Punti notevoli del libro di: Primo Re | Lettura della Bibbia: 1 Re

Punti notevoli della lettura della Bibbia: 1 Re | Testi spiegati e lezioni pratiche


RE, LIBRI DEI


Libri delle Sacre Scritture che narrano la storia di Israele dagli ultimi giorni del re Davide fino alla scarcerazione del re Ioiachin a Babilonia.
In origine i due libri erano uniti in un unico rotolo intitolato “Re” (ebr. Melakhìm), e nella Bibbia ebraica sono tuttora considerati un unico libro, il quarto dei cosiddetti “Profeti anteriori”. Nella Settanta greca i libri dei Re si chiamavano Terzo e Quarto dei Regni, poiché i libri di Samuele erano intitolati Primo e Secondo dei Regni. Nella Vulgata latina questi libri costituiscono insieme i quattro libri ‘dei Re’, perché Girolamo preferì chiamarli Regum (“dei Re”), in armonia col titolo ebraico, anziché Regnorum (“dei Regni”) traducendo alla lettera il titolo della Settanta. La divisione in due libri nella Settanta si rese necessaria perché la traduzione in greco, lingua che ha le vocali, richiedeva uno spazio quasi doppio rispetto all’ebraico, che, fino alla seconda metà del I millennio E.V., non le aveva. Nelle versioni greche la divisione fra 2 Samuele e 1 Re non avveniva sempre nello stesso punto. Luciano di Antiochia, per esempio, nella sua recensione della Settanta fece iniziare 1 Re con quello che nelle Bibbie odierne è 1 Re 2:12.

SCHEMA DI PRIMO RE


Conciso riassunto della storia dei regni di Giuda e di Israele dagli ultimi giorni di Davide fino alla morte di Giosafat
In origine i libri di 1 e 2 Re formavano un unico rotolo
Salomone, noto all’inizio del suo regno per la sua straordinaria sapienza, alla fine diventa apostata
Natan, con un intervento decisivo, blocca il tentativo di Adonia di diventare re d’Israele; Salomone viene intronizzato (1:5–2:12)
Geova domanda a Salomone che cosa desideri e Salomone chiede sapienza; gli vengono concesse anche ricchezze e gloria (3:5-15)
La sapienza concessa da Dio a Salomone è evidente da come egli risolve il caso di due prostitute, che asseriscono entrambe di essere la madre di uno stesso bambino (3:16-28)
Prosperità di Salomone e di Israele sotto il suo regno; l’impareggiabile sapienza del re acquista fama mondiale (4:1-34; 10:14-29)
Salomone edifica il tempio di Geova e poi un complesso residenziale; tutti gli anziani d’Israele si radunano quindi per l’inaugurazione (5:1–8:66)
Geova santifica il tempio e assicura a Salomone la stabilità della discendenza reale, ma lo avverte delle conseguenze dell’infedeltà (9:1-9)
La regina di Saba si reca di persona a vedere la sapienza e la prosperità di Salomone (10:1-13)
Nella vecchiaia Salomone viene influenzato dalle molte mogli straniere e comincia ad adorare dèi stranieri (11:1-8)
La nazione si divide in due; nel regno settentrionale viene istituito il culto dei vitelli per evitare che il popolo vada a Gerusalemme
A causa dell’apostasia di Salomone, Geova predice la divisione della nazione (11:11-13)
Dopo la morte di Salomone, il figlio Roboamo minaccia di imporre al popolo un giogo ancor più pesante; dieci tribù si ribellano e fanno re Geroboamo (12:1-20)
Geroboamo istituisce il culto dei vitelli d’oro nel regno settentrionale per evitare che i suoi sudditi vadano ad adorare a Gerusalemme, temendo che questo possa spingerli a volere la riunificazione del regno (12:26-33)
Nel regno meridionale, Giuda, ci sono re sia buoni che cattivi
Roboamo e Abiam, suo successore, tollerano una detestabile adorazione falsa (14:21-24; 15:1-3)
Asa, figlio di Abiam, e suo figlio Giosafat promuovono attivamente la vera adorazione (15:9-15; 22:41-43)
Il regno settentrionale, Israele, è lacerato da lotte di potere, assassini e idolatria
Nadab, figlio di Geroboamo, diviene re; Baasa lo assassina e si impadronisce del trono (15:25-30)
Ela, figlio di Baasa, sale al trono, ma viene assassinato da Zimri; a sua volta questi, sconfitto da Omri, si suicida (16:6-20)
La vittoria di Omri scatena la guerra civile; infine Omri trionfa, diviene re e in seguito edifica Samaria; i suoi peccati sono persino peggiori di quelli dei re precedenti (16:21-28)
Acab diviene re e sposa la figlia di Etbaal, re dei sidoni; introduce in Israele l’adorazione di Baal (16:29-33)
Le guerre fra Giuda e Israele terminano con un’alleanza
Scoppia la guerra fra Geroboamo e Roboamo e poi fra Geroboamo e Abiam; Baasa combatte contro Asa (15:6, 7, 16-22)
Giosafat si allea con Acab (22:1-4, 44)
Giosafat e Acab combattono insieme contro Ramot-Galaad; Acab viene ucciso (22:29-40)
Attività dei profeti in Israele e in Giuda
Ahia predice la secessione di dieci tribù dalla casa di Davide; in seguito proclama il giudizio di Geova contro Geroboamo (11:29-39; 14:7-16)
Semaia dichiara la parola di Geova secondo cui Roboamo e i suoi sudditi non devono combattere contro le dieci tribù ribelli (12:22-24)
Un uomo di Dio annuncia il giudizio di Geova contro l’altare usato per il culto dei vitelli a Betel (13:1-3)
Ieu, figlio di Hanani, dichiara il giudizio di Geova contro Baasa (16:1-4)
Elia predice una lunga siccità in Israele; durante la siccità, egli moltiplica miracolosamente le provviste alimentari di una vedova e ne risuscita il figlio (17:1-24)
Elia propone una prova sul monte Carmelo per determinare chi è il vero Dio; quando viene dimostrato che Geova è il vero Dio, i profeti di Baal vengono uccisi; Elia, minacciato di morte da Izebel, moglie di Acab, fugge, ma Geova lo incarica di ungere Azael, Ieu ed Eliseo (18:17–19:21)
Micaia predice la sconfitta di Acab in battaglia (22:13-28)

SETTIMANA DEL 22 GIUGNO: Lettura della Bibbia: 1 Re 1-2


(1 RE 1:1)

“Ora il re Davide era vecchio, avanzato nei giorni; e lo coprivano di abiti, ma non si riscaldava.”

*** it-1 p. 31 Abisag ***
ABISAG
(Abìsag).
Giovane vergine della città di Sunem, a N di Izreel e del monte Ghilboa, nel territorio di Issacar. (Gsè 19:17-23) Era “estremamente bella”, e fu scelta dai servitori di Davide come infermiera e compagna del re nei suoi ultimi giorni. — 1Re 1:1-4.
Davide aveva quasi 70 anni (2Sa 5:4, 5), ed essendo debilitato non riusciva a riscaldarsi. Abisag lo serviva durante il giorno, senza dubbio rallegrando l’ambiente con la sua bellezza e freschezza giovanile, e di notte ‘giaceva nel seno del re’ per riscaldarlo, ma “il re stesso non ebbe rapporti con lei”. Tuttavia l’atteggiamento manifestato in seguito da Salomone nei suoi confronti indica che Abisag era considerata come una moglie o concubina di Davide. Come tale, secondo un’antica usanza orientale, alla morte di Davide doveva diventare proprietà del suo erede.

(1 RE 1:2)

“I suoi servitori dunque gli dissero: “Cerchino una ragazza, una vergine, per il mio signore il re, ed essa dovrà servire il re, per averne cura; e dovrà giacere nel tuo seno, e il mio signore il re certamente si riscalderà”.”

*** it-1 p. 31 Abisag ***
ABISAG
(Abìsag).
Giovane vergine della città di Sunem, a N di Izreel e del monte Ghilboa, nel territorio di Issacar. (Gsè 19:17-23) Era “estremamente bella”, e fu scelta dai servitori di Davide come infermiera e compagna del re nei suoi ultimi giorni. — 1Re 1:1-4.
Davide aveva quasi 70 anni (2Sa 5:4, 5), ed essendo debilitato non riusciva a riscaldarsi. Abisag lo serviva durante il giorno, senza dubbio rallegrando l’ambiente con la sua bellezza e freschezza giovanile, e di notte ‘giaceva nel seno del re’ per riscaldarlo, ma “il re stesso non ebbe rapporti con lei”. Tuttavia l’atteggiamento manifestato in seguito da Salomone nei suoi confronti indica che Abisag era considerata come una moglie o concubina di Davide. Come tale, secondo un’antica usanza orientale, alla morte di Davide doveva diventare proprietà del suo erede.

(1 RE 1:3)

“E cercarono una bella ragazza per tutto il territorio d’Israele, e infine trovarono Abisag la sunamita e la condussero quindi al re.”

*** it-1 p. 31 Abisag ***
ABISAG
(Abìsag).
Giovane vergine della città di Sunem, a N di Izreel e del monte Ghilboa, nel territorio di Issacar. (Gsè 19:17-23) Era “estremamente bella”, e fu scelta dai servitori di Davide come infermiera e compagna del re nei suoi ultimi giorni. — 1Re 1:1-4.
Davide aveva quasi 70 anni (2Sa 5:4, 5), ed essendo debilitato non riusciva a riscaldarsi. Abisag lo serviva durante il giorno, senza dubbio rallegrando l’ambiente con la sua bellezza e freschezza giovanile, e di notte ‘giaceva nel seno del re’ per riscaldarlo, ma “il re stesso non ebbe rapporti con lei”. Tuttavia l’atteggiamento manifestato in seguito da Salomone nei suoi confronti indica che Abisag era considerata come una moglie o concubina di Davide. Come tale, secondo un’antica usanza orientale, alla morte di Davide doveva diventare proprietà del suo erede.

(1 RE 1:4)

“E la ragazza era estremamente bella, e aveva cura del re e lo serviva, e il re stesso non ebbe rapporti con lei.”

*** it-1 p. 31 Abisag ***
ABISAG
(Abìsag).
Giovane vergine della città di Sunem, a N di Izreel e del monte Ghilboa, nel territorio di Issacar. (Gsè 19:17-23) Era “estremamente bella”, e fu scelta dai servitori di Davide come infermiera e compagna del re nei suoi ultimi giorni. — 1Re 1:1-4.
Davide aveva quasi 70 anni (2Sa 5:4, 5), ed essendo debilitato non riusciva a riscaldarsi. Abisag lo serviva durante il giorno, senza dubbio rallegrando l’ambiente con la sua bellezza e freschezza giovanile, e di notte ‘giaceva nel seno del re’ per riscaldarlo, ma “il re stesso non ebbe rapporti con lei”. Tuttavia l’atteggiamento manifestato in seguito da Salomone nei suoi confronti indica che Abisag era considerata come una moglie o concubina di Davide. Come tale, secondo un’antica usanza orientale, alla morte di Davide doveva diventare proprietà del suo erede.

(1 RE 1:5)

“Frattanto Adonia figlio di Agghit si innalzava, dicendo: “Io stesso regnerò!” E si faceva fare un carro con cavalieri e cinquanta uomini che correvano davanti a lui.”

*** w05 1/7 p. 28 par. 5 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
1:5: Perché Adonia cercò di impossessarsi del trono mentre Davide era ancora vivo? La Bibbia non lo dice. Tuttavia, visto che Amnon e Absalom, fratelli maggiori di Adonia, erano già morti, come lo era probabilmente Chileab, altro figlio di Davide, è ragionevole concludere che Adonia, essendo il maggiore dei figli superstiti di Davide, abbia pensato di avere diritto al trono. (2 Samuele 3:2-4; 13:28, 29; 18:14-17) Essendosi assicurato l’appoggio di Gioab, il potente capo dell’esercito, e dell’influente sommo sacerdote Abiatar, probabilmente Adonia aveva fiducia che il suo tentativo sarebbe andato a buon fine. La Bibbia non dice se fosse a conoscenza dell’intenzione di Davide di mettere sul trono Salomone. Comunque sia, Adonia non invitò a “un sacrificio” Salomone e altri che erano leali a Davide. (1 Re 1:9, 10) Ciò fa pensare che considerasse Salomone un rivale.

*** it-2 p. 630 Precursore ***
In Oriente c’era l’usanza di far precedere il carro reale da corrieri che preparavano e annunciavano l’arrivo del re e si rendevano utili a lui secondo il bisogno. (1Sa 8:11) Absalom e Adonia, per imitare questa prerogativa reale e accrescere il proprio prestigio o per legittimare la propria ribellione, posero 50 corrieri davanti ai rispettivi carri. — 2Sa 15:1; 1Re 1:5; vedi CORRERE, CORRIDORI.

(1 RE 1:41)

“E Adonia e tutti gli invitati che erano con lui lo udivano, quando essi stessi avevano finito di mangiare. Quando Gioab ebbe udito il suono del corno, subito disse: “Che significa il rumore della città in tumulto?””

*** it-1 p. 1052 Gerusalemme ***
La distanza fra le due località era abbastanza breve (ca. 700 m), tanto che Adonia e i cospiratori udirono il suono del corno e dei festeggiamenti presso Ghihon. — 1Re 1:5-9, 32-41.

*** it-1 p. 1090 Ghihon ***
Ghihon fu poi il luogo dove Salomone venne unto re per comando di Davide. Il rumoroso corteo del popolo festante che riaccompagnava Salomone in città, pur non essendo visibile dalla sorgente di En-Roghel, distante circa 700 m da Ghihon, poté facilmente essere udito dal presuntuoso Adonia e dai suoi ospiti che banchettavano presso En-Roghel. — 1Re 1:9, 10, 33-41.

(1 RE 1:52)

“A ciò Salomone disse: “Se diverrà un uomo valoroso, non cadrà a terra nemmeno uno dei suoi capelli; ma se si troverà in lui ciò che è male, allora dovrà morire”.”

*** it-1 p. 422 Capelli, Peli ***
“Non perirà (o cadrà) nemmeno un capello della vostra testa” è una promessa che garantisce piena e completa protezione e sicurezza. (Lu 21:18; 1Sa 14:45; 2Sa 14:11; 1Re 1:52; At 27:34)

(1 RE 2:5)

““E inoltre tu stesso sai bene ciò che mi fece Gioab figlio di Zeruia in ciò che fece ai due capi degli eserciti d’Israele, ad Abner figlio di Ner e ad Amasa figlio di Ieter, quando li uccise e pose il sangue di guerra in tempo di pace e mise il sangue di guerra sulla cintura che era intorno ai suoi fianchi e nei sandali che erano ai suoi piedi.”

*** it-2 p. 859 Sandalo ***
Davide ordinò a Salomone di punire Gioab, che in tempo di pace aveva ‘messo sangue di guerra nei suoi sandali’: espressione figurativa indicante che Gioab era incorso nella colpa del sangue per avere ucciso i generali Abner e Amasa. (1Re 2:5, 6)

(1 RE 2:7)

““E devi esercitare amorevole benignità verso i figli di Barzillai il galaadita, e devono essere fra quelli che mangiano alla tua tavola; poiché in questo modo si avvicinarono a me quando fuggii d’innanzi ad Absalom tuo fratello.”

*** it-2 p. 497 Pasto ***
Uso figurativo. Prendere un pasto con qualcuno significava che fra i due c’era pace e amicizia. Perciò chi aveva il privilegio di mangiare regolarmente alla tavola di un re era particolarmente favorito e godeva di grande intimità col monarca. (1Re 2:7)

(1 RE 2:10)

“Davide giacque quindi con i suoi antenati e fu sepolto nella Città di Davide.”

*** it-2 pp. 939-940 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
In 1 Re 2:10 leggiamo che Davide fu sepolto “nella Città di Davide”, e a quanto pare questo diventò l’abituale luogo di sepoltura dei successivi re di Giuda. Di 12 dei 20 re succeduti a Davide viene menzionato che furono sepolti nella Città di Davide, anche se non tutti furono deposti “nei luoghi di sepoltura dei re”: in particolare viene precisato che non vi furono sepolti Ieoram, Ioas e Acaz. (2Cr 21:16, 20; 24:24, 25; 28:27) Anziché una tomba comune con molte camere, i “luoghi di sepoltura dei re” potevano essere un’area particolare entro la Città di Davide dove si trovavano le tombe commemorative dei re. Il re Asa fu sepolto in un “grande luogo di sepoltura che si era scavato nella Città di Davide” (2Cr 16:14), e di Ezechia viene detto che fu seppellito “nell’ascesa ai luoghi di sepoltura dei figli di Davide”. (2Cr 32:33) Il lebbroso re Uzzia fu sepolto “con i suoi antenati, ma nel campo di sepoltura che apparteneva ai re, poiché dissero: ‘È lebbroso’”. Questo sembrerebbe indicare che la sua salma venne sotterrata anziché deposta in una tomba scavata nella roccia. — 2Cr 26:23.

*** it-2 p. 938 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
Comunque l’espressione ‘giacere, o essere sepolto, con i propri antenati’, che ricorre molte volte, non significa necessariamente essere deposto nello stesso sepolcro, poiché questa frase è usata a proposito di uomini che chiaramente non furono sepolti nello stesso luogo dei loro antenati. (Ge 15:15; De 31:16; 32:50; 1Re 2:10; At 13:36) Deve dunque riferirsi al fatto che andavano tutti nello Sceol (Ades), la comune tomba del genere umano.

(1 RE 2:15)

“Ed egli continuò: “Tu stessa sai bene che il regno doveva divenire mio, e verso di me tutto Israele aveva rivolto la faccia perché divenissi re; ma il regno si volse e divenne di mio fratello, poiché fu da Geova che divenne suo.”

*** it-1 p. 65 Adonia ***
Dopo la morte di Davide, Adonia si rivolse però a Betsabea e la persuase a intercedere per lui presso Salomone onde gli desse in moglie Abisag, la giovane infermiera e compagna di Davide. Le parole di Adonia — “il regno doveva divenire mio, e verso di me tutto Israele aveva rivolto la faccia perché divenissi re” — indicano che pensava di essere stato defraudato del suo diritto, anche se ostentava di riconoscere la mano di Dio nella cosa. (1Re 2:13-21) La richiesta di Adonia sembrava dettata unicamente dal desiderio di essere compensato in qualche modo per la perdita del regno, ma rivelava senz’altro che in lui covava sempre il fuoco dell’ambizione, poiché secondo il costume orientale le mogli e le concubine di un re potevano passare solo al suo legittimo successore. (Cfr. 2Sa 3:7; 16:21). Salomone prese in tal senso la richiesta fatta per mezzo di sua madre e ordinò che Adonia fosse messo a morte, ordine prontamente eseguito da Benaia. — 1Re 2:22-25.

(1 RE 2:17)

“Ed egli proseguì, dicendo: “Ti prego, di’ a Salomone il re (poiché egli non respingerà la tua faccia) che mi dia in moglie Abisag la sunamita”.”

*** w05 1/7 p. 29 par. 1 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
1:49-53; 2:13-25: Perché Salomone mise a morte Adonia dopo averlo perdonato? Anche se Betsabea non se ne era resa conto, Salomone capì la vera ragione per cui Adonia l’aveva pregata di chiedere al re di dargli in moglie Abisag. Benché Davide non avesse avuto rapporti con lei, la bella Abisag era considerata una concubina di Davide. Secondo l’usanza di quei tempi, sarebbe appartenuta solo al legittimo erede di Davide. Forse Adonia pensò che prendendo in moglie Abisag poteva tentare di nuovo l’ascesa al trono. Interpretando la richiesta di Adonia come un’indicazione che ambiva al regno, Salomone ritirò il perdono.

*** it-1 p. 31 Abisag ***
Il racconto relativo ad Abisag precede immediatamente quello del tentativo di usurpare il trono da parte di Adonia, che probabilmente era il maggiore dei figli di Davide ancora viventi, e a quanto pare è messo in quest’ordine per spiegare la successiva azione di Adonia durante il regno di Salomone. Dopo la sua ascesa al trono Salomone aveva concesso ad Adonia il perdono condizionale, ma questi persuase Betsabea, madre di Salomone, a chiedere a Salomone di dargli in moglie Abisag. Convinto che la richiesta di Adonia non fosse dovuta solo alla bellezza di Abisag, ma fosse piuttosto un subdolo tentativo da parte di Adonia per rafforzare la sua posizione di pretendente al trono, Salomone si adirò, revocò il perdono concesso ad Adonia e lo fece mettere a morte. (1Re 2:13-25)

*** it-1 p. 65 Adonia ***
Dopo la morte di Davide, Adonia si rivolse però a Betsabea e la persuase a intercedere per lui presso Salomone onde gli desse in moglie Abisag, la giovane infermiera e compagna di Davide. Le parole di Adonia — “il regno doveva divenire mio, e verso di me tutto Israele aveva rivolto la faccia perché divenissi re” — indicano che pensava di essere stato defraudato del suo diritto, anche se ostentava di riconoscere la mano di Dio nella cosa. (1Re 2:13-21) La richiesta di Adonia sembrava dettata unicamente dal desiderio di essere compensato in qualche modo per la perdita del regno, ma rivelava senz’altro che in lui covava sempre il fuoco dell’ambizione, poiché secondo il costume orientale le mogli e le concubine di un re potevano passare solo al suo legittimo successore. (Cfr. 2Sa 3:7; 16:21). Salomone prese in tal senso la richiesta fatta per mezzo di sua madre e ordinò che Adonia fosse messo a morte, ordine prontamente eseguito da Benaia. — 1Re 2:22-25.

*** it-2 p. 705 Re ***
Mogli e proprietà. In quanto al matrimonio e alla famiglia, i re di Giuda seguirono la consuetudine di avere più mogli e concubine, benché la Legge stabilisse che il re non doveva moltiplicare il numero delle sue mogli. (De 17:17) Le concubine erano considerate proprietà della Corona e passavano al successore al trono insieme ai diritti e alle proprietà del re. Sposare o prendere una concubina del re defunto equivaleva a dichiararsi pretendente al trono. Quindi il fatto che Absalom avesse rapporti con le concubine di suo padre, il re Davide, e che Adonia chiedesse in moglie Abisag, infermiera e compagna di Davide quando questi era vecchio, equivaleva a pretendere il trono. (2Sa 16:21, 22; 1Re 2:15-17, 22) Erano azioni proditorie.

*** it-2 p. 842 Salomone ***
Sediziosa richiesta di Adonia. Non passò molto tempo che Salomone dovette intervenire per eseguire gli ordini di Davide a proposito di Gioab. Questo fu consigliato dall’azione di Adonia, il quale manifestava ancora delle ambizioni nonostante la misericordia mostratagli da Salomone. Adonia si rivolse alla madre di Salomone con queste parole: “Tu stessa sai bene che il regno doveva divenire mio, e verso di me tutto Israele aveva rivolto la faccia perché divenissi re; ma il regno si volse e divenne di mio fratello, poiché fu da Geova che divenne suo”. Anche se con queste parole Adonia riconosceva che Geova aveva voluto l’intronizzazione di Salomone, la richiesta che seguì rivelò un nuovo astuto tentativo di usurpare il trono. Egli disse a Betsabea: “Ti prego, di’ a Salomone il re . . . che mi dia in moglie Abisag la sunamita”. Forse Adonia pensava di avere abbastanza seguito, oltre all’appoggio di Gioab e di Abiatar, e, prendendo la donna che aveva accudito Davide (considerata concubina di Davide benché egli non avesse avuto rapporti sessuali con lei) riteneva di poter dare inizio a un’insurrezione per abbattere Salomone. Secondo la consuetudine le mogli e le concubine del re potevano passare solo al suo legittimo erede; quindi prendere queste mogli era come rivendicare il trono. (Cfr. 2Sa 16:21, 22). Quando Betsabea, non rendendosi conto dell’ipocrisia di Adonia, trasmise la richiesta a Salomone, questi la interpretò immediatamente come un tentativo di usurpare il trono e mandò Benaia a mettere a morte Adonia. — 1Re 2:13-25.

(1 RE 2:22)

“A ciò il re Salomone rispose e disse a sua madre: “E perché chiedi Abisag la sunamita per Adonia? Chiedi per lui anche il regno (perché egli è mio fratello maggiore), sì, per lui e per Abiatar il sacerdote e per Gioab figlio di Zeruia”.”

*** it-1 p. 31 Abisag ***
Il racconto relativo ad Abisag precede immediatamente quello del tentativo di usurpare il trono da parte di Adonia, che probabilmente era il maggiore dei figli di Davide ancora viventi, e a quanto pare è messo in quest’ordine per spiegare la successiva azione di Adonia durante il regno di Salomone. Dopo la sua ascesa al trono Salomone aveva concesso ad Adonia il perdono condizionale, ma questi persuase Betsabea, madre di Salomone, a chiedere a Salomone di dargli in moglie Abisag. Convinto che la richiesta di Adonia non fosse dovuta solo alla bellezza di Abisag, ma fosse piuttosto un subdolo tentativo da parte di Adonia per rafforzare la sua posizione di pretendente al trono, Salomone si adirò, revocò il perdono concesso ad Adonia e lo fece mettere a morte. (1Re 2:13-25)

*** it-1 p. 65 Adonia ***
La richiesta di Adonia sembrava dettata unicamente dal desiderio di essere compensato in qualche modo per la perdita del regno, ma rivelava senz’altro che in lui covava sempre il fuoco dell’ambizione, poiché secondo il costume orientale le mogli e le concubine di un re potevano passare solo al suo legittimo successore. (Cfr. 2Sa 3:7; 16:21). Salomone prese in tal senso la richiesta fatta per mezzo di sua madre e ordinò che Adonia fosse messo a morte, ordine prontamente eseguito da Benaia. — 1Re 2:22-25.

*** it-1 p. 527 Concubina ***
Dopo l’intronizzazione di Salomone, Adonia, uno dei suoi fratelli maggiori, che aveva già cercato di impossessarsi del trono, avvicinò la madre di Salomone, Betsabea, dicendole: “Tu stessa sai bene che il regno doveva divenire mio”, dopo di che la pregò di chiedere a Salomone Abisag la sunamita, che pare fosse considerata una moglie o concubina di Davide. L’adirata risposta di Salomone fu: “Chiedi per lui anche il regno”! Quindi ordinò che Adonia fosse messo a morte, a indicare che aveva ravvisato nella sua richiesta un tentativo di usurpare il trono. — 1Re 1:5-7; 2:13-25.

*** it-2 p. 705 Re ***
Mogli e proprietà. In quanto al matrimonio e alla famiglia, i re di Giuda seguirono la consuetudine di avere più mogli e concubine, benché la Legge stabilisse che il re non doveva moltiplicare il numero delle sue mogli. (De 17:17) Le concubine erano considerate proprietà della Corona e passavano al successore al trono insieme ai diritti e alle proprietà del re. Sposare o prendere una concubina del re defunto equivaleva a dichiararsi pretendente al trono. Quindi il fatto che Absalom avesse rapporti con le concubine di suo padre, il re Davide, e che Adonia chiedesse in moglie Abisag, infermiera e compagna di Davide quando questi era vecchio, equivaleva a pretendere il trono. (2Sa 16:21, 22; 1Re 2:15-17, 22) Erano azioni proditorie.

(1 RE 2:26)

“E ad Abiatar il sacerdote il re disse: “Va ad Anatot ai tuoi campi! Poiché meriti la morte; ma in questo giorno non ti metterò a morte, perché portasti l’arca del Sovrano Signore Geova davanti a Davide mio padre, e perché soffristi afflizione in tutto il tempo che mio padre soffrì afflizione”.”

*** it-1 p. 26 Abiatar ***
Data la sua fedeltà nel sopportare molte avversità insieme a Davide mentre fuggiva da Saul e di nuovo durante la ribellione di Absalom, e tenuto conto che aveva goduto per una quarantina d’anni della fiducia, dell’amicizia e del favore di Davide, è sorprendente vedere Abiatar unirsi a un altro figlio di Davide, Adonia, in una successiva congiura per usurpare il trono. Il complotto fallì benché avesse anche il sostegno di Gioab, capo dell’esercito, e Salomone fu unto re per ordine di Davide dal leale sacerdote Zadoc. (1Re 1:7, 32-40) Il figlio di Abiatar, Gionatan, che aveva in precedenza prestato servizio come staffetta per informare Davide durante l’insurrezione di Absalom, ora andò ad avvertire Adonia che il complotto era fallito. Il re Salomone non prese alcun provvedimento immediato contro Abiatar, ma quando fu evidente che il complotto covava ancora, ordinò che Adonia e Gioab fossero messi a morte e bandì il sacerdote Abiatar da Gerusalemme, dicendo: “Va ad Anatot ai tuoi campi! Poiché meriti la morte; ma in questo giorno non ti metterò a morte, perché portasti l’arca del Sovrano Signore Geova davanti a Davide mio padre, e perché soffristi afflizione in tutto il tempo che mio padre soffrì afflizione”. (1Re 2:26)

*** it-1 pp. 26-27 Abiatar ***
Tuttavia 1 Re 2:26 spiega che Salomone mandò Abiatar nei suoi campi ad Anatot e, anche se Anatot non era lontano da Gabaon, l’ordine di Salomone indica che Abiatar era stato completamente allontanato dal sacerdozio.

*** it-1 p. 132 Anatot ***
Salomone esiliò Abiatar ad Anatot, ponendo così fine alla discendenza dei sommi sacerdoti della casa di Eli. (1Re 2:26)

(1 RE 2:27)

“Salomone cacciò dunque Abiatar dal servire come sacerdote di Geova, per adempiere la parola di Geova che egli aveva pronunciato contro la casa di Eli a Silo.”

*** it-1 p. 26 Abiatar ***
Zadoc fu poi incaricato di sostituire Abiatar nelle sue mansioni sacerdotali, e così la carica di sommo sacerdote tornò alla famiglia di Eleazaro figlio di Aaronne, e la famiglia sacerdotale della casa di Eli giunse alla sua fine completa, adempiendo la profezia di 1 Samuele 2:31. — 1Re 2:27; 1Sa 3:12-14.

(1 RE 2:34)

“Quindi Benaia figlio di Ieoiada salì e piombò su di lui e lo mise a morte; ed egli fu sepolto nella sua propria casa nel deserto.”

*** it-2 p. 938 Sepoltura, Luoghi di sepoltura ***
Poteva trovarsi vicino alla casa della persona, magari in un giardino (1Sa 25:1; 1Re 2:34; 2Re 21:25, 26); l’espressione “nella sua casa” non significa all’interno dell’edificio, come risulta confrontando 2 Cronache 33:20 con 2 Re 21:18.

(1 RE 2:39)

“E alla fine di tre anni avvenne che due schiavi di Simei fuggivano ad Achis figlio di Maaca re di Gat; e vennero a riferirlo a Simei, dicendo: “Ecco, i tuoi schiavi sono a Gat”.”

*** it-1 p. 994 Gat ***
Durante il regno di Davide gli israeliti si impadronirono di Gat e delle sue borgate dipendenti. (1Cr 18:1) Quando Davide fuggì a motivo di Absalom, fra coloro che lo seguirono c’erano 600 gattiti. (2Sa 15:18) Ma durante il regno di Salomone Achis era ancora chiamato re di Gat. (1Re 2:39-41) Evidentemente era un principe vassallo e non un re nel comune senso della parola. (Vedi SIGNORI DELL’ASSE). Roboamo successore di Salomone ricostruì e fortificò Gat. — 2Cr 11:5-8.

SETTIMANA DEL 29 GIUGNO: Lettura della Bibbia: 1 Re 3-6


(1 RE 3:1)

“E Salomone formava un’alleanza matrimoniale con Faraone re d’Egitto e prendeva la figlia di Faraone e la conduceva nella Città di Davide, finché finì di edificare la sua propria casa e la casa di Geova e le mura di Gerusalemme tutt’intorno.”

*** w11 15/12 p. 10 parr. 12-13 Un esempio da imitare o da rifuggire? ***
Egli formò “un’alleanza matrimoniale con Faraone re d’Egitto e prendeva la figlia di Faraone e la conduceva nella Città di Davide”. (1 Re 3:1) Questa donna egiziana imitò forse Rut e abbracciò la vera adorazione? Niente lascia supporre che le cose andassero in questo modo. Anzi, col tempo Salomone costruì per lei (e forse per le sue ancelle egiziane) una casa fuori della Città di Davide. Perché? Perché, come spiegano le Scritture, non era appropriato che un’adoratrice di idoli dimorasse nei pressi del luogo dov’era custodita l’arca del patto. — 2 Cron. 8:11.
13 È possibile che Salomone, sposando una principessa egiziana, abbia pensato di trarne dei vantaggi politici. Ma era una ragione plausibile? Molto tempo prima, Dio aveva proibito di sposare donne cananee, pagane, e aveva persino elencato alcune delle popolazioni da evitare. (Eso. 34:11-16) Salomone pensò forse che l’Egitto non era fra le nazioni elencate? In tal caso, sarebbe stata una scusa valida? In realtà con il suo modo di agire sottovalutò il chiaro rischio che Geova aveva menzionato, cioè il pericolo che un israelita lasciasse la vera adorazione per volgersi all’adorazione di idoli. — Leggi Deuteronomio 7:1-4.

(1 RE 3:9)

“E devi dare al tuo servitore un cuore ubbidiente per giudicare il tuo popolo, per discernere fra il bene e il male; poiché chi può giudicare questo tuo difficile popolo?””

*** w07 15/6 p. 27 par. 6 Geova considera preziosa la vostra ubbidienza ***
6 Cosa ci aiuterà a essere ubbidienti? È bene che ciascuno di noi chieda a Dio di dargli “un cuore ubbidiente”. Anche il re Salomone chiese “un cuore ubbidiente” per poter “discernere fra il bene e il male” quando giudicava gli israeliti. (1 Re 3:9) Se vogliamo discernere fra il bene e il male in un mondo in cui regna lo spirito di disubbidienza abbiamo bisogno di “un cuore ubbidiente”. Per aiutarci a coltivarlo Dio ci ha dato la sua Parola, gli ausili per lo studio della Bibbia, le adunanze cristiane e anziani di congregazione premurosi. Ci stiamo avvalendo di questi doni preziosi?

*** w98 15/7 pp. 29-31 Avete “un cuore ubbidiente”? ***
Avete “un cuore ubbidiente”?
QUANDO Salomone divenne re dell’antico Israele, non si sentiva all’altezza del compito. Perciò chiese a Dio sapienza e conoscenza. (2 Cronache 1:10) Nella preghiera chiese pure: “Devi dare al tuo servitore un cuore ubbidiente per giudicare il tuo popolo”. (1 Re 3:9) Se Salomone avesse avuto “un cuore ubbidiente” avrebbe seguito le leggi e i princìpi divini e avrebbe avuto la benedizione di Geova.
Un cuore ubbidiente non è un peso, ma una fonte di gioia. L’apostolo Giovanni scrisse: “Questo è ciò che significa l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”. (1 Giovanni 5:3) Di sicuro dovremmo ubbidire a Geova Dio. Dopo tutto è il nostro grande Creatore. A lui appartengono la terra e tutto ciò che è in essa, compreso tutto l’argento e l’oro. In realtà quindi non possiamo dare nulla a Dio in senso materiale, anche se ci permette di usare le nostre risorse economiche per esprimergli il nostro amore. (1 Cronache 29:14) Geova si aspetta che lo amiamo e camminiamo umilmente con lui, facendo la sua volontà. — Michea 6:8.
Quando gli fu chiesto quale fosse il più grande comandamento della Legge, Gesù Cristo disse: “‘Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente’. Questo è il più grande e il primo comandamento”. (Matteo 22:36-38) Un modo per esprimere questo amore è ubbidire a Dio. Ciascuno di noi dovrebbe quindi pregare Geova di dargli un cuore ubbidiente.
Avevano un cuore ubbidiente
La Bibbia abbonda di esempi di persone che avevano un cuore ubbidiente. Per esempio Geova disse a Noè di costruire una gigantesca arca per preservare la vita. Fu un compito enorme, che richiese circa 40-50 anni. Anche con tutti gli attrezzi elettrici e i macchinari oggi disponibili sarebbe un’impresa d’ingegneria costruire una struttura così grande in grado di galleggiare. Per di più Noè doveva mettere in guardia persone che senza dubbio lo schernivano e lo ridicolizzavano. Ma fu ubbidiente fin nei minimi dettagli. La Bibbia dice: “Fece proprio così”. (Genesi 6:9, 22; 2 Pietro 2:5) Noè mostrò il suo amore per Geova ubbidendo fedelmente per molti anni. Che eccellente esempio per tutti noi!
Considerate anche il patriarca Abraamo. Dio gli disse di lasciare la prospera Ur dei Caldei e di trasferirsi in un paese sconosciuto. Abraamo ubbidì senza fare domande. (Ebrei 11:8) Per il resto della vita lui e la sua famiglia vissero in tende. Quando Abraamo e l’ubbidiente moglie Sara avevano già trascorso molti anni come forestieri nel paese, Geova li benedisse dando loro un figlio, Isacco. Sicuramente il centenario Abraamo doveva volere molto bene a questo figlio avuto nella vecchiaia! Alcuni anni dopo Geova gli chiese di sacrificarlo in olocausto. (Genesi 22:1, 2) Il solo pensiero deve aver addolorato profondamente Abraamo. Eppure si accinse a ubbidire perché amava Geova e aveva fede che il seme promesso sarebbe venuto da Isacco, anche se per renderlo possibile Dio avrebbe dovuto destarlo dai morti. (Ebrei 11:17-19) Tuttavia, quando stava per uccidere il figlio, Geova lo fermò e gli disse: “Ora davvero so che temi Dio, in quanto non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, da me”. (Genesi 22:12) A motivo della sua ubbidienza Abraamo, uomo timorato di Dio, fu chiamato “amico di Geova”. — Giacomo 2:23.
Gesù Cristo è il miglior esempio di ubbidienza per noi. Durante la sua esistenza preumana in cielo provò diletto nel servire ubbidientemente il Padre. (Proverbi 8:22-31) Come uomo Gesù ubbidì a Geova in ogni cosa, dilettandosi sempre a fare la Sua volontà. (Salmo 40:8; Ebrei 10:9) Così poté veracemente dire: “Non faccio nulla di mia propria iniziativa; ma dico queste cose come il Padre mi ha insegnato. E colui che mi ha mandato è con me; non mi ha abbandonato a me stesso, perché faccio sempre le cose che gli piacciono”. (Giovanni 8:28, 29) Infine, per rivendicare la sovranità di Geova e per redimere l’umanità ubbidiente, Gesù cedette volontariamente la sua vita, sottoponendosi a una morte molto umiliante e dolorosa. “Quando si trovò in figura d’uomo, umiliò se stesso e divenne ubbidiente fino alla morte, sì, la morte su un palo di tortura”. (Filippesi 2:8) Dimostrò davvero di avere un cuore ubbidiente!
L’ubbidienza parziale non è sufficiente
Non tutti quelli che asseriscono di ubbidire a Dio poi gli ubbidiscono veramente. Prendete il caso di Saul, re dell’antico Israele. Dio gli aveva comandato di sterminare i malvagi amalechiti. (1 Samuele 15:1-3) Pur distruggendoli come nazione, Saul risparmiò la vita al loro re e a parte dei loro greggi e delle loro mandrie. Samuele gli chiese: “Perché non hai dunque ubbidito alla voce di Geova?” Saul rispose: “Ma io ho ubbidito alla voce di Geova . . . Il popolo [di Israele] prendeva dalle spoglie pecore e bovini, i più scelti d’essi . . . , per sacrificare a Geova”. Sottolineando la necessità di ubbidire in maniera completa, Samuele replicò: “Si diletta Geova degli olocausti e dei sacrifici quanto dell’ubbidienza alla voce di Geova? Ecco, ubbidire è meglio del sacrificio e prestare attenzione è meglio del grasso dei montoni; poiché la ribellione è come il peccato della divinazione, e lo spingersi presuntuosamente avanti come il far uso del potere magico e dei terafim. Dato che tu hai rigettato la parola di Geova, egli rigetta dunque te dall’essere re”. (1 Samuele 15:17-23) Quante cose perse Saul per non aver avuto un cuore ubbidiente!
Perfino il saggio Salomone, che aveva chiesto in preghiera di avere un cuore ubbidiente, smise di ubbidire a Geova. Andando contro la volontà divina, sposò donne straniere che lo indussero a peccare. (Neemia 13:23, 26) Salomone perse il favore di Dio perché non continuò ad avere un cuore ubbidiente. Che avvertimento per noi!
Questo non significa che Geova pretenda la perfezione dai suoi servitori umani. Egli ‘ricorda che siamo polvere’. (Salmo 103:14) Tutti a volte commettiamo degli errori, ma Dio può vedere se nel cuore abbiamo davvero il desiderio di piacergli. (2 Cronache 16:9) Se sbagliamo a causa dell’imperfezione, ma ci pentiamo, possiamo chiedere perdono sulla base del sacrificio di riscatto di Cristo, fiduciosi che Geova “perdonerà in larga misura”. (Isaia 55:7; 1 Giovanni 2:1, 2) Per riprenderci spiritualmente e avere una fede sana e un cuore ubbidiente potremmo anche aver bisogno dell’aiuto di amorevoli anziani cristiani. — Tito 2:2; Giacomo 5:13-15.
Fino a che punto la vostra ubbidienza è completa?
Quali servitori di Geova la maggioranza di noi ritiene indubbiamente di avere un cuore ubbidiente. Potremmo ragionare così: Non partecipo forse all’opera di predicare il Regno? Non rimango saldo di fronte a questioni importanti come la neutralità? E non frequento regolarmente le adunanze cristiane, come esortò a fare l’apostolo Paolo? (Matteo 24:14; 28:19, 20; Giovanni 17:16; Ebrei 10:24, 25) È vero che come gruppo i servitori di Geova manifestano ubbidienza di cuore sotto questi importanti aspetti.
Ma che dire della nostra condotta nella vita di ogni giorno, magari in cose apparentemente piccole? Gesù disse: “Chi è fedele nel minimo è anche fedele nel molto, e chi è ingiusto nel minimo è anche ingiusto nel molto”. (Luca 16:10) Ognuno di noi fa quindi bene a chiedersi: Ho un cuore ubbidiente quando si tratta di piccole cose di cui gli altri forse non sono nemmeno a conoscenza?
Il salmista disse che anche nella sua casa, dove altri non lo vedevano, ‘camminava con integrità di cuore’. (Salmo 101:2) Mentre siete in casa, potreste accendere la televisione e cominciare a guardare un film. Proprio lì la vostra ubbidienza potrebbe essere messa alla prova. Il contenuto del film potrebbe rivelarsi immorale. Continuerete a guardarlo, ragionando che tanto i film di oggi sono questi? Oppure il vostro cuore ubbidiente vi spingerà a conformarvi al comando scritturale: ‘La fornicazione e l’impurità non siano neppure menzionate fra voi’? (Efesini 5:3-5) Spegnerete il televisore, anche se la trama del film è avvincente? Cambierete canale se un programma diventa violento? “Geova stesso esamina sia il giusto che il malvagio”, dice il salmista, “e la Sua anima certamente odia chiunque ama la violenza”. — Salmo 11:5.
Un cuore ubbidiente reca benedizioni
Ci sono ovviamente molti campi della vita in cui facciamo bene a esaminarci per vedere se stiamo davvero ubbidendo a Dio di cuore. L’amore per Geova dovrebbe spingerci a cercare di piacergli e a fare ciò che ci dice nella sua Parola, la Bibbia. Un cuore ubbidiente ci aiuterà a mantenere una buona relazione con Geova. In effetti, se ubbidiremo in maniera completa, ‘i detti della nostra bocca e la meditazione del nostro cuore diverranno piacevoli dinanzi a Geova’. — Salmo 19:14.
Geova ci ama e quindi ci insegna a ubbidire per il nostro stesso bene. È di grande beneficio per noi prestare attenzione con tutto il cuore all’insegnamento divino. (Isaia 48:17, 18) Accettiamo quindi di buon grado l’aiuto che il nostro Padre celeste ci provvede tramite la sua Parola, il suo spirito e la sua organizzazione. Veniamo ammaestrati così bene che è come se udissimo una voce dire dietro di noi: “Questa è la via. Camminate in essa”. (Isaia 30:21) Mentre Geova ci insegna tramite la Bibbia, le pubblicazioni cristiane e le adunanze di congregazione, vogliamo prestare attenzione a ciò che impariamo, metterlo in pratica ed essere “ubbidienti in ogni cosa”. — 2 Corinti 2:9.
Avendo un cuore ubbidiente proveremo molta gioia e otterremo numerose benedizioni. Avremo pace mentale, sapendo che facciamo piacere a Geova Dio e rallegriamo il suo cuore. (Proverbi 27:11) Avere un cuore ubbidiente ci servirà di protezione quando saremo tentati di fare il male. Di sicuro, quindi, dovremmo ubbidire al nostro Padre celeste e chiedergli in preghiera: ‘Da’ al tuo servitore un cuore ubbidiente’.

