Punti notevoli del libro di: Secondo Cronache | Lettura della Bibbia: 2 Cronache

Punti notevoli della lettura della Bibbia: 2 Cronache | Testi spiegati e lezioni pratiche


CRONACHE, I LIBRI DELLE


Due libri ispirati delle Scritture Ebraiche che si ritiene formassero un solo volume nel canone ebraico originale. I masoreti li consideravano un’opera unica, e sono contati come un solo libro nel computo che vuole le Scritture Ebraiche suddivise in 22 o 24 libri, e come due in quello che porta i libri a 39. La divisione in due libri pare sia stata adottata dai traduttori della Settanta greca. Nei manoscritti ebraici questa divisione non compare fino al XV secolo. Nella Bibbia ebraica Cronache si trova alla fine della parte chiamata gli Scritti. Il nome ebraico, Divrèh Haiyamìm, significa “i fatti dei giorni”. Girolamo suggerì il nome Chronicon, da cui deriva “Cronache” nelle Bibbie italiane. Una cronaca è la narrazione storica di certi fatti nell’ordine in cui sono avvenuti. Il titolo greco (nella Settanta) è Paraleipomènon, che significa “cose tralasciate (non dette; omesse)”, con riferimento ai libri di Samuele e Re. Va comunque tenuto presente che le Cronache non sono affatto un semplice supplemento di questi libri.

SCHEMA DI SECONDO CRONACHE


Vivido compendio storico del periodo dei re della casa di Davide che dà risalto alle conseguenze dell’ubbidire e del disubbidire a Dio
In origine formava un unico rotolo con 1 Cronache

Regno di Salomone (1:1–9:31)

Sua sapienza e prosperità; poco saggiamente, però, Salomone acquista dall’Egitto molti cavalli e sposa la figlia del faraone
Costruzione del tempio; preghiera di dedicazione pronunciata da Salomone
Visita della regina di Saba

Avvenimenti relativi al regno di altri re davidici e loro esito (10:1–36:23)

In seguito all’aspra risposta di Roboamo, dieci tribù con a capo Geroboamo si separano e si danno all’adorazione dei vitelli; anche Roboamo abbandona la legge di Dio e viene dato in mano a Sisac, faraone d’Egitto
Poiché Abia confida in Geova, Giuda sconfigge l’esercito d’Israele che invece fa affidamento sulla superiorità numerica e sull’adorazione dei vitelli d’oro; 500.000 vengono uccisi
Quando Asa confida in Geova, un milione di etiopi invasori vengono sconfitti; Asa si allea stoltamente con la Siria e si adira per il rimprovero rivoltogli dal profeta di Geova
Giosafat istituisce un programma per insegnare la legge di Dio; poco saggiamente conclude un’alleanza matrimoniale con Acab
Moab, Ammon e Seir invadono Giuda; Giosafat chiede aiuto a Geova; viene ribadito che ‘la battaglia è di Dio!’
Ieoram (la cui moglie è la figlia di Acab e Izebel) agisce malvagiamente, come pure suo figlio Acazia; la sanguinaria Atalia, vedova di Ieoram, usurpa il trono
Ioas esordisce bene sotto l’influenza del sommo sacerdote Ieoiada; in seguito diviene apostata e fa lapidare il fedele Zaccaria
Amazia comincia bene, poi adora gli idoli di Seir; sconfitto da Israele, viene assassinato
Anche Uzzia inizia bene; in seguito tenta presuntuosamente di offrire incenso nel tempio e viene colpito dalla lebbra
Iotam agisce bene, ma il popolo agisce rovinosamente
Acaz si volge all’adorazione di Baal; la nazione ne soffre gravemente
Ezechia purifica il tempio; Sennacherib invade Giuda, schernisce Geova; Ezechia confida in Geova; 185.000 assiri vengono uccisi da un angelo
Manasse pratica sfacciatamente l’idolatria e sparge molto sangue innocente; fatto prigioniero dagli assiri, si pente e viene ristabilito sul suo trono da Geova
Amon segue il cattivo esempio di suo padre Manasse; non si umilia
Giosia attua una zelante riforma religiosa e fa restaurare il tempio; insiste a combattere contro il faraone Neco e viene ucciso
Ioacaz regna per breve tempo, poi viene portato prigioniero in Egitto
Ioiachim agisce in maniera detestabile; gli succede il figlio Ioiachin, che viene portato prigioniero a Babilonia
Sedechia si ribella al giogo babilonese; i giudei vengono portati in esilio; il paese giace desolato per 70 anni
Ciro il Persiano emana il decreto che autorizza gli ebrei a fare ritorno a Gerusalemme per riedificare il tempio

23 nov. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 1-5


(2 CRONACHE 1:11)

“Quindi Dio disse a Salomone: “Per la ragione che hai mostrato di avere a cuore questo e non hai chiesto ricchezze, possedimenti materiali e onore o l’anima di quelli che ti odiano, né mi hai chiesto molti giorni, ma chiedi per te stesso sapienza e conoscenza per giudicare il mio popolo sul quale ti ho fatto re,”

*** w05 1/12 p. 19 par. 6 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
1:11, 12. Con la sua richiesta il re Salomone mostrò a Geova che desiderava ardentemente acquistare sapienza e conoscenza. Con le preghiere che rivolgiamo a Dio riveliamo cosa desideriamo ardentemente. È saggio analizzarne il contenuto.

(2 CRONACHE 1:17)

“E di solito facevano salire ed esportavano dall’Egitto un carro per seicento pezzi d’argento e un cavallo per centocinquanta; e si faceva in questo modo per tutti i re degli ittiti e i re della Siria. Era per mezzo d’essi che facevano l’esportazione.”

*** it-1 p. 452 Cavallo ***
Durante il regno di Salomone, i commercianti del re trafficavano in cavalli e carri. Il prezzo di un cavallo era di 150 pezzi d’argento (513.000 lire, se i pezzi d’argento erano sicli), e il prezzo di un carro era di 600 pezzi d’argento (2.052.000 lire, se si trattava di sicli). — 1Re 10:28, 29; 2Cr 1:16, 17.

(2 CRONACHE 2:8)

“E mandami legname di cedro, ginepro e algum dal Libano, poiché io stesso so bene che i tuoi servitori sono esperti nel tagliare gli alberi del Libano (ed ecco, i miei servitori sono insieme ai tuoi servitori),”

*** it-1 p. 92 Algum ***
ALGUM
(àlgum) [ebr. ʼalgummìm (2Cr 2:8; 9:10, 11); ʼalmuggìm (1Re 10:11, 12)].
Albero incluso nella richiesta di legname fatta da Salomone a Hiram re di Tiro per la costruzione del tempio, e che servì per fare scale e sostegni e anche arpe e strumenti a corda.
Benché non si possa affermarlo con certezza, l’albero di algum è tradizionalmente lo Pterocarpus santalinus, da cui si ottiene il legno di sandalo rosso, oggi presente in India e a Ceylon; altri invece propendono per il Santalum album, da cui si ottiene il sandalo bianco, forse a motivo della dichiarazione di Giuseppe Flavio secondo cui è simile a legno di pino “ma . . . più bianco e più lucido”. (Antichità giudaiche, VIII, 177 [vii, 1]) L’albero che fornisce il sandalo rosso raggiunge altezze di 7,5-9 m e il suo legno è duro, di grana fine, bruno rossiccio e può essere finemente levigato. È ritenuto adatto per fare strumenti musicali del tipo menzionato nella Bibbia. Il legno ha un odore piacevole ed è molto resistente agli insetti.
Attualmente non cresce nel Libano. Comunque la Bibbia non precisa se gli alberi di “algum” fossero originari del Libano o meno. Ad ogni modo Hiram in seguito ritenne opportuno importarli da Ofir dove il legname poteva essere stato importato, dato che Ofir era un centro di scambi fra India, Egitto e altri paesi dell’Africa. (1Re 10:11, 22) La rarità e preziosità del legno consegnato da Hiram è evidente dall’affermazione che “legname di alberi di algum simile a questo non è più venuto né si è più visto fino a questo giorno”. — 1Re 10:12.

(2 CRONACHE 2:10)

“Ed ecco, ai raccoglitori di legname, ai tagliatori degli alberi, do in effetti frumento come cibo per i tuoi servitori, ventimila cor, e ventimila cor d’orzo, e ventimila bat di vino e ventimila bat d’olio”.”

*** it-2 pp. 449-450 Orzo ***
Salomone fornì a Hiram 20.000 cor (44.000 hl d’orzo), insieme a un analogo quantitativo di frumento, e grosse quantità di olio e di vino come provviste per i servitori del re di Tiro che stavano preparando i materiali per il tempio. (2Cr 2:10, 15)

(2 CRONACHE 2:13)

“E ora in effetti ti mando un uomo abile, esperto in intendimento, che appartiene a Hiram-Abi,”

*** it-1 p. 1223 Hiram ***
2. Esperto artigiano che fece molti degli arredi del tempio di Salomone. Suo padre era di Tiro, mentre sua madre era una vedova “della tribù di Neftali” (1Re 7:13, 14), “dei figli di Dan”. (2Cr 2:13, 14) Questa apparente discrepanza si risolve se si suppone, come fanno alcuni studiosi, che essa fosse per nascita della tribù di Dan e che, rimasta vedova di un primo marito della tribù di Neftali, si fosse quindi risposata con uno di Tiro.
Hiram, il re di Tiro (n. 1), mandò questo Hiram a sorvegliare i lavori di costruzione di Salomone a motivo della sua abilità ed esperienza nel lavorare materiali come oro, argento, rame, ferro, pietra e legno. Hiram era inoltre insolitamente abile nella tintura, nell’incisione e nel fare progetti di ogni sorta. Sin dall’infanzia doveva aver fatto esperienza tecnica nelle arti decorative dell’epoca lavorando col padre originario di Tiro, egli stesso esperto nel lavorare il rame. — 1Re 7:13-45; 2Cr 2:13, 14; 4:11-16.
Il re di Tiro chiama evidentemente quest’uomo Hiram-Abi, appellativo che alla lettera significa “Hiram mio padre”. (2Cr 2:13) Con questo il re non voleva dire che Hiram fosse letteralmente suo padre, ma forse che era il “consigliere” o l’“artefice” del re.

*** it-1 p. 1223 Hiram-Abi ***
HIRAM-ABI
(Hìram-Abi) [Hiram mio padre].
Appellativo dato all’“uomo abile” inviato dal re di Tiro per fare gli arredi del tempio di Salomone. Hiram è detto “padre” probabilmente nel senso di artefice. — 2Cr 2:13; vedi HIRAM n. 2.

(2 CRONACHE 2:14)

“figlio di una donna dei figli di Dan ma il cui padre era un uomo di Tiro, esperto, per lavorare in oro e in argento, in rame, in ferro, in pietra e in legno, in lana tinta di porpora rossiccia, in filo turchino e in tessuto fine e in cremisi e nell’incidere ogni sorta di incisione e nell’ideare ogni sorta di progetto che gli si dia insieme ai tuoi propri uomini abili e agli uomini abili del mio signore Davide tuo padre.”

*** w05 1/12 p. 19 par. 1 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
2:14: Perché la linea di discendenza dell’artigiano di cui si parla qui è diversa da quella che si trova in 1 Re 7:14? Il libro di Primo Re, riferendosi alla madre dell’artigiano, dice che era una “vedova della tribù di Neftali” perché aveva sposato un uomo di quella tribù. La donna, però, era della tribù di Dan. Dopo la morte del marito aveva sposato un uomo di Tiro, e l’artigiano era nato da quel matrimonio.

*** it-1 p. 1223 Hiram ***
2. Esperto artigiano che fece molti degli arredi del tempio di Salomone. Suo padre era di Tiro, mentre sua madre era una vedova “della tribù di Neftali” (1Re 7:13, 14), “dei figli di Dan”. (2Cr 2:13, 14) Questa apparente discrepanza si risolve se si suppone, come fanno alcuni studiosi, che essa fosse per nascita della tribù di Dan e che, rimasta vedova di un primo marito della tribù di Neftali, si fosse quindi risposata con uno di Tiro.
Hiram, il re di Tiro (n. 1), mandò questo Hiram a sorvegliare i lavori di costruzione di Salomone a motivo della sua abilità ed esperienza nel lavorare materiali come oro, argento, rame, ferro, pietra e legno. Hiram era inoltre insolitamente abile nella tintura, nell’incisione e nel fare progetti di ogni sorta. Sin dall’infanzia doveva aver fatto esperienza tecnica nelle arti decorative dell’epoca lavorando col padre originario di Tiro, egli stesso esperto nel lavorare il rame. — 1Re 7:13-45; 2Cr 2:13, 14; 4:11-16.

(2 CRONACHE 2:16)

“In quanto a noi stessi, taglieremo alberi dal Libano secondo tutto il tuo bisogno, e li porteremo come zattere per mare a Ioppe, e tu, da parte tua, li trasporterai a Gerusalemme”.”

*** w89 1/9 p. 16 Ioppe: importante porto dell’antichità ***
Nell’offrire aiuto a Salomone per la costruzione del tempio, Hiram re di Tiro disse: “Porteremo [alberi dal Libano] come zattere per mare a Ioppe, e tu, da parte tua, li trasporterai a Gerusalemme”. (2 Cronache 2:1, 11, 16) Queste zattere saranno salpate dai porti fenici di Tiro o Sidone. (Isaia 23:1, 2; Ezechiele 27:8, 9) Oltrepassato il Carmelo, le zattere di cedro arrivarono a Ioppe. Di lì i cedri poterono essere trasportati a Gerusalemme, 55 chilometri a est/sud-est.

(2 CRONACHE 2:18)

“Fece dunque settantamila d’essi portatori di pesi e ottantamila tagliatori [di pietre] sul monte e tremilaseicento sorveglianti per tenere il popolo in servizio.”

*** w05 1/12 p. 19 par. 2 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
2:18; 8:10: In questi versetti si legge che il numero dei delegati che facevano da sorveglianti e soprintendenti alla manodopera era di 3.600 più 250, mentre stando a 1 Re 5:16 e 9:23, era di 3.300 più 550. Perché le cifre differiscono? A quanto sembra la differenza è dovuta al modo in cui vengono classificati i delegati. Forse Secondo Cronache fa una distinzione fra i 3.600 delegati non israeliti e i 250 delegati israeliti, mentre Primo Re distingue i 3.300 soprintendenti dai 550 sorveglianti in capo di grado superiore. Comunque sia, il numero complessivo di coloro che servivano come delegati era di 3.850.

*** it-1 p. 672 Delegato ***
“Delegati principeschi” prestavano inoltre servizio come capisquadra e sorveglianti della manodopera impegnata nei lavori di costruzione durante il regno di Salomone. Sembra che quanto si legge in 1 Re e 2 Cronache a proposito di questi delegati differisca solo nel modo di classificarli. Infatti il primo ne elenca 3.300 più 550 per un totale di 3.850 (1Re 5:16; 9:23), e il secondo 3.600 più 250, sempre per un totale di 3.850. (2Cr 2:18; 8:10) Alcuni studiosi (Ewald, Keil, Michaelis) sono del parere che le cifre di Cronache si riferiscano ai 3.600 delegati non israeliti e ai 250 israeliti, mentre in Re venga fatta una distinzione fra 3.300 capisquadra subordinati e 550 sorveglianti in capo, fra cui erano inclusi 300 non israeliti.

(2 CRONACHE 3:3)

“E Salomone pose queste cose come fondamento per edificare la casa del [vero] Dio, essendo la lunghezza in cubiti, secondo la misura precedente, di sessanta cubiti, e la larghezza di venti cubiti.”

*** it-2 p. 1085 Tempio ***
Lunghezza del “cubito” usato. Nella trattazione che segue le misure dei tre templi costruiti rispettivamente da Salomone, Zorobabele ed Erode, sono calcolate in base al cubito di 44,5 cm. Tuttavia è possibile che sia stato usato il cubito lungo, pari a circa 51,8 cm. — Cfr. 2Cr 3:3 (dov’è menzionata una “lunghezza in cubiti, secondo la misura precedente”, che poteva essere più lunga del cubito entrato nell’uso comune) ed Ez 40:5; vedi CUBITO.

(2 CRONACHE 3:4)

“E il portico che era di fronte alla lunghezza era di venti cubiti di fronte alla larghezza della casa, e la sua altezza era centoventi; e lo rivestiva di dentro d’oro puro.”

*** it-2 p. 619 Portico ***
Nel tempio di Salomone. Benché le parti principali del tempio fossero il Santo e il Santissimo, davanti al Santo (verso E) c’era un imponente portico che serviva come ingresso del tempio. Il portico misurava 20 cubiti (8,9 m) in lunghezza (lungo la facciata del tempio) ed era profondo 10 cubiti (4,5 m). (1Re 6:3) Era alto ben 120 cubiti (53,4 m). L’altezza di questo portico o atrio è indicata in 2 Cronache 3:4 insieme ad altre misure della casa, misure che sono generalmente accettate e che corrispondono a quelle indicate in 1 Re. (Cfr. 2Cr 3:3, 4 con 1Re 6:2, 3, 17, 20). Il portico doveva quindi avere l’aspetto di una torre, evidentemente a pianta rettangolare, molto più alta del resto del tempio.

(2 CRONACHE 3:6)

“Inoltre, rivestì la casa di pietra preziosa, per bellezza; e l’oro era oro del paese dell’oro.”

*** it-1 p. 1120 Gioielli e pietre preziose ***
Quando costruì il tempio, per abbellirlo Salomone “rivestì la casa di pietra preziosa”, cioè la costellò di pietre preziose. — 2Cr 3:6.

(2 CRONACHE 4:1)

“Fece quindi l’altare di rame; la sua lunghezza era di venti cubiti, e la larghezza di venti cubiti, e l’altezza di dieci cubiti.”

*** it-1 p. 97 Altare ***
Altari del tempio. Prima dell’inaugurazione del tempio di Salomone, l’altare di rame costruito nel deserto era servito per offrire i sacrifici di Israele presso l’alto luogo di Gabaon. (1Re 3:4; 1Cr 16:39, 40; 21:29, 30; 2Cr 1:3-6) L’altare di rame costruito poi per il tempio occupava un’area 16 volte più grande di quello del tabernacolo, poiché misurava 8,9 m per lato ed era alto 4,5 m circa. (2Cr 4:1) Data l’altezza era necessaria una via d’accesso. La legge di Dio proibiva l’uso di gradini presso l’altare per non esporre la nudità. (Eso 20:26) Alcuni ritengono che le mutande di lino indossate da Aaronne e dai suoi figli servissero a ottemperare a questo comando e quindi consentissero l’uso di gradini. (Eso 28:42, 43) Comunque sembra probabile che si accedesse alla parte superiore dell’altare dell’olocausto mediante una rampa inclinata. Giuseppe Flavio (Guerra giudaica, V, 225 [v, 6]) indica che una simile via d’accesso era usata per l’altare del tempio costruito più tardi da Erode. Se la disposizione dell’altare del tempio seguiva quella del tabernacolo, la rampa si trovava probabilmente sul lato S dell’altare. “Il mare di metallo fuso”, dove i sacerdoti si lavavano, doveva essere vicino poiché si trovava anch’esso verso S. (2Cr 4:2-5, 9, 10) Sotto altri aspetti l’altare costruito per il tempio sembra seguisse il modello di quello del tabernacolo e non ne è fatta una descrizione particolareggiata.

(2 CRONACHE 4:2)

“E faceva il mare di metallo fuso di dieci cubiti da un suo orlo all’altro suo orlo, circolare tutt’intorno, e la sua altezza era di cinque cubiti, e per circondarlo tutt’intorno ci voleva una corda di trenta cubiti.”

*** it-1 p. 278 Bacino, Catino ***
Un altro grosso bacino era il grande mare di metallo fuso, riccamente decorato, che poggiava su 12 tori forgiati ed era collocato “al lato destro, ad est, verso [il] sud” della casa. Vi era contenuta l’acqua utilizzata dai sacerdoti. Aveva forma circolare e misurava 10 cubiti (ca. 4,5 m) da orlo a orlo e 5 cubiti (ca. 2,2 m) in altezza. — 2Cr 4:2-6, 10.

(2 CRONACHE 4:3)

“E sotto di esso c’era all’intorno la somiglianza di ornamenti a forma di cucurbite, che lo circondavano, dieci per cubito, attorniando il mare tutt’intorno. Gli ornamenti a forma di cucurbite erano in due file, fusi nella sua fusione.”

*** it-2 p. 1241 Zucca ***
Gli ornamenti a forma di cucurbite (ebr. peqaʽìm) che adornavano il mare di metallo fuso e i pannelli di cedro all’interno del tempio di Salomone potevano essere rotondi come il frutto della coloquintide. — 1Re 6:18; 7:24; 2Cr 4:3.

(2 CRONACHE 4:4)

“Esso poggiava su dodici tori, tre rivolti a nord e tre rivolti a ovest e tre rivolti a sud e tre rivolti a est; e il mare era sopra di essi, e tutte le loro parti posteriori erano verso l’interno.”

*** w05 1/12 p. 19 par. 3 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
4:2-4: Perché fu scelto di rappresentare dei tori alla base del mare di metallo fuso? Nelle Scritture il toro è simbolo di forza. (Ezechiele 1:10; Rivelazione [Apocalisse] 4:6, 7) La scelta del toro è appropriata perché i 12 tori di rame sostenevano l’enorme “mare”, che pesava sulle 27 tonnellate. Che si facessero dei tori a questo scopo non andava assolutamente contro il secondo comandamento, che vietava di fare oggetti da adorare. — Esodo 20:4, 5.

(2 CRONACHE 4:5)

“E il suo spessore era di un palmo; e il suo orlo era simile alla fattura dell’orlo di un calice, un fiore di giglio. Come recipiente, poteva contenere tremila bat.”

*** w08 1/2 p. 15 Lo sapevate? ***
Quale capacità aveva il mare di metallo fuso del tempio di Salomone?
Primo Re 7:26 dice che quel mare “conteneva duemila bat” d’acqua perché fosse utilizzata dai sacerdoti, mentre il brano parallelo di 2 Cronache 4:5 dice che poteva contenere “tremila bat”. Questa differenza sarebbe secondo alcuni il risultato di un errore di trascrizione nel brano di Cronache.
Comunque, la Traduzione del Nuovo Mondo ci permette di capire come si possono conciliare i due brani. In 1 Re 7:26 si legge: “Conteneva duemila bat”. In 2 Cronache 4:5 si legge invece: “Come recipiente, poteva contenere tremila bat”. Secondo Cronache 4:5 si riferisce quindi all’effettiva capacità del bacino del tempio, l’acqua che poteva contenere, mentre 1 Re 7:26 indica la quantità d’acqua che solitamente veniva tenuta nel bacino del tempio. In altri termini, il bacino non veniva mai riempito fino all’orlo. Sembra che di solito venissero utilizzati solo due terzi della sua capacità.

*** w05 1/12 p. 19 par. 4 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
4:5: Qual era la capacità complessiva del mare di metallo fuso? Quando era pieno, il mare poteva contenere tremila bat, o circa 66.000 litri d’acqua. È probabile, però, che normalmente fosse pieno per circa due terzi della sua capacità. Primo Re 7:26 dice: “[Il mare] conteneva duemila bat [44.000 litri]”.

*** it-2 pp. 216-217 Mare di metallo fuso ***
L’orlo del mare era simile al calice di un giglio. Poiché quell’enorme bacino di rame aveva lo spessore di “un palmo [7,4 cm]”, poteva pesare sulle 27 tonnellate. (1Re 7:24-26) Tale ingente quantità di rame era frutto delle conquiste del re Davide in Siria. (1Cr 18:6-8) La fusione era stata fatta in una forma d’argilla nella zona del Giordano ed era stata senza dubbio una notevole impresa. — 1Re 7:44-46.
Capacità. In 1 Re 7:26 si legge che il mare “conteneva duemila bat” d’acqua, mentre nell’analogo brano di 2 Cronache 4:5 viene detto che ‘conteneva tremila bat’. Alcuni sostengono che la differenza sia dovuta a un errore di trascrizione nel brano di Cronache. Tuttavia, anche se in entrambi i casi ricorre lo stesso verbo ebraico che significa “contenere”, la sua traduzione consente una certa elasticità. Infatti alcune traduzioni in 1 Re 7:26 indicano che “conteneva” 2.000 bat d’acqua, mentre in 2 Cronache 4:5 precisano che ne “poteva contenere” 3.000. (Ga, NM, VR) Si comprende dunque che in 1 Re è indicata la quantità d’acqua che normalmente veniva tenuta nel bacino, mentre in 2 Cronache è indicata l’effettiva capacità del recipiente, pieno fino all’orlo.
C’è ragione di ritenere che anticamente il “bat” equivalesse a 22 litri circa; quindi, se era pieno per due terzi della sua capacità, il mare normalmente avrebbe contenuto sui 44.000 litri d’acqua. Per avere la capacità indicata, anziché cilindrico doveva essere piuttosto arrotondato, a forma di bulbo. Un recipiente di tale forma e delle dimensioni menzionate sopra poteva contenere anche sui 66.000 litri. Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo E.V., nel descrivere il mare dice che era “emisferico” e indica che era situato fra l’altare degli olocausti e l’edificio del tempio, un po’ a S. — Antichità giudaiche, VIII, 79 (iii, 5); VIII, 86 (iii, 6).

(2 CRONACHE 4:6)

“Inoltre, fece dieci bacini, e ne mise cinque a destra e cinque a sinistra, per lavare in essi. Vi sciacquavano le cose che avevano a che fare con l’olocausto. Ma il mare era perché vi si lavassero i sacerdoti.”

*** it-1 p. 278 Bacino, Catino ***
Per il bacino del tabernacolo è usato il termine ebraico kiyòhr (o kiyòr), che significa “bacino” o “lavabo”. (Eso 35:16, nt.) Esso è anche usato per i dieci bacini fatti fare da Salomone per il tempio, nei quali si sciacquavano le cose che avevano a che fare con l’olocausto. — 2Cr 4:6, 14.

(2 CRONACHE 4:16)

“e i recipienti e le palette e i forchettoni e tutti i loro utensili Hiram-Abiv fece per il re Salomone per la casa di Geova, di rame lucidato.”

*** it-1 p. 1223 Hiram ***
Sembra che anche l’espressione Hiram-Abiv (lett. “Hiram suo padre”) voglia dire ‘Hiram è il suo artefice’, cioè l’artefice del re. — 2Cr 4:16.

*** it-1 p. 1223 Hiram-Abiv ***
HIRAM-ABIV
(Hìram-Abìv) [Hiram suo padre].
Appellativo dato all’abile artigiano mandato da Tiro a soprintendere alla fabbricazione degli arredi del tempio di Salomone. Hiram sembra sia chiamato “padre” non in senso letterale, ma nel senso di artefice. — 2Cr 4:16; vedi HIRAM n. 2.

(2 CRONACHE 5:2)

“Fu allora che Salomone congregava gli anziani d’Israele e tutti i capi delle tribù, i capi principali delle case paterne dei figli d’Israele, a Gerusalemme, per far salire l’arca del patto di Geova dalla Città di Davide, vale a dire Sion.”

*** it-1 p. 151 Anziano ***
Le espressioni “tutto Israele, i suoi anziani e i suoi capi e i suoi giudici e i suoi ufficiali” (Gsè 23:2; 24:1), “gli anziani d’Israele e tutti i capi delle tribù, i capi principali delle case paterne” (2Cr 5:2), non vogliono dire che “capi delle tribù”, “giudici”, “ufficiali” e “capi principali” fossero distinti dagli “anziani”, ma indicano piuttosto che quelli così designati ricoprivano tali singoli incarichi entro il corpo degli anziani. — Cfr. 2Re 19:2; Mr 15:1.

(2 CRONACHE 5:10)

“Nell’Arca non c’era nulla salvo le due tavolette che Mosè aveva dato in Horeb, quando Geova aveva fatto il patto con i figli d’Israele mentre uscivano dall’Egitto.”

*** w06 15/1 p. 31 Domande dai lettori ***
Domande dai lettori
L’arca del patto conteneva solo le due tavolette di pietra o anche altre cose?
All’epoca della dedicazione del tempio di Salomone nel 1026 a.E.V., “nell’Arca non c’era nulla salvo le due tavolette che Mosè aveva dato in Horeb, quando Geova aveva fatto il patto con i figli d’Israele mentre uscivano dall’Egitto”. (2 Cronache 5:10) Ma non fu sempre così.
‘Il terzo mese da che erano usciti dal paese d’Egitto’, i figli d’Israele giunsero nel deserto del Sinai. (Esodo 19:1, 2) Dopo di che Mosè salì sul monte Sinai e ricevette le due tavolette di pietra della Legge. Mosè racconta: “Quindi mi voltai e scesi dal monte e posi le tavolette nell’arca che avevo fatto, affinché vi rimanessero, proprio come Geova mi aveva comandato”. (Deuteronomio 10:5) Si trattava di un’arca o di una cassetta provvisoria che Geova aveva detto a Mosè di costruire per riporvi le tavolette della Legge. (Deuteronomio 10:1) L’arca del patto non fu pronta che verso la fine del 1513 a.E.V.
Poco dopo la liberazione dall’Egitto gli israeliti cominciarono a mormorare per il cibo. Quindi Geova provvide loro la manna. (Esodo 12:17, 18; 16:1-5) A quel tempo Mosè comandò ad Aaronne: “Prendi una giara e mettivi un intero omer di manna e depositala dinanzi a Geova come qualcosa da conservare per tutte le vostre generazioni”. La narrazione prosegue: “Proprio come Geova aveva comandato a Mosè, Aaronne la depositava davanti alla Testimonianza [l’archivio in cui erano custoditi importanti documenti] come qualcosa da conservare”. (Esodo 16:33, 34) Sicuramente Aaronne raccolse la manna in una giara a quel tempo, ma la pose davanti alla Testimonianza solo quando Mosè ebbe fatto l’Arca e vi ebbe messo le tavolette.
Come abbiamo detto, l’arca del patto fu costruita verso la fine del 1513 a.E.V. La verga di Aaronne fu posta in quell’Arca solo molto più tardi, dopo la ribellione di Cora e di altri. L’apostolo Paolo menziona “l’arca del patto . . . nella quale erano una giara d’oro contenente la manna e la verga di Aaronne che germogliò e le tavolette del patto”. — Ebrei 9:4.
La manna fu provveduta da Dio nei 40 anni trascorsi dagli israeliti nel deserto. Smise di essere provveduta quando cominciarono a ‘mangiare del prodotto del paese’ promesso loro. (Giosuè 5:11, 12) La verga di Aaronne fu posta nell’arca del patto per uno scopo: servire come segno o testimonianza contro la generazione ribelle, il che fa pensare che la verga sia rimasta lì almeno per tutta la durata del viaggio nel deserto. Pare quindi logico concludere che la verga di Aaronne e la giara d’oro con la manna siano state tolte dall’arca del patto qualche tempo dopo che Israele era entrato nella Terra Promessa e prima della dedicazione del tempio di Salomone.

*** it-1 p. 179 Arca del patto ***
L’Arca serviva come archivio santo per conservare la testimonianza o sacri rammemoratori, principalmente le due tavolette della testimonianza o Dieci Comandamenti. (Eso 25:16) Una “giara d’oro contenente la manna e la verga di Aaronne che germogliò”, messe in seguito nell’Arca, furono tolte qualche tempo prima dell’erezione del tempio di Salomone. (Eb 9:4; Eso 16:32-34; Nu 17:10; 1Re 8:9; 2Cr 5:10)

(2 CRONACHE 5:13)

“e avvenne che appena i trombettieri e i cantori furono come uno solo nel far udire un unico suono nel lodare e ringraziare Geova, e appena elevarono il suono con le trombe e con i cembali e con gli strumenti per il canto e con la lode a Geova, “poiché egli è buono, poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito”, la casa stessa si riempì di una nuvola, la medesima casa di Geova,”

*** w94 1/5 p. 10 par. 7 Cantate lodi a Geova ***
Anche quando il re Salomone dedicò il tempio di Gerusalemme vennero cantate lodi a Geova con l’accompagnamento di musica strumentale. In 2 Cronache 5:13, 14 si legge: “Avvenne che appena i trombettieri e i cantori furono come uno solo nel far udire un unico suono nel lodare e ringraziare Geova, e appena elevarono il suono con le trombe e con i cembali e con gli strumenti per il canto e con la lode a Geova, ‘poiché egli è buono, poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito’, la casa stessa si riempì di una nuvola, la medesima casa di Geova, e i sacerdoti non potevano stare a servire a causa della nuvola; poiché la gloria di Geova riempì la casa del vero Dio”. Cosa mostra questo? Che, come indicato dalla presenza della nuvola soprannaturale, Geova ascoltava quelle melodiose lodi e se ne compiaceva.

(2 CRONACHE 5:14)

“e i sacerdoti non potevano stare a servire a causa della nuvola; poiché la gloria di Geova riempì la casa del [vero] Dio.”

*** w94 1/5 p. 10 par. 7 Cantate lodi a Geova ***
Anche quando il re Salomone dedicò il tempio di Gerusalemme vennero cantate lodi a Geova con l’accompagnamento di musica strumentale. In 2 Cronache 5:13, 14 si legge: “Avvenne che appena i trombettieri e i cantori furono come uno solo nel far udire un unico suono nel lodare e ringraziare Geova, e appena elevarono il suono con le trombe e con i cembali e con gli strumenti per il canto e con la lode a Geova, ‘poiché egli è buono, poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito’, la casa stessa si riempì di una nuvola, la medesima casa di Geova, e i sacerdoti non potevano stare a servire a causa della nuvola; poiché la gloria di Geova riempì la casa del vero Dio”. Cosa mostra questo? Che, come indicato dalla presenza della nuvola soprannaturale, Geova ascoltava quelle melodiose lodi e se ne compiaceva.

30 nov. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 6-9


(2 CRONACHE 6:4)

“E diceva: “Benedetto sia Geova l’Iddio d’Israele, che parlò con la sua propria bocca a Davide mio padre, e con le sue proprie mani ha dato compimento, dicendo:”

*** w05 1/12 p. 19 par. 7 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
6:4. Il sincero apprezzamento per la sua amorevole benignità e la sua bontà dovrebbe spingerci a benedire Geova, cioè a lodarlo con affetto e gratitudine.

