Ramot-Galaad (a E del Giordano). Ben-Adad II è evidentemente l’anonimo “re di Siria” che in quella battaglia ordinò ai “trentadue capi dei carri” di concentrare l’attacco contro Acab. (1Re 22:31-37)

*** it-1 p. 640 Damasco ***
Le “vie” di Damasco che Ben-Adad II si offrì di cedere ad Acab servivano probabilmente per aprirvi bazar o mercati e promuovere gli interessi commerciali di Acab nella capitale sira. — 1Re 20:34.

*** it-2 p. 849 Samaria ***
Verso la fine del regno di Acab, il re siro Ben-Adad II assediò Samaria, giurando che l’avrebbe spogliata al punto che non ci sarebbe stata abbastanza polvere da riempire le mani degli uomini del suo esercito. Tuttavia Geova concesse agli israeliti la vittoria affinché Acab sapesse che Egli è l’Iddio Onnipotente. (1Re 20:1-21) In un secondo scontro avvenuto meno di un anno dopo Ben-Adad fu costretto alla resa; comunque Acab lo lasciò in vita in cambio della promessa che certe città sarebbero state restituite a Israele e certe ‘vie di Damasco sarebbero state assegnate’ ad Acab, come il padre di Ben-Adad si era assegnato alcune vie di Samaria. (1Re 20:26-34) Queste “vie” evidentemente erano servite per aprirvi bazar, o mercati, e promuovere gli interessi commerciali del padre di Ben-Adad. Ciò nonostante, Acab tornò a Samaria triste e abbattuto perché, dal momento che aveva risparmiato la vita di Ben-Adad, Geova gli disse che avrebbe perso la sua stessa vita. — 1Re 20:35-43.

*** it-2 p. 1054 Strada ***
Le “vie” di Damasco che Ben-Adad II offrì ad Acab evidentemente servivano per aprire bazar, o mercati, al fine di promuovere gli interessi commerciali di Acab nella capitale sira. (1Re 20:34)

(1 RE 20:35)

“E un certo uomo dei figli dei profeti disse al suo amico per la parola di Geova: “Colpiscimi, ti prego”. Ma l’uomo si rifiutò di colpirlo.”

*** it-2 p. 663 Profeta ***
Anche se spesso vivevano insieme e prendevano i pasti in comune, potevano ricevere singolarmente l’incarico di svolgere missioni profetiche. — 1Re 20:35-42;

(1 RE 20:40)

“E avvenne che mentre il tuo servitore era attivo qua e là, ebbene, quello stesso se n’era andato”. A ciò il re d’Israele gli disse: “Così è il tuo proprio giudizio. Tu stesso hai deciso”.”

*** it-1 p. 1263 Illustrazioni ***
(4) Anche quando vengono usate per impartire correzione, le illustrazioni possono servire ad allontanare i pregiudizi dell’ascoltatore, pregiudizi che ne offuscherebbero la mente, e permettere così di ottenere risultati migliori di quelli che si otterrebbero con una semplice affermazione. Tale fu il caso di Natan, che trovò un orecchio attento quando riprese il re Davide per il peccato riguardante Betsabea e Uria. (2Sa 12:1-14) Anche nel caso del malvagio re Acab un’illustrazione gli fece soppesare senza saperlo i princìpi che egli stesso aveva violato risparmiando disubbidientemente il re di Siria Ben-Adad, nemico di Dio, e gli fece emettere un giudizio a propria condanna. — 1Re 20:34, 38-43.

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