(1 RE 3:16)

“In quel tempo due donne, prostitute, vennero dal re e stettero davanti a lui.”

*** it-2 p. 673 Prostituta ***
Il caso delle due prostitute, risolto da Salomone in modo saggio e comprensivo, rafforzò grandemente la fiducia del popolo nei suoi confronti, quale degno successore di Davide al trono di Israele. Probabilmente si trattava di un caso che i giudici della corte inferiore non avevano saputo risolvere, per cui era stato presentato al re. (De 1:17; 17:8-11; 1Sa 8:20) Può darsi che quelle donne non fossero prostitute nel vero senso della parola, ma donne, ebree o, molto probabilmente, di origine straniera, che avevano commesso fornicazione. — 1Re 3:16-28.

(1 RE 4:2)

“E questi sono i principi che egli ebbe: Azaria figlio di Zadoc il sacerdote;”

*** it-1 p. 259 Azaria ***
4. Uno dei principi di Salomone. (1Re 4:2) Viene detto che era figlio del sacerdote Zadoc; forse fratello di Ahimaaz. — 1Cr 6:8.

(1 RE 4:4)

“e Benaia figlio di Ieoiada era sull’esercito, e Zadoc e Abiatar erano sacerdoti;”

*** it-1 pp. 26-27 Abiatar ***
Anche se in seguito, in 1 Re 4:4, vengono menzionati di nuovo “Zadoc e Abiatar” come sacerdoti sotto il regno di Salomone, è probabile che Abiatar fosse incluso solo a titolo onorifico o in senso storico. Alcuni studiosi ipotizzano che Salomone, dopo aver retrocesso Abiatar, lo abbia incaricato poi di fare le veci di Zadoc, e che, mentre uno officiava sul monte Sion, dove si trovava l’Arca, l’altro prestava servizio presso il tabernacolo, che rimase a Gabaon fino alla costruzione del tempio. (Vedi 1Cr 16:37-40). Tuttavia 1 Re 2:26 spiega che Salomone mandò Abiatar nei suoi campi ad Anatot e, anche se Anatot non era lontano da Gabaon, l’ordine di Salomone indica che Abiatar era stato completamente allontanato dal sacerdozio.

*** it-2 p. 1222 Zadoc ***
A differenza di Abiatar, Zadoc non sostenne il tentativo di Adonia di usurpare il trono; per questo Davide incaricò Zadoc di ungere re Salomone. (1Re 1:7, 8, 26, 32-46) Durante i regni di Saul e di Davide, Zadoc prestò servizio solo come sacerdote associato, ma per la sua lealtà, ben diversa dall’indecisione del sommo sacerdote Abiatar, Salomone lo fece sommo sacerdote, dopo aver espulso Abiatar da Gerusalemme. Così si adempì la profezia pronunciata da Geova contro la casa di Eli. (1Re 2:26, 27, 35) L’ultima menzione di “Zadoc e Abiatar” in 1 Re 4:4 ha probabilmente valore storico.

(1 RE 4:5)

“e Azaria figlio di Natan era sui delegati, e Zabud figlio di Natan era sacerdote, amico del re;”

*** it-1 p. 672 Delegato ***
Affinché tutto procedesse a dovere, e non mancasse nulla, ai 12 delegati fu preposto uno dei più autorevoli principi di Salomone, “Azaria figlio di Natan”. — 1Re 4:5.

(1 RE 4:7)

“E Salomone ebbe dodici delegati su tutto Israele, ed essi provvedevano al sostentamento del re e della sua casa. Spettava a ciascuno di provvedere al sostentamento un mese all’anno.”

*** it-1 p. 672 Delegato ***
DELEGATO
Il participio ebraico tradotto “delegato” (nitstsàv) significa fondamentalmente “posto”, “messo in posizione” o “preposto”, per assolvere un incarico. (1Sa 22:9; Eso 7:15; Ru 2:5) Durante il regno di Salomone (1037-998 a.E.V.) c’erano 12 delegati a cui erano affidate alte cariche amministrative. A turno, per un mese all’anno, ciascuno doveva provvedere viveri e altri generi alla famiglia reale. — 1Re 4:7.
Invece di una tassa per sostenere le spese governative, si prendevano i viveri dal prodotto del paese. I delegati dovevano dunque sorvegliare la produzione, la raccolta, l’ammasso e la consegna delle quote mensili, che erano una bella quantità. (1Re 4:22, 23) Forse questi delegati oltre a sorvegliare gli approvvigionamenti prestavano servizio anche come funzionari civili nei territori loro assegnati.

(1 RE 4:12)

“Baana figlio di Ailud, a Taanac e Meghiddo e tutto Bet-Sean, che è al lato di Zaretan sotto Izreel, da Bet-Sean fino ad Abel-Meola fino alla regione di Iocmeam;”

*** it-2 p. 36 Iocneam ***
In 1 Re 4:12 “Iocmeam” potrebbe essere un errore di trascrizione per “Iocneam”.

*** it-2 p. 36 Iocmeam ***
2. Regione che confinava col territorio posto sotto la giurisdizione di Baana figlio di Ailud, uno dei dodici delegati di Salomone. (1Re 4:12) Potrebbe essere la località chiamata anche Iocneam.

*** it-2 p. 1225 Zaretan ***
Questa identificazione tuttavia è alquanto difficile da armonizzare con la descrizione del quinto distretto amministrativo di Salomone fatta in 1 Re 4:12, che menziona “Taanac e Meghiddo e tutto Bet-Sean, che è al lato di Zaretan sotto Izreel, da Bet-Sean fino ad Abel-Meola fino alla regione di Iocmeam”. Qarn Sartabeh si trova molto più a S delle altre località qui elencate e non “al lato di” Bet-Sean nel senso di essere confinante. Alcune traduzioni cercano di ristabilire l’ordine geografico delle località menzionate in 1 Re 4:12 parlando di “tutto Bet-Sean che è sotto Izreel, da Bet-Sean fino ad Abel-Mecola che è verso Zar[e]tan” (CEI), ponendo Zaretan in relazione con Abel-Meola e non con Bet-Sean. Tuttavia, poiché si parla di “tutto Bet-Sean”, senza dubbio si tratta della regione più che della città stessa. Se Zaretan aveva veramente a che fare con il rilievo di Qarn Sartabeh, potrebbe darsi che la regione di Bet-Sean includesse la pianura della valle circostante e si estendesse a S fino a un punto da cui si vedeva Zaretan, indicando così una regione diversa, ma vicina.

(1 RE 4:20)

“Giuda e Israele erano molti, come i granelli di sabbia che sono presso il mare per moltitudine, e mangiavano e bevevano e si rallegravano.”

*** w98 1/2 p. 12 par. 15 Geova è un Dio di patti ***
All’epoca di Salomone, figlio di Davide, fu adempiuto un terzo aspetto del patto abraamico. “Giuda e Israele erano molti, come i granelli di sabbia che sono presso il mare per moltitudine, e mangiavano e bevevano e si rallegravano”. — 1 Re 4:20.

*** w98 15/10 pp. 9-10 parr. 9-11 Gerusalemme, “la città del gran Re” ***
9 La nazione di Israele viveva in pace perché sosteneva con tutto il cuore l’adorazione di Geova, che aveva il proprio centro a Gerusalemme. Nelle Scritture troviamo questa bella descrizione: “Giuda e Israele erano molti, come i granelli di sabbia che sono presso il mare per moltitudine, e mangiavano e bevevano e si rallegravano. . . . E la pace stessa fu [di Salomone] in ogni sua regione tutt’intorno. E Giuda e Israele continuarono a dimorare al sicuro, ognuno sotto la sua propria vite e sotto il suo proprio fico”. — 1 Re 4:20, 24, 25.
10 L’archeologia conferma questa descrizione della prosperità del regno di Salomone. Yohanan Aharoni afferma: “La ricchezza che confluiva nella corte reale da ogni parte e il fiorente commercio . . . portarono a una rapida e notevole rivoluzione in ogni aspetto della cultura materiale. . . . Il cambiamento . . . si nota non solo negli oggetti di lusso, ma anche e soprattutto nella ceramica. . . . La qualità della ceramica e la sua cottura migliorarono enormemente”. — The Archaeology of the Land of Israel.
11 Similmente Jerry M. Landay scrive: “Sotto Salomone la civiltà israelita fece più progressi in tre decenni di quanti ne avesse fatti nei due secoli precedenti. Negli strati salomonici troviamo i resti di costruzioni monumentali, grandi città dalle mura massicce, il proliferare di quartieri residenziali con le dimore degli abbienti ben costruite in gruppi, un salto di qualità nell’abilità tecnica dei vasai e nei loro processi di fabbricazione. Troviamo anche i resti di manufatti che rappresentano beni prodotti in luoghi molto distanti, segni di un florido commercio e scambio internazionale”. — The House of David.

*** gm cap. 4 pp. 46-47 Quanto è credibile il “Vecchio Testamento”? ***
Ulteriori prove
18 In realtà molte scoperte archeologiche hanno dimostrato l’accuratezza storica della Bibbia. Per esempio, la Bibbia riferisce che dopo che il re Salomone era succeduto nel trono a suo padre Davide, Israele godeva grande prosperità. Leggiamo: “Giuda e Israele erano molti, come i granelli di sabbia che sono presso il mare per moltitudine, e mangiavano e bevevano e si rallegravano”. (1 Re 4:20) A sostegno di questa affermazione si legge: “La testimonianza archeologica rivela che ci fu un’esplosione demografica in Giuda durante e dopo il X secolo a.C., quando la pace e la prosperità recate da Davide permisero di costruire molte nuove città”.10

(1 RE 4:21)

“In quanto a Salomone, fu il dominatore di tutti i regni dal Fiume al paese dei filistei e alla linea di confine d’Egitto. Essi portavano doni e servivano Salomone per tutti i giorni della sua vita.”

*** gl p. 16 Israele ai giorni di Davide e Salomone ***
DIO promise che avrebbe dato al seme di Abramo il paese “dal fiume d’Egitto al . . . fiume Eufrate”. (Ge 15:18; Eso 23:31; De 1:7, 8; 11:24) Dopo l’ingresso di Giosuè in Canaan passarono circa quattro secoli prima che la Terra Promessa raggiungesse quei confini.
Il re Davide conquistò Zoba, regno arameo che arrivava fino all’Eufrate, nella Siria settentrionale. Sconfiggendo i filistei, Davide si spinse a sud sino al confine egiziano. — 2Sa 8:3; 1Cr 18:1-3; 20:4-8; 2Cr 9:26.
Il regno di Salomone, che prefigurava il pacifico dominio del Messia, si estese poi “dal Fiume [Eufrate] al paese dei filistei e alla linea di confine d’Egitto”. (1Re 4:21

(1 RE 4:22)

“E i viveri di Salomone per ciascun giorno erano regolarmente trenta cor di fior di farina e sessanta cor di farina,”

*** it-2 p. 845 Salomone ***
I viveri consumati ogni giorno dalla famiglia reale di Salomone ammontavano a “trenta cor [6.600 l] di fior di farina e sessanta cor [13.200 l] di farina, dieci bovini grassi e venti bovini da pascolo e cento pecore, oltre ad alcuni cervi e gazzelle e caprioli e cuculi ingrassati”. (1Re 4:22, 23)

(1 RE 4:23)

“dieci bovini grassi e venti bovini da pascolo e cento pecore, oltre ad alcuni cervi e gazzelle e caprioli e cuculi ingrassati.”

*** it-1 pp. 629-630 Cuculo ***
CUCULO
[ebr. pl. barburìm].
Il nome di questo uccello ricorre solo una volta nella Bibbia, in 1 Re 4:23, dove nell’elenco delle vivande provvedute ogni giorno alla corte di Salomone sono inclusi “cuculi [barburìm]”. (BJ; NM) Altre versioni hanno qui “pollame di stia” (VR), “volatili da stia” (CEI), “volatili grassi” (Ga; NVB). Sembra però che barburìm non sia un termine generico, ma si riferisca a uno specifico genere di uccelli. Secondo alcuni si tratterebbe del cappone, della gallina faraona o dell’oca, ma il lessicografo W. Baumgartner (Hebräisches und Aramäisches Lexikon zum Alten Testament, Leida, 1967, p. 147) propone di identificarlo col “cuculo”, ipotesi che sembrerebbe confermata dal nome arabo di questo uccello, abu burbur.
Sia il cuculo comune (Cuculus canorus) che quello dal ciuffo (Clamator glandarius) nella loro migrazione verso N attraversano la Palestina, dove giungono ai primi di marzo. Il cuculo è un uccello non molto grande, simile a un piccolo sparviero, con il becco a punta e leggermente ricurvo. Di solito i cuculi hanno colori poco vistosi, dal grigio o marrone chiaro al bruno rossiccio o nero. Le parti inferiori sono spesso bianche con sottili strisce nere.
Secondo alcuni il cuculo era un uccello troppo piccolo per essere incluso nel menù di Salomone, ma si noti che in Medio Oriente nell’antichità si vendevano al mercato persino passeri spennati. (Mt 10:29) Inoltre quei cuculi erano “ingrassati”, e un’opera di consultazione dice in merito: “In autunno sono grassi e buoni da mangiare; gli antichi ne erano ghiotti, e si supponeva che la loro carne avesse virtù terapeutiche”. (The American Cyclopædia, 1883, vol. V, p. 557) I romani mangiavano cuculi farciti, tuttora considerati una ghiottoneria in alcuni paesi.
Il cuculo non è né un necrofago né un predatore, ma è un grande divoratore di insetti. Per la Legge era un animale “puro” e si addiceva alla tavola di un re come Salomone. È vero che qualcuno, in Levitico 11:16 e Deuteronomio 14:15 (KJ), include il “cuculo” fra gli uccelli impuri, ma questa traduzione (dell’ebraico shàchaf) è stata da tempo abbandonata. (Vedi GABBIANO). Due versioni italiane (ATE, Lu) hanno “cuculo” per un’altra parola ebraica in Levitico 11:18 e Deuteronomio 14:17.

(1 RE 4:24)

“Poiché egli teneva sottoposto tutto ciò che era da questa parte del Fiume, da Tifsa a Gaza, sì, tutti i re da questa parte del Fiume; e la pace stessa fu sua in ogni sua regione tutt’intorno.”

*** it-1 p. 732 Eber ***
In ebraico l’espressione “oltre il Fiume” (ebr. ʽever hannahàr) si riferisce a volte alla regione a O dell’Eufrate. (Ne 2:7, 9; 3:7). In 1 Re 4:24 la stessa espressione è resa “da questa parte del Fiume” (NM) o “ad occidente dell’Eufrate” (PIB, nt.).

(1 RE 4:25)

“E Giuda e Israele continuarono a dimorare al sicuro, ognuno sotto la sua propria vite e sotto il suo proprio fico, da Dan a Beer-Seba, per tutti i giorni di Salomone.”

*** w03 15/5 p. 24 Ciascuno sederà sotto il suo fico ***
Ciascuno sederà sotto il suo fico
QUANDO d’estate fa molto caldo, nei paesi del Medio Oriente è difficile trovare un po’ d’ombra. Qualsiasi albero offra riparo dai raggi del sole è apprezzato, specie se cresce vicino a casa. Con le sue foglie grandi e larghe e i rami ampi, il fico offre più ombra della maggioranza degli altri alberi della zona.
Secondo un libro, “l’ombra [di un fico] sarebbe più fresca e darebbe più ristoro di una tenda”. (Plants of the Bible) Nell’antico Israele per chi lavorava nei campi i fichi che crescevano ai bordi dei vigneti erano il posto ideale per fare una breve pausa.
Alla fine di una lunga giornata calda i componenti della famiglia potevano sedere in piacevole compagnia sotto il loro fico. Il fico inoltre ricompensa il proprietario con una grande quantità di frutti nutrienti. Dal tempo del re Salomone, perciò, sedere sotto il proprio fico era sinonimo di pace, prosperità e abbondanza. — 1 Re 4:24, 25.

*** w98 15/10 pp. 9-10 parr. 9-11 Gerusalemme, “la città del gran Re” ***
9 La nazione di Israele viveva in pace perché sosteneva con tutto il cuore l’adorazione di Geova, che aveva il proprio centro a Gerusalemme. Nelle Scritture troviamo questa bella descrizione: “Giuda e Israele erano molti, come i granelli di sabbia che sono presso il mare per moltitudine, e mangiavano e bevevano e si rallegravano. . . . E la pace stessa fu [di Salomone] in ogni sua regione tutt’intorno. E Giuda e Israele continuarono a dimorare al sicuro, ognuno sotto la sua propria vite e sotto il suo proprio fico”. — 1 Re 4:20, 24, 25.
10 L’archeologia conferma questa descrizione della prosperità del regno di Salomone. Yohanan Aharoni afferma: “La ricchezza che confluiva nella corte reale da ogni parte e il fiorente commercio . . . portarono a una rapida e notevole rivoluzione in ogni aspetto della cultura materiale. . . . Il cambiamento . . . si nota non solo negli oggetti di lusso, ma anche e soprattutto nella ceramica. . . . La qualità della ceramica e la sua cottura migliorarono enormemente”. — The Archaeology of the Land of Israel.
11 Similmente Jerry M. Landay scrive: “Sotto Salomone la civiltà israelita fece più progressi in tre decenni di quanti ne avesse fatti nei due secoli precedenti. Negli strati salomonici troviamo i resti di costruzioni monumentali, grandi città dalle mura massicce, il proliferare di quartieri residenziali con le dimore degli abbienti ben costruite in gruppi, un salto di qualità nell’abilità tecnica dei vasai e nei loro processi di fabbricazione. Troviamo anche i resti di manufatti che rappresentano beni prodotti in luoghi molto distanti, segni di un florido commercio e scambio internazionale”. — The House of David.

*** it-1 p. 749 Regno di Salomone, Il ***
Sotto il regno di Salomone, Giuda e Israele dimoravano al sicuro: figurativamente parlando, ciascuno sotto la sua vite e sotto il suo fico (1Re 4:25)

*** it-1 p. 919 Fico ***
Uso figurativo e profetico. Molte volte il fico e la vite sono menzionati insieme, e le parole di Gesù in Luca 13:6 indicano che spesso si piantavano fichi nei vigneti. (2Re 18:31; Gle 2:22) L’espressione ‘sedere sotto la propria vite e sotto il proprio fico’ indicava condizioni pacifiche, prospere, sicure. — 1Re 4:25; Mic 4:4; Zac 3:10.

(1 RE 4:26)

“E Salomone aveva quarantamila stalle di cavalli per i suoi carri e dodicimila cavalieri.”

*** it-1 p. 451 Cavallo ***
Dall’epoca di Salomone al ritorno dall’Esilio. Tuttavia Salomone, figlio e successore di Davide, cominciò ad avere migliaia di cavalli. (1Re 4:26 [qui “quarantamila stalle di cavalli” è generalmente ritenuto un errore di copiatura invece di “quattromila”]; cfr. 2Cr 9:25).

(1 RE 4:31)

“Ed egli era più saggio di ogni altro uomo, più di Etan l’ezraita e di Eman e di Calcol e di Darda figli di Maol; e la sua fama si sparse in tutte le nazioni tutt’intorno.”

*** it-1 p. 389 Calcol ***
CALCOL
(Càlcol) [perfezionato].
Un saggio la cui sapienza, benché grande, fu superata da quella di Salomone. (1Re 4:31); forse lo stesso Calcol discendente di Giuda attraverso Zera. — 1Cr 2:4, 6.

*** it-1 pp. 875-876 Etan ***
1. Uno dei quattro uomini la cui sapienza, benché grande, fu superata da quella di Salomone. (1Re 4:31) Questo Etan potrebbe essere lo scrittore del Salmo 89, poiché la soprascritta lo attribuisce a Etan l’ezraita. In 1 Cronache 2:6, Etan, Eman, Calcol e Dara sono definiti tutti figli di Zera della tribù di Giuda, e forse sono gli stessi menzionati in 1 Re. Etan è definito padre di Azaria. — 1Cr 2:8; vedi EZRAITA.

*** it-1 p. 893 Ezraita ***
EZRAITA
[nativo].
Appellativo dato a Etan (1Re 4:31; Sl 89:sopr) e ad Eman (Sl 88:sopr), entrambi famosi per la loro sapienza. In 1 Cronache 2:3-6 Etan ed Eman sono identificati come discendenti di Giuda tramite Zera. Sembra quindi che l’appellativo “ezraita” corrisponda a ‘zeraita’. (Nu 26:20) Il Targum di Gionata interpreta “ezraita” nel senso di “figlio di Zera”.

*** it-2 p. 208 Maol ***
MAOL
(Màol) [da una radice che significa “danzare; volteggiare”; o, forse, da una che significa “suonare il flauto”].
Uomo menzionato per la sapienza dei suoi figli, la quale, per quanto grande, non uguagliava quella di Salomone. (1Re 4:31) Secondo alcuni la designazione “figli di Maol” indicherebbe un gruppo di musicisti o danzatori. — Cfr. Sl 150:4, dove lo stesso vocabolo ebraico è reso “danza in cerchio”.

(1 RE 4:34)

“E da tutti i popoli venivano a udire la sapienza di Salomone, perfino da tutti i re della terra che avevano udito della sua sapienza.”

*** it-1 p. 749 Regno di Salomone, Il ***
Perfino governanti di altri paesi venivano a udire la sapienza di Salomone (1Re 4:34; 10:1)

(1 RE 5:3)

““Tu stesso sai bene che Davide mio padre non poté edificare una casa al nome di Geova suo Dio a causa della guerra con la quale lo circondarono, finché Geova li pose sotto le piante dei suoi piedi.”

*** it-2 p. 1085 Tempio ***
Il tempio di Salomone. Il re Davide desiderava vivamente costruire una casa per Geova, in cui mettere l’arca del patto, la quale dimorava “in mezzo a teli di tenda”. Geova si compiacque delle buone intenzioni di Davide, ma gli disse che, avendo egli sparso molto sangue in guerra, il privilegio di costruire il tempio non sarebbe stato concesso a lui ma a suo figlio (Salomone). Questo non significava che Geova Dio non approvasse le guerre combattute da Davide a favore del Suo nome e del Suo popolo. Ma il tempio doveva essere costruito in pace da un uomo di pace. — 2Sa 7:1-16; 1Re 5:3-5; 8:17; 1Cr 17:1-14; 22:6-10.

(1 RE 5:11)

“E Salomone, da parte sua, diede a Hiram ventimila cor di frumento come provviste di viveri per la sua casa e venti cor di olio d’olive schiacciate. Questo fu ciò che Salomone dava a Hiram di anno in anno.”

*** it-2 pp. 425-426 Olio ***
Importanza commerciale e alimentare. In Palestina l’olio d’oliva, a motivo della sua abbondanza, diventò un importante prodotto commerciale. Ogni anno Salomone dava a Hiram re di Tiro “venti cor [4.400 l] di olio” di prima qualità per pagare in parte il materiale per la costruzione del tempio. (1Re 5:10, 11)

(1 RE 5:13)

“E il re Salomone faceva salire quelli coscritti per i lavori forzati da tutto Israele; e quelli coscritti per i lavori forzati ammontarono a trentamila uomini.”

*** w05 15/2 pp. 23-24 ‘Se si è costretti a prestare servizio’ ***
Riguardo agli israeliti impiegati nelle attività edilizie, in 1 Re 5:13, 14 leggiamo: “Il re Salomone faceva salire quelli coscritti per i lavori forzati da tutto Israele; e quelli coscritti per i lavori forzati ammontarono a trentamila uomini. E li mandava nel Libano in turni di diecimila al mese. Per un mese stavano nel Libano, per due mesi nelle loro case”. “Non c’è dubbio”, dice uno studioso, “che gli israeliti e i giudei si servirono delle corvée per assicurarsi forza lavoro gratuita sia per le loro attività di costruzione che per lavorare i terreni di proprietà del re”.

(1 RE 5:16)

“oltre ai delegati principeschi di Salomone che erano sull’opera, tremilatrecento soprintendenti sul popolo che era attivo nell’opera.”

*** w05 1/12 p. 19 par. 2 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
2:18; 8:10: In questi versetti si legge che il numero dei delegati che facevano da sorveglianti e soprintendenti alla manodopera era di 3.600 più 250, mentre stando a 1 Re 5:16 e 9:23, era di 3.300 più 550. Perché le cifre differiscono? A quanto sembra la differenza è dovuta al modo in cui vengono classificati i delegati. Forse Secondo Cronache fa una distinzione fra i 3.600 delegati non israeliti e i 250 delegati israeliti, mentre Primo Re distingue i 3.300 soprintendenti dai 550 sorveglianti in capo di grado superiore. Comunque sia, il numero complessivo di coloro che servivano come delegati era di 3.850.

*** it-1 p. 672 Delegato ***
“Delegati principeschi” prestavano inoltre servizio come capisquadra e sorveglianti della manodopera impegnata nei lavori di costruzione durante il regno di Salomone. Sembra che quanto si legge in 1 Re e 2 Cronache a proposito di questi delegati differisca solo nel modo di classificarli. Infatti il primo ne elenca 3.300 più 550 per un totale di 3.850 (1Re 5:16; 9:23), e il secondo 3.600 più 250, sempre per un totale di 3.850. (2Cr 2:18; 8:10) Alcuni studiosi (Ewald, Keil, Michaelis) sono del parere che le cifre di Cronache si riferiscano ai 3.600 delegati non israeliti e ai 250 israeliti, mentre in Re venga fatta una distinzione fra 3.300 capisquadra subordinati e 550 sorveglianti in capo, fra cui erano inclusi 300 non israeliti.

(1 RE 6:1)

“E avvenne il quattrocentottantesimo anno dopo l’uscita dei figli d’Israele dal paese d’Egitto, nel quarto anno, nel mese di ziv, cioè il secondo mese, dopo che Salomone era divenuto re su Israele, che egli edificava la casa di Geova.”

*** g 5/12 p. 17 La Bibbia: un libro di profezie accurate (parte 1) ***
[Riquadro a pagina 17]
ACCURATEZZA CRONOLOGICA
Un esempio di quanto sia importante l’accuratezza cronologica della Bibbia si può trovare in 1 Re 6:1, che indica il momento in cui il re Salomone diede il via ai lavori di costruzione del tempio di Gerusalemme. Vi si legge: “Avvenne il quattrocentottantesimo anno [479 anni interi] dopo l’uscita dei figli d’Israele dal paese d’Egitto, nel quarto anno [del regno di Salomone], nel mese di ziv, cioè il secondo mese, dopo che Salomone era divenuto re su Israele, che egli edificava la casa di Geova”.
La cronologia biblica colloca il quarto anno del regno di Salomone nel 1034 a.E.V. Partendo da quella data e contando a ritroso 479 anni interi si arriva all’anno dell’esodo di Israele, il 1513 a.E.V.

*** si p. 47 par. 5 Libro biblico numero 7: Giudici ***
5 A quale periodo di tempo si riferisce Giudici? Lo si può determinare in base a 1 Re 6:1, secondo cui Salomone cominciò a costruire la casa di Geova nel quarto anno del suo regno, che era anche “il quattrocentottantesimo anno dopo l’uscita dei figli d’Israele dal paese d’Egitto”. (Poiché “quattrocentottantesimo” è un numero ordinale, rappresenta 479 anni interi). I periodi di tempo noti inclusi nei 479 anni sono: 40 anni sotto Mosè nel deserto (Deut. 8:2), 40 anni del regno di Saul (Atti 13:21), 40 anni del regno di Davide (2 Sam. 5:4, 5) e i primi 3 anni interi del regno di Salomone. Sottraendo questo totale di 123 anni dai 479 anni di 1 Re 6:1, rimangono 356 anni per il periodo fra l’ingresso di Israele in Canaan e l’inizio del regno di Saul. Gli avvenimenti narrati nel libro di Giudici, che vanno in gran parte dalla morte di Giosuè fino al tempo di Samuele, abbracciano circa 330 anni di questo periodo di 356 anni.

*** it-1 p. 621 Cronologia ***
Nel “quattrocentottantesimo anno dopo l’uscita dei figli d’Israele dal paese d’Egitto”, nel quarto anno del regno di Salomone, ebbe inizio a Gerusalemme la costruzione del tempio. (1Re 6:1) “Quattrocentottantesimo” è un numero ordinale che equivale a 479 anni interi più un ulteriore periodo di tempo, in questo caso un mese. Contando 479 anni dall’Esodo (nisan 1513 a.E.V.) giungiamo al 1034 a.E.V., nel cui secondo mese, ziv (corrispondente ad aprile maggio) iniziò la costruzione del tempio. Poiché era il quarto anno (un altro numero ordinale) del suo regno, Salomone aveva cominciato a regnare tre anni interi prima, nel 1037 a.E.V. I 40 anni del suo regno andarono evidentemente dal nisan 1037 al nisan 997 a.E.V., quando ci fu la divisione del regno.

(1 RE 6:3)

“E il portico di fronte al tempio della casa era di venti cubiti di lunghezza, di fronte alla casa nel senso della larghezza. L’ampiezza era di dieci cubiti, di fronte alla casa.”

*** it-2 p. 619 Portico ***
Nel tempio di Salomone. Benché le parti principali del tempio fossero il Santo e il Santissimo, davanti al Santo (verso E) c’era un imponente portico che serviva come ingresso del tempio. Il portico misurava 20 cubiti (8,9 m) in lunghezza (lungo la facciata del tempio) ed era profondo 10 cubiti (4,5 m). (1Re 6:3)

(1 RE 6:18)

“E [il] legno di cedro della casa di dentro era con sculture di ornamenti a forma di cucurbite e ghirlande di fiori. Era tutto legno di cedro; non vi si vedeva una pietra.”

*** it-2 p. 1241 Zucca ***
Gli ornamenti a forma di cucurbite (ebr. peqaʽìm) che adornavano il mare di metallo fuso e i pannelli di cedro all’interno del tempio di Salomone potevano essere rotondi come il frutto della coloquintide. — 1Re 6:18; 7:24; 2Cr 4:3.

(1 RE 6:23)

“Inoltre, fece nella stanza più interna due cherubini di legno d’albero oleifero, essendo l’altezza di ciascuno di dieci cubiti.”

*** it-1 p. 88 Albero oleifero ***
In 1 Re 6:23 le versioni italiane parlano tutte di legno d’olivo, ed è stata avanzata l’ipotesi che, dato che il tronco corto dell’olivo non provvede legname della lunghezza necessaria, i cherubini fossero formati di diversi pezzi uniti insieme. Comunque, il fatto che in Neemia 8:15 l’olivo sia menzionato separatamente dall’albero oleifero sembra escludere questa ipotesi.

(1 RE 6:27)

“Mise quindi i cherubini dentro la casa interna, così che spiegarono le ali dei cherubini. L’ala dell’uno raggiunse così il muro e l’ala dell’altro cherubino raggiungeva l’altro muro; e le loro ali erano verso il mezzo della casa, toccandosi ala con ala.”

*** it-1 p. 472 Cherubino ***
I particolareggiati piani architettonici dello splendido tempio di Salomone includevano due enormi cherubini nel Santissimo. Erano di legno d’albero oleifero, ricoperti d’oro, ed erano alti dieci cubiti (4,5 m). Entrambi erano in piedi, rivolti verso E su una direttrice N-S che presumibilmente passava per il centro della stanza. Pur essendo a una distanza di dieci cubiti l’uno dall’altro, un’ala di ciascun cherubino si estendeva fino a toccare la punta dell’ala dell’altro al centro della stanza, coprendo l’arca del patto e le sue stanghe, che stavano sotto. Le ali esterne di ciascun cherubino toccavano rispettivamente le pareti N e S. Quindi le ali dei cherubini avevano un’apertura di 20 cubiti, pari alla larghezza della stanza. (Vedi TEMPIO). Cherubini scolpiti, ricoperti d’oro, ornavano anche le pareti e le porte del tempio. Pure le fiancate dei carrelli di rame per l’acqua erano adorne di cherubini. (1Re 6:23-35; 7:29-36; 8:6, 7; 1Cr 28:18; 2Cr 3:7, 10-14; 5:7, 8) In modo simile cherubini scolpiti decoravano le pareti e le porte del tempio visto in visione da Ezechiele. — Ez 41:17-20, 23-25.

(1 RE 6:38)

“e nell’undicesimo anno, nel mese lunare di bul, cioè l’ottavo mese, la casa fu finita riguardo a tutti i suoi particolari e a tutto il suo piano; così che impiegò sette anni per edificarla.”

*** it-1 p. 378 Bul ***
Dopo l’esodo dall’Egitto, bul diventò l’ottavo mese del calendario sacro, e in questo mese Salomone portò a termine la costruzione del tempio a Gerusalemme. (1Re 6:38) Geroboamo, fondatore del separatista regno settentrionale d’Israele, fece arbitrariamente di questo mese un mese festivo, come parte del piano per distogliere l’attenzione del popolo da Gerusalemme e dalle sue feste. — 1Re 12:26, 31-33.

SETTIMANA DEL 6 LUGLIO: Lettura della Bibbia: 1 Re 7-8


(1 RE 7:2)

“Ed edificava la Casa della Foresta del Libano, della lunghezza di cento cubiti, e della larghezza di cinquanta cubiti, e dell’altezza di trenta cubiti, su quattro file di colonne di legno di cedro; e c’erano travi di legno di cedro sulle colonne.”

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
C’è un problema riguardo al numero delle file di colonne, come è stato già menzionato. Infatti il testo ebraico dice che le file erano quattro e poi parla di 45 colonne, precisando: “Ce n’erano quindici per fila”. (1Re 7:2, 3) Alcuni ritengono che questa frase si riferisca ai tre piani di stanze, con 15 stanze per fila, e che il numero delle colonne disposte in quattro file fosse maggiore. Altri preferiscono la lezione della Settanta secondo cui c’erano “tre” file di colonne. Alcune traduzioni alterano il testo in modo da riferire il numero “quarantacinque” alle travi anziché alle colonne. — Vedi NE, NAB, AT, AS.

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
La Casa della Foresta del Libano era lunga 100 cubiti (44 m), larga 50 cubiti (22 m) e alta 30 cubiti (13 m). Pare avesse pareti di pietra (1Re 7:9), con travi di cedro le cui estremità erano fissate alle pareti ed erano inoltre sostenute da quattro file di colonne (“quattro” nel testo ebraico; “tre” nella Settanta greca). Sopra il colonnato c’erano evidentemente delle stanze rivestite di pannelli di cedro. In alcune ricostruzioni della casa, sopra il colonnato figurano tre ordini di stanze che si affacciano su un cortile scoperto al centro dell’edificio.

*** it-1 p. 455 Cedro ***
“La Casa della Foresta del Libano”, costruita in seguito, fu chiamata così probabilmente per via delle sue 45 colonne di legno di cedro. (1Re 7:2, 3)

(1 RE 7:3)

“Ed era coperta da pannelli di legno di cedro sopra le travi maestre che erano sulle quarantacinque colonne. Ce n’erano quindici per fila.”

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
C’è un problema riguardo al numero delle file di colonne, come è stato già menzionato. Infatti il testo ebraico dice che le file erano quattro e poi parla di 45 colonne, precisando: “Ce n’erano quindici per fila”. (1Re 7:2, 3) Alcuni ritengono che questa frase si riferisca ai tre piani di stanze, con 15 stanze per fila, e che il numero delle colonne disposte in quattro file fosse maggiore. Altri preferiscono la lezione della Settanta secondo cui c’erano “tre” file di colonne. Alcune traduzioni alterano il testo in modo da riferire il numero “quarantacinque” alle travi anziché alle colonne. — Vedi NE, NAB, AT, AS.

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
La Casa della Foresta del Libano era lunga 100 cubiti (44 m), larga 50 cubiti (22 m) e alta 30 cubiti (13 m). Pare avesse pareti di pietra (1Re 7:9), con travi di cedro le cui estremità erano fissate alle pareti ed erano inoltre sostenute da quattro file di colonne (“quattro” nel testo ebraico; “tre” nella Settanta greca). Sopra il colonnato c’erano evidentemente delle stanze rivestite di pannelli di cedro. In alcune ricostruzioni della casa, sopra il colonnato figurano tre ordini di stanze che si affacciano su un cortile scoperto al centro dell’edificio.

(1 RE 7:4)

“In quanto alle finestre con intelaiatura, ce n’erano tre file, e c’era un’apertura per l’illuminazione di fronte a un’apertura per l’illuminazione in tre ordini sovrapposti.”

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
Si legge che le stanze avevano “un’apertura per l’illuminazione di fronte a un’apertura per l’illuminazione in tre ordini sovrapposti”. Ciò sembra voler indicare che c’erano aperture o grandi finestre che davano sul cortile, corrispondenti alle finestre delle stanze sul lato opposto del cortile. Oppure può voler dire che ogni stanza aveva una finestra che dava sul cortile e una verso l’esterno. Gli ingressi (probabilmente le porte d’accesso alle stanze e forse quelle fra una stanza e l’altra) “erano squadrati col telaio”, ovvero non erano ad arco o a volta. Le finestre erano di forma simile. — 1Re 7:2-5.

(1 RE 7:5)

“E tutti gli ingressi e gli stipiti erano squadrati [col] telaio, e anche il davanti dell’apertura per l’illuminazione di fronte a un’apertura per l’illuminazione in tre ordini sovrapposti.”

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
Si legge che le stanze avevano “un’apertura per l’illuminazione di fronte a un’apertura per l’illuminazione in tre ordini sovrapposti”. Ciò sembra voler indicare che c’erano aperture o grandi finestre che davano sul cortile, corrispondenti alle finestre delle stanze sul lato opposto del cortile. Oppure può voler dire che ogni stanza aveva una finestra che dava sul cortile e una verso l’esterno. Gli ingressi (probabilmente le porte d’accesso alle stanze e forse quelle fra una stanza e l’altra) “erano squadrati col telaio”, ovvero non erano ad arco o a volta. Le finestre erano di forma simile. — 1Re 7:2-5.

(1 RE 7:6)

“E il Portico delle Colonne lo fece di cinquanta cubiti di lunghezza, e di trenta cubiti di larghezza; e di fronte ad esse c’era un altro portico con colonne e una tettoia di fronte ad esse.”

*** it-2 p. 618 Portico ***
Portico delle Colonne. Uno degli edifici pubblici eretti da Salomone nell’area del tempio qualche tempo dopo aver ultimato il tempio. (1Re 7:1, 6) Poiché il Portico delle Colonne viene menzionato dopo la Casa della Foresta del Libano e prima del Portico del Trono, è assai probabile che si trovasse a S del tempio, fra questi altri due edifici pubblici. Quindi chi veniva da S poteva passare per la Casa della Foresta del Libano o intorno ad essa ed entrare nel Portico delle Colonne, attraversandolo per accedere al Portico del Trono.
L’edificio era lungo 50 cubiti (22,3 m) e largo 30 (13,4 m). Il nome stesso fa pensare che fosse costituito da file di imponenti colonne. In 1 Re 7:6 è menzionato un altro portico antistante con colonne e una tettoia. Forse questo significa che si accedeva prima a un portico munito di una tettoia sporgente sostenuta da colonne. Questo portico poi immetteva direttamente nel Portico delle Colonne vero e proprio. Se le misure indicate si riferiscono al solo Portico delle Colonne, non si conosce la grandezza della parte munita di tettoia.
Questo edificio poteva servire come un grandioso atrio per il Portico del Trono e come luogo in cui il re sbrigava i normali affari di stato e riceveva visitatori.

(1 RE 7:7)

“In quanto al Portico del Trono dove avrebbe giudicato, fece il portico del giudizio; e lo coprirono con legno di cedro dal pavimento alle travi.”

*** it-2 pp. 618-619 Portico ***
Portico del Trono. Altro importante edificio costruito da Salomone una volta ultimato il tempio. (1Re 7:1, 7) Il “portico del giudizio” menzionato in questo passo e il “Portico del Trono” sono probabilmente la stessa cosa. Evidentemente nel “Portico del Trono” Salomone pose il suo splendido trono d’avorio e oro e là giudicava. — 1Re 10:18-20.
La descrizione che abbiamo di questo edificio si esaurisce in queste poche parole: “Fece il portico del giudizio; e lo coprirono con legno di cedro dal pavimento alle travi”. (1Re 7:7) Il testo masoretico in realtà dice “da pavimento a pavimento”, cosa che ha indotto alcuni a ritenere che il rivestimento di cedro andasse dal pavimento di questo edificio al pavimento del Portico delle Colonne menzionato nel versetto precedente. Tuttavia la Pescitta siriaca dice “dal pavimento al soffitto”, e la Vulgata latina “dal pavimento fino alla sommità”. Alcuni traduttori ritengono quindi che si trattasse di uno splendido rivestimento di pannelli di cedro che dal pavimento del Portico andava su fino alle travi o al soffitto. (ATE, CEI, Ga, NM) Anche se mancano altri particolari architettonici, questo farebbe pensare a un edificio senza un colonnato aperto su uno o più lati, a differenza della Casa della Foresta del Libano e del Portico delle Colonne.
Dato che il Portico del Trono viene menzionato subito dopo il Portico delle Colonne, è possibile che quest’ultimo edificio servisse da grandiosa entrata del Portico del Trono. Chi veniva da S doveva forse attraversare il Portico delle Colonne per entrare nel portico del giudizio.

(1 RE 7:9)

“Tutte queste erano [di] pietre costose secondo le misure, squadrate, segate con seghe per pietre, dentro e fuori, e dalle fondamenta fino alla copertura dell’edificio, e di fuori fino al grande cortile.”

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
La Casa della Foresta del Libano era lunga 100 cubiti (44 m), larga 50 cubiti (22 m) e alta 30 cubiti (13 m). Pare avesse pareti di pietra (1Re 7:9), con travi di cedro le cui estremità erano fissate alle pareti ed erano inoltre sostenute da quattro file di colonne (“quattro” nel testo ebraico; “tre” nella Settanta greca).

(1 RE 7:13)

“E il re Salomone mandava a prendere Hiram da Tiro.”

*** it-1 p. 1223 Hiram ***
2. Esperto artigiano che fece molti degli arredi del tempio di Salomone. Suo padre era di Tiro, mentre sua madre era una vedova “della tribù di Neftali” (1Re 7:13, 14), “dei figli di Dan”. (2Cr 2:13, 14) Questa apparente discrepanza si risolve se si suppone, come fanno alcuni studiosi, che essa fosse per nascita della tribù di Dan e che, rimasta vedova di un primo marito della tribù di Neftali, si fosse quindi risposata con uno di Tiro.
Hiram, il re di Tiro (n. 1), mandò questo Hiram a sorvegliare i lavori di costruzione di Salomone a motivo della sua abilità ed esperienza nel lavorare materiali come oro, argento, rame, ferro, pietra e legno. Hiram era inoltre insolitamente abile nella tintura, nell’incisione e nel fare progetti di ogni sorta. Sin dall’infanzia doveva aver fatto esperienza tecnica nelle arti decorative dell’epoca lavorando col padre originario di Tiro, egli stesso esperto nel lavorare il rame. — 1Re 7:13-45; 2Cr 2:13, 14; 4:11-16.

(1 RE 7:14)

“Egli era figlio di una donna vedova della tribù di Neftali, e suo padre era un uomo di Tiro, lavoratore del rame; ed era pieno di sapienza e intendimento e conoscenza per fare ogni sorta di lavoro in rame. Venne pertanto dal re Salomone e faceva tutto il suo lavoro.”

*** w05 1/12 p. 19 par. 1 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
2:14: Perché la linea di discendenza dell’artigiano di cui si parla qui è diversa da quella che si trova in 1 Re 7:14? Il libro di Primo Re, riferendosi alla madre dell’artigiano, dice che era una “vedova della tribù di Neftali” perché aveva sposato un uomo di quella tribù. La donna, però, era della tribù di Dan. Dopo la morte del marito aveva sposato un uomo di Tiro, e l’artigiano era nato da quel matrimonio.