(2 CRONACHE 6:29)

“qualunque preghiera, qualunque richiesta di favore venga fatta da parte di qualsiasi uomo o di tutto il tuo popolo Israele, perché conoscono ciascuno la sua propria piaga e il suo proprio dolore; quando realmente stende le palme delle mani verso questa casa,”

*** w10 1/12 p. 11 Conosce “il cuore dei figli del genere umano” ***
Accostiamoci a Dio
Conosce “il cuore dei figli del genere umano”
2 CRONACHE 6:29, 30
CHI di noi, una volta o l’altra, non si è sentito schiacciato dai problemi della vita? A volte può sembrare che nessuno capisca fino in fondo le difficoltà che incontriamo o il dolore che proviamo. Eppure c’è qualcuno che comprende perfettamente i nostri sentimenti: Geova Dio. È questo il senso delle confortanti parole di Salomone riportate in 2 Cronache 6:29, 30.
Salomone sta pronunciando una preghiera durante l’inaugurazione del tempio di Gerusalemme nel 1026 a.E.V. In questa preghiera, durata forse una decina di minuti, Salomone esalta Geova perché è un Dio leale, che mantiene le promesse e ascolta le preghiere. — 1 Re 8:23-53; 2 Cronache 6:14-42.
Salomone implora Dio di ascoltare le suppliche dei suoi adoratori. (Versetto 29) Pur menzionando molte calamità (versetto 28), Salomone osserva che ogni adoratore conosce “la sua propria piaga” e prova “il suo proprio dolore”. Le pene che affliggono una persona possono essere molto diverse da quelle che opprimono un’altra.
In ogni caso, le persone che amano Dio non devono portare da sole le loro pene. Nella sua preghiera, infatti, Salomone si riferisce al singolo adoratore che è spinto a ‘stendere le palme delle mani’ in una sentita preghiera a Geova. Forse Salomone ricorda le parole che suo padre Davide pronunciò in un momento di grande sofferenza: “Getta su Geova stesso il tuo peso”. — Salmo 55:4, 22.
Come risponde Geova alle sincere richieste di aiuto? Salomone lo supplica: “Voglia tu stesso udire dai cieli, luogo della tua dimora, e devi perdonare e dare a ciascuno secondo tutte le sue vie”. (Versetto 30) Salomone sa che l’“Uditore di preghiera” si interessa dei suoi adoratori non solo a livello collettivo, ma anche individuale. (Salmo 65:2) Geova dà loro l’aiuto necessario, concedendo anche il perdono al peccatore che torna a lui con tutto il cuore. — 2 Cronache 6:36-39.
Perché Salomone è sicuro che Geova risponderà alle richieste di un adoratore pentito? Più avanti nella sua preghiera Salomone dice a Geova: “Perché conosci il suo cuore (poiché solo tu stesso conosci bene il cuore di tutti i figli del genere umano)”. Geova è consapevole del dolore che ogni adoratore fedele può provare nel suo intimo, e non rimane indifferente. — Salmo 37:4.
La preghiera di Salomone ci conforta. Forse chi ci sta intorno non comprende perfettamente i nostri più intimi sentimenti, la nostra “propria piaga” e il nostro “proprio dolore”. (Proverbi 14:10) Geova invece conosce il nostro cuore, e si interessa profondamente di noi. Apriamogli il cuore in preghiera, e il peso delle nostre pene sarà più leggero. “Gettate su di lui tutta la vostra ansietà”, dice la Bibbia, “perché egli ha cura di voi”. — 1 Pietro 5:7.
[Nota in calce]
In epoca biblica ‘stendere le palme delle mani’, ovvero tendere le braccia col palmo della mano in su, era un gesto di preghiera. — 2 Cronache 6:13.

*** w08 15/3 pp. 12-13 parr. 5-6 Geova ode le nostre invocazioni di soccorso ***
5 Salomone, figlio di Davide, diede risalto a questo fatto quando ci fu la dedicazione del tempio di Gerusalemme. (Leggi 2 Cronache 6:29-31). Salomone implorò Geova di udire la preghiera di ogni persona di cuore retto che si fosse rivolta a Lui menzionandogli “la sua propria piaga e il suo proprio dolore”. Come avrebbe reagito Dio alle preghiere di questi afflitti? Salomone espresse la sua fiducia che Dio non solo avrebbe udito le loro preghiere ma avrebbe anche agito a loro favore. Perché? Perché egli sa cosa c’è veramente nel “cuore dei figli del genere umano”.
6 Similmente ognuno di noi può parlare a Geova in preghiera della ‘propria piaga e del proprio dolore’, cioè delle proprie angosce. Sapere che egli comprende tali angosce e che si prende cura di noi ci sarà di conforto.

*** w04 1/1 p. 32 Dio si interessa di noi? ***
Dio si interessa di noi?
VI SENTITE oppressi a causa di problemi familiari, di salute, di lavoro o di altre onerose responsabilità? Molti si sentono così. E chi oggi non risente delle ingiustizie, della criminalità e della violenza? È proprio come dice la Bibbia: “Tutta la creazione continua a gemere insieme e ad essere in pena insieme fino ad ora”. (Romani 8:22) Non sorprende che molti chiedano: ‘Dio si interessa di noi? Verrà in nostro aiuto?’
Il saggio re Salomone disse a Dio in preghiera: “Tu stesso conosci bene il cuore dei figli del genere umano”. Salomone aveva fiducia non solo che Dio ci conosce, ma anche che si interessa di noi individualmente. Poté chiedere a Dio di “udire dai cieli” e di esaudire le preghiere di ciascun essere umano timorato di Dio che gli esprima “la sua propria piaga e il suo proprio dolore”. —2 Cronache 6:29, 30.
Geova Dio si interessa ancora di noi e ci invita a rivolgerci a lui in preghiera. (Salmo 50:15) Promette di esaudire le preghiere sincere che sono in armonia con la sua volontà. (Salmo 55:16, 22; Luca 11:5-13; 2 Corinti 4:7) Sì, Geova ascolta “qualunque preghiera, qualunque richiesta di favore venga fatta da parte di qualsiasi uomo o di tutto il [suo] popolo”. Perciò, se riponiamo fiducia in Dio, se preghiamo per avere il suo aiuto e se ci accostiamo a lui, sperimenteremo la sua amorevole cura e la sua guida. (Proverbi 3:5, 6) Lo scrittore biblico Giacomo ci assicura: “Accostatevi a Dio, ed egli si accosterà a voi”. — Giacomo 4:8.

*** w97 15/4 p. 4 “L’Iddio della pace” ha cura degli afflitti ***
Geova non è indifferente alle avversità dei suoi servitori. (Salmo 34:15) È attento non solo ai bisogni dei suoi servitori come gruppo, ma anche ai bisogni di ciascun individuo che Lo teme. Alla dedicazione del tempio dell’antica Gerusalemme, Salomone implorò Geova di ascoltare “qualunque preghiera, qualunque richiesta di favore venga fatta da parte di qualsiasi uomo o di tutto il tuo popolo Israele, perché conoscono ciascuno la sua propria piaga e il suo proprio dolore”. (2 Cronache 6:29) Come riconobbe Salomone, ciascuno ha le proprie afflizioni da sopportare. Per uno può trattarsi di una malattia fisica. Per un altro, di un grave problema emotivo. C’è chi è afflitto per la morte di una persona cara. Anche disoccupazione, difficoltà economiche e problemi familiari sono afflizioni comuni in questi tempi difficili.

(2 CRONACHE 6:30)

“allora voglia tu stesso udire dai cieli, luogo della tua dimora, e devi perdonare e dare a ciascuno secondo tutte le sue vie, perché conosci il suo cuore (poiché solo tu stesso conosci bene il cuore dei figli del genere umano);”

*** w10 1/12 p. 11 Conosce “il cuore dei figli del genere umano” ***
Accostiamoci a Dio
Conosce “il cuore dei figli del genere umano”
2 CRONACHE 6:29, 30
CHI di noi, una volta o l’altra, non si è sentito schiacciato dai problemi della vita? A volte può sembrare che nessuno capisca fino in fondo le difficoltà che incontriamo o il dolore che proviamo. Eppure c’è qualcuno che comprende perfettamente i nostri sentimenti: Geova Dio. È questo il senso delle confortanti parole di Salomone riportate in 2 Cronache 6:29, 30.
Salomone sta pronunciando una preghiera durante l’inaugurazione del tempio di Gerusalemme nel 1026 a.E.V. In questa preghiera, durata forse una decina di minuti, Salomone esalta Geova perché è un Dio leale, che mantiene le promesse e ascolta le preghiere. — 1 Re 8:23-53; 2 Cronache 6:14-42.
Salomone implora Dio di ascoltare le suppliche dei suoi adoratori. (Versetto 29) Pur menzionando molte calamità (versetto 28), Salomone osserva che ogni adoratore conosce “la sua propria piaga” e prova “il suo proprio dolore”. Le pene che affliggono una persona possono essere molto diverse da quelle che opprimono un’altra.
In ogni caso, le persone che amano Dio non devono portare da sole le loro pene. Nella sua preghiera, infatti, Salomone si riferisce al singolo adoratore che è spinto a ‘stendere le palme delle mani’ in una sentita preghiera a Geova. Forse Salomone ricorda le parole che suo padre Davide pronunciò in un momento di grande sofferenza: “Getta su Geova stesso il tuo peso”. — Salmo 55:4, 22.
Come risponde Geova alle sincere richieste di aiuto? Salomone lo supplica: “Voglia tu stesso udire dai cieli, luogo della tua dimora, e devi perdonare e dare a ciascuno secondo tutte le sue vie”. (Versetto 30) Salomone sa che l’“Uditore di preghiera” si interessa dei suoi adoratori non solo a livello collettivo, ma anche individuale. (Salmo 65:2) Geova dà loro l’aiuto necessario, concedendo anche il perdono al peccatore che torna a lui con tutto il cuore. — 2 Cronache 6:36-39.
Perché Salomone è sicuro che Geova risponderà alle richieste di un adoratore pentito? Più avanti nella sua preghiera Salomone dice a Geova: “Perché conosci il suo cuore (poiché solo tu stesso conosci bene il cuore di tutti i figli del genere umano)”. Geova è consapevole del dolore che ogni adoratore fedele può provare nel suo intimo, e non rimane indifferente. — Salmo 37:4.
La preghiera di Salomone ci conforta. Forse chi ci sta intorno non comprende perfettamente i nostri più intimi sentimenti, la nostra “propria piaga” e il nostro “proprio dolore”. (Proverbi 14:10) Geova invece conosce il nostro cuore, e si interessa profondamente di noi. Apriamogli il cuore in preghiera, e il peso delle nostre pene sarà più leggero. “Gettate su di lui tutta la vostra ansietà”, dice la Bibbia, “perché egli ha cura di voi”. — 1 Pietro 5:7.
[Nota in calce]
In epoca biblica ‘stendere le palme delle mani’, ovvero tendere le braccia col palmo della mano in su, era un gesto di preghiera. — 2 Cronache 6:13.

*** w08 15/3 pp. 12-13 parr. 5-6 Geova ode le nostre invocazioni di soccorso ***
5 Salomone, figlio di Davide, diede risalto a questo fatto quando ci fu la dedicazione del tempio di Gerusalemme. (Leggi 2 Cronache 6:29-31). Salomone implorò Geova di udire la preghiera di ogni persona di cuore retto che si fosse rivolta a Lui menzionandogli “la sua propria piaga e il suo proprio dolore”. Come avrebbe reagito Dio alle preghiere di questi afflitti? Salomone espresse la sua fiducia che Dio non solo avrebbe udito le loro preghiere ma avrebbe anche agito a loro favore. Perché? Perché egli sa cosa c’è veramente nel “cuore dei figli del genere umano”.
6 Similmente ognuno di noi può parlare a Geova in preghiera della ‘propria piaga e del proprio dolore’, cioè delle proprie angosce. Sapere che egli comprende tali angosce e che si prende cura di noi ci sarà di conforto.

*** w04 1/1 p. 32 Dio si interessa di noi? ***
Dio si interessa di noi?
VI SENTITE oppressi a causa di problemi familiari, di salute, di lavoro o di altre onerose responsabilità? Molti si sentono così. E chi oggi non risente delle ingiustizie, della criminalità e della violenza? È proprio come dice la Bibbia: “Tutta la creazione continua a gemere insieme e ad essere in pena insieme fino ad ora”. (Romani 8:22) Non sorprende che molti chiedano: ‘Dio si interessa di noi? Verrà in nostro aiuto?’
Il saggio re Salomone disse a Dio in preghiera: “Tu stesso conosci bene il cuore dei figli del genere umano”. Salomone aveva fiducia non solo che Dio ci conosce, ma anche che si interessa di noi individualmente. Poté chiedere a Dio di “udire dai cieli” e di esaudire le preghiere di ciascun essere umano timorato di Dio che gli esprima “la sua propria piaga e il suo proprio dolore”. —2 Cronache 6:29, 30.
Geova Dio si interessa ancora di noi e ci invita a rivolgerci a lui in preghiera. (Salmo 50:15) Promette di esaudire le preghiere sincere che sono in armonia con la sua volontà. (Salmo 55:16, 22; Luca 11:5-13; 2 Corinti 4:7) Sì, Geova ascolta “qualunque preghiera, qualunque richiesta di favore venga fatta da parte di qualsiasi uomo o di tutto il [suo] popolo”. Perciò, se riponiamo fiducia in Dio, se preghiamo per avere il suo aiuto e se ci accostiamo a lui, sperimenteremo la sua amorevole cura e la sua guida. (Proverbi 3:5, 6) Lo scrittore biblico Giacomo ci assicura: “Accostatevi a Dio, ed egli si accosterà a voi”. — Giacomo 4:8.

(2 CRONACHE 7:14)

“e il mio popolo su cui è stato invocato il mio nome si umilia e prega e cerca la mia faccia e si volge dalle sue cattive vie, allora io stesso udrò dai cieli e perdonerò il suo peccato, e sanerò il suo paese.”

*** g94 22/1 p. 19 Come posso smettere di avere una doppia vita? ***
Essere dispiaciuto di quello che stai facendo, comunque, non basta. Un giovane di nome Robert, che si drogava di nascosto, ammette: “Mi sentivo un disgraziato. Sapevo cos’era bene e cos’era male. Eppure continuavo a condurre una doppia vita”. Ci vuole dunque un atto di coraggio! In 2 Cronache 7:14 leggiamo che se i peccatori ‘si umiliano e pregano e cercano la faccia di Dio e si volgono dalle loro cattive vie, allora egli stesso ode dai cieli e perdona il loro peccato’.
‘Cercare la faccia di Dio’ vuol dire avvicinarsi a lui in preghiera, confessare il proprio errore e chiedere perdono. Può non essere facile, ma se lo farai ti sentirai senz’altro molto sollevato.

(2 CRONACHE 8:2)

“che le città che Hiram aveva dato a Salomone, Salomone le riedificò e quindi vi fece dimorare i figli d’Israele.”

*** it-1 p. 382 Cabul ***
Nella narrazione parallela degli avvenimenti successivi al completamento del progetto edilizio di Salomone, 2 Cronache 8:2 menziona “le città che Hiram aveva dato a Salomone”, città che Salomone riedificò per gli israeliti. Non è detto se fossero le stesse città che Salomone aveva offerto in dono a Hiram. Se lo erano, questo versetto indicherebbe che Hiram aveva rifiutato il dono. È stata pure avanzata l’ipotesi che si trattasse di uno scambio di doni di città, benché non se ne faccia menzione in 1 Re 9.

*** it-1 p. 1223 Hiram ***
Alla fine del suo programma edilizio ventennale, Salomone diede a Hiram 20 città, ma Hiram non ne fu per niente soddisfatto. (1Re 9:10-13; vedi CABUL n. 2). Non è certo se Hiram abbia restituito queste stesse città o ne abbia date altre a Salomone. (2Cr 8:1, 2)

(2 CRONACHE 8:3)

“Per giunta, Salomone andò ad Amat-Zoba e prevalse su di essa.”

*** it-1 p. 107 Amat-Zoba ***
AMAT-ZOBA
(Àmat-Zoba).
Località che Salomone a quanto pare conquistò nella sua unica impresa militare menzionata nelle Scritture. (2Cr 8:3) Amat-Zoba non è stata identificata con certezza. Può darsi che essendo Amat e Zoba regni confinanti (cfr. 1Cr 18:9; 2Cr 8:4), si sia formato il nome composto “Amat-Zoba”. Che due località geografiche possano essere unite in questo modo è illustrato da 1 Cronache 6:78. Alla lettera il testo ebraico legge “il Giordano Gerico”, o “il Giordano di Gerico”, e viene reso il “Giordano di fronte a Gerico”. — NM, Mar, PS.

*** it-2 p. 1236 Zoba ***
Il nome composto “Amat-Zoba” potrebbe riferirsi a regni confinanti chiamati Amat e Zoba. (2Cr 8:3)

(2 CRONACHE 8:4)

“Quindi riedificò Tadmor nel deserto e tutte le città di deposito che aveva edificato in Amat.”

*** w99 15/1 p. 28 “La regina dalla nera chioma del Deserto Siriaco” ***
Una città ai margini del deserto
Palmira, la città di Zenobia, si trovava circa 200 chilometri a nord-est di Damasco, all’estremità settentrionale del Deserto Siriaco, dove i monti dell’Antilibano declinano verso la pianura. Questa città, posta in un’oasi, si trovava circa a metà strada fra il Mediterraneo, a ovest, e l’Eufrate, a est. Forse il re Salomone la conosceva col nome di Tadmor, località che aveva un’importanza vitale per il suo regno per due motivi: come avamposto a difesa della frontiera settentrionale e come nodo cruciale della rete di carovaniere. Perciò Salomone “riedificò Tadmor nel deserto”. — 2 Cronache 8:4.
La storia dei mille anni successivi al regno di Salomone non fa menzione di Tadmor. Se l’identificazione con Palmira è esatta, la città cominciò a fiorire dopo che la Siria divenne una provincia di confine dell’impero romano. Nel 64 a.E.V.

*** it-2 p. 1070 Tadmor ***
TADMOR
(Tàdmor).
Località del deserto nella quale Salomone realizzò alcune opere edili dopo il 1017 a.E.V. (2Cr 8:1, 4) Di solito Tadmor viene identificata con la città che i greci e i romani chiamavano Palmira. Le sue rovine si trovano in un’oasi all’estremità settentrionale del Deserto Siriaco, circa 210 km a NE di Damasco. Un villaggio vicino è tuttora chiamato Tadmur dagli arabi. Se l’identificazione con Palmira è esatta, Tadmor può essere stata sede di una guarnigione incaricata di difendere il lontano confine settentrionale del regno di Salomone e anche un’importante tappa per le carovane. — Vedi TAMAR n. 4.

(2 CRONACHE 8:10)

“Questi furono i capi dei delegati che appartenevano al re Salomone, duecentocinquanta, soprintendenti sul popolo.”

*** w05 1/12 p. 19 par. 2 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
2:18; 8:10: In questi versetti si legge che il numero dei delegati che facevano da sorveglianti e soprintendenti alla manodopera era di 3.600 più 250, mentre stando a 1 Re 5:16 e 9:23, era di 3.300 più 550. Perché le cifre differiscono? A quanto sembra la differenza è dovuta al modo in cui vengono classificati i delegati. Forse Secondo Cronache fa una distinzione fra i 3.600 delegati non israeliti e i 250 delegati israeliti, mentre Primo Re distingue i 3.300 soprintendenti dai 550 sorveglianti in capo di grado superiore. Comunque sia, il numero complessivo di coloro che servivano come delegati era di 3.850.

*** it-1 p. 672 Delegato ***
“Delegati principeschi” prestavano inoltre servizio come capisquadra e sorveglianti della manodopera impegnata nei lavori di costruzione durante il regno di Salomone. Sembra che quanto si legge in 1 Re e 2 Cronache a proposito di questi delegati differisca solo nel modo di classificarli. Infatti il primo ne elenca 3.300 più 550 per un totale di 3.850 (1Re 5:16; 9:23), e il secondo 3.600 più 250, sempre per un totale di 3.850. (2Cr 2:18; 8:10) Alcuni studiosi (Ewald, Keil, Michaelis) sono del parere che le cifre di Cronache si riferiscano ai 3.600 delegati non israeliti e ai 250 israeliti, mentre in Re venga fatta una distinzione fra 3.300 capisquadra subordinati e 550 sorveglianti in capo, fra cui erano inclusi 300 non israeliti.

(2 CRONACHE 8:18)

“E Hiram gli mandava regolarmente per mezzo dei suoi servitori navi e servitori che avevano conoscenza del mare, ed essi andavano con i servitori di Salomone a Ofir e di là prendevano quattrocentocinquanta talenti d’oro e lo portavano al re Salomone.”

*** it-1 p. 892 Ezion-Gheber ***
Va detto che sia al tempo di Salomone che al tempo di Giosafat alcune delle navi dovevano raggiungere non solo Ofir ma anche Tarsis. (2Cr 9:21; 20:36, 37) Essendoci validi motivi per ritenere che Tarsis fosse in Spagna, alcuni hanno espresso dubbi sul fatto che nell’antichità navi partite da Ezion-Gheber potessero fare un viaggio del genere. A questo riguardo, si veda la voce TARSIS n. 4, dove si accenna alla possibile esistenza di un canale che congiungeva il Nilo al Mar Rosso. L’esistenza di un simile canale potrebbe anche spiegare in che modo il re Hiram poté inviare non solo uomini ma anche “navi” per Salomone a Ezion-Gheber e a Elot (Elat). (2Cr 8:17, 18) È stata però avanzata anche l’ipotesi che queste navi arrivassero fino a un certo punto della costa filistea, venissero smantellate e trasportate via terra fino al golfo di ʽAqaba e quindi ricostruite. I sostenitori di questa ipotesi additano il fatto che in seguito i crociati usarono un metodo simile. Sembra probabile che, o attraverso un canale fra il Nilo e il Mar Rosso o via terra, come minimo il legname venisse portato sul posto da zone boscose situate altrove, dato che nella regione in cui si trovava Ezion-Gheber ci sono palmizi ma non alberi utilizzabili per costruire navi.

*** it-2 p. 423 Ofir ***
In seguito la flotta mercantile di suo figlio Salomone portava regolarmente da Ofir 420 talenti d’oro. (1Re 9:26-28) Nel passo parallelo di 2 Cronache 8:18 i talenti sono 450. Alcuni studiosi avanzano l’ipotesi che la differenza sia dovuta all’errore di un copista il quale, in presenza di lettere dell’alfabeto ebraico usate con valore numerico, avrebbe scambiato la lettera nun (נ), che sta per 50, con la kaf (כ), che sta per 20, o viceversa. C’è però motivo di ritenere che nelle Scritture Ebraiche tutti i numeri fossero scritti per esteso e non rappresentati da lettere dell’alfabeto. Una spiegazione più probabile è quindi che entrambe le cifre siano giuste, e che la quantità lorda fosse di 450 talenti, di cui 420 rappresentavano il guadagno netto.

(2 CRONACHE 9:1)

“E la stessa regina di Saba udì la notizia intorno a Salomone, e veniva a Gerusalemme a mettere alla prova Salomone con domande tali da rendere perplessi, insieme a un notevolissimo seguito e cammelli che portavano olio di balsamo, e oro in grande quantità, e pietre preziose. Infine venne da Salomone e gli parlò di ogni cosa che le stava a cuore.”

*** it-1 p. 169 Arabia ***
L’aver addomesticato il cammello, di gran lunga più adatto dell’asino ai lunghi viaggi nel deserto, fu una specie di rivoluzione economica che contribuì allo sviluppo dei regni dell’Arabia meridionale.
Carovane di cammelli provenienti dal S più fertile si snodavano lungo le piste del deserto parallele al Mar Rosso, spostandosi di oasi in oasi e di pozzo in pozzo fino a raggiungere la penisola del Sinai, da dove potevano dirigersi verso l’Egitto o proseguire fino alla Palestina e a Damasco. Oltre alle pregiate spezie e resine aromatiche, come incenso e mirra (Isa 60:6), potevano trasportare oro e legno di algum da Ofir (1Re 9:28; 10:11) e pietre preziose, cose che portò anche la regina di Saba quando fece visita al re Salomone. (1Re 10:1-10, 15; 2Cr 9:1-9, 14)

(2 CRONACHE 9:4)

“e il cibo della sua tavola e la disposizione dei posti dei suoi servitori e il servizio a tavola dei suoi camerieri e i loro abiti e il suo servizio di bevande e i loro abiti, e i suoi sacrifici bruciati che egli offriva regolarmente nella casa di Geova, allora non ci fu più spirito in lei.”

*** w99 1/11 p. 23 Quando la generosità abbonda ***
Durante il glorioso regno di Salomone, “tutti i re della terra” che avevano sentito parlare di lui andarono a fargli visita. Ma di tutti i governanti la Bibbia menziona per nome solo la regina di Saba. (2 Cronache 9:23) Che sacrificio fece! Ma fu riccamente ricompensata, tanto che al termine della sua visita “restò senza parole per l’ammirazione”. — 2 Cronache 9:4, Parola del Signore.

(2 CRONACHE 9:9)

“Essa diede quindi al re centoventi talenti d’oro, e olio di balsamo in grandissima quantità, e pietre preziose; e non c’era stato olio di balsamo simile a quello che la regina di Saba diede al re Salomone.”

*** it-2 p. 813 Saba ***
2Cr 9:1-9) La regina diede a Salomone 120 talenti d’oro (del valore attuale di 65.664.000.000 di lire) e anche olio di balsamo e pietre preziose.

(2 CRONACHE 9:11)

“E col legname degli alberi di algum il re faceva le scale per la casa di Geova e per la casa del re e anche arpe e strumenti a corda per i cantori, e [legname] simile non si era mai visto prima nel paese di Giuda.”

*** it-1 p. 92 Algum ***
ALGUM
(àlgum) [ebr. ʼalgummìm (2Cr 2:8; 9:10, 11); ʼalmuggìm (1Re 10:11, 12)].
Albero incluso nella richiesta di legname fatta da Salomone a Hiram re di Tiro per la costruzione del tempio, e che servì per fare scale e sostegni e anche arpe e strumenti a corda.
Benché non si possa affermarlo con certezza, l’albero di algum è tradizionalmente lo Pterocarpus santalinus, da cui si ottiene il legno di sandalo rosso, oggi presente in India e a Ceylon; altri invece propendono per il Santalum album, da cui si ottiene il sandalo bianco, forse a motivo della dichiarazione di Giuseppe Flavio secondo cui è simile a legno di pino “ma . . . più bianco e più lucido”. (Antichità giudaiche, VIII, 177 [vii, 1]) L’albero che fornisce il sandalo rosso raggiunge altezze di 7,5-9 m e il suo legno è duro, di grana fine, bruno rossiccio e può essere finemente levigato. È ritenuto adatto per fare strumenti musicali del tipo menzionato nella Bibbia. Il legno ha un odore piacevole ed è molto resistente agli insetti.
Attualmente non cresce nel Libano. Comunque la Bibbia non precisa se gli alberi di “algum” fossero originari del Libano o meno. Ad ogni modo Hiram in seguito ritenne opportuno importarli da Ofir dove il legname poteva essere stato importato, dato che Ofir era un centro di scambi fra India, Egitto e altri paesi dell’Africa. (1Re 10:11, 22) La rarità e preziosità del legno consegnato da Hiram è evidente dall’affermazione che “legname di alberi di algum simile a questo non è più venuto né si è più visto fino a questo giorno”. — 1Re 10:12.

(2 CRONACHE 9:12)

“E lo stesso re Salomone diede alla regina di Saba tutto ciò che le recava diletto e che aveva chiesto, oltre [al valore di] ciò che aveva portato al re. Così essa si volse e se ne andò al suo proprio paese, lei insieme ai suoi servitori.”

*** w99 1/11 p. 21 Quando la generosità abbonda ***
La regina di Saba era senz’altro una donna ricca e generosa. Ma, cosa più importante, la sua generosità venne contraccambiata. Il “re Salomone”, dice la Bibbia, “diede alla regina di Saba tutto ciò che le recava diletto e che aveva chiesto, oltre al valore di ciò che aveva portato al re”. (2 Cronache 9:12) È vero che forse c’era l’usanza che i reali si scambiassero doni, ma la Bibbia menziona specificamente “la larghezza di mano” di Salomone. (1 Re 10:13) Lo stesso Salomone scrisse: “L’anima generosa sarà essa stessa resa grassa, e chi innaffia liberalmente altri sarà anche lui liberalmente innaffiato”. — Proverbi 11:25.

*** it-2 p. 813 Saba ***
Salomone le fece doni che a quanto pare superavano per valore i tesori da lei portati, e quindi essa fece ritorno al suo paese. — 2Cr 9:12, CEI, VR.

*** g87 22/11 p. 4 Avete provato la felicità maggiore, quella del dare? ***
Allorché l’innominata regina di Saba si recò a Gerusalemme per far visita al re Salomone, rimase colpita dalla sapienza datagli da Dio e dichiarò felici i servitori di lui perché potevano udire la sapienza del più saggio degli uomini e trarne beneficio. Fu così commossa che diede in dono a Salomone 120 talenti d’oro (del valore di circa 65 miliardi di lire) e anche pietre preziose e pregevolissimo olio di balsamo. Probabilmente svuotò il tesoro del suo minuscolo regno di una notevole somma, ma senza dubbio provò la gioia del dare. Anche Salomone provò la gioia del dare, poiché a sua volta le fece doni che a quanto pare superavano in valore i tesori avuti da lei. — 2 Cronache 9:12, CEI.

(2 CRONACHE 9:13)

“E il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro,”

*** it-2 p. 845 Salomone ***
Le entrate annue di Salomone ammontavano a 666 talenti d’oro (ca. 364.435.000.000 di lire), oltre all’argento e all’oro e agli altri beni importati tramite i mercanti. (1Re 10:14, 15; 2Cr 9:13, 14)

(2 CRONACHE 9:15)

“E il re Salomone faceva duecento scudi grandi di lega aurea (su ciascuno scudo grande applicava seicento [sicli] di lega aurea),”

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo piccolo” o brocchiere (ebr. maghèn) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (2Cr 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande, essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone: infatti per ricoprire uno scudo grande ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo. (1Re 10:16, 17; 2Cr 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — 2Cr 14:8; 17:17; 32:5.

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
Dopo avere ultimato la casa, Salomone vi pose 200 scudi grandi di lega aurea, ricoperti ciascuno con 600 sicli d’oro (per un valore di ca. 109.440.000 lire), e 300 scudi piccoli di lega aurea, rivestiti ciascuno con tre mine d’oro (per un valore di ca. 27.360.000 lire). L’oro usato per ricoprire gli scudi grandi e piccoli aveva quindi un valore totale di oltre 30 miliardi di lire. C’erano poi un numero imprecisato di vasi d’oro utilizzati nella casa. (1Re 10:16, 17, 21; 2Cr 9:15, 16, 20) Questi vasi d’oro furono asportati da Sisac re d’Egitto durante il regno di Roboamo, figlio di Salomone.

(2 CRONACHE 9:16)

“e trecento scudi piccoli di lega aurea (su ciascuno scudo piccolo applicava tre mine d’oro). Il re li mise quindi nella Casa della Foresta del Libano.”

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo piccolo” o brocchiere (ebr. maghèn) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (2Cr 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande, essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone: infatti per ricoprire uno scudo grande ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo. (1Re 10:16, 17; 2Cr 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — 2Cr 14:8; 17:17; 32:5.

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
Dopo avere ultimato la casa, Salomone vi pose 200 scudi grandi di lega aurea, ricoperti ciascuno con 600 sicli d’oro (per un valore di ca. 109.440.000 lire), e 300 scudi piccoli di lega aurea, rivestiti ciascuno con tre mine d’oro (per un valore di ca. 27.360.000 lire). L’oro usato per ricoprire gli scudi grandi e piccoli aveva quindi un valore totale di oltre 30 miliardi di lire. C’erano poi un numero imprecisato di vasi d’oro utilizzati nella casa. (1Re 10:16, 17, 21; 2Cr 9:15, 16, 20) Questi vasi d’oro furono asportati da Sisac re d’Egitto durante il regno di Roboamo, figlio di Salomone.

(2 CRONACHE 9:17)

“Il re fece inoltre un grande trono d’avorio e lo rivestì d’oro puro.”

*** it-2 p. 1143 Trono ***
Era ‘un grande trono d’avorio rivestito d’oro raffinato, con un baldacchino rotondo dietro e braccioli’. Anche se la principale materia prima usata per questo trono poteva essere l’avorio, la tecnica generalmente seguita nella costruzione del tempio farebbe pensare che fosse di legno, rivestito d’oro raffinato, e riccamente adorno di pannelli d’avorio intarsiati. A un osservatore un trono del genere poteva sembrare fatto interamente di avorio e oro. Dopo aver menzionato i sei gradini di accesso al trono, la descrizione prosegue: “Due leoni stavano accanto ai braccioli. E c’erano dodici leoni che stavano sui sei gradini dall’uno e dall’altro lato”. (2Cr 9:17-19) Il leone era un appropriato simbolo di autorità sovrana. (Ge 49:9, 10; Ri 5:5) Sembra che i dodici leoni corrispondessero alle dodici tribù di Israele, forse a simboleggiare la loro sottomissione e l’appoggio dato al sovrano che sedeva su quel trono. Fissato in qualche modo al trono c’era un poggiapiedi d’oro. Stando alla descrizione, questo trono d’avorio e oro, elevato, con un baldacchino dietro e i maestosi leoni davanti, era di gran lunga superiore a qualsiasi trono dell’epoca scoperto dagli archeologi, raffigurato sui monumenti o descritto nelle iscrizioni. Veracemente il cronista osservò: “Nessun altro regno ne aveva uno fatto esattamente come quello”. — 2Cr 9:19.

(2 CRONACHE 9:18)

“E c’erano sei gradini [che conducevano] al trono, e c’era uno sgabello d’oro per il trono (stavano attaccati), e c’erano braccioli dall’uno e dall’altro lato del luogo per sedersi, e due leoni stavano accanto ai braccioli.”

*** it-2 p. 1143 Trono ***
Era ‘un grande trono d’avorio rivestito d’oro raffinato, con un baldacchino rotondo dietro e braccioli’. Anche se la principale materia prima usata per questo trono poteva essere l’avorio, la tecnica generalmente seguita nella costruzione del tempio farebbe pensare che fosse di legno, rivestito d’oro raffinato, e riccamente adorno di pannelli d’avorio intarsiati. A un osservatore un trono del genere poteva sembrare fatto interamente di avorio e oro. Dopo aver menzionato i sei gradini di accesso al trono, la descrizione prosegue: “Due leoni stavano accanto ai braccioli. E c’erano dodici leoni che stavano sui sei gradini dall’uno e dall’altro lato”. (2Cr 9:17-19) Il leone era un appropriato simbolo di autorità sovrana. (Ge 49:9, 10; Ri 5:5) Sembra che i dodici leoni corrispondessero alle dodici tribù di Israele, forse a simboleggiare la loro sottomissione e l’appoggio dato al sovrano che sedeva su quel trono. Fissato in qualche modo al trono c’era un poggiapiedi d’oro. Stando alla descrizione, questo trono d’avorio e oro, elevato, con un baldacchino dietro e i maestosi leoni davanti, era di gran lunga superiore a qualsiasi trono dell’epoca scoperto dagli archeologi, raffigurato sui monumenti o descritto nelle iscrizioni. Veracemente il cronista osservò: “Nessun altro regno ne aveva uno fatto esattamente come quello”. — 2Cr 9:19.