*** it-1 p. 1223 Hiram ***
2. Esperto artigiano che fece molti degli arredi del tempio di Salomone. Suo padre era di Tiro, mentre sua madre era una vedova “della tribù di Neftali” (1Re 7:13, 14), “dei figli di Dan”. (2Cr 2:13, 14) Questa apparente discrepanza si risolve se si suppone, come fanno alcuni studiosi, che essa fosse per nascita della tribù di Dan e che, rimasta vedova di un primo marito della tribù di Neftali, si fosse quindi risposata con uno di Tiro.
Hiram, il re di Tiro (n. 1), mandò questo Hiram a sorvegliare i lavori di costruzione di Salomone a motivo della sua abilità ed esperienza nel lavorare materiali come oro, argento, rame, ferro, pietra e legno. Hiram era inoltre insolitamente abile nella tintura, nell’incisione e nel fare progetti di ogni sorta. Sin dall’infanzia doveva aver fatto esperienza tecnica nelle arti decorative dell’epoca lavorando col padre originario di Tiro, egli stesso esperto nel lavorare il rame. — 1Re 7:13-45; 2Cr 2:13, 14; 4:11-16.

(1 RE 7:15)

“Fuse quindi le due colonne di rame, essendo l’altezza di ciascuna colonna di diciotto cubiti, e una cordicella misurava dodici cubiti intorno a ciascuna delle due colonne.”

*** it-1 pp. 424-425 Capitello ***
CAPITELLO
Parte superiore e decorazione terminale delle colonne di un edificio. Capitelli imponenti coronavano Iachin e Boaz, le colonne erette davanti al tempio di Salomone. (2Cr 3:15-17) Questi capitelli e le colonne su cui poggiavano erano stati fatti sotto la guida dell’artigiano Hiram all’epoca della costruzione del tempio (1034-1027 a.E.V.) e resisterono per oltre 400 anni finché Gerusalemme fu saccheggiata dai babilonesi nel 607 a.E.V. (2Cr 4:11-13; Ger 52:17, 22) Con una sola eccezione, tutte le volte che si parla di questi capitelli è usata la parola ebraica kothèreth, derivata dalla radice kathàr (‘circondare’; Gdc 20:43) e affine a kèther (“ornamento”; Est 1:11). La parola ebraica per “capitello” in 2 Cronache 3:15 (tsèfet) deriva dalla radice tsafàh, che significa “rivestire”. — Eso 25:11.
Le colonne erano di rame fuso, alte 18 cubiti (8 m) e con un diametro di 1,7 m. Inoltre i capitelli erano alti 5 cubiti (2,2 m). (1Re 7:15, 16) Alla luce dei brani indicanti che i capitelli erano alti cinque cubiti, alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che i “tre cubiti” di cui si parla in 2 Re 25:17 siano frutto dell’errore di uno scriba. Per questo alcune traduzioni della Bibbia (ad esempio CEI, Na) hanno “cinque cubiti” anziché “tre cubiti”. Dato che le colonne erano cave, con uno spessore di 7,5 cm, è ragionevole supporre che lo fossero pure i capitelli e che anch’essi fossero stati fusi in forme d’argilla “nel Distretto del Giordano”. — 2Cr 4:17; Ger 52:21.

(1 RE 7:16)

“E fece due capitelli per metterli in cima alle colonne, fusi in rame. L’altezza di un capitello era di cinque cubiti, e l’altezza dell’altro capitello di cinque cubiti.”

*** it-1 pp. 424-425 Capitello ***
CAPITELLO
Parte superiore e decorazione terminale delle colonne di un edificio. Capitelli imponenti coronavano Iachin e Boaz, le colonne erette davanti al tempio di Salomone. (2Cr 3:15-17) Questi capitelli e le colonne su cui poggiavano erano stati fatti sotto la guida dell’artigiano Hiram all’epoca della costruzione del tempio (1034-1027 a.E.V.) e resisterono per oltre 400 anni finché Gerusalemme fu saccheggiata dai babilonesi nel 607 a.E.V. (2Cr 4:11-13; Ger 52:17, 22) Con una sola eccezione, tutte le volte che si parla di questi capitelli è usata la parola ebraica kothèreth, derivata dalla radice kathàr (‘circondare’; Gdc 20:43) e affine a kèther (“ornamento”; Est 1:11). La parola ebraica per “capitello” in 2 Cronache 3:15 (tsèfet) deriva dalla radice tsafàh, che significa “rivestire”. — Eso 25:11.
Le colonne erano di rame fuso, alte 18 cubiti (8 m) e con un diametro di 1,7 m. Inoltre i capitelli erano alti 5 cubiti (2,2 m). (1Re 7:15, 16) Alla luce dei brani indicanti che i capitelli erano alti cinque cubiti, alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che i “tre cubiti” di cui si parla in 2 Re 25:17 siano frutto dell’errore di uno scriba. Per questo alcune traduzioni della Bibbia (ad esempio CEI, Na) hanno “cinque cubiti” anziché “tre cubiti”. Dato che le colonne erano cave, con uno spessore di 7,5 cm, è ragionevole supporre che lo fossero pure i capitelli e che anch’essi fossero stati fusi in forme d’argilla “nel Distretto del Giordano”. — 2Cr 4:17; Ger 52:21.

(1 RE 7:20)

“E i capitelli erano sulle due colonne, anche al di sopra presso il rigonfiamento che era adiacente al lavoro a rete; e c’erano duecento melagrane in file tutt’intorno su ciascun capitello.”

*** it-2 p. 1186 Ventre ***
In 1 Re 7:20 bèten (ventre) è usato come termine architettonico per indicare un rigonfiamento, una sporgenza tondeggiante.

(1 RE 7:21)

“Ed erigeva le colonne appartenenti al portico del tempio. Eresse dunque la colonna di destra e le mise nome Iachin, ed eresse quindi la colonna di sinistra e le mise nome Boaz.”

*** it-1 p. 372 Boaz ***
2. Una delle due grandi colonne di rame erette davanti al portale del glorioso tempio di Salomone, e precisamente quella settentrionale. La colonna meridionale fu chiamata Iachin, che significa “[Geova] stabilisca fermamente; [Geova] ha stabilito fermamente”. Quindi, osservandole insieme e leggendo da destra a sinistra rivolti a E si sarebbe avuto: ‘[Geova] stabilisca fermamente [il tempio] in forza’. — 1Re 7:15-21; vedi CAPITELLO.

(1 RE 7:23)

“E faceva il mare di metallo fuso di dieci cubiti da un suo orlo all’altro suo orlo, circolare tutt’intorno; e la sua altezza era di cinque cubiti, e per circondarlo tutt’intorno ci voleva una corda di trenta cubiti.”

*** it-2 p. 216 Mare di metallo fuso ***
MARE DI METALLO FUSO
Quando, durante il regno di Salomone, si costruì il tempio, un “mare di metallo fuso”, o mare di rame, sostituì il bacino di rame trasportabile usato in precedenza nel tabernacolo. (Eso 30:17-21; 1Re 7:23, 40, 44) Opera di Hiram, un ebreo fenicio, era evidentemente chiamato “mare” per la gran quantità d’acqua che poteva contenere. Questo recipiente, anch’esso di rame, misurava “dieci cubiti [4,5 m] da un suo orlo all’altro suo orlo, circolare tutt’intorno; e la sua altezza era di cinque cubiti [ca. 2,2 m], e per circondarlo tutt’intorno ci voleva una corda di trenta cubiti [13,4 m]”. — 1Re 7:23.
Circonferenza. I 30 cubiti della circonferenza sono evidentemente una cifra tonda: infatti per l’esattezza sarebbero 31,4. A questo proposito è stata fatta un’interessante osservazione: “Fino all’epoca di Archimede [III secolo a.E.V.], la circonferenza veniva sempre misurata in linea retta in base al raggio; ed era naturale che Hiram dicesse che il mare misurava all’incirca trenta cubiti, misurandolo, secondo la consuetudine, in base al raggio, o semidiametro, di cinque cubiti, che applicato sei volte tutt’attorno al perimetro, o ‘orlo’, avrebbe dato i trenta cubiti dichiarati. Nel brano non c’era evidentemente altra intenzione se non quella di indicare le dimensioni del Mare, nel linguaggio usuale che chiunque avrebbe capito, misurando la circonferenza nel modo in cui tutti gli esperti artigiani, come Hiram, in quel tempo misuravano il cerchio. Egli, naturalmente, doveva sapere benissimo che mentre il perimetro dell’esagono inscritto avente per lato il raggio era di trenta cubiti, l’effettiva circonferenza sarebbe stata un po’ maggiore”. (Rennie, citato in C. Wordsworth, Notes on the King James Version, Londra, 1887) Sembra dunque che la proporzione di tre a uno (cioè che la circonferenza è tre volte il diametro) fosse il modo abituale di stabilire la misura, beninteso solo approssimativa.

(1 RE 7:24)

“E c’erano ornamenti a forma di cucurbite sotto il suo orlo tutt’intorno, che lo circondavano, dieci per cubito, attorniando il mare tutt’intorno, con due file di ornamenti a forma di cucurbite fusi nella sua fusione.”

*** it-2 p. 1241 Zucca ***
Gli ornamenti a forma di cucurbite (ebr. peqaʽìm) che adornavano il mare di metallo fuso e i pannelli di cedro all’interno del tempio di Salomone potevano essere rotondi come il frutto della coloquintide. — 1Re 6:18; 7:24; 2Cr 4:3.

(1 RE 7:26)

“E il suo spessore era di un palmo; e il suo orlo era simile alla fattura dell’orlo di un calice, un fiore di giglio. Conteneva duemila bat.”

*** w08 1/2 p. 15 Lo sapevate? ***
Quale capacità aveva il mare di metallo fuso del tempio di Salomone?
Primo Re 7:26 dice che quel mare “conteneva duemila bat” d’acqua perché fosse utilizzata dai sacerdoti, mentre il brano parallelo di 2 Cronache 4:5 dice che poteva contenere “tremila bat”. Questa differenza sarebbe secondo alcuni il risultato di un errore di trascrizione nel brano di Cronache.
Comunque, la Traduzione del Nuovo Mondo ci permette di capire come si possono conciliare i due brani. In 1 Re 7:26 si legge: “Conteneva duemila bat”. In 2 Cronache 4:5 si legge invece: “Come recipiente, poteva contenere tremila bat”. Secondo Cronache 4:5 si riferisce quindi all’effettiva capacità del bacino del tempio, l’acqua che poteva contenere, mentre 1 Re 7:26 indica la quantità d’acqua che solitamente veniva tenuta nel bacino del tempio. In altri termini, il bacino non veniva mai riempito fino all’orlo. Sembra che di solito venissero utilizzati solo due terzi della sua capacità.

*** w05 1/12 p. 19 par. 4 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
4:5: Qual era la capacità complessiva del mare di metallo fuso? Quando era pieno, il mare poteva contenere tremila bat, o circa 66.000 litri d’acqua. È probabile, però, che normalmente fosse pieno per circa due terzi della sua capacità. Primo Re 7:26 dice: “[Il mare] conteneva duemila bat [44.000 litri]”.

*** it-2 pp. 216-217 Mare di metallo fuso ***
L’orlo del mare era simile al calice di un giglio. Poiché quell’enorme bacino di rame aveva lo spessore di “un palmo [7,4 cm]”, poteva pesare sulle 27 tonnellate. (1Re 7:24-26) Tale ingente quantità di rame era frutto delle conquiste del re Davide in Siria. (1Cr 18:6-8) La fusione era stata fatta in una forma d’argilla nella zona del Giordano ed era stata senza dubbio una notevole impresa. — 1Re 7:44-46.
Capacità. In 1 Re 7:26 si legge che il mare “conteneva duemila bat” d’acqua, mentre nell’analogo brano di 2 Cronache 4:5 viene detto che ‘conteneva tremila bat’. Alcuni sostengono che la differenza sia dovuta a un errore di trascrizione nel brano di Cronache. Tuttavia, anche se in entrambi i casi ricorre lo stesso verbo ebraico che significa “contenere”, la sua traduzione consente una certa elasticità. Infatti alcune traduzioni in 1 Re 7:26 indicano che “conteneva” 2.000 bat d’acqua, mentre in 2 Cronache 4:5 precisano che ne “poteva contenere” 3.000. (Ga, NM, VR) Si comprende dunque che in 1 Re è indicata la quantità d’acqua che normalmente veniva tenuta nel bacino, mentre in 2 Cronache è indicata l’effettiva capacità del recipiente, pieno fino all’orlo.
C’è ragione di ritenere che anticamente il “bat” equivalesse a 22 litri circa; quindi, se era pieno per due terzi della sua capacità, il mare normalmente avrebbe contenuto sui 44.000 litri d’acqua. Per avere la capacità indicata, anziché cilindrico doveva essere piuttosto arrotondato, a forma di bulbo. Un recipiente di tale forma e delle dimensioni menzionate sopra poteva contenere anche sui 66.000 litri. Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo E.V., nel descrivere il mare dice che era “emisferico” e indica che era situato fra l’altare degli olocausti e l’edificio del tempio, un po’ a S. — Antichità giudaiche, VIII, 79 (iii, 5); VIII, 86 (iii, 6).

(1 RE 7:38)

“E faceva dieci bacini di rame. Ciascun bacino conteneva quaranta bat. Ciascun bacino era di quattro cubiti. C’era un bacino su ciascun carrello dei dieci carrelli.”

*** it-1 p. 278 Bacino, Catino ***
Ciascuno dei dieci bacini di rame costruiti da Hiram per il tempio poteva contenere “quaranta bat” (ca. 880 litri) d’acqua. Se erano di forma semisferica, questi bacini avevano forse un diametro di 1,8 m. Se invece nella parte superiore avevano un rigonfiamento o si restringevano, le misure sarebbero state diverse; c’è da dire che la Bibbia non ne descrive la forma nei particolari, ma si limita a dire che “ciascun bacino era di quattro cubiti”. Ogni bacino era collocato su un carrello a quattro ruote, di pregevole fattura e decorato con ornamenti e incisioni. Cinque furono posti al lato sinistro e cinque al lato destro della casa. — 1Re 7:27-39.

(1 RE 7:46)

“Il re li fuse in forme d’argilla nel Distretto del Giordano, fra Succot e Zaretan.”

*** si p. 65 par. 4 Libro biblico numero 11: 1 Re ***
Anche l’archeologia sostiene molte dichiarazioni del libro. Per esempio, in 1 Re 7:45, 46 leggiamo che Hiram fuse gli utensili di rame per il tempio di Salomone “nel Distretto del Giordano, fra Succot e Zaretan”. Scavando nel luogo dell’antica Succot gli archeologi hanno scoperto tracce di operazioni di fusione.

*** it-2 p. 1225 Zaretan ***
Il primo riferimento a questa località è quello di Giosuè 3:16, dove viene descritto come le acque del Giordano furono miracolosamente trattenute “ad Adam, città al lato di Zaretan”. In seguito la Bibbia riferisce che quando si dovettero fondere oggetti di rame per il tempio, la fusione avveniva nel Distretto del Giordano, “in forme d’argilla . . . fra Succot e Zaretan”. (1Re 7:46) L’argilla abbondante nella valle del Giordano agevolava le operazioni relative alla fusione del rame nella zona.
Poiché Adam viene generalmente identificata con Tell ed-Damiyeh (sul lato E del Giordano di fronte allo sbocco del Wadi Farʽah) e Succot viene localizzata circa 13 km a NNE di Adam, questi versetti indicherebbero che Zaretan si trovava sulla riva O del Giordano non lontano da Adam e Succot.

*** it-2 p. 1225 Zaretan ***
In 2 Cronache 4:17, narrazione parallela a quella di 1 Re 7:46, al posto di Zaretan compare “Zereda”, forse una variante dello stesso nome.

(1 RE 7:50)

“e i bacini e gli spegnitoi e le scodelle e le coppe e i portafuoco, d’oro puro, e i cardini delle porte della casa interna, cioè il Santissimo, e delle porte della casa del tempio, d’oro.”

*** it-2 pp. 1027-1028 Spegnitoi ***
SPEGNITOI
Mezammèreth, il sostantivo ebraico tradotto “smoccolatoi” (PIB), “coltelli” (CEI), “forbici” (ATE) o “spegnitoi” (NM) si ritiene derivi da un verbo (zamàr) che significa “spuntare; potare”. Perciò alcuni ritengono che si trattasse di utensili simili a forbici usati per spuntare i lucignoli. Comunque, tutto quello che si sa esattamente di questi utensili è che erano d’oro o di rame e venivano usati in relazione alle funzioni svolte nel tempio. — 1Re 7:50; 2Re 12:13; 25:14; 2Cr 4:22; Ger 52:18.

(1 RE 8:1)

“In quel tempo Salomone congregava gli anziani d’Israele, tutti i capi delle tribù, i capi principali dei padri, dei figli d’Israele, presso il re Salomone a Gerusalemme, per far salire l’arca del patto di Geova dalla Città di Davide, vale a dire Sion.”

*** it-1 p. 503 Città di Davide ***
Dal regno di Salomone in poi. Salomone trasferì l’Arca nel tempio appena costruito sul pianoro più spazioso a N della Città di Davide. L’espressione “far salire l’arca del patto di Geova dalla Città di Davide” indica che l’area del tempio si trovava un po’ più in alto, poiché il monte Moria era più alto del contrafforte meridionale. (1Re 8:1)

(1 RE 8:8)

“Ma le stanghe erano lunghe, tanto che le punte delle stanghe si vedevano dal Santo di fronte alla stanza più interna, ma non si vedevano da fuori. E lì sono fino a questo giorno.”

*** w01 15/10 p. 31 Domande dai lettori ***
Domande dai lettori
Com’erano posizionate le stanghe per trasportare l’arca del patto, dato che in 1 Re 8:8 è scritto che si vedevano dal Santo?
Un aspetto principale del tabernacolo che Mosè fece costruire nel deserto secondo il disegno datogli da Geova era l’arca del patto. Questa cassa rettangolare rivestita d’oro conteneva le tavolette della Legge e altre cose. Si trovava nello scompartimento più interno, il Santissimo. Sul coperchio dell’Arca c’erano due figure di cherubini d’oro, con le ali distese. Da ciascun lato dell’Arca c’erano anelli d’oro per poterla trasportare con stanghe fatte di legno d’acacia e ricoperte d’oro. Logicamente le stanghe erano infilate negli anelli nel senso della lunghezza dell’Arca. Pertanto quando l’Arca fu collocata al suo posto nel Santissimo del tabernacolo, che guardava verso est, le stanghe erano orientate in direzione nord-sud. Lo stesso poté dirsi in seguito quando l’Arca fu messa nel tempio costruito da Salomone. — Esodo 25:10-22; 37:4-9; 40:17-21.
Una cortina separava il Santissimo dal Santo (la stanza più esterna). I sacerdoti che erano nel Santo non potevano guardare nel Santissimo e vedere l’Arca, sopra la quale Dio si presentava. (Ebrei 9:1-7) Pertanto si potrebbe rimanere perplessi leggendo 1 Re 8:8 che dice: “Le stanghe erano lunghe, tanto che le punte delle stanghe si vedevano dal Santo di fronte alla stanza più interna, ma non si vedevano da fuori”. La stessa cosa viene indicata in 2 Cronache 5:9. In che modo le stanghe erano visibili a chiunque nel Santo del tempio?
Alcuni hanno ipotizzato che le stanghe toccassero la cortina, producendo delle protuberanze visibili. Ma questo non sarebbe stato possibile se le stanghe erano orientate in direzione nord-sud e la cortina era parallela alle stanghe. (Numeri 3:38) C’è una spiegazione più logica. Le stanghe avrebbero potuto essere visibili quando il sommo sacerdote doveva entrare nel Santissimo o se c’era una piccola fessura fra la cortina e la parete del tempio. La cortina impediva di vedere l’Arca stessa, ma forse attraverso quella fessura si vedevano le stanghe che sporgevano da ciascun lato. Anche se questa spiegazione è plausibile, non possiamo essere dogmatici in merito.
È chiaro che ci sono molti particolari di cui potremmo ancora venire a conoscenza. L’apostolo Paolo menzionò alcuni aspetti nella sua lettera agli Ebrei. Quindi fece questo commento: “Ora non è il tempo di parlare di queste cose nei particolari”. (Ebrei 9:5) La futura risurrezione dei fedeli dovrebbe offrire ottime opportunità per conoscere uomini come Mosè, Aaronne, Bezalel e altri che conoscevano personalmente il disegno e la funzione del tabernacolo. — Esodo 36:1.
[Nota in calce]
Le stanghe non dovevano essere sfilate dagli anelli neppure quando l’Arca era nel tabernacolo. Per cui non si potevano usare per nessun altro scopo. L’Arca, inoltre, non doveva essere toccata; se le stanghe fossero state sfilate dagli anelli, ogni trasporto avrebbe richiesto di maneggiare la sacra Arca per reinserire le stanghe negli anelli. Il commento di Numeri 4:6 in quanto a “mettervi le sue stanghe” può riferirsi alla sistemazione o all’aggiustamento delle stanghe per preparare il trasporto della pesante cassa in un nuovo accampamento.

(1 RE 8:9)

“Nell’Arca non c’era nulla salvo le due tavolette di pietra che Mosè vi aveva depositato in Horeb, quando Geova aveva fatto il patto con i figli d’Israele mentre uscivano dal paese d’Egitto.”

*** it-1 p. 179 Arca del patto ***
L’Arca serviva come archivio santo per conservare la testimonianza o sacri rammemoratori, principalmente le due tavolette della testimonianza o Dieci Comandamenti. (Eso 25:16) Una “giara d’oro contenente la manna e la verga di Aaronne che germogliò”, messe in seguito nell’Arca, furono tolte qualche tempo prima dell’erezione del tempio di Salomone. (Eb 9:4; Eso 16:32-34; Nu 17:10; 1Re 8:9; 2Cr 5:10)

(1 RE 8:19)

“Solo che la casa non la edificherai tu stesso, ma tuo figlio che uscirà dai tuoi lombi è colui che edificherà la casa al mio nome’.”

*** it-2 p. 151 Lombi ***
LOMBI
La regione addominale e la parte intorno ai fianchi. Nella Bibbia i termini ebraici chalatsàyim (lombi) e mothnàyim (fianchi) indicano la stessa cosa. (Isa 5:27; 2Re 4:29) Il termine greco osfỳs, nel normale senso della parola, è usato per descrivere l’abbigliamento di Giovanni il Battezzatore che portava una cintura di cuoio intorno ai lombi. — Mt 3:4.
La parte del corpo indicata con il termine “lombi” include gli organi genitali; perciò si dice che i figli ‘escono dai lombi’. (Ge 35:11; 1Re 8:19; At 2:30)

(1 RE 8:27)

““Ma dimorerà veramente Dio sulla terra? Ecco, i cieli, sì, il cielo dei cieli, essi stessi non ti possono contenere; quanto meno, quindi, questa casa che io ho edificato!”

*** it-1 p. 485 Cielo ***
Salomone, il costruttore del tempio di Gerusalemme, dichiarò che “i cieli, sì, il cielo dei cieli” non possono contenere Dio. (1Re 8:27) Essendo Geova il Creatore dei cieli, la sua posizione è di gran lunga superiore ad essi e “il suo nome solo è irraggiungibilmente alto. La sua dignità è al di sopra della terra e del cielo”. (Sl 148:13) Geova misura i cieli fisici con la stessa facilità con cui un uomo, allargando le dita della mano, potrebbe misurare un oggetto fra la punta del pollice e quella del mignolo. (Isa 40:12) Le parole di Salomone non significano che Dio non abbia un preciso luogo di dimora, e neanche che sia onnipresente nel senso di essere letteralmente in ogni luogo e in ogni cosa. Questo si capisce dal fatto che Salomone disse pure che Geova ode “dai cieli, [suo] stabilito luogo di dimora”, cioè dai cieli del reame spirituale. — 1Re 8:30, 39.

(1 RE 8:30)

“E devi ascoltare la richiesta di favore da parte del tuo servitore e del tuo popolo Israele con la quale pregano verso questo luogo; e voglia tu stesso udire nel luogo della tua dimora, nei cieli, e devi udire e perdonare.”

*** g 4/11 p. 28 Dio è onnipresente? ***
Il punto di vista biblico
Dio è onnipresente?
MOLTI credono che Dio sia onnipresente, cioè che sia letteralmente in ogni luogo e in ogni cosa. Il saggio re Salomone fece questa richiesta a Geova: “Voglia tu stesso udire dai cieli, tuo stabilito luogo di dimora”. (1 Re 8:30, 39) Secondo la Bibbia, quindi, Geova Dio ha un luogo di dimora. Salomone parlò di quel luogo come dei “cieli”. Cosa si intende con questa espressione?
A volte la Bibbia usa il termine “cielo” o “cieli” in riferimento allo spazio fisico che circonda la terra. (Genesi 2:1, 4) Tuttavia, poiché è stato Dio a creare ogni cosa, il luogo in cui dimora doveva esserci già prima che portasse all’esistenza l’universo materiale. Pertanto Dio deve trovarsi in un reame che non ha alcun legame con la materia. Quando la Bibbia parla del cielo come luogo di dimora di Geova Dio, quindi, non indica lo strato superiore dell’atmosfera né il cosmo, ma un reame spirituale.

(1 RE 8:39)

“allora voglia tu stesso udire dai cieli, tuo stabilito luogo di dimora, e devi perdonare e agire e dare a ciascuno secondo tutte le sue vie, perché conosci il suo cuore (poiché solo tu stesso conosci bene il cuore di tutti i figli del genere umano);”

*** g 4/11 p. 28 Dio è onnipresente? ***
Il punto di vista biblico
Dio è onnipresente?
MOLTI credono che Dio sia onnipresente, cioè che sia letteralmente in ogni luogo e in ogni cosa. Il saggio re Salomone fece questa richiesta a Geova: “Voglia tu stesso udire dai cieli, tuo stabilito luogo di dimora”. (1 Re 8:30, 39) Secondo la Bibbia, quindi, Geova Dio ha un luogo di dimora. Salomone parlò di quel luogo come dei “cieli”. Cosa si intende con questa espressione?
A volte la Bibbia usa il termine “cielo” o “cieli” in riferimento allo spazio fisico che circonda la terra. (Genesi 2:1, 4) Tuttavia, poiché è stato Dio a creare ogni cosa, il luogo in cui dimora doveva esserci già prima che portasse all’esistenza l’universo materiale. Pertanto Dio deve trovarsi in un reame che non ha alcun legame con la materia. Quando la Bibbia parla del cielo come luogo di dimora di Geova Dio, quindi, non indica lo strato superiore dell’atmosfera né il cosmo, ma un reame spirituale.

(1 RE 8:43)

“voglia tu stesso ascoltare dai cieli, tuo stabilito luogo di dimora, e devi fare secondo tutto ciò per cui lo straniero ti invochi; affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome in modo da temerti come ti teme il tuo popolo Israele, e in modo da conoscere che il tuo stesso nome è stato invocato su questa casa che io ho edificato.”

*** w11 1/8 p. 27 Dio è in ogni luogo? ***
In realtà la Bibbia dice che Dio risiede in un luogo specifico, i cieli. Riporta una preghiera in cui, rivolgendosi a Dio, il re Salomone disse: “Voglia tu stesso ascoltare dai cieli, tuo stabilito luogo di dimora”. (1 Re 8:43) Quando insegnò ai suoi discepoli come pregare, Gesù Cristo disse loro di rivolgersi a Dio così: “Padre nostro che sei nei cieli”. (Matteo 6:9) Come riferisce la Bibbia, dopo la sua risurrezione Gesù “entrò . . . nel cielo stesso, per comparire ora dinanzi alla persona di Dio”. — Ebrei 9:24.
Questi versetti mostrano chiaramente che Geova Dio non risiede ovunque, ma solo in cielo. Ovviamente i “cieli” a cui si fa riferimento in tali passi biblici non indicano l’atmosfera intorno alla terra, né la vasta distesa dello spazio cosmico. I cieli fisici non possono contenere il Creatore dell’universo. (1 Re 8:27) La Bibbia spiega che “Dio è uno Spirito”. (Giovanni 4:24) Egli risiede nei cieli spirituali, una dimensione distinta dall’universo fisico. — 1 Corinti 15:44.

(1 RE 8:50)

“e devi perdonare il tuo popolo che aveva peccato contro di te e tutte le loro trasgressioni con le quali avevano trasgredito contro di te; e devi fare d’essi oggetto di pietà davanti a quelli che li hanno presi prigionieri e devono averne pietà”

*** it-2 p. 587 Pietà ***
Geova Dio diede l’esempio nel mostrare pietà a quelli nell’angustia, e può spingere gli uomini a provare questo amorevole sentimento. Perciò il re Salomone poté appropriatamente pregare Geova che quelli che avessero fatto prigionieri gli israeliti per la loro infedeltà provassero pietà per loro. (1Re 8:50)

(1 RE 8:64)

“Quel giorno il re dovette santificare il mezzo del cortile che è dinanzi alla casa di Geova, perché vi doveva offrire il sacrificio bruciato e l’offerta di cereali e i pezzi grassi dei sacrifici di comunione; poiché l’altare di rame che è dinanzi a Geova era troppo piccolo per contenere il sacrificio bruciato e l’offerta di cereali e i pezzi grassi dei sacrifici di comunione.”

*** it-1 p. 97 Altare ***
Per quanto occupasse un’area di oltre 79 m2, questo altare di rame risultò troppo piccolo per l’enorme quantità di sacrifici fatti in quell’occasione, e perciò venne santificata a questo scopo una parte del cortile. — 1Re 8:62-64.

(1 RE 8:65)

“E Salomone celebrava in quel tempo la festa, e tutto Israele con lui, una grande congregazione, dall’entrata di Amat fino alla valle del torrente d’Egitto, dinanzi a Geova nostro Dio, sette giorni e altri sette giorni, quattordici giorni.”

*** it-2 p. 978 Sihor ***
Similmente viene fatta notare un’analogia tra il riferimento al fatto che Davide congregò il popolo d’Israele da Sihor (“dal fiume d’Egitto”, NM) fino ad Amat (nel tentativo di portare l’arca del patto a Gerusalemme) e il radunamento del popolo all’epoca di Salomone “dall’entrata di Amat fino alla valle del torrente d’Egitto”. (1Cr 13:5; 1Re 8:65) La spiegazione potrebbe essere che nel secondo caso (al tempo di Salomone) sono indicati gli effettivi confini degli insediamenti israeliti. La regione compresa tra il Wadi el-ʽArish e il braccio E del Nilo è fondamentalmente desertica e squallida, per cui questo uadi, o valle di torrente, segnava giustamente il limite del territorio abitabile dagli israeliti, mentre nel primo caso (al tempo di Davide) la descrizione può riguardare l’intera zona d’attività degli israeliti, la regione sotto l’effettiva dominazione di Davide, che senz’altro andava fino al confine d’Egitto.

SETTIMANA DEL 13 LUGLIO: Lettura della Bibbia: 1 Re 9-11


(1 RE 9:3)

“E Geova gli diceva: “Ho udito la preghiera e la richiesta di favore con la quale hai chiesto favore dinanzi a me. Ho santificato questa casa che hai edificato, ponendovi il mio nome a tempo indefinito; e i miei occhi e il mio cuore certamente mostreranno d’essere sempre lì.”

*** it-2 p. 844 Salomone ***
Qualcuno ha messo in dubbio la tesi menzionata sopra secondo la quale l’inaugurazione avrebbe avuto luogo l’anno dopo che il tempio era stato ultimato, perché in 1 Re 9:1-9 viene detto che Geova apparve a Salomone dopo che era stata costruita “la casa del re” e gli disse che aveva udito la sua preghiera. (Cfr. 2Cr 7:11-22). Questo avvenne nel 24° anno del regno di Salomone, dopo la sua ventennale attività architettonica. Passarono forse 12 anni prima che Dio esaudisse la preghiera pronunciata da Salomone all’inaugurazione del tempio? No, perché all’inaugurazione, al termine della preghiera di Salomone, “il fuoco stesso scese dai cieli e consumava l’olocausto e i sacrifici, e la gloria stessa di Geova riempì la casa”. Questa era una potente manifestazione con cui Geova esaudiva la preghiera, rispondendo con un’azione, e fu riconosciuta come tale dal popolo. (2Cr 7:1-3) Con la successiva apparizione Dio dimostrò a Salomone che non aveva dimenticato la preghiera pronunciata 12 anni prima, e ora rispondeva a voce assicurandogli che lo aveva udito. In questa seconda apparizione Dio esortò ulteriormente Salomone a rimanere fedele come lo era stato Davide suo padre.

(1 RE 9:4)

“E tu, se camminerai dinanzi a me, proprio come camminò Davide tuo padre, con integrità di cuore e con rettitudine, facendo secondo tutto ciò che ti ho comandato, e osserverai i miei regolamenti e le mie decisioni giudiziarie,”

*** w12 15/11 p. 7 par. 18 “Insegnami a fare la tua volontà” ***
18 Anche se fu esemplare sotto molti aspetti, nel corso della sua vita Davide commise diversi peccati gravi. (2 Sam. 11:2-4, 14, 15, 22-27; 1 Cron. 21:1, 7) Tuttavia, quando peccò mostrò sincero pentimento. Camminò dinanzi a Dio “con integrità di cuore”. (1 Re 9:4) Perché possiamo dirlo? Perché Davide si sforzò di agire in armonia con la volontà di Geova.

*** w07 15/8 p. 12 ‘O Geova, mettimi alla prova’ ***
A motivo della sua debolezza commise dei peccati gravi, eppure ‘camminò con integrità di cuore’. (1 Re 9:4) Lo fece accettando la riprensione e correggendo la sua condotta. Dimostrò così di amare sinceramente Geova, di essere completamente devoto a lui.

*** w97 1/5 p. 5 Fiducia in un mondo imperfetto ***
Davide, re di Israele, fece molti errori, inclusa la ben nota relazione adulterina con Betsabea. (2 Samuele 11:1-27) I numerosi sbagli di Davide dimostrano che era tutt’altro che perfetto. Eppure, cosa vedeva in lui Geova? Rivolgendosi a Salomone, figlio di Davide, Geova disse: ‘Cammina dinanzi a me, proprio come camminò Davide tuo padre, con integrità di cuore e con rettitudine’. (1 Re 9:4) Nonostante i suoi numerosi errori, Geova riconobbe che Davide era sostanzialmente degno di fiducia. Perché?
Davide fornì la risposta quando disse a Salomone: “Geova scruta tutti i cuori, e discerne ogni inclinazione dei pensieri”. (1 Cronache 28:9) Davide commise errori, ma era umile e desideroso di fare ciò che era giusto. Accettò sempre la riprensione e la correzione, anzi la ricercò. Chiese: “Esaminami, o Geova, e mettimi alla prova; raffina i miei reni e il mio cuore”. (Salmo 26:2) E venne raffinato. Il castigo derivante dal suo peccato con Betsabea, ad esempio, durò per tutta la sua vita. Eppure Davide non cercò mai di giustificare la sua trasgressione. (2 Samuele 12:1-12) Cosa più importante, non si allontanò mai dalla vera adorazione. Per questa ragione e per la sentita contrizione e il sincero pentimento di Davide, Geova fu disposto a perdonare i suoi peccati e a riconoscerlo come uomo di integrità. — Vedi anche il Salmo 51.

(1 RE 9:11)

“(Hiram re di Tiro aveva assistito lui stesso Salomone con legname di cedro e legname di ginepro e con oro, quanto vi provò diletto), che in quel tempo il re Salomone dava a Hiram venti città nel paese della Galilea.”

*** w05 1/7 p. 29 par. 3 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
9:10-13: Il dono di 20 città della Galilea che Salomone fece al re Hiram di Tiro era in armonia con la Legge mosaica? Si poteva pensare che la Legge esposta in Levitico 25:23, 24 si applicasse solo alle zone occupate dagli israeliti. È possibile che le città che Salomone diede a Hiram fossero abitate da non israeliti, anche se si trovavano entro i confini della Terra Promessa. (Esodo 23:31) Può anche darsi che l’azione di Salomone indicasse che non si atteneva completamente alla Legge, com’è dimostrato dal fatto che ‘aumentò i suoi cavalli’ e prese molte mogli. (Deuteronomio 17:16, 17) Comunque stiano le cose, Hiram non fu contento del regalo. Forse gli abitanti pagani non mantenevano le città in buone condizioni, o può darsi che non fossero situate in una posizione ideale.

(1 RE 9:13)

“Perciò disse: “Che sorta di città sono queste che mi hai dato, fratello mio?” E sono state chiamate il Paese di Cabul fino a questo giorno.”

*** it-1 p. 382 Cabul ***
2. Nome di un distretto della Galilea che includeva 20 città date da Salomone al re Hiram di Tiro, dono dovuto probabilmente alla riconoscenza di Salomone per l’apporto di Hiram al suo programma edilizio. Hiram però nell’ispezionare le città non le trovò di suo gradimento (“non erano proprio rette ai suoi occhi”) e disse a Salomone: “Che sorta di città sono queste che mi hai dato, fratello mio?” Quindi furono chiamate “Paese di Cabul”. — 1Re 9:10-13.
Secondo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, VIII, 142 [v, 3]), le città “sono non lontano da Tiro”. In Isaia (9:1) la Galilea è chiamata “Galilea delle nazioni”, e alcuni studiosi ritengono che le 20 città fossero abitate da una popolazione pagana. Non sembra probabile che Salomone le avrebbe cedute a un re straniero se fossero state abitate da israeliti, e in effetti potevano trovarsi fuori dei confini d’Israele, pur essendo entro i limiti della zona promessa in origine a Israele da Dio e conquistata da Davide, padre di Salomone. (Eso 23:31; 2Sa 8:1-15) Sono state avanzate alcune riserve sulla correttezza dell’azione di Salomone, in base alla legge di Dio in Levitico 25:23, 24. Tale legge era forse considerata valida solo per la regione effettivamente abitata dal popolo del patto di Dio, nel qual caso il dono di Salomone non sarebbe stato fuori luogo. Altrimenti sarebbe un’altra indicazione che egli non aderiva completamente ai consigli divini, come nel moltiplicare i cavalli e nel prendere molte mogli straniere. — Cfr. De 17:16, 17 con 1Re 4:26; 11:1-8.
La Bibbia non spiega la ragione per cui Hiram non era soddisfatto delle città. Alcuni ritengono che gli abitanti pagani le tenessero in cattive condizioni; altri che la loro posizione geografica fosse infelice. Ad ogni modo come risultato del suo malcontento fu dato loro il nome di “Paese di Cabul”. Il significato di Cabul in questo versetto è stato oggetto di molte discussioni. Giuseppe Flavio (op. cit.) dice che “nella lingua dei fenici viene inteso nel senso di ‘sgradito’”, ma studiosi moderni non trovano altra evidenza a sostegno di questa interpretazione. In genere i lessicografi avanzano l’ipotesi che si tratti di una specie di gioco di parole: Cabul al posto dell’espressione ebraica kevàl, che significa “buono a nulla” e che ha suono simile.

*** it-1 p. 969 Fratello ***
“Fratelli” sono anche coloro che sono uniti in una causa comune e hanno intenti e obiettivi simili. Per esempio, Hiram re di Tiro chiamava il re Salomone suo fratello, non semplicemente perché aveva lo stesso rango e la stessa posizione, ma forse anche a motivo dell’interesse comune di provvedere legname e altre cose per il tempio. (1Re 9:13; 5:1-12)

(1 RE 9:14)

“Intanto Hiram mandò al re centoventi talenti d’oro.”

*** w08 1/11 p. 22 Lo sapevate? ***
Quanto oro possedeva il re Salomone?
Le Scritture dicono che Hiram re di Tiro mandò a Salomone quattro tonnellate d’oro, che la regina di Saba gliene diede una quantità analoga e che la flotta di Salomone portò oltre 14 tonnellate d’oro da Ofir. “Il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno”, dice la Bibbia, “ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro”, o più di 22 tonnellate. (1 Re 9:14, 28; 10:10, 14) È una cifra credibile? A quanto ammontavano le riserve auree reali nell’antichità?
Un’antica iscrizione, ritenuta attendibile dagli studiosi, dice che il faraone Tutmosi III d’Egitto (II millennio a.E.V.) offrì circa 12 tonnellate d’oro al tempio di Amon-Ra a Karnak. Nell’VIII secolo a.E.V. il re assiro Tiglat-Pileser III ricevette da Tiro un tributo di oltre quattro tonnellate d’oro e Sargon II offrì in dono agli dèi di Babilonia una quantità d’oro analoga. Secondo quanto viene riferito, il re Filippo II di Macedonia (359-336 a.E.V.) estraeva dalle miniere del Pangeo in Tracia più di 25 tonnellate d’oro all’anno.
Quando il figlio di Filippo, Alessandro Magno (336-323 a.E.V.), conquistò la città persiana di Susa, a quanto si dice portò via circa 1.070 tonnellate d’oro e dall’intera Persia ne portò via più di 6.000 tonnellate. Quindi, paragonata a queste cifre, la descrizione che la Bibbia fa dell’oro del re Salomone non è esagerata.

*** it-1 p. 1223 Hiram ***
Alla fine del suo programma edilizio ventennale, Salomone diede a Hiram 20 città, ma Hiram non ne fu per niente soddisfatto. (1Re 9:10-13; vedi CABUL n. 2). Non è certo se Hiram abbia restituito queste stesse città o ne abbia date altre a Salomone. (2Cr 8:1, 2) Non si sa nemmeno se i 120 talenti d’oro (65.664.000.000 di lire) che Hiram diede a Salomone fossero conseguenti all’aver ricevuto le città in dono o se in qualche modo fossero inclusi nello scambio. — 1Re 9:14.

(1 RE 9:15)

“Ora questo è il resoconto di quelli coscritti per i lavori forzati che il re Salomone arruolò per edificare la casa di Geova e la sua propria casa e il Terrapieno e le mura di Gerusalemme e Hazor e Meghiddo e Ghezer.”

*** it-1 p. 192 Architettura ***
Fra le scoperte più cospicue vi sono le rovine delle porte, identiche, delle antiche città di Meghiddo, Hazor e Ghezer, si pensa costruite all’epoca di Salomone. (1Re 9:15) In ciascun caso le mura esterne, lunghe 20 m, erano di pietre accuratamente sbozzate. All’interno della porta c’erano tre successive coppie di stipiti o pilastri sporgenti, che formavano così sei nicchie che fiancheggiavano il passaggio da entrambi i lati, nelle quali si potevano svolgere operazioni commerciali o dalle quali i soldati potevano bersagliare gli eserciti che avessero tentato di forzare l’entrata. (Vedi PORTA [Le porte delle città]).

*** it-1 p. 966 Fortificazioni ***
Oltre a costruire lo splendido tempio di Geova a Gerusalemme, rinforzò le mura di Gerusalemme ed eresse fortificazioni a Hazor, Meghiddo e Ghezer. Negli scavi di queste fortificazioni gli archeologi furono guidati da ciò che la Bibbia dice in 1Re 9:15: “Questo è il resoconto di quelli coscritti per i lavori forzati che il re Salomone arruolò per edificare la casa di Geova e la sua propria casa e il Terrapieno e le mura di Gerusalemme e Hazor e Meghiddo e Ghezer”. Scoprirono che le porte di queste ultime tre città erano state tutte costruite secondo un unico piano: ognuna era larga 17 m, aveva un ingresso, fiancheggiato da entrambe le parti da torri quadrangolari, che portava a un vestibolo lungo 20 m, con tre camere per lato. Erano un po’ simili alla descrizione delle porte del tempio della visione di Ezechiele. — Ez 40:5-16.

*** it-1 p. 1220 Hazor ***
In seguito Hazor, come Ghezer e Meghiddo, venne fortificata dal re Salomone. (1Re 9:15) Scoperte archeologiche hanno rivelato che le porte di queste tre città erano costruite secondo criteri simili. Riguardo agli scavi eseguiti ad Hazor, Yigael Yadin scrive: “Non appena dalla polvere e dal terriccio che stavamo delicatamente asportando cominciò a intravedersi la porta di questo muro, fummo colpiti dalla somiglianza con la ‘Porta di Salomone’ scoperta a Meghiddo. Prima di procedere ulteriormente allo scavo, picchettammo il terreno secondo l’idea che ci eravamo fatti della pianta della porta sulla base di quella di Meghiddo. Poi dicemmo agli operai di procedere alla rimozione dei detriti. Quando ebbero finito, ci guardarono stupiti come se fossimo dei maghi o degli indovini. Infatti, lì davanti a noi, c’era la porta i cui contorni avevamo tracciato: la copia esatta di quella di Meghiddo. Questo dimostrò non solo che entrambe le porte erano opera di Salomone, ma che tutt’e due erano state realizzate secondo lo stesso progetto”. — The Art of Warfare in Biblical Lands, 1963, vol. II, p. 288.

*** w88 15/8 pp. 24-26 Il mistero delle porte ***
Il mistero delle porte
CIÒ che è avvolto in un velo di mistero esercita un fascino particolare su molti. A costoro piacciono le storie enigmatiche, con indizi un po’ ambigui e un finale a sorpresa, in cui magari viene riportato alla luce un tesoro. Se queste storie affascinano anche voi, vi interesserà leggere ‘Il mistero delle porte’.
Questo mistero cominciò ad assumere forma a Meghiddo, città strategica che nell’antichità dominava i percorsi commerciali e militari del Medio Oriente. Lì gli archeologi riportarono alla luce i resti di un’imponente porta di difesa, che in base all’evidenza doveva risalire al tempo del re Salomone. Com’era fatta? Ecco i primi indizi.
Osservate qui a destra il modello dell’antica Meghiddo, e in particolare l’area della porta, quella evidenziata. Un viandante o un esercito nemico che fosse salito per la strada verso la città fortificata arrivava dapprima a un’antiporta, oltre la quale c’era uno spiazzo o cortile. Lì gli eventuali attaccanti sarebbero stati allo scoperto mentre avanzavano e giravano a sinistra per raggiungere la porta di difesa principale, che è un po’ il filo conduttore del nostro mistero.
I lati anteriori della porta erano costituiti da torri fortificate. L’intera struttura della porta era costruita non con pietre grezze o mattoni, ma con blocchi di pietra tagliati con cura, il materiale da costruzione tipico del periodo di Salomone. Ma all’interno della porta c’era uno stile caratteristico. Ai lati di un lungo vestibolo c’erano pilastri imponenti, che formavano sei camere dove potevano stare le guardie. (Confronta Ezechiele 40:6, 10, 20, 21, 28, 29). In tempo di pace un carro o un gruppo di mercanti non aveva difficoltà a passare, mentre ben diversa sarebbe stata la situazione nel caso che degli attaccanti fossero riusciti a sfondare i pesanti battenti principali. I pilastri avrebbero ostacolato il passaggio agli attaccanti, costringendoli a sfilare in una strettoia in mezzo ai migliori soldati di Meghiddo schierati alla loro destra e alla loro sinistra, nelle camere laterali.
Ora la nostra attenzione si sposta a nord del Mar di Galilea, al tell, o collina, dell’antica Hazor, dove il prof. John Garstang fece degli scavi nel 1928. L’archeologo israeliano Yigael Yadin cominciò ad occuparsi di questo grande tell nel 1955. Aveva in mente un passo biblico che dice: “Questo è il resoconto di quelli coscritti per i lavori forzati che il re Salomone arruolò per edificare la casa di Geova e . . . le mura di Gerusalemme e Hazor e Meghiddo e Ghezer”. (1 Re 9:15) Sembrava logico che gli architetti di Salomone avessero seguito un unico disegno nell’edificare fortificazioni del genere in altre città. Esistevano anche ad Hazor porte analoghe risalenti all’epoca di Salomone?
Man mano che gli scavi del gruppo di Yadin progredivano, venne portato alla luce un muro doppio, fortificato, con delle stanze in mezzo. Poi cominciò a comparire una vasta struttura connessa alle mura. Yadin racconta: “Comprendemmo subito che avevamo scoperto la porta . . . Inoltre, fu ben presto evidente che il disegno della porta, che comprendeva sei camere e due torri, come pure le sue dimensioni, erano identici a quelli della porta scoperta [molti anni] prima a Meghiddo . . . L’eccitazione nel nostro campo aumentava . . . Tracciammo sul terreno la pianta della porta di Meghiddo, conficcando dei pioli per indicare gli angoli e le mura, e quindi demmo istruzione agli operai di scavare secondo le tracce, promettendo: ‘qui troverete un muro’, oppure: ‘lì troverete una camera’. Quando le nostre ‘profezie’ si dimostrarono accurate, il nostro prestigio crebbe enormemente . . . Quando leggemmo [loro] il versetto biblico che menzionava le attività di Salomone ad Hazor, Meghiddo e Ghezer, il nostro prestigio calò di colpo, ma quello della Bibbia salì alle stelle!” — Hazor: The Rediscovery of a Great Citadel of the Bible.
Sembrava che il mistero delle porte si stesse risolvendo proprio come ci si poteva aspettare in base agli indizi contenuti nella Bibbia. Ma che dire di Ghezer, a sud? Yadin sapeva che l’archeologo irlandese R. A. S. Macalister, che vi aveva fatto degli scavi dal 1902 al 1909, non aveva trovato reperti attribuibili a Salomone. Poteva darsi che degli indizi importanti fossero sfuggiti in quello che lo stesso Yadin definì “il mistero di Ghezer”?
Egli narra: “Le scoperte fatte ad Hazor e il famoso brano di 1 Re mi indussero a riesaminare da capo il rapporto di Macalister nella speranza di individuare una porta. Si può ben immaginare il mio stupore e la mia incontenibile eccitazione quando . . . mi imbattei in un disegno . . . intitolato ‘Pianta del castello maccabeo di Ghezer’”. Macalister datava i resti di quel “castello” al tempo della ribellione dei giudei maccabei (II secolo a.E.V.). Ma Yadin pensò di poter riconoscere in quel vecchio disegno ‘un muro fortificato, un edificio esterno per il corpo di guardia e, cosa ancor più importante, ciò che sembrava la metà di una porta della città, identica a quelle scoperte a Meghiddo e ad Hazor’. Yadin pubblicò un articolo su questi indizi. In seguito il dott. William G. Dever fece degli scavi a Ghezer. Con che risultati? Dever scrisse, eccitato: “Salomone ricostruì veramente Ghezer!” O, per usare le parole di Yadin: “In effetti, non solo il gruppo di Dever scoprì l’altra metà della porta, ma la stratigrafia e il vasellame dimostrarono in maniera decisiva che il complesso era stato costruito al tempo di Salomone”.
Così il mistero era risolto. Yadin osservò nel Biblical Archaeologist (Volume XXXIII, 1970, 3): “Con l’aiuto del breve brano biblico tratto dai Re le fortezze salomoniche, che nelle tre città hanno la stessa pianta, sono state individuate e datate”. “In effetti, sembra che nella storia dell’archeologia non ci sia nessun esempio di un brano che abbia contribuito tanto a identificare e datare strutture in diversi dei tell più importanti . . . come ha fatto 1 Re 9:15”.
[Foto a pagina 25]
Basandosi su 1 Re 9:15, gli archeologi hanno scoperto ad Hazor una porta di forma e dimensioni uguali a quella di Meghiddo
[Foto a pagina 26]
Veduta aerea della porta di Ghezer. Nel disegno le zone scure indicano la parte scoperta per prima, quelle tratteggiate la parte scoperta circa sessant’anni dopo
[Referenza fotografica]
Pictorial Archive (Near Eastern History) Est.
[Referenza fotografica a pagina 24]
Pictorial Archive (Near Eastern History) Est.

*** w86 15/2 p. 23 Meghiddo: antico campo di battaglia dal significato profetico ***
“Or questo è il conto di quelli coscritti per i lavori forzati dei quali il re Salomone fece la leva per edificare . . . le mura di Gerusalemme e Hazor e Meghiddo e Ghezer”. (I Re 9:15) Una collina alta circa 21 metri prospiciente un’ampia e aperta vallata si erge ora nel punto in cui un tempo sorgeva Meghiddo. Nell’antichità spesso i nuovi edifici venivano costruiti sulle rovine di edifici preesistenti. Pertanto ciascuno strato di costruzioni può contrassegnare un particolare periodo storico. L’archeologo, scavando a partire dall’alto, raggiunge uno dopo l’altro gli strati della storia. A Meghiddo ne sono stati rinvenuti almeno venti, il che indica che la città venne ricostruita più volte. E in che modo la Bibbia è stata utile a questi pazienti scavatori?
La costruzione di porte delle città fu indubbiamente un aspetto essenziale del progetto elaborato da Salomone per fortificare Meghiddo, Hazor e Ghezer. Qualche tempo fa queste porte furono rinvenute a Meghiddo. Poco dopo ad Hazor furono trovate porte costruite con l’identico stile. Perciò, seguendo l’indicazione della Bibbia, gli archeologi si misero a cercare a Ghezer. Cosa scontata, furono scoperte anche lì porte dello stesso stile. Che significato ha questo per gli studiosi della Bibbia? Il prof. Yohanan Aharoni, noto archeologo, disse:
“Durante gli scavi compiuti nei tre luoghi sono state rinvenute porte di tipo identico in strati a partire dal X secolo a.E.V. . . . Porte simili, con tre stanze per le guardie e quattro serie di pilastri a ciascun lato del passaggio, sono state ritrovate finora solo in altri due luoghi. . . . Pertanto, gli studiosi sono in pratica completamente concordi nel riconoscere che le porte di Hazor, Meghiddo e Ghezer, con le loro triple camere, vanno fatte risalire al regno di Salomone”.
Il dott. Yigael Yadin, sullo stesso tono, conclude: “La scoperta delle fortificazioni costruite da Salomone ad Hazor, Meghiddo e Ghezer sono un istruttivo esempio di come la Bibbia sia una guida importante e pratica per gli archeologi”.

(1 RE 9:16)

“(Faraone stesso re d’Egitto era salito e aveva quindi catturato Ghezer e l’aveva bruciata col fuoco, e aveva ucciso i cananei che dimoravano nella città. La diede dunque come dono di addio a sua figlia, la moglie di Salomone).”

*** it-1 p. 794 Egitto, Egiziani ***
Non è specificato quando questo faraone non identificato avesse conquistato Ghezer, che diede poi a sua figlia in dote o come dono di nozze. (1Re 9:16)

(1 RE 9:22)

“E non ci fu nessuno dei figli d’Israele che Salomone costituisse schiavo; poiché essi erano guerrieri e suoi servitori e suoi principi e suoi aiutanti e capi dei suoi guidatori di carri e dei suoi cavalieri.”

*** it-1 p. 85 Aiutante ***
Dopo aver menzionato che nessuno dei figli di Israele fu reso schiavo da Salomone, 1 Re 9:22 precisa: “Poiché essi erano guerrieri e suoi servitori e suoi principi e suoi aiutanti e capi dei suoi guidatori di carri e dei suoi cavalieri”. Commentando questo versetto, C. F. Keil dichiara che il termine shalishìm (plurale), usato in questo brano, potrebbe essere inteso come “aiutanti del re”. — Commentary on the Old Testament, 1973, vol. III, 1 Re, p. 146.

(1 RE 9:23)

“Questi furono i capi dei delegati che erano sull’opera di Salomone, cinquecentocinquanta, i soprintendenti sul popolo che era attivo nell’opera.”

*** w05 1/12 p. 19 par. 2 Punti notevoli del libro di Secondo Cronache ***
2:18; 8:10: In questi versetti si legge che il numero dei delegati che facevano da sorveglianti e soprintendenti alla manodopera era di 3.600 più 250, mentre stando a 1 Re 5:16 e 9:23, era di 3.300 più 550. Perché le cifre differiscono? A quanto sembra la differenza è dovuta al modo in cui vengono classificati i delegati. Forse Secondo Cronache fa una distinzione fra i 3.600 delegati non israeliti e i 250 delegati israeliti, mentre Primo Re distingue i 3.300 soprintendenti dai 550 sorveglianti in capo di grado superiore. Comunque sia, il numero complessivo di coloro che servivano come delegati era di 3.850.

*** it-1 p. 672 Delegato ***
“Delegati principeschi” prestavano inoltre servizio come capisquadra e sorveglianti della manodopera impegnata nei lavori di costruzione durante il regno di Salomone. Sembra che quanto si legge in 1 Re e 2 Cronache a proposito di questi delegati differisca solo nel modo di classificarli. Infatti il primo ne elenca 3.300 più 550 per un totale di 3.850 (1Re 5:16; 9:23), e il secondo 3.600 più 250, sempre per un totale di 3.850. (2Cr 2:18; 8:10) Alcuni studiosi (Ewald, Keil, Michaelis) sono del parere che le cifre di Cronache si riferiscano ai 3.600 delegati non israeliti e ai 250 israeliti, mentre in Re venga fatta una distinzione fra 3.300 capisquadra subordinati e 550 sorveglianti in capo, fra cui erano inclusi 300 non israeliti.

(1 RE 9:24)

“Comunque, la figlia stessa di Faraone salì dalla Città di Davide alla sua propria casa che egli le aveva edificato. Fu allora che egli edificò il Terrapieno.”

*** it-1 p. 503 Città di Davide ***
Dopo il suo matrimonio con la figlia del faraone, Salomone portò la moglie nella Città di Davide. (1Re 3:1) Ma, una volta ultimata una nuova residenza più vicino all’area del tempio, la portò via dalla Città di Davide perché era considerata santa, essendovi stata l’Arca. (1Re 9:24; 2Cr 8:11)

(1 RE 9:25)

“E Salomone continuò a offrire tre volte l’anno sacrifici bruciati e sacrifici di comunione sull’altare che aveva edificato a Geova, e veniva fatto fumo di sacrificio sull’[altare], che era dinanzi a Geova; e completò la casa.”

*** it-1 p. 99 Altare ***
Anche se 1 Re 9:25 menziona che Salomone ‘offriva sacrifici sull’altare’, è evidente che li faceva offrire dai sacerdoti autorizzati. — Cfr. 2Cr 8:12-15.

(1 RE 9:26)

“E ci fu una flotta di navi che il re Salomone fece a Ezion-Gheber, che è presso Elot, sulla spiaggia del Mar Rosso nel paese di Edom.”

*** it-2 p. 1075 Tarsis ***
Rapporti commerciali con Salomone. Gli scambi che i fenici avevano con Tarsis trovano chiara conferma nella storia dell’epoca del re Salomone (circa 13 secoli dopo il Diluvio), quando anche la nazione d’Israele cominciò a occuparsi di commercio marittimo. Nel Mar Rosso Salomone aveva una flotta di navi, il cui equipaggio era costituito in parte da esperti marinai inviati da Hiram, re fenicio di Tiro, che trafficava specialmente col paese di Ofir, ricco di oro. (1Re 9:26-28) In seguito si accenna a “una flotta di navi di Tarsis” che Salomone aveva in mare “insieme alla flotta delle navi di Hiram”; e di queste navi viene detto che ogni tre anni compivano viaggi per importare oro, argento, avorio, scimmie e pavoni. (1Re 10:22) Generalmente si ritiene che l’espressione “navi di Tarsis” col tempo abbia finito per indicare un tipo di navi, definite “grandi imbarcazioni d’alto mare, in grado di fare rotta per Tarsis”. (Brown, Driver e Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, 1980, p. 1077) Per esempio, il nome inglese Indiamen, derivato in origine dalle grandi navi mercantili britanniche impiegate nel commercio con l’India, finì col tempo per indicare qualsiasi nave del genere, indipendentemente dalla sua origine o destinazione. In 1 Re 22:48 si legge pertanto che il re Giosafat (936-911 a.E.V.) “fece navi di Tarsis per andare a Ofir per l’oro”.
In Cronache però viene detto che le navi di Salomone impiegate per i viaggi triennali “andavano a Tarsis” (2Cr 9:21), e inoltre che le navi di Giosafat erano state fatte “per andare a Tarsis” e che, quando fecero naufragio, non avevano più “forza per andare a Tarsis”. (2Cr 20:36, 37) Questo indicherebbe che Ofir non era l’unico porto in cui facevano scalo le “navi di Tarsis” israelite, ma che queste navigavano anche nel Mediterraneo. Ovviamente ciò pone un problema, dal momento che almeno alcune di queste imbarcazioni erano state varate a Ezion-Gheber nel golfo di ʽAqaba. (1Re 9:26) Per entrare nel Mediterraneo dal Mar Rosso le navi avrebbero dovuto raggiungere il Nilo attraverso un canale e di lì arrivare fino al Mediterraneo, oppure avrebbero dovuto circumnavigare il continente africano. Anche se oggi non è assolutamente possibile determinare quali particolari rotte (inclusi i canali) venissero seguite all’epoca di Salomone e di Giosafat, non è detto che per questo si debba considerare inverosimile la descrizione delle loro imprese marittime.

(1 RE 9:28)

“E andavano a Ofir e di là prendevano quattrocentoventi talenti d’oro e lo portavano al re Salomone.”

*** w08 1/11 p. 22 Lo sapevate? ***
Quanto oro possedeva il re Salomone?
Le Scritture dicono che Hiram re di Tiro mandò a Salomone quattro tonnellate d’oro, che la regina di Saba gliene diede una quantità analoga e che la flotta di Salomone portò oltre 14 tonnellate d’oro da Ofir. “Il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno”, dice la Bibbia, “ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro”, o più di 22 tonnellate. (1 Re 9:14, 28; 10:10, 14) È una cifra credibile? A quanto ammontavano le riserve auree reali nell’antichità?
Un’antica iscrizione, ritenuta attendibile dagli studiosi, dice che il faraone Tutmosi III d’Egitto (II millennio a.E.V.) offrì circa 12 tonnellate d’oro al tempio di Amon-Ra a Karnak. Nell’VIII secolo a.E.V. il re assiro Tiglat-Pileser III ricevette da Tiro un tributo di oltre quattro tonnellate d’oro e Sargon II offrì in dono agli dèi di Babilonia una quantità d’oro analoga. Secondo quanto viene riferito, il re Filippo II di Macedonia (359-336 a.E.V.) estraeva dalle miniere del Pangeo in Tracia più di 25 tonnellate d’oro all’anno.
Quando il figlio di Filippo, Alessandro Magno (336-323 a.E.V.), conquistò la città persiana di Susa, a quanto si dice portò via circa 1.070 tonnellate d’oro e dall’intera Persia ne portò via più di 6.000 tonnellate. Quindi, paragonata a queste cifre, la descrizione che la Bibbia fa dell’oro del re Salomone non è esagerata.

*** it-2 p. 423 Ofir ***
In seguito la flotta mercantile di suo figlio Salomone portava regolarmente da Ofir 420 talenti d’oro. (1Re 9:26-28) Nel passo parallelo di 2 Cronache 8:18 i talenti sono 450. Alcuni studiosi avanzano l’ipotesi che la differenza sia dovuta all’errore di un copista il quale, in presenza di lettere dell’alfabeto ebraico usate con valore numerico, avrebbe scambiato la lettera nun (נ), che sta per 50, con la kaf (כ), che sta per 20, o viceversa. C’è però motivo di ritenere che nelle Scritture Ebraiche tutti i numeri fossero scritti per esteso e non rappresentati da lettere dell’alfabeto. Una spiegazione più probabile è quindi che entrambe le cifre siano giuste, e che la quantità lorda fosse di 450 talenti, di cui 420 rappresentavano il guadagno netto.

*** it-2 p. 447 Oro ***
Introiti di Salomone. Grossi quantitativi di oro affluivano nelle casse di Salomone dal re di Tiro (120 talenti), dalla regina di Saba (120 talenti), dai tributi annuali e dalle tasse, e tramite la sua flotta mercantile. La Bibbia dice: “Il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro [ca. 364.000.000.000 di lire], oltre agli uomini che viaggiavano e al profitto proveniente dai trafficanti e da tutti i re degli arabi e dai governatori del paese”. — 1Re 9:14, 27, 28; 10:10, 14, 15.
Ofir era una località da cui Salomone acquistava oro fino. È stato rinvenuto un frammento di terracotta ritenuto dell’VIII secolo a.E.V. con l’iscrizione: “Oro di Ofir a bet horon, trenta sicli”. — 1Re 9:28; 10:11; Gb 28:16; vedi OFIR n. 2.

(1 RE 10:1)

“Ora la regina di Saba udiva la notizia intorno a Salomone in relazione al nome di Geova. Essa venne dunque a metterlo alla prova con domande tali da rendere perplessi.”

*** w99 1/7 p. 30 Una visita fruttuosa ***
Fecero la volontà di Geova
Una visita fruttuosa
PER la regina il viaggio da Saba a Gerusalemme dovette essere estenuante. Era abituata a vivere nel lusso. Ora stava compiendo un viaggio faticoso di 2.400 chilometri con i cammelli, in gran parte sotto il sole cocente del deserto. Secondo un calcolo, il suo viaggio potrebbe essere durato 75 giorni, senza contare il ritorno!
Come mai questa facoltosa regina aveva lasciato la sua comoda dimora a Saba per intraprendere un viaggio così avventuroso?
Una notizia che destò la sua curiosità
La regina di Saba si recò a Gerusalemme dopo aver udito “la notizia intorno a Salomone in relazione al nome di Geova”. (1 Re 10:1) Non è specificato che cosa esattamente avesse udito. Sappiamo però che Geova aveva benedetto Salomone dandogli eccezionale sapienza, ricchezza e onore. (2 Cronache 1:11, 12) Come ne aveva avuto notizia la regina? Saba era un centro di scambi commerciali, per cui è possibile che la regina avesse sentito decantare la fama di Salomone da mercanti di passaggio. Forse alcuni di loro erano stati a Ofir, paese col quale Salomone aveva notevoli rapporti commerciali. — 1 Re 9:26-28.

*** w99 1/7 p. 30 Una visita fruttuosa ***
Si noti però che la regina aveva udito della fama di Salomone “in relazione al nome di Geova”. Perciò il suo non era un semplice viaggio d’affari. A quanto pare era andata lì principalmente per udire la sapienza di Salomone, forse anche per sapere qualcosa del suo Dio, Geova. Poiché probabilmente discendeva da Sem o da Cam, che erano adoratori di Geova, può darsi che fosse curiosa di conoscere la religione dei suoi antenati.
Domande difficili, risposte soddisfacenti
Dopo aver incontrato Salomone, la regina cominciò a metterlo alla prova con “domande tali da rendere perplessi”. (1 Re 10:1) Il termine ebraico usato qui si può tradurre “enigmi”. Ma non va inteso nel senso che la regina proponesse a Salomone degli indovinelli. È interessante notare che in Salmo 49:4 la stessa parola ebraica è usata per descrivere domande serie riguardanti il peccato, la morte e la redenzione. È probabile quindi che la regina di Saba affrontasse con Salomone temi molto profondi che mettevano alla prova la sua sapienza.

*** g94 22/4 p. 25 Yemen, un paese che riserva molte sorprese ***
Il regno di Saba, che a quanto si crede si trovava in quella che è ora la parte orientale dello Yemen, dominava le carovaniere e diventò famoso per il commercio di olibano, mirra, oro, pietre preziose e avorio. (Isaia 60:6) Ai giorni di Salomone la regina di Saba venne “dai confini della terra” per udire di persona la sapienza di quel re. (Matteo 12:42) Secondo il racconto storico della Bibbia, essa andò a Gerusalemme “con un notevolissimo seguito, cammelli che portavano olio di balsamo e moltissimo oro e pietre preziose”. (1 Re 10:1, 2) Il ricordo di questa regina dell’antichità è ancora vivo fra gli odierni yemeniti. Sebbene il Corano non la nomini, la tradizione islamica la chiama Bilqīs, nome che compare su molti prodotti che si vendono nello Yemen.

*** it-2 p. 817 Sabei ***
3. Discendenti di Saba (non si sa con esattezza se della discendenza di Sem o di quella di Cam) che evidentemente formarono un regno all’estremità sudoccidentale della Penisola Arabica. Probabilmente la regina di Saba che fece visita a Salomone era di questo paese. (1Re 10:1) Opere secolari spesso fanno riferimento alla sua popolazione come ai sabei, ed è possibile che la Bibbia faccia la stessa cosa. — Vedi SABA n. 4.

(1 RE 10:2)

“Infine arrivò a Gerusalemme con un notevolissimo seguito, cammelli che portavano olio di balsamo e moltissimo oro e pietre preziose; e venne da Salomone e gli parlava di tutto ciò che le stava a cuore.”

*** w99 1/7 p. 30 Una visita fruttuosa ***
Comunque sia, la regina arrivò a Gerusalemme “con un notevolissimo seguito, cammelli che portavano olio di balsamo e moltissimo oro e pietre preziose”. (1 Re 10:2a) Secondo alcuni il “notevolissimo seguito” doveva includere una scorta armata. Ciò sarebbe comprensibile, visto che la regina era una persona potente e che portava con sé oggetti preziosi per un valore di decine di miliardi di lire attuali.

*** w99 1/7 p. 30 Una visita fruttuosa ***
L’antico geografo greco Strabone sostiene che la gente di Saba era ricchissima e che faceva ampio uso di oro negli arredi, negli utensili e perfino sulle pareti, sulle porte e sul tetto delle abitazioni.

*** g94 22/4 p. 25 Yemen, un paese che riserva molte sorprese ***
Il regno di Saba, che a quanto si crede si trovava in quella che è ora la parte orientale dello Yemen, dominava le carovaniere e diventò famoso per il commercio di olibano, mirra, oro, pietre preziose e avorio. (Isaia 60:6) Ai giorni di Salomone la regina di Saba venne “dai confini della terra” per udire di persona la sapienza di quel re. (Matteo 12:42) Secondo il racconto storico della Bibbia, essa andò a Gerusalemme “con un notevolissimo seguito, cammelli che portavano olio di balsamo e moltissimo oro e pietre preziose”. (1 Re 10:1, 2) Il ricordo di questa regina dell’antichità è ancora vivo fra gli odierni yemeniti. Sebbene il Corano non la nomini, la tradizione islamica la chiama Bilqīs, nome che compare su molti prodotti che si vendono nello Yemen.

*** it-1 p. 169 Arabia ***
L’aver addomesticato il cammello, di gran lunga più adatto dell’asino ai lunghi viaggi nel deserto, fu una specie di rivoluzione economica che contribuì allo sviluppo dei regni dell’Arabia meridionale.
Carovane di cammelli provenienti dal S più fertile si snodavano lungo le piste del deserto parallele al Mar Rosso, spostandosi di oasi in oasi e di pozzo in pozzo fino a raggiungere la penisola del Sinai, da dove potevano dirigersi verso l’Egitto o proseguire fino alla Palestina e a Damasco. Oltre alle pregiate spezie e resine aromatiche, come incenso e mirra (Isa 60:6), potevano trasportare oro e legno di algum da Ofir (1Re 9:28; 10:11) e pietre preziose, cose che portò anche la regina di Saba quando fece visita al re Salomone. (1Re 10:1-10, 15; 2Cr 9:1-9, 14)

*** it-2 p. 813 Saba ***
Questa regina, di cui la Bibbia non fa il nome, si recò a Gerusalemme “con un notevolissimo seguito, cammelli che portavano olio di balsamo e moltissimo oro e pietre preziose”. (1Re 10:1, 2) Il suo modo di viaggiare e il genere di doni che portò indicano che veniva dal regno di Saba, nell’Arabia sudoccidentale.

(1 RE 10:5)

“e il cibo della sua tavola e la disposizione dei posti dei suoi servitori e il servizio a tavola dei suoi camerieri e i loro abiti e le sue bevande e i suoi sacrifici bruciati che egli offriva regolarmente nella casa di Geova, allora non ci fu più spirito in lei.”

*** w99 1/7 p. 30 Una visita fruttuosa ***
La regina di Saba rimase così colpita dalla sapienza di Salomone e dalla prosperità del suo regno che “non ci fu più spirito in lei”. (1 Re 10:4, 5) A detta di alcuni questa frase vorrebbe dire che la regina rimase “senza fiato”. Secondo uno studioso significherebbe addirittura che svenne! Comunque sia, la regina rimase stupita di fronte a ciò che vide e udì.

(1 RE 10:8)

“Felici sono i tuoi uomini; felici sono questi tuoi servitori che stanno continuamente davanti a te e ascoltano la tua sapienza!”

*** w99 1/11 p. 21 Quando la generosità abbonda ***
Stupefatta per ciò che aveva visto e udito, la regina rispose umilmente: “Felici sono questi tuoi servitori che stanno continuamente davanti a te e ascoltano la tua sapienza!” (1 Re 10:4-8) Non dichiarò felici i servitori di Salomone perché erano circondati dall’opulenza, e lo erano senz’altro. I servitori di Salomone erano benedetti perché potevano ascoltare di continuo la sapienza che Dio aveva dato a Salomone. Che eccellente esempio è la regina di Saba per gli odierni servitori di Geova, che si rallegrano della sapienza del Creatore stesso e di quella di suo Figlio Gesù Cristo!

(1 RE 10:9)

“Sia benedetto Geova tuo Dio, che ha provato diletto in te ponendoti sul trono d’Israele; perché Geova ama Israele a tempo indefinito, così che ti ha nominato re per rendere decisione giudiziaria e giustizia”.”

*** w99 1/11 p. 21 Quando la generosità abbonda ***
Pure interessanti sono le parole che la regina disse poi a Salomone: “Sia benedetto Geova tuo Dio”. (1 Re 10:9) Evidentemente vide la mano di Geova nella sapienza e nella prosperità di Salomone. Questo è in armonia con ciò che Geova aveva promesso in precedenza a Israele. ‘Osservare i miei regolamenti’, disse, “è sapienza da parte vostra e intendimento da parte vostra davanti agli occhi dei popoli che udranno di tutti questi regolamenti, e per certo diranno: ‘Questa grande nazione è senza dubbio un popolo saggio e che ha intendimento’”. — Deuteronomio 4:5-7.

(1 RE 10:10)

“Essa diede quindi al re centoventi talenti d’oro e una grandissima quantità d’olio di balsamo e pietre preziose. Non venne mai più simile olio di balsamo in tale quantità come la regina di Saba ne diede al re Salomone.”

*** w08 1/11 p. 22 Lo sapevate? ***
Quanto oro possedeva il re Salomone?
Le Scritture dicono che Hiram re di Tiro mandò a Salomone quattro tonnellate d’oro, che la regina di Saba gliene diede una quantità analoga e che la flotta di Salomone portò oltre 14 tonnellate d’oro da Ofir. “Il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno”, dice la Bibbia, “ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro”, o più di 22 tonnellate. (1 Re 9:14, 28; 10:10, 14) È una cifra credibile? A quanto ammontavano le riserve auree reali nell’antichità?
Un’antica iscrizione, ritenuta attendibile dagli studiosi, dice che il faraone Tutmosi III d’Egitto (II millennio a.E.V.) offrì circa 12 tonnellate d’oro al tempio di Amon-Ra a Karnak. Nell’VIII secolo a.E.V. il re assiro Tiglat-Pileser III ricevette da Tiro un tributo di oltre quattro tonnellate d’oro e Sargon II offrì in dono agli dèi di Babilonia una quantità d’oro analoga. Secondo quanto viene riferito, il re Filippo II di Macedonia (359-336 a.E.V.) estraeva dalle miniere del Pangeo in Tracia più di 25 tonnellate d’oro all’anno.
Quando il figlio di Filippo, Alessandro Magno (336-323 a.E.V.), conquistò la città persiana di Susa, a quanto si dice portò via circa 1.070 tonnellate d’oro e dall’intera Persia ne portò via più di 6.000 tonnellate. Quindi, paragonata a queste cifre, la descrizione che la Bibbia fa dell’oro del re Salomone non è esagerata.

*** w99 1/7 p. 30 Una visita fruttuosa ***
Poi fece al re costosi regali: soltanto l’oro avrebbe avuto un valore, al cambio attuale, di circa 65.664.000.000 di lire.

*** w99 1/11 pp. 20-21 Quando la generosità abbonda ***
Il suo dono, dice la Bibbia, comprendeva 120 talenti d’oro “e una grandissima quantità d’olio di balsamo e pietre preziose”. Al prezzo d’oggi, solo l’oro valeva circa 76 miliardi di lire. L’olio di balsamo, un olio aromatico e medicinale, era considerato un bene prezioso come l’oro. La Bibbia non dice quanto olio la regina donasse a Salomone, ma precisa che non fu mai più fatto un dono simile. — 1 Re 10:10.

*** g92 22/12 p. 3 La gioia che deriva dal dare ***
La Bibbia menziona diverse occasioni in cui sono stati fatti regali, a volte anche regali estremamente costosi. La regina di Saba, dopo aver visto di persona la sapienza del re Salomone, “diede quindi al re centoventi talenti d’oro e una grandissima quantità d’olio di balsamo e pietre preziose”. (1 Re 10:10) Solo quell’oro aveva un valore che oggi supererebbe i 65 miliardi di lire!

*** it-2 p. 845 Salomone ***
Quindi la regina offrì a Salomone lo splendido dono di 120 talenti d’oro (65.664.000.000 di lire) e un gran numero di pietre preziose, e olio di balsamo in quantità insolitamente grande. Salomone a sua volta le diede tutto quello che chiese, oltre a quello che fu spinto a dare dal suo cuore generoso, forse più di quanto gli aveva portato lei. — 1Re 10:10, 13; 2Cr 9:9, 12.

(1 RE 10:11)

“E la flotta delle navi di Hiram che portavano oro da Ofir portarono da Ofir anche legname di alberi di algum in grandissima quantità e pietre preziose.”

*** it-1 p. 92 Algum ***
ALGUM
(àlgum) [ebr. ʼalgummìm (2Cr 2:8; 9:10, 11); ʼalmuggìm (1Re 10:11, 12)].
Albero incluso nella richiesta di legname fatta da Salomone a Hiram re di Tiro per la costruzione del tempio, e che servì per fare scale e sostegni e anche arpe e strumenti a corda.
Benché non si possa affermarlo con certezza, l’albero di algum è tradizionalmente lo Pterocarpus santalinus, da cui si ottiene il legno di sandalo rosso, oggi presente in India e a Ceylon; altri invece propendono per il Santalum album, da cui si ottiene il sandalo bianco, forse a motivo della dichiarazione di Giuseppe Flavio secondo cui è simile a legno di pino “ma . . . più bianco e più lucido”. (Antichità giudaiche, VIII, 177 [vii, 1]) L’albero che fornisce il sandalo rosso raggiunge altezze di 7,5-9 m e il suo legno è duro, di grana fine, bruno rossiccio e può essere finemente levigato. È ritenuto adatto per fare strumenti musicali del tipo menzionato nella Bibbia. Il legno ha un odore piacevole ed è molto resistente agli insetti.
Attualmente non cresce nel Libano. Comunque la Bibbia non precisa se gli alberi di “algum” fossero originari del Libano o meno. Ad ogni modo Hiram in seguito ritenne opportuno importarli da Ofir dove il legname poteva essere stato importato, dato che Ofir era un centro di scambi fra India, Egitto e altri paesi dell’Africa. (1Re 10:11, 22) La rarità e preziosità del legno consegnato da Hiram è evidente dall’affermazione che “legname di alberi di algum simile a questo non è più venuto né si è più visto fino a questo giorno”. — 1Re 10:12.

*** it-2 p. 447 Oro ***
Ofir era una località da cui Salomone acquistava oro fino. È stato rinvenuto un frammento di terracotta ritenuto dell’VIII secolo a.E.V. con l’iscrizione: “Oro di Ofir a bet horon, trenta sicli”. — 1Re 9:28; 10:11; Gb 28:16; vedi OFIR n. 2.

(1 RE 10:12)

“E col legname degli alberi di algum il re faceva sostegni per la casa di Geova e per la casa del re, e anche arpe e strumenti a corda per i cantori. Legname di alberi di algum simile a questo non è più venuto né si è più visto fino a questo giorno.”

*** it-1 p. 92 Algum ***
ALGUM
(àlgum) [ebr. ʼalgummìm (2Cr 2:8; 9:10, 11); ʼalmuggìm (1Re 10:11, 12)].
Albero incluso nella richiesta di legname fatta da Salomone a Hiram re di Tiro per la costruzione del tempio, e che servì per fare scale e sostegni e anche arpe e strumenti a corda.
Benché non si possa affermarlo con certezza, l’albero di algum è tradizionalmente lo Pterocarpus santalinus, da cui si ottiene il legno di sandalo rosso, oggi presente in India e a Ceylon; altri invece propendono per il Santalum album, da cui si ottiene il sandalo bianco, forse a motivo della dichiarazione di Giuseppe Flavio secondo cui è simile a legno di pino “ma . . . più bianco e più lucido”. (Antichità giudaiche, VIII, 177 [vii, 1]) L’albero che fornisce il sandalo rosso raggiunge altezze di 7,5-9 m e il suo legno è duro, di grana fine, bruno rossiccio e può essere finemente levigato. È ritenuto adatto per fare strumenti musicali del tipo menzionato nella Bibbia. Il legno ha un odore piacevole ed è molto resistente agli insetti.
Attualmente non cresce nel Libano. Comunque la Bibbia non precisa se gli alberi di “algum” fossero originari del Libano o meno. Ad ogni modo Hiram in seguito ritenne opportuno importarli da Ofir dove il legname poteva essere stato importato, dato che Ofir era un centro di scambi fra India, Egitto e altri paesi dell’Africa. (1Re 10:11, 22) La rarità e preziosità del legno consegnato da Hiram è evidente dall’affermazione che “legname di alberi di algum simile a questo non è più venuto né si è più visto fino a questo giorno”. — 1Re 10:12.

(1 RE 10:13)

“E lo stesso re Salomone diede alla regina di Saba tutto ciò che le recava diletto, che essa chiese, oltre a ciò che le diede secondo la larghezza di mano del re Salomone. Dopo ciò essa si volse e se ne andò al suo proprio paese, lei insieme ai suoi servitori.”

*** w99 1/7 p. 31 Una visita fruttuosa ***
Secondo alcuni questa frase significherebbe che la regina ebbe rapporti sessuali con Salomone. Alcune leggende dicono che ebbero perfino un figlio. Tuttavia non c’è nessuna prova che le cose siano andate così.

*** w99 1/7 pp. 30-31 Una visita fruttuosa ***
Anche Salomone fece doni alla regina, dandole “tutto ciò che le recava diletto, che essa chiese”. — 1 Re 10:6-13.

(1 RE 10:14)

“E il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro,”

*** w08 1/11 p. 22 Lo sapevate? ***
Quanto oro possedeva il re Salomone?
Le Scritture dicono che Hiram re di Tiro mandò a Salomone quattro tonnellate d’oro, che la regina di Saba gliene diede una quantità analoga e che la flotta di Salomone portò oltre 14 tonnellate d’oro da Ofir. “Il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno”, dice la Bibbia, “ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro”, o più di 22 tonnellate. (1 Re 9:14, 28; 10:10, 14) È una cifra credibile? A quanto ammontavano le riserve auree reali nell’antichità?
Un’antica iscrizione, ritenuta attendibile dagli studiosi, dice che il faraone Tutmosi III d’Egitto (II millennio a.E.V.) offrì circa 12 tonnellate d’oro al tempio di Amon-Ra a Karnak. Nell’VIII secolo a.E.V. il re assiro Tiglat-Pileser III ricevette da Tiro un tributo di oltre quattro tonnellate d’oro e Sargon II offrì in dono agli dèi di Babilonia una quantità d’oro analoga. Secondo quanto viene riferito, il re Filippo II di Macedonia (359-336 a.E.V.) estraeva dalle miniere del Pangeo in Tracia più di 25 tonnellate d’oro all’anno.
Quando il figlio di Filippo, Alessandro Magno (336-323 a.E.V.), conquistò la città persiana di Susa, a quanto si dice portò via circa 1.070 tonnellate d’oro e dall’intera Persia ne portò via più di 6.000 tonnellate. Quindi, paragonata a queste cifre, la descrizione che la Bibbia fa dell’oro del re Salomone non è esagerata.

*** w98 15/5 p. 3 Un re ricco e sapiente ***
Notate, ad esempio, che il versetto 14 dice: “Il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro”. Questa cifra equivale a 25 tonnellate di oro. Oggi una simile quantità di oro varrebbe oltre 360 miliardi di lire!

*** w96 15/10 pp. 8-9 Esagerata la ricchezza del re Salomone? ***
Esagerata la ricchezza del re Salomone?
“Il peso dell’oro che venne a Salomone in un anno ammontò a seicentosessantasei talenti d’oro”. — 1 Re 10:14.
SECONDO questo versetto biblico, il re Salomone ricevette più di 25 tonnellate di oro in un solo anno! Oggi avrebbero un valore di oltre 360 miliardi di lire. Questa è quasi due volte la quantità di oro estratto dalle miniere di tutto il mondo nel 1800. È possibile? Cosa indicano le testimonianze archeologiche? Indicano che ciò che la Bibbia dice della ricchezza di Salomone è assolutamente plausibile. Un periodico specializzato, Biblical Archaeology Review, afferma:
□ Tutmosi III re d’Egitto (II millennio a.E.V.) offrì circa 13,5 tonnellate di oggetti d’oro al tempio di Amon-Ra, a Karnak, ed era solo una parte del dono.
□ Iscrizioni egiziane menzionano doni per un valore complessivo di circa 383 tonnellate di oro e argento offerti agli dèi dal re Osorkon I (inizi del I millennio a.E.V.).
Inoltre il volume Classical Greece della serie Great Ages of Man riferisce:
□ Le miniere del Pangeo, in Tracia, producevano più di 37 tonnellate di oro all’anno per Filippo II (359-336 a.E.V.).
□ Quando il figlio di Filippo, Alessandro Magno (336-323 a.E.V.), conquistò Susa, capitale dell’impero persiano, vi trovò tesori che ammontavano a ben oltre 1.000 tonnellate di oro. — The New Encyclopædia Britannica.
Perciò la descrizione che la Bibbia fa della ricchezza di Salomone non è inverosimile. Si ricordi, inoltre, che Salomone fu “più grande in ricchezze e sapienza di tutti gli altri re della terra” di quel tempo. — 1 Re 10:23.
Come usò Salomone la sua ricchezza? Il suo trono era rivestito di “oro raffinato”, i suoi calici erano “d’oro”, ed egli possedeva 200 scudi grandi e 300 scudi piccoli di “lega aurea”. (1 Re 10:16-21) Soprattutto l’oro di Salomone fu usato per il tempio di Geova a Gerusalemme. I candelabri del tempio e i sacri utensili, come i forchettoni, le scodelle, le brocche e i bacini, erano d’oro e d’argento. I cherubini che si trovavano nel Santissimo, alti 4,5 metri, l’altare dell’incenso e perfino tutto l’interno della casa erano rivestiti d’oro. — 1 Re 6:20-22; 7:48-50; 1 Cronache 28:17.
Che dire del tempio rivestito d’oro? È interessante notare che nell’antichità l’uso dell’oro a tal fine non era affatto inusuale. Biblical Archaeology Review osserva che Amenofi III re d’Egitto “onorò il grande dio Amun con un tempio a Tebe che era ‘tutto rivestito d’oro, aveva il pavimento adorno d’argento [e] tutti i portali di elettro’”, una lega di oro e argento. Per di più Esar-Addon re d’Assiria (VII secolo a.E.V.) rivestì d’oro le porte e le pareti del santuario di Assur. Riguardo al tempio di Sin ad Haran, Nabonedo re di Babilonia (VI secolo a.E.V.) scrisse: “Ricoprii le sue mura d’oro e d’argento e li feci risplendere come il sole”.
Perciò le testimonianze storiche confermano che la descrizione biblica della ricchezza del re Salomone non è esagerata.

*** it-2 p. 845 Salomone ***
Le entrate annue di Salomone ammontavano a 666 talenti d’oro (ca. 364.435.000.000 di lire), oltre all’argento e all’oro e agli altri beni importati tramite i mercanti. (1Re 10:14, 15; 2Cr 9:13, 14)

(1 RE 10:16)

“E il re Salomone faceva duecento scudi grandi di lega aurea (su ciascuno scudo grande applicava seicento [sicli] d’oro),”

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo piccolo” o brocchiere (ebr. maghèn) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (2Cr 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande, essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone: infatti per ricoprire uno scudo grande ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo. (1Re 10:16, 17; 2Cr 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — 2Cr 14:8; 17:17; 32:5.