(2 CRONACHE 9:19)

“E c’erano dodici leoni che stavano sui sei gradini dall’uno e dall’altro lato. Nessun altro regno ne aveva uno fatto esattamente come quello.”

*** it-2 p. 1143 Trono ***
Era ‘un grande trono d’avorio rivestito d’oro raffinato, con un baldacchino rotondo dietro e braccioli’. Anche se la principale materia prima usata per questo trono poteva essere l’avorio, la tecnica generalmente seguita nella costruzione del tempio farebbe pensare che fosse di legno, rivestito d’oro raffinato, e riccamente adorno di pannelli d’avorio intarsiati. A un osservatore un trono del genere poteva sembrare fatto interamente di avorio e oro. Dopo aver menzionato i sei gradini di accesso al trono, la descrizione prosegue: “Due leoni stavano accanto ai braccioli. E c’erano dodici leoni che stavano sui sei gradini dall’uno e dall’altro lato”. (2Cr 9:17-19) Il leone era un appropriato simbolo di autorità sovrana. (Ge 49:9, 10; Ri 5:5) Sembra che i dodici leoni corrispondessero alle dodici tribù di Israele, forse a simboleggiare la loro sottomissione e l’appoggio dato al sovrano che sedeva su quel trono. Fissato in qualche modo al trono c’era un poggiapiedi d’oro. Stando alla descrizione, questo trono d’avorio e oro, elevato, con un baldacchino dietro e i maestosi leoni davanti, era di gran lunga superiore a qualsiasi trono dell’epoca scoperto dagli archeologi, raffigurato sui monumenti o descritto nelle iscrizioni. Veracemente il cronista osservò: “Nessun altro regno ne aveva uno fatto esattamente come quello”. — 2Cr 9:19.

(2 CRONACHE 9:21)

“Poiché le navi appartenenti al re andavano a Tarsis con i servitori di Hiram. Una volta ogni tre anni le navi di Tarsis venivano, portando oro e argento, avorio, e scimmie e pavoni.”

*** it-1 p. 892 Ezion-Gheber ***
Va detto che sia al tempo di Salomone che al tempo di Giosafat alcune delle navi dovevano raggiungere non solo Ofir ma anche Tarsis. (2Cr 9:21; 20:36, 37) Essendoci validi motivi per ritenere che Tarsis fosse in Spagna, alcuni hanno espresso dubbi sul fatto che nell’antichità navi partite da Ezion-Gheber potessero fare un viaggio del genere. A questo riguardo, si veda la voce TARSIS n. 4, dove si accenna alla possibile esistenza di un canale che congiungeva il Nilo al Mar Rosso. L’esistenza di un simile canale potrebbe anche spiegare in che modo il re Hiram poté inviare non solo uomini ma anche “navi” per Salomone a Ezion-Gheber e a Elot (Elat). (2Cr 8:17, 18) È stata però avanzata anche l’ipotesi che queste navi arrivassero fino a un certo punto della costa filistea, venissero smantellate e trasportate via terra fino al golfo di ʽAqaba e quindi ricostruite. I sostenitori di questa ipotesi additano il fatto che in seguito i crociati usarono un metodo simile. Sembra probabile che, o attraverso un canale fra il Nilo e il Mar Rosso o via terra, come minimo il legname venisse portato sul posto da zone boscose situate altrove, dato che nella regione in cui si trovava Ezion-Gheber ci sono palmizi ma non alberi utilizzabili per costruire navi.

*** it-2 p. 902 Scimmia ***
SCIMMIA
[ebr. qohf].
Le scimmie importate dal re Salomone potevano essere di una specie con la coda lunga che, secondo antichi scrittori, era originaria dell’Etiopia. (1Re 10:22; 2Cr 9:21) Per il fatto che il termine ebraico qohf potrebbe essere affine al sanscrito kapi e che i pavoni erano ritenuti originari dell’Asia sudorientale, si è giunti alla conclusione che le scimmie venissero importate dall’India o da Ceylon per mezzo della flotta di Salomone. Tuttavia gli articoli importati non provenivano necessariamente dal paese d’origine né da un’unica regione, e ci sono prove dell’esistenza di scambi commerciali tra India e Africa anche anteriori all’epoca di Salomone. — Vedi PAVONE; TARSIS n. 4.

*** it-2 p. 1075 Tarsis ***
Generalmente si ritiene che l’espressione “navi di Tarsis” col tempo abbia finito per indicare un tipo di navi, definite “grandi imbarcazioni d’alto mare, in grado di fare rotta per Tarsis”. (Brown, Driver e Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, 1980, p. 1077) Per esempio, il nome inglese Indiamen, derivato in origine dalle grandi navi mercantili britanniche impiegate nel commercio con l’India, finì col tempo per indicare qualsiasi nave del genere, indipendentemente dalla sua origine o destinazione. In 1 Re 22:48 si legge pertanto che il re Giosafat (936-911 a.E.V.) “fece navi di Tarsis per andare a Ofir per l’oro”.
In Cronache però viene detto che le navi di Salomone impiegate per i viaggi triennali “andavano a Tarsis” (2Cr 9:21), e inoltre che le navi di Giosafat erano state fatte “per andare a Tarsis” e che, quando fecero naufragio, non avevano più “forza per andare a Tarsis”. (2Cr 20:36, 37) Questo indicherebbe che Ofir non era l’unico porto in cui facevano scalo le “navi di Tarsis” israelite, ma che queste navigavano anche nel Mediterraneo. Ovviamente ciò pone un problema, dal momento che almeno alcune di queste imbarcazioni erano state varate a Ezion-Gheber nel golfo di ʽAqaba. (1Re 9:26) Per entrare nel Mediterraneo dal Mar Rosso le navi avrebbero dovuto raggiungere il Nilo attraverso un canale e di lì arrivare fino al Mediterraneo, oppure avrebbero dovuto circumnavigare il continente africano. Anche se oggi non è assolutamente possibile determinare quali particolari rotte (inclusi i canali) venissero seguite all’epoca di Salomone e di Giosafat, non è detto che per questo si debba considerare inverosimile la descrizione delle loro imprese marittime.

(2 CRONACHE 9:29)

“In quanto al resto dei fatti di Salomone, i primi e gli ultimi, non sono scritti fra le parole di Natan il profeta e nella profezia di Ahia il silonita e nel racconto delle visioni di Iddo il visionario circa Geroboamo figlio di Nebat?”

*** w12 15/2 p. 25 Natan: Leale sostenitore della pura adorazione ***
Inoltre si parla di Natan come di colui che compilò una cronaca dei “fatti di Salomone”. (2 Cron. 9:29) Molto probabilmente questo significa che Natan continuò a occuparsi attivamente degli affari di corte anche dopo la morte di Davide.

*** it-1 p. 80 Ahia ***
La “profezia di Ahia”, uno dei documenti scritti riguardanti Salomone, esisteva ancora al tempo in cui Esdra compilò Cronache. — 2Cr 9:29.

7 dic. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 10-14


(2 CRONACHE 10:11)

“E ora mio padre, da parte sua, caricò su di voi un giogo pesante, ma io, da parte mia, aggiungerò al vostro giogo. Mio padre, da parte sua, vi castigò con fruste, ma io, da parte mia, con flagelli’”.”

*** it-1 p. 974 Frusta ***
FRUSTA
Strumento, consistente di solito in un cordone flessibile o in una sferza di cuoio con impugnatura, usato fin dall’antichità per sferzare esseri umani (2Cr 10:11, 14) e per incitare e dirigere animali. — Pr 26:3; Na 3:2.
Il re Roboamo si vantò che avrebbe punito gli israeliti con “flagelli”, anziché con “fruste” come aveva fatto suo padre Salomone. Anche se l’espressione di Roboamo era figurativa, questi flagelli potevano essere sferze con punte acuminate, poiché il termine ebraico “flagelli” (ʽaqrabbìm) significa letteralmente “scorpioni”. — 1Re 12:11, 14, nt.; 2Cr 10:11, 14.

(2 CRONACHE 10:14)

“e continuò a parlare loro secondo il consiglio dei giovani, dicendo: “Renderò il vostro giogo più pesante, e io, da parte mia, aggiungerò a esso. Mio padre, da parte sua, vi castigò con fruste, ma io, da parte mia, con flagelli”.”

*** it-1 p. 974 Frusta ***
FRUSTA
Strumento, consistente di solito in un cordone flessibile o in una sferza di cuoio con impugnatura, usato fin dall’antichità per sferzare esseri umani (2Cr 10:11, 14) e per incitare e dirigere animali. — Pr 26:3; Na 3:2.
Il re Roboamo si vantò che avrebbe punito gli israeliti con “flagelli”, anziché con “fruste” come aveva fatto suo padre Salomone. Anche se l’espressione di Roboamo era figurativa, questi flagelli potevano essere sferze con punte acuminate, poiché il termine ebraico “flagelli” (ʽaqrabbìm) significa letteralmente “scorpioni”. — 1Re 12:11, 14, nt.; 2Cr 10:11, 14.

*** it-2 p. 903 Scorpione ***
In 1 Re 12:11, 14 e in 2 Cronache 10:11, 14, il termine ebraico ʽaqrabbìm, reso “flagelli”, letteralmente significa “scorpioni”. Lo strumento punitivo cui si allude poteva essere una sferza munita di punte acuminate.

(2 CRONACHE 11:12)

“e in tutte le diverse città scudi grandi e lance; e continuò a rinforzarle in grandissima misura. E Giuda e Beniamino restarono suoi.”

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo grande” (ebr. tsinnàh) veniva usato dalla fanteria pesante (2Cr 14:8) e a volte era portato da uno scudiero. (1Sa 17:7, 41) Evidentemente un “grande scudo” del genere era quello designato dal termine greco thyreòs (da thỳra, che significa “porta”) in Efesini 6:16. Lo tsinnàh era uno scudo abbastanza grande da coprire tutto il corpo. (Sl 5:12) A volte in battaglia serviva a opporre un fronte compatto da cui sporgevano le lance. Lo scudo grande è a volte menzionato insieme alla lancia per indicare le armi in generale. — 1Cr 12:8, 34; 2Cr 11:12.

(2 CRONACHE 11:15)

“Ed egli si costituiva sacerdoti per gli alti luoghi e per i demoni a forma di capro e per i vitelli che aveva fatto.”

*** it-1 pp. 674-675 Demonio a forma di capro ***
DEMONIO A FORMA DI CAPRO
Il termine ebraico saʽìr (lett., peloso) indica un capro o un capretto. (Le 16:18; Nu 7:16) Tuttavia in quattro versetti (Le 17:7; 2Cr 11:15; Isa 13:21; 34:14) i traduttori in genere ritengono che questo termine abbia un significato che trascende quello comune di “capro” o “capretto”.
Sia in Levitico 17:7 che in 2 Cronache 11:15 è chiaro che il termine (seʽirìm, pl.) si riferisce a cose che vengono adorate e a cui sono offerti sacrifici, e questo nel contesto di una religione falsa. I traduttori della Settanta greca e della Vulgata latina resero perciò il termine ebraico “cose insensate” (LXX) e “demoni” (Vg). I traduttori e i lessicografi moderni sono in genere dello stesso parere su questi due versetti e usano i termini “demoni” (Ri, VR), “satiri” (CEI, Ga, NVB, PIB) o “demoni a forma di capro” (NM; vedi anche L. Koehler e W. Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti Libros, Leida, 1958, p. 926, e Brown, Driver e Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, 1980, p. 972); fanno eccezione due traduzioni inglesi (AS, Yg) che lo rendono alla lettera “capri” anche in questi versetti.
Le parole di Giosuè (Gsè 24:14) indicano che gli israeliti durante il loro soggiorno in Egitto avevano subìto in certo qual modo l’influenza della falsa adorazione, mentre Ezechiele indica che tali pratiche pagane continuarono ad affliggerli ancora per molto tempo. (Ez 23:8, 21) Per questa ragione alcuni studiosi ritengono che il decreto emanato da Dio nel deserto con cui si vietava agli israeliti di offrire “sacrifici ai demoni a forma di capro” (Le 17:1-7) e la nomina da parte di Geroboamo di sacerdoti “per gli alti luoghi e per i demoni a forma di capro e per i vitelli che aveva fatto” (2Cr 11:15) siano un’indicazione che tra gli israeliti esisteva qualche specie di culto dei capri, simile a quello praticato in Egitto, specie nel Basso Egitto. Erodoto (II, 46) afferma che da tale adorazione praticata in Egitto i greci trassero il culto di Pan e anche quello dei satiri, lussuriose divinità dei boschi raffigurate con corna, coda e zampe caprine. Alcuni hanno avanzato l’ipotesi che la forma per metà animale di queste divinità pagane abbia dato origine alla consuetudine di raffigurare Satana con coda, corna e zoccolo spartito, usanza assai diffusa fra i sedicenti cristiani nel Medioevo.
Cosa fossero in realtà questi seʽirìm (“pelosi”) non è però specificato. Anche se alcuni ritengono che fossero capri letterali o idoli a forma di capro, non ci sono indicazioni che le cose stessero necessariamente così, né altri versetti danno indicazioni in tal senso. Il termine usato potrebbe semplicemente indicare che nella mente di coloro che li adoravano quei falsi dèi erano concepiti come esseri a forma di capro o dall’aspetto peloso. Oppure l’uso di “capri” in questi brani potrebbe essere solo un modo per esprimere disprezzo per tutti gli oggetti idolatrici in generale, proprio come il termine per idoli in molti passi deriva da una parola che in origine significava “pallottole di letame”, senza però che gli idoli fossero letteralmente fatti di letame. — Le 26:30; De 29:17.

(2 CRONACHE 11:18)

“Roboamo si prese quindi in moglie Maalat figlia di Ierimot figlio di Davide, e di Abiail figlia di Eliab figlio di Iesse.”

*** it-1 p. 25 Abiail ***
4. Figlia di Eliab, fratello maggiore di Davide. (Comunque, il termine ebraico bath [figlia] in 2 Cronache 11:18 può anche significare “nipote”).
In 2 Cronache 11:18 la Diodati dice: “Or Roboamo si prese per moglie Mahalat, figliuola di Ierimot, figliuolo di Davide, e Abihail, figliuola di Eliab, figliuolo d’Isai [Iesse]”. Anche se potrebbe sembrare che Abiail (o Abihail) fosse la seconda moglie di Roboamo, l’originale ebraico consente un’altra versione, per cui altre traduzioni dicono: “Roboamo si prese in moglie Macalat figlia di Ierimot, figlio di Davide, e di Abiail figlia di Eliab, figlio di Iesse”. (CEI, Ga, NM, PIB, PS, VR) A questo proposito un’opera di consultazione in una nota a 2 Cronache 11:18 dice: “La congiunzione è sottintesa. Maalat era figlia di Ierimot e Abiail. Alcuni commentatori ritengono che Abiail sia il nome di un’altra moglie di Roboamo”. (Soncino Books of the Bible, a cura di A. Cohen, Londra, 1952) I pronomi singolari usati nei versetti successivi (19, 20) confermano l’idea che al versetto 18 si parli di una sola moglie di Roboamo. Sembra quindi assai probabile che Abiail fosse la madre di Maalat, moglie di Roboamo.

(2 CRONACHE 11:21)

“E Roboamo amava Maaca nipote di Absalom più di tutte le sue altre mogli e delle sue concubine; poiché c’erano diciotto mogli che egli aveva preso, nonché sessanta concubine, così che generò ventotto figli e sessanta figlie.”

*** it-2 p. 1170 Uriel ***
3. Padre di Micaia (Maaca), moglie del re Roboamo e madre di Abia. (2Cr 13:1, 2; 11:21) Maaca era nipote di Absalom. Dato che a quanto pare i tre figli di Absalom morirono giovani e senza figli (2Sa 14:27; 18:18), Micaia doveva essere la figlia di Tamar, figlia di Absalom, e di Uriel, che non era il figlio di Absalom, ma il genero.

(2 CRONACHE 11:23)

“Comunque, egli agì con intendimento e ripartì alcuni di tutti i suoi figli a tutti i paesi di Giuda e di Beniamino, a tutte le città fortificate, e diede loro cibo in abbondanza e procurò [loro] una moltitudine di mogli.”

*** it-2 p. 793 Roboamo ***
Prima di morire all’età di 58 anni, e prima che Abia salisse al trono nel 980 a.E.V., Roboamo distribuì molti doni fra gli altri suoi figli, forse per impedire che insorgessero contro Abia dopo la sua morte. (1Re 14:31; 2Cr 11:23; 12:16)

(2 CRONACHE 12:2)

“E nel quinto anno del re Roboamo avvenne che Sisac re d’Egitto salì contro Gerusalemme (poiché avevano agito con infedeltà verso Geova),”

*** it-1 p. 185 Archeologia ***
A Karnak (l’antica Tebe), lungo il Nilo, sulla parete S di un grande tempio c’è un’iscrizione a conferma della campagna di Palestina di Sisac (Sheshonk I) re d’Egitto, descritta in 1 Re 14:25, 26 e 2 Cronache 12:1-9. Il gigantesco rilievo che ne descrive le vittorie raffigura 156 prigionieri palestinesi ammanettati, ciascuno in rappresentanza di una città o villaggio, il cui nome è indicato nei geroglifici. Fra i nomi identificabili ci sono quelli di Rabbit (Gsè 19:20), Taanac, Bet-Sean e Meghiddo (dov’è stata rinvenuta parte di una stele o colonna con iscrizioni di Sisac) (Gsè 17:11), Sunem (Gsè 19:18), Reob (Gsè 19:28), Afaraim (Gsè 19:19), Gabaon (Gsè 18:25), Bet-Oron (Gsè 21:22), Aialon (Gsè 21:24), Soco (Gsè 15:35) e Arad (Gsè 12:14). È elencato fra le sue conquiste perfino il “Campo di Abramo”, e questo è il più antico riferimento ad Abraamo in documenti egiziani.

*** it-1 p. 794 Egitto, Egiziani ***
Sisac (lo Sheshonk I dei documenti egiziani) aveva fondato una dinastia di faraoni libici (la “XXII dinastia”), con capitale a Bubasti nella parte orientale del Delta. Nel quinto anno del regno di Roboamo figlio di Salomone (993 a.E.V.), Sisac invase Giuda con un potente esercito, carri da guerra, cavalieri e fanti, fra cui libi ed etiopi; conquistò molte città e minacciò addirittura Gerusalemme. Grazie alla misericordia di Geova, Gerusalemme fu risparmiata, ma le sue grandi ricchezze finirono nelle mani di Sisac. (1Re 14:25, 26; 2Cr 12:2-9) Un bassorilievo sulla parete di un tempio a Karnak raffigura la campagna di Sisac e menziona numerose città di Israele e di Giuda conquistate.

*** it-2 p. 992 Sisac ***
Alcuni anni dopo, nel quinto anno del regno di Roboamo successore di Salomone (993 a.E.V.), Sisac invase Giuda con un potente esercito, con carri da guerra e cavalieri. Conquistò alcune città fortificate di Giuda e quindi raggiunse Gerusalemme. Ma Geova non gli permise di ridurre in rovina Gerusalemme, perché Roboamo e i principi di Giuda si erano umiliati dopo avere ricevuto un messaggio dal profeta Semaia. Sisac comunque spogliò la città dei suoi tesori. — 2Cr 12:1-12.
Esistono testimonianze archeologiche dell’invasione della Palestina da parte di Sisac. Un frammento di una stele rinvenuto a Meghiddo menziona Sheshonk I (Sisac), e ciò potrebbe indicare che la stele fu eretta lì per ricordare la sua vittoria. (Ancient Near Eastern Texts, a cura di J. B. Pritchard, 1974, pp. 263, 264) Anche un bassorilievo su una delle pareti di un tempio di Karnak (la parte N dell’antica Tebe in Egitto) elenca un gran numero di città o villaggi conquistati da Sisac. (ILLUSTRAZIONE, vol. 1, p. 952; Supplements to Vetus Testamentum, Leida, 1957, vol. IV, pp. 59, 60) Un buon numero dei luoghi identificabili con località menzionate nella Bibbia si trovavano nel regno delle dieci tribù. Questo indicherebbe che lo scopo della campagna di Sisac non era di aiutare il regno delle dieci tribù, ma di ottenere il controllo delle importanti carovaniere ed estendere così la potenza e l’egemonia egiziana.

(2 CRONACHE 12:4)

“Ed egli catturava le città fortificate che appartenevano a Giuda e infine venne sino a Gerusalemme.”

*** it-1 p. 185 Archeologia ***
A Karnak (l’antica Tebe), lungo il Nilo, sulla parete S di un grande tempio c’è un’iscrizione a conferma della campagna di Palestina di Sisac (Sheshonk I) re d’Egitto, descritta in 1 Re 14:25, 26 e 2 Cronache 12:1-9. Il gigantesco rilievo che ne descrive le vittorie raffigura 156 prigionieri palestinesi ammanettati, ciascuno in rappresentanza di una città o villaggio, il cui nome è indicato nei geroglifici. Fra i nomi identificabili ci sono quelli di Rabbit (Gsè 19:20), Taanac, Bet-Sean e Meghiddo (dov’è stata rinvenuta parte di una stele o colonna con iscrizioni di Sisac) (Gsè 17:11), Sunem (Gsè 19:18), Reob (Gsè 19:28), Afaraim (Gsè 19:19), Gabaon (Gsè 18:25), Bet-Oron (Gsè 21:22), Aialon (Gsè 21:24), Soco (Gsè 15:35) e Arad (Gsè 12:14). È elencato fra le sue conquiste perfino il “Campo di Abramo”, e questo è il più antico riferimento ad Abraamo in documenti egiziani.

*** it-2 p. 1066 Taanac ***
Reperti archeologici provenienti da Taanac e il bassorilievo su una delle pareti di un tempio di Karnak indicano che la città fu conquistata dal faraone Sisac (Sheshonk I), che invase la Palestina nel quinto anno del regno di Roboamo, figlio e successore di Salomone. — 2Cr 12:2-4.

(2 CRONACHE 12:9)

“Sisac re d’Egitto salì dunque contro Gerusalemme e prese i tesori della casa di Geova e i tesori della casa del re. Prese ogni cosa; e prese dunque gli scudi d’oro che Salomone aveva fatto.”

*** w88 1/2 p. 26 L’antico Egitto: la prima delle grandi potenze mondiali ***
Sisac (Sheshonk I, “XXII dinastia”) è il primo faraone menzionato per nome nella Bibbia. Con un poderoso esercito di carri e cavalieri invase Giuda, minacciò Gerusalemme e “prese i tesori della casa di Geova e i tesori della casa del re. Prese ogni cosa”. (2 Cronache 12:9) Questo avvenimento è confermato da un bassorilievo sulla parete meridionale del tempio di Amon a Karnak (l’antica Tebe). Vi sono raffigurati 156 prigionieri incatenati, ciascuno dei quali rappresenta una delle città o dei villaggi catturati, fra cui Meghiddo, Sunem e Gabaon. Fra i luoghi catturati Sisac elenca addirittura il “Campo di Abramo”, il più antico riferimento ad Abraamo in documenti egiziani.

(2 CRONACHE 13:5)

“Non dovete voi sapere che Geova l’Iddio d’Israele stesso diede un regno a Davide sopra Israele a tempo indefinito, a lui e ai suoi figli, mediante un patto di sale?”

*** w05 1/12 p. 20 par. 2 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
13:5: Cosa si intende con l’espressione “un patto di sale”? A motivo delle sue proprietà conservanti il sale divenne simbolo di stabilità e immutabilità. “Un patto di sale”, quindi, è sinonimo di accordo vincolante.

*** it-1 p. 977 Fuoco ***
Il sale rappresentava assenza di corruzione ed era simbolo di costante lealtà, come risulta dall’espressione “patto di sale”. (2Cr 13:5)

*** it-2 p. 505 Patto ***
Nella Bibbia l’espressione “patto di sale” indica la stabilità e l’immutabilità di un patto. (Nu 18:19; 2Cr 13:5; Le 2:13) Presso alcuni popoli antichi mangiare sale insieme era segno di amicizia, di fedeltà e di lealtà durevoli; mangiare sale insieme ai sacrifici di comunione simboleggiava lealtà perpetua.

*** it-2 p. 832 Sale ***
A motivo della sua proprietà di impedire la decomposizione, il sale divenne simbolo di stabilità e permanenza. Spesso quando si concludevano patti, le parti mangiavano insieme — mangiavano sale insieme — in segno di perpetua lealtà e fedeltà reciproca nel vincolo del patto. Un “patto di sale” era perciò ritenuto molto vincolante. (Nu 18:19) Quindi la dichiarazione di Abia re di Giuda che Geova aveva fatto “un patto di sale” con Davide e i suoi figli significava che il patto del regno fatto con la dinastia davidica sarebbe rimasto in vigore per sempre. Gesù Cristo, “figlio di Davide” e “radice di Davide”, è colui che detiene il Regno e che lo amministrerà per sempre. — 2Cr 13:4, 5; Sl 18:50; Mt 1:1; Ri 5:5; Isa 9:6, 7.

(2 CRONACHE 13:9)

“Non avete voi cacciato i sacerdoti di Geova, i figli di Aaronne, e i leviti, e non continuate a farvi sacerdoti come i popoli dei paesi? In quanto a chiunque è venuto e ha riempito la sua mano di potere per mezzo di un giovane toro e sette montoni, è divenuto sacerdote di quelli che non sono dèi.”

*** it-2 p. 768 Riempire la mano di potere ***
In seguito il re Geroboamo, nell’istituire il culto dei vitelli in Israele, insediò arbitrariamente dei sacerdoti prendendoli dal popolo comune; i sacerdoti aaronnici e i leviti rimasero leali all’adorazione di Geova che aveva il suo centro a Gerusalemme ed evidentemente per questa ragione furono scacciati dal regno delle dieci tribù. — 1Re 12:31; 13:33; 2Cr 13:9.

(2 CRONACHE 13:19)

“E Abia inseguiva Geroboamo e gli catturava delle città, Betel e le sue borgate dipendenti, e Iesana e le sue borgate dipendenti, ed Efrain e le sue borgate dipendenti.”

*** it-1 p. 782 Efraim ***
3. Città comunemente identificata con l’Efrain sottratta da Abia re di Giuda a Geroboamo re d’Israele. (2Cr 13:19)

(2 CRONACHE 14:3)

“Eliminò dunque gli altari stranieri e gli alti luoghi e spezzò le colonne sacre e tagliò i pali sacri.”

*** w09 15/6 p. 12 Siate ‘zelanti nelle opere eccellenti’! ***
È possibile che Asa abbia eliminato gli alti luoghi usati per l’adorazione di falsi dèi ma non quelli dove il popolo adorava Geova. Può anche darsi che gli alti luoghi siano stati ricostruiti nell’ultima parte del regno di Asa e siano stati poi eliminati da suo figlio Giosafat. — 1 Re 15:14; 2 Cron. 15:17.

*** w09 15/6 p. 12 par. 4 Siate ‘zelanti nelle opere eccellenti’! ***
Asa “eliminò . . . gli altari stranieri e gli alti luoghi e spezzò le colonne sacre e tagliò i pali sacri”. (2 Cron. 14:3) Giosafat, animato dallo zelo per l’adorazione di Geova, “eliminò gli alti luoghi e i pali sacri da Giuda”. — 2 Cron. 17:6; 19:3.

*** it-1 p. 213 Asa ***
In 2 Cronache 14:2-5 si legge che Asa “eliminò dunque gli altari stranieri e gli alti luoghi e spezzò le colonne sacre e tagliò i pali sacri”. Ma 1 Re 15:14 e 2 Cronache 15:17 dicono che “non eliminò gli alti luoghi”. Può quindi darsi che gli alti luoghi menzionati nel precedente brano di Cronache fossero quelli dove si praticava l’adorazione pagana che aveva contaminato Giuda, mentre il brano di Re si riferirebbe agli alti luoghi dove la popolazione adorava Geova. Anche dopo l’erezione del tabernacolo e più tardi dopo la costruzione del tempio, occasionali sacrifici erano offerti a Geova sugli alti luoghi e in speciali circostanze gli furono ben accetti, come nei casi di Samuele, Davide ed Elia. (1Sa 9:11-19; 1Cr 21:26-30; 1Re 18:30-39) Comunque il luogo approvato per i normali sacrifici era quello autorizzato da Geova. (Nu 33:52; De 12:2-14; Gsè 22:29) Errate forme di adorazione sugli alti luoghi poterono continuare nonostante l’eliminazione degli alti luoghi pagani, forse perché il re non s’impegnò ad eliminarli con lo stesso vigore con cui eliminò quelli pagani. Oppure è possibile che Asa avesse effettuato una completa rimozione di tutti gli alti luoghi; in tal caso, col tempo, questi sorsero di nuovo e non furono più eliminati sino alla fine del suo regno, tanto che furono abbattuti dal suo successore, Giosafat.

(2 CRONACHE 14:5)

“Pertanto eliminò da tutte le città di Giuda gli alti luoghi e i banchi dell’incenso; e il regno restò senza disturbo davanti a lui.”

*** it-1 p. 213 Asa ***
In 2 Cronache 14:2-5 si legge che Asa “eliminò dunque gli altari stranieri e gli alti luoghi e spezzò le colonne sacre e tagliò i pali sacri”. Ma 1 Re 15:14 e 2 Cronache 15:17 dicono che “non eliminò gli alti luoghi”. Può quindi darsi che gli alti luoghi menzionati nel precedente brano di Cronache fossero quelli dove si praticava l’adorazione pagana che aveva contaminato Giuda, mentre il brano di Re si riferirebbe agli alti luoghi dove la popolazione adorava Geova. Anche dopo l’erezione del tabernacolo e più tardi dopo la costruzione del tempio, occasionali sacrifici erano offerti a Geova sugli alti luoghi e in speciali circostanze gli furono ben accetti, come nei casi di Samuele, Davide ed Elia. (1Sa 9:11-19; 1Cr 21:26-30; 1Re 18:30-39) Comunque il luogo approvato per i normali sacrifici era quello autorizzato da Geova. (Nu 33:52; De 12:2-14; Gsè 22:29) Errate forme di adorazione sugli alti luoghi poterono continuare nonostante l’eliminazione degli alti luoghi pagani, forse perché il re non s’impegnò ad eliminarli con lo stesso vigore con cui eliminò quelli pagani. Oppure è possibile che Asa avesse effettuato una completa rimozione di tutti gli alti luoghi; in tal caso, col tempo, questi sorsero di nuovo e non furono più eliminati sino alla fine del suo regno, tanto che furono abbattuti dal suo successore, Giosafat.

(2 CRONACHE 14:8)

“E Asa ebbe forze militari che portavano lo scudo grande e la lancia, trecentomila da Giuda. E da Beniamino quelli che portavano lo scudo piccolo e tendevano l’arco furono duecentottantamila. Tutti questi furono uomini potenti e valorosi.”

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo grande” (ebr. tsinnàh) veniva usato dalla fanteria pesante (2Cr 14:8) e a volte era portato da uno scudiero. (1Sa 17:7, 41) Evidentemente un “grande scudo” del genere era quello designato dal termine greco thyreòs (da thỳra, che significa “porta”) in Efesini 6:16. Lo tsinnàh era uno scudo abbastanza grande da coprire tutto il corpo. (Sl 5:12) A volte in battaglia serviva a opporre un fronte compatto da cui sporgevano le lance. Lo scudo grande è a volte menzionato insieme alla lancia per indicare le armi in generale. — 1Cr 12:8, 34; 2Cr 11:12.

(2 CRONACHE 14:9)

“Zera l’etiope uscì poi contro di loro con forze militari di un milione di uomini e trecento carri, e giunse fino a Maresa.”

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Etiopia 2Cr 14:9-13

*** it-2 p. 408 Numero ***
A volte i numeri sono usati in senso approssimativo, arrotondandoli, ad esempio in Salmo 90:10, dove il salmista parla dell’età massima dell’uomo, e forse anche in 1 Re 19:18 (7.000 che non si erano inchinati a Baal) e in 2 Cronache 14:9 (il milione di etiopi sconfitti da Asa).

(2 CRONACHE 14:10)

“Quindi Asa uscì contro di lui e si schierarono in formazione di battaglia nella valle di Zefata a Maresa.”

*** it-2 p. 1227 Zefata ***
ZEFATA
(Zèfata).
Valle vicino a Maresa dove Geova permise all’esercito di Asa re di Giuda di sconfiggere quello di Zera l’etiope (967 a.E.V.). (2Cr 14:9-12) A quanto pare Zefata era una delle valli a N di Maresa. La Settanta greca (ed. Bagster) ha “nella valle a nord di Maresa”, mentre il testo masoretico legge “Zefata”.

(2 CRONACHE 14:11)

“E Asa invocava Geova suo Dio e diceva: “O Geova, in quanto ad aiutare, a te non importa se ci sono molti o [gente senza] nessun potere. Aiutaci, o Geova nostro Dio, poiché veramente ci appoggiamo a te e nel tuo nome siamo venuti contro questa folla. O Geova, tu sei il nostro Dio. Non ritenga forza l’uomo mortale contro di te”.”

*** w12 15/8 pp. 8-9 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Avendo visto il tipo di persona che era Asa, non ci meraviglia che, di fronte alla minaccia rappresentata dall’esercito umano più numeroso di cui si fa menzione nelle Scritture, abbia deciso di pregare. Asa sapeva che Geova ricompensa le azioni motivate dalla fede. Nella sua preghiera il re implorò l’aiuto di Geova. Asa riconosceva che se avesse confidato in Dio e avesse avuto il suo sostegno, il numero e la potenza dei suoi nemici sarebbero stati dettagli irrilevanti. E sapeva anche che l’esito di quel conflitto avrebbe avuto ripercussioni sulla reputazione di Geova. Per questo pregò: “Aiutaci, o Geova nostro Dio, poiché veramente ci appoggiamo a te e nel tuo nome siamo venuti contro questa folla. O Geova, tu sei il nostro Dio. Non ritenga forza l’uomo mortale contro di te”. (2 Cron. 14:11) Era come se stesse dicendo: ‘Geova, l’invasione degli etiopi è un attacco contro di te. Non permettere che la tua reputazione venga macchiata lasciando che questi semplici uomini abbiano la meglio su coloro che sostengono il tuo nome’.

*** w12 15/8 p. 9 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Oggi il popolo di Geova deve affrontare molti potenti oppositori, anche se non su un campo di battaglia con armi letterali. Tuttavia, non c’è dubbio che Geova ricompenserà con la vittoria tutti i suoi servitori fedeli impegnati a sostenere il suo nome nella guerra spirituale. La nostra personale battaglia potrebbe essere quella di resistere al diffuso spirito di permissivismo morale, combattere le nostre debolezze o proteggere la nostra famiglia dalle influenze corruttrici. Qualunque sia la difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la preghiera di Asa ci è d’incoraggiamento. Fu Geova a dargli la vittoria, e questo significa che, se confidiamo in lui, egli aiuterà anche noi a vincere tutte le nostre battaglie. Nessun uomo gli si può opporre!

(2 CRONACHE 14:14)

“Inoltre, colpirono tutte le città intorno a Gherar, poiché il terrore di Geova era venuto su di loro; e predavano tutte le città, poiché in esse c’era molto da predare.”

*** it-1 p. 1084 Gherar ***
Dopo che Geova ebbe causato la sconfitta dell’imponente esercito di Zera l’etiope, gli uomini del re Asa inseguirono il nemico in fuga fino a Gherar. Poi i giudei abbatterono e saccheggiarono “tutte le città intorno a Gherar” (probabilmente perché si erano alleate con gli etiopi); “colpirono perfino le tende col bestiame così che catturarono greggi in gran numero e cammelli”. — 2Cr 14:8-15.

14 dic. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 15-19


(2 CRONACHE 15:1)

“Ora circa Azaria figlio di Oded, lo spirito di Dio fu su di lui.”

*** it-2 p. 417 Oded ***
ODED
(Òded) [[Dio] ha dato sollievo].
1. Padre del profeta Azaria. (2Cr 15:1) In 2 Cronache 15:8 Oded stesso è definito profeta: “Appena Asa ebbe udito queste parole e la profezia di Oded il profeta . . .”. Alcuni studiosi sopprimerebbero le parole “di Oded il profeta” imputandole all’errore di un copista, ma ciò non spiegherebbe perché lo scrittore dica che Asa udì “queste parole e la profezia”. Altri farebbero un’aggiunta in modo da leggere: “Appena Asa ebbe udito queste parole e la profezia di Azaria figlio di Oded”, in armonia con la Settanta greca (codice Alessandrino), la Pescitta siriaca e la Vulgata latina (recensione clementina), ma questo non risolverebbe comunque il problema sopraindicato. La terza soluzione consiste nell’accettare il testo masoretico così com’è, desumendone che Oded stesso avesse pronunciato una profezia non menzionata nel testo. Asa prestò ascolto alle parole di Azaria (2Cr 15:2-7) e a quelle di suo padre Oded.

(2 CRONACHE 15:2)

“Di conseguenza egli uscì davanti ad Asa e gli disse: “Uditemi, o Asa e tutto Giuda e Beniamino! Geova è con voi finché voi mostrate d’essere con lui; e se lo ricercate, si lascerà trovare da voi, ma se lo lasciate, egli vi lascerà.”

*** w12 15/8 p. 9 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Queste parole rafforzano la nostra fede. Ci trasmettono la sicurezza che Geova sarà con noi fintanto che noi lo serviremo fedelmente. Quando ci rivolgiamo a lui per chiedere aiuto, possiamo aver fiducia che ci ascolta.

*** w12 15/8 pp. 9-10 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Comunque le parole di Azaria contenevano anche un serio avvertimento: ‘Se lasciate Geova, egli vi lascerà’. Non permettiamo mai che questo ci accada: le conseguenze possono essere tragiche. (2 Piet. 2:20-22) Le Scritture non ci dicono perché Geova abbia inviato ad Asa questo avvertimento; ad ogni modo il re non lo ascoltò.

*** w12 15/8 p. 9 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
“Uditemi, o Asa e tutto Giuda e Beniamino! Geova è con voi finché voi mostrate d’essere con lui; e se lo ricercate, si lascerà trovare da voi, ma se lo lasciate, egli vi lascerà.

*** w12 15/8 p. 9 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
2 Cron. 15:1, 2,

(2 CRONACHE 15:7)

“E voi, siate coraggiosi e non vi caschino le mani, perché c’è una ricompensa per la vostra attività”.”

*** w12 15/8 p. 9 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
“Siate coraggiosi”, disse Azaria. Spesso per fare ciò che è giusto ci vuole grande coraggio, ma sappiamo di poterci riuscire grazie all’aiuto che viene da Geova.
La nonna di Asa, Maaca, aveva fatto “un orribile idolo al palo sacro”, per cui al re si presentò il difficile compito di rimuoverla “dalla dignità di signora”. Egli adempì a tale compito e, inoltre, bruciò il suo idolo. (1 Re 15:13) Asa fu benedetto per la determinazione e il coraggio che mostrò. Anche noi dobbiamo attenerci risolutamente alle giuste norme divine sia che i nostri parenti dimostrino lealtà a Dio sia che non lo facciano. Se lo faremo Geova ci ricompenserà per la nostra condotta fedele.
Parte della ricompensa di Asa consisté nel vedere che molti israeliti, riscontrando che Geova era con lui, affluivano a Giuda dall’apostata regno settentrionale. Il loro apprezzamento per la pura adorazione era così forte che furono disposti a lasciare le loro case per andare a vivere tra i servitori di Geova. In seguito Asa e tutto Giuda “entrarono in un patto per ricercare Geova . . . con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima”. Quale fu il risultato? “Egli si fece trovare da loro; e Geova continuò a dar loro riposo tutt’intorno”. (2 Cron. 15:9-15)

*** w12 15/8 p. 9 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Siate coraggiosi e non vi caschino le mani, perché c’è una ricompensa per la vostra attività”. — 2 Cron. 15:1, 2, 7.

*** it-2 p. 199 Mano ***
‘lasciar cadere le mani’, scoraggiarsi (2Cr 15:7;

(2 CRONACHE 15:8)

“E appena Asa ebbe udito queste parole e la profezia di Oded il profeta, si fece coraggio e faceva scomparire le cose disgustanti da tutto il paese di Giuda e di Beniamino e dalle città che aveva catturato dalla regione montagnosa di Efraim, e rinnovava l’altare di Geova che era davanti al portico di Geova.”

*** it-2 p. 417 Oded ***
ODED
(Òded) [[Dio] ha dato sollievo].
1. Padre del profeta Azaria. (2Cr 15:1) In 2 Cronache 15:8 Oded stesso è definito profeta: “Appena Asa ebbe udito queste parole e la profezia di Oded il profeta . . .”. Alcuni studiosi sopprimerebbero le parole “di Oded il profeta” imputandole all’errore di un copista, ma ciò non spiegherebbe perché lo scrittore dica che Asa udì “queste parole e la profezia”. Altri farebbero un’aggiunta in modo da leggere: “Appena Asa ebbe udito queste parole e la profezia di Azaria figlio di Oded”, in armonia con la Settanta greca (codice Alessandrino), la Pescitta siriaca e la Vulgata latina (recensione clementina), ma questo non risolverebbe comunque il problema sopraindicato. La terza soluzione consiste nell’accettare il testo masoretico così com’è, desumendone che Oded stesso avesse pronunciato una profezia non menzionata nel testo. Asa prestò ascolto alle parole di Azaria (2Cr 15:2-7) e a quelle di suo padre Oded.

(2 CRONACHE 15:17)

“E gli alti luoghi stessi non scomparvero da Israele. Solo, il cuore stesso di Asa fu completo per tutti i suoi giorni.”

*** it-1 p. 102 Alti luoghi ***
Asa, succeduto sul trono ad Abia, servì con fedeltà Geova e decise di liberare il regno da tutto ciò che aveva a che fare con la falsa adorazione. (1Re 15:11-13) “Eliminò da tutte le città di Giuda gli alti luoghi e i banchi dell’incenso”. (2Cr 14:2-5) Tuttavia 1 Re 15:14 e 2 Cronache 15:17 fanno supporre che gli alti luoghi non siano stati eliminati. Potrebbe darsi che Asa, pur eliminando gli alti luoghi destinati all’adorazione di falsi dèi, abbia lasciato stare quelli presso i quali si adorava Geova. Oppure, forse gli alti luoghi riapparvero verso la fine del suo regno e li dovette distruggere il suo successore, Giosafat. Ma neanche durante il regno di Giosafat gli alti luoghi scomparvero del tutto. (1Re 22:42, 43; 2Cr 17:5, 6; 20:31-33) L’adorazione di Giuda presso gli alti luoghi era così radicata che le riforme di Asa e di Giosafat non riuscirono a eliminarli in modo definitivo.

*** it-1 p. 213 Asa ***
In 2 Cronache 14:2-5 si legge che Asa “eliminò dunque gli altari stranieri e gli alti luoghi e spezzò le colonne sacre e tagliò i pali sacri”. Ma 1 Re 15:14 e 2 Cronache 15:17 dicono che “non eliminò gli alti luoghi”. Può quindi darsi che gli alti luoghi menzionati nel precedente brano di Cronache fossero quelli dove si praticava l’adorazione pagana che aveva contaminato Giuda, mentre il brano di Re si riferirebbe agli alti luoghi dove la popolazione adorava Geova. Anche dopo l’erezione del tabernacolo e più tardi dopo la costruzione del tempio, occasionali sacrifici erano offerti a Geova sugli alti luoghi e in speciali circostanze gli furono ben accetti, come nei casi di Samuele, Davide ed Elia. (1Sa 9:11-19; 1Cr 21:26-30; 1Re 18:30-39) Comunque il luogo approvato per i normali sacrifici era quello autorizzato da Geova. (Nu 33:52; De 12:2-14; Gsè 22:29) Errate forme di adorazione sugli alti luoghi poterono continuare nonostante l’eliminazione degli alti luoghi pagani, forse perché il re non s’impegnò ad eliminarli con lo stesso vigore con cui eliminò quelli pagani. Oppure è possibile che Asa avesse effettuato una completa rimozione di tutti gli alti luoghi; in tal caso, col tempo, questi sorsero di nuovo e non furono più eliminati sino alla fine del suo regno, tanto che furono abbattuti dal suo successore, Giosafat.

(2 CRONACHE 15:19)

“In quanto alla guerra, non ce ne fu fino al trentacinquesimo anno del regno di Asa.”

*** it-1 p. 214 Asa ***
Quindi anche l’apparente contraddizione fra la dichiarazione di 2 Cronache 15:19 che ‘non ci fu guerra fino al trentacinquesimo [in realtà il quindicesimo] anno del regno di Asa’, e quella di 1 Re 15:16 secondo cui “ci fu la guerra stessa fra Asa e Baasa re d’Israele per tutti i loro giorni”, può essere spiegata dal fatto che, una volta iniziate, le ostilità fra i due re continuarono come aveva predetto Hanani. — 2Cr 16:9.

(2 CRONACHE 16:1)

“Nel trentaseiesimo anno del regno di Asa, Baasa re d’Israele salì contro Giuda ed edificava Rama, per non permettere a nessuno di uscire o di entrare da Asa re di Giuda.”

*** w12 15/8 p. 10 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Nel 36° anno del regno di Asa, Baasa, re d’Israele, compì atti ostili contro Giuda. Baasa prese a fortificare Rama, città di confine situata a circa otto chilometri a nord di Gerusalemme, forse per impedire ai suoi sudditi di riversarsi in Giuda per lealtà verso Asa e la pura adorazione.

*** w12 15/8 p. 10 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
2 Cron. 16:1

*** it-1 p. 214 Asa ***
L’affermazione di 2 Cronache 16:1 che Baasa salì contro Giuda “nel trentaseiesimo anno del regno di Asa” ha causato qualche perplessità, dato che il regno di Baasa, iniziato nel terzo anno di Asa e durato solo 24 anni, era terminato circa 10 anni prima del 36° anno del regno di Asa. (1Re 15:33) Alcuni pensano a un errore di copiatura e ritengono si tratti del 16° o del 26° anno del regno di Asa, ma non è necessario ipotizzare un errore per far tornare il conto. Commentatori ebrei citano il Seder Olam, il quale avanza l’ipotesi che fosse il 36° anno dall’inizio del regno separato di Giuda (997 a.E.V.), corrispondente al 16° anno di Asa (infatti Roboamo regnò 17 anni, Abia 3 anni e Asa era ora nel 16° anno). (Soncino Books of the Bible, Londra, 1952, nt. a 2Cr 16:1) Tale era pure l’opinione di James Ussher.

(2 CRONACHE 16:3)

““C’è un patto fra me e te e fra mio padre e tuo padre. Ecco, ti mando in effetti argento e oro. Va, infrangi il tuo patto con Baasa re d’Israele, affinché si ritiri da me”.”

*** it-1 p. 214 Asa ***
Complotto e guerra contro Baasa. Baasa re d’Israele tentò di impedire il passaggio di chiunque volesse tornare in Giuda fortificando Rama, la città di frontiera poco più a N di Gerusalemme, sulla strada principale che portava a questa città. Asa, per qualche ragionamento umano o seguendo cattivi consigli, smise di confidare unicamente in Geova e ricorse alla diplomazia e a trattative segrete per scongiurare questa minaccia. Prese i tesori del tempio e quelli della casa reale e li mandò a Ben-Adad I re di Siria per indurlo a distogliere l’attenzione di Baasa con un attacco contro la frontiera N di Israele. Ben-Adad I accettò, e la sua incursione contro città israelite al N interruppe i lavori di costruzione di Baasa costringendolo a ritirare le sue forze da Rama. Asa allora chiamò a raccolta tutta la manodopera disponibile nell’intero regno di Giuda e portò via tutte le scorte di materiale edile di Baasa, servendosene per costruire le città di Gheba e Mizpa. — 1Re 15:16-22; 2Cr 16:1-6.

(2 CRONACHE 16:4)

“Ben-Adad ascoltò dunque il re Asa e mandò i capi delle forze militari che erano sue contro le città d’Israele, così che colpirono Ijon e Dan e Abel-Maim e tutti i luoghi di deposito delle città di Neftali.”

*** it-1 p. 22 Abel-Bet-Maaca ***
I campi circostanti, fertili e ben irrigati, diedero senza dubbio origine a un altro nome ben meritato: Abel-Maim (che significa “corso d’acqua di acque”). La sua posizione ne fece un buon luogo di deposito. — 2Cr 16:4.

(2 CRONACHE 16:9)

“Poiché, riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui. Hai agito stoltamente rispetto a ciò, poiché da ora in poi ci saranno guerre contro di te”.”

*** w02 15/10 p. 14 Geova ha cura di voi ***
Geova cerca di aiutarci
4 Il Diavolo percorre la terra, cercando qualcuno da accusare e divorare. (Giobbe 1:7, 9; 1 Pietro 5:8) Geova invece cerca di aiutare quelli che hanno bisogno della sua forza. Il profeta Hanani disse al re Asa: “Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui”. (2 Cronache 16:9) Che differenza fra il modo odioso in cui Satana esamina gli uomini e il modo amorevole in cui Geova si prende cura di loro!

*** cl cap. 4 p. 43 parr. 15-16 “Geova è . . . grande in potenza” ***
15 Geova usa la sua potenza anche per farci del bene singolarmente. Notate cosa dice 2 Cronache 16:9: “Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui”. Ne è un esempio l’esperienza di Elia menzionata all’inizio. Perché Geova gli diede quella imponente dimostrazione della sua potenza? Ebbene, la malvagia regina Izebel aveva giurato che avrebbe fatto mettere a morte Elia. Il profeta stava fuggendo per mettersi in salvo. Si sentiva solo, era spaventato, scoraggiato, turbato, come se tutto il suo duro lavoro fosse stato vano. Per confortarlo, Geova gli ricordò vividamente la propria potenza. Il vento, il terremoto e il fuoco indicavano che l’Essere più potente dell’universo era lì con Elia. Cosa doveva temere da Izebel, avendo l’Iddio onnipotente al suo fianco? — 1 Re 19:1-12.
16 Per quanto questo non sia il tempo di compiere miracoli, Geova non è cambiato dai giorni di Elia. (1 Corinti 13:8) Oggi è altrettanto desideroso di usare la sua potenza a favore di coloro che lo amano. È vero, dimora nell’eccelso reame spirituale, ma non è lontano da noi. La sua potenza non ha limiti, perciò la distanza non è un ostacolo. Anzi, “Geova è vicino a tutti quelli che lo invocano”. (Salmo 145:18) Una volta il profeta Daniele invocò l’aiuto di Geova e un angelo gli apparve prima ancora che avesse finito di pregare. (Daniele 9:20-23) Niente può impedire a Geova di aiutare e rafforzare coloro che ama. — Salmo 118:6.

*** it-1 p. 214 Asa ***
Quindi anche l’apparente contraddizione fra la dichiarazione di 2 Cronache 15:19 che ‘non ci fu guerra fino al trentacinquesimo [in realtà il quindicesimo] anno del regno di Asa’, e quella di 1 Re 15:16 secondo cui “ci fu la guerra stessa fra Asa e Baasa re d’Israele per tutti i loro giorni”, può essere spiegata dal fatto che, una volta iniziate, le ostilità fra i due re continuarono come aveva predetto Hanani. — 2Cr 16:9.

(2 CRONACHE 16:11)

“Ed ecco, i fatti di Asa, i primi e gli ultimi, sono scritti nel Libro dei Re di Giuda e d’Israele.”

*** w09 15/3 p. 32 Domande dai lettori ***
D’altro canto, certi riferimenti potrebbero riguardare libri che hanno nomi simili a libri biblici, ma che in realtà non fanno parte della Bibbia. Possiamo illustrarlo con quattro libri antichi: Il “libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda”, il “Libro dei Re di Giuda e d’Israele”, il “Libro dei Re d’Israele” e il “Libro dei Re d’Israele e di Giuda”. Anche se i nomi di questi libri possono assomigliare a quelli dei libri biblici di 1 Re e 2 Re, questi quattro libri non erano ispirati e sono estranei al canone biblico. (1 Re 14:29; 2 Cron. 16:11; 20:34; 27:7) Probabilmente si trattava solo di scritti storici disponibili al tempo in cui il profeta Geremia ed Esdra scrissero i resoconti che troviamo nella Bibbia.

(2 CRONACHE 16:12)

“E nel trentanovesimo anno del suo regno Asa si ammalò ai piedi finché fu molto ammalato; e perfino nella sua infermità non ricercò Geova ma i guaritori.”

*** w12 15/8 p. 10 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
2 Cron. 16:12

*** w12 15/8 p. 10 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Nel 39° anno del suo regno, Asa fu colpito da una malattia ai piedi. “E perfino nella sua infermità non ricercò Geova ma i guaritori”, dice la Bibbia. A quanto pare Asa aveva smesso di prendersi cura della sua salute spirituale.

*** it-1 p. 214 Asa ***
Malattia e morte. Negli ultimi tre anni della sua vita Asa soffrì di una malattia ai piedi (forse gotta), e poco saggiamente si preoccupò più della sua salute fisica che di quella spirituale.

(2 CRONACHE 16:14)

“Lo seppellirono dunque nel suo grande luogo di sepoltura che si era scavato nella Città di Davide; e lo posero nel letto che era stato riempito di olio di balsamo e di diverse sorte di unguento mischiate in un unguento di speciale fattura. Inoltre, gli fecero un rogo funebre straordinariamente grande.”

*** w05 1/12 p. 20 par. 5 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
16:13, 14: Asa fu cremato? No. Il “rogo funebre straordinariamente grande” non si riferisce alla cremazione di Asa ma al rogo di spezie. — Nota in calce.

*** it-1 p. 1272 Imbalsamazione ***
A proposito della sepoltura del re Asa, le Scritture dicono: “Lo posero nel letto che era stato riempito di olio di balsamo e di diverse sorte di unguento mischiate in un unguento di speciale fattura. Inoltre, gli fecero un rogo funebre straordinariamente grande”. Questo non serviva per la cremazione del re, ma per bruciare i profumi. (2Cr 16:13, 14) E ammesso che tale uso di unguenti potesse essere considerato una forma di imbalsamazione, non era certo del genere praticato dagli egiziani.

*** it-2 p. 939 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
Spezie come mirra e aloe venivano di solito frammiste alle bende (Gv 19:39, 40), oppure la salma veniva deposta in ‘un letto riempito di olio e unguento’, come avvenne per la salma del re Asa. (2Cr 16:14) Il grande “rogo funebre” menzionato in quest’ultimo caso servì evidentemente per bruciare queste spezie, che sprigionavano un profumo aromatico.

*** it-2 p. 1161 Unguenti e profumi ***
Quando si usavano speciali unguenti profumati nel preparare una salma per la sepoltura, questi senza dubbio servivano principalmente come disinfettanti e deodoranti. (2Cr 16:14; Lu 23:56) Pensando a un’usanza del genere, Gesù spiegò che l’unzione ricevuta in casa di Simone il lebbroso con un olio profumato molto costoso, il cui profumo riempì tutta la casa, serviva, in senso figurato, ‘per prepararlo alla sepoltura’. (Mt 26:6-12; Gv 12:3)

(2 CRONACHE 17:6)

“E il suo cuore si fece intrepido nelle vie di Geova, e perfino eliminò gli alti luoghi e i pali sacri da Giuda.”

*** w09 15/6 p. 12 par. 4 Siate ‘zelanti nelle opere eccellenti’! ***
Asa “eliminò . . . gli altari stranieri e gli alti luoghi e spezzò le colonne sacre e tagliò i pali sacri”. (2 Cron. 14:3) Giosafat, animato dallo zelo per l’adorazione di Geova, “eliminò gli alti luoghi e i pali sacri da Giuda”. — 2 Cron. 17:6; 19:3.

*** w09 15/6 p. 12 Siate ‘zelanti nelle opere eccellenti’! ***
È possibile che Asa abbia eliminato gli alti luoghi usati per l’adorazione di falsi dèi ma non quelli dove il popolo adorava Geova. Può anche darsi che gli alti luoghi siano stati ricostruiti nell’ultima parte del regno di Asa e siano stati poi eliminati da suo figlio Giosafat. — 1 Re 15:14; 2 Cron. 15:17.

(2 CRONACHE 17:17)

“E da Beniamino ci fu Eliada, uomo potente e valoroso, e con lui ci furono duecentomila uomini equipaggiati con arco e scudo.”

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo piccolo” o brocchiere (ebr. maghèn) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (2Cr 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande, essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone: infatti per ricoprire uno scudo grande ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo. (1Re 10:16, 17; 2Cr 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — 2Cr 14:8; 17:17; 32:5.

(2 CRONACHE 18:25)

“Quindi il re d’Israele disse: “Prendete Micaia e riconducetelo da Amon capo della città e da Joas figlio del re.”

*** it-2 p. 83 Joas ***
6. Uno degli uomini ai quali Acab affidò in custodia il fedele profeta Micaia. È chiamato “figlio del re”. (1Re 22:26, 27; 2Cr 18:25, 26) Questa espressione può voler dire che era un discendente del re Acab o un funzionario di stirpe reale o uno che comunque aveva stretti legami con la famiglia reale.

(2 CRONACHE 19:3)

“Nondimeno, sono state trovate presso di te cose buone, perché hai tolto i pali sacri dal paese e hai preparato il tuo cuore per ricercare il [vero] Dio”.”

*** w05 1/12 p. 20 par. 12 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
19:1-3. Geova cerca il bene in noi perfino quando gli diamo motivo di arrabbiarsi con noi.

*** w03 1/7 p. 17 par. 13 “Dio è amore” ***
13 La Bibbia rivela qualcos’altro che ci assicura l’amore di Geova. Egli cerca e apprezza quello che c’è di buono in noi. Prendiamo, ad esempio, il buon re Giosafat. Quando il re commise un’azione stolta, il profeta di Geova gli disse: “Per questo c’è indignazione contro di te dalla persona di Geova”. Che prospettiva inquietante! Ma il messaggio di Geova proseguiva: “Nondimeno, sono state trovate presso di te cose buone”. (2 Cronache 19:1-3) Quindi la giusta ira non rese Geova cieco alle “cose buone” di Giosafat. Non è rassicurante sapere che il nostro Dio cerca quello che c’è di buono in noi anche se siamo imperfetti?

*** cl cap. 24 pp. 244-245 par. 12 Niente può “separarci dall’amore di Dio” ***
12 Un esempio ancora più positivo è forse quello del buon re Giosafat. Quando il re commise un’azione stolta, il profeta di Geova gli disse: “Per questo c’è indignazione contro di te dalla persona di Geova”. Che prospettiva inquietante! Ma il messaggio di Geova proseguiva: “Nondimeno, sono state trovate presso di te cose buone”. (2 Cronache 19:1-3) Quindi la giusta ira non rese Geova cieco a ciò che c’era di buono in Giosafat. Che differenza con gli esseri umani imperfetti! Quando siamo agitati, tendiamo a non vedere quello che c’è di buono negli altri. E quando pecchiamo, il disappunto, la vergogna e il senso di colpa ci impediscono di vedere quello che c’è di buono in noi stessi. Ricordiamo, però, che se ci pentiamo dei nostri peccati e facciamo tutto il possibile per non ripeterli, Geova ci perdona.

(2 CRONACHE 19:4)

“E Giosafat continuò a dimorare a Gerusalemme; e usciva di nuovo fra il popolo da Beer-Seba alla regione montagnosa di Efraim, per ricondurli a Geova l’Iddio dei loro antenati.”

*** it-1 p. 307 Beer-Seba ***
Beer-Seba rappresentava il punto più meridionale della Terra Promessa, e come tale ricorreva nell’espressione proverbiale “da Dan fino a Beer-Seba” (Gdc 20:1), o viceversa, “da Beer-Seba a Dan”. (1Cr 21:2; 2Cr 30:5) Dopo la divisione della nazione in due regni, Beer-Seba continuò a indicare l’estremità S del regno di Giuda nelle espressioni “da Gheba fino a Beer-Seba” (2Re 23:8) e “da Beer-Seba alla regione montagnosa di Efraim” (dove iniziava il regno settentrionale d’Israele). (2Cr 19:4) Dopo l’esilio l’espressione fu usata in senso ancor più limitato in riferimento alla zona occupata dai rimpatriati di Giuda, che si estendeva da Beer-Seba “fino alla valle di Innom”. — Ne 11:27, 30.
In realtà c’erano altri villaggi nella Terra Promessa più a S di Beer-Seba, come c’erano altri villaggi israeliti più a N di Dan. Comunque, sia Dan che Beer-Seba si trovavano ai confini naturali del paese. Beer-Seba, per esempio, si trovava sotto le montagne di Giuda al limite del deserto. Inoltre era una delle principali città di Giuda (insieme a Gerusalemme e a Ebron), e questo non solo grazie all’eccellente riserva idrica (rispetto alla regione circostante), che favoriva sia l’agricoltura che la pastorizia, ma anche perché vi convergevano diverse strade importanti. Dall’Egitto un’antica strada carovaniera passando per Cades-Barnea risaliva la “Via dei Pozzi” fino a Beer-Seba, dove si congiungeva con un’altra strada percorsa dalle carovane di cammelli provenienti dai regni della Penisola Arabica, dirette in Filistea o in Giuda. Da Ezion-Gheber, all’estremità N del golfo di ʽAqaba, un’altra strada percorreva l’Araba e poi piegava a O, risalendo le alture di Acrabbim fino a Beer-Seba. A Gaza, nella pianura della Filistea, una strada secondaria si diramava da quella principale e portava a SE fino a Beer-Seba. E per collegarla col resto di Giuda, una strada da Beer-Seba si dirigeva verso NE risalendo l’altopiano fra i monti di Giuda fino a Gerusalemme e ancora più a N. — Ge 22:19.

(2 CRONACHE 19:7)

“E ora il terrore di Geova venga su di voi. State attenti e agite, poiché presso Geova nostro Dio non c’è ingiustizia né parzialità né accettazione di regalo”.”

*** w11 1/8 p. 28 Un giorno di grandi speranze e aspettative ***
“Il terrore di Geova sia su di voi”
Anthony Morris, del Corpo Direttivo, ha spiegato il significato dell’espressione biblica “il terrore di Geova”. (2 Cronache 19:7) Con queste parole non si intende un terrore morboso ma un vivo desiderio di fare ciò che è giusto, un rispetto così profondo e sincero da far tremare per l’emozione.

*** w86 1/10 p. 30 Domande dai lettori ***
In che cosa consiste la corruzione mediante regali, e cos’ha da dire in merito la Bibbia? La World Book Encyclopedia spiega che vuol dire “donare o offrire cose di valore a una persona che ricopre un incarico di fiducia, la quale in cambio viene meno al proprio dovere o alla legge per il tornaconto del donatore”. Si commette perciò questo reato dando ad esempio del denaro (o facendo un dono) a un giudice per influenzare la sua decisione e alterare il corso della giustizia. È un atto di corruzione anche offrire denaro per eludere la legge, come quando si chiede a chi è incaricato di ispezionare un edificio o un’automobile di chiudere un occhio su una violazione.
Dio condanna i tentativi di corruzione; ai giudici israeliti infatti disse: “Non devi pervertire il giudizio. Non devi essere parziale né accettar regalo, poiché il regalo acceca gli occhi dei saggi e altera le parole dei giusti”. (Deuteronomio 16:19; confronta Proverbi 17:23; Isaia 1:23; 5:23; I Samuele 8:3-5). Geova stesso ha dato l’esempio, in quanto presso di lui “non c’è nessuna ingiustizia né parzialità né accettazione di regalo”. (II Cronache 19:7; Deuteronomio 10:17) I cristiani che desiderano avere l’approvazione di Dio non fanno ricorso a regali con l’intenzione di corrompere qualcuno. — Confronta Atti 24:26.

(2 CRONACHE 19:11)

“Ed ecco, Amaria il capo sacerdote è su di voi per ogni cosa di Geova; e Zebadia figlio di Ismaele il condottiero della casa di Giuda per ogni cosa del re; e come ufficiali i leviti sono a vostra disposizione. Siate forti e agite, e Geova mostri d’essere con ciò che è bene”.”

*** it-1 p. 105 Amaria ***
3. Capo sacerdote “per ogni cosa di Geova”, specie per le questioni legali, durante il regno di Giosafat. — 2Cr 19:11.

21 dic. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 20-24


(2 CRONACHE 20:1)

“E avvenne in seguito che i figli di Moab e i figli di Ammon e con loro alcuni degli ammonim vennero contro Giosafat in guerra.”

*** it-1 p. 114 Ammonim ***
AMMONIM
(ammonìm) [i popoli].
In 2 Cronache 20:1, secondo il testo masoretico, alcuni degli “ammonim [ebr. ʽammohnìm]” si sarebbero uniti ai figli di Moab e di Ammon nella guerra contro Giosafat re di Giuda. La Diodati inserisce la parola “altri” rendendo il versetto: “i figliuoli di Moab, e i figliuoli di Ammon, e con loro altri d’infra gli Ammoniti”; invece altre traduzioni rendono la frase in questione “e con essi degli Ammoniti” (Ri, Lu), per quanto ciò sembri illogico dato che gli ammoniti sono già menzionati nel versetto. La Biblia Hebraica Stuttgartensia (nt.) e quasi tutte le traduzioni moderne (CEI, Con, PIB, VR, ATE, nt.) ritengono che il versetto si riferisca ai meunim di 2 Cronache 26:7. Questo presuppone la trasposizione delle prime due consonanti (מע) della parola ebraica meʽunim per un errore di copiatura, cosa che avrebbe dato origine alla lezione ʽammohnìm. L’identificazione con i meunim troverebbe conferma nel fatto che la restante descrizione del combattimento contro Giosafat menziona la “regione montagnosa di Seir” (al posto degli “ammonim”) insieme alle forze ammonite e moabite. (2Cr 20:10, 22, 23) I traduttori della Settanta usarono la parola greca Minàion per rendere il termine ebraico di 2 Cronache 20:1, la stessa dei versetti che si riferiscono ai meunim, mostrando di considerarli lo stesso popolo. — Vedi MEUNIM.
Comunque dal momento che la cosa è ancora dubbia, la Traduzione del Nuovo Mondo preferisce limitarsi a traslitterare il termine in italiano, attenendosi alla grafia del testo masoretico.

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Ammon 2Cr 20:1-3, 10, 11; 2Re 24:2

*** it-2 p. 304 Moab ***
Sembra quindi probabile che l’attacco contro Giuda da parte degli eserciti alleati di Moab, di Ammon e della regione montagnosa di Seir sia avvenuto prima, durante il regno di Giosafat. Grazie all’intervento di Geova i tre eserciti si volsero l’uno contro l’altro e si sterminarono a vicenda. (2Cr 20:1, 22-24) Alcuni studiosi ritengono che questo sia l’avvenimento a cui si allude in Salmo 83:4-9. — Cfr. 2Cr 20:14 con Sl 83:sopr.

(2 CRONACHE 20:7)

“Non cacciasti tu stesso, o Dio nostro, gli abitanti di questo paese d’innanzi al tuo popolo Israele e lo desti quindi al seme di Abraamo, colui che ti amava, a tempo indefinito?”

*** it-1 p. 111 Amico ***
Amico di Dio. Fra le benedizioni che Dio concesse ad Abraamo ci fu il privilegio e l’onore di essere chiamato “amico di [o, colui che amava] Geova”. Questo per la straordinaria fede che Abraamo dimostrò al massimo grado possibile essendo disposto a offrire in sacrificio suo figlio Isacco. — Isa 41:8, nt.; 2Cr 20:7; Gc 2:21-23; vedi DICHIARARE GIUSTI.

(2 CRONACHE 20:10)

“E ora, ecco, i figli di Ammon e di Moab e della regione montagnosa di Seir, che non permettesti a Israele di invadere quando usciva dal paese d’Egitto, ma se ne ritrasse e non li annientò,”

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Ammon 2Cr 20:1-3, 10, 11; 2Re 24:2

(2 CRONACHE 20:11)

“sì, ecco, essi ci ricompensano venendo a cacciarci dal tuo possedimento che tu ci hai fatto possedere.”

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Ammon 2Cr 20:1-3, 10, 11; 2Re 24:2

(2 CRONACHE 20:17)

“Non avrete bisogno di combattere in questo caso. Prendete posizione, state fermi e vedete la salvezza di Geova a vostro favore. O Giuda e Gerusalemme, non abbiate timore né siate atterriti. Domani uscite contro di loro, e Geova sarà con voi’”.”