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
Dopo avere ultimato la casa, Salomone vi pose 200 scudi grandi di lega aurea, ricoperti ciascuno con 600 sicli d’oro (per un valore di ca. 109.440.000 lire), e 300 scudi piccoli di lega aurea, rivestiti ciascuno con tre mine d’oro (per un valore di ca. 27.360.000 lire). L’oro usato per ricoprire gli scudi grandi e piccoli aveva quindi un valore totale di oltre 30 miliardi di lire. C’erano poi un numero imprecisato di vasi d’oro utilizzati nella casa. (1Re 10:16, 17, 21; 2Cr 9:15, 16, 20) Questi vasi d’oro furono asportati da Sisac re d’Egitto durante il regno di Roboamo, figlio di Salomone.

(1 RE 10:17)

“e trecento scudi piccoli di lega aurea (su ciascuno scudo piccolo applicava tre mine d’oro). Il re li mise quindi nella Casa della Foresta del Libano.”

*** it-1 p. 203 Armi, Armatura ***
Lo “scudo piccolo” o brocchiere (ebr. maghèn) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (2Cr 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande, essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone: infatti per ricoprire uno scudo grande ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo. (1Re 10:16, 17; 2Cr 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — 2Cr 14:8; 17:17; 32:5.

*** it-1 p. 441 Casa della Foresta del Libano ***
Dopo avere ultimato la casa, Salomone vi pose 200 scudi grandi di lega aurea, ricoperti ciascuno con 600 sicli d’oro (per un valore di ca. 109.440.000 lire), e 300 scudi piccoli di lega aurea, rivestiti ciascuno con tre mine d’oro (per un valore di ca. 27.360.000 lire). L’oro usato per ricoprire gli scudi grandi e piccoli aveva quindi un valore totale di oltre 30 miliardi di lire. C’erano poi un numero imprecisato di vasi d’oro utilizzati nella casa. (1Re 10:16, 17, 21; 2Cr 9:15, 16, 20) Questi vasi d’oro furono asportati da Sisac re d’Egitto durante il regno di Roboamo, figlio di Salomone.

(1 RE 10:22)

“Poiché il re aveva una flotta di navi di Tarsis in mare insieme alla flotta delle navi di Hiram. Una volta ogni tre anni la flotta delle navi di Tarsis veniva a portare oro e argento, avorio, e scimmie e pavoni.”

*** w08 1/11 p. 27 “Le navi di Tarsis”: dall’ascesa al declino ***
La “flotta di navi di Tarsis” del re Salomone si associò a quella di Hiram, e partendo probabilmente da Ezion-Gheber compì spedizioni nel Mar Rosso e oltre. — 1 Re 10:22.

*** it-2 p. 509 Pavone ***
All’epoca del re Salomone la sua flotta di navi di Tarsis ogni tre anni portava un carico di “oro e argento, avorio, e scimmie e pavoni”. (1Re 10:22) Anche se alcune navi di Salomone facevano rotta per Ofir (evidentemente nella zona del Mar Rosso; 1Re 9:26-28), in 2 Cronache 9:21 si parla di navi che “andavano a Tarsis” (probabilmente in Spagna) per trasportare le merci suddette, fra cui pavoni. Non si sa quindi con precisione da dove venissero importati i pavoni.

*** it-2 p. 902 Scimmia ***
SCIMMIA
[ebr. qohf].
Le scimmie importate dal re Salomone potevano essere di una specie con la coda lunga che, secondo antichi scrittori, era originaria dell’Etiopia. (1Re 10:22; 2Cr 9:21) Per il fatto che il termine ebraico qohf potrebbe essere affine al sanscrito kapi e che i pavoni erano ritenuti originari dell’Asia sudorientale, si è giunti alla conclusione che le scimmie venissero importate dall’India o da Ceylon per mezzo della flotta di Salomone. Tuttavia gli articoli importati non provenivano necessariamente dal paese d’origine né da un’unica regione, e ci sono prove dell’esistenza di scambi commerciali tra India e Africa anche anteriori all’epoca di Salomone. — Vedi PAVONE; TARSIS n. 4.

*** it-2 p. 1075 Tarsis ***
Rapporti commerciali con Salomone. Gli scambi che i fenici avevano con Tarsis trovano chiara conferma nella storia dell’epoca del re Salomone (circa 13 secoli dopo il Diluvio), quando anche la nazione d’Israele cominciò a occuparsi di commercio marittimo. Nel Mar Rosso Salomone aveva una flotta di navi, il cui equipaggio era costituito in parte da esperti marinai inviati da Hiram, re fenicio di Tiro, che trafficava specialmente col paese di Ofir, ricco di oro. (1Re 9:26-28) In seguito si accenna a “una flotta di navi di Tarsis” che Salomone aveva in mare “insieme alla flotta delle navi di Hiram”; e di queste navi viene detto che ogni tre anni compivano viaggi per importare oro, argento, avorio, scimmie e pavoni. (1Re 10:22) Generalmente si ritiene che l’espressione “navi di Tarsis” col tempo abbia finito per indicare un tipo di navi, definite “grandi imbarcazioni d’alto mare, in grado di fare rotta per Tarsis”. (Brown, Driver e Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, 1980, p. 1077) Per esempio, il nome inglese Indiamen, derivato in origine dalle grandi navi mercantili britanniche impiegate nel commercio con l’India, finì col tempo per indicare qualsiasi nave del genere, indipendentemente dalla sua origine o destinazione. In 1 Re 22:48 si legge pertanto che il re Giosafat (936-911 a.E.V.) “fece navi di Tarsis per andare a Ofir per l’oro”.
In Cronache però viene detto che le navi di Salomone impiegate per i viaggi triennali “andavano a Tarsis” (2Cr 9:21), e inoltre che le navi di Giosafat erano state fatte “per andare a Tarsis” e che, quando fecero naufragio, non avevano più “forza per andare a Tarsis”. (2Cr 20:36, 37) Questo indicherebbe che Ofir non era l’unico porto in cui facevano scalo le “navi di Tarsis” israelite, ma che queste navigavano anche nel Mediterraneo. Ovviamente ciò pone un problema, dal momento che almeno alcune di queste imbarcazioni erano state varate a Ezion-Gheber nel golfo di ʽAqaba. (1Re 9:26) Per entrare nel Mediterraneo dal Mar Rosso le navi avrebbero dovuto raggiungere il Nilo attraverso un canale e di lì arrivare fino al Mediterraneo, oppure avrebbero dovuto circumnavigare il continente africano. Anche se oggi non è assolutamente possibile determinare quali particolari rotte (inclusi i canali) venissero seguite all’epoca di Salomone e di Giosafat, non è detto che per questo si debba considerare inverosimile la descrizione delle loro imprese marittime.

(1 RE 10:27)

“E il re rese l’argento a Gerusalemme come le pietre, e rese il legno di cedro come i sicomori che sono nella Sefela per la gran quantità.”

*** it-1 p. 1157 Giuda, II ***
Immediatamente a E una zona collinare, inframmezzata da numerose vallate, che al S raggiunge un’altitudine di 450 m sul livello del mare. Si tratta della Sefela (bassopiano), regione che nell’antichità era coperta di sicomori. (1Re 10:27) È un bassopiano in confronto con la regione montuosa di Giuda più a E, che ha un’altitudine tra i 600 e i 1000 m o più sul livello del mare.

(1 RE 10:29)

“E un carro di solito saliva ed era esportato dall’Egitto per seicento pezzi d’argento, e un cavallo per centocinquanta; e si faceva in questo modo per tutti i re degli ittiti e i re della Siria. Era per mezzo d’essi che facevano l’esportazione.”

*** g 11/10 p. 16 Un libro degno di fiducia: Parte I ***
Attività commerciali. Geremia, il quale scrisse i libri di Primo e Secondo Re, fornì particolari specifici riguardo alle attività commerciali del re Salomone, che scambiava cavalli e carri da guerra con gli egizi e gli ittiti. La Bibbia afferma che si vendeva un carro “per seicento pezzi d’argento, e un cavallo per centocinquanta”, ovvero un quarto del prezzo del carro. — 1 Re 10:29.
Secondo una fonte, sia lo storico greco Erodoto che i reperti archeologici confermano il fatto che durante il regno di Salomone il commercio di cavalli e carri era fiorente. Infatti “venne fissato un tasso di cambio standard di quattro . . . cavalli per un carro egiziano”, come confermato dai dati del testo biblico. — Archaeology and the Religion of Israel.

*** it-1 p. 452 Cavallo ***
Durante il regno di Salomone, i commercianti del re trafficavano in cavalli e carri. Il prezzo di un cavallo era di 150 pezzi d’argento (513.000 lire, se i pezzi d’argento erano sicli), e il prezzo di un carro era di 600 pezzi d’argento (2.052.000 lire, se si trattava di sicli). — 1Re 10:28, 29; 2Cr 1:16, 17.

(1 RE 11:1)

“E il re Salomone stesso amò molte mogli straniere insieme alla figlia di Faraone, donne moabite, ammonite, edomite, sidonie [e] ittite,”

*** it-1 p. 945 Regni che circondavano Israele, I ***
Fenicia 1Re 11:1, 2, 5; 16:30, 31

(1 RE 11:4)

“E avvenne al tempo in cui Salomone invecchiava che le sue stesse mogli avevano inclinato il suo cuore a seguire altri dèi; e il suo cuore non fu completo presso Geova suo Dio come il cuore di Davide suo padre.”

*** w05 1/7 p. 29 par. 4 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
11:4: Fu a motivo della senilità che nella vecchiaia Salomone divenne infedele? Non sembra sia così. Salomone era molto giovane quando cominciò a regnare e, benché regnasse per 40 anni, non arrivò a un’età molto avanzata. Inoltre non smise completamente di seguire Geova. A quanto pare, tentò di instaurare una specie di unione delle fedi.

*** it-2 p. 846 Salomone ***
Deviazione dalla giustizia. Finché rimase fedele all’adorazione di Geova, Salomone prosperò. Evidentemente pronunciò i suoi proverbi e scrisse il libro di Ecclesiaste e il Cantico dei Cantici, e almeno un salmo (Sl 127), nel periodo in cui servì fedelmente Dio. Tuttavia, a motivo dell’influenza delle mogli straniere, Salomone cominciò a trascurare la legge di Dio. Leggiamo: “E il re Salomone stesso amò molte mogli straniere insieme alla figlia di Faraone, donne moabite, ammonite, edomite, sidonie e ittite, delle nazioni delle quali Geova aveva detto ai figli d’Israele: ‘Non dovete entrare fra loro, ed esse stesse non devono entrare fra voi; davvero inclineranno il vostro cuore a seguire i loro dèi’. Ad esse Salomone si tenne stretto per amarle. Ed ebbe settecento mogli, principesse, e trecento concubine; e un po’ alla volta le sue mogli inclinarono il suo cuore. E avvenne al tempo in cui Salomone invecchiava che le sue stesse mogli avevano inclinato il suo cuore a seguire altri dèi; e il suo cuore non fu completo presso Geova suo Dio come il cuore di Davide suo padre. E Salomone andava dietro ad Astoret la dea dei sidoni e dietro a Milcom la cosa disgustante degli ammoniti. E Salomone faceva ciò che era male agli occhi di Geova, e non seguì Geova pienamente come Davide suo padre. Fu allora che Salomone edificava un alto luogo a Chemos, la cosa disgustante di Moab, sul monte che era di fronte a Gerusalemme, e a Molec, la cosa disgustante dei figli di Ammon. E in questo modo fece per tutte le sue mogli straniere che facevano fumo di sacrificio e sacrificavano ai loro dèi”. — 1Re 11:1-8.
Anche se questo avvenne “al tempo in cui Salomone invecchiava”, non si deve supporre che la sua deviazione fosse dovuta a senilità, poiché Salomone era abbastanza giovane quando salì al trono, e regnò per 40 anni. (1Cr 29:1; 2Cr 9:30) La Bibbia non dice che Salomone abbia abbandonato completamente l’adorazione presso il tempio e la relativa offerta di sacrifici. A quanto pare cercò di instaurare una specie di unione delle fedi, per accontentare le mogli straniere. Per questo “Geova si adirò contro Salomone, perché il suo cuore si era sviato da Geova l’Iddio d’Israele, colui che gli era apparso due volte”. Geova informò Salomone che, di conseguenza, gli avrebbe strappato parte del regno, anche se non ai suoi giorni, per rispetto verso Davide e per amore di Gerusalemme. L’avrebbe fatto invece ai giorni di suo figlio, lasciandogli solo una tribù (oltre a Giuda), la tribù di Beniamino. — 1Re 11:9-13.

(1 RE 11:7)

“Fu allora che Salomone edificava un alto luogo a Chemos, la cosa disgustante di Moab, sul monte che era di fronte a Gerusalemme, e a Molec, la cosa disgustante dei figli di Ammon.”

*** it-2 p. 317 Monte degli Ulivi ***
Là, “a destra [sud] del monte della Rovina”, il re Salomone costruì alti luoghi per l’adorazione idolatrica, che poi il re Giosia rese non idonei all’adorazione. (1Re 11:7; 2Re 23:13, nt.)

(1 RE 11:13)

“Solo non strapperò tutto il regno. Darò a tuo figlio una sola tribù, per amore di Davide mio servitore e per amore di Gerusalemme che io ho scelto”.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
LA DIVISIONE DEL REGNO
ERANO trascorsi solo 120 anni da che Saul era diventato il primo re di Israele, quando la nazione si spaccò in due. Perché? Per l’apostasia del re Salomone. Volendo far cosa gradita alle sue mogli straniere, Salomone edificò ‘alti luoghi’ in onore di falsi dèi, introducendo così nel paese la più sfacciata idolatria. Questa unione delle fedi era detestabile agli occhi di Geova. Nondimeno, per lealtà verso il patto concluso con Davide, Dio non pose fine alla dinastia davidica. Decretò invece il distacco di parte della nazione. — 1Re 11:7-13.
La secessione avvenne nel 997 a.E.V. quando il comportamento ostinato di Roboamo, figlio di Salomone, spinse dieci tribù a ribellarsi e a formare un regno situato in gran parte nel nord del paese, ma comprendente anche enclavi simeonite nel territorio di Giuda. Solo le tribù di Beniamino e Levi rimasero fedeli al regno meridionale di Giuda.

(1 RE 11:26)

“E c’era Geroboamo figlio di Nebat efraimita di Zereda, servitore di Salomone, e il nome di sua madre era Zerua, una vedova. Anche lui alzava la mano contro il re.”

*** it-1 p. 1047 Geroboamo ***
1. Primo re del regno delle dieci tribù d’Israele; figlio di Nebat, uno dei funzionari di Salomone del villaggio di Zereda, della tribù di Efraim. A quanto pare Geroboamo rimase orfano in tenera età e fu allevato dalla madre vedova, Zerua. — 1Re 11:26.

(1 RE 11:27)

“E questa è la ragione per cui alzò la mano contro il re: Salomone stesso aveva edificato il Terrapieno. Aveva chiuso la breccia della Città di Davide suo padre.”

*** it-2 p. 844 Salomone ***
Inoltre Salomone fortificò il Terrapieno, eretto da Davide. E chiuse “la breccia della Città di Davide”. (1Re 11:27) Questo si può riferire alla costruzione o estensione delle “mura di Gerusalemme tutt’intorno”. (1Re 3:1)

(1 RE 11:36)

“E a suo figlio darò una sola tribù, affinché Davide mio servitore continui ad avere sempre una lampada dinanzi a me a Gerusalemme, città che mi sono scelto per porvi il mio nome.”

*** it-1 p. 1058 Gerusalemme ***
Era l’unica città di tutta la terra su cui Geova Dio aveva posto il suo nome. (1Re 11:36) Dopo che vi fu trasferita l’arca del patto, simbolo della presenza di Dio, e ancor più quando vi fu costruito il santuario del tempio, o casa di Dio, Gerusalemme diventò figurativamente la “dimora” di Geova, il suo “luogo di riposo”. (Sl 78:68, 69; 132:13, 14; 135:21; cfr. 2Sa 7:1-7, 12, 13).

(1 RE 11:38)

“E deve avvenire che, se ubbidisci a tutto ciò che ti comanderò, e davvero cammini nelle mie vie e realmente fai ciò che è retto ai miei occhi osservando i miei statuti e i miei comandamenti, proprio come fece Davide mio servitore, allora anch’io certamente mostrerò d’essere con te, e certamente ti edificherò una casa durevole, proprio come l’ho edificata a Davide, e certamente ti darò Israele.”

*** it-1 p. 1047 Geroboamo ***
In seguito il profeta di Dio Ahia diede una sorprendente notizia a Geroboamo. Dopo essersi strappato il mantello nuovo in 12 pezzi, il profeta gli disse di prenderne dieci, a indicare che Geova avrebbe diviso in due parti il regno di Salomone e lui, Geroboamo, sarebbe diventato re di dieci tribù. Questa divisione però doveva riguardare solo il governo e non costituire anche un allontanamento dalla vera adorazione che aveva il suo centro nel tempio di Gerusalemme, la capitale del regno meridionale. Geova Dio assicurò a Geroboamo che avrebbe benedetto e fatto prosperare il suo regno e gli avrebbe edificato una casa o discendenza permanente, a patto che lui osservasse le sue leggi e i suoi comandamenti. — 1Re 11:29-38.

(1 RE 11:40)

“E Salomone cercava di mettere a morte Geroboamo. Geroboamo dunque si levò e fuggiva in Egitto da Sisac re d’Egitto, e restò in Egitto fino alla morte di Salomone.”

*** w05 1/7 p. 30 par. 5 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
11:30-40. Il re Salomone cercò di uccidere Geroboamo a motivo di ciò che Ahia aveva profetizzato riguardo a Geroboamo. Ben diverso era stato il comportamento del re circa 40 anni prima, quando si era rifiutato di vendicarsi di Adonia e di altri cospiratori. (1 Re 1:50-53) Il suo atteggiamento era cambiato perché si era allontanato da Geova.

*** it-1 p. 1047 Geroboamo ***
In seguito il profeta di Dio Ahia diede una sorprendente notizia a Geroboamo. Dopo essersi strappato il mantello nuovo in 12 pezzi, il profeta gli disse di prenderne dieci, a indicare che Geova avrebbe diviso in due parti il regno di Salomone e lui, Geroboamo, sarebbe diventato re di dieci tribù. Questa divisione però doveva riguardare solo il governo e non costituire anche un allontanamento dalla vera adorazione che aveva il suo centro nel tempio di Gerusalemme, la capitale del regno meridionale. Geova Dio assicurò a Geroboamo che avrebbe benedetto e fatto prosperare il suo regno e gli avrebbe edificato una casa o discendenza permanente, a patto che lui osservasse le sue leggi e i suoi comandamenti. — 1Re 11:29-38.
Forse informato di questi avvenimenti, Salomone cercò di uccidere Geroboamo. Ma egli fuggì in Egitto dove, protetto dal faraone Sisac, rimase al sicuro fino alla morte di Salomone. — 1Re 11:40.

(1 RE 11:43)

“Quindi Salomone giacque con i suoi antenati, e fu sepolto nella Città di Davide suo padre; e Roboamo suo figlio regnava in luogo di lui.”

*** w05 15/7 p. 31 Domande dai lettori ***
Le persone fedeli di cui si parla nel capitolo 11 di Ebrei sono quindi nello Sceol, o Ades, in attesa della risurrezione. Fra queste troviamo Abraamo, Mosè e Davide, leali servitori di Dio. Vediamo ora cosa dice la Bibbia riguardo alla loro morte. Geova disse ad Abraamo: “In quanto a te, andrai dai tuoi antenati in pace; sarai sepolto in buona vecchiaia”. (Genesi 15:15) A Mosè disse: “Ecco, stai per andare a giacere con i tuoi antenati”. (Deuteronomio 31:16) Parlando di Davide, padre di Salomone, la Bibbia dice: “Davide giacque quindi con i suoi antenati e fu sepolto nella Città di Davide”. (1 Re 2:10) Perciò dire che una persona ‘giace con i propri antenati’ è un modo per dire che è andata nello Sceol.
Cosa accadde a Salomone quando morì? La Bibbia risponde: “I giorni che Salomone aveva regnato a Gerusalemme su tutto Israele furono quarant’anni. Quindi Salomone giacque con i suoi antenati, e fu sepolto nella Città di Davide suo padre”. (1 Re 11:42, 43) Sembra perciò ragionevole concludere che Salomone si trovi nello Sceol, o Ades, in attesa di essere risuscitato.

SETTIMANA DEL 20 LUGLIO: Lettura della Bibbia: 1 Re 12-14


(1 RE 12:1)

“E Roboamo andava a Sichem, poiché fu a Sichem che tutto Israele venne a farlo re.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Sichem 1Re 12:1, 25

(1 RE 12:5)

“A ciò egli disse loro: “Andatevene per tre giorni e tornate da me”. Il popolo dunque se ne andò.”

*** it-1 p. 1128 Giorno ***
A volte gli ebrei usavano l’espressione ‘giorno e notte’ per indicare solo parte di un giorno solare di 24 ore. Per esempio in 1 Re 12:5, 12 si legge che Roboamo disse a Geroboamo e agli israeliti di ‘andarsene per tre giorni’ e poi tornare da lui. Che non intendesse dire tre giorni interi di 24 ore ma, piuttosto, parte di ciascuno dei tre giorni, si capisce dal fatto che il popolo tornò da lui “il terzo giorno”.

(1 RE 12:10)

“A loro volta i giovani che erano cresciuti con lui gli parlarono, dicendo: “Ecco ciò che devi dire a questo popolo che ti ha parlato, dicendo: ‘Tuo padre, da parte sua, rese pesante il nostro giogo, ma, in quanto a te, rendicelo più leggero’; devi proferire loro questo: ‘Il mio proprio mignolo sarà certamente più grosso dei fianchi di mio padre.”

*** it-1 p. 707 Dito ***
Quando una delegazione chiese al re Roboamo di rendere più leggero il peso del servizio imposto da suo padre Salomone, i compagni del re gli consigliarono di rispondere che ‘il suo mignolo sarebbe stato più grosso dei fianchi di suo padre’, metafora indicante che avrebbe posto su di loro un carico molto più pesante. (1Re 12:4, 10, 11) Il termine ebraico qui tradotto “mignolo” deriva da un verbo che significa “essere piccolo, poco, minimo”.

(1 RE 12:11)

“E ora mio padre, da parte sua, caricò su di voi un giogo pesante; ma io, da parte mia, aggiungerò al vostro giogo. Mio padre, da parte sua, vi castigò con fruste, ma io, da parte mia, vi castigherò con flagelli’”.”

*** it-2 p. 554 Percosse ***
Uso figurativo. Il re Roboamo, per dire che intendeva governare in maniera più severa di suo padre Salomone, paragonò metaforicamente il proprio governo alla flagellazione e quello del padre alle semplici frustate. (In ebraico la parola per “flagelli” [ʽaqrabbìm] significa letteralmente “scorpioni”, e si riferisce probabilmente a una sferza nodosa o con estremità acuminate come pungiglioni di scorpione, o forse fatta di ramoscelli nodosi o spinosi). — 1Re 12:11-14, nt.

*** it-2 p. 903 Scorpione ***
In 1 Re 12:11, 14 e in 2 Cronache 10:11, 14, il termine ebraico ʽaqrabbìm, reso “flagelli”, letteralmente significa “scorpioni”. Lo strumento punitivo cui si allude poteva essere una sferza munita di punte acuminate.

(1 RE 12:12)

“E Geroboamo e tutto il popolo venivano da Roboamo il terzo giorno, proprio come il re aveva parlato, dicendo: “Tornate da me il terzo giorno”.”

*** it-1 p. 1128 Giorno ***
A volte gli ebrei usavano l’espressione ‘giorno e notte’ per indicare solo parte di un giorno solare di 24 ore. Per esempio in 1 Re 12:5, 12 si legge che Roboamo disse a Geroboamo e agli israeliti di ‘andarsene per tre giorni’ e poi tornare da lui. Che non intendesse dire tre giorni interi di 24 ore ma, piuttosto, parte di ciascuno dei tre giorni, si capisce dal fatto che il popolo tornò da lui “il terzo giorno”.

(1 RE 12:14)

“E continuò a parlare loro secondo il consiglio dei giovani, dicendo: “Mio padre, da parte sua, rese il vostro giogo pesante, ma io, da parte mia, aggiungerò al vostro giogo. Mio padre, da parte sua, vi castigò con fruste, ma io, da parte mia, vi castigherò con flagelli”.”

*** it-2 p. 554 Percosse ***
Uso figurativo. Il re Roboamo, per dire che intendeva governare in maniera più severa di suo padre Salomone, paragonò metaforicamente il proprio governo alla flagellazione e quello del padre alle semplici frustate. (In ebraico la parola per “flagelli” [ʽaqrabbìm] significa letteralmente “scorpioni”, e si riferisce probabilmente a una sferza nodosa o con estremità acuminate come pungiglioni di scorpione, o forse fatta di ramoscelli nodosi o spinosi). — 1Re 12:11-14, nt.

*** it-2 p. 903 Scorpione ***
In 1 Re 12:11, 14 e in 2 Cronache 10:11, 14, il termine ebraico ʽaqrabbìm, reso “flagelli”, letteralmente significa “scorpioni”. Lo strumento punitivo cui si allude poteva essere una sferza munita di punte acuminate.

(1 RE 12:25)

“E Geroboamo edificava Sichem nella regione montagnosa di Efraim e vi dimorava. Quindi uscì di là ed edificò Penuel.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Sichem 1Re 12:1, 25

(1 RE 12:28)

“Di conseguenza il re prese consiglio e fece due vitelli d’oro e disse al popolo: “È troppo per voi salire a Gerusalemme. Ecco il tuo Dio, o Israele, che ti fece salire dal paese d’Egitto”.”

*** it-1 p. 237 Astrologi ***
Molec e l’astrologia in Israele. Ci sono prove che l’astrologia era strettamente legata al culto di Molec, dio a volte raffigurato con testa di toro. Il toro era adorato da babilonesi, cananei, egiziani e altri come simbolo dei loro dèi: Marduc, Molec, Baal, ecc. Il Toro era uno dei più importanti segni dello zodiaco. Il dio-sole era spesso rappresentato da tori, le cui corna rappresentavano i raggi, mentre il grande potere riproduttivo del toro rappresentava il potere del sole “datore di vita”. Alla femmina, la vacca, era tributato pari onore quale simbolo di Ishtar o Astarte, come veniva chiamata. Perciò quando Aaronne e Geroboamo introdussero in Israele un’adorazione simile (l’adorazione dei vitelli) questo fu senz’altro un grave peccato agli occhi di Geova. — Eso 32:4, 8; De 9:16; 1Re 12:28-30; 2Re 10:29.
L’apostata regno delle dieci tribù d’Israele fu denunciato per aver adottato il culto dell’astrologia, infatti “lasciavano tutti i comandamenti di Geova loro Dio e si facevano statue di metallo fuso, due vitelli, e facevano un palo sacro, e si inchinavano davanti a tutto l’esercito dei cieli e servivano Baal; e continuarono a far passare i loro figli e le loro figlie attraverso il fuoco e a praticare la divinazione e a cercare presagi”. — 2Re 17:16, 17.

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Betel 1Re 12:28, 29

*** it-2 p. 1210 Vitello ***
Il primo re del regno delle dieci tribù, Geroboamo, fece fare due vitelli d’oro, per timore che i sudditi, continuando a salire a Gerusalemme per adorare, si ribellassero e tornassero alla casa di Davide. (1Re 12:26-28) La Bibbia non rivela in che misura Geroboamo, nello scegliere un vitello per rappresentare Geova, fosse influenzato dalla precedente adorazione del vitello in Israele, da ciò che aveva osservato mentre era in Egitto (1Re 12:2), o dalla religione dei cananei e di altri che spesso rappresentavano i loro dèi sopra un animale, ad esempio un toro.

(1 RE 12:29)

“Pose quindi l’uno a Betel, e l’altro lo mise a Dan.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Betel 1Re 12:28, 29

(1 RE 12:30)

“E questa cosa divenne causa di peccato, e il popolo andava davanti all’uno fino a Dan.”

*** it-1 p. 237 Astrologi ***
Molec e l’astrologia in Israele. Ci sono prove che l’astrologia era strettamente legata al culto di Molec, dio a volte raffigurato con testa di toro. Il toro era adorato da babilonesi, cananei, egiziani e altri come simbolo dei loro dèi: Marduc, Molec, Baal, ecc. Il Toro era uno dei più importanti segni dello zodiaco. Il dio-sole era spesso rappresentato da tori, le cui corna rappresentavano i raggi, mentre il grande potere riproduttivo del toro rappresentava il potere del sole “datore di vita”. Alla femmina, la vacca, era tributato pari onore quale simbolo di Ishtar o Astarte, come veniva chiamata. Perciò quando Aaronne e Geroboamo introdussero in Israele un’adorazione simile (l’adorazione dei vitelli) questo fu senz’altro un grave peccato agli occhi di Geova. — Eso 32:4, 8; De 9:16; 1Re 12:28-30; 2Re 10:29.
L’apostata regno delle dieci tribù d’Israele fu denunciato per aver adottato il culto dell’astrologia, infatti “lasciavano tutti i comandamenti di Geova loro Dio e si facevano statue di metallo fuso, due vitelli, e facevano un palo sacro, e si inchinavano davanti a tutto l’esercito dei cieli e servivano Baal; e continuarono a far passare i loro figli e le loro figlie attraverso il fuoco e a praticare la divinazione e a cercare presagi”. — 2Re 17:16, 17.

(1 RE 12:32)

“E Geroboamo proseguì, facendo una festa nell’ottavo mese il quindicesimo giorno del mese, come la festa che era in Giuda, per fare offerte sopra l’altare che aveva fatto a Betel, per sacrificare ai vitelli che aveva fatto; e mise in servizio a Betel i sacerdoti degli alti luoghi che aveva fatto.”

*** it-1 p. 378 Bul ***
Dopo l’esodo dall’Egitto, bul diventò l’ottavo mese del calendario sacro, e in questo mese Salomone portò a termine la costruzione del tempio a Gerusalemme. (1Re 6:38) Geroboamo, fondatore del separatista regno settentrionale d’Israele, fece arbitrariamente di questo mese un mese festivo, come parte del piano per distogliere l’attenzione del popolo da Gerusalemme e dalle sue feste. — 1Re 12:26, 31-33.

*** it-1 p. 917 Festa delle capanne ***
Tra parentesi, è interessante notare che Geroboamo, il quale si separò da Roboamo figlio di Salomone e diventò re del regno settentrionale delle dieci tribù, celebrava (nell’ottavo mese, non nel settimo) una specie di festa delle capanne, a quanto pare per tenere lontane da Gerusalemme le tribù. Ma naturalmente i sacrifici venivano offerti ai vitelli d’oro che aveva eretti contravvenendo al comando di Geova. — 1Re 12:31-33.

(1 RE 12:33)

“E faceva offerte sopra l’altare che aveva fatto a Betel il quindicesimo giorno dell’ottavo mese, nel mese che aveva inventato da sé; e faceva una festa per i figli d’Israele e faceva offerte sopra l’altare per fare fumo di sacrificio.”

*** it-1 p. 917 Festa delle capanne ***
Tra parentesi, è interessante notare che Geroboamo, il quale si separò da Roboamo figlio di Salomone e diventò re del regno settentrionale delle dieci tribù, celebrava (nell’ottavo mese, non nel settimo) una specie di festa delle capanne, a quanto pare per tenere lontane da Gerusalemme le tribù. Ma naturalmente i sacrifici venivano offerti ai vitelli d’oro che aveva eretti contravvenendo al comando di Geova. — 1Re 12:31-33.

(1 RE 13:1)

“Ed ecco, c’era un uomo di Dio che era venuto per la parola di Geova da Giuda a Betel, mentre Geroboamo stava presso l’altare per fare fumo di sacrificio.”

*** it-1 p. 102 Alti luoghi ***
Circa 100 anni dopo, Giosia, fedele re di Giuda, abbatté l’altare e l’alto luogo di Betel e sconsacrò l’altare bruciandovi sopra ossa umane. Eliminò pure tutte le case degli alti luoghi nelle città della Samaria, sacrificò (uccise) tutti i sacerdoti degli alti luoghi e bruciò ossa umane sopra gli altari. (2Re 23:15-20) Questo adempì una profezia pronunciata oltre 300 anni prima da un non meglio identificato “uomo di Dio”. — 1Re 13:1, 2.

(1 RE 13:2)

“Allora gridò contro l’altare, per la parola di Geova, e disse: “O altare, altare, Geova ha detto questo: ‘Ecco, un figlio nato alla casa di Davide, il cui nome è Giosia! Ed egli certamente sacrificherà su di te i sacerdoti degli alti luoghi che fanno su di te fumo di sacrificio, e brucerà su di te ossa di uomini’”.”

*** it-1 p. 102 Alti luoghi ***
Circa 100 anni dopo, Giosia, fedele re di Giuda, abbatté l’altare e l’alto luogo di Betel e sconsacrò l’altare bruciandovi sopra ossa umane. Eliminò pure tutte le case degli alti luoghi nelle città della Samaria, sacrificò (uccise) tutti i sacerdoti degli alti luoghi e bruciò ossa umane sopra gli altari. (2Re 23:15-20) Questo adempì una profezia pronunciata oltre 300 anni prima da un non meglio identificato “uomo di Dio”. — 1Re 13:1, 2.

*** it-1 p. 350 Betel ***
Giosia distrusse il luogo dell’adorazione idolatrica a Betel, e bruciò sull’altare le ossa prese dalle tombe vicine, sconsacrandolo così in adempimento della profezia pronunciata dall’“uomo del vero Dio” più di tre secoli prima. L’unica tomba risparmiata fu quella dell’“uomo del vero Dio”, e quindi furono risparmiate anche le ossa del vecchio profeta che erano nella stessa tomba. — 2Re 22:3; 23:15-18; 1Re 13:2, 29-32.

*** it-2 p. 645 Prescienza, Preordinazione ***
La profezia di Geova relativa a Giosia richiedeva che un discendente di Davide venisse chiamato così, e prediceva che questi sarebbe intervenuto contro la falsa adorazione nella città di Betel. (1Re 13:1, 2) Più di tre secoli dopo, un re con quel nome adempì questa profezia. (2Re 22:1; 23:15, 16) Egli però non prestò ascolto alle “parole di Neco dalla bocca di Dio”, e di conseguenza venne ucciso. (2Cr 35:20-24) Quindi, pur essendo stato preconosciuto da Dio e preordinato a svolgere un’opera particolare, Giosia era libero di decidere se prestare ascolto al consiglio o ignorarlo.

(1 RE 13:7)

“E il re proseguì, dicendo all’uomo del [vero] Dio: “Vieni con me a casa, sì, e prendi ristoro, e lascia che ti dia un dono”.”

*** w08 15/8 pp. 8-9 parr. 4-7 Rimaniamo leali con un cuore completo ***
4 Geroboamo dice quindi all’uomo del vero Dio: “Vieni con me a casa, sì, e prendi ristoro, e lascia che ti dia un dono”. (1 Re 13:7) Cosa deve fare ora il profeta? Accettare l’ospitalità del re dopo avergli trasmesso un messaggio di condanna? (Sal. 119:113) O rifiutare l’invito del re, anche se questi sembra provare rimorso? Di sicuro Geroboamo ha i mezzi per ricoprire i suoi amici di doni costosi. Se il profeta di Dio sotto sotto coltiva il desiderio di cose materiali, probabilmente l’offerta del re è una bella tentazione. Ma Geova aveva comandato al profeta: “Non devi mangiare pane né bere acqua, e non devi tornare per la via per la quale sei andato”. Perciò il profeta dà una risposta inequivocabile: “Se tu mi dessi metà della tua casa non verrei con te e non mangerei pane né berrei acqua in questo luogo”. Poi lascia Betel, prendendo un’altra via. (1 Re 13:8-10) Cosa impariamo dalla decisione del profeta riguardo alla sincera lealtà? — Rom. 15:4.
Sappiatevi accontentare
5 Può sembrare che il materialismo non chiami in causa la lealtà, invece sì. Confidiamo nella promessa di Geova di provvederci quello di cui abbiamo realmente bisogno? (Matt. 6:33; Ebr. 13:5) Piuttosto che cercare di ottenere a qualsiasi costo alcune delle cose che renderebbero la vita “migliore” ma che al momento non possiamo permetterci, possiamo vivere senza? (Leggi Filippesi 4:11-13). Siamo tentati di fare a meno di privilegi teocratici pur di ottenere subito quello che vogliamo? Il leale servizio che rendiamo a Geova ha il primo posto nella nostra vita? La risposta dipende in gran parte da questo: se serviamo Dio con tutto il cuore oppure no. L’apostolo Paolo scrisse: “È un mezzo di grande guadagno, questa santa devozione con autosufficienza. Poiché non abbiamo portato nulla nel mondo, e non ne possiamo portare fuori nulla. Quindi, avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. — 1 Tim. 6:6-8.
6 Per esempio il datore di lavoro potrebbe offrirci una promozione che significherebbe uno stipendio più alto e altri vantaggi. O forse ci siamo resi conto che andando a lavorare in un’altra nazione o in un’altra regione guadagneremmo di più. Sulle prime, opportunità del genere potrebbero sembrarci benedizioni di Geova. Ma, prima di decidere, non sarebbe il caso di esaminare i nostri motivi? La domanda più importante dovrebbe essere: “Come influirà la mia decisione sulla relazione che ho con Geova?”
7 Il sistema di Satana non fa che esaltare il materialismo. (Leggi 1 Giovanni 2:15, 16). L’obiettivo del Diavolo è corrompere il nostro cuore. Per questa ragione dobbiamo essere desti a riconoscere ed estirpare dal cuore i desideri materialistici. (Riv. 3:15-17) Quando Satana gli offrì tutti i regni del mondo, Gesù non esitò a rifiutarli. (Matt. 4:8-10) Avvertì: “Tenete gli occhi aperti e guardatevi da ogni sorta di concupiscenza, perché anche quando uno ha abbondanza la sua vita non dipende dalle cose che possiede”. (Luca 12:15) La lealtà ci permetterà di confidare in Geova anziché in noi stessi.

(1 RE 13:18)

“A ciò gli disse: “Anch’io sono profeta come te, e un angelo stesso mi ha parlato per la parola di Geova, dicendo: ‘Fallo tornare con te alla tua casa perché mangi pane e beva acqua’”. (Lo ingannò).”

*** w08 15/8 p. 9 Rimaniamo leali con un cuore completo ***
Un vecchio profeta “lo ingannò”
8 Se il profeta di Dio avesse proseguito il suo viaggio verso casa, tutto sarebbe andato bene. Quasi subito, invece, si presenta un’altra prova. “Un certo vecchio profeta dimorava a Betel”, dice la Bibbia, “e i suoi figli ora vennero a narrargli” i fatti accaduti quel giorno. Dopo aver ascoltato, il vecchio chiede loro di sellargli un asino col quale raggiungere il profeta di Dio. Dopo non molto lo trova che si riposa sotto un grosso albero e gli dice: “Vieni con me a casa e mangia del pane”. L’uomo del vero Dio declina l’invito, ma il vecchio replica: “Anch’io sono profeta come te, e un angelo stesso mi ha parlato per la parola di Geova, dicendo: ‘Fallo tornare con te alla tua casa perché mangi pane e beva acqua’”. Ma, come spiegano le Scritture, “lo ingannò”. — 1 Re 13:11-18.
9 Non sappiamo quali motivi spingessero il vecchio profeta, comunque mentì. Forse anche lui un tempo era stato un fedele profeta di Geova, però ora agiva in modo ingannevole. Nelle Scritture tale comportamento è severamente condannato. (Leggi Proverbi 3:32). Chi ricorre all’inganno danneggia non solo la propria spiritualità ma spesso anche quella altrui.
“Tornò” con il vecchio profeta
10 Il profeta di Giuda avrebbe dovuto annusare l’inganno del vecchio profeta. Avrebbe potuto chiedersi: ‘Perché mai Geova manderebbe un angelo da qualcun altro con delle nuove istruzioni per me?’ Avrebbe potuto chiedere a Geova direttive più chiare, ma le Scritture non indicano che l’abbia fatto.

(1 RE 13:32)

“Poiché immancabilmente si avvererà la parola che egli gridò per la parola di Geova contro l’altare che è a Betel e contro tutte le case degli alti luoghi che sono nelle città di Samaria”.”

*** it-2 p. 850 Samaria ***
2. Il territorio del regno settentrionale delle dieci tribù d’Israele. Il nome della capitale, Samaria, a volte indicava l’intera regione. Per esempio, quando Acab veniva chiamato “re di Samaria”, non era inteso nel senso ristretto di re della città soltanto, ma in quello più ampio di re delle dieci tribù. (1Re 21:1) Similmente le “città di Samaria” erano le varie città di tutte le dieci tribù, non i villaggi raggruppati intorno alla capitale. (2Re 23:19; questa stessa espressione, riportata in 1Re 13:32 come se fosse usata prima che la città di Samaria venisse costruita, se non è profetica, può essere stata introdotta dal compilatore del libro dei Re). La carestia che dilagava “in Samaria” ai giorni di Acab si era estesa a tutto il regno della Samaria e anche alla Fenicia, almeno dalla valle del torrente Cherit a E del Giordano fino a Zarefat sul Mediterraneo. (1Re 17:1-12; 18:2, 5, 6) Anche la promessa di restaurazione relativa ai “monti di Samaria” doveva certo includere l’intera regione della Samaria. — Ger 31:5.

(1 RE 14:11)

“Chi [della casa] di Geroboamo muore nella città lo mangeranno i cani; e chi muore nel campo lo mangeranno i volatili dei cieli, perché Geova stesso ha parlato”’.”

*** it-1 p. 410 Cane ***
I cani, come certi uccelli, si nutrivano di carogne, specie nelle città. La Legge ordinava di gettare ai cani la carne che era stata sbranata da un animale selvatico. (Eso 22:31) A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24)

(1 RE 14:13)

“E tutto Israele in realtà gli farà lamento e lo seppellirà, perché questo è il solo [della casa] di Geroboamo che entrerà in un luogo di sepoltura; per la ragione che qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui nella casa di Geroboamo.”

*** w10 1/7 p. 29 Egli cerca il bene nelle persone ***
1 RE 14:13
“GEOVA scruta tutti i cuori, e discerne ogni inclinazione dei pensieri”. (1 Cronache 28:9) Tali parole ispirate dovrebbero riempirci di gratitudine per il profondo interesse che Geova rivela nei nostri confronti. Egli cerca il bene nel nostro cuore anche se siamo tutt’altro che perfetti. Questo emerge chiaramente da ciò che disse riguardo ad Abia, come riportato in 1 Re 14:13.
Abia apparteneva a una famiglia malvagia. Suo padre Geroboamo era il capostipite di una dinastia apostata. Geova intendeva spazzare via la casa di Geroboamo, “proprio come si spazza lo sterco finché scompaia”. (1 Re 14:10) Su suo ordine, comunque, un componente della famiglia di Geroboamo, Abia, il quale era gravemente malato, avrebbe ricevuto una sepoltura onorevole. Perché? Dio spiegò: “Qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui nella casa di Geroboamo”. (1 Re 14:1, 12, 13) Cosa ci rivelano queste parole riguardo ad Abia?
La Bibbia non dice che Abia fosse un fedele adoratore di Dio. Eppure c’era qualcosa di buono in lui. Si trattava di qualcosa di buono “verso Geova”, e forse aveva a che fare con l’adorazione. Secondo fonti rabbiniche, Abia avrebbe fatto un pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme o avrebbe tolto le guardie che suo padre aveva appostato per impedire agli israeliti di andarvi.
Questo qualcosa di buono, anche se non ne conosciamo l’esatta natura, era degno di nota. Prima di tutto era genuino. Era “in lui”, cioè nel suo cuore. In secondo luogo era fuori del comune. Abia diede prova che in lui c’era qualcosa di buono anche se era cresciuto “nella casa di Geroboamo”. Uno studioso dice: “Sono meritevoli di grande lode gli uomini che continuano a essere buoni anche se vivono nelle famiglie e nei luoghi più malfamati”. Un altro afferma che la bontà di Abia “spiccava . . . come le stelle che rifulgono di più quando il cielo è scuro e come i cedri che sono più belli quando sono circondati da alberi spogli”.
L’aspetto più importante è che le parole di 1 Re 14:13 ci insegnano un particolare molto bello riguardo a Geova e a ciò che egli cerca in noi. Ricordiamo che qualcosa di buono fu “trovato in” Abia. A quanto pare Geova esaminò il cuore di Abia finché non vi trovò una traccia di bontà. Per dirla con le parole di uno studioso, in paragone con i suoi familiari, Abia fu l’unica perla “in un mucchio di sassolini”. Geova apprezzò molto tale bontà e la ricompensò accordando una certa misericordia a un unico componente di quella famiglia malvagia.
Non è rassicurante sapere che Geova, nonostante le nostre imperfezioni, cerca il bene in noi e lo apprezza? (Salmo 130:3) Questo dovrebbe spingerci ad avvicinarci maggiormente a lui, l’Iddio che esamina attentamente il nostro cuore alla ricerca di ogni traccia di bontà, per quanto piccola possa essere.
[Note in calce]
Geroboamo aveva introdotto nel regno settentrionale delle dieci tribù di Israele l’adorazione idolatrica dei vitelli affinché i suoi sudditi non andassero ad adorare Geova nel tempio di Gerusalemme.
Nei tempi biblici, il fatto che venisse negata una sepoltura dignitosa era considerato un segno di disapprovazione divina. — Geremia 25:32, 33.