*** w05 1/12 p. 21 par. 2 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
20:17. Per ‘vedere la salvezza di Geova’ dobbiamo ‘prendere posizione’ sostenendo attivamente il Regno di Dio. Invece di prendere iniziative, dobbiamo ‘stare fermi’, riponendo completa fiducia in Geova.

*** w03 1/6 pp. 21-22 State fermi e vedete la salvezza di Geova! ***
Come reagiranno i servitori di Dio?
14 Cosa ci si aspetta che facciano i servitori di Dio quando verranno attaccati? Di nuovo il modello ci è dato dalla reazione della nazione tipica di Dio ai giorni di Giosafat. Si noti che ai suoi abitanti fu comandato di fare tre cose: (1) prendere posizione, (2) stare fermi e (3) vedere la salvezza di Geova. Cosa farà l’odierno popolo di Dio per agire in armonia con queste parole? — 2 Cronache 20:17.
15 Prendere posizione: I servitori di Dio rimarranno al loro posto senza vacillare, continuando a sostenere attivamente il Regno di Dio. Manterranno la neutralità cristiana. Saranno “saldi, incrollabili” nel servire lealmente Geova, e continueranno a lodarlo pubblicamente per la sua amorevole benignità. (1 Corinti 15:58; Salmo 118:28, 29) Nessuna difficoltà presente o futura potrà indurli ad abbandonare questa posizione approvata da Dio.
16 Stare fermi: I servitori di Geova non cercheranno di salvare se stessi ma riporranno completa fiducia in Geova. Solo lui è in grado di salvarli dal caos mondiale, e ha promesso di farlo. (Isaia 43:10, 11; 54:15; Lamentazioni 3:26) Confidare in Geova significherà anche confidare nel moderno canale visibile che egli impiega chiaramente da oltre cent’anni per conseguire i Suoi scopi. Allora i veri cristiani avranno bisogno di confidare, come mai prima, nei compagni di fede che Geova e il suo Re regnante hanno autorizzato a prendere la direttiva. Questi uomini fedeli guideranno il popolo di Dio. Ignorare la loro guida potrebbe avere conseguenze disastrose. — Matteo 24:45-47; Ebrei 13:7, 17.
17 Vedere la salvezza di Geova: Tutti coloro che manterranno la loro posizione di integrità cristiana e confideranno in Geova per essere liberati saranno ricompensati con la salvezza. Sino all’ultimo — e nella misura in cui sarà possibile — annunceranno l’arrivo del giorno di giudizio di Geova. Tutta la creazione deve sapere che Geova è il vero Dio e che ha servitori fedeli sulla terra. Non ci sarà mai più bisogno di una lunga controversia sulla legittimità della sovranità di Geova. — Ezechiele 33:33; 36:23.

(2 CRONACHE 20:20)

“E si alzavano la mattina di buon’ora e uscivano verso il deserto di Tecoa. E mentre uscivano, Giosafat stette in piedi e quindi disse: “Uditemi, o Giuda e voi abitanti di Gerusalemme! Riponete fede in Geova vostro Dio affinché abbiate lunga durata. Riponete fede nei suoi profeti e abbiate dunque successo”.”

*** w98 1/5 p. 20 par. 4 Eseguito il giudizio nel bassopiano della decisione ***
4 Geova non si accontentò che il re Giosafat e il suo popolo se ne stessero pigramente seduti in attesa di una liberazione miracolosa. Dovevano prendere l’iniziativa per far fronte alla sfida del nemico. Il re e ‘tutti quelli di Giuda, anche i loro piccoli, le loro mogli e i loro figli’, espressero forte fede ubbidendo: Si alzarono la mattina di buon’ora e marciarono incontro alle orde degli invasori. Lungo la via il re continuò a dare istruzione teocratica e incoraggiamento, esortando il popolo con queste parole: “Riponete fede in Geova vostro Dio affinché abbiate lunga durata. Riponete fede nei suoi profeti e abbiate dunque successo”. (2 Cronache 20:20) Fede in Geova! Fede nei suoi profeti! Ecco il segreto del successo. Allo stesso modo oggi, mentre continuiamo ad essere attivi nel servizio di Geova, non vogliamo dubitare affatto che egli renderà vittoriosa la nostra fede!

(2 CRONACHE 20:21)

“Inoltre, si consigliò col popolo e collocò cantori a Geova e quelli che offrivano lode in ornamento santo mentre uscivano davanti agli uomini armati, e che dicevano: “Rendete lode a Geova, poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito”.”

*** w98 1/5 p. 20 par. 5 Eseguito il giudizio nel bassopiano della decisione ***
5 Come i giudei dei giorni di Giosafat, dobbiamo ‘rendere lode a Geova, poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito’. Come rendiamo questa lode? Predicando con zelo il Regno! Come quei giudei “cominciarono col grido di gioia e lode”, così noi aggiungiamo alla nostra fede le opere. (2 Cronache 20:21, 22) Sì, manifestiamo una simile autentica fede, mentre Geova si prepara a entrare in azione contro i suoi nemici! Anche se il cammino può sembrare lungo, vogliamo essere decisi a perseverare, a essere attivi nella fede, come stanno facendo oggi i suoi vittoriosi servitori in zone calde della terra.

(2 CRONACHE 20:22)

“E al tempo in cui cominciarono col grido di gioia e lode, Geova pose uomini in imboscata contro i figli di Ammon, di Moab e della regione montagnosa di Seir che stavano entrando in Giuda, e si colpivano gli uni gli altri.”

*** w98 1/5 p. 20 par. 5 Eseguito il giudizio nel bassopiano della decisione ***
5 Come i giudei dei giorni di Giosafat, dobbiamo ‘rendere lode a Geova, poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito’. Come rendiamo questa lode? Predicando con zelo il Regno! Come quei giudei “cominciarono col grido di gioia e lode”, così noi aggiungiamo alla nostra fede le opere. (2 Cronache 20:21, 22) Sì, manifestiamo una simile autentica fede, mentre Geova si prepara a entrare in azione contro i suoi nemici! Anche se il cammino può sembrare lungo, vogliamo essere decisi a perseverare, a essere attivi nella fede, come stanno facendo oggi i suoi vittoriosi servitori in zone calde della terra.

(2 CRONACHE 20:26)

“E il quarto giorno si congregarono nel bassopiano di Beraca, poiché là benedissero Geova. Perciò diedero a quel luogo il nome di Bassopiano di Beraca, fino ad oggi.”

*** it-1 p. 337 Beraca ***
2. Pianura di Giuda fra Betleem ed Ebron. Attualmente viene identificata col Wadi el-ʽArrub, e il vicino Khirbet Bereikut (Berakhot) sembra conservare traccia del nome originale. Questa valle disposta in direzione E-O collega le colline di Giuda col deserto a O del Mar Salato.
Dopo la vittoria riportata miracolosamente sulle forze alleate di Ammon, Moab ed Edom, Giosafat radunò il popolo in questo bassopiano per benedire Geova, donde il nome Bassopiano di Beraca (che significa “benedizione”). — 2Cr 20:26.

(2 CRONACHE 20:34)

“In quanto al resto dei fatti di Giosafat, i primi e gli ultimi, sono scritti lì fra le parole di Ieu figlio di Hanani, che furono inserite nel Libro dei Re d’Israele.”

*** w09 15/3 p. 32 Domande dai lettori ***
D’altro canto, certi riferimenti potrebbero riguardare libri che hanno nomi simili a libri biblici, ma che in realtà non fanno parte della Bibbia. Possiamo illustrarlo con quattro libri antichi: Il “libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda”, il “Libro dei Re di Giuda e d’Israele”, il “Libro dei Re d’Israele” e il “Libro dei Re d’Israele e di Giuda”. Anche se i nomi di questi libri possono assomigliare a quelli dei libri biblici di 1 Re e 2 Re, questi quattro libri non erano ispirati e sono estranei al canone biblico. (1 Re 14:29; 2 Cron. 16:11; 20:34; 27:7) Probabilmente si trattava solo di scritti storici disponibili al tempo in cui il profeta Geremia ed Esdra scrissero i resoconti che troviamo nella Bibbia.

(2 CRONACHE 20:36)

“L’associò dunque a sé nel far navi per andare a Tarsis e fecero navi a Ezion-Gheber.”

*** it-1 p. 892 Ezion-Gheber ***
Va detto che sia al tempo di Salomone che al tempo di Giosafat alcune delle navi dovevano raggiungere non solo Ofir ma anche Tarsis. (2Cr 9:21; 20:36, 37) Essendoci validi motivi per ritenere che Tarsis fosse in Spagna, alcuni hanno espresso dubbi sul fatto che nell’antichità navi partite da Ezion-Gheber potessero fare un viaggio del genere. A questo riguardo, si veda la voce TARSIS n. 4, dove si accenna alla possibile esistenza di un canale che congiungeva il Nilo al Mar Rosso. L’esistenza di un simile canale potrebbe anche spiegare in che modo il re Hiram poté inviare non solo uomini ma anche “navi” per Salomone a Ezion-Gheber e a Elot (Elat). (2Cr 8:17, 18) È stata però avanzata anche l’ipotesi che queste navi arrivassero fino a un certo punto della costa filistea, venissero smantellate e trasportate via terra fino al golfo di ʽAqaba e quindi ricostruite. I sostenitori di questa ipotesi additano il fatto che in seguito i crociati usarono un metodo simile. Sembra probabile che, o attraverso un canale fra il Nilo e il Mar Rosso o via terra, come minimo il legname venisse portato sul posto da zone boscose situate altrove, dato che nella regione in cui si trovava Ezion-Gheber ci sono palmizi ma non alberi utilizzabili per costruire navi.

*** it-2 p. 1075 Tarsis ***
Generalmente si ritiene che l’espressione “navi di Tarsis” col tempo abbia finito per indicare un tipo di navi, definite “grandi imbarcazioni d’alto mare, in grado di fare rotta per Tarsis”. (Brown, Driver e Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, 1980, p. 1077) Per esempio, il nome inglese Indiamen, derivato in origine dalle grandi navi mercantili britanniche impiegate nel commercio con l’India, finì col tempo per indicare qualsiasi nave del genere, indipendentemente dalla sua origine o destinazione. In 1 Re 22:48 si legge pertanto che il re Giosafat (936-911 a.E.V.) “fece navi di Tarsis per andare a Ofir per l’oro”.
In Cronache però viene detto che le navi di Salomone impiegate per i viaggi triennali “andavano a Tarsis” (2Cr 9:21), e inoltre che le navi di Giosafat erano state fatte “per andare a Tarsis” e che, quando fecero naufragio, non avevano più “forza per andare a Tarsis”. (2Cr 20:36, 37) Questo indicherebbe che Ofir non era l’unico porto in cui facevano scalo le “navi di Tarsis” israelite, ma che queste navigavano anche nel Mediterraneo. Ovviamente ciò pone un problema, dal momento che almeno alcune di queste imbarcazioni erano state varate a Ezion-Gheber nel golfo di ʽAqaba. (1Re 9:26) Per entrare nel Mediterraneo dal Mar Rosso le navi avrebbero dovuto raggiungere il Nilo attraverso un canale e di lì arrivare fino al Mediterraneo, oppure avrebbero dovuto circumnavigare il continente africano. Anche se oggi non è assolutamente possibile determinare quali particolari rotte (inclusi i canali) venissero seguite all’epoca di Salomone e di Giosafat, non è detto che per questo si debba considerare inverosimile la descrizione delle loro imprese marittime.

(2 CRONACHE 21:2)

“Ed egli ebbe fratelli, figli di Giosafat, Azaria e Iehiel e Zaccaria e Azaria e Michele e Sefatia, essendo tutti questi figli di Giosafat re d’Israele.”

*** it-1 p. 259 Azaria ***
7, 8. Rispettivamente il secondo e il quinto nell’elenco dei sette figli di Giosafat. Essi ricevettero dal padre molti doni e città fortificate, ma quando il fratello maggiore, Ieoram, diventò re, furono uccisi. (2Cr 21:1-4) “Sembra una forzatura supporre (come ha fatto qualcuno) che il nome ricorresse due volte perché i ragazzi erano solo fratellastri o perché uno era già morto da piccolo”. (The Interpreter’s Dictionary of the Bible, a cura di G. A. Buttrick, vol. 1, p. 325) È insolito che due fratelli avessero apparentemente lo stesso nome; comunque in ebraico c’è una leggera differenza di grafia e di pronuncia tra i due: ʽAzaryàh (“Iah ha aiutato”) e ʽAzaryàhu (“Geova ha aiutato”).

(2 CRONACHE 21:12)

“Alla fine gli giunse uno scritto da Elia il profeta, che diceva: “Geova l’Iddio di Davide tuo antenato ha detto questo: ‘Per il fatto che non hai camminato nelle vie di Giosafat tuo padre né nelle vie di Asa re di Giuda,”

*** it-1 p. 807 Elia ***
Alcuni anni dopo la sua ascensione nel turbine Elia è ancora vivo e attivo come profeta, questa volta nei confronti del re di Giuda. A motivo della cattiva condotta seguita da Ieoram re di Giuda, Elia gli scrive una lettera che esprime la condanna di Geova, condanna che si adempie di lì a poco. — 2Cr 21:12-15; vedi CIELO (Ascensione al cielo).

(2 CRONACHE 21:16)

“Geova eccitò pertanto contro Ieoram lo spirito dei filistei e degli arabi che erano al lato degli etiopi.”

*** it-1 p. 169 Arabia ***
Siccome l’estremità sudoccidentale dell’Arabia è separata dall’Africa da uno stretto di appena 32 km, prodotti dell’Etiopia (2Cr 21:16), come avorio ed ebano, potevano essere inclusi nelle merci trasportate da questi mercanti. — Ez 27:15.

*** it-1 p. 635 Cus ***
Gli “arabi che erano al lato degli etiopi [Kushìm]” (2Cr 21:16) erano forse le tribù arabe che occupavano la costa SO della Penisola Arabica, di fronte all’Africa sull’altra sponda del Mar Rosso.

*** it-1 p. 636 Cusita ***
L’espressione di 2 Cronache 21:16, “al lato degli etiopi [cusiti]”, riferita a certi arabi, può anche significare “sotto il controllo degli etiopi”, cosa che potrebbe spiegare l’applicazione del nome “cusita” a persone che non discendevano da Cus. Si ritiene che diversi figli di Cus si siano stabiliti nella Penisola Arabica. — Vedi AVILA n. 3; SABTA.

(2 CRONACHE 21:17)

“Essi salirono dunque in Giuda e vi penetrarono a forza e catturarono tutti i beni che si trovavano nella casa del re e anche i suoi figli e le sue mogli, e non gli fu lasciato alcun figlio tranne Ioacaz, il suo figlio più giovane.”

*** it-1 p. 47 Acazia ***
Acazia è chiamato anche “Azaria” in 2 Cronache 22:6 (benché qui 15 manoscritti ebraici leggano “Acazia”), e “Ioacaz” in 2 Cronache 21:17; 25:23 (trasposizione del nome divino usato come prefisso anziché come suffisso).

(2 CRONACHE 21:20)

“Aveva trentadue anni quando cominciò a regnare, e regnò otto anni a Gerusalemme. Infine se ne andò senza esser desiderato. Lo seppellirono dunque nella Città di Davide, ma non nei luoghi di sepoltura dei re.”

*** w98 15/11 p. 32 Che tipo di nome avete? ***
Il re giudeo Ieoram, invece, si fece un cattivo nome. Fece allontanare i suoi sudditi dall’adorazione di Geova e fece perfino mettere a morte i suoi sei fratelli e alcuni principi di Giuda. Infine Geova colpì Ieoram con una dolorosa malattia che lo portò alla morte. La Bibbia dice che Ieoram “se ne andò senza esser desiderato” o, come dice la traduzione biblica di Nardoni, “scomparve senza lasciar rimpianto”. — 2 Cronache 21:20.

(2 CRONACHE 22:6)

“Perciò tornò a Izreel per farsi curare le ferite che gli avevano inflitto a Rama quando aveva combattuto Azael re di Siria. In quanto ad Azaria figlio di Ieoram re di Giuda, scese a vedere Ieoram figlio di Acab a Izreel, poiché era infermo.”

*** it-1 p. 47 Acazia ***
Acazia è chiamato anche “Azaria” in 2 Cronache 22:6 (benché qui 15 manoscritti ebraici leggano “Acazia”), e “Ioacaz” in 2 Cronache 21:17; 25:23 (trasposizione del nome divino usato come prefisso anziché come suffisso).

(2 CRONACHE 22:7)

“Ma era da Dio che la caduta di Acazia accadesse per la [sua] venuta da Ieoram; e quando fu venuto, uscì con Ieoram verso Ieu nipote di Nimsi, che Geova aveva unto per stroncare la casa di Acab.”

*** it-1 pp. 46-47 Acazia ***
Coordinando le due storie (2Re 9:21-28; 2Cr 22:7-9) risulta che ebbe luogo quanto segue: Ieu, diretto a Izreel, incontrò Ieoram e Acazia. Ieu abbatté Ieoram, mentre Acazia riuscì a fuggire. Per il momento Ieu non inseguì Acazia, ma proseguì fino a Izreel per portarvi a termine la sua opera di giustiziere. Intanto il fuggitivo Acazia voleva fare ritorno a Gerusalemme; tuttavia giunse solo a Samaria, dove cercò di nascondersi. Gli uomini di Ieu, che inseguivano Acazia, scoprirono che era a Samaria, lo catturarono e lo condussero da Ieu nei pressi di Ibleam, non lontano da Izreel. Quando vide Acazia, Ieu ordinò ai suoi uomini di ucciderlo nel suo carro. Essi lo colpirono sulla via di Gur, presso Ibleam; Acazia riuscì però a fuggire, e si rifugiò a Meghiddo, dove morì per le ferite. Fu poi trasportato e sepolto a Gerusalemme. Le versioni della sua morte non sono contraddittorie ma complementari.
Da 2 Cronache 22:7 si rileva che la morte di Acazia “era da Dio”, e quindi Ieu agì come giustiziere di Dio nell’uccidere quest’uomo, amico della condannata casa di Acab.

(2 CRONACHE 22:9)

“Quindi si mise a cercare Acazia, e infine lo catturarono, mentre si nascondeva a Samaria, e lo condussero da Ieu. Quindi lo misero a morte e lo seppellirono, poiché dissero: “È nipote di Giosafat, che ricercò Geova con tutto il suo cuore”. E non ci fu nessuno della casa di Acazia che ritenesse il potere del regno.”

*** it-1 pp. 46-47 Acazia ***
Coordinando le due storie (2Re 9:21-28; 2Cr 22:7-9) risulta che ebbe luogo quanto segue: Ieu, diretto a Izreel, incontrò Ieoram e Acazia. Ieu abbatté Ieoram, mentre Acazia riuscì a fuggire. Per il momento Ieu non inseguì Acazia, ma proseguì fino a Izreel per portarvi a termine la sua opera di giustiziere. Intanto il fuggitivo Acazia voleva fare ritorno a Gerusalemme; tuttavia giunse solo a Samaria, dove cercò di nascondersi. Gli uomini di Ieu, che inseguivano Acazia, scoprirono che era a Samaria, lo catturarono e lo condussero da Ieu nei pressi di Ibleam, non lontano da Izreel. Quando vide Acazia, Ieu ordinò ai suoi uomini di ucciderlo nel suo carro. Essi lo colpirono sulla via di Gur, presso Ibleam; Acazia riuscì però a fuggire, e si rifugiò a Meghiddo, dove morì per le ferite. Fu poi trasportato e sepolto a Gerusalemme. Le versioni della sua morte non sono contraddittorie ma complementari.
Da 2 Cronache 22:7 si rileva che la morte di Acazia “era da Dio”, e quindi Ieu agì come giustiziere di Dio nell’uccidere quest’uomo, amico della condannata casa di Acab.

(2 CRONACHE 22:11)

“Comunque, Ieosabeat figlia del re prese Ioas figlio di Acazia e lo rapì di tra i figli del re che dovevano essere messi a morte, e mise lui e la sua nutrice nella stanza interna dei letti. E Ieosabeat figlia del re Ieoram, moglie di Ieoiada il sacerdote (poiché essa stessa era sorella di Acazia), lo tenne nascosto a causa di Atalia, ed essa non lo mise a morte.”

*** it-2 p. 87 Ladro ***
La zia del piccolo Ioas gli salvò la vita ‘rapendolo [lett. ‘rubandolo’] di tra i figli del re suoi fratelli’, che furono uccisi dalla malvagia Atalia. — 2Re 11:1, 2; 2Cr 22:11.

(2 CRONACHE 23:5)

“e un terzo sarà alla casa del re; e un terzo sarà alla Porta del Fondamento; e tutto il popolo sarà nei cortili della casa di Geova.”

*** it-2 p. 615 Porta ***
Porta del Fondamento. Porta del tempio, di ubicazione incerta. — 2Re 11:6; 2Cr 23:5.

(2 CRONACHE 23:13)

“Quindi vide, ed ecco, il re stava presso la sua colonna all’entrata, e i principi e le trombe presso il re, e tutto il popolo del paese si rallegrava e suonava le trombe, e i cantori con gli strumenti per il canto e quelli che davano il segnale per offrire lode. Immediatamente Atalia si strappò le vesti e disse: “Cospirazione! Cospirazione!””

*** it-1 p. 514 Colonna ***
Le colonne più famose del tempio di Salomone erano le due enormi colonne di rame, chiamate Iachin e Boaz, che si trovavano di fronte al portico. (1Re 7:15; 2Re 25:17; Ger 52:21; vedi CAPITELLO). Secondo il New Bible Dictionary (a cura di J. D. Douglas, 1985, p. 941), è possibile che in occasione di cerimonie il re stesse in piedi vicino a una di queste colonne, anche se la cosa non può essere confermata, perché la Bibbia si limita a dire che il re “stava presso la sua colonna all’entrata”. (2Cr 23:13; 2Re 11:14; 23:3) È possibile che stesse in piedi presso una porta del cortile interno o in qualche altro posto elevato per parlare al popolo.

(2 CRONACHE 23:15)

“Le misero dunque le mani addosso. Quando essa fu venuta all’entrata della porta dei cavalli della casa del re, ve la misero subito a morte.”

*** it-2 p. 614 Porta ***
Alcuni ritengono che la Porta dei Cavalli permettesse il passaggio fra le due parti del quartiere in cui sorgevano il tempio e il palazzo reale. Questa ipotesi si basa sulla descrizione dell’esecuzione capitale di Atalia che, condotta fuori del tempio dai soldati, giunse “all’entrata della porta dei cavalli della casa del re”. (2Cr 23:15; 2Re 11:16) Probabilmente però questo era solo un ingresso del recinto del palazzo reale e non la Porta dei Cavalli per la quale passavano i cavalli che entravano e uscivano dalla città.

(2 CRONACHE 24:6)

“E il re chiamò dunque Ieoiada il capo e gli disse: “Perché non hai chiesto conto ai leviti in quanto a portare da Giuda e da Gerusalemme la tassa sacra ordinata da Mosè servitore di Geova, sì, quella della congregazione d’Israele, per la tenda della Testimonianza?”

*** it-1 p. 556 Contribuzione ***
Sotto la Legge alcune contribuzioni erano obbligatorie. Quando Mosè fece il censimento degli israeliti, ciascun maschio dai 20 anni in su dovette dare un riscatto per la sua anima, “mezzo siclo [probabilmente pari a 1.710 lire] secondo il siclo del luogo santo”. Era “la contribuzione di Geova” per fare espiazione per le loro anime e “a favore del servizio della tenda di adunanza”. (Eso 30:11-16) Secondo lo storico ebreo Giuseppe Flavio (Guerra giudaica, VII, 218 [vi, 6]), questa “tassa sacra” fu poi pagata annualmente. — 2Cr 24:6-10; Mt 17:24; vedi TASSAZIONE.

*** it-2 p. 1077 Tassazione ***
Tasse per sostenere il santuario di Geova. Il servizio del santuario veniva sostenuto mediante tassazione. La decima obbligatoria costituiva il maggiore introito per i sacerdoti aaronnici e i leviti e, almeno in un’occasione, essi ricevettero parte del bottino di guerra come tassa stabilita da Geova. (Nu 18:26-29; 31:26-47; vedi DECIMA). Geova inoltre ordinò a Mosè che, quando si faceva un censimento, ogni persona registrata doveva versare mezzo siclo (L. 1.710) come “contribuzione di Geova” a favore della tenda di adunanza. (Eso 30:12-16) Sembra che col tempo gli ebrei abbiano adottato la consuetudine di versare annualmente una somma stabilita, anche se il censimento non veniva fatto ogni anno. Ioas per esempio richiese “la tassa sacra ordinata da Mosè”. (2Cr 24:6, 9) Al tempo di Neemia gli ebrei si impegnarono a versare ogni anno la terza parte di un siclo (L. 1.140) per il servizio del tempio. — Ne 10:32.

(2 CRONACHE 24:8)

“Quindi il re disse [la parola], e così fecero una cassa e la misero fuori della porta della casa di Geova.”

*** it-1 p. 376 Borsa ***
Si usava anche una borsa da cintura (lett. ‘cintura’; gr. zòne; Mt 10:9; Mr 6:8) in cui riporre il denaro. La cintura stessa poteva avere una specie di tasca in cui mettere il denaro, oppure, se era di stoffa e ripiegata, il denaro si poteva tenere fra le pieghe.

(2 CRONACHE 24:10)

“E tutti i principi e tutto il popolo si rallegravano, e la portavano e la gettavano nella cassa finché tutti ebbero dato.”

*** it-1 p. 376 Borsa ***
Si usava anche una borsa da cintura (lett. ‘cintura’; gr. zòne; Mt 10:9; Mr 6:8) in cui riporre il denaro. La cintura stessa poteva avere una specie di tasca in cui mettere il denaro, oppure, se era di stoffa e ripiegata, il denaro si poteva tenere fra le pieghe.

(2 CRONACHE 24:20)

“E lo spirito di Dio avvolse Zaccaria figlio di Ieoiada il sacerdote, così che stette in piedi al di sopra del popolo e disse loro: “Il [vero] Dio ha detto questo: ‘Perché trasgredite i comandamenti di Geova, così che non potete avere successo? Poiché avete lasciato Geova, egli, a sua volta, lascerà voi’”.”

*** gt cap. 110 Concluso il ministero nel tempio ***
Zaccaria figlio di Barachia [chiamato Ieoiada in Secondo Cronache], che voi assassinaste fra il santuario e l’altare. Veramente vi dico: Tutte queste cose verranno su questa generazione”.
Poiché Zaccaria aveva rimproverato i capi d’Israele, essi “cospirarono contro di lui e lo colpirono con pietre per comandamento del re nel cortile della casa di Geova”.

*** w90 1/3 p. 24 Concluso il ministero al tempio ***
Zaccaria figlio di Barachia [chiamato Ieoiada in 2 Cronache], che voi assassinaste fra il santuario e l’altare. Veramente vi dico: Tutte queste cose verranno su questa generazione”.
Zaccaria denunciò con coraggio i capi di Israele, per cui essi “cospirarono contro di lui e lo colpirono con pietre per comandamento del re nel cortile della casa di Geova”.

(2 CRONACHE 24:21)

“Infine cospirarono contro di lui e lo colpirono con pietre per comandamento del re nel cortile della casa di Geova.”

*** it-1 p. 289 Barachia ***
In 2 Cronache 24:21 si legge che Zaccaria fu assassinato “nel cortile della casa di Geova”. L’altare degli olocausti si trovava nel cortile interno, fuori del santuario, di fronte al suo ingresso. Questo corrisponderebbe al luogo in cui Gesù situò l’incidente, cioè “fra il santuario e l’altare”.

(2 CRONACHE 24:22)

“E Ioas il re non si ricordò dell’amorevole benignità che Ieoiada suo padre aveva esercitato verso di lui, tanto che uccise suo figlio, il quale, quando stava per morire, disse: “Geova [lo] veda e [ne] chieda [conto]”.”

*** it-1 pp. 289-290 Barachia ***
Sia nel caso di Abele che in quello di Zaccaria fu predetto che si sarebbe chiesto conto del sangue sparso. (Ge 4:10; 2Cr 24:22) E c’è un notevole parallelo fra le circostanze e gli avvenimenti dell’epoca di Zaccaria figlio di Ieoiada e quelli della generazione in vita quando Gesù pronunciò queste parole. In punto di morte Zaccaria aveva detto: “Geova lo veda e ne chieda conto”. Ben presto le sue parole profetiche cominciarono ad adempiersi. Un piccolo contingente di siri salì contro Giuda, e Geova diede nelle loro mani le grandi forze militari di Giuda, con gravissime perdite per i suoi principi. I siri eseguirono atti di giudizio su Ioas e lo lasciarono con molte infermità, dopo di che fu assassinato dai suoi servitori. (2Cr 24:23-25) Dopo aver menzionato la responsabilità per lo spargimento di sangue che ricadeva sui suoi interlocutori, Gesù disse: “Tutte queste cose verranno su questa generazione”. (Mt 23:36) La profezia di Gesù si adempì in modo completo su Gerusalemme e sulla Giudea nel 70-73 E.V.

*** it-2 pp. 1218-1219 Zaccaria ***
12. Figlio del sommo sacerdote Ieoiada. Dopo la morte di Ieoiada, il re Ioas si allontanò dalla vera adorazione, per aver ascoltato consigli sbagliati anziché quelli dei profeti di Geova. Zaccaria, cugino di Ioas (2Cr 22:11), riprese severamente gli abitanti di Giuda per questo, ma, invece di pentirsi, essi lo lapidarono nel cortile del tempio. In punto di morte Zaccaria disse: “Geova lo veda e ne chieda conto”. Questa richiesta profetica venne accolta; infatti non solo la Siria recò grave danno a Giuda, ma lo stesso Ioas fu ucciso da due suoi servi “a causa del sangue dei figli di Ieoiada il sacerdote”. La Settanta greca e la Vulgata latina dicono che Ioas fu ucciso per vendicare il sangue del “figlio” di Ieoiada. Invece il testo masoretico e la Pescitta siriaca hanno “figli”, forse al plurale per indicare l’eccellenza e la dignità di Zaccaria, il sacerdote-profeta figlio di Ieoiada. — 2Cr 24:17-22, 25.
Molto probabilmente Gesù pensava a questo Zaccaria figlio di Ieoiada quando predisse che “il sangue di tutti i profeti versato dalla fondazione del mondo” sarebbe stato richiesto “a questa generazione [gli ebrei dell’epoca del ministero terreno di Gesù], dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, ucciso fra l’altare e la casa”. (Lu 11:50, 51) I luoghi menzionati, teatro dell’uccisione, corrispondono. Nel I secolo E.V., Cronache era l’ultimo libro del canone delle Scritture Ebraiche. Perciò le parole di Gesù, ‘da Abele a Zaccaria’, corrispondono alla nostra espressione ‘da Genesi a Rivelazione’. Nel brano parallelo di Matteo 23:35, Zaccaria è definito figlio di Barachia, forse un altro nome di Ieoiada, a meno che non indichi una generazione intermedia fra Ieoiada e Zaccaria, o non sia il nome di un antenato precedente. — Vedi BARACHIA.

(2 CRONACHE 24:25)

“E quando se ne furono andati da lui (poiché lo lasciarono con molte infermità), i suoi propri servitori cospirarono contro di lui a causa del sangue dei figli di Ieoiada il sacerdote; e lo uccisero sul suo proprio letto, così che morì. Lo seppellirono quindi nella Città di Davide, ma non lo seppellirono nei luoghi di sepoltura dei re.”

*** it-2 pp. 1218-1219 Zaccaria ***
12. Figlio del sommo sacerdote Ieoiada. Dopo la morte di Ieoiada, il re Ioas si allontanò dalla vera adorazione, per aver ascoltato consigli sbagliati anziché quelli dei profeti di Geova. Zaccaria, cugino di Ioas (2Cr 22:11), riprese severamente gli abitanti di Giuda per questo, ma, invece di pentirsi, essi lo lapidarono nel cortile del tempio. In punto di morte Zaccaria disse: “Geova lo veda e ne chieda conto”. Questa richiesta profetica venne accolta; infatti non solo la Siria recò grave danno a Giuda, ma lo stesso Ioas fu ucciso da due suoi servi “a causa del sangue dei figli di Ieoiada il sacerdote”. La Settanta greca e la Vulgata latina dicono che Ioas fu ucciso per vendicare il sangue del “figlio” di Ieoiada. Invece il testo masoretico e la Pescitta siriaca hanno “figli”, forse al plurale per indicare l’eccellenza e la dignità di Zaccaria, il sacerdote-profeta figlio di Ieoiada. — 2Cr 24:17-22, 25.
Molto probabilmente Gesù pensava a questo Zaccaria figlio di Ieoiada quando predisse che “il sangue di tutti i profeti versato dalla fondazione del mondo” sarebbe stato richiesto “a questa generazione [gli ebrei dell’epoca del ministero terreno di Gesù], dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, ucciso fra l’altare e la casa”. (Lu 11:50, 51) I luoghi menzionati, teatro dell’uccisione, corrispondono. Nel I secolo E.V., Cronache era l’ultimo libro del canone delle Scritture Ebraiche. Perciò le parole di Gesù, ‘da Abele a Zaccaria’, corrispondono alla nostra espressione ‘da Genesi a Rivelazione’. Nel brano parallelo di Matteo 23:35, Zaccaria è definito figlio di Barachia, forse un altro nome di Ieoiada, a meno che non indichi una generazione intermedia fra Ieoiada e Zaccaria, o non sia il nome di un antenato precedente. — Vedi BARACHIA.

28 dic. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 25-28


(2 CRONACHE 25:6)

“Inoltre, assoldò da Israele centomila uomini potenti e valorosi, per cento talenti d’argento.”

*** it-1 p. 94 Alleanza ***
Ubbidendo al consiglio divino, Amazia re di Giuda decise saggiamente di non servirsi delle truppe mercenarie d’Israele, benché ciò significasse la perdita di 100 talenti d’argento (circa un miliardo di lire) dati loro come compenso. — 2Cr 25:6-10.

(2 CRONACHE 25:7)

“E un certo uomo del [vero] Dio venne da lui, dicendo: “O re, non venga con te l’esercito d’Israele, poiché Geova non è con Israele, [cioè con] tutti i figli di Efraim.”

*** it-1 p. 782 Efraim ***
Essendo la principale tribù del regno settentrionale, Efraim finì col rappresentare l’intero regno delle dieci tribù. (2Cr 25:7; Ger 7:15)

(2 CRONACHE 25:12)

“E ce ne furono diecimila che i figli di Giuda catturarono vivi. Li portarono dunque in cima alla rupe, e li gettavano dalla cima della rupe; ed essi, tutti quanti, si sfracellarono.”

*** it-2 p. 711 Reati e punizioni ***
Quella di gettare i condannati giù da una rupe o da un’altura non era una pena prevista dalla legge, ma Amazia re di Giuda inflisse questa punizione a 10.000 uomini di Seir. (2Cr 25:12)

(2 CRONACHE 25:23)

“E Ioas re d’Israele catturò a Bet-Semes Amazia re di Giuda, figlio di Ioas figlio di Ioacaz, dopo di che lo portò a Gerusalemme e fece una breccia nelle mura di Gerusalemme, dalla Porta di Efraim fino alla Porta dell’Angolo, quattrocento cubiti.”

*** it-1 p. 47 Acazia ***
Acazia è chiamato anche “Azaria” in 2 Cronache 22:6 (benché qui 15 manoscritti ebraici leggano “Acazia”), e “Ioacaz” in 2 Cronache 21:17; 25:23 (trasposizione del nome divino usato come prefisso anziché come suffisso).

*** it-2 p. 613 Porta ***
Porta dell’Angolo. Questa porta era evidentemente situata all’angolo NO delle mura della città, a O della Porta di Efraim. (2Re 14:13; 2Cr 25:23) Si trovava sul versante E della valle di Innom, pare nel muro occidentale della città vecchia là dove esso si congiungeva con il Muro Largo.

*** it-2 p. 613 Porta ***
Porta di Efraim. La Porta di Efraim si apriva nel Muro Largo, 400 cubiti (178 m) a E della Porta dell’Angolo. (2Re 14:13; 2Cr 25:23) Da essa si usciva a N in direzione del territorio di Efraim. Alcuni ricercatori la identificano con la Porta di Mezzo (Ger 39:3), altri con la Prima Porta. (Zac 14:10) Si pensa che corrispondesse alla Porta Gennath o Porta del Giardino di cui parla lo storico ebreo Giuseppe Flavio. (Guerra giudaica, V, 146 [iv, 2]) Presso la Porta di Efraim c’era una pubblica piazza in cui all’epoca di Neemia la popolazione eresse capanne per celebrare la festa delle capanne. (Ne 8:16) Questa porta non è nominata nel brano di Neemia relativo alla ricostruzione, probabilmente perché non aveva avuto bisogno di estesi restauri.

(2 CRONACHE 26:5)

“Ed ebbe cura di ricercare di continuo Dio ai giorni di Zaccaria, colui che istruiva nel timore del [vero] Dio; e, ai giorni della sua ricerca di Geova, il [vero] Dio lo rese prospero.”

*** w07 15/12 p. 10 Avete un mentore spirituale? ***
Avete un mentore spirituale?
ALLA giovane età di 16 anni, Uzzia divenne re del regno meridionale di Giuda. Regnò per più di 50 anni, dalla fine del IX agli inizi dell’VIII secolo a.E.V. Fin da giovane Uzzia “continuò a fare ciò che era retto agli occhi di Geova”. Cosa lo spinse a tenere una condotta retta? Secondo la narrazione storica “[Uzzia] ebbe cura di ricercare di continuo Dio ai giorni di Zaccaria, colui che istruiva nel timore del vero Dio; e, ai giorni della sua ricerca di Geova, il vero Dio lo rese prospero”. — 2 Cronache 26:1, 4, 5.
Non si sa molto di Zaccaria, il consigliere del re, a parte le informazioni contenute in questo brano della Bibbia. Tuttavia, essendo “colui che istruiva nel timore del vero Dio”, Zaccaria esercitò un’eccellente influenza sul giovane monarca perché facesse ciò che era giusto. Un commentario biblico osserva che Zaccaria era evidentemente “un uomo che conosceva bene gli insegnamenti sacri, ricco di esperienza spirituale e capace di trasmettere la sua conoscenza”. (The Expositor’s Bible) Parlando di Zaccaria un biblista ha detto: “Conosceva bene le profezie ed . . . era un uomo intelligente, devoto e retto; sembra anche che avesse un grande ascendente su Uzzia”.
La fedele condotta di Uzzia gli valse molte benedizioni ed egli “manifestò forza in misura straordinaria” perché “il vero Dio continuò ad aiutarlo”. Ebbe successo nelle attività secolari perché visse una vita devota “ai giorni di Zaccaria”. (2 Cronache 26:5-8) Una volta divenuto prospero, Uzzia lasciò gli insegnamenti di Zaccaria, il suo mentore. “Il suo cuore si insuperbì fino al punto di causare rovina, così che agì infedelmente contro Geova”. A seguito di un atto particolarmente irriverente, fu colpito da una ripugnante malattia della pelle e non poté più svolgere mansioni regali. — 2 Cronache 26:16-21.
C’è qualcuno che come istruttore, o mentore, vi incoraggia a ‘ricercare Dio’? Questo vale sia che siate giovani o meno giovani, uomini o donne. Tenete in gran conto questo mentore perché i suoi consigli possono aiutarvi a continuare a fare ciò che è retto agli occhi di Geova. Ascoltate questo maturo cristiano (o cristiana) e prendete seriamente in considerazione i consigli che vi dà. Non ignorate mai le sagge parole di chi vi ‘istruisce nel timore del vero Dio’. — 2 Cronache 26:5; Proverbi 1:5; 12:15; 19:20.

(2 CRONACHE 26:6)

“E usciva a combattere contro i filistei e faceva brecce nelle mura di Gat e nelle mura di Iabne e nelle mura di Asdod, dopo di che edificò città nel [territorio di] Asdod e tra i filistei.”

*** it-1 pp. 936-937 Filistea, Filistei ***
Nelle profezie. La profezia di Gioele indicava che i filistei, poiché avevano venduto i “figli di Giuda e i figli di Gerusalemme ai figli dei greci”, avrebbero subito lo stesso trattamento. (Gle 3:4-8) Le parole del profeta Gioele devono essere state scritte nel IX secolo a.E.V., perciò le sconfitte dei filistei per mano di Uzzia (2Cr 26:6-8) e di Ezechia (2Re 18:8) potevano far parte dell’adempimento di questa profezia.
Tuttavia un adempimento maggiore ci fu dopo il ritorno degli israeliti dall’esilio in Babilonia. Il biblista C. F. Keil osserva: “Alessandro Magno e i suoi successori rimisero in libertà nei loro paesi molti prigionieri di guerra ebrei (confronta la promessa del re Demetrio a Gionatan: ‘Rimetterò in libertà quei giudei che sono stati fatti prigionieri, e ridotti in schiavitù nel nostro paese’, Giuseppe Flavio, Ant. xiii. 2, 3), e parti della Filistea e della Fenicia furono per un certo tempo sotto la dominazione ebraica”. (Commentary on the Old Testament, 1973, vol. X, Gioele, p. 224; cfr. Abd 19, 20). Degno di nota è pure il fatto che Alessandro Magno conquistò la città filistea di Gaza. Molti degli abitanti furono uccisi e i superstiti furono venduti schiavi. Diverse altre profezie pure additavano l’esecuzione della vendetta di Geova sui filistei. — Isa 14:31; Ger 25:9, 20; 47:1-7; Ez 25:15, 16; Am 1:6-8; Sof 2:5; Zac 9:5-7; per ulteriori particolari vedi ASCALON; ASDOD; ECRON; GAT; GAZA n. 1.

(2 CRONACHE 26:9)

“Oltre a ciò, Uzzia edificò torri a Gerusalemme presso la Porta dell’Angolo e presso la Porta della Valle e presso il Contrafforte, e le fortificò.”

*** it-2 p. 613 Porta ***
Presso questa porta Uzzia eresse una torre; non è specificato se si trattasse della Torre dei Forni o no. (2Cr 26:9) Sia Geremia che Zaccaria sembrano collocare la Porta dell’Angolo all’estremità O della città. — Ger 31:38; Zac 14:10.
Non risulta che ci fossero altre porte nel muro occidentale tra la Porta dell’Angolo e la Porta della Valle, situata nel tratto SO delle mura, senza dubbio perché il ripido pendio della valle di Innom rendeva inutile l’apertura di altre porte. Neemia non menziona la Porta dell’Angolo; ancora una volta la ragione potrebbe essere che questa porta non aveva avuto bisogno di estesi restauri. La narrazione accenna comunque al restauro della Torre dei Forni, che sembra facesse parte della Porta dell’Angolo o sorgesse lì vicino. — Ne 3:11.

(2 CRONACHE 26:10)

“Inoltre, edificò torri nel deserto e scavò molte cisterne (poiché c’era una gran quantità di bestiame che era divenuto suo), e anche nella Sefela e sull’altopiano. C’erano agricoltori e vignaioli sui monti e sul Carmelo, poiché egli mostrò di amare l’agricoltura.”

*** it-1 p. 965 Fortificazioni ***
Oltre alle torri cittadine, altre torri (ebr. mighdàl; pl. mighdalìm) venivano erette in luoghi isolati. Queste servivano come “posti di guardia” per proteggere pozzi o sorgenti, strade, confini, vie di comunicazione o di rifornimento. Uzzia re di Giuda è noto per la costruzione di torri sia a Gerusalemme che nel deserto, queste ultime pare per proteggere le cisterne che aveva costruito per abbeverare il bestiame. (2Cr 26:9, 10) Diverse torri del genere sono state scoperte nel Negheb.

(2 CRONACHE 26:15)

“Inoltre, fece a Gerusalemme macchine da guerra, invenzione di ingegneri, perché fossero sulle torri e sugli angoli, per tirare frecce e grosse pietre. Di conseguenza la sua fama si sparse molto lontano, poiché fu aiutato meravigliosamente finché si fortificò.”

*** it-1 p. 1053 Gerusalemme ***
Uzzia inoltre dotò le torri e gli angoli di “macchine da guerra”, forse catapulte per lanciare frecce e grosse pietre. (2Cr 26:14, 15)

(2 CRONACHE 26:16)

“Comunque, appena egli si fu fortificato, il suo cuore si insuperbì fino al punto di causare rovina, così che agì infedelmente contro Geova suo Dio ed entrò nel tempio di Geova per bruciare incenso sull’altare dell’incenso.”

*** it-2 p. 1063 Superbia ***
Anche una persona che ha servito Dio con cuore umile può diventare superba per il fatto di avere acquistato ricchezza o potenza, o a motivo della sua bellezza, del suo successo, della sua sapienza, o del consenso altrui. Uzzia re di Giuda ne è un esempio. Governò bene ed ebbe la benedizione di Geova per molti anni. (2Cr 26:3-5) Ma la Bibbia dice: “Comunque, appena egli si fu fortificato, il suo cuore si insuperbì fino al punto di causare rovina, così che agì infedelmente contro Geova suo Dio ed entrò nel tempio di Geova per bruciare incenso sull’altare dell’incenso”. (2Cr 26:16) Uzzia si innalzò svolgendo mansioni sacerdotali, privilegio che Dio aveva espressamente negato ai re d’Israele, tenendo separato il potere regale dal sacerdozio.

(2 CRONACHE 26:17)

“Immediatamente Azaria il sacerdote e con lui i sacerdoti di Geova, ottanta uomini valorosi, entrarono dietro a lui.”

*** it-1 p. 260 Azaria ***
14. Sommo sacerdote, figlio di Ioanan, discendente di Aaronne. (1Cr 6:1-10) Quando il re Uzzia volle presuntuosamente offrire incenso nel tempio, forse fu questo Azaria che gli ordinò di uscire. Il re non diede ascolto e Geova lo colpì con la lebbra. (2Cr 26:16-21)

(2 CRONACHE 26:18)

“Quindi tennero testa a Uzzia il re e gli dissero: “Non è affar tuo, o Uzzia, bruciare incenso a Geova, ma è affare dei sacerdoti figli di Aaronne, i santificati, bruciare incenso. Esci dal santuario; poiché hai agito infedelmente, e non ti è di alcuna gloria da parte di Geova Dio”.”

*** it-1 p. 260 Azaria ***
14. Sommo sacerdote, figlio di Ioanan, discendente di Aaronne. (1Cr 6:1-10) Quando il re Uzzia volle presuntuosamente offrire incenso nel tempio, forse fu questo Azaria che gli ordinò di uscire. Il re non diede ascolto e Geova lo colpì con la lebbra. (2Cr 26:16-21)

(2 CRONACHE 26:19)

“Ma Uzzia si infuriò mentre nella sua mano c’era un incensiere per bruciare l’incenso, e, durante il suo furore contro i sacerdoti, la lebbra stessa rifulse sulla sua fronte davanti ai sacerdoti nella casa di Geova accanto all’altare dell’incenso.”

*** it-1 p. 974 Fronte ***
Quando il re Uzzia usurpò presuntuosamente e illegalmente le mansioni sacerdotali volendo offrire incenso sull’altare dell’incenso nel tempio di Geova, il suo peccato e il giudizio di Geova furono chiaramente e immediatamente resi manifesti dalla lebbra che rifulse sulla sua fronte. — 2Cr 26:16, 19, 20.

(2 CRONACHE 26:23)

“Infine Uzzia giacque con i suoi antenati; e lo seppellirono dunque con i suoi antenati, [ma] nel campo di sepoltura che apparteneva ai re, poiché dissero: “È lebbroso”. E Iotam suo figlio regnava in luogo di lui.”

*** it-2 p. 940 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
Il lebbroso re Uzzia fu sepolto “con i suoi antenati, ma nel campo di sepoltura che apparteneva ai re, poiché dissero: ‘È lebbroso’”. Questo sembrerebbe indicare che la sua salma venne sotterrata anziché deposta in una tomba scavata nella roccia. — 2Cr 26:23.

*** it-2 p. 1174 Uzzia ***
A proposito della sua morte e sepoltura, 2 Cronache 26:23 riferisce: “Infine Uzzia giacque con i suoi antenati; e lo seppellirono dunque con i suoi antenati, ma nel campo di sepoltura che apparteneva ai re, poiché dissero: ‘È lebbroso’”. Questo può significare che, a motivo della lebbra, Uzzia venne sepolto in un campo annesso al cimitero reale invece che in una tomba scavata nella roccia.
Una lapide di calcare, rinvenuta a Gerusalemme e attribuita al I secolo E.V., porta la seguente iscrizione: “Qui furono portate le ossa di Uzzia, re di Giuda. Non aprire”. — ILLUSTRAZIONE, vol. 1, p. 960.

(2 CRONACHE 27:3)

“Egli stesso edificò la porta superiore della casa di Geova, e fece molto lavoro di edificazione sulle mura di Ofel.”

*** it-2 p. 615 Porta ***
“Porta superiore della casa di Geova”. Questa poteva essere una porta che immetteva nel cortile interno, forse la “nuova porta di Geova”, dove fu processato Geremia; lì inoltre Baruc, segretario di Geremia, lesse il rotolo davanti al popolo. (Ger 26:10; 36:10) Può darsi che Geremia l’abbia chiamata “nuova porta” perché non era antica come le altre; forse si trattava della “porta superiore della casa di Geova” costruita dal re Iotam. — 2Re 15:32, 35; 2Cr 27:3.

(2 CRONACHE 27:5)

“Ed egli stesso guerreggiò contro il re dei figli di Ammon e alla fine si mostrò più forte di loro, tanto che i figli di Ammon gli diedero quell’anno cento talenti d’argento e diecimila cor di frumento e diecimila d’orzo. Questo è ciò che i figli di Ammon gli pagarono anche nel secondo anno e nel terzo.”

*** it-1 p. 116 Ammoniti ***
Il forte governo di Uzzia (829-778 a.E.V.) costrinse di nuovo gli ammoniti a pagare un tributo a Giuda (2Cr 26:8) e Iotam figlio di Uzzia riconfermò l’autorità su Ammon, esigendo un tributo di 100 talenti d’argento (oltre un miliardo di lire) e 10.000 cor (2.200.000 litri) di frumento e 10.000 di orzo. (2Cr 27:5) Il fatto che gli ammoniti fossero in grado di pagare questo pesante tributo per tre anni consecutivi poteva essere dovuto alla loro posizione favorevole lungo una delle principali vie carovaniere fra l’Arabia e Damasco e alla relativa fertilità della valle dello Iabboc, di cui frumento e orzo sono tuttora i principali prodotti.

*** it-2 p. 450 Orzo ***
Iotam re di Giuda ricevette dal re di Ammon un tributo che includeva 10.000 cor (22.000 hl) di orzo. (2Cr 27:5)

(2 CRONACHE 27:7)

“In quanto al resto dei fatti di Iotam e a tutte le sue guerre e alle sue vie, ecco, sono scritti nel Libro dei Re d’Israele e di Giuda.”

*** w09 15/3 p. 32 Domande dai lettori ***
D’altro canto, certi riferimenti potrebbero riguardare libri che hanno nomi simili a libri biblici, ma che in realtà non fanno parte della Bibbia. Possiamo illustrarlo con quattro libri antichi: Il “libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda”, il “Libro dei Re di Giuda e d’Israele”, il “Libro dei Re d’Israele” e il “Libro dei Re d’Israele e di Giuda”. Anche se i nomi di questi libri possono assomigliare a quelli dei libri biblici di 1 Re e 2 Re, questi quattro libri non erano ispirati e sono estranei al canone biblico. (1 Re 14:29; 2 Cron. 16:11; 20:34; 27:7) Probabilmente si trattava solo di scritti storici disponibili al tempo in cui il profeta Geremia ed Esdra scrissero i resoconti che troviamo nella Bibbia.

(2 CRONACHE 28:1)

“Acaz aveva vent’anni quando cominciò a regnare, e regnò sedici anni a Gerusalemme, e non fece ciò che era retto agli occhi di Geova come Davide suo antenato.”

*** it-1 p. 45 Acaz ***
1. Figlio di Iotam re di Giuda. Acaz salì al trono a 20 anni e regnò per 16 anni. — 2Re 16:2; 2Cr 28:1.
Dato che Ezechia figlio di Acaz aveva 25 anni quando cominciò a regnare, Acaz non doveva avere ancora 12 anni quando lo generò. (2Re 18:1, 2) Mentre nei climi temperati i maschi di solito raggiungono la pubertà fra i 12 e i 15 anni, nei climi più caldi possono raggiungerla prima. Anche le usanze matrimoniali variano. Un periodico (Zeitschrift für Semitistik und verwandte Gebiete, a cura di E. Littmann, Lipsia, 1927, vol. 5, p. 132) riferiva che il matrimonio di bambini era frequente nella Terra Promessa anche in epoca relativamente recente, e citava il caso di due fratelli di 8 e 12 anni che erano sposati e il maggiore andava a scuola con la moglie. Tuttavia, un manoscritto ebraico, la Pescitta siriaca e alcuni manoscritti della Settanta greca in 2 Cronache 28:1 dicono che Acaz aveva “venticinque anni” all’inizio del suo regno.

(2 CRONACHE 28:15)

“Quindi gli uomini che furono designati secondo i loro nomi si levarono e afferrarono i prigionieri, e tutti quelli nudi li vestirono dalle spoglie. Li vestirono, dunque, e provvidero loro sandali e diedero loro da mangiare e da bere e li spalmarono di unguento. Per di più, nel caso di quelli che vacillavano, li trasportarono su asini e li condussero a Gerico, città delle palme, accanto ai loro fratelli. Dopo ciò tornarono a Samaria.”

*** it-2 p. 1163 Unto, Unzione ***
Spalmare d’olio la testa era un segno di favore. (Sl 23:5) I capi di Efraim compirono un gesto di benignità verso i soldati di Giuda prigionieri spalmandoli di unguento e rimandandoli a Gerico, secondo il consiglio del profeta Oded. (2Cr 28:15)

(2 CRONACHE 28:16)

“Allora il re Acaz mandò [a chiedere] ai re d’Assiria che lo aiutassero.”

*** it-2 p. 1112 Tiglat-Pileser (III) ***
In 2 Cronache 28:16 si legge che Acaz mandò una delegazione ‘ai re d’Assiria perché lo aiutassero’. “Re” è al plurale nel testo masoretico, mentre è al singolare in altri manoscritti antichi e nella Settanta, per cui molte traduzioni si attengono al plurale ebraico. (ATE, Lu, NM, VR) Secondo alcuni studiosi qui il plurale indicherebbe semplicemente la somma maestà e grandezza attribuita a un unico monarca (Tiglat-Pileser III) quale “re dei re”. Comunque viene richiamata l’attenzione anche sulla vanagloriosa dichiarazione del monarca assiro riportata in Isaia 10:8: “Non sono i miei principi nello stesso tempo re?” È quindi possibile che il riferimento a “Pul re d’Assiria” (2Re 15:19) si possa applicare anche nel senso che prima di diventare il sovrano di tutto l’impero egli fosse il governante di una provincia assira.

(2 CRONACHE 28:20)

“Alla fine Tilgat-Pilneser re d’Assiria venne contro di lui e gli causò angustia, e non lo rafforzò.”

*** it-1 pp. 45-46 Acaz ***
Vassallaggio all’Assiria e morte. Invece di riporre fede in Geova, per timore della congiura siro-israelita Acaz preferì l’imprevidente politica di corrompere Tiglat-Pileser III re d’Assiria perché venisse in suo aiuto. (Isa 7:2-6; 8:12) Qualunque sia stato il sollievo che l’ambizioso re assiro abbia dato ad Acaz abbattendo Siria e Israele, fu solo temporaneo. Alla fine ciò “gli causò angustia, e non lo rafforzò” (2Cr 28:20), anzi per colpa sua Giuda finì sotto il pesante giogo dell’Assiria.

4 gen. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 29-32


(2 CRONACHE 29:6)

“Poiché i nostri padri hanno agito con infedeltà e hanno fatto ciò che era male agli occhi di Geova nostro Dio, così che lo lasciarono e voltarono la loro faccia lontano dal tabernacolo di Geova e mostrarono la nuca.”

*** it-1 p. 895 Faccia ***
‘Voltare la faccia dall’altra parte’ può rivelare disprezzo o indifferenza. (2Cr 29:6; Ger 2:27; 32:33)

(2 CRONACHE 29:10)

“Ora ho a cuore di concludere un patto con Geova l’Iddio d’Israele, affinché la sua ira ardente si ritiri da noi.”

*** it-1 p. 885 Ezechia ***
Poi, convocati i sacerdoti e i leviti, disse loro: “Ho a cuore di concludere un patto con Geova l’Iddio d’Israele”. Fu un patto di fedeltà, come se il patto della Legge, ancora in vigore ma trascurato, venisse nuovamente inaugurato in Giuda. Con grande vigore Ezechia si accinse a riorganizzare il servizio dei leviti e ripristinò le disposizioni relative agli strumenti musicali e al canto di lode. Era nisan, il mese in cui si doveva celebrare la Pasqua, ma il tempio, i sacerdoti e i leviti erano impuri. Entro il 16 nisan il tempio fu purificato e gli utensili riparati. Quindi si dovette fare una speciale espiazione per tutto Israele. Prima i principi portarono sacrifici e offerte per il peccato per il regno, il santuario e il popolo, poi quest’ultimo offrì migliaia di olocausti. — 2Cr 29:1-36.

(2 CRONACHE 29:27)

“Ezechia disse quindi di offrire il sacrificio bruciato sull’altare; e al tempo in cui cominciò l’olocausto, cominciarono il canto di Geova e anche le trombe, sì, sotto la direzione degli strumenti di Davide re d’Israele.”

*** it-2 p. 350 Musica ***
Dopo l’istituzione del servizio musicale del tempio, probabilmente in queste e altre occasioni speciali alle trombe si univano gli altri strumenti. Questa conclusione, come pure la procedura musicale seguita, sembra essere suffragata dalla descrizione dell’ordine degli avvenimenti che ebbero luogo quando, dopo la purificazione del tempio, il re Ezechia ripristinò i servizi sacri: “Al tempo in cui cominciò l’olocausto, cominciarono il canto di Geova e anche le trombe, sì, sotto la direzione degli strumenti di Davide re d’Israele. E tutta la congregazione si inchinava mentre il canto risuonava e le trombe squillavano, tutto questo finché fu finito l’olocausto”. (2Cr 29:27, 28) Il fatto che le trombe fossero suonate “sotto la direzione degli strumenti di Davide” sembra indicare che venivano suonate in modo da accompagnare gli altri strumenti anziché coprirli. Il posto dell’insieme dei musicisti era “ad est dell’altare”. — 2Cr 5:12.

(2 CRONACHE 30:2)

“Comunque, il re e i suoi principi e tutta la congregazione di Gerusalemme decisero di tenere la pasqua nel secondo mese;”

*** si p. 83 par. 28 Libro biblico numero 14: 2 Cronache ***
28 Viene indetta una memorabile Pasqua, ma dato che non c’è il tempo di prepararla nel primo mese, ci si avvale di un’apposita clausola della Legge e la si celebra nel secondo mese del primo anno del regno di Ezechia. (2 Cron. 30:2, 3; Num. 9:10, 11)

(2 CRONACHE 30:5)

“Decisero dunque di far passare un bando per tutto Israele, da Beer-Seba a Dan, perché venissero a tenere la pasqua a Geova l’Iddio d’Israele a Gerusalemme; poiché non l’avevano fatta come moltitudine secondo ciò che è scritto.”

*** it-1 p. 307 Beer-Seba ***
Beer-Seba rappresentava il punto più meridionale della Terra Promessa, e come tale ricorreva nell’espressione proverbiale “da Dan fino a Beer-Seba” (Gdc 20:1), o viceversa, “da Beer-Seba a Dan”. (1Cr 21:2; 2Cr 30:5) Dopo la divisione della nazione in due regni, Beer-Seba continuò a indicare l’estremità S del regno di Giuda nelle espressioni “da Gheba fino a Beer-Seba” (2Re 23:8) e “da Beer-Seba alla regione montagnosa di Efraim” (dove iniziava il regno settentrionale d’Israele). (2Cr 19:4) Dopo l’esilio l’espressione fu usata in senso ancor più limitato in riferimento alla zona occupata dai rimpatriati di Giuda, che si estendeva da Beer-Seba “fino alla valle di Innom”. — Ne 11:27, 30.
In realtà c’erano altri villaggi nella Terra Promessa più a S di Beer-Seba, come c’erano altri villaggi israeliti più a N di Dan. Comunque, sia Dan che Beer-Seba si trovavano ai confini naturali del paese. Beer-Seba, per esempio, si trovava sotto le montagne di Giuda al limite del deserto. Inoltre era una delle principali città di Giuda (insieme a Gerusalemme e a Ebron), e questo non solo grazie all’eccellente riserva idrica (rispetto alla regione circostante), che favoriva sia l’agricoltura che la pastorizia, ma anche perché vi convergevano diverse strade importanti. Dall’Egitto un’antica strada carovaniera passando per Cades-Barnea risaliva la “Via dei Pozzi” fino a Beer-Seba, dove si congiungeva con un’altra strada percorsa dalle carovane di cammelli provenienti dai regni della Penisola Arabica, dirette in Filistea o in Giuda. Da Ezion-Gheber, all’estremità N del golfo di ʽAqaba, un’altra strada percorreva l’Araba e poi piegava a O, risalendo le alture di Acrabbim fino a Beer-Seba. A Gaza, nella pianura della Filistea, una strada secondaria si diramava da quella principale e portava a SE fino a Beer-Seba. E per collegarla col resto di Giuda, una strada da Beer-Seba si dirigeva verso NE risalendo l’altopiano fra i monti di Giuda fino a Gerusalemme e ancora più a N. — Ge 22:19.

(2 CRONACHE 30:6)

“Pertanto i corrieri con le lettere dalla mano del re e dei suoi principi andarono per tutto Israele e Giuda, proprio secondo il comandamento del re, dicendo: “Figli d’Israele, tornate a Geova l’Iddio di Abraamo, Isacco e Israele, affinché egli torni agli scampati che restano di voi dalla palma della mano dei re d’Assiria.”

*** it-1 p. 579 Corriere ***
CORRIERE
Messaggero scelto fra le guardie del corpo del re per portare i decreti reali e altri comunicati urgenti del re fino alle più remote parti del suo regno. La velocità dei corrieri (ebr. ratsìm) era di primaria importanza. Tali messaggeri speciali esistevano fin dall’antichità. — 2Cr 30:6, 10; Ger 51:31.

(2 CRONACHE 30:10)

“I corrieri continuarono dunque a passare di città in città per il paese di Efraim e di Manasse, fino a Zabulon; ma essi se ne facevano continuamente beffe e li deridevano.”

*** it-1 p. 579 Corriere ***
CORRIERE
Messaggero scelto fra le guardie del corpo del re per portare i decreti reali e altri comunicati urgenti del re fino alle più remote parti del suo regno. La velocità dei corrieri (ebr. ratsìm) era di primaria importanza. Tali messaggeri speciali esistevano fin dall’antichità. — 2Cr 30:6, 10; Ger 51:31.

(2 CRONACHE 30:11)

“Solo degli individui da Aser e da Manasse e da Zabulon si umiliarono così che vennero a Gerusalemme.”

*** it-1 pp. 885-886 Ezechia ***
Poiché essendo impuro il popolo non aveva potuto osservare la Pasqua nella data stabilita, Ezechia ricorse alla legge che consentiva a chi era impuro di celebrare la Pasqua un mese dopo. Invitò non solo Giuda, ma tutto Israele, per mezzo di lettere portate da corrieri in tutto il paese, da Beer-Seba a Dan. Molti derisero i corrieri; ma alcuni, specie delle tribù di Aser, Manasse e Zabulon, si umiliarono e accettarono l’invito, e furono presenti anche alcuni di Efraim e Issacar. Inoltre c’erano molti adoratori di Geova non israeliti. Probabilmente non fu facile assistervi per gli abitanti del regno settentrionale fedeli alla vera adorazione. Come i messaggeri, dovettero incontrare opposizione e scherni, poiché il regno delle dieci tribù si trovava in uno stato di decadenza, sprofondato com’era nella falsa adorazione e minacciato dagli assiri. — 2Cr 30:1-20; Nu 9:10-13.

(2 CRONACHE 30:13)

“E si raccoglievano a Gerusalemme, un popolo numeroso, per tenere la festa dei pani non fermentati nel secondo mese, una congregazione davvero immensa.”

*** it-1 p. 913 Festa dei pani non fermentati ***
Gli altri due casi sono particolarmente notevoli. Nel primo si riprese a celebrare la festa dei pani non fermentati dopo che era stata trascurata per un certo tempo. Questo avvenne nel primo anno del regno del fedele re Ezechia. È interessante che in questo caso non ci fu il tempo di fare i preparativi per tenere la festa annuale il 15 nisan, perché i lavori di pulizia e riparazione del tempio proseguirono fino al 16 nisan. Perciò si approfittò del fatto che la Legge consentiva di celebrare la festa nel secondo mese. (2Cr 29:17; 30:13, 21, 22; Nu 9:10, 11)

(2 CRONACHE 30:23)

“Quindi tutta la congregazione decise di tenerla per altri sette giorni, e la tennero dunque per sette giorni con allegrezza.”

*** it-1 p. 913 Festa dei pani non fermentati ***
Fu un’occasione così gioiosa e il fervore religioso era tale che non bastarono sette giorni, perciò la festa si protrasse per altri sette giorni. (2Cr 30:23) Il re Ezechia e i principi fecero generose contribuzioni, offrendo 2.000 tori e 17.000 pecore per dare da mangiare alla moltitudine di presenti.

(2 CRONACHE 31:1)

“E appena ebbero finito tutto questo, tutti gli israeliti che si trovavano [là] uscirono verso le città di Giuda, e spezzavano le colonne sacre e tagliavano i pali sacri e abbattevano gli alti luoghi e gli altari in tutto Giuda e Beniamino e in Efraim e Manasse finché ebbero finito; dopo di che tutti i figli d’Israele tornarono alle loro città, ciascuno al suo proprio possedimento.”

*** it-1 p. 886 Ezechia ***
Quello che avvenne in seguito dimostrò che si trattava di un vero risveglio e ritorno alla pura adorazione e non di un semplice entusiasmo passeggero. Prima di tornarsene a casa, i celebranti distrussero le colonne sacre, abbatterono gli alti luoghi e gli altari e tagliarono i pali sacri in tutto il paese di Giuda e Beniamino e persino in Efraim e Manasse. (2Cr 31:1)

(2 CRONACHE 31:5)

“E appena si divulgò la parola, i figli d’Israele aumentarono le primizie del grano, del vino nuovo, e dell’olio e del miele e di tutto il prodotto del campo, e portarono abbondantemente la decima di ogni cosa.”

*** it-2 p. 281 Miele ***
Poiché quasi sempre il miele usato dagli israeliti era miele selvatico, e non era frutto del loro lavoro, il “miele” offerto come primizia quando Ezechia incoraggiò il popolo a sostenere il sacerdozio era senza dubbio succo o sciroppo di frutta. — 2Cr 31:5.

(2 CRONACHE 32:4)

“Pertanto si radunò molta gente, e turavano tutte le sorgenti e il torrente che inonda in mezzo al paese, dicendo: “Perché i re d’Assiria dovrebbero venire e realmente trovare una gran quantità d’acqua?””

*** it-1 p. 886 Ezechia ***
Ritenendo imminente un attacco da parte dell’avido Sennacherib, Ezechia manifestò saggezza e strategia. Ostruì tutte le sorgenti e le fonti d’acqua fuori della città di Gerusalemme affinché, in caso di assedio, gli assiri si trovassero a corto d’acqua.

*** it-1 p. 1053 Gerusalemme ***
Ezechia aveva preparato la città per un assedio. Tappò le sorgenti d’acqua che si trovavano fuori della città per nasconderle e creare difficoltà al nemico, e inoltre rafforzò e fortificò le mura. (2Cr 32:2-5, 27-30) Sembrerebbe che “la conduttura” per portare l’acqua in città dalla sorgente di Ghihon fosse già stata costruita, probabilmente in tempo di pace. (2Re 20:20; 2Cr 32:30) Se, come si ritiene, si trattava della conduttura che include il tunnel scavato attraverso il pendio della valle del Chidron e che termina nella Piscina di Siloam nella valle del Tiropeon, non era impresa che si poteva portare a termine in qualche giorno. (Vedi ARCHEOLOGIA [Palestina e Siria]; GHIHON n. 2).

*** it-1 p. 1091 Ghihon ***
Quando, durante il suo regno, l’attacco assiro era imminente (732 a.E.V.), il re Ezechia prese delle misure affinché la riserva idrica di Gerusalemme non cadesse nelle mani del nemico. (2Cr 32:2-4) Tuttavia, forse in riferimento ad un’altra circostanza, in 2 Cronache 32:30 viene spiegato che egli arrestò il flusso delle acque di Ghihon e le deviò verso la parte O della “Città di Davide”, all’interno delle fortificazioni di Gerusalemme.