*** w05 1/7 p. 31 par. 4 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
14:13. Geova ci scruta per trovare quello che c’è di buono in noi. Per quanto insignificante possa essere quel qualcosa di buono, può farlo crescere se facciamo del nostro meglio per servirlo.

*** cl cap. 24 p. 244 par. 11 Niente può “separarci dall’amore di Dio” ***
11 Terzo, mentre ci esamina, Geova ci vaglia con cura, cercando quello che c’è di buono in noi. Per esempio, quando decretò che l’intera dinastia apostata del re Geroboamo doveva essere eliminata, Geova ordinò che uno dei figli del re, Abia, ricevesse una sepoltura decorosa. Perché? “Qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui”. (1 Re 14:1, 10-13) Geova vagliò il cuore di quel giovane e vi trovò “qualcosa di buono”. Per quanto piccolo o insignificante potesse essere quel qualcosa di buono, Geova ritenne che meritasse di essere menzionato nella sua Parola. E lo premiò persino, mostrando un giusto grado di misericordia a quell’unico erede di una casata apostata.

*** w95 1/4 p. 12 par. 11 Agli occhi di Dio siete preziosi! ***
11 Per esempio, quando Geova decretò che l’intera dinastia apostata di Geroboamo doveva essere eliminata, spazzata via come “sterco”, ordinò che solo uno dei figli del re, Abia, ricevesse degna sepoltura. Come mai? “Per la ragione che qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui”. (1 Re 14:10, 13) Significa questo che Abia fosse un fedele servitore di Geova? Non necessariamente, dato che perì, come il resto della sua malvagia famiglia. (Deuteronomio 24:16) Nondimeno Geova apprezzò quel “qualcosa di buono” che aveva notato nel cuore di Abia e agì di conseguenza. Un commentario biblico osserva: “Anche se c’è solo qualche cosa buona, verrà notata: dato che Dio ne è alla ricerca, la vede, anche se è molto piccola, e se ne compiace”. (Matthew Henry’s Commentary on the Whole Bible) E non dimenticate che se Dio trova in voi qualche buona qualità, anche in piccola misura, può farla crescere man mano che vi sforzate di servirlo fedelmente.

(1 RE 14:14)

“E Geova certamente susciterà per se stesso un re su Israele che stroncherà la casa di Geroboamo il giorno indicato, e che dire se proprio ora?”

*** ip-1 cap. 11 pp. 133-134 parr. 1-3 Guai ai ribelli! ***
QUANDO il popolo del patto di Geova si divise in due regni, il regno settentrionale di dieci tribù finì sotto la dominazione di Geroboamo. Il nuovo re era un sovrano capace ed energico. Ma non aveva vera fede in Geova. Per questo fece un terribile errore che ebbe ripercussioni negative sull’intera storia del regno settentrionale. Sotto la Legge mosaica gli israeliti avevano il comando di salire tre volte all’anno al tempio di Gerusalemme, che ormai si trovava nel regno meridionale di Giuda. (Deuteronomio 16:16) Temendo che quei viaggi regolari avrebbero indotto i suoi sudditi a pensare a una riunificazione con il regno meridionale, Geroboamo “fece due vitelli d’oro e disse al popolo: ‘È troppo per voi salire a Gerusalemme. Ecco il tuo Dio, o Israele, che ti fece salire dal paese d’Egitto’. Pose quindi l’uno a Betel, e l’altro lo mise a Dan”. — 1 Re 12:28, 29.
2 Per un po’ il piano di Geroboamo sembrò funzionare. Il popolo poco per volta smise di andare a Gerusalemme e cominciò ad adorare davanti ai due vitelli. (1 Re 12:30) Però questa pratica religiosa apostata corruppe il regno delle dieci tribù. Anni dopo perfino Ieu, che aveva mostrato uno zelo encomiabile eliminando l’adorazione di Baal da Israele, continuò a inchinarsi ai vitelli d’oro. (2 Re 10:28, 29) Quali altre conseguenze ebbe la decisione tragicamente sbagliata di Geroboamo? Instabilità politica e sofferenze per la popolazione.
3 Poiché Geroboamo era diventato apostata, Geova disse che il suo seme non avrebbe regnato sul paese, e che alla fine sul regno settentrionale si sarebbe abbattuta una terribile catastrofe. (1 Re 14:14, 15) La parola di Geova si avverò. Sette re di Israele governarono per due anni o meno, alcuni solo per pochi giorni. Un re si suicidò e sei furono assassinati da uomini ambiziosi che usurparono il trono. Specie dopo il regno di Geroboamo II, che terminò verso l’804 a.E.V. mentre in Giuda regnava Uzzia, Israele fu afflitto da tumulti, violenza e assassini.

(1 RE 14:15)

“E Geova di sicuro abbatterà Israele, proprio come la canna si agita nell’acqua; e certamente sradicherà Israele da questo buon suolo che diede ai loro antenati, e in realtà li disperderà oltre il Fiume, per la ragione che hanno fatto i loro pali sacri, offendendo così Geova.”

*** ip-1 cap. 11 pp. 133-134 parr. 1-3 Guai ai ribelli! ***
QUANDO il popolo del patto di Geova si divise in due regni, il regno settentrionale di dieci tribù finì sotto la dominazione di Geroboamo. Il nuovo re era un sovrano capace ed energico. Ma non aveva vera fede in Geova. Per questo fece un terribile errore che ebbe ripercussioni negative sull’intera storia del regno settentrionale. Sotto la Legge mosaica gli israeliti avevano il comando di salire tre volte all’anno al tempio di Gerusalemme, che ormai si trovava nel regno meridionale di Giuda. (Deuteronomio 16:16) Temendo che quei viaggi regolari avrebbero indotto i suoi sudditi a pensare a una riunificazione con il regno meridionale, Geroboamo “fece due vitelli d’oro e disse al popolo: ‘È troppo per voi salire a Gerusalemme. Ecco il tuo Dio, o Israele, che ti fece salire dal paese d’Egitto’. Pose quindi l’uno a Betel, e l’altro lo mise a Dan”. — 1 Re 12:28, 29.
2 Per un po’ il piano di Geroboamo sembrò funzionare. Il popolo poco per volta smise di andare a Gerusalemme e cominciò ad adorare davanti ai due vitelli. (1 Re 12:30) Però questa pratica religiosa apostata corruppe il regno delle dieci tribù. Anni dopo perfino Ieu, che aveva mostrato uno zelo encomiabile eliminando l’adorazione di Baal da Israele, continuò a inchinarsi ai vitelli d’oro. (2 Re 10:28, 29) Quali altre conseguenze ebbe la decisione tragicamente sbagliata di Geroboamo? Instabilità politica e sofferenze per la popolazione.
3 Poiché Geroboamo era diventato apostata, Geova disse che il suo seme non avrebbe regnato sul paese, e che alla fine sul regno settentrionale si sarebbe abbattuta una terribile catastrofe. (1 Re 14:14, 15) La parola di Geova si avverò. Sette re di Israele governarono per due anni o meno, alcuni solo per pochi giorni. Un re si suicidò e sei furono assassinati da uomini ambiziosi che usurparono il trono. Specie dopo il regno di Geroboamo II, che terminò verso l’804 a.E.V. mentre in Giuda regnava Uzzia, Israele fu afflitto da tumulti, violenza e assassini.

(1 RE 14:21)

“In quanto a Roboamo figlio di Salomone, era divenuto re in Giuda. Quando Roboamo cominciò a regnare aveva quarantuno anni, e regnò diciassette anni a Gerusalemme, la città che Geova aveva scelto da tutte le tribù d’Israele per porvi il suo nome. E il nome di sua madre era Naama l’ammonita.”

*** w11 15/12 p. 10 par. 11 Un esempio da imitare o da rifuggire? ***
11 Salomone regnò 40 anni. (2 Cron. 9:30) Cosa possiamo quindi concludere da 1 Re 14:21? (Leggi). Secondo questo versetto, alla morte di Salomone suo figlio Roboamo divenne re. Aveva 41 anni, e sua madre era “Naama l’ammonita”. Ciò significa che, prima di diventare re, Salomone aveva sposato una donna straniera appartenente a una nazione nemica idolatra. (Giud. 10:6; 2 Sam. 10:6) Questa donna adorava falsi dèi? È possibile che li avesse adorati in precedenza e che poi fosse diventata un’adoratrice di Geova, proprio come Raab e Rut. (Rut 1:16; 4:13-17; Matt. 1:5, 6) In ogni caso Salomone probabilmente si ritrovò con suoceri e parenti ammoniti, che non servivano Geova.

(1 RE 14:23)

“E anch’essi continuarono a edificarsi alti luoghi e colonne sacre e pali sacri su ogni colle alto e sotto ogni albero lussureggiante.”

*** it-2 p. 474 Palo sacro ***
Né Israele né Giuda osservarono l’espresso comando di Dio di non erigere colonne sacre e pali sacri, ma li eressero “su ogni alto colle e sotto ogni albero lussureggiante” accanto agli altari usati per i sacrifici. È stata avanzata l’ipotesi che i pali rappresentassero l’elemento femminile, mentre le colonne l’elemento maschile. Questi oggetti idolatrici, probabilmente simboli fallici, erano associati a depravate orge sessuali, com’è indicato dal riferimento ai prostituti presenti nel paese già durante il regno di Roboamo. (1Re 14:22-24; 2Re 17:10) Solo ogni tanto re come Ezechia (e Giosia) riuscirono “ad eliminare gli alti luoghi e a spezzare le colonne sacre e a tagliare il palo sacro”. — 2Re 18:4; 2Cr 34:7.

(1 RE 14:25)

“E nel quinto anno del re Roboamo avvenne che Sisac re d’Egitto salì contro Gerusalemme.”

*** si p. 295 Studio numero 3: Come collocare gli avvenimenti nel tempo ***
993 a.E.V. Sisac invade Giuda e prende 1 Re 14:25, 26
i tesori del tempio

*** it-1 p. 185 Archeologia ***
A Karnak (l’antica Tebe), lungo il Nilo, sulla parete S di un grande tempio c’è un’iscrizione a conferma della campagna di Palestina di Sisac (Sheshonk I) re d’Egitto, descritta in 1 Re 14:25, 26 e 2 Cronache 12:1-9. Il gigantesco rilievo che ne descrive le vittorie raffigura 156 prigionieri palestinesi ammanettati, ciascuno in rappresentanza di una città o villaggio, il cui nome è indicato nei geroglifici. Fra i nomi identificabili ci sono quelli di Rabbit (Gsè 19:20), Taanac, Bet-Sean e Meghiddo (dov’è stata rinvenuta parte di una stele o colonna con iscrizioni di Sisac) (Gsè 17:11), Sunem (Gsè 19:18), Reob (Gsè 19:28), Afaraim (Gsè 19:19), Gabaon (Gsè 18:25), Bet-Oron (Gsè 21:22), Aialon (Gsè 21:24), Soco (Gsè 15:35) e Arad (Gsè 12:14). È elencato fra le sue conquiste perfino il “Campo di Abramo”, e questo è il più antico riferimento ad Abraamo in documenti egiziani.

*** it-1 p. 794 Egitto, Egiziani ***
Sisac (lo Sheshonk I dei documenti egiziani) aveva fondato una dinastia di faraoni libici (la “XXII dinastia”), con capitale a Bubasti nella parte orientale del Delta. Nel quinto anno del regno di Roboamo figlio di Salomone (993 a.E.V.), Sisac invase Giuda con un potente esercito, carri da guerra, cavalieri e fanti, fra cui libi ed etiopi; conquistò molte città e minacciò addirittura Gerusalemme. Grazie alla misericordia di Geova, Gerusalemme fu risparmiata, ma le sue grandi ricchezze finirono nelle mani di Sisac. (1Re 14:25, 26; 2Cr 12:2-9) Un bassorilievo sulla parete di un tempio a Karnak raffigura la campagna di Sisac e menziona numerose città di Israele e di Giuda conquistate.

*** it-1 p. 952 Nazioni che aggredirono Israele ***
Iscrizione egiziana che celebra la conquista di città giudee da parte del faraone Sisac

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Egitto 1Re 14:25, 26; 2Cr 36:2-4

(1 RE 14:29)

“E il resto dei fatti di Roboamo e tutto ciò che fece, non sono scritti nel libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda?”

*** w09 15/3 p. 32 Domande dai lettori ***
D’altro canto, certi riferimenti potrebbero riguardare libri che hanno nomi simili a libri biblici, ma che in realtà non fanno parte della Bibbia. Possiamo illustrarlo con quattro libri antichi: Il “libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda”, il “Libro dei Re di Giuda e d’Israele”, il “Libro dei Re d’Israele” e il “Libro dei Re d’Israele e di Giuda”. Anche se i nomi di questi libri possono assomigliare a quelli dei libri biblici di 1 Re e 2 Re, questi quattro libri non erano ispirati e sono estranei al canone biblico. (1 Re 14:29; 2 Cron. 16:11; 20:34; 27:7) Probabilmente si trattava solo di scritti storici disponibili al tempo in cui il profeta Geremia ed Esdra scrissero i resoconti che troviamo nella Bibbia.

SETTIMANA DEL 27 LUGLIO: Lettura della Bibbia: 1 Re 15-17


(1 RE 15:12)

“Pertanto fece sparire dal paese i prostituti del tempio ed eliminò tutti gli idoli di letame che avevano fatto i suoi antenati.”

*** w12 15/8 p. 8 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
Inoltre cacciò dal regno di Giuda “i prostituti del tempio”, che praticavano la sodomia in nome della religione.

*** w12 15/8 p. 8 “C’è una ricompensa per la vostra attività” ***
1 Re 15:12,

(1 RE 15:13)

“Perfino in quanto a Maaca sua nonna, la rimosse da[lla dignità di] signora, perché aveva fatto un orribile idolo al palo sacro; dopo di che Asa abbatté l’orribile idolo di lei e lo bruciò nella valle del torrente Chidron.”

*** it-1 p. 213 Asa ***
Tolse a sua nonna Maaca la posizione di ‘prima donna’ del paese, perché aveva fatto “un orribile idolo” al palo sacro, o Asheràh, e ridusse in cenere l’idolo. — 1Re 15:11-13.

(1 RE 15:14)

“E non eliminò gli alti luoghi. Tuttavia, il cuore stesso di Asa fu completo presso Geova per tutti i suoi giorni.”

*** it-1 p. 102 Alti luoghi ***
Asa, succeduto sul trono ad Abia, servì con fedeltà Geova e decise di liberare il regno da tutto ciò che aveva a che fare con la falsa adorazione. (1Re 15:11-13) “Eliminò da tutte le città di Giuda gli alti luoghi e i banchi dell’incenso”. (2Cr 14:2-5) Tuttavia 1 Re 15:14 e 2 Cronache 15:17 fanno supporre che gli alti luoghi non siano stati eliminati. Potrebbe darsi che Asa, pur eliminando gli alti luoghi destinati all’adorazione di falsi dèi, abbia lasciato stare quelli presso i quali si adorava Geova. Oppure, forse gli alti luoghi riapparvero verso la fine del suo regno e li dovette distruggere il suo successore, Giosafat. Ma neanche durante il regno di Giosafat gli alti luoghi scomparvero del tutto. (1Re 22:42, 43; 2Cr 17:5, 6; 20:31-33) L’adorazione di Giuda presso gli alti luoghi era così radicata che le riforme di Asa e di Giosafat non riuscirono a eliminarli in modo definitivo.

*** it-1 p. 213 Asa ***
In 2 Cronache 14:2-5 si legge che Asa “eliminò dunque gli altari stranieri e gli alti luoghi e spezzò le colonne sacre e tagliò i pali sacri”. Ma 1 Re 15:14 e 2 Cronache 15:17 dicono che “non eliminò gli alti luoghi”. Può quindi darsi che gli alti luoghi menzionati nel precedente brano di Cronache fossero quelli dove si praticava l’adorazione pagana che aveva contaminato Giuda, mentre il brano di Re si riferirebbe agli alti luoghi dove la popolazione adorava Geova. Anche dopo l’erezione del tabernacolo e più tardi dopo la costruzione del tempio, occasionali sacrifici erano offerti a Geova sugli alti luoghi e in speciali circostanze gli furono ben accetti, come nei casi di Samuele, Davide ed Elia. (1Sa 9:11-19; 1Cr 21:26-30; 1Re 18:30-39) Comunque il luogo approvato per i normali sacrifici era quello autorizzato da Geova. (Nu 33:52; De 12:2-14; Gsè 22:29) Errate forme di adorazione sugli alti luoghi poterono continuare nonostante l’eliminazione degli alti luoghi pagani, forse perché il re non s’impegnò ad eliminarli con lo stesso vigore con cui eliminò quelli pagani. Oppure è possibile che Asa avesse effettuato una completa rimozione di tutti gli alti luoghi; in tal caso, col tempo, questi sorsero di nuovo e non furono più eliminati sino alla fine del suo regno, tanto che furono abbattuti dal suo successore, Giosafat.

(1 RE 15:16)

“E ci fu la guerra stessa fra Asa e Baasa re d’Israele per tutti i loro giorni.”

*** it-1 p. 214 Asa ***
Quindi anche l’apparente contraddizione fra la dichiarazione di 2 Cronache 15:19 che ‘non ci fu guerra fino al trentacinquesimo [in realtà il quindicesimo] anno del regno di Asa’, e quella di 1 Re 15:16 secondo cui “ci fu la guerra stessa fra Asa e Baasa re d’Israele per tutti i loro giorni”, può essere spiegata dal fatto che, una volta iniziate, le ostilità fra i due re continuarono come aveva predetto Hanani. — 2Cr 16:9.

(1 RE 15:17)

“Baasa re d’Israele salì dunque contro Giuda ed edificava Rama, per non permettere a nessuno di uscire o di entrare da Asa re di Giuda.”

*** it-1 p. 1052 Gerusalemme ***
Durante il regno del fedele re Asa, Baasa re del regno settentrionale fece il vano tentativo di ammassare un esercito lungo la frontiera N di Giuda per isolare Gerusalemme e impedire le comunicazioni (e forse ogni espressione di lealtà al regno di Giuda da parte dei suoi sudditi). (1Re 15:17-22)

(1 RE 15:19)

““C’è un patto fra me e te, fra mio padre e tuo padre. Ecco, ti ho mandato un regalo d’argento e d’oro. Vieni, infrangi in effetti il tuo patto con Baasa re d’Israele, affinché si ritiri da me”.”

*** it-1 p. 214 Asa ***
Complotto e guerra contro Baasa. Baasa re d’Israele tentò di impedire il passaggio di chiunque volesse tornare in Giuda fortificando Rama, la città di frontiera poco più a N di Gerusalemme, sulla strada principale che portava a questa città. Asa, per qualche ragionamento umano o seguendo cattivi consigli, smise di confidare unicamente in Geova e ricorse alla diplomazia e a trattative segrete per scongiurare questa minaccia. Prese i tesori del tempio e quelli della casa reale e li mandò a Ben-Adad I re di Siria per indurlo a distogliere l’attenzione di Baasa con un attacco contro la frontiera N di Israele. Ben-Adad I accettò, e la sua incursione contro città israelite al N interruppe i lavori di costruzione di Baasa costringendolo a ritirare le sue forze da Rama. Asa allora chiamò a raccolta tutta la manodopera disponibile nell’intero regno di Giuda e portò via tutte le scorte di materiale edile di Baasa, servendosene per costruire le città di Gheba e Mizpa. — 1Re 15:16-22; 2Cr 16:1-6.

(1 RE 15:20)

“Ben-Adad ascoltò pertanto il re Asa e mandò i capi delle forze militari che erano sue contro le città d’Israele e abbatteva Ijon e Dan e Abel-Bet-Maaca e tutto Cinneret, fino a tutto il paese di Neftali.”

*** it-1 p. 491 Cinneret ***
2. Distretto o regione d’Israele che fu attaccata da Ben-Adad I re di Siria dietro istigazione di Asa re di Giuda. (ca. 962 a.E.V.) (1Re 15:20; cfr. 2Cr 16:4). L’espressione “tutto Cinneret” è di solito considerata un riferimento alla fertile pianura di Gennezaret.

(1 RE 15:23)

“In quanto al resto di tutti i fatti di Asa e a tutto il suo potere e a tutto ciò che fece e alle città che edificò, non sono scritti nel libro dei fatti dei giorni dei re di Giuda? Solo che al tempo della sua vecchiaia si ammalò ai piedi.”

*** it-1 p. 214 Asa ***
Malattia e morte. Negli ultimi tre anni della sua vita Asa soffrì di una malattia ai piedi (forse gotta), e poco saggiamente si preoccupò più della sua salute fisica che di quella spirituale.

(1 RE 15:33)

“Nel terzo anno di Asa re di Giuda, Baasa figlio di Ahia divenne re su tutto Israele a Tirza per ventiquattro anni.”

*** it-1 p. 214 Asa ***
L’affermazione di 2 Cronache 16:1 che Baasa salì contro Giuda “nel trentaseiesimo anno del regno di Asa” ha causato qualche perplessità, dato che il regno di Baasa, iniziato nel terzo anno di Asa e durato solo 24 anni, era terminato circa 10 anni prima del 36° anno del regno di Asa. (1Re 15:33) Alcuni pensano a un errore di copiatura e ritengono si tratti del 16° o del 26° anno del regno di Asa, ma non è necessario ipotizzare un errore per far tornare il conto. Commentatori ebrei citano il Seder Olam, il quale avanza l’ipotesi che fosse il 36° anno dall’inizio del regno separato di Giuda (997 a.E.V.), corrispondente al 16° anno di Asa (infatti Roboamo regnò 17 anni, Abia 3 anni e Asa era ora nel 16° anno). (Soncino Books of the Bible, Londra, 1952, nt. a 2Cr 16:1) Tale era pure l’opinione di James Ussher.

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Tirza 1Re 15:33

(1 RE 16:4)

“Chiunque [della casa] di Baasa muoia nella città lo mangeranno i cani; e chiunque dei suoi muoia nel campo lo mangeranno i volatili dei cieli”.”

*** it-1 p. 410 Cane ***
I cani, come certi uccelli, si nutrivano di carogne, specie nelle città. La Legge ordinava di gettare ai cani la carne che era stata sbranata da un animale selvatico. (Eso 22:31) A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24)

(1 RE 16:9)

“E il suo servitore Zimri capo di metà dei carri cospirava contro di lui, mentre egli era a Tirza a bere fino a ubriacarsi nella casa di Arza, che era sulla famiglia a Tirza.”

*** it-1 p. 438 Carro da guerra ***
Dopo la morte di Salomone i carri da guerra divennero comuni sia nel regno settentrionale che in quello meridionale. Il regno settentrionale aveva un “capo di metà dei carri”, per cui c’erano due divisioni principali di carri. (1Re 16:9)

(1 RE 16:16)

“A suo tempo il popolo che era accampato udì dire: “Zimri ha cospirato e ha anche abbattuto il re”. Quel giorno nel campo tutto Israele fece dunque Omri, capo dell’esercito, re su Israele.”

*** it-2 p. 431 Omri ***
Omri era salito al trono non per eredità, ma con la violenza. Era comandante dell’esercito di Israele sotto il re Ela (e forse già sotto il suo predecessore Baasa) quando Zimri, comandante di metà dei carri da guerra, abbatté Ela, si impadronì del regno e sterminò la famiglia e gli amici di Baasa. Non appena ne giunse notizia all’esercito israelita, allora accampato contro i filistei a Ghibbeton, “tutto Israele”, senza dubbio i capi tribali nell’accampamento, acclamarono Omri loro re. Immediatamente gli israeliti si ritirarono da Ghibbeton e attaccarono Tirza, la capitale di Zimri. Questi, vista la situazione disperata, si uccise appiccando il fuoco alla casa del re e ponendo così tragicamente fine ai suoi sette giorni di regno. — 1Re 16:8-20.

(1 RE 16:23)

“Nel trentunesimo anno di Asa re di Giuda, Omri divenne re su Israele per dodici anni. Egli regnò sei anni a Tirza.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Samaria 1Re 16:23, 24

(1 RE 16:24)

“E acquistava il monte di Samaria da Semer per due talenti d’argento, ed edificava [sul] monte e dava il nome alla città che edificò secondo il nome di Semer padrone del monte, Samaria.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Samaria 1Re 16:23, 24

(1 RE 16:31)

“E avvenne che, [come se il] camminare nei peccati di Geroboamo figlio di Nebat [fosse stata] per lui la cosa più trascurabile, prese ora in moglie Izebel figlia di Etbaal re dei sidoni e andava a servire Baal e a inchinarsi davanti a lui.”

*** it-1 p. 41 Acab ***
Tollerata la falsa adorazione. La storia di Acab è una delle peggiori per quanto riguarda la vera adorazione. Non solo egli continuò a profanare l’adorazione di Geova col culto dei vitelli d’oro istituito da Geroboamo ma, dopo il suo matrimonio con Izebel, figlia di Etbaal re di Sidone, lasciò che l’adorazione di Baal contaminasse Israele in misura senza precedenti. Giuseppe Flavio, citando l’antico storico Menandro di Efeso, menziona Etbaal, che chiama Itobalo, e riferisce che era sacerdote di Astarte prima di salire al trono assassinando il re. — Contro Apione, I, 123 (18).
Acab si fece trascinare nell’adorazione di Baal dalla moglie pagana Izebel, costruì un tempio a Baal ed eresse un palo sacro in onore di Astoret (Astarte). (1Re 16:30-33) In poco tempo c’erano 450 profeti di Baal e 400 profeti del palo sacro, che mangiavano tutti alla tavola reale di Izebel. (1Re 18:19)

*** it-1 p. 266 Baal ***
Ai giorni del re Acab (ca. 940-920 a.E.V.) fu introdotto in Israele un diverso culto di Baal, quello di Melqart, il Baal di Tiro. (ILLUSTRAZIONE, vol. 2, p. 532) Acab fece un’alleanza matrimoniale con la figlia del re di Tiro, chiamato Etbaal (che significa “con Baal”). Di conseguenza la figlia di Etbaal, Izebel, introdusse in Israele questo culto più virile, con molti sacerdoti e assistenti. (1Re 16:31-33)

*** it-1 pp. 876-877 Etbaal ***
ETBAAL
(Etbàal) [con Baal].
Re dei sidoni, padre di Izebel moglie del re Acab. (1Re 16:31) Dando sua figlia in moglie ad Acab, Etbaal concluse con lui un’alleanza politica. Etbaal è evidentemente l’Itobalo, sacerdote della dea Astarte (Astoret), menzionato nella citazione dello storico Menandro fatta da Giuseppe Flavio. Questo sacerdote si impadronì del regno assassinando Felle, un discendente di Hiram, il re di Tiro col quale Salomone aveva intrattenuto rapporti commerciali all’epoca della costruzione del tempio. Si dice che Etbaal abbia regnato per 32 dei 48 anni della sua vita. (Contro Apione, I, 123 [18]) Indicativo dell’espansione commerciale raggiunta durante il suo regno è il riferimento di Menandro secondo cui Etbaal costruì Auza in Libia. Menandro menziona pure che durante il regno di Etbaal ci fu una siccità che durò un anno. — Antichità giudaiche, VIII, 324 (xiii, 2).

(1 RE 16:34)

“Ai suoi giorni Hiel il betelita edificò Gerico. Alla perdita di Abiram suo primogenito ne gettò le fondamenta, e alla perdita di Segub suo minore ne eresse le porte, secondo la parola di Geova che egli aveva pronunciato per mezzo di Giosuè figlio di Nun.”

*** w98 15/9 pp. 21-22 Dio è reale per voi? ***
Leggete ad esempio la profezia inerente alla punizione per chi avesse ricostruito Gerico e poi esaminatene l’adempimento. Giosuè 6:26 dice: “Giosuè fece quindi pronunciare un giuramento, dicendo: ‘Sia maledetto dinanzi a Geova l’uomo che si levi a riedificare in effetti questa città, sì, Gerico. Ne getti le fondamenta alla perdita del suo primogenito, e alla perdita del suo minore ne eriga le porte’”. La profezia si adempì circa 500 anni dopo, perché in 1 Re 16:34 leggiamo: “Ai [giorni del re Acab] Hiel il betelita edificò Gerico. Alla perdita di Abiram suo primogenito ne gettò le fondamenta, e alla perdita di Segub suo minore ne eresse le porte, secondo la parola di Geova che egli aveva pronunciato per mezzo di Giosuè figlio di Nun”. Solo un Dio che esiste realmente poteva ispirare tali profezie e garantirne l’adempimento.

*** si p. 42 par. 4 Libro biblico numero 6: Giosuè ***
4 Al tempo della distruzione di Gerico, Giosuè pronunciò una maledizione profetica sulla riedificazione della città, che ebbe un rimarchevole adempimento ai giorni di Acab re d’Israele, circa 500 anni dopo. (Gios. 6:26; 1 Re 16:33, 34)

*** it-1 p. 31 Abiram ***
2. Figlio primogenito di Hiel il betelita. In Giosuè 6:26 è riportato il giuramento di Giosuè relativo alla distrutta città di Gerico, in cui era predetto che chiunque l’avesse riedificata l’avrebbe fatto a costo di perdere il proprio figlio primogenito. Hiel, padre di Abiram, ignorò questo giuramento e, durante il regno del re Acab (ca. 940-920 a.E.V.) circa cinque secoli dopo l’epoca di Giosuè, pose le fondamenta di Gerico. Abiram suo figlio morì, a quanto pare prematuramente, e l’adempimento della profezia è confermato dal racconto storico. — 1Re 16:34.

*** it-1 p. 43 Acab ***
Iscrizioni moabite e assire. Vi si fa menzione della ricostruzione di Gerico durante il regno di Acab, forse come parte del programma inteso a rafforzare la dominazione di Israele su Moab. (1Re 16:34; cfr. 2Cr 28:15). La Stele di Mesa re di Moab (o Stele moabita) parla della dominazione del re Omri e di suo figlio su Moab.

*** it-1 p. 1222 Hiel ***
HIEL
(Hièl) [forma abbreviata di Ahiel, che significa “mio fratello è Dio; fratello di Dio”].
Betelita che riedificò Gerico sotto il regno di Acab nel X secolo a.E.V. In adempimento del giuramento pronunciato da Giosuè al tempo della distruzione di Gerico più di 500 anni prima, Hiel gettò le fondamenta della città alla perdita di Abiram suo primogenito e ne eresse le porte alla perdita di Segub suo minore. — Gsè 6:26; 1Re 16:33, 34.

(1 RE 17:1)

“Ed Elia il tisbita degli abitanti di Galaad diceva ad Acab: “Come vive Geova l’Iddio d’Israele dinanzi al quale in effetti io sto, durante questi anni non cadrà né rugiada né pioggia, eccetto che per ordine della mia parola!””

*** w92 1/4 p. 17 Avete una fede simile a quella di Elia? ***
Elia preannuncia una siccità
Fu probabilmente alla fine di una lunga stagione estiva senza piogge — proprio quando la popolazione cominciava a sperare che Baal portasse le piogge vivificanti — che Elia apparve sulla scena. Egli fa la sua comparsa nel racconto biblico come un fulmine a ciel sereno. Sappiamo poco del suo passato, nulla dei suoi genitori. Ma a differenza del fulmine, Elia non era foriero di pioggia. Egli annunciò ad Acab: “Come vive Geova l’Iddio d’Israele dinanzi al quale in effetti io sto, durante questi anni non cadrà né rugiada né pioggia, eccetto che per ordine della mia parola!” — 1 Re 17:1.
Immaginate quest’uomo, vestito con la sua rozza veste di pelo. Originario delle aspre colline di Galaad, probabilmente è cresciuto fra umili pastori di pecore. Sta in piedi, davanti al potente re Acab, forse proprio nel suo ampio palazzo, con la sua favolosa casa d’avorio, le sue decorazioni ricche ed esotiche, i suoi idoli imponenti. Lì, nell’animata e popolosa città fortificata di Samaria, dove l’adorazione di Geova è stata praticamente dimenticata, egli dice ad Acab che il suo dio Baal è impotente, non esiste. Per quest’anno e per i prossimi, dichiara Elia, non ci sarà né pioggia né rugiada!
Dove aveva attinto questa fede? Non provava timore a stare di fronte a quel re arrogante e apostata? Forse. Più di mille anni dopo, Giacomo, fratellastro di Gesù, ci assicurò che Elia era “un uomo con sentimenti simili ai nostri”. (Giacomo 5:17) Ma notate le parole di Elia: “Come vive Geova l’Iddio d’Israele dinanzi al quale in effetti io sto”. Elia ricordava che in qualità di servitore di Geova egli stava dinanzi a un trono molto più alto di quello di Acab: il trono del Sovrano Signore dell’universo! Egli era un rappresentante, un emissario, di quel trono. Considerando la cosa da questo punto di vista, cosa aveva da temere da Acab, un debole monarca umano che aveva perso l’approvazione di Geova?

*** w90 1/11 p. 16 Samaria: Regina delle capitali settentrionali ***
Gli archeologi hanno portato alla luce le rovine del palazzo di Acab, che si vedono nella pagina accanto. Quel palazzo era noto per lo sfarzo e l’estrema malvagità che vi regnavano. (1 Re 16:29-33) Immaginate il profeta Elia che percorre la salita che porta alla città e l’ampia via che conduce al palazzo e poi, giunto lì, denuncia la malvagità di Acab, legata all’adorazione di Baal. — 1 Re 17:1.

*** it-1 p. 266 Baal ***
Probabilmente perché Baal, ritenuto il proprietario del cielo, era considerato dai suoi adoratori datore di pioggia e fertilità, Elia ordinò nel nome di Geova che venisse la siccità. (1Re 17:1)

(1 RE 17:3)

““Va via di qui, e devi volgerti ad est e nasconderti nella valle del torrente Cherit che è ad est del Giordano.”

*** w92 1/4 p. 18 Avete una fede simile a quella di Elia? ***
Fede mostrata seguendo le istruzioni
Sul momento, però, la vita di Elia venne a trovarsi in pericolo a causa della sua proclamazione. Era tempo che entrasse in gioco un altro aspetto della sua fede. Per rimanere in vita, egli doveva seguire fedelmente le istruzioni di Geova, che gli disse: “Va via di qui, e devi volgerti ad est e nasconderti nella valle del torrente Cherit che è ad est del Giordano. E deve avvenire che devi bere dalla valle del torrente, e certamente comanderò ai corvi di provvederti là il sostentamento”. — 1 Re 17:3, 4.
Elia ubbidì immediatamente. Se voleva sopravvivere alla siccità e alla carestia che avevano colpito il paese, doveva fare affidamento su qualunque cosa Geova gli avrebbe provveduto. Questo non fu affatto facile. Significò nascondersi, vivere per mesi in totale isolamento. Significò mangiare carne e pane portatigli dai corvi, uccelli necrofagi considerati impuri dalla Legge mosaica, e aver fiducia in Geova che quella non fosse carne di carogne ma carne dovutamente dissanguata secondo la Legge. Questo prolungato miracolo sembra così improbabile ad alcuni commentatori biblici da far loro supporre che qui la parola originale dovesse essere “arabi” e non “corvi”. Ma i corvi erano l’ideale. Nessuno avrebbe sospettato che questi disprezzati uccelli impuri che portavano i loro frammenti di cibo nel deserto andassero in effetti a sfamare Elia, ricercato da Acab e Izebel in tutti i regni circostanti! — 1 Re 18:3, 4, 10.
Mentre la siccità si protraeva, è probabile che Elia cominciasse a preoccuparsi per il suo approvvigionamento d’acqua nella valle del torrente Cherit. La maggioranza dei torrenti in Israele si prosciuga nei periodi di siccità, e così “alla fine di alcuni giorni” anche questo divenne asciutto. Riuscite a immaginare ciò che provava Elia vedendo il rivolo d’acqua ridursi a un filo e il livello dell’acqua nelle pozze abbassarsi di giorno in giorno? Sicuramente si sarà chiesto cosa sarebbe accaduto una volta esaurita l’acqua. Nondimeno rimase lì fedelmente.

(1 RE 17:4)

“E deve avvenire che devi bere dalla valle del torrente, e certamente comanderò ai corvi di provvederti là il sostentamento”.”

*** w92 1/4 p. 18 Avete una fede simile a quella di Elia? ***
Fede mostrata seguendo le istruzioni
Sul momento, però, la vita di Elia venne a trovarsi in pericolo a causa della sua proclamazione. Era tempo che entrasse in gioco un altro aspetto della sua fede. Per rimanere in vita, egli doveva seguire fedelmente le istruzioni di Geova, che gli disse: “Va via di qui, e devi volgerti ad est e nasconderti nella valle del torrente Cherit che è ad est del Giordano. E deve avvenire che devi bere dalla valle del torrente, e certamente comanderò ai corvi di provvederti là il sostentamento”. — 1 Re 17:3, 4.
Elia ubbidì immediatamente. Se voleva sopravvivere alla siccità e alla carestia che avevano colpito il paese, doveva fare affidamento su qualunque cosa Geova gli avrebbe provveduto. Questo non fu affatto facile. Significò nascondersi, vivere per mesi in totale isolamento. Significò mangiare carne e pane portatigli dai corvi, uccelli necrofagi considerati impuri dalla Legge mosaica, e aver fiducia in Geova che quella non fosse carne di carogne ma carne dovutamente dissanguata secondo la Legge. Questo prolungato miracolo sembra così improbabile ad alcuni commentatori biblici da far loro supporre che qui la parola originale dovesse essere “arabi” e non “corvi”. Ma i corvi erano l’ideale. Nessuno avrebbe sospettato che questi disprezzati uccelli impuri che portavano i loro frammenti di cibo nel deserto andassero in effetti a sfamare Elia, ricercato da Acab e Izebel in tutti i regni circostanti! — 1 Re 18:3, 4, 10.
Mentre la siccità si protraeva, è probabile che Elia cominciasse a preoccuparsi per il suo approvvigionamento d’acqua nella valle del torrente Cherit. La maggioranza dei torrenti in Israele si prosciuga nei periodi di siccità, e così “alla fine di alcuni giorni” anche questo divenne asciutto. Riuscite a immaginare ciò che provava Elia vedendo il rivolo d’acqua ridursi a un filo e il livello dell’acqua nelle pozze abbassarsi di giorno in giorno? Sicuramente si sarà chiesto cosa sarebbe accaduto una volta esaurita l’acqua. Nondimeno rimase lì fedelmente.

(1 RE 17:6)

“E i corvi stessi gli portavano pane e carne la mattina e pane e carne la sera, e beveva dalla valle del torrente.”

*** it-1 p. 582 Corvo ***
Il corvo ha inoltre l’abitudine di conservare avanzi di cibo che nasconde nelle fessure delle rocce o sotto le foglie. A ragione Dio scelse questi uccelli per portare miracolosamente, due volte al giorno, pane e carne al profeta Elia nascosto nella valle del torrente Cherit. — 1Re 17:2-6.

(1 RE 17:9)

““Levati, va a Zarefat, che appartiene a Sidone, e vi devi dimorare. Ecco, certamente comanderò là a una donna, a una vedova, di provvederti il sostentamento”.”

*** w92 1/4 pp. 18-19 Avete una fede simile a quella di Elia? ***
Solo quando il ruscello si fu prosciugato del tutto Geova gli diede la seconda serie di istruzioni. Disse al profeta di andare a Zarefat. Lì gli sarebbe stato provveduto il sostentamento a casa di una vedova. — 1 Re 17:7-9.
Zarefat! Questa cittadina apparteneva a Sidone, la città da cui veniva Izebel e dove aveva regnato il suo stesso padre! Sarebbe stato un luogo sicuro? Può darsi che Elia se lo sia chiesto. Eppure “si levò e andò”. — 1 Re 17:10.

(1 RE 17:12)

“A ciò essa disse: “Come vive Geova tuo Dio, non ho nessuna focaccia rotonda, ma un pugno di farina nella giara grande e un po’ d’olio nella giara piccola; ed ecco, raccolgo un po’ di legna, e devo entrare a fare qualcosa per me stessa e per mio figlio, e dovremo mangiarlo e morire”.”

*** it-2 p. 200 Mano ***
un “pugno” (o manciata) può significare solo un po’ (1Re 17:12) o una parte modesta (Ec 4:6), secondo il contesto.

*** it-2 p. 952 Vita quotidiana nell’antico Israele, La ***
I recipienti, di diverse forme e misure, di solito erano di terracotta, talvolta di pietra (1Re 17:12)

(1 RE 17:19)

“Ma egli le disse: “Dammi tuo figlio”. Glielo prese quindi dal seno e lo portò di sopra nella camera in terrazza, dove dimorava, e lo pose a giacere sul suo proprio letto.”

*** it-1 p. 440 Casa ***
Spesso una camera superiore o camera in terrazza era costruita sul tetto. Questa era una delle camere più piacevoli e fresche e spesso serviva come camera per gli ospiti. (Gdc 3:20; 1Re 17:19; 2Re 1:2; 4:10)

(1 RE 17:21)

“E si stendeva tre volte sul fanciullo e invocava Geova e diceva: “O Geova mio Dio, ti prego, fa che l’anima di questo fanciullo torni in lui”.”

*** it-1 p. 139 Anima ***
Similmente, quando il profeta Elia compì un miracolo sul figlio della vedova di Zarefat che era morto, la nèfesh (“anima” o vita come creatura) del ragazzo tornò in lui ed “egli riprese vita”, fu di nuovo una creatura vivente. — 1Re 17:17-23.

(1 RE 17:22)

“Infine Geova ascoltò la voce di Elia, così che l’anima del fanciullo tornò in lui ed egli riprese vita.”

*** w07 15/7 pp. 4-5 Abbiamo un’anima immortale? ***
Che dire però dei passi biblici in cui si menziona che l’anima ‘se ne esce’ e ‘torna’? Parlando di quello che accadde a Rachele quando diede alla luce un figlio, la Bibbia dice: “Mentre la sua anima se ne usciva (perché morì) gli mise nome Ben-Oni; ma suo padre lo chiamò Beniamino”. (Genesi 35:18) E a proposito della risurrezione del figlio di una vedova, in 1 Re 17:22 si legge: “Geova ascoltò la voce di Elia [che pregava], così che l’anima del fanciullo tornò in lui ed egli riprese vita”. Questi passi biblici indicano forse che l’anima è qualcosa di invisibile, etereo, che può uscire dal corpo o entrarvi?
Ricordiamo che uno dei significati di “anima” è “vita”. Quindi l’anima di Rachele “se ne usciva” in quanto la sua vita si stava spegnendo. Difatti in alcune traduzioni della Bibbia la frase “la sua anima se ne usciva” è resa “la sua vita declinava” (Knox) ed “esalava l’ultimo respiro” (CEI). Similmente, nel caso del figlio della vedova, era la vita del bambino che tornò in lui. — 1 Re 17:23.

*** w99 1/4 p. 16 par. 10 Vita dopo la morte: Cosa dice la Bibbia? ***
10 La risurrezione del figlio di una vedova, riportata in 1 Re capitolo 17, è simile. Al versetto 22 leggiamo che, mentre Elia pregava sul ragazzino, ‘Geova ascoltò la sua voce, così che l’anima del fanciullo tornò in lui ed egli riprese vita’. Ancora una volta la parola “anima” significa “vita”. Infatti la Nuova Riveduta dice: “La vita del bambino tornò in lui, ed egli visse”. Sì, la vita, non un’entità indistinta tornò nel bambino. Questo è in armonia con le parole che Elia disse alla madre del bambino: “Vedi, tuo figlio [l’intera persona] vive”. — 1 Re 17:23.

*** ie p. 23 par. 7 Cosa accade all’anima alla morte? ***
7 È simile la risurrezione del figlio di una vedova, riportata in 1 Re capitolo 17. Al versetto 22 leggiamo che mentre Elia pregava sul ragazzino “Geova ascoltò la voce di Elia, così che l’anima del fanciullo tornò in lui ed egli riprese vita”. Ancora una volta la parola “anima” significa “vita”. Infatti la Nuova Riveduta dice: “La vita del bambino tornò in lui, ed egli visse”. Sì, la vita, non un’entità indistinta tornò nel bambino. Questo è in armonia con le parole che Elia disse alla madre del bambino: “Vedi, tuo figlio [l’intera persona] vive”. — 1 Re 17:23.

*** it-1 p. 139 Anima ***
Similmente, quando il profeta Elia compì un miracolo sul figlio della vedova di Zarefat che era morto, la nèfesh (“anima” o vita come creatura) del ragazzo tornò in lui ed “egli riprese vita”, fu di nuovo una creatura vivente. — 1Re 17:17-23.

*** it-1 p. 805 Elia ***
Mentre Elia è in casa della donna, il figlio di lei muore. Elia prega Dio, che lo riporta in vita; questa è la prima risurrezione di cui si ha notizia e il terzo degli otto miracoli di Elia. — 1Re 17.

SETTIMANA DEL 3 AGOSTO: Lettura della Bibbia: 1 Re 18-20


(1 RE 18:1)

“E [dopo] molti giorni avvenne che la parola stessa di Geova fu indirizzata a Elia nel terzo anno, dicendo: “Va, mostrati ad Acab, poiché ho deciso di dare la pioggia sulla superficie del suolo”.”

*** w08 1/4 p. 19 Guardò con attenzione e aspettò ***
[Riquadro/Illustrazione a pagina 19]
Quanto durò la siccità dei giorni di Elia?
Elia, profeta di Geova, annunciò al re Acab che la lunga siccità sarebbe terminata presto. Ciò avvenne “nel terzo anno”, contando a quanto pare dal giorno in cui Elia aveva annunciato la siccità. (1 Re 18:1) Geova fece piovere poco dopo che Elia lo aveva predetto. Pertanto, qualcuno potrebbe supporre che la siccità terminasse nel corso del terzo anno, e quindi durasse meno di tre anni. Gesù e Giacomo dicono invece che durò “tre anni e sei mesi”. (Luca 4:25; Giacomo 5:17) Si tratta di una contraddizione?
Tutt’altro. Dovete sapere che nell’antico Israele la stagione asciutta durava circa sei mesi e quindi era piuttosto lunga. Sicuramente Elia andò da Acab ad annunciare la siccità quando era già evidente che la stagione asciutta era più lunga e secca del previsto. La siccità, in pratica, era cominciata da circa sei mesi. Perciò quando Elia annunciò la fine della siccità era il “terzo anno” dal momento in cui ne aveva annunciato l’inizio, e la siccità durava già da quasi tre anni e mezzo. Quando il popolo si radunò per vedere la grande prova sul Carmelo, l’intero periodo di “tre anni e sei mesi” era trascorso.
Si noti inoltre che Elia andò la prima volta da Acab proprio al momento giusto. Per il popolo, Baal era il “cavaliere delle nubi”, il dio che portava la pioggia per far finire la stagione asciutta. Se questa fosse durata più a lungo del solito, il popolo verosimilmente si sarebbe chiesto: ‘Dov’è Baal? Quando porterà la pioggia?’ Elia dichiarò che non sarebbe caduta né pioggia né rugiada fino al suo ordine: udendo questo gli adoratori di Baal saranno rimasti sconvolti. — 1 Re 17:1.
[Fonte dell’illustrazione]
Pictorial Archive (Near Eastern History) Est.

*** w92 1/4 p. 17 Avete una fede simile a quella di Elia? ***
Sia Gesù che Giacomo dicono che non piovve nel paese per “tre anni e sei mesi”. Si legge comunque che Elia comparve dinanzi ad Acab per porre fine alla siccità “nel terzo anno”, senza dubbio contando dal giorno in cui aveva annunciato la siccità. Perciò la prima volta che egli si presentò ad Acab dovette essere dopo una lunga stagione asciutta, priva di piogge. — Luca 4:25; Giacomo 5:17; 1 Re 18:1.

(1 RE 18:3)

“Intanto, Acab chiamò Abdia, che era [incaricato] sulla casa. (Ora Abdia stesso aveva mostrato di avere grande timore di Geova.”

*** w06 1/10 p. 20 par. 18 Coraggiosi grazie alla fede e al santo timore ***
18 Non c’è dubbio che Abdia usò cautela e discrezione nell’adorare Geova. Ma non fece compromessi. In 1 Re 18:3 si legge: “Abdia stesso aveva mostrato di avere grande timore di Geova”. Il suo timore di Dio era davvero fuori del comune! Questo sano timore, a sua volta, gli dava un coraggio straordinario, come divenne evidente subito dopo che Izebel ebbe assassinato i profeti di Geova.

(1 RE 18:4)

“Perciò avvenne che quando Izebel stroncò i profeti di Geova, Abdia prendeva cento profeti e li nascondeva cinquanta alla volta in una caverna, e li sostentava con pane e acqua).”

*** w06 1/10 p. 20 par. 19 Coraggiosi grazie alla fede e al santo timore ***
19 Leggiamo: “Avvenne che quando Izebel stroncò i profeti di Geova, Abdia prendeva cento profeti e li nascondeva cinquanta alla volta in una caverna, e li sostentava con pane e acqua”. (1 Re 18:4) Come potete immaginare, sfamare di nascosto cento uomini significava correre molti rischi. Abdia non solo doveva stare attento a non farsi sorprendere da Acab e Izebel, ma doveva anche evitare di destare sospetti negli 850 falsi profeti che frequentavano il palazzo. Come se ciò non bastasse, nel paese c’erano molti altri falsi adoratori e tutti loro, dal contadino al principe, non avrebbero esitato un attimo a denunciare Abdia per cercare di ingraziarsi il re e la regina. Eppure, proprio sotto il naso di tutti questi idolatri, Abdia soddisfece con coraggio i bisogni dei profeti di Geova. Quanto può essere potente il timore di Dio!

(1 RE 18:19)

“E ora manda a radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo e anche i quattrocentocinquanta profeti di Baal e i quattrocento profeti del palo sacro, che mangiano alla tavola di Izebel”.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Carmelo (M.) 1Re 18:19-40

*** it-1 p. 949 Attività profetica di Elia e di Eliseo, L’ ***
Carmelo (M.) 1Re 18:19-40

*** it-1 p. 950 Attività profetica di Elia e di Eliseo, L’ ***
Il monte Carmelo, teatro dell’infuocata sfida che dimostrò che il vero Dio è Geova, non Baal (1Re 18:21-39)

(1 RE 18:21)

“Elia si accostò quindi a tutto il popolo e disse: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il [vero] Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. E il popolo non gli disse una parola di risposta.”

*** w08 1/1 p. 19 Difese la pura adorazione ***
In che senso ‘zoppicavano su due differenti opinioni’?
Dalla cima ventosa del Carmelo si gode di una veduta spettacolare di Israele: dalla sottostante valle del torrente Chison, al Mar Grande (il Mediterraneo) poco lontano, fino ai monti del Libano, che si scorgono all’orizzonte verso nord. Ma mentre il sole sorgeva in quel giorno cruciale, la vista che si presentava era davvero tetra. Il fertile paese che Geova aveva dato ai figli di Abraamo aveva lasciato il posto a un paesaggio spettrale. Il paese, ora riarso sotto un sole implacabile, era in rovina per colpa della follia del popolo di Dio. Mentre le persone si radunavano, Elia si rivolse loro e disse: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. — 1 Re 18:21.
Cosa intendeva Elia con l’espressione ‘zoppicare su due differenti opinioni’? Quelle persone non riuscivano a capire che dovevano scegliere tra Geova e Baal. Pensavano di poter adorare entrambi, propiziando Baal con i loro riti abominevoli e nel contempo chiedendo il favore di Geova Dio. Forse credevano che Baal avrebbe benedetto i raccolti e il bestiame, mentre “Geova degli eserciti” li avrebbe protetti in battaglia. (1 Samuele 17:45) Avevano tralasciato una verità fondamentale, che sfugge ai più anche oggi: Geova non spartisce con nessuno la devozione che gli spetta. Esige e merita esclusiva devozione. Qualsiasi fusione con altre forme di adorazione è per lui inaccettabile, persino offensiva. — Esodo 20:5.
Perciò gli israeliti ‘zoppicavano’, come se volessero seguire contemporaneamente due strade. Oggi molti fanno lo stesso sbaglio, lasciando che altri “baal” si insinuino nella loro vita e prendano il posto dell’adorazione di Dio. L’esplicito richiamo di Elia ci fa riesaminare la nostra scala di valori e la nostra adorazione.

*** w05 1/7 p. 30 par. 8 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
18:21: Perché gli israeliti non risposero quando Elia chiese loro di scegliere tra Geova e Baal? Forse riconoscevano di non avere reso a Geova l’esclusiva devozione che esige e quindi si sentivano in colpa. O può darsi che la loro coscienza si fosse talmente indurita che non vedevano nulla di male nell’adorare Baal e asserire nello stesso tempo di adorare Geova. Solo dopo che Geova ebbe dimostrato la sua potenza dissero: “Geova è il vero Dio! Geova è il vero Dio!” — 1 Re 18:39.

*** w05 15/12 pp. 24-29 È il momento di agire con decisione ***
È il momento di agire con decisione
“Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni?” — 1 RE 18:21.
CREDETE che Geova è il solo vero Dio? Credete anche che secondo le profezie bibliche viviamo “negli ultimi giorni” del malvagio sistema di Satana? (2 Timoteo 3:1) Se la vostra risposta è sì, sarete sicuramente d’accordo che, ora più che mai, bisogna agire con decisione. Nel corso della storia non sono mai state in gioco tante vite.
2 Nel X secolo a.E.V. la nazione di Israele si trovò davanti a una decisione molto importante. Chi avrebbe servito? Il re Acab, influenzato dalla moglie pagana Izebel, aveva appoggiato l’adorazione di Baal nel regno delle dieci tribù di Israele. Si pensava che da Baal, dio della fertilità, dipendessero la pioggia e i raccolti abbondanti. Molti adoratori di Baal forse mandavano baci all’idolo del dio o si inchinavano davanti ad esso. Per indurre Baal a benedire i raccolti e il bestiame, i suoi adoratori partecipavano a orge sfrenate con le prostitute del tempio. Avevano anche l’abitudine di farsi delle incisioni fino a far scorrere il sangue. — 1 Re 18:28.
3 Erano rimasti 7.000 israeliti che si erano rifiutati di partecipare a questo culto idolatra, immorale e violento. (1 Re 19:18) Si attennero lealmente al patto stretto con Geova Dio e furono perseguitati per questo. Ad esempio la regina Izebel assassinò molti profeti di Geova. (1 Re 18:4, 13) Visto che la situazione era così difficile, la maggioranza degli israeliti praticava l’unione delle fedi cercando di accontentare sia Geova che Baal. Ma per un israelita allontanarsi da Geova e adorare un dio falso era apostasia. Geova aveva promesso che avrebbe benedetto gli israeliti se lo avessero amato e avessero ubbidito ai suoi comandamenti. D’altra parte li aveva avvertiti che se non gli avessero reso “esclusiva devozione” sarebbero stati annientati. — Deuteronomio 5:6-10; 28:15, 63.
4 Oggi nella cristianità esiste una situazione simile. I membri delle chiese si dicono cristiani, eppure le loro feste, la loro condotta e le loro credenze sono in contrasto con ciò che insegna la Bibbia. Il clero della cristianità, proprio come la regina Izebel, istiga la persecuzione dei testimoni di Geova. Com’è attestato dalla storia, il clero della cristianità ha appoggiato molte guerre, ed è quindi responsabile della morte di milioni di appartenenti alle chiese. Secondo la Bibbia tale sostegno religioso ai governi del mondo è fornicazione spirituale. (Rivelazione [Apocalisse] 18:2, 3) Inoltre la cristianità è sempre più tollerante nei confronti della fornicazione letterale, perfino quando è praticata dagli ecclesiastici. Gesù Cristo e gli apostoli avevano predetto questa grande apostasia. (Matteo 13:36-43; Atti 20:29, 30; 2 Pietro 2:1, 2) Quale sarà la sorte dei fedeli della cristianità, che sono più di un miliardo? Che responsabilità hanno i veri adoratori di Geova verso di loro, oltre che verso tutti gli altri che sono stati ingannati dalla falsa religione? Troveremo la risposta a queste domande esaminando i fatti emozionanti che portarono all’‘annientamento di Baal da Israele’. — 2 Re 10:28.
Dio ama il suo popolo ribelle
5 A Geova Dio non fa piacere punire quelli che gli sono infedeli. Come un Padre amorevole, desidera che i malvagi si pentano e ritornino a lui. (Ezechiele 18:32; 2 Pietro 3:9) A riprova di questo, ai giorni di Acab e Izebel Geova mandò molti profeti ad avvertire il suo popolo delle conseguenze dell’adorazione di Baal. Uno di questi profeti era Elia. Dopo una tremenda siccità, che era stata predetta, Elia disse al re Acab di radunare gli israeliti e i profeti di Baal sul monte Carmelo. — 1 Re 18:1, 19.
6 L’incontro avvenne nei pressi di un altare di Geova che era stato “demolito”, probabilmente per far piacere a Izebel. (1 Re 18:30) Triste a dirsi, gli israeliti lì radunati non sapevano con certezza chi fosse in grado di provvedere la pioggia di cui c’era tanto bisogno, se Geova o Baal. C’erano 450 profeti di Baal, mentre Elia era l’unico profeta di Geova. Andando alla radice del problema, Elia chiese agli israeliti: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni?” Quindi, parlando in modo ancora più schietto, mise davanti a loro la scelta: “Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. Per spingere gli indecisi israeliti a rendere esclusiva devozione a Geova, Elia propose una prova che avrebbe dimostrato chi era il vero Dio. Dovevano essere scannati due tori per offrirli in sacrificio, uno a Geova e l’altro a Baal. Il vero Dio avrebbe bruciato il suo sacrificio. I profeti di Baal prepararono il loro sacrificio e per ore continuarono a dire: “O Baal, rispondici!” Quando Elia cominciò a prendersi gioco di loro si fecero incisioni fino a far scorrere il sangue e invocarono il loro dio con quanto fiato avevano. Ma non ci fu risposta. — 1 Re 18:21, 26-29.
7 Ora toccava a Elia. Prima di tutto riparò l’altare di Geova e vi pose sopra il giovane toro tagliato a pezzi, quindi ordinò che vi fossero versate sopra quattro giare grandi d’acqua. Questa operazione fu ripetuta tre volte finché il fosso scavato attorno all’altare fu pieno d’acqua. Allora Elia pregò: “O Geova, Iddio di Abraamo, Isacco e Israele, si conosca oggi che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servitore e che per la tua parola ho fatto tutte queste cose. Rispondimi, o Geova, rispondimi, affinché questo popolo conosca che tu, Geova, sei il vero Dio e che tu stesso hai rivolto indietro il loro cuore”. — 1 Re 18:30-37.
8 Il vero Dio rispose mandando fuoco dal cielo, che bruciò sia il sacrificio che l’altare. Il fuoco prosciugò perfino l’acqua nel fosso attorno all’altare! Immaginate l’effetto sugli israeliti: “Immediatamente caddero sulle loro facce e dissero: ‘Geova è il vero Dio! Geova è il vero Dio!’” Elia agì di nuovo con decisione ordinando loro: “Prendete i profeti di Baal! Non ne scampi nemmeno uno!” Tutti i 450 profeti di Baal furono quindi uccisi ai piedi del monte Carmelo. — 1 Re 18:38-40.
9 In quello stesso giorno indimenticabile Geova fece piovere per la prima volta dopo tre anni e mezzo. (Giacomo 5:17, 18) Possiamo immaginare di cosa avranno parlato gli israeliti ritornando alle loro case: Geova aveva dimostrato di essere il vero Dio. Tuttavia gli adoratori di Baal non si diedero per vinti. Izebel continuò a perseguitare i servitori di Geova. (1 Re 19:1, 2; 21:11-16) Così la loro integrità fu messa ancora alla prova. Avrebbero continuato a rendere a Geova esclusiva devozione finché sarebbe arrivato il giorno del giudizio sugli adoratori di Baal?
Agite con decisione ora!
10 Nel nostro tempo i cristiani unti hanno svolto un’opera simile a quella di Elia. Con la propria voce e con la pagina stampata hanno avvertito persone di tutte le nazioni (fuori e dentro la cristianità) dei pericoli della falsa religione. Grazie a questo milioni di individui hanno agito con decisione tagliando i ponti con la falsa religione. Hanno dedicato la loro vita a Geova e sono divenuti discepoli battezzati di Gesù Cristo. In altre parole, hanno dato ascolto all’invito divino di uscire con urgenza dalla falsa religione: “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricevere parte delle sue piaghe”. — Rivelazione 18:4.
11 Ci sono altri milioni di individui che, pur essendo attratti dal messaggio biblico proclamato dai testimoni di Geova, sono incerti sul da farsi. Alcuni ogni tanto si vedono alle adunanze, magari sono presenti alla Commemorazione del Pasto Serale del Signore o a qualche parte dell’assemblea di distretto. Esortiamo tutti loro a riflettere attentamente sulle parole di Elia: “Fino a quando terrete il piede in due staffe?” (1 Re 18:21, La Sacra Bibbia, a cura di Galbiati, Penna, Rossano) Invece di procrastinare, devono agire con decisione e impegnarsi per raggiungere l’obiettivo di divenire adoratori di Geova dedicati e battezzati. Da questo dipende la loro prospettiva di vivere per sempre. — 2 Tessalonicesi 1:6-9.
12 Purtroppo certi cristiani battezzati sono diventati irregolari o inattivi nell’adorazione. (Ebrei 10:23-25; 13:15, 16) Alcuni hanno perso lo zelo a causa dell’ansietà che comporta guadagnarsi da vivere, oppure perché hanno timore di essere perseguitati, perché cercano di diventare ricchi o perché perseguono piaceri egoistici. Gesù avvertì che proprio queste cose avrebbero fatto inciampare, soffocato e preso in trappola alcuni suoi seguaci. (Matteo 10:28-33; 13:20-22; Luca 12:22-31; 21:34-36) Invece di ‘zoppicare su due opinioni’ dovrebbero ‘essere zelanti e pentirsi’, agendo con decisione per tener fede alla propria dedicazione. — Rivelazione 3:15-19.
La fine improvvisa della falsa religione
13 La ragione per cui è così urgente che gli esseri umani agiscano con decisione è chiara se si considera ciò che accadde in Israele circa 18 anni dopo che era stata risolta sul monte Carmelo la questione riguardo a chi è il vero Dio. Il giorno del giudizio di Geova contro l’adorazione di Baal venne improvvisamente e inaspettatamente durante il ministero di Eliseo, successore di Elia. Su Israele regnava il figlio di Acab, Ieoram, e la regina madre Izebel era ancora in vita. Senza farsi notare, Eliseo mandò il suo servitore a ungere come nuovo re Ieu, comandante dell’esercito di Israele. Ieu si trovava allora a Ramot-Galaad, a est del Giordano, ed era in guerra contro i nemici di Israele. Il re Ieoram era a Izreel nella pianura adiacente a Meghiddo e si stava rimettendo da una ferita riportata in battaglia. — 2 Re 8:29–9:4.
14 Ecco cosa comandò Geova a Ieu: “Devi abbattere la casa di Acab tuo signore, e io devo vendicare il sangue dei miei servitori i profeti e il sangue di tutti i servitori di Geova dalla mano di Izebel. E l’intera casa di Acab deve perire; . . . i cani mangeranno Izebel nel tratto di terra di Izreel, e non ci sarà chi la seppellisca”. — 2 Re 9:7-10.
15 Ieu era un uomo deciso. Salì subito sul suo carro e si precipitò a Izreel. Una sentinella lo riconobbe dal modo di guidare e lo riferì al re Ieoram, che salì sul carro e gli andò incontro. Quando si incontrarono, Ieoram chiese: “C’è pace, Ieu?” Ieu rispose: “Che pace ci potrebbe essere finché ci sono le fornicazioni di Izebel tua madre e le sue molte stregonerie?” Quindi prima che il re Ieoram potesse fuggire Ieu prese l’arco e lo uccise con una freccia che gli trapassò il cuore. — 2 Re 9:20-24.
16 Senza perdere tempo, Ieu corse in città con il suo carro. Izebel, pesantemente truccata, si affacciò alla finestra e lo accolse con tono di minaccia. Ieu la ignorò e invocò aiuto: “Chi è per me? Chi?” A quel punto i servitori di Izebel dovevano agire con decisione. Due o tre funzionari di corte si sporsero dalla finestra. In quell’istante la loro lealtà fu messa alla prova. “Fatela cadere!”, ordinò Ieu. I funzionari la fecero cadere sulla strada sottostante e venne calpestata dal carro e dai cavalli di Ieu. Così l’istigatrice dell’adorazione di Baal in Israele ebbe la fine che meritava. Prima che potesse essere seppellita i cani mangiarono le sue carni, proprio come era stato predetto. — 2 Re 9:30-37.
17 La simbolica meretrice chiamata “Babilonia la Grande” subirà una sorte altrettanto scioccante. Questa meretrice rappresenta le false religioni del mondo di Satana, che derivano dall’antica città di Babilonia. Dopo la fine della falsa religione Geova Dio si occuperà di tutti gli esseri umani che compongono la parte non religiosa del mondo di Satana. Anch’essi saranno distrutti, lasciando spazio a un giusto nuovo mondo. — Rivelazione 17:3-6; 19:19-21; 21:1-4.
18 Subito dopo la morte di Izebel, il re Ieu giustiziò tutti i discendenti di Acab e i suoi principali sostenitori. (2 Re 10:11) Ma nel paese c’erano ancora molti israeliti che adoravano Baal. Anche nel loro caso Ieu agì con decisione per dimostrare che ‘non tollerava nessuna rivalità verso Geova’. (2 Re 10:16) Fingendo di essere anche lui un adoratore di Baal, organizzò una grande festa nel tempio di Baal che Acab aveva costruito a Samaria. Tutti gli adoratori di Baal in Israele vennero alla festa e, una volta intrappolati all’interno del tempio, furono uccisi dagli uomini di Ieu. La narrazione biblica di questi avvenimenti termina con le parole: “Così Ieu annientò Baal da Israele”. — 2 Re 10:18-28.
19 L’adorazione di Baal venne completamente spazzata via da Israele. È altrettanto certo che le false religioni di questo mondo finiranno in modo repentino e scioccante. Da che parte sarete durante quel grande giorno di giudizio? Agite con decisione ora e forse avrete il privilegio di essere tra la “grande folla” che sopravvivrà alla “grande tribolazione”. Potrete ricordare il passato con gioia e loderete Dio per aver eseguito il giudizio “contro la grande meretrice che corrompeva la terra con la sua fornicazione”. Insieme agli altri veri adoratori, sarete d’accordo con le emozionanti parole del cantico intonato in cielo: “Lodate Iah, perché Geova il nostro Dio, l’Onnipotente, ha cominciato a regnare”. — Rivelazione 7:9, 10, 14; 19:1, 2, 6.

*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
Poi Elia parlò alla folla: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. — 1 Re 18:17-21.

*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
Alcuni studiosi ipotizzano che Elia alludesse alla danza rituale degli adoratori di Baal. Viene usata la stessa parola, ‘zoppicare’, in 1 Re 18:26 per descrivere la danza dei profeti di Baal.

*** it-2 pp. 1238-1239 Zoppo, Zoppicare ***
In seguito, Elia chiese agli israeliti: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni? Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguite lui”. A quel tempo gli israeliti sostenevano di adorare Geova ma allo stesso tempo adoravano Baal. Erano instabili ed esitanti, come uno zoppo. Nella prova che seguì, i profeti di Baal, mentre cercavano invano dal mattino fino a mezzogiorno di ottenere una risposta dal loro dio, “zoppicavano intorno all’altare che avevano fatto”. Questa potrebbe essere una descrizione derisoria dell’impacciata danza ritualistica dei fanatici adoratori di Baal, come può darsi che zoppicassero per la stanchezza dovuta al prolungato quanto inutile rito. — 1Re 18:21-29.

(1 RE 18:23)

“Ora ci diano due giovani tori, e si scelgano essi un giovane toro e lo taglino a pezzi e lo mettano sulla legna, ma non gli devono appiccare il fuoco. E io stesso preparerò l’altro giovane toro, e lo devo mettere sulla legna, ma non vi appiccherò il fuoco.”

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Fatto interessante, Elia disse loro che non dovevano appiccare il fuoco al sacrificio. Secondo alcuni biblisti, quegli idolatri usavano a volte degli altari con sotto una cavità nascosta da cui si poteva accendere il fuoco, che così sembrava essere di origine soprannaturale.

(1 RE 18:26)

“Presero pertanto il giovane toro che egli diede loro. Quindi lo prepararono, e invocavano il nome di Baal dalla mattina fino a mezzogiorno, dicendo: “O Baal, rispondici!” Ma non c’era voce, e non c’era chi rispondesse. E zoppicavano intorno all’altare che avevano fatto.”

*** it-1 p. 648 Danza ***
Il culto di Baal era accompagnato da folli danze sfrenate. Al tempo di Elia ci fu una manifestazione del genere da parte dei sacerdoti di Baal che, nel corso della danza demonica, si ferivano con lame mentre “zoppicavano intorno” all’altare. (1Re 18:26-29) Altre traduzioni dicono che “danzavano zoppicando” (Ga, Mor) o eseguivano “danze sacre” (PS).

(1 RE 18:27)

“E avvenne verso mezzogiorno che Elia si prendeva gioco di loro e diceva: “Chiamate con quanto fiato avete, poiché egli è un dio; poiché dev’essere occupato in una faccenda, e ha escrementi e deve andare al gabinetto. O forse dorme e si deve svegliare!””

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Verso mezzogiorno Elia cominciò a prendersi gioco di loro, dicendo con sarcasmo che forse Baal era troppo occupato per rispondere, o stava facendo i suoi bisogni al gabinetto, o forse si era appisolato e qualcuno lo doveva svegliare. “Chiamate con quanto fiato avete”, disse Elia a quegli impostori. Evidentemente vedeva l’adorazione di Baal come una ridicola farsa, e voleva che anche il popolo di Dio se ne rendesse conto. — 1 Re 18:26, 27.

(1 RE 18:28)

“E invocavano con quanto fiato avevano e si facevano incisioni secondo la loro abitudine con daghe e lance, finché si fecero scorrere il sangue addosso.”

*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
I profeti di Baal cominciarono perfino a farsi incisioni con daghe e lance, pratica spesso impiegata dai pagani per destare la pietà dei loro dèi. — 1 Re 18:28.

*** w98 1/1 p. 30 Elia esalta il vero Dio ***
Alcuni ipotizzano che l’automutilazione avesse a che fare con la pratica dei sacrifici umani. Entrambe le pratiche indicavano che si poteva invocare il favore di un dio affliggendo il proprio corpo o spargendo sangue.

*** it-2 p. 15 Incisioni ***
La consuetudine di prodursi lacerazioni nella carne non era tuttavia limitata ai riti funebri. Nella speranza che il loro dio rispondesse ai loro appelli, i profeti di Baal “si facevano incisioni secondo la loro abitudine con daghe e lance” finché erano tutti imbrattati di sangue. (1Re 18:28) Riti simili erano praticati anche da altri popoli dell’antichità. Per esempio, Erodoto (II, 61) menziona che durante la festa di Iside gli oriundi della Caria che abitavano in Egitto si sfregiavano il viso con la spada.

(1 RE 18:29)

“E avvenne che appena fu passato mezzogiorno e continuavano a comportarsi da profeti fino a che ascende l’offerta di cereali, non ci fu voce, e non ci fu chi rispondesse e non ci fu chi prestasse attenzione.”

*** it-2 p. 438 Ora ***
Dio comandò che si offrissero olocausti sull’altare “la mattina” e “fra le due sere”. Insieme a questi si presentava un’offerta di cereali. (Eso 29:38-42) Fu così che espressioni come ‘il tempo in cui ascende l’offerta di cereali’ (il contesto indica se si tratta di mattina o sera, come in 1Re 18:29, 36) e ‘il tempo dell’offerta del dono della sera’ (Da 9:21) finirono con l’indicare un tempo abbastanza preciso.

(1 RE 18:30)

“Alla fine Elia disse a tutto il popolo: “Accostatevi a me”. Tutto il popolo si accostò dunque a lui. Quindi egli riparò l’altare di Geova che era demolito.”

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Nel tardo pomeriggio arrivò il turno di Elia. Riparò un altare di Geova che era stato demolito, senza dubbio dai nemici della pura adorazione.

*** w05 15/12 p. 26 par. 6 È il momento di agire con decisione ***
6 L’incontro avvenne nei pressi di un altare di Geova che era stato “demolito”, probabilmente per far piacere a Izebel. (1 Re 18:30)

(1 RE 18:31)

“Elia prese dunque dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale era stata indirizzata la parola di Geova, dicendo: “Il tuo nome diverrà Israele”.”

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Usò 12 pietre, e questo forse rammentò a molti appartenenti alle 10 tribù di Israele che erano ancora sotto la Legge data a tutte le 12 tribù.

(1 RE 18:32)

“E continuò a edificare con le pietre un altare nel nome di Geova e a fare un fosso, di circa l’area seminata con due sea di seme, tutt’intorno all’altare.”

*** it-1 p. 806 Elia ***
Poi è la volta di Elia. Con 12 pietre ripara un altare che era stato abbattuto, probabilmente per ordine di Izebel. Quindi per tre volte fa inzuppare d’acqua l’offerta e l’altare; perfino il fosso intorno all’altare, che circoscrive un’area di circa 32 m per 32, è riempito d’acqua. (1Re 18:30-35)

(1 RE 18:33)

“Dopo ciò sistemò la legna e tagliò il giovane toro a pezzi e lo pose sulla legna. Ora disse: “Riempite d’acqua quattro giare grandi e versatela sull’olocausto e sulla legna”.”

*** w98 1/1 p. 31 Elia esalta il vero Dio ***
Dopo di che il toro, l’altare e la legna furono completamente bagnati con acqua e il fosso fu riempito d’acqua (senz’altro acqua di mare presa dal Mediterraneo).

*** ba p. 17 Si può avere fiducia in questo libro? ***
In alcuni casi l’omissione di certi particolari contribuisce solo alla credibilità dello scrittore biblico. Per esempio, lo scrittore di 1 Re parla di una grave siccità in Israele. Era così grave che il re non riusciva a trovare acqua e erba sufficienti per tenere in vita i suoi cavalli e i suoi muli. (1 Re 17:7; 18:5) Eppure poco più avanti dice che il profeta Elia ordinò che gli venisse portata sul monte Carmelo abbastanza acqua (da usare in relazione a un sacrificio) per riempire un fosso tutto intorno a un’area di forse 1.000 metri quadrati. (1 Re 18:33-35) Nel bel mezzo della siccità, da dove veniva tutta quell’acqua? Lo scrittore di 1 Re non si preoccupò di spiegarlo. Ma chiunque vivesse in Israele sapeva che il Carmelo arrivava fino alla costa del Mediterraneo, come indica un’osservazione incidentale poco più avanti. (1 Re 18:43) Quindi sarebbe stato facile procurarsi acqua marina. Se questo libro altrimenti particolareggiato fosse stato un frutto della fantasia spacciato per storia vera, perché lo scrittore, che in tal caso sarebbe stato un abile falsificatore, avrebbe lasciato una simile incongruenza nel testo?

(1 RE 18:34)

“Quindi disse: “Fatelo di nuovo”. Lo fecero dunque di nuovo. Ma egli disse: “Fatelo una terza volta”. Lo fecero dunque una terza volta.”

*** ba p. 17 Si può avere fiducia in questo libro? ***
In alcuni casi l’omissione di certi particolari contribuisce solo alla credibilità dello scrittore biblico. Per esempio, lo scrittore di 1 Re parla di una grave siccità in Israele. Era così grave che il re non riusciva a trovare acqua e erba sufficienti per tenere in vita i suoi cavalli e i suoi muli. (1 Re 17:7; 18:5) Eppure poco più avanti dice che il profeta Elia ordinò che gli venisse portata sul monte Carmelo abbastanza acqua (da usare in relazione a un sacrificio) per riempire un fosso tutto intorno a un’area di forse 1.000 metri quadrati. (1 Re 18:33-35) Nel bel mezzo della siccità, da dove veniva tutta quell’acqua? Lo scrittore di 1 Re non si preoccupò di spiegarlo. Ma chiunque vivesse in Israele sapeva che il Carmelo arrivava fino alla costa del Mediterraneo, come indica un’osservazione incidentale poco più avanti. (1 Re 18:43) Quindi sarebbe stato facile procurarsi acqua marina. Se questo libro altrimenti particolareggiato fosse stato un frutto della fantasia spacciato per storia vera, perché lo scrittore, che in tal caso sarebbe stato un abile falsificatore, avrebbe lasciato una simile incongruenza nel testo?

(1 RE 18:35)

“Così l’acqua andò tutt’intorno all’altare, ed egli riempì d’acqua anche il fosso.”

*** ba p. 17 Si può avere fiducia in questo libro? ***
In alcuni casi l’omissione di certi particolari contribuisce solo alla credibilità dello scrittore biblico. Per esempio, lo scrittore di 1 Re parla di una grave siccità in Israele. Era così grave che il re non riusciva a trovare acqua e erba sufficienti per tenere in vita i suoi cavalli e i suoi muli. (1 Re 17:7; 18:5) Eppure poco più avanti dice che il profeta Elia ordinò che gli venisse portata sul monte Carmelo abbastanza acqua (da usare in relazione a un sacrificio) per riempire un fosso tutto intorno a un’area di forse 1.000 metri quadrati. (1 Re 18:33-35) Nel bel mezzo della siccità, da dove veniva tutta quell’acqua? Lo scrittore di 1 Re non si preoccupò di spiegarlo. Ma chiunque vivesse in Israele sapeva che il Carmelo arrivava fino alla costa del Mediterraneo, come indica un’osservazione incidentale poco più avanti. (1 Re 18:43) Quindi sarebbe stato facile procurarsi acqua marina. Se questo libro altrimenti particolareggiato fosse stato un frutto della fantasia spacciato per storia vera, perché lo scrittore, che in tal caso sarebbe stato un abile falsificatore, avrebbe lasciato una simile incongruenza nel testo?

(1 RE 18:36)

“E avvenne al tempo in cui ascende l’offerta di cereali che Elia il profeta si accostava e diceva: “O Geova, Iddio di Abraamo, Isacco e Israele, si conosca oggi che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servitore e che per la tua parola ho fatto tutte queste cose.”

*** w10 1/10 pp. 4-5 2 Chi? ***
Dopo che questi ebbe pregato, il suo Dio rispose all’istante mandando fuoco dal cielo per consumare l’offerta che Elia aveva presentato. Qual era la differenza? C’era un elemento chiave nella preghiera stessa di Elia, riportata in 1 Re 18:36, 37. È una preghiera brevissima, una trentina di parole appena nell’ebraico originale. Eppure, in quelle poche espressioni, Elia si rivolse a Dio tre volte usando il suo nome proprio, Geova.
Baal, che significa “proprietario” o “signore”, era il dio dei cananei, una divinità di cui esistevano molte varianti locali. Geova, però, è un nome senza uguali, che si può attribuire a una sola Persona in tutto l’universo. Questo Dio disse al suo popolo: “Io sono Geova. Questo è il mio nome; e non darò a nessun altro la mia propria gloria”. — Isaia 42:8.
La preghiera di Elia e quelle dei profeti di Baal furono udite dallo stesso Dio? Il culto di Baal degradava le persone con la prostituzione rituale e perfino con i sacrifici umani. L’adorazione di Geova invece nobilitava il suo popolo, Israele, liberandolo da queste pratiche degradanti. Provate a riflettere: se indirizzaste una lettera a un amico che stimate molto, vi aspettereste che venisse consegnata a qualcuno che si chiama in un altro modo e la cui pessima reputazione è in netto contrasto con tutti i valori in cui crede il vostro amico? No di certo!

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Quando tutto fu pronto, Elia pronunciò una preghiera. Eloquente nella sua semplicità, essa mostrava chiaramente quali erano le cose più importanti per lui. Innanzi tutto, Elia voleva che fosse noto che Geova, e non Baal, era “Dio in Israele”. In secondo luogo, gli premeva che tutti sapessero che lui era soltanto un servitore di Geova e che tutta la gloria andava a Lui. Infine, dimostrò che teneva ancora al suo popolo. Desiderava infatti che Geova ‘rivolgesse indietro il loro cuore’. (1 Re 18:36, 37) Nonostante le sciagure che il popolo aveva attirato su di sé a motivo della sua infedeltà, Elia continuava ad amarlo. Quando preghiamo, anche noi dovremmo mostrare altrettanta premura per il nome di Dio, oltre che umiltà e compassione per chi ha bisogno di aiuto.

*** it-2 p. 438 Ora ***
Dio comandò che si offrissero olocausti sull’altare “la mattina” e “fra le due sere”. Insieme a questi si presentava un’offerta di cereali. (Eso 29:38-42) Fu così che espressioni come ‘il tempo in cui ascende l’offerta di cereali’ (il contesto indica se si tratta di mattina o sera, come in 1Re 18:29, 36) e ‘il tempo dell’offerta del dono della sera’ (Da 9:21) finirono con l’indicare un tempo abbastanza preciso.

(1 RE 18:37)

“Rispondimi, o Geova, rispondimi, affinché questo popolo conosca che tu, Geova, sei il [vero] Dio e che tu stesso hai rivolto indietro il loro cuore”.”

*** w10 1/10 pp. 4-5 2 Chi? ***
Dopo che questi ebbe pregato, il suo Dio rispose all’istante mandando fuoco dal cielo per consumare l’offerta che Elia aveva presentato. Qual era la differenza? C’era un elemento chiave nella preghiera stessa di Elia, riportata in 1 Re 18:36, 37. È una preghiera brevissima, una trentina di parole appena nell’ebraico originale. Eppure, in quelle poche espressioni, Elia si rivolse a Dio tre volte usando il suo nome proprio, Geova.
Baal, che significa “proprietario” o “signore”, era il dio dei cananei, una divinità di cui esistevano molte varianti locali. Geova, però, è un nome senza uguali, che si può attribuire a una sola Persona in tutto l’universo. Questo Dio disse al suo popolo: “Io sono Geova. Questo è il mio nome; e non darò a nessun altro la mia propria gloria”. — Isaia 42:8.
La preghiera di Elia e quelle dei profeti di Baal furono udite dallo stesso Dio? Il culto di Baal degradava le persone con la prostituzione rituale e perfino con i sacrifici umani. L’adorazione di Geova invece nobilitava il suo popolo, Israele, liberandolo da queste pratiche degradanti. Provate a riflettere: se indirizzaste una lettera a un amico che stimate molto, vi aspettereste che venisse consegnata a qualcuno che si chiama in un altro modo e la cui pessima reputazione è in netto contrasto con tutti i valori in cui crede il vostro amico? No di certo!

*** w08 1/1 p. 20 Difese la pura adorazione ***
Quando tutto fu pronto, Elia pronunciò una preghiera. Eloquente nella sua semplicità, essa mostrava chiaramente quali erano le cose più importanti per lui. Innanzi tutto, Elia voleva che fosse noto che Geova, e non Baal, era “Dio in Israele”. In secondo luogo, gli premeva che tutti sapessero che lui era soltanto un servitore di Geova e che tutta la gloria andava a Lui. Infine, dimostrò che teneva ancora al suo popolo. Desiderava infatti che Geova ‘rivolgesse indietro il loro cuore’. (1 Re 18:36, 37) Nonostante le sciagure che il popolo aveva attirato su di sé a motivo della sua infedeltà, Elia continuava ad amarlo. Quando preghiamo, anche noi dovremmo mostrare altrettanta premura per il nome di Dio, oltre che umiltà e compassione per chi ha bisogno di aiuto.

(1 RE 18:40)

“Quindi Elia disse loro: “Prendete i profeti di Baal! Non ne scampi nemmeno uno!” Subito li presero, ed Elia li fece quindi scendere alla valle del torrente Chison e là li scannò.”

*** w08 1/1 p. 21 Difese la pura adorazione ***
ma ancora non avevano dimostrato alcuna fede. Certo, ammettere che Geova è il vero Dio dopo aver visto scendere fuoco dal cielo in risposta a una preghiera non è una gran dimostrazione di fede. Così Elia chiese loro di fare qualcosa di più, qualcosa che avrebbero dovuto fare molti anni prima: ubbidire alla Legge di Geova. La Legge diceva che i falsi profeti e gli idolatri dovevano essere messi a morte. (Deuteronomio 13:5-9) I profeti di Baal erano nemici giurati di Geova Dio e agivano deliberatamente in opposizione a lui. Meritavano forse misericordia? Ebbene, quale misericordia veniva mostrata a tutti i bambini innocenti bruciati vivi in sacrificio a Baal? (Proverbi 21:13; Geremia 19:5) No, quegli uomini non meritavano alcuna misericordia. Elia ordinò che fossero giustiziati, e così avvenne. — 1 Re 18:40.

*** it-1 p. 434 Carmelo ***
Dopo la prova, Elia fece portare i falsi profeti giù nella valle del torrente Chison, che scorre ai piedi del Carmelo prima di gettarsi nella baia di Acco, e lì li fece scannare. (1Re 18:40)

(1 RE 18:41)

“Elia disse ora ad Acab: “Sali, mangia e bevi; poiché c’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”.”

*** w08 1/4 p. 18 Guardò con attenzione e aspettò ***
Ricorderete che poco prima Elia aveva detto al re Acab: “C’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”. Come poteva dire una cosa del genere se non c’era nessuna nube in vista?
Elia conosceva la promessa di Geova e, in quanto Suo profeta e rappresentante, era certo che avrebbe mantenuto la parola. Elia era fiducioso, come se potesse già sentire il fragore dell’acquazzone. Questo ci fa pensare a ciò che la Bibbia dice riguardo a Mosè: “Rimase saldo come vedendo Colui che è invisibile”. Dio è altrettanto reale per voi? Egli ci dà ampie ragioni per riporre in lui e nelle sue promesse una fede come questa. — Ebrei 11:1, 27.

*** w08 1/4 p. 17 Guardò con attenzione e aspettò ***
Elia rivolse ad Acab queste parole: “Sali, mangia e bevi; poiché c’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”. (Versetto 41)

(1 RE 18:42)

“E Acab saliva per mangiare e bere. In quanto ad Elia, salì in cima al Carmelo e si chinava a terra e teneva la faccia fra le ginocchia.”

*** w08 1/4 pp. 17-18 Guardò con attenzione e aspettò ***
Acab si limitò a ‘salire per mangiare e bere’. (Versetto 42) Ed Elia?
“In quanto ad Elia, salì in cima al Carmelo e si chinava a terra e teneva la faccia fra le ginocchia”. Mentre Acab si riempiva la pancia, Elia poté pregare il Padre suo. Soffermiamoci sulla posizione umile che assunse Elia: era così chinato che la sua faccia era vicina alle ginocchia. Per che cosa pregava? Non c’è bisogno di tirare a indovinare. In Giacomo 5:18 la Bibbia spiega che Elia pregò che la siccità finisse. Di sicuro questa è la preghiera che innalzò quando si trovava sulla cima del Carmelo.
In precedenza Geova aveva detto: “Ho deciso di dare la pioggia sulla superficie del suolo”. (1 Re 18:1) Perciò Elia pregò che si compisse la volontà espressa dal Padre suo. Circa mille anni dopo Gesù insegnò ai suoi seguaci a chiedere in preghiera qualcosa di molto simile. — Matteo 6:9, 10.
Possiamo imparare molto da Elia sull’argomento della preghiera. Per lui la cosa più importante era che si compisse la volontà del Padre suo. Quando preghiamo Dio, facciamo bene a ricordare “che qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta”. (1 Giovanni 5:14) Va da sé, quindi, che se vogliamo che le nostre preghiere siano ascoltate da Dio dobbiamo conoscere la sua volontà: un’ottima ragione per fare dello studio della Bibbia un aspetto della vita quotidiana. La siccità causava grandi sofferenze ai connazionali di Elia, e senza dubbio questo era un altro motivo per cui egli voleva vederla finire. Inoltre Elia sarà stato molto grato per il miracolo che Geova aveva compiuto quel giorno. Anche nelle nostre preghiere dovrebbero trasparire l’interesse per il benessere altrui e la sincera gratitudine. — 2 Corinti 1:11; Filippesi 4:6.