(2 CRONACHE 32:5)

“Per giunta, si fece coraggio ed edificò tutte le mura diroccate e vi eresse sopra delle torri, e al di fuori altre mura, e riparò il Terrapieno della Città di Davide, e fece dardi in abbondanza e scudi.”

*** w97 15/6 p. 11 La Gerusalemme dei tempi biblici: Cosa rivela l’archeologia? ***
Sì. Nel 1969 il prof. Nahman Avigad scoprì dei resti risalenti a quel periodo. Gli scavi portarono alla luce un tratto di muro massiccio, la prima parte del quale era lunga 40 metri, larga 7 e, secondo i calcoli, alta 8 metri. Il muro poggiava in parte su uno strato di roccia e in parte sui resti di case di costruzione più recente. Chi aveva costruito il muro e quando? “Due passi della Bibbia hanno aiutato Avigad a indicare la data e lo scopo del muro”, dice una rivista di archeologia. In questi passi si legge: “Per giunta, si fece coraggio ed edificò tutte le mura diroccate e vi eresse sopra delle torri, e al di fuori altre mura”. (2 Cronache 32:5) “Abbatterete anche le case per rendere le mura irraggiungibili”. (Isaia 22:10) Oggi i visitatori possono ammirare parte di questo cosiddetto Muro Largo nel quartiere ebraico della Città Vecchia.

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo piccolo” o brocchiere (ebr. maghèn) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (2Cr 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande, essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone: infatti per ricoprire uno scudo grande ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo. (1Re 10:16, 17; 2Cr 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — 2Cr 14:8; 17:17; 32:5.

*** it-2 p. 613 Porta ***
Porta dei Pesci. Pare che Ezechia avesse fatto costruire una parte delle mura che cingevano il secondo quartiere fino alla Porta dei Pesci. (2Cr 32:5; 33:14)

(2 CRONACHE 32:8)

“Con lui c’è un braccio di carne, ma con noi c’è Geova nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie”. E il popolo era rassicurato dalle parole di Ezechia re di Giuda.”

*** it-1 p. 377 Braccio ***
Il braccio di carne, che rappresenta la potenza umana, è, secondo la Bibbia, indegno di fiducia e tradisce chi confida in esso. Geova avverte il suo popolo dell’errore di confidare nel braccio umano e delle disastrose conseguenze che può avere. (2Cr 32:8; Ger 17:5)

(2 CRONACHE 32:9)

“Fu dopo ciò che Sennacherib re d’Assiria mandò i suoi servitori a Gerusalemme, mentre era a Lachis e tutta la sua potenza imperiale con lui, da Ezechia re di Giuda e da tutti i giudei che erano a Gerusalemme, dicendo:”

*** it-1 p. 183 Archeologia ***
A Ninive, capitale dell’Assiria, gli scavi hanno riportato alla luce l’immenso palazzo di Sennacherib, che aveva circa 70 stanze con 3.000 m di bassorilievi che ne ricoprivano le pareti. Uno di questi raffigura prigionieri giudei condotti in cattività nel 732 a.E.V. dopo la caduta di Lachis. (2Re 18:13-17; 2Cr 32:9; ILLUSTRAZIONE, vol. 1, p. 952)

(2 CRONACHE 32:21)

“E Geova mandava un angelo e spazzava via ogni uomo potente e valoroso, e ogni condottiero e capo nel campo del re d’Assiria, così che egli tornò con la vergogna in faccia al suo proprio paese. In seguito entrò nella casa del suo dio e lì certuni che erano usciti dalle sue proprie parti interiori lo abbatterono con la spada.”

*** w93 1/6 p. 6 Un impero perduto che ha messo in imbarazzo i critici della Bibbia ***
E perché Sennacherib non poté vantarsi di aver conquistato la capitale di Giuda, Gerusalemme, come invece si vantò di aver fatto con la fortezza giudaica di Lachis? Tre scrittori biblici forniscono la risposta. Uno di loro, un testimone oculare, scrisse: “L’angelo di Geova usciva e abbatteva centottantacinquemila nel campo degli assiri. Quando il popolo si alzò la mattina di buon’ora, ebbene, ecco, erano tutti cadaveri, morti. Perciò Sennacherib re d’Assiria partì e andò e tornò e prese a dimorare a Ninive”. — Isaia 37:36, 37; 2 Re 19:35; 2 Cronache 32:21.
Nel suo libro, Millard conclude: “Non c’è motivo per mettere in dubbio questo racconto . . . È comprensibile che Sennacherib non tramandò ai suoi successori un tale disastro che lo avrebbe screditato”. (Pagina 122) Piuttosto, Sennacherib cercò di dare l’impressione che la sua invasione di Giuda avesse avuto successo e che Ezechia gli fosse rimasto sottomesso, inviandogli il tributo a Ninive.

*** it-2 p. 936 Sennacherib ***
Sembra che Sennacherib sia morto circa 20 anni dopo la sua campagna contro Gerusalemme. Questa data è desunta da documenti assiri e babilonesi di dubbia attendibilità. Ad ogni modo va notato che la Bibbia non dice che Sennacherib sia morto immediatamente dopo il suo ritorno a Ninive. “In seguito entrò nella casa del suo dio”, Nisroc, e i suoi figli, Adrammelec e Sarezer, “lo abbatterono con la spada”, e fuggirono nel paese di Ararat. (2Cr 32:21; Isa 37:37, 38) Questo è confermato da un’iscrizione di Esar-Addon, suo figlio e successore. — D. D. Luckenbill, Ancient Records of Assyria and Babylonia, 1927, vol. II, pp. 200, 201; vedi ESAR-ADDON.

(2 CRONACHE 32:23)

“E ci furono molti che portarono doni a Geova a Gerusalemme e cose scelte a Ezechia re di Giuda, e dopo ciò egli fu esaltato agli occhi di tutte le nazioni.”

*** ip-1 cap. 29 p. 396 La fede di un re viene ricompensata ***
Dopo la sconfitta di Sennacherib, le nazioni circostanti portarono in dono a Ezechia oro, argento e altre cose preziose. In 2 Cronache 32:22, 23, 27 leggiamo che “Ezechia ebbe ricchezze e gloria in misura molto grande” e che “fu esaltato agli occhi di tutte le nazioni”. Forse questi doni gli permisero di rifornire la casa del tesoro, che aveva svuotato per pagare il tributo agli assiri.

(2 CRONACHE 32:25)

“Ma Ezechia non ricambiò secondo il beneficio resogli, poiché il suo cuore si insuperbì e ci fu indignazione contro di lui e contro Giuda e Gerusalemme.”

*** w05 15/10 p. 25 par. 20 Badate che il vostro cuore non si insuperbisca ***
20 Riflettiamo, per contrasto, sull’esempio del re Ezechia. Questo re si era fatto un’ottima reputazione, ma in un’occasione rischiò di rovinarla perché “il suo cuore si insuperbì”. Tuttavia “Ezechia si umiliò per la superbia del suo cuore” e ottenne di nuovo il favore di Dio. (2 Cronache 32:25, 26) Notate che il rimedio per la superbia di Ezechia fu l’umiltà. In effetti, l’umiltà è il contrario della superbia. Nel prossimo articolo, perciò, vedremo come coltivare e mantenere l’umiltà cristiana.

*** it-1 p. 887 Ezechia ***
Errore e pentimento di Ezechia. Le Scritture dicono che “Ezechia non ricambiò secondo il beneficio resogli, poiché il suo cuore si insuperbì e ci fu indignazione contro di lui e contro Giuda e Gerusalemme”. (2Cr 32:25) La Bibbia non precisa se la sua superbia si riferisse all’atto poco saggio di mostrare l’intero tesoro della sua casa e tutto il suo dominio ai messaggeri del re di Babilonia Berodac-Baladan (Merodac-Baladan), venuti a congratularsi con lui per la sua guarigione. Forse Ezechia fece sfoggio di tutta questa ricchezza per impressionare il re di Babilonia, un possibile alleato contro il re d’Assiria. Ciò naturalmente poteva eccitare l’avidità dei babilonesi. Il profeta Isaia era contrario a qualsiasi alleanza o amicizia con Babilonia, da sempre nemica di Dio. Quando seppe come Ezechia aveva accolto i messaggeri di Babilonia, Isaia pronunciò la profezia, ispirata da Geova, che col tempo i babilonesi avrebbero portato via tutto a Babilonia, inclusi alcuni discendenti di Ezechia. Ezechia allora si umiliò e Dio benignamente promise che la calamità non sarebbe venuta ai suoi giorni. — 2Re 20:12-19; 2Cr 32:26, 31; Isa 39:1-8.

*** it-2 p. 1063 Superbia ***
Anche il cuore del buon re Ezechia si insuperbì per un breve periodo di tempo, e la sua superbia evidentemente contagiò i suoi sudditi. Il suo regno era stato esaltato grazie alla benedizione di Geova, ma egli non apprezzò né riconobbe che era tutto merito di Dio. Lo scrittore di Cronache dice di lui: “Ma Ezechia non ricambiò secondo il beneficio resogli, poiché il suo cuore si insuperbì e ci fu indignazione contro di lui e contro Giuda e Gerusalemme”. Egli però si riprese da questa tendenza pericolosa. La narrazione continua: “Comunque, Ezechia si umiliò per la superbia del suo cuore, lui e gli abitanti di Gerusalemme, e l’indignazione di Geova non venne su di loro ai giorni di Ezechia”. — 2Cr 32:25, 26; cfr. Isa 3:16-24; Ez 28:2, 5, 17.

(2 CRONACHE 32:26)

“Comunque, Ezechia si umiliò per la superbia del suo cuore, lui e gli abitanti di Gerusalemme, e l’indignazione di Geova non venne su di loro ai giorni di Ezechia.”

*** ip-1 cap. 29 p. 397 par. 30 La fede di un re viene ricompensata ***
30 Riferendosi a quanto pare all’episodio in cui Ezechia mostrò il suo tesoro ai babilonesi, 2 Cronache 32:26 dice: “Ezechia si umiliò per la superbia del suo cuore, lui e gli abitanti di Gerusalemme, e l’indignazione di Geova non venne su di loro ai giorni di Ezechia”.

(2 CRONACHE 32:27)

“Ed Ezechia ebbe ricchezze e gloria in misura molto grande; e si fece depositi per argento e per oro e per pietre preziose e per olio di balsamo e per scudi e per tutti gli oggetti desiderabili;”

*** ip-1 cap. 29 p. 396 La fede di un re viene ricompensata ***
Dopo la sconfitta di Sennacherib, le nazioni circostanti portarono in dono a Ezechia oro, argento e altre cose preziose. In 2 Cronache 32:22, 23, 27 leggiamo che “Ezechia ebbe ricchezze e gloria in misura molto grande” e che “fu esaltato agli occhi di tutte le nazioni”. Forse questi doni gli permisero di rifornire la casa del tesoro, che aveva svuotato per pagare il tributo agli assiri.

(2 CRONACHE 32:30)

“Ed Ezechia fu quello che turò la sorgente superiore delle acque di Ghihon e le tenne volte direttamente in basso a ovest verso la Città di Davide, ed Ezechia continuò ad aver successo in ogni sua opera.”

*** gl p. 20 Gerusalemme e il tempio di Salomone ***
Il re Ezechia turò questa sorgente e fece scavare un tunnel per convogliare l’acqua in una piscina sul lato ovest. — 2Cr 32:4, 30.

*** gl p. 21 Gerusalemme e il tempio di Salomone ***
Ghihon
Tunnel per l’acqua (successivo)

*** w97 15/6 pp. 9-10 La Gerusalemme dei tempi biblici: Cosa rivela l’archeologia? ***
Altre domande vertono sul famoso Tunnel di Siloam, scavato probabilmente nell’VIII secolo a.E.V. dagli ingegneri del re Ezechia, a cui si fa riferimento in 2 Re 20:20 e in 2 Cronache 32:30. Come fecero le due squadre di scavatori, partite dalle due estremità opposte, a incontrarsi a metà strada? Perché invece di seguire un percorso diritto ne seguirono uno tortuoso, che rende la galleria notevolmente più lunga? Come poterono avere aria sufficiente, visto che probabilmente usavano lampade ad olio?
Una rivista di archeologia propone alcune possibili soluzioni. Vengono citate queste dichiarazioni di Dan Gill, consulente geologico degli scavi: “Sotto la Città di Davide c’è un sistema carsico naturale molto sviluppato. Col termine carso in geologia si indica una regione irregolare caratterizzata da inghiottitoi, grotte e canali formati dall’acqua che filtra e scorre attraverso le rocce del sottosuolo. . . . L’esame geologico delle condutture sotterranee che passano sotto la Città di Davide indica che furono realizzate dall’uomo sostanzialmente allargando i canali e i pozzi formati naturalmente dall’acqua per erosione, che furono quindi trasformati in un efficace sistema di approvvigionamento idrico”. — Biblical Archaeology Review.
Questo potrebbe spiegare come fu scavato il Tunnel di Siloam. Potrebbe essere stato seguito il percorso tortuoso di un canale naturale che passava sotto la collina. Le squadre di operai partite dalle due estremità opposte potrebbero aver scavato una galleria provvisoria modificando grotte già esistenti. Poi fu scavato un canale in pendenza affinché l’acqua della sorgente di Ghihon potesse scorrere fino alla Piscina di Siloam, che probabilmente si trovava all’interno delle mura cittadine. Fu un vero capolavoro di ingegneria, perché il dislivello fra le due estremità è di soli 32 centimetri su un percorso di ben 533 metri.

*** w96 15/8 pp. 5-6 Lezioni pratiche dalla Terra Promessa ***
Gerusalemme poteva contare sull’approvvigionamento idrico della Piscina di Siloam. Nell’VIII secolo a.E.V., prevedendo un assedio da parte degli assiri, il re Ezechia fece costruire un muro esterno per proteggere la Piscina di Siloam, così che si sarebbe trovata dentro il perimetro della città. Inoltre ostruì le sorgenti fuori della città, affinché gli assedianti assiri avessero difficoltà a trovare l’acqua per sé. (2 Cronache 32:2-5; Isaia 22:11) Questo non è tutto. Ezechia trovò il modo di assicurare un approvvigionamento idrico extra incanalando l’acqua fin dentro Gerusalemme!
Realizzando quello che è stato definito uno dei grandi capolavori di ingegneria dell’antichità, Ezechia fece scavare una galleria che andava dalla sorgente di Ghihon alla Piscina di Siloam. Alta in media 1 metro e ottanta, questa galleria era lunga 533 metri. Immaginate: una galleria lunga quasi mezzo chilometro, tagliata nella roccia! Oggi, circa 2.700 anni dopo, chi visita Gerusalemme può attraversare a guado questo capolavoro di ingegneria, detto anche tunnel di Ezechia. — 2 Re 20:20; 2 Cronache 32:30.
Gli sforzi che Ezechia compì per proteggere e potenziare la riserva idrica di Gerusalemme possono insegnarci una lezione pratica. Geova è “la fonte d’acqua viva”. (Geremia 2:13) I suoi pensieri, contenuti nella Bibbia, sono vivificanti. Per questo motivo lo studio personale della Bibbia è essenziale. Ma le opportunità per studiare, e la conoscenza che ne deriva, non si trovano automaticamente. Può darsi che per farvi posto dobbiate ‘scavare gallerie’, ad esempio nel vostro intenso programma quotidiano. (Proverbi 2:1-5; Efesini 5:15, 16) Una volta che avete cominciato, attenetevi al programma, mettendo lo studio personale fra le cose più importanti. Badate che nulla o nessuno vi privi di questa preziosa riserva d’acqua. — Filippesi 1:9, 10.

*** g96 8/6 p. 29 Uno sguardo al mondo ***
Ipotesi sul mistero del tunnel
Da tempo gli archeologi si chiedono perché il tunnel di Ezechia, scavato nell’VIII secolo a.E.V. per assicurare l’acqua a Gerusalemme mentre era assediata dall’esercito assiro, seguisse un percorso così strano e tortuoso. Un percorso diritto, più efficiente, avrebbe richiesto solo 320 metri di perforazione, mentre il tunnel ne ha richiesti 533. Un’iscrizione in caratteri paleoebraici, scoperta sulla parete del tunnel nel 1880, spiega come due squadre di scavatori partirono dalle due estremità del tunnel perforando la roccia e si incontrarono a metà strada. L’ulteriore interrogativo che questo ha sollevato è come ci siano riusciti, considerato il percorso tortuoso del tunnel. I geologi pensano di avere ora la risposta. Secondo Dan Gill dell’Istituto israeliano di Geologia, gli scavatori seguirono e ampliarono canali naturali formati dall’acqua che filtrava attraverso la roccia nei punti in cui si erano prodotte fenditure in seguito a pressioni telluriche o dove si incontravano i diversi strati di roccia. Nel corso del tempo questi canali poterono diventare piuttosto ampi in certi punti, il che spiegherebbe perché l’altezza del tunnel varia da 1,7 a 5 metri e come facevano gli scavatori, che usavano lampade a olio, ad avere abbastanza aria. Quegli operai erano anche esperti, perché per essere efficiente il tunnel doveva avere una leggera pendenza, che è di appena 31,75 centimetri in tutto il percorso.

*** it-1 p. 186 Archeologia ***
Una galleria, nota come tunnel di Siloam, era alta in media 1,8 m e consisteva in un traforo scavato nella viva roccia per 533 m, da Ghihon fino alla piscina di Siloam nella valle del Tiropeon (all’interno della città). Questa sarebbe dunque l’impresa del re Ezechia menzionata in 2 Re 20:20 e 2 Cronache 32:30.

*** it-1 p. 503 Città di Davide ***
Ezechia inoltre deviò le acque della sorgente di Ghihon, portandole fino alla parte O della Città di Davide, evidentemente per mezzo del tunnel tagliato nella roccia che, com’è stato scoperto, collega quella sorgente con la Piscina di Siloam sul pendio sudoccidentale del contrafforte. (2Cr 32:30)

*** it-1 p. 886 Ezechia ***
L’acquedotto di Ezechia fu una delle più notevoli opere d’ingegneria dell’antichità. Dal pozzo di Ghihon, a E della parte settentrionale della Città di Davide, seguiva un percorso irregolare per 533 m fino alla Piscina di Siloam nella valle del Tiropeon sotto la Città di Davide, ma all’interno delle nuove mura aggiunte a S della città. (2Re 20:20; 2Cr 32:30) Un’iscrizione in caratteri paleoebraici fu rinvenuta dagli archeologi sul muro dell’angusta galleria, la cui altezza media era di 1,8 m. L’iscrizione in parte dice: “E questo è il modo in cui avvenne la perforazione: — Mentre [. . .] (erano) ancora [. . .] piccone(i), ciascuno verso il suo compagno, e mentre c’erano ancora tre cubiti da perforare, [si udì] la voce di un uomo che chiamava il suo compagno, perché c’era una sovrapposizione nella roccia sulla destra [e sulla sinistra]. E quando la galleria fu scavata, i cavapietre tagliarono (la roccia), ciascuno verso il suo compagno, piccone contro piccone; e l’acqua fluì dalla sorgente verso la piscina per 1.200 cubiti, e l’altezza della roccia sopra la(e) testa(e) dei cavapietre era 100 cubiti”. (Ancient Near Eastern Texts, a cura di J. B. Pritchard, 1974, p. 321) Perciò la galleria fu scavata nella roccia partendo da entrambe le estremità per poi congiungersi nel mezzo, un vero capolavoro di ingegneria!

*** it-1 p. 1053 Gerusalemme ***
Tappò le sorgenti d’acqua che si trovavano fuori della città per nasconderle e creare difficoltà al nemico, e inoltre rafforzò e fortificò le mura. (2Cr 32:2-5, 27-30) Sembrerebbe che “la conduttura” per portare l’acqua in città dalla sorgente di Ghihon fosse già stata costruita, probabilmente in tempo di pace. (2Re 20:20; 2Cr 32:30) Se, come si ritiene, si trattava della conduttura che include il tunnel scavato attraverso il pendio della valle del Chidron e che termina nella Piscina di Siloam nella valle del Tiropeon, non era impresa che si poteva portare a termine in qualche giorno. (Vedi ARCHEOLOGIA [Palestina e Siria]; GHIHON n. 2).

*** it-1 p. 1091 Ghihon ***
Tuttavia, forse in riferimento ad un’altra circostanza, in 2 Cronache 32:30 viene spiegato che egli arrestò il flusso delle acque di Ghihon e le deviò verso la parte O della “Città di Davide”, all’interno delle fortificazioni di Gerusalemme. La prova di come ciò fu fatto si ebbe nel 1880 E.V. quando fu scoperta un’iscrizione incisa nella parete di un tunnel per l’acqua che termina in quella che attualmente è chiamata la Piscina di Siloam nella parte O dell’antica “Città di Davide”. L’iscrizione in ebraico antico, ritenuta dell’VIII secolo a.E.V., descrive come due squadre di operai provenienti da direzioni opposte scavarono il tunnel nella viva roccia. Quando nel 1910 questo fu interamente riaperto, si vide che era lungo 533 m, aveva un’altezza media di 1,8 m e in certi punti non era più largo di 50 cm. Sembra evidente che questa notevole opera d’ingegneria sia il risultato delle misure prese da Ezechia per proteggere e mantenere la riserva idrica di Gerusalemme alimentata dalle acque di Ghihon.

*** it-2 p. 602 Piscina ***
Le piscine di Gerusalemme. Si pensa che l’antica piscina di Siloam (Gv 9:7) si trovasse più o meno presso l’odierna Birket Silwan, appena a SO della Città di Davide. Questa probabilmente è anche la posizione approssimativa della piscina del re Ezechia, attigua alla condotta da lui costruita per portare le acque della sorgente di Ghihon all’interno di Gerusalemme. — 2Re 20:20; 2Cr 32:30.

*** it-2 p. 980 Siloam ***
Probabilmente si tratta anche dell’ubicazione approssimativa della “piscina” o riserva d’acqua del re Ezechia, attigua alla conduttura che costruì per portare in città le acque di Ghihon. — 2Re 20:20; 2Cr 32:30.

(2 CRONACHE 32:31)

“E fu così che, mediante i portavoce dei principi di Babilonia che gli furono mandati a indagare intorno al portento che era avvenuto nel paese, il [vero] Dio lo lasciò per metterlo alla prova, al fine di conoscere ogni cosa [che era] nel suo cuore.”

*** it-2 p. 1006 Sole ***
Il miracolo compiuto poteva riguardare il rapporto fra la terra e il sole, e in tal caso poteva essere simile al miracolo descritto in Giosuè 10:12-14. (Vedi POTENZA, OPERE POTENTI [Sole e luna immobili]) Sembra che questo portento abbia avuto grande risonanza, poiché in 2 Cronache 32:24, 31 si legge che messaggeri furono inviati a Gerusalemme da Babilonia per informarsi sull’accaduto.

(2 CRONACHE 32:33)

“Infine Ezechia giacque con i suoi antenati, e lo seppellirono nell’ascesa ai luoghi di sepoltura dei figli di Davide; e alla sua morte tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme gli resero onore. E Manasse suo figlio regnava in luogo di lui.”

*** it-2 p. 940 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
L’ubicazione di questi luoghi di sepoltura reali non è stata individuata con certezza. In base al riferimento ai “Luoghi di Sepoltura di Davide” in Neemia 3:16 e alla menzione dell’“ascesa ai luoghi di sepoltura dei figli di Davide” in 2 Cronache 32:33, alcuni ritengono che si trovassero sulla collina a SE della città vicino alla valle del Chidron. Nella zona sono state rinvenute quelle che sembrano antiche tombe scavate nella roccia, a cui si accedeva da aperture rettangolari infossate a guisa di pozzo. Comunque non possono essere identificate con sicurezza; qualsiasi tentativo di identificazione è reso complicato non solo dalla distruzione della città avvenuta nel 70 E.V. e di nuovo nel 135 E.V., ma anche dal fatto che i romani usarono la parte S della città come cava di pietra. Quindi le tombe summenzionate sono in pessimo stato.

11 gen. Lettura della Bibbia: 2 Cronache 33-36


(2 CRONACHE 33:3)

“Edificò dunque di nuovo gli alti luoghi che Ezechia suo padre aveva abbattuto, ed eresse altari ai Baal e fece pali sacri, e si inchinava davanti a tutto l’esercito dei cieli e li serviva.”

*** it-1 p. 265 Baal ***
Vi sono indicazioni che Baal e altri dèi e dee del pantheon cananeo fossero collegati dagli adoratori a certi corpi celesti. Per esempio, uno dei testi di Ras Shamra menziona un’offerta alla “regina Shapash (il Sole) e alle stelle”, e un altro allude a “l’esercito del sole e l’esercito del giorno”.
È dunque degno di nota che la Bibbia faccia parecchi riferimenti ai corpi celesti in relazione all’adorazione di Baal. Descrivendo la condotta ribelle del regno d’Israele, le Scritture affermano: “Lasciavano tutti i comandamenti di Geova . . . , e si inchinavano davanti a tutto l’esercito dei cieli e servivano Baal”. (2Re 17:16) Riguardo al regno di Giuda si legge che perfino nel tempio di Geova c’erano “utensili fatti per Baal e per il palo sacro e per tutto l’esercito dei cieli”. Inoltre in tutto il paese la popolazione di Giuda faceva “fumo di sacrificio a Baal, al sole e alla luna e alle costellazioni dello zodiaco e a tutto l’esercito dei cieli”. — 2Re 23:4, 5; 2Cr 33:3; vedi anche Sof 1:4, 5.

(2 CRONACHE 33:9)

“E Manasse seduceva Giuda e gli abitanti di Gerusalemme per fare peggio delle nazioni che Geova aveva annientato d’innanzi ai figli d’Israele.”

*** w86 1/10 p. 25 Cosa rendeva tanto abominevole il sacrificio di bambini? ***
AI GIORNI dei re di Giuda Acaz e Manasse, la nazione di Israele cadde nella trappola dei culti depravati seguiti dalle nazioni confinanti. Questi culti prevedevano il sacrificio di bambini a Molec. (II Cronache 28:3; 33:6, 9) Anche se in seguito Giosia pose fine a molte di queste pratiche “detestabili”, “Geova non si volse dal grande ardore della sua ira, col quale la sua ira s’accese contro Giuda per tutte le cose offensive con le quali Manasse aveva fatto loro commettere offesa”. (II Re 23:10, 26) Perché? Cosa rendeva questa trasgressione così ‘offensiva’ da non poter essere perdonata?
“Il sacrificio di bambini era uno dei principali aspetti del culto fenicio di Malik-Baal-Kronos”, dice la Jewish Encyclopedia di Funk e Wagnalls. In origine, i fenici occupavano il litorale settentrionale di Canaan. Poiché erano un popolo marinaro, fondarono colonie in tutto il Mediterraneo e, ovunque andassero, portavano con sé l’odioso rituale del sacrificio di bambini. Recenti ritrovamenti archeologici presso l’antica città fenicia di Cartagine (che ora è un sobborgo di Tunisi) consentono di capire fino a che punto questi riti fossero depravati.
Il luogo fu scoperto nel 1921. Ma le attività di scavo si sono fatte più intense solo a partire dagli anni ’70, quando la città moderna ha cominciato a estendersi in quella direzione. Gli scavi hanno portato alla luce un enorme sacrario in cui erano raccolti i resti dei bambini sacrificati. Il periodico Biblical Archaeology Review dice:
“Qui, dall’VIII al II secolo a.C. le madri e i padri di Cartagine seppellirono le ossa dei loro figli sacrificati al dio Ba‘al Hammon e alla dea Tanit. È possibile che nel IV secolo a.C. questo Tofet [analogo al Tofet biblico] coprisse un’estensione di 6.000 metri quadrati e avesse nove livelli di sepoltura”.
Siti archeologici simili a questo sono stati portati alla luce in Sicilia, in Sardegna e in altre località della Tunisia. Un tempo tutte queste zone erano colonie fenicie. Nel sacrario cartaginese i ricercatori hanno rinvenuto diverse stele sulle quali erano incise figure della dea Tanit, che va identificata con la cananea Astoret, o Astarte, la moglie di Baal. Sotto le stele sono state ritrovate urne di terracotta, alcune delle quali decorate in modo molto vivace, che contenevano le ossa carbonizzate delle vittime dei sacrifici.
Per far capire quanto fosse estesa questa pratica, l’articolo dice: “Prendendo come riferimento la densità delle urne ritrovate nella zona in cui abbiamo scavato, pensiamo che qui possano essere state depositate almeno 20.000 urne tra il 400 e il 200 a.C.”. Questa cifra enorme colpisce ancora di più se si tiene presente che, all’apice del suo splendore, Cartagine aveva solo 250.000 abitanti, secondo quanto afferma lo stesso articolo.
Le iscrizioni sulle stele indicano che i bambini venivano sacrificati in adempimento di voti fatti dai genitori a Baal o a Tanit per ottenerne i favori. Le indicazioni del rango e i titoli rinvenuti sulle iscrizioni indicano che questa usanza era particolarmente seguita dalle classi più agiate, che evidentemente invocavano la benedizione degli dèi sui loro sforzi per conseguire e mantenere ricchezza e potere. Alcune urne contenevano i resti di due o tre bambini, che probabilmente appartenevano alla stessa famiglia a giudicare dal fatto che erano di età diverse.
Se questa usanza dei fenici ci lascia sbalorditi, allora dobbiamo rammentare che “Manasse seduceva Giuda e gli abitanti di Gerusalemme a far peggio delle nazioni che Geova aveva annientate d’innanzi ai figli d’Israele”. (II Cronache 33:9) Geova non stava esagerando quando disse: “Hanno empito questo luogo del sangue degli innocenti”. (Geremia 19:4)

(2 CRONACHE 33:11)

“Infine Geova fece venire contro di loro i capi dell’esercito che apparteneva al re d’Assiria, e catturarono dunque Manasse nelle buche e lo serrarono in due ceppi di rame e lo condussero a Babilonia.”

*** it-1 p. 45 Acaz ***
In quanto ai “sessantacinque anni” di Isaia 7:8, cioè il periodo in cui Efraim sarebbe stato “frantumato”, un commentario biblico afferma: “Una prima deportazione d’Israele avvenne nel giro di un anno o due da questo momento [in cui fu pronunciata la profezia di Isaia], sotto Tiglat-Pileser (2 Re 15. 29). Una seconda durante il regno di Oshea, sotto Salmaneser (2 Re 17. 1-6), circa vent’anni dopo. Ma la deportazione finale che diede il ‘colpo di grazia’ a Israele così che non fosse più ‘un popolo’, accompagnata dall’insediamento di stranieri in Samaria, avvenne sotto Esar-Addon, che deportò anche Manasse, re di Giuda, nel ventiduesimo anno del suo regno, sessantacinque anni dopo che era stata pronunciata questa profezia (cfr. Esdra 4.2, 3, 10 con 2 Re 17.24; 2 Cronache 33.11)”. — Jamieson, Fausset e Brown, Commentary on the Whole Bible.

*** it-1 p. 233 Assiria ***
Esar-Addon. Geova permise che i capi dell’esercito assiro portassero Manasse re di Giuda (716-662 a.E.V.) prigioniero a Babilonia, allora sotto la dominazione Assira. (2Cr 33:11) Secondo alcuni ciò poté avvenire al tempo della vittoriosa campagna di Esar-Addon contro l’Egitto. Ad ogni modo Menasi (Manasse) di Giuda è menzionato in alcune iscrizioni fra coloro che pagavano un tributo a Esar-Addon. Più tardi Manasse fu riportato a Gerusalemme. (2Cr 33:10-13)

*** it-1 p. 842 Esar-Addon ***
In 2 Cronache 33:10-13 si legge che Manasse fu catturato dai “capi dell’esercito che apparteneva al re d’Assiria” e portato a Babilonia. Un tempo alcuni pensavano che questo riferimento a Babilonia fosse errato, ritenendo che Manasse fosse stato portato a Ninive. Tuttavia, come si è già visto, Esar-Addon, che secondo le sue stesse iscrizioni era contemporaneo di Manasse, aveva ricostruito Babilonia e pare “si interessasse molto meno di qualsiasi altro re assiro di abbellire la sua capitale, Ninive”. (The Interpreter’s Dictionary of the Bible, a cura di G. Buttrick, 1962, vol. 2, p. 125) Se Manasse fu catturato durante il regno di Esar-Addon, non ci sarebbe nulla di strano nel fatto che fosse portato a Babilonia, della cui ricostruzione Esar-Addon si vantava tanto. Si noti però che anche Assurbanipal figlio di Esar-Addon menziona che Manasse era soggetto a un tributo durante il suo regno.

*** w88 15/2 p. 28 La spietata Assiria, seconda grande potenza mondiale ***
Esar-Addon, figlio più giovane di Sennacherib e suo successore, è menzionato tre volte nella Bibbia: in 2 Re, in Esdra e in Isaia. La Bibbia rivela che gli assiri catturarono Manasse re di Giuda. Gli archeologi hanno trovato una lista assira che include “Manasse re di Giuda” fra i tributari di Esar-Addon. — 2 Cronache 33:11.

(2 CRONACHE 33:14)

“E dopo ciò edificò un muro esterno per la Città di Davide ad ovest di Ghihon nella valle del torrente e fino alla Porta dei Pesci, e [lo] fece passare intorno a Ofel e lo faceva molto alto. Inoltre, pose capi delle forze militari in tutte le città fortificate di Giuda.”

*** it-2 p. 613 Porta ***
Porta dei Pesci. Pare che Ezechia avesse fatto costruire una parte delle mura che cingevano il secondo quartiere fino alla Porta dei Pesci. (2Cr 32:5; 33:14)

(2 CRONACHE 33:20)

“Infine Manasse giacque con i suoi antenati, e lo seppellirono nella sua casa; e Amon suo figlio regnava in luogo di lui.”

*** it-2 p. 938 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
Poteva trovarsi vicino alla casa della persona, magari in un giardino (1Sa 25:1; 1Re 2:34; 2Re 21:25, 26); l’espressione “nella sua casa” non significa all’interno dell’edificio, come risulta confrontando 2 Cronache 33:20 con 2 Re 21:18.

(2 CRONACHE 34:1)

“Giosia aveva otto anni quando cominciò a regnare, e regnò trentuno anni a Gerusalemme.”

*** w05 1/12 p. 21 par. 6 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
34:1-3. Il fatto di essersi trovati in circostanze sfavorevoli nell’infanzia non deve necessariamente impedire di acquistare conoscenza di Dio e servirlo. È possibile che in tenera età Giosia fosse influenzato positivamente, magari da Manasse, il nonno pentito. Qualsiasi buona influenza possa aver avuto, essa produsse infine dei buoni risultati. Altrettanto può accadere a noi.

(2 CRONACHE 34:2)

“Ed egli faceva ciò che era retto agli occhi di Geova e camminava nelle vie di Davide suo antenato; e non deviò né a destra né a sinistra.”

*** w05 1/12 p. 21 par. 6 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
34:1-3. Il fatto di essersi trovati in circostanze sfavorevoli nell’infanzia non deve necessariamente impedire di acquistare conoscenza di Dio e servirlo. È possibile che in tenera età Giosia fosse influenzato positivamente, magari da Manasse, il nonno pentito. Qualsiasi buona influenza possa aver avuto, essa produsse infine dei buoni risultati. Altrettanto può accadere a noi.

(2 CRONACHE 34:3)

“E nell’ottavo anno del suo regno, mentre era ancora un ragazzo, cominciò a ricercare l’Iddio di Davide suo antenato; e nel dodicesimo anno cominciò a purificare Giuda e Gerusalemme dagli alti luoghi e dai pali sacri e dalle immagini scolpite e dalle statue di metallo fuso.”

*** w96 1/3 p. 8 par. 3 “Attendetemi” ***
3 È degno di nota che, pur proclamando i giudizi di Dio contro i “principi” civili di Giuda (i nobili, o capi tribali) e i “figli del re”, nelle sue accuse Sofonia non menzionò mai il re in persona. (Sofonia 1:8; 3:3) Questo fa pensare che il giovane re Giosia avesse già rivelato la sua propensione per la pura adorazione, anche se, vista la situazione lamentata da Sofonia, evidentemente non aveva ancora avviato le sue riforme religiose. Tutto ciò fa pensare che Sofonia abbia profetizzato in Giuda nei primi anni di Giosia, che regnò dal 659 al 629 a.E.V. L’energica attività profetica di Sofonia contribuì certamente a rendere il giovane Giosia più consapevole dell’idolatria, della violenza e della corruzione che dilagavano in Giuda a quel tempo e ne incoraggiò la successiva campagna contro l’idolatria. — 2 Cronache 34:1-3.

(2 CRONACHE 34:14)

“Or mentre traevano fuori il denaro che era stato portato alla casa di Geova, Ilchia il sacerdote trovò il libro della legge di Geova per mano di Mosè.”

*** it-1 p. 1136 Giosia ***
Quando il re Giosia aveva già terminato di purificare il paese di Giuda e stava facendo riparare il tempio di Geova, il sommo sacerdote Ilchia trovò “il libro della legge di Geova per mano di Mosè”, senza dubbio la copia originale.

*** it-1 p. 1136 Giosia ***
2Cr 34:8-28;

*** it-1 p. 1260 Ilchia ***
Durante i lavori di restauro del tempio, Ilchia trovò nientemeno che “il libro della legge di Geova per mano di Mosè”. Ciò che rese eccezionale la scoperta fu il fatto che probabilmente si trattava del manoscritto autografo di Mosè. Ilchia lo diede a Safan il segretario, che lo portò al re. Appena ebbe udito Safan leggere il libro, Giosia inviò una delegazione capeggiata dal sommo sacerdote Ilchia dalla profetessa Ulda per interrogare Geova a favore del re e del popolo. — 2Re 22:3-14; 2Cr 34:14.

*** it-2 p. 128 Lettura pubblica ***
Secoli dopo Giosia lesse a tutto il popolo “il libro della legge di Geova per mano di Mosè” che il sacerdote Ilchia aveva trovato mentre si restaurava il tempio, indubbiamente il libro originale della Legge scritto da Mosè. (2Re 23:2; 2Cr 34:14) Il risultato fu che la nazione si purificò dall’adorazione demonica.

(2 CRONACHE 34:19)

“E avvenne che appena il re ebbe udito le parole della legge, immediatamente si strappò le vesti.”

*** w01 15/4 p. 27 Si può riuscire malgrado l’educazione ricevuta ***
“Appena il re ebbe udito le parole della legge”, scrive Esdra, “immediatamente si strappò le vesti”. Questa fu una sincera espressione di dolore perché si rese conto che i suoi padri non avevano osservato tutti i comandi di Dio. Che segno di umiltà! Il re mandò immediatamente una delegazione formata di cinque uomini a interrogare Geova mediante la profetessa Ulda. La delegazione tornò con un rapporto più o meno di questo tipo: ‘A causa della disubbidienza alla Legge di Geova verrà la calamità. Ma poiché tu, re Giosia, ti sei umiliato, sarai sepolto in pace e non vedrai la calamità’. (2 Cronache 34:19-28) Geova si compiacque dell’atteggiamento di Giosia.

(2 CRONACHE 34:22)

“Pertanto Ilchia insieme a quelli che il re [aveva detto] andò da Ulda la profetessa, moglie di Sallum figlio di Ticva figlio di Aras, il guardiano delle vesti, mentre essa dimorava a Gerusalemme nel secondo quartiere; e le parlavano in questo modo.”

*** it-1 p. 1053 Gerusalemme ***
All’epoca di Giosia viene menzionato per la prima volta il “secondo quartiere” (“nuovo quartiere”, PIB) della città. (2Re 22:14; 2Cr 34:22) In genere si pensa che questo “secondo quartiere” fosse la parte della città a O o a NO dell’area del tempio. — Sof 1:10.

*** it-2 pp. 611-612 Porta ***
Le porte nominate da Neemia sono quelle delle mura costruite prima dell’VIII secolo a.E.V. e delle mura che cingevano il “secondo quartiere”. (2Re 22:14; 2Cr 34:22; Sof 1:10) Il “secondo quartiere”, situato nella parte N della città, era delimitato a O e in parte a N dalle mura di Ezechia (2Cr 32:5), a cui si congiungevano le mura di Manasse, che proseguivano a NE e ad E. (2Cr 33:14) Esso si trovava a N della parte più antica della città e delle sue mura, ma sembra che non si estendesse a O quanto le mura precedenti.

*** it-2 p. 833 Sallum ***
8. Marito di Ulda, la profetessa da cui si recò la delegazione inviata dal re Giosia; figlio di Ticva. Presumibilmente era “il guardiano delle vesti” dei sacerdoti o del re. (2Re 22:14; 2Cr 34:22) Forse lo stesso del n. 10.

(2 CRONACHE 34:28)

“Ecco, ti raccolgo presso i tuoi antenati, e certamente sarai raccolto nel tuo cimitero in pace, e i tuoi occhi non guarderanno tutta la calamità che farò venire su questo luogo e sui suoi abitanti’”’”. Portarono quindi la risposta al re.”

*** it-2 p. 461 Pace ***
La profezia che Giosia sarebbe stato ‘raccolto nel suo cimitero in pace’ indicava che sarebbe morto prima che la calamità predetta si abbattesse su Gerusalemme. (2Re 22:20; 2Cr 34:28; cfr. 2Re 20:19).

*** it-2 pp. 1154-1155 Ulda ***
Quando Giosia udì la lettura del “medesimo libro della legge”, rinvenuto dal sommo sacerdote Ilchia durante i lavori di riparazione del tempio, mandò una delegazione a interrogare Geova. Questa andò da Ulda che, a sua volta, riferì la parola di Geova, indicando che tutte le calamità dovute alla disubbidienza descritte nel “libro” si sarebbero abbattute sulla nazione apostata. Ulda aggiunse che Giosia, poiché si era umiliato davanti a Geova, non avrebbe visto la calamità, ma sarebbe stato raccolto presso i suoi antenati e deposto nel suo cimitero in pace. — 2Re 22:8-20; 2Cr 34:14-28.
Alcuni ritengono che la profezia di Ulda fosse inesatta visto che Giosia morì in un’inutile battaglia. (2Re 23:28-30) Tuttavia la “pace” che Giosia avrebbe trovato nel suo cimitero è ovviamente contrapposta alla “calamità” che doveva abbattersi su Giuda. (2Re 22:20; 2Cr 34:28) Giosia morì prima di quella calamità verificatasi nel 609-607 a.E.V., quando i babilonesi assediarono e distrussero Gerusalemme. Inoltre l’espressione ‘essere raccolto presso i propri antenati’ non esclude automaticamente la possibilità di morire di morte violenta in guerra, com’è indicato dall’uso di un’espressione simile, ‘giacere con i propri antenati’, riferita sia a una morte in combattimento che a una morte non violenta. — Cfr. De 31:16; 1Re 2:10; 22:34, 40.

(2 CRONACHE 34:33)

“Dopo ciò Giosia eliminò tutte le cose detestabili da tutti i paesi che appartenevano ai figli d’Israele, e fece prendere servizio a tutti quelli che si trovavano in Israele, per servire Geova loro Dio. Per tutti i suoi giorni non si scostarono dal seguire Geova l’Iddio dei loro antenati.”

*** w05 1/12 p. 21 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
Un libro che spinge ad agire
“Giosia eliminò tutte le cose detestabili da tutti i paesi che appartenevano ai figli d’Israele, e fece prendere servizio a tutti quelli che si trovavano in Israele, per servire Geova loro Dio”, afferma 2 Cronache 34:33. Cosa spinse Giosia a far questo? Quando Safan il segretario gli portò il libro della Legge di Geova appena ritrovato, il re Giosia lo fece leggere ad alta voce. Giosia fu così toccato da ciò che udì che per tutta la sua vita promosse con zelo la pura adorazione.
Leggere la Parola di Dio e meditare su ciò che leggiamo può avere un profondo effetto su di noi.

(2 CRONACHE 35:3)

“E diceva ai leviti, gli insegnanti di tutto Israele, quelli santi a Geova: “Mettete la santa Arca nella casa che Salomone figlio di Davide re d’Israele edificò; non è per voi come un peso sulla spalla. Ora servite Geova vostro Dio e il suo popolo Israele.”

*** w09 1/9 p. 18 Lo sapevate? ***
L’Arca è menzionata per l’ultima volta in 2 Cronache 35:3, dove leggiamo che il re Giosia la riportò nel tempio. Questo avvenne nel 642 a.E.V. Forse l’Arca era stata rimossa dal suo predecessore, l’apostata Manasse, che aveva collocato un’immagine nel tempio. O forse era stata spostata perché non venisse danneggiata durante i lavori di riparazione del tempio compiuti da Giosia. (2 Cronache 33:1, 2, 7; 34:1, 8-11)

*** w05 1/12 p. 20 par. 6 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
35:3: Dove si trovava la sacra Arca prima che Giosia la facesse portare nel tempio? La Bibbia non dice se l’Arca fosse stata spostata in precedenza da uno dei re malvagi o se Giosia l’avesse fatta mettere in luogo sicuro durante i grandi lavori di riparazione del tempio. Dopo i giorni di Salomone l’unico riferimento storico all’Arca riguarda il suo trasferimento nel tempio ad opera di Giosia.

*** it-1 p. 181 Arca del patto ***
Dopo l’epoca di Salomone, l’unico riferimento storico all’arca del patto, quasi 900 anni dopo la sua costruzione, è quello di 2 Cronache 35:3, dove si legge che il re Giosia, nel 642 a.E.V., comandò che venisse riportata nel tempio. Non è spiegato come mai fosse stata tolta di là. Giosia salì al trono dopo alcuni re apostati, uno dei quali aveva collocato un’immagine nel tempio di Geova, e forse uno di quei re malvagi aveva asportato l’Arca. (2Cr 33:1, 2, 7) D’altra parte, Giosia aveva commissionato estesi lavori di riparazione del tempio, durante i quali l’Arca potrebbe essere stata tenuta altrove perché non venisse danneggiata. (2Cr 34:8–35:19)

(2 CRONACHE 35:4)

“E fate i preparativi secondo la casa dei vostri antenati conforme alle vostre divisioni, secondo lo scritto di Davide re d’Israele e secondo lo scritto di Salomone suo figlio.”

*** it-1 p. 442 Casa paterna ***
Alla celebrazione della Pasqua tenuta a Gerusalemme ai giorni del re Giosia, il popolo a quanto pare entrò nel cortile del tempio in ordine di casa paterna per offrire sacrifici. I leviti, secondo le loro divisioni basate sulle case paterne, ricevettero i sacrifici del popolo e li prepararono. — 2Cr 35:4, 5, 12.

(2 CRONACHE 35:5)

“E state nel luogo santo secondo le classi della casa degli antenati per i vostri fratelli, i figli del popolo, e [ci sia] la porzione della casa paterna appartenente ai leviti.”

*** it-1 p. 442 Casa paterna ***
Alla celebrazione della Pasqua tenuta a Gerusalemme ai giorni del re Giosia, il popolo a quanto pare entrò nel cortile del tempio in ordine di casa paterna per offrire sacrifici. I leviti, secondo le loro divisioni basate sulle case paterne, ricevettero i sacrifici del popolo e li prepararono. — 2Cr 35:4, 5, 12.

(2 CRONACHE 35:12)

“Inoltre, prepararono gli olocausti in modo da darli alle classi secondo la casa paterna, ai figli del popolo, in modo da fare la presentazione a Geova conforme a ciò che è scritto nel libro di Mosè; e così pure con i bovini.”

*** it-1 p. 442 Casa paterna ***
Alla celebrazione della Pasqua tenuta a Gerusalemme ai giorni del re Giosia, il popolo a quanto pare entrò nel cortile del tempio in ordine di casa paterna per offrire sacrifici. I leviti, secondo le loro divisioni basate sulle case paterne, ricevettero i sacrifici del popolo e li prepararono. — 2Cr 35:4, 5, 12.

(2 CRONACHE 35:24)

“Pertanto i suoi servitori lo fecero scendere dal carro e lo fecero salire sul secondo carro da guerra che era suo e lo portarono a Gerusalemme. Così morì e fu sepolto nel cimitero dei suoi antenati; e tutto Giuda e Gerusalemme furono in lutto per Giosia.”

*** it-2 p. 940 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
La dichiarazione che il figlio di Amon, il fedele re Giosia, fu sepolto “nel cimitero dei suoi antenati” potrebbe indicare sia le tombe reali nella Città di Davide che i luoghi di sepoltura di Manasse e di Amon. (2Cr 35:23, 24)

(2 CRONACHE 35:25)

“E Geremia intonava un canto su Giosia; e tutti i cantori e le cantatrici continuano a parlare di Giosia nei loro canti funebri fino ad oggi; e li hanno stabiliti come regolamento per Israele, ed ecco, sono scritti fra i canti funebri.”

*** it-1 p. 419 Canto funebre ***
CANTO FUNEBRE
Composizione poetica o musicale che esprime profondo dolore, come per la morte di un amico o di un congiunto; elegia. Nella Traduzione del Nuovo Mondo “canto funebre” traduce di solito l’ebraico qinàh, che indica un componimento funebre, un’elegia o una lamentazione.
Anche il termine ebraico shiggayòhn nella soprascritta del Salmo 7 è tradotto “canto funebre” e può riferirsi a un canto altamente emotivo, con rapidi cambiamenti di ritmo. (NM, nt.) Il plurale di questo termine ebraico si trova in Abacuc 3:1, dov’è tradotto “canti funebri”. Per la loro natura, i canti funebri sono associati a gemiti e lamenti (Ez 2:10), e almeno alcuni furono messi per iscritto e conservati. In 2 Cronache 35:25 si legge che Geremia intonò un canto per la morte del re Giosia; sembra che un tempo esistesse una raccolta di canti funebri (ebr. qinòhth), poiché viene detto: “Tutti i cantori e le cantatrici continuano a parlare di Giosia nei loro canti funebri fino ad oggi; e li hanno stabiliti come regolamento per Israele, ed ecco, sono scritti fra i canti funebri”.

*** it-2 p. 351 Musica ***
Il salmodiare si potrebbe definire una via di mezzo fra il canto e il parlato. È piuttosto monotono e ripetitivo, e dà risalto principalmente al ritmo. Anche se in alcune delle maggiori religioni del mondo questo canto è tuttora assai popolare, nella Bibbia sembra limitato ai canti funebri, come nel caso di Davide che intonò un canto funebre per la morte del suo amico Gionatan e del re Saul. (2Sa 1:17; 2Cr 35:25; Ez 27:32; 32:16) Solo in un canto funebre, o lamentazione, questo genere di canto sarebbe preferibile alla melodia della musica o alla modulazione e all’enfasi orale di un discorso vero e proprio. — Vedi CANTO FUNEBRE.

(2 CRONACHE 36:2)

“Ioacaz aveva ventitré anni quando cominciò a regnare, e regnò tre mesi a Gerusalemme.”

*** it-2 p. 34 Ioacaz ***
Ioacaz (pur non essendo il maggiore dei figli viventi di Giosia) fu a quanto pare scelto dal popolo come successore al trono. (2Re 23:29, 30) In 2 Cronache 36:2, dove si parla del medesimo avvenimento, il testo masoretico ha la forma abbreviata Yohʼachàz.

(2 CRONACHE 36:6)

“Nabucodonosor re di Babilonia salì contro di lui per serrarlo in due ceppi di rame e portarlo a Babilonia.”

*** it-2 p. 38 Ioiachim ***
Forse va inteso nel senso che egli morì durante l’assedio e suo figlio andò in esilio, così che la discendenza di Ioiachim perse il regno per mano di Nabucodonosor. Non è possibile confermare la tradizione ebraica (menzionata da Giuseppe Flavio) secondo la quale Nabucodonosor uccise Ioiachim e ordinò che il suo cadavere fosse gettato fuori delle mura di Gerusalemme. (Antichità giudaiche, X, 97 [vi, 3]) Comunque sia avvenuta la morte di Ioiachim, sembra che i ceppi di rame che Nabucodonosor aveva portato con sé per legare Ioiachim non siano stati usati secondo il previsto. — 2Cr 36:6.

(2 CRONACHE 36:10)

“E al volgere dell’anno il re Nabucodonosor mandò e lo portava a Babilonia con gli oggetti desiderabili della casa di Geova. Inoltre, fece Sedechia fratello [di] suo [padre] re su Giuda e Gerusalemme.”

*** it-2 p. 326 Babilonia conquista Gerusalemme ***
Tre anni dopo, nel 617 a.E.V., i babilonesi deportarono molti abitanti di Gerusalemme — nobili, uomini importanti e artigiani — e saccheggiarono i tesori della città. (2Cr 36:5-10)

(2 CRONACHE 36:16)

“Ma si facevano continuamente beffe dei messaggeri del [vero] Dio e disprezzavano le sue parole e schernivano i suoi profeti, finché il furore di Geova salì contro il suo popolo, finché non ci fu guarigione.”

*** g03 8/6 p. 19 Evitate le parole che feriscono ***
Il popolo d’Israele ‘si faceva continuamente beffe dei messaggeri del vero Dio e disprezzava le sue parole e scherniva i suoi profeti, finché il furore di Geova salì contro il suo popolo, finché non ci fu guarigione’. (2 Cronache 36:16) Benché il furore di Dio fosse stato scatenato soprattutto dalla condotta disubbidiente e idolatrica del suo popolo, va notato che la Bibbia menziona specificamente la violenza verbale rivolta ai profeti di Dio. Ciò sottolinea il fatto che Dio disapprova senza mezzi termini tale condotta.

(2 CRONACHE 36:19)

“E bruciava la casa del [vero] Dio e abbatteva le mura di Gerusalemme; e bruciarono col fuoco tutte le sue torri di dimora e anche tutti i suoi oggetti desiderabili, in modo da causare rovina.”

*** si pp. 68-69 par. 25 Libro biblico numero 11: 1 Re ***
Comunque, le profezie più notevoli sono quelle relative alla casa di Geova, costruita da Salomone. Geova annunciò a Salomone che, se Israele si fosse allontanato da Lui per seguire falsi dèi, lo avrebbe stroncato dalla superficie del suolo e avrebbe rigettato la casa che Egli aveva santificato al suo nome. (1 Re 9:7, 8) In 2 Cronache 36:17-21 leggiamo come questa profezia si avverò completamente. Per di più, Gesù indicò che il tempio costruito in seguito nello stesso luogo da Erode il Grande avrebbe subìto la stessa sorte, e per la stessa ragione. (Luca 21:6) Anche questo si avverò! Dovremmo ricordare queste catastrofi e la ragione per cui avvennero, ed esse dovrebbero rammentarci di camminare sempre nelle vie del vero Dio.

*** si p. 156 par. 4 Libro biblico numero 33: Michea ***
4 L’autenticità del libro di Michea è pienamente attestata. È stato sempre accettato dagli ebrei come parte del canone ebraico. Geremia 26:18, 19 cita direttamente le parole di Michea: “Sion sarà arata come un semplice campo, e Gerusalemme stessa diverrà semplici mucchi di rovine”. (Mic. 3:12) Questa profezia si adempì con precisione nel 607 a.E.V. quando il re di Babilonia rase al suolo Gerusalemme, “in modo da causare rovina”. (2 Cron. 36:19)

(2 CRONACHE 36:21)

“per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato, per compiere settant’anni.”

*** w06 15/11 p. 32 Il paese di Giuda rimase veramente desolato? ***
Il paese di Giuda rimase veramente desolato?
LA BIBBIA prediceva che il regno di Giuda sarebbe stato devastato dai babilonesi e il paese sarebbe rimasto desolato fino al ritorno degli esuli ebrei. (Geremia 25:8-11) Questa profezia si avverò e la storia ispirata, scritta circa 75 anni dopo che il primo gruppo di esuli era tornato nel proprio paese, ne è la prova più importante. Secondo questa narrazione, il re babilonese “portò via prigionieri a Babilonia quelli che rimanevano dalla spada, e divennero servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia”. E per quanto riguarda il paese, viene detto che “tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato”. (2 Cronache 36:20, 21) L’archeologia fornisce prove di questo fatto?
Ephraim Stern, docente di archeologia palestinese all’Università ebraica di Gerusalemme, fa i seguenti commenti in una rivista: “Sia gli assiri che i babilonesi devastarono gran parte dell’antico Israele, anche se i reperti archeologici venuti alla luce negli scavi effettuati nei territori delle rispettive conquiste raccontano due storie molto diverse”. Stern spiega: “Mentre gli assiri lasciarono un segno chiaro della loro presenza in Palestina, c’è uno strano vuoto dopo la distruzione compiuta dai babilonesi. . . . Fino al periodo dei persiani non troviamo nessuna prova indicante che il paese fosse occupato . . . In quanto a tali prove c’è il vuoto totale. In tutto quel tempo neppure una delle città distrutte dai babilonesi fu rioccupata”. — Biblical Archaeology Review.
Il prof. Lawrence E. Stager, della Harvard University, concorda. Egli dice che “in tutta la Filistea, e in seguito in tutto Giuda”, il sovrano babilonese usò “la strategia della terra bruciata, creando una vera e propria distesa desolata a ovest del Giordano”. E aggiunge: “Solo con Ciro il Grande, il successore persiano dei babilonesi, ricominciano le testimonianze archeologiche . . . a Gerusalemme e in Giuda, dove molti esuli ebrei fecero ritorno”.
La parola di Geova, secondo la quale il paese di Giuda sarebbe rimasto desolato, si adempì. Quello che Geova Dio predice si avvera sempre. (Isaia 55:10, 11) Possiamo riporre completa fiducia in lui e nelle promesse scritte nella sua Parola, la Bibbia. — 2 Timoteo 3:16.

*** si p. 84 par. 33 Libro biblico numero 14: 2 Cronache ***
33 Alla fine Sedechia si ribella contro il giogo di Babilonia, e questa volta Nabucodonosor non mostra nessuna misericordia. La collera di Geova è al culmine, e non c’è guarigione. Gerusalemme cade, il suo tempio viene saccheggiato e incendiato e, dopo un assedio di 18 mesi, i superstiti vengono portati prigionieri a Babilonia. Giuda rimane desolato. Così in questo anno, nel 607 a.E.V., ha inizio la desolazione “per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, . . . per compiere settant’anni”. (36:21) Il cronista salta quindi questo periodo di quasi 70 anni e riporta negli ultimi due versetti lo storico decreto di Ciro del 537 a.E.V. I prigionieri giudei devono essere liberati! Gerusalemme deve risorgere!

*** si p. 84 par. 35 Libro biblico numero 14: 2 Cronache ***
35 I versetti conclusivi di 2 Cronache (36:17-23) danno convincente prova dell’adempimento di Geremia 25:12 e per di più mostrano che si devono contare 70 anni interi dalla completa desolazione del paese fino alla restaurazione dell’adorazione di Geova a Gerusalemme nel 537 a.E.V. Questa desolazione comincia perciò nel 607 a.E.V. — Ger. 29:10; 2 Re 25:1-26; Esd. 3:1-6.

*** it-1 pp. 145-146 Anno sabatico ***
Se Israele avesse osservato dovutamente la Legge, prima dell’esilio il paese avrebbe goduto di 121 anni sabatici e di 17 giubilei. Ma gli anni sabatici furono osservati solo in parte. Quando la popolazione andò in esilio in Babilonia, il paese rimase desolato per 70 anni “finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati”. (2Cr 36:20, 21; Le 26:34, 35, 43) Non esistono riferimenti scritturali indicanti che gli ebrei avessero mancato di osservare esattamente 70 anni sabatici; ma Geova stabilì che 70 anni di desolazione del paese compensassero tutti gli anni sabatici che non erano stati osservati.

*** it-1 pp. 498-499 Ciro ***
In base a quanto dice la Bibbia, il decreto di Ciro che permetteva agli ebrei di tornare a Gerusalemme fu probabilmente emanato alla fine del 538 o all’inizio del 537 a.E.V. Così gli ebrei esiliati avrebbero avuto il tempo di prepararsi a partire da Babilonia, compiere il lungo viaggio fino in Giuda e Gerusalemme (viaggio che secondo Esd 7:9 poteva richiedere quattro mesi circa) e sistemarsi in Giuda “nelle loro città” entro il “settimo mese” (tishri) del 537 a.E.V. (Esd 3:1, 6) Questo segnò la fine dei predetti 70 anni di desolazione di Giuda iniziati nello stesso mese di tishri del 607 a.E.V. — 2Re 25:22-26; 2Cr 36:20, 21.

*** it-1 p. 623 Cronologia ***
Dal 607 a.E.V. al ritorno dall’esilio. La durata di questo periodo è stabilita dal decreto stesso di Dio relativo a Giuda, secondo il quale “tutto questo paese deve divenire un luogo devastato, un oggetto di stupore, e queste nazioni dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni”. — Ger 25:8-11.
La profezia biblica non consente di far coincidere i 70 anni con un periodo di tempo diverso da quello intercorso fra la desolazione di Giuda, conseguente alla distruzione di Gerusalemme, e il ritorno in patria degli esiliati ebrei in seguito al decreto di Ciro. La Bibbia precisa che i 70 anni sarebbero stati anni di devastazione del paese di Giuda. Il profeta Daniele comprese la profezia in questo senso, poiché disse: “Io stesso, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni riguardo ai quali la parola di Geova era stata rivolta a Geremia il profeta, per compiere le devastazioni di Gerusalemme, cioè settant’anni”. (Da 9:2) Dopo aver descritto la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, 2 Cronache 36:20, 21 dice: “Per di più, portò via prigionieri a Babilonia quelli che rimanevano dalla spada, e divennero servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia; per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato, per compiere settant’anni”.
L’assedio finale di Gerusalemme ebbe inizio nel 9° anno di Sedechia (609 a.E.V.) e la città cadde nell’11° anno (607 a.E.V.), corrispondente al 19° anno dell’effettivo regno di Nabucodonosor (contando dal 625, suo anno di accessione). (2Re 25:1-8) Nel quinto mese di quell’anno (il mese di ab, corrispondente a luglio-agosto) la città fu incendiata, le mura vennero abbattute e la maggioranza della popolazione fu portata in esilio. Tuttavia “alcuni della gente misera del paese” ebbero il permesso di rimanere, cosa che fecero fino all’assassinio di Ghedalia, il governatore nominato da Nabucodonosor, dopo di che fuggirono in Egitto lasciando infine Giuda nella completa desolazione. (2Re 25:9-12, 22-26) Ciò avvenne nel settimo mese, etanim (o tishri, corrispondente a settembre-ottobre). Quindi i 70 anni di desolazione dovettero iniziare verso il 1° ottobre del 607 a.E.V. e terminarono nel 537 a.E.V. Nel settimo mese di quest’ultimo anno i primi ebrei rimpatriati giunsero in Giuda, esattamente 70 anni dopo l’inizio della completa desolazione del paese. — 2Cr 36:21-23; Esd 3:1.

(2 CRONACHE 36:22)

“E nel primo anno di Ciro re di Persia, affinché si adempisse la parola di Geova per bocca di Geremia, Geova destò lo spirito di Ciro re di Persia, così che egli fece passare un bando per tutto il suo regno, e anche per iscritto, dicendo:”

*** it-1 p. 498 Ciro ***
Il decreto di Ciro per il ritorno dall’esilio. Decretando la fine dell’esilio degli ebrei, Ciro assolse il suo incarico di ‘unto pastore’ di Geova a favore di Israele. (2Cr 36:22, 23; Esd 1:1-4) Il proclama fu emanato “nel primo anno di Ciro re di Persia”, cioè nel suo primo anno di regno sulla conquistata Babilonia. In Daniele 9:1 la Bibbia parla del “primo anno di Dario”, anno che può essere intercorso fra la caduta di Babilonia e il “primo anno di Ciro” su Babilonia. Se così fu, questo significherebbe che secondo lo scrittore l’inizio del primo anno di Ciro era forse da collocarsi verso la fine del 538 a.E.V. Se invece si considera la posizione di Dario simile a quella di un viceré, e il suo regno contemporaneo a quello di Ciro, secondo l’usanza babilonese il primo anno di regno di Ciro andrebbe dal nisan del 538 al nisan del 537 a.E.V.

*** it-1 p. 614 Cronologia ***
Cronologia persiana. Diversi avvenimenti biblici importanti si verificarono durante il periodo persiano: la caduta di Babilonia, seguita dalla liberazione degli ebrei per opera di Ciro e dalla fine dei 70 anni di desolazione di Giuda; la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, completato “nel sesto anno del regno di Dario [I, il Persiano]”, e la riedificazione delle mura di Gerusalemme per opera di Neemia, secondo il decreto emanato nel 20° anno di Artaserse Longimano. — 2Cr 36:20-23; Esd 3:8-10; 4:23, 24; 6:14, 15; Ne 2:1, 7, 8.
Al 539 a.E.V., data della caduta di Babilonia, si può risalire non solo attraverso il canone di Tolomeo, ma anche tramite altre fonti. Lo storico Diodoro Siculo, nonché Africano ed Eusebio, mostrano che il primo anno di Ciro come re di Persia corrispose al I anno della 55a Olimpiade (560/559 a.E.V.), mentre il suo ultimo anno di regno è datato al II anno della 62a Olimpiade (531/530 a.E.V.). Tavolette in cuneiforme attribuiscono a Ciro un regno di nove anni su Babilonia, il che avvalorerebbe il 539 come data della sua conquista di Babilonia. — Jack Finegan, Handbook of Biblical Chronology, 1964, pp. 112, 168-170; Babylonian Chronology, 626 B.C.–A.D. 75, cit., p. 14; vedi sopra, “Cronologia babilonese”, e anche PERSIA, PERSIANI.

*** it-1 p. 623 Cronologia ***
Dal 607 a.E.V. al ritorno dall’esilio. La durata di questo periodo è stabilita dal decreto stesso di Dio relativo a Giuda, secondo il quale “tutto questo paese deve divenire un luogo devastato, un oggetto di stupore, e queste nazioni dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni”. — Ger 25:8-11.
La profezia biblica non consente di far coincidere i 70 anni con un periodo di tempo diverso da quello intercorso fra la desolazione di Giuda, conseguente alla distruzione di Gerusalemme, e il ritorno in patria degli esiliati ebrei in seguito al decreto di Ciro. La Bibbia precisa che i 70 anni sarebbero stati anni di devastazione del paese di Giuda. Il profeta Daniele comprese la profezia in questo senso, poiché disse: “Io stesso, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni riguardo ai quali la parola di Geova era stata rivolta a Geremia il profeta, per compiere le devastazioni di Gerusalemme, cioè settant’anni”. (Da 9:2) Dopo aver descritto la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, 2 Cronache 36:20, 21 dice: “Per di più, portò via prigionieri a Babilonia quelli che rimanevano dalla spada, e divennero servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia; per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato, per compiere settant’anni”.
L’assedio finale di Gerusalemme ebbe inizio nel 9° anno di Sedechia (609 a.E.V.) e la città cadde nell’11° anno (607 a.E.V.), corrispondente al 19° anno dell’effettivo regno di Nabucodonosor (contando dal 625, suo anno di accessione). (2Re 25:1-8) Nel quinto mese di quell’anno (il mese di ab, corrispondente a luglio-agosto) la città fu incendiata, le mura vennero abbattute e la maggioranza della popolazione fu portata in esilio. Tuttavia “alcuni della gente misera del paese” ebbero il permesso di rimanere, cosa che fecero fino all’assassinio di Ghedalia, il governatore nominato da Nabucodonosor, dopo di che fuggirono in Egitto lasciando infine Giuda nella completa desolazione. (2Re 25:9-12, 22-26) Ciò avvenne nel settimo mese, etanim (o tishri, corrispondente a settembre-ottobre). Quindi i 70 anni di desolazione dovettero iniziare verso il 1° ottobre del 607 a.E.V. e terminarono nel 537 a.E.V. Nel settimo mese di quest’ultimo anno i primi ebrei rimpatriati giunsero in Giuda, esattamente 70 anni dopo l’inizio della completa desolazione del paese. — 2Cr 36:21-23; Esd 3:1.

(2 CRONACHE 36:23)

““Ciro re di Persia ha detto questo: ‘Geova l’Iddio dei cieli mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli stesso mi ha incaricato di edificargli una casa a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque fra voi è di tutto il suo popolo, Geova suo Dio sia con lui. Salga dunque’”.”

*** it-1 p. 183 Archeologia ***
Dove sorgeva l’antica Sippar, sull’Eufrate a circa 32 km da Baghdad, è stato scoperto un cilindro d’argilla che menziona il re Ciro, conquistatore di Babilonia. Questo cilindro descrive con quanta facilità Ciro conquistò la città e parla della sua politica di rimpatriare i prigionieri residenti a Babilonia, in armonia con quanto dice la Bibbia di Ciro, predetto conquistatore di Babilonia, e del ritorno degli ebrei in Palestina durante il suo regno. — Isa 44:28; 45:1; 2Cr 36:23.

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Punti notevoli del libro: 2 Cronache

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