*** it-1 p. 243 Atteggiamenti e gesti ***
Seduti e prostrati. Un’altra posizione assunta nella preghiera era quella del supplicante che evidentemente s’inginocchiava e poi si sedeva sui talloni. (1Cr 17:16) In questa posizione poteva chinare la testa sul petto. Oppure, come fece Elia, poteva rannicchiarsi per terra e mettere il viso fra le ginocchia. (1Re 18:42)

(1 RE 18:43)

“Disse quindi al suo servitore: “Sali, ti prego. Guarda in direzione del mare”. Salì, dunque, e guardò e quindi disse: “Non c’è assolutamente nulla”. Ed egli continuò a dire: “Torna”, per sette volte.”

*** w08 1/4 pp. 18-19 Guardò con attenzione e aspettò ***
Fiducioso e attento
Elia era sicuro che Geova sarebbe intervenuto per porre fine alla siccità, ma non sapeva quando. Cosa fece nell’attesa? Nel versetto 43 leggiamo: “Disse quindi al suo servitore: ‘Sali, ti prego. Guarda in direzione del mare’. Salì, dunque, e guardò e quindi disse: ‘Non c’è assolutamente nulla’. Ed egli continuò a dire: ‘Torna’, per sette volte”. Elia ci è d’esempio sotto almeno due aspetti: prima di tutto, si dimostrò fiducioso; inoltre, fu una persona attenta, vigile.
Elia voleva delle indicazioni concrete che l’intervento di Geova era imminente; perciò fece salire il suo servitore più in alto, affinché scrutasse l’orizzonte alla ricerca di qualunque segnale dell’arrivo della pioggia. Al suo ritorno il servitore disse senza entusiasmo: “Non c’è assolutamente nulla”. L’orizzonte era limpido ed evidentemente in cielo non c’erano nuvole. Non vi sembra strano? Ricorderete che poco prima Elia aveva detto al re Acab: “C’è il suono dello scrosciare di un rovescio di pioggia”. Come poteva dire una cosa del genere se non c’era nessuna nube in vista?
Elia conosceva la promessa di Geova e, in quanto Suo profeta e rappresentante, era certo che avrebbe mantenuto la parola. Elia era fiducioso, come se potesse già sentire il fragore dell’acquazzone. Questo ci fa pensare a ciò che la Bibbia dice riguardo a Mosè: “Rimase saldo come vedendo Colui che è invisibile”. Dio è altrettanto reale per voi? Egli ci dà ampie ragioni per riporre in lui e nelle sue promesse una fede come questa. — Ebrei 11:1, 27.
Parliamo ora dello spirito vigile di Elia. Rimandò indietro il suo servitore non una o due volte, ma sette volte! Il servitore si sarà stufato di andare avanti e indietro. Ma Elia non si dava per vinto, voleva vedere un segno.

(1 RE 18:44)

“E la settima volta avvenne che disse: “Ecco, c’è una nube, piccola come la palma della mano di un uomo, che sale dal mare”. Egli ora disse: “Sali, di’ ad Acab: ‘Attacca [il carro]! E scendi affinché il rovescio di pioggia non ti trattenga!’””

*** w09 1/1 pp. 15-16 Siete grati della pioggia? ***
Meno di un secolo dopo Salomone, Elia, un profeta di Dio, mostrò di sapere da dove proviene la pioggia. Ai suoi giorni, il paese stava affrontando una grave siccità che durava da più di tre anni. (Giacomo 5:17) Geova Dio aveva mandato su di loro questa calamità perché lo avevano rigettato e a lui avevano preferito Baal, il dio cananeo della pioggia. Ma Elia aiutò gli israeliti a pentirsi, dopo di che fu disposto a pregare perché piovesse. Mentre pregava, Elia chiese al suo servitore di guardare “in direzione del mare”. Quando questi lo informò che ‘c’era una nube, piccola come la palma della mano di un uomo, che saliva dal mare’, Elia capì che la sua preghiera era stata esaudita. Ben presto “i cieli stessi si oscurarono per le nubi e il vento e cominciò un gran rovescio di pioggia”. (1 Re 18:43-45) Perciò Elia dimostrò di conoscere in qualche modo il ciclo dell’acqua. Sapeva che le nubi si formavano sul mare e poi venivano spinte dai venti verso est in direzione della Terra Promessa. Ancora oggi questo è il modo in cui le terre ricevono la pioggia.

*** w08 1/4 pp. 19-20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Alla fine, dopo sette tentativi, il servitore riferì: “Ecco, c’è una nube, piccola come la palma della mano di un uomo, che sale dal mare”. (Versetto 44) Riuscite a immaginarvi il servitore che, con il braccio teso, indica con la mano la dimensione della nuvoletta che sale all’orizzonte dal Mar Grande? Il servitore non avrà dato peso alla cosa, ma per Elia quella nuvola voleva dire molto. Infatti diede al servitore un comando urgente: “Sali, di’ ad Acab: ‘Attacca il carro! E scendi affinché il rovescio di pioggia non ti trattenga!’”
Anche in questo Elia è un eccellente esempio per noi che, come lui, viviamo in un periodo in cui Dio si appresta ad adempiere il suo proposito. Elia attendeva la fine della siccità; oggi chi serve Dio attende la fine del corrotto sistema di cose mondiale. (1 Giovanni 2:17) Fino al momento in cui Geova Dio interverrà dobbiamo continuare a essere vigilanti, come Elia. Il Figlio di Dio, Gesù, esortò i suoi seguaci: “Siate vigilanti, dunque, perché non sapete in quale giorno verrà il vostro Signore”. (Matteo 24:42) Gesù intendeva forse dire che i suoi seguaci sarebbero stati completamente all’oscuro circa il momento in cui sarebbe venuta la fine? No, visto che descrisse ampiamente come sarebbe stato il mondo nei giorni che l’avrebbero preceduta. Chiunque ha la possibilità di conoscere i vari aspetti del segno “del termine del sistema di cose”. — Matteo 24:3-7.
Ogni particolare di quel segno è una prova decisiva e convincente. Tali prove bastano per spingerci ad agire con prontezza? La nuvoletta che saliva all’orizzonte bastò a convincere Elia che Geova stava per intervenire.

(1 RE 18:45)

“E avvenne nel frattempo che i cieli stessi si oscurarono per le nubi e il vento e cominciò un gran rovescio di pioggia. E Acab guidava [il suo carro] e andava a Izreel.”

*** w08 1/4 p. 20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Sollievo e benedizioni da Geova
La narrazione biblica continua: “Avvenne nel frattempo che i cieli stessi si oscurarono per le nubi e il vento e cominciò un gran rovescio di pioggia. E Acab guidava il suo carro e andava a Izreel”. (Versetto 45) Gli eventi si susseguirono a un ritmo incalzante. Mentre il servitore di Elia riferiva il messaggio ad Acab, la nuvoletta lasciò il posto a numerose nubi che riempirono e oscurarono il cielo. Soffiava un forte vento. Dopo tre anni e mezzo, sul suolo di Israele cadeva finalmente la pioggia. La terra riarsa assorbì le gocce d’acqua. La pioggia divenne torrenziale, il Chison si ingrossò e sicuramente lavò via il sangue dei profeti di Baal che erano stati giustiziati. Anche gli ostinati israeliti avevano l’occasione di lavare via dal paese l’orribile macchia del culto di Baal.
Certo, Elia sperava che ciò avvenisse. Acab si sarebbe pentito e avrebbe abbandonato la sozzura del culto di Baal? I fatti di quella giornata avevano fornito ampie ragioni per farlo. Ovviamente non possiamo sapere cosa passasse per la testa ad Acab in quei momenti. La Bibbia dice soltanto che il re “guidava il suo carro e andava a Izreel”. Aveva imparato qualcosa? Era deciso a cambiare? Da ciò che sarebbe accaduto in seguito deduciamo che la risposta è no. Ma la giornata non era ancora finita per Acab, e neanche per Elia.

(1 RE 18:46)

“E la medesima mano di Geova era su Elia, così che si cinse i fianchi e correva davanti ad Acab per tutta la via fino a Izreel.”

*** w11 1/7 p. 18 Trasse conforto dal suo Dio ***
CALAVANO le tenebre. Elia correva sotto la pioggia alla volta di Izreel, ancora lontana. Non era più un ragazzo, eppure non dava segni di stanchezza, dato che “la medesima mano di Geova” era su di lui. L’energia che attraversava il suo corpo era senza dubbio diversa da qualunque altro tipo di energia avesse mai provato prima. E infatti riuscì persino a superare il carro regale in cui viaggiava il re Acab. — 1 Re 18:46.

*** w08 1/4 p. 20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Di lì a poco, Geova avrebbe incaricato Elia di addestrare Eliseo, il quale sarebbe divenuto noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Eliseo fece da servitore a Elia, ormai anziano, evidentemente aiutandolo negli aspetti di ordine pratico.

*** w08 1/4 p. 20 Guardò con attenzione e aspettò ***
Il profeta di Geova si avviò lungo la stessa strada che aveva preso Acab. Doveva percorrere un lungo tragitto, nell’oscurità e sotto la pioggia. Ma accadde qualcosa di inaspettato.
“La medesima mano di Geova era su Elia, così che si cinse i fianchi e correva davanti ad Acab per tutta la via fino a Izreel”. (Versetto 46) È chiaro che “la medesima mano di Geova” agiva su Elia in modo soprannaturale. Izreel distava circa 30 chilometri, ed Elia non era più un ragazzo. Immaginate il profeta che si rimbocca le lunghe vesti e le annoda ai fianchi per avere le gambe libere, e quindi si mette a correre lungo la strada fangosa. Corre così forte che raggiunge, sorpassa e distanzia il carro del re!
Che benedizione per Elia! Dev’essere stato emozionante sentire una forza, una vitalità, un vigore che magari non aveva neanche quando era giovane. Forse ci tornano in mente le profezie che assicurano ai fedeli che nel futuro Paradiso terrestre avranno salute perfetta e saranno nel pieno delle energie. (Isaia 35:6; Luca 23:43) Senza dubbio, mentre correva in mezzo al fango, Elia era ben consapevole di avere l’approvazione del Padre suo, il solo vero Dio, Geova!

*** it-1 p. 18 Abbigliamento ***
Fascia, cintura. Spesso sopra la tunica o la sopravveste si portava una fascia. Quando si svolgeva qualche lavoro o attività fisica, ci si poteva ‘cingere i fianchi’ con una fascia, spesso facendo passare fra le gambe i lembi del vestito e raccogliendoli sotto la fascia per avere libertà di movimento. (1Re 18:46; 2Re 4:29; 9:1)

*** it-1 p. 204 Armi, Armatura ***
Cintura. La cintura dei soldati d’un tempo era una fascia di cuoio portata intorno alla vita o ai fianchi. Era larga da 5 a 15 cm e spesso era costellata di borchie di ferro, argento o oro. Il guerriero vi appendeva la spada, e a volte la cintura era sostenuta da una bretella. (1Sa 18:4; 2Sa 20:8) Mentre la cintura slacciata indicava rilassatezza (1Re 20:11), cingersi i lombi o i fianchi significava essere pronti per l’azione o la battaglia. — Eso 12:11; 1Re 18:46; 1Pt 1:13, nt.

*** it-1 p. 434 Carmelo ***
Di là Elia percorse almeno 30 km fino a Izreel, correndo con l’aiuto di Geova davanti al carro di Acab per tutto il tragitto. — 1Re 18:46.

*** it-1 p. 806 Elia ***
Con l’aiuto di Geova, Elia corre quindi davanti al carro da guerra di Acab, forse per ben 30 km, fino a Izreel. — 1Re 18:39-46.

*** it-1 pp. 918-919 Fianchi ***
Prima di accingersi a svolgere qualsiasi energica attività fisica ci si ‘cingeva i fianchi’, spesso facendo passare fra le gambe i lembi del vestito sciolto e ampio e ripiegandone le estremità sotto la cintura. In Egitto gli israeliti mangiarono la Pasqua con i fianchi cinti, pronti a mettersi in marcia per lasciare il paese. Elia si era similmente preparato prima di mettersi a correre davanti al carro da guerra di Acab. — Eso 12:11; 1Re 18:46.

(1 RE 19:1)

“Acab riferì quindi a Izebel tutto ciò che Elia aveva fatto e ogni cosa circa il modo in cui aveva ucciso tutti i profeti con la spada.”

*** w11 1/7 p. 18 Trasse conforto dal suo Dio ***
Un colpo di scena
Quando Acab raggiunse il suo palazzo a Izreel diede forse prova di essere cambiato, di essere ora un uomo più spirituale? Leggiamo: “Acab riferì quindi a Izebel tutto ciò che Elia aveva fatto e ogni cosa circa il modo in cui aveva ucciso tutti i profeti con la spada”. (1 Re 19:1) Si noti che, nel fare il resoconto degli avvenimenti del giorno, Acab non menzionò minimamente l’Iddio di Elia, Geova. Essendo un uomo carnale, osservò quegli avvenimenti miracolosi in termini strettamente umani, come qualcosa che “Elia aveva fatto”. È evidente che non aveva imparato a rispettare Geova Dio. E come reagì la vendicativa Izebel?

(1 RE 19:2)

“Allora Izebel mandò un messaggero a Elia, dicendo: “Così facciano gli dèi, e così vi aggiungano, se domani a quest’ora non farò alla tua anima come all’anima di ciascuno di loro!””

*** w11 1/7 p. 19 Trasse conforto dal suo Dio ***
La regina era furiosa! Livida di rabbia, mandò questo messaggio a Elia: “Così facciano gli dèi, e così vi aggiungano, se domani a quest’ora non farò alla tua anima come all’anima di ciascuno di loro!” (1 Re 19:2) Si trattava di una minaccia di morte del peggior tipo. In pratica, Izebel stava giurando che, se nel giro di un giorno non fosse riuscita a far uccidere Elia per vendicare i profeti di Baal, lei stessa sarebbe dovuta morire. Immaginate Elia che, in un umile alloggio a Izreel, durante quella notte tempestosa viene svegliato dal messaggero della regina e si sente dire quelle parole terribili.

(1 RE 19:3)

“Ed egli ebbe timore. Di conseguenza si levò e se ne andava per la sua anima e giunse a Beer-Seba, che appartiene a Giuda. Quindi là si lasciò dietro il suo servitore.”

*** w11 1/7 p. 19 Trasse conforto dal suo Dio ***
Sconforto e timore prendono il sopravvento
Se Elia si era illuso che la guerra contro l’adorazione di Baal fosse quasi finita, le sue speranze si infransero in quel momento. Izebel non era affatto cambiata. Moltissimi fedeli profeti come Elia erano già stati giustiziati dietro suo ordine, e ora sembrava toccasse a lui. La Bibbia ci dice che “egli ebbe timore”. Elia immaginò forse la terribile morte che Izebel aveva in serbo per lui? Se si soffermò su pensieri di questo genere, non sorprende che tutto il suo coraggio svanisse. Ad ogni modo, il racconto dice che Elia “se ne andava per la sua anima”, ovvero fuggì per mettersi in salvo. — 1 Re 18:4; 19:3.
Elia non fu l’unico uomo di fede a essere sopraffatto dal timore. Secoli dopo, l’apostolo Pietro ebbe un problema simile. Ad esempio, quando Gesù gli permise di camminare sulle acque perché lo raggiungesse, Pietro “guardando il turbine” si perse di coraggio e cominciò ad affondare. (Matteo 14:30) Pertanto la vicenda di Pietro e di Elia ci insegna una verità preziosa: per conservare il coraggio non dobbiamo soffermarci sui pericoli, su ciò che ci spaventa, ma dobbiamo mantenerci concentrati sulla Fonte della speranza e della forza.
“Basta!”
Terrorizzato, Elia fuggì a sud-ovest percorrendo 150 chilometri fino a Beer-Seba, città vicino al confine meridionale di Giuda. Lì si lasciò dietro il suo servitore e si incamminò da solo nel deserto.

*** it-1 p. 806 Elia ***
Sfugge a Izebel. Informata della morte dei profeti di Baal, la regina Izebel giura di far mettere a morte Elia. Spaventato, Elia fugge verso SO per 150 km fino a Beer-Seba, a O dell’estremità inferiore del Mar Morto. (CARTINA, vol. 1, p. 949)

(1 RE 19:4)

“Ed egli stesso entrò nel deserto per una giornata di cammino, e infine andò a sedersi sotto una certa ginestra. E chiedeva che la sua anima morisse e diceva: “Basta! Ora, o Geova, togli la mia anima, poiché non sono migliore dei miei antenati”.”

*** w11 1/7 pp. 19-20 Trasse conforto dal suo Dio ***
“Basta!”
Terrorizzato, Elia fuggì a sud-ovest percorrendo 150 chilometri fino a Beer-Seba, città vicino al confine meridionale di Giuda. Lì si lasciò dietro il suo servitore e si incamminò da solo nel deserto. Il racconto dice che proseguì “per una giornata di cammino”; probabilmente partì all’alba e senza provviste. Depresso e sempre più in preda al timore, arrancò nell’aspro e selvaggio deserto sotto un sole cocente. Pian piano la luce abbagliante rosseggiò e infine il sole calò dietro l’orizzonte; Elia era stremato. Si sedette esausto all’ombra di una ginestra, la cosa che più si avvicinava a un riparo in quel paesaggio tanto brullo. — 1 Re 19:4.
Nel più totale sconforto, Elia pregò, chiedendo di morire. “Non sono migliore dei miei antenati”, disse. Sapeva che i suoi antenati erano ormai solo polvere e ossa nella tomba, incapaci di fare del bene a chiunque. (Ecclesiaste 9:10) Elia si sentiva altrettanto inutile. Non stupisce che gridasse: “Basta!” Perché mai continuare a vivere?
Dovrebbe meravigliarci che un uomo di Dio possa sentirsi così abbattuto? Non necessariamente. Diversi uomini e donne fedeli descritti nella Bibbia si sentirono a volte talmente affranti da desiderare di morire; Rebecca, Giacobbe, Mosè e Giobbe sono solo alcuni. — Genesi 25:22; 37:35; Numeri 11:13-15; Giobbe 14:13.
Dal momento che viviamo in “tempi difficili”, anche oggi può capitare che molti, persino fedeli servitori di Dio, si sentano talvolta scoraggiati. (2 Timoteo 3:1) Semmai doveste trovarvi in una situazione altrettanto difficile, seguite l’esempio di Elia: apritevi con Dio esprimendogli il vostro stato d’animo. Dopo tutto Geova è “l’Iddio di ogni conforto”. (2 Corinti 1:3) Confortò Elia?

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 1106 Ginestra ***
In 1 Re 19:4, 5 si legge che quando Elia fuggì nel deserto per evitare l’ira di Izebel, “andò a sedersi sotto una certa ginestra” e poi si addormentò. Mentre le ginestre più piccole provvederebbero una ben misera ombra dal cocente sole del deserto, una pianta abbastanza grande potrebbe offrire un gradito sollievo. Questo cespuglio del deserto veniva usato anche come combustibile. Il legno di ginestra produce eccellente carbonella, che emana intenso calore.

(1 RE 19:5)

“Infine giacque e si addormentò sotto la ginestra. Ma, ecco, ora un angelo lo toccava. Quindi gli disse: “Levati, mangia”.”

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
Dopo che Elia era sprofondato nel sonno, Geova gli mandò un angelo. Questi lo svegliò toccandolo delicatamente e gli disse: “Levati, mangia”.

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
1 Re 19:5

*** it-1 p. 1106 Ginestra ***
In 1 Re 19:4, 5 si legge che quando Elia fuggì nel deserto per evitare l’ira di Izebel, “andò a sedersi sotto una certa ginestra” e poi si addormentò. Mentre le ginestre più piccole provvederebbero una ben misera ombra dal cocente sole del deserto, una pianta abbastanza grande potrebbe offrire un gradito sollievo. Questo cespuglio del deserto veniva usato anche come combustibile. Il legno di ginestra produce eccellente carbonella, che emana intenso calore.

(1 RE 19:6)

“Quando guardò, ebbene, lì presso la sua testa c’era una focaccia rotonda su pietre infuocate e una brocca d’acqua. E mangiava e beveva, dopo di che tornò a giacere.”

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
1 Re 19:5-7.

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
Elia lo fece, dato che l’angelo gli aveva gentilmente messo davanti un pasto frugale composto da pane ancora caldo e acqua. Elia lo ringraziò? Il racconto dice solo che il profeta mangiò, bevve e tornò a dormire. Era così provato da non riuscire nemmeno a parlare?

*** it-1 p. 630 Cuocere al forno ***
Nei tempi biblici il pane di solito era cotto al forno. (Vedi FORNO). A volte però lo si cuoceva accendendo il fuoco su pietre disposte una accanto all’altra. Quando erano ben calde, si toglieva la cenere e l’impasto veniva messo sulle pietre. Dopo un po’ il pane veniva girato e lasciato sulle pietre finché era ben cotto. (Os 7:8) I viaggiatori potevano cuocere il pane in una buca poco profonda riempita di ciottoli, sui quali era stato acceso il fuoco. Dopo aver tolto la brace, l’impasto veniva deposto sulle pietre roventi, e forse lo si girava diverse volte finché era cotto. — 1Re 19:6.

(1 RE 19:7)

“Più tardi l’angelo di Geova tornò una seconda volta e lo toccò e disse: “Levati, mangia, poiché il viaggio è troppo per te”.”

*** w11 1/7 p. 20 Trasse conforto dal suo Dio ***
Comunque sia, l’angelo lo svegliò una seconda volta, forse all’alba. Di nuovo, lo esortò dicendo: “Levati, mangia, poiché il viaggio è troppo per te”. — 1 Re 19:5-7.
Grazie alla perspicacia datagli da Dio, l’angelo sapeva dov’era diretto Elia. Sapeva anche che il viaggio era troppo impegnativo perché Elia potesse affrontarlo con le sue sole forze. Che sollievo servire un Dio che conosce meglio di noi i nostri obiettivi e i nostri limiti! (Salmo 103:13, 14)

(1 RE 19:8)

“Pertanto si levò e mangiò e bevve, e continuò ad andare nella potenza di quel nutrimento per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte del [vero] Dio, Horeb.”

*** w11 1/7 pp. 20-21 Trasse conforto dal suo Dio ***
Leggiamo: “Si levò e mangiò e bevve, e continuò ad andare nella potenza di quel nutrimento per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte del vero Dio, Horeb”. (1 Re 19:8) Come Mosè, circa sei secoli prima di lui, e Gesù, quasi dieci secoli dopo, Elia digiunò per 40 giorni e 40 notti. (Esodo 34:28; Luca 4:1, 2) Quel pasto non bastò certo a risolvere tutti i suoi problemi, ma lo sostenne in modo miracoloso. Immaginate quell’uomo anziano mentre avanza nell’impervio deserto, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, per quasi un mese e mezzo!
Anche oggi Geova sostiene i suoi servitori, non con letterali pasti miracolosi ma in un modo ancor più decisivo: provvede loro in senso spirituale. (Matteo 4:4) Imparare a conoscere Dio tramite la sua Parola e tramite pubblicazioni fedelmente basate su di essa ci sostiene spiritualmente. Nutrirci di questo cibo spirituale forse non farà sparire tutti i nostri problemi, ma ci aiuterà a sopportare cose che sarebbero altrimenti insopportabili. Può inoltre significare “vita eterna”. — Giovanni 17:3.
Elia camminò per quasi 320 chilometri prima di raggiungere finalmente il monte Horeb, dove molto tempo prima Geova Dio, tramite un angelo, era apparso a Mosè presso il roveto ardente e in seguito aveva stipulato il patto della Legge con Israele. Elia trovò rifugio in una caverna.

*** it-1 p. 806 Elia ***
Là gli appare l’angelo di Geova, che lo prepara per il lungo viaggio “fino al monte del vero Dio”: l’Horeb. Ciò che mangia in quell’occasione lo sostiene durante i 40 giorni del viaggio, in cui percorre oltre 300 km.

*** it-1 p. 950 Attività profetica di Elia e di Eliseo, L’ ***
Zona del monte Sinai. Per sfuggire alle ire di Izebel, Elia raggiunse questa regione, distante circa 450 km (1Re 19:1-18)

(1 RE 19:9)

“Là entrò infine in una caverna, per passarvi la notte; ed ecco, c’era per lui la parola di Geova, e gli diceva: “Che fai qui, Elia?””

*** w11 1/7 p. 21 Trasse conforto dal suo Dio ***
Sul monte Horeb la “parola” di Geova, trasmessa evidentemente da un messaggero angelico, rivolse al profeta questa semplice domanda: “Che fai qui, Elia?” Il tono della domanda dovette essere garbato se Elia la interpretò come un invito ad aprire il suo cuore,

*** w11 1/7 p. 21 Trasse conforto dal suo Dio ***
1 Re 19:9,

(1 RE 19:10)

“A ciò disse: “Sono stato assolutamente geloso per Geova l’Iddio degli eserciti; poiché i figli d’Israele hanno lasciato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso i tuoi profeti con la spada, tanto che io solo sono rimasto; e cercano la mia anima per toglierla”.”

*** w11 1/7 p. 21 Trasse conforto dal suo Dio ***
Disse: “Sono stato assolutamente geloso per Geova l’Iddio degli eserciti; poiché i figli d’Israele hanno lasciato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso i tuoi profeti con la spada, tanto che io solo sono rimasto; e cercano la mia anima per toglierla”. (1 Re 19:9, 10) Dalle sue parole emergono almeno tre motivi di sconforto.
In primo luogo, Elia aveva l’impressione che la sua opera fosse stata inutile. Nonostante gli anni in cui era stato “assolutamente geloso” nel servire Geova, mettendo il sacro nome di Dio e la pura adorazione al di sopra di ogni altra cosa, Elia aveva visto che la situazione era solo peggiorata. Il popolo era ancora privo di fede e ribelle, mentre la falsa adorazione dilagava! In secondo luogo, Elia si sentiva solo. “Io solo sono rimasto”, disse, come se fosse rimasto l’unico in tutta la nazione a servire Geova. In terzo luogo, Elia aveva paura. Molti profeti erano già stati uccisi, ed era convinto che il prossimo sarebbe stato lui. Forse non era facile esternare questi sentimenti, ma Elia non lasciò che l’orgoglio o l’imbarazzo lo trattenesse dal farlo. Aprendo il suo cuore a Dio in preghiera, diede l’esempio a tutte le persone fedeli. — Salmo 62:8.

(1 RE 19:11)

“Ma essa disse: “Esci, e devi stare sul monte dinanzi a Geova”. Ed ecco, Geova passava, e un grande e forte vento fendeva i monti e spezzava le rupi dinanzi a Geova. (Geova non era nel vento). E dopo il vento ci fu un terremoto. (Geova non era nel terremoto).”

*** w11 1/7 pp. 21-22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Cosa fece Geova di fronte alle paure e alle preoccupazioni di Elia? L’angelo disse a Elia di stare in piedi all’ingresso della caverna. Elia ubbidì, ignaro di quello che sarebbe accaduto. Immediatamente si levò un vento fortissimo. Deve aver emesso un muggito davvero assordante se fu così impetuoso da fendere i monti e le rupi. Provate a immaginare Elia che tra le raffiche del vento cerca di proteggersi gli occhi e tenersi stretta la grossolana e robusta veste di pelo. Poi un terremoto scosse l’intera regione. Elia dovette fare non pochi sforzi per tenersi in equilibrio quando la terra cominciò a tremare e sobbalzare. Si era a malapena ripreso che divampò un grande fuoco, che lo costrinse a ripararsi nella caverna per proteggersi dall’intenso calore delle fiamme. — 1 Re 19:11, 12.
Il racconto, in ognuno dei tre casi, precisa che Geova non era in quelle spettacolari manifestazioni delle forze naturali. Elia sapeva che Geova non è un mitologico dio della natura, come lo era Baal, che veniva considerato dai suoi illusi adoratori il “Cavaliere delle nubi”, o colui che portava la pioggia. Geova è la vera Fonte di tutta l’impressionante potenza che si trova in natura, ma è anche di gran lunga più grande di qualunque cosa egli abbia fatto. Nemmeno i cieli possono contenerlo! (1 Re 8:27) In che modo però tutto questo fu di aiuto per Elia? Ricordate i suoi timori. Con Geova dalla sua parte, un Dio dotato di soverchiante potenza, Elia non aveva alcun motivo di temere Acab e Izebel! — Salmo 118:6.

*** cl cap. 4 p. 37 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Capitolo 4
“Geova è . . . grande in potenza”
ELIA aveva già visto cose straordinarie. Mentre se ne stava nascosto aveva visto dei corvi portargli da mangiare due volte al giorno. Durante una lunga carestia aveva visto due recipienti fornire farina e olio senza vuotarsi mai. In risposta alla sua preghiera aveva visto fuoco cadere dal cielo. (1 Re, capitoli 17 e 18) Eppure Elia non aveva mai visto niente di simile.
2 Mentre se ne stava rannicchiato all’entrata di una caverna sul monte Horeb, assisté a una serie di avvenimenti spettacolari. Prima ci fu un vento. Doveva produrre un rombo assordante, terribile, poiché era così forte che fendeva i monti e spezzava le rupi. Quindi ci fu un terremoto, che scatenò immense forze racchiuse nella crosta terrestre. Poi venne un fuoco. Mentre questo si propagava in tutta la zona, Elia probabilmente sentì il suo calore soffocante. — 1 Re 19:8-12.
3 Tutti questi avvenimenti a cui Elia assisté avevano una cosa in comune: erano dimostrazioni della grande potenza di Geova Dio.

*** cl cap. 4 p. 43 par. 15 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Ne è un esempio l’esperienza di Elia menzionata all’inizio. Perché Geova gli diede quella imponente dimostrazione della sua potenza? Ebbene, la malvagia regina Izebel aveva giurato che avrebbe fatto mettere a morte Elia. Il profeta stava fuggendo per mettersi in salvo. Si sentiva solo, era spaventato, scoraggiato, turbato, come se tutto il suo duro lavoro fosse stato vano. Per confortarlo, Geova gli ricordò vividamente la propria potenza. Il vento, il terremoto e il fuoco indicavano che l’Essere più potente dell’universo era lì con Elia. Cosa doveva temere da Izebel, avendo l’Iddio onnipotente al suo fianco? — 1 Re 19:1-12.

*** cl cap. 4 p. 43 “Geova è . . . grande in potenza” ***
La Bibbia precisa che “Geova non era nel vento . . . nel terremoto . . . nel fuoco”. A differenza degli adoratori di mitici dèi della natura, i servitori di Geova non si aspettano di trovarlo nelle forze della natura. Egli è troppo grande perché qualcosa che ha creato lo possa contenere. — 1 Re 8:27.

*** it-1 p. 806 Elia ***
In Horeb Geova gli parla dopo un’imponente manifestazione di potenza in un vento, in un terremoto e in un fuoco. Ma Geova non è in queste manifestazioni; egli non è un dio della natura e neanche la semplice personificazione di forze naturali. Queste forze naturali sono semplici espressioni della sua forza attiva, non Geova stesso.

(1 RE 19:12)

“E dopo il terremoto ci fu un fuoco. (Geova non era nel fuoco). E dopo il fuoco ci fu una voce calma, sommessa.”

*** w11 1/7 p. 22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Dietro quella “voce calma, sommessa” potrebbe esserci lo stesso essere spirituale di cui si parla in 1 Re 19:9 impiegato per trasmettere “la parola di Geova”. Nel versetto 15 viene definito semplicemente “Geova”. Questo potrebbe richiamare alla nostra mente il messaggero angelico che Geova usò per guidare Israele nel deserto e del quale disse: “Il mio nome è in lui”. (Esodo 23:21) Naturalmente non possiamo essere dogmatici su questo punto, ma vale la pena notare che nella sua esistenza preumana Gesù servì come “la Parola”, cioè come speciale Portavoce di Geova per i suoi servitori. — Giovanni 1:1.

*** w11 1/7 pp. 21-22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Si era a malapena ripreso che divampò un grande fuoco, che lo costrinse a ripararsi nella caverna per proteggersi dall’intenso calore delle fiamme. — 1 Re 19:11, 12.
Il racconto, in ognuno dei tre casi, precisa che Geova non era in quelle spettacolari manifestazioni delle forze naturali. Elia sapeva che Geova non è un mitologico dio della natura, come lo era Baal, che veniva considerato dai suoi illusi adoratori il “Cavaliere delle nubi”, o colui che portava la pioggia. Geova è la vera Fonte di tutta l’impressionante potenza che si trova in natura, ma è anche di gran lunga più grande di qualunque cosa egli abbia fatto. Nemmeno i cieli possono contenerlo! (1 Re 8:27) In che modo però tutto questo fu di aiuto per Elia? Ricordate i suoi timori. Con Geova dalla sua parte, un Dio dotato di soverchiante potenza, Elia non aveva alcun motivo di temere Acab e Izebel! — Salmo 118:6.
Dopo il fuoco, calò una gran quiete d’intorno, ed Elia udì “una voce calma, sommessa”. La voce lo invitò a esprimersi di nuovo, e lui lo fece, esternando una seconda volta le sue preoccupazioni.

*** cl cap. 4 p. 37 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Capitolo 4
“Geova è . . . grande in potenza”
ELIA aveva già visto cose straordinarie. Mentre se ne stava nascosto aveva visto dei corvi portargli da mangiare due volte al giorno. Durante una lunga carestia aveva visto due recipienti fornire farina e olio senza vuotarsi mai. In risposta alla sua preghiera aveva visto fuoco cadere dal cielo. (1 Re, capitoli 17 e 18) Eppure Elia non aveva mai visto niente di simile.
2 Mentre se ne stava rannicchiato all’entrata di una caverna sul monte Horeb, assisté a una serie di avvenimenti spettacolari. Prima ci fu un vento. Doveva produrre un rombo assordante, terribile, poiché era così forte che fendeva i monti e spezzava le rupi. Quindi ci fu un terremoto, che scatenò immense forze racchiuse nella crosta terrestre. Poi venne un fuoco. Mentre questo si propagava in tutta la zona, Elia probabilmente sentì il suo calore soffocante. — 1 Re 19:8-12.
3 Tutti questi avvenimenti a cui Elia assisté avevano una cosa in comune: erano dimostrazioni della grande potenza di Geova Dio.

*** cl cap. 4 p. 43 “Geova è . . . grande in potenza” ***
La Bibbia precisa che “Geova non era nel vento . . . nel terremoto . . . nel fuoco”. A differenza degli adoratori di mitici dèi della natura, i servitori di Geova non si aspettano di trovarlo nelle forze della natura. Egli è troppo grande perché qualcosa che ha creato lo possa contenere. — 1 Re 8:27.

*** cl cap. 4 p. 43 par. 15 “Geova è . . . grande in potenza” ***
Ne è un esempio l’esperienza di Elia menzionata all’inizio. Perché Geova gli diede quella imponente dimostrazione della sua potenza? Ebbene, la malvagia regina Izebel aveva giurato che avrebbe fatto mettere a morte Elia. Il profeta stava fuggendo per mettersi in salvo. Si sentiva solo, era spaventato, scoraggiato, turbato, come se tutto il suo duro lavoro fosse stato vano. Per confortarlo, Geova gli ricordò vividamente la propria potenza. Il vento, il terremoto e il fuoco indicavano che l’Essere più potente dell’universo era lì con Elia. Cosa doveva temere da Izebel, avendo l’Iddio onnipotente al suo fianco? — 1 Re 19:1-12.

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 806 Elia ***
In Horeb Geova gli parla dopo un’imponente manifestazione di potenza in un vento, in un terremoto e in un fuoco. Ma Geova non è in queste manifestazioni; egli non è un dio della natura e neanche la semplice personificazione di forze naturali. Queste forze naturali sono semplici espressioni della sua forza attiva, non Geova stesso.

(1 RE 19:13)

“E avvenne che appena Elia la udì, immediatamente si avvolse la faccia nella veste ufficiale e uscì e stette all’ingresso della caverna; ed ecco, c’era per lui una voce, e gli diceva: “Che fai qui, Elia?””

*** it-1 p. 895 Faccia ***
Nascondere o coprirsi la faccia da parte di un essere umano o di un angelo può esprimere umiltà o timore reverenziale e rispetto. (Eso 3:6; 1Re 19:13; Isa 6:2)

*** it-2 p. 1193 Veste ufficiale ***
Per tradurre ʼaddèreth nel caso della veste ufficiale indossata da Elia ed Eliseo, la Settanta usa il sostantivo greco melotè (che significa pelle di pecora o qualsiasi ruvida pelle lanosa). (1Re 19:13) Questo fa pensare che si trattasse di un indumento di pelle col suo pelo, simile a quello indossato da certi beduini. La descrizione che Paolo fa di servitori di Dio perseguitati che ‘andavano in giro in pelli di pecora, in pelli di capra’, potrebbe riferirsi all’abbigliamento di quei profeti di Geova. (Eb 11:37)

(1 RE 19:15)

“Geova ora gli disse: “Va, torna per la tua via al deserto di Damasco; e devi andare a ungere Azael come re sulla Siria.”

*** w11 1/7 p. 22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Non c’è dubbio però che fu confortato ancora di più da ciò che la “voce calma, sommessa” gli disse poi. Geova gli assicurò che era tutt’altro che inutile. In che modo? Dio gli rivelò gran parte di quelle che erano le sue intenzioni a proposito della guerra contro l’adorazione di Baal in Israele. Chiaramente l’opera di Elia non era stata inutile dal momento che il proposito di Dio procedeva inesorabilmente. Inoltre Elia aveva ancora un ruolo in quel proposito, tant’è vero che Geova lo inviò di nuovo a svolgere il suo incarico con delle istruzioni precise. — 1 Re 19:12-17.

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 23 Abel-Meola ***
Un altro argomento addotto a sostegno di questa identificazione è che Elia, partito da Horeb, si fermò ad Abel-Meola per ungere Eliseo, ed ebbe inoltre l’incarico di recarsi nel “deserto di Damasco” per ungere Azael re di Siria. (1Re 19:15) La principale via carovaniera che anticamente da Horeb portava a Damasco si trovava a E del Giordano. Tuttavia questa strada a volte era controllata dai nomadi.

*** it-1 p. 23 Abel-Meola ***
E, in quanto al viaggio fino al deserto di Damasco che avrebbe dovuto fare Elia, la Bibbia mostra che non fu effettuato immediatamente, anzi, fu compiuto più tardi dal suo successore, Eliseo. (1Re 19:15-19; 2Re 8:7-13) Tenuto conto di ciò alcune opere geografiche propendono per una località a O del Giordano anziché a E. (P. Lemaire e D. Baldi, Atlante Biblico, 1964; G. Ravasi, Il grande atlante della Bibbia, 1986) Nei primi secoli E.V. sia Girolamo che Eusebio identificarono Abel-Meola con una località 10 miglia romane (15 km) a S di Bet-Sean (a O del Giordano). Y. Aharoni afferma: “Abel-Meola ora è stata identificata con molta sicurezza con Tell Abu Sus sulla sponda [occidentale] del Giordano, 15 km a sud di Bet-Sean”. (The Land of the Bible, a cura di A. Rainey, 1979, p. 313)

*** it-1 p. 257 Azael ***
Anni prima che Azael salisse al trono, Geova aveva ordinato a Elia di “ungere Azael come re sulla Siria”. La ragione di ciò era che Israele aveva peccato contro Dio e Azael doveva punire la nazione. — 1Re 19:15-18.

*** it-2 p. 1163 Unto, Unzione ***
Ci sono casi in cui qualcuno era considerato unto in quanto nominato da Dio, benché non gli fosse stato versato olio sulla testa. Se ne ebbe una dimostrazione quando Geova disse a Elia di ungere Azael come re sulla Siria, Ieu come re su Israele ed Eliseo come profeta in luogo suo. (1Re 19:15, 16) La Bibbia in seguito spiega che uno dei figli dei profeti associati ad Eliseo unse in effetti Ieu con olio letterale come re su Israele. (2Re 9:1-6) Ma non c’è nessuna indicazione che qualcuno abbia unto con olio Azael o Eliseo.

(1 RE 19:16)

“E devi ungere Ieu nipote di Nimsi come re su Israele; e devi ungere Eliseo figlio di Safat di Abel-Meola come profeta in luogo tuo.”

*** w97 15/5 p. 13 par. 17 Quando Gesù viene nella gloria del Regno ***
17 Inoltre l’Israele di Dio ebbe un’esperienza paragonabile a quella di Elia sul monte Horeb. Come Elia fuggì per sottrarsi alle ire della regina Izebel, alla fine della prima guerra mondiale l’unto rimanente ebbe timore e pensò che la sua opera fosse terminata. Poi, come Elia, anch’esso ebbe un incontro con Geova, che era venuto a giudicare le organizzazioni che asserivano di essere la “casa di Dio”. (1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3) Mentre la cristianità fu trovata in difetto, l’unto rimanente fu riconosciuto quale “schiavo fedele e discreto” e costituito sopra tutti gli averi terreni di Gesù. (Matteo 24:45-47) Sull’Horeb, Elia udì “una voce calma, sommessa”, che risultò essere quella di Geova, il quale gli affidò altro lavoro da compiere. Nel periodo di calma del dopoguerra i fedeli servitori di Geova unti udirono la sua voce dalle pagine della Bibbia. Anche loro compresero di avere un incarico da compiere. — 1 Re 19:4, 9-18; Rivelazione 11:7-13.

*** it-1 p. 246 Atteggiamenti e gesti ***
Eliseo fu ‘unto’ essendo stato nominato, ma non fu mai letteralmente unto con olio. (1Re 19:16, 19)

*** it-1 p. 1256 Ieu ***
3. Figlio di Giosafat (non il Giosafat re di Giuda) e nipote di Nimsi. (2Re 9:14) Ieu fu re di Israele dal 904 circa fino all’877 a.E.V. Durante il regno di Acab re di Israele, il profeta Elia era fuggito al monte Horeb per non essere messo a morte da Izebel moglie di Acab. Dio ordinò a Elia di tornare indietro e ungere tre uomini: Eliseo quale successore dello stesso Elia, Azael quale re di Siria e Ieu quale re di Israele. (1Re 19:15, 16) Elia unse (o nominò; vedi UNTO, UNZIONE) Eliseo. All’unzione di Ieu provvide invece Eliseo, successore di Elia.
Il fatto che Ieu venisse unto da Eliseo significava forse che Elia avesse temporeggiato? No. Qualche tempo dopo aver dato il comando a Elia, Geova gli disse che la calamità sulla casa di Acab (per mano di Ieu) non si sarebbe abbattuta ai giorni di Acab, bensì ai giorni di suo figlio. (1Re 21:27-29) È dunque evidente che l’indugio era voluto da Geova e non era dovuto a negligenza da parte di Elia. Geova fece ungere Ieu proprio al momento giusto, quando i tempi erano ormai maturi perché entrasse subito in azione come effetto della sua unzione. E, in armonia con la sua personalità decisa e dinamica, Ieu non perse tempo, ma agì immediatamente.

*** it-2 p. 1163 Unto, Unzione ***
Ci sono casi in cui qualcuno era considerato unto in quanto nominato da Dio, benché non gli fosse stato versato olio sulla testa. Se ne ebbe una dimostrazione quando Geova disse a Elia di ungere Azael come re sulla Siria, Ieu come re su Israele ed Eliseo come profeta in luogo suo. (1Re 19:15, 16) La Bibbia in seguito spiega che uno dei figli dei profeti associati ad Eliseo unse in effetti Ieu con olio letterale come re su Israele. (2Re 9:1-6) Ma non c’è nessuna indicazione che qualcuno abbia unto con olio Azael o Eliseo.

(1 RE 19:18)

“E ho lasciato rimanere in Israele settemila, tutte le ginocchia che non si sono piegate a Baal, e ogni bocca che non lo ha baciato”.”

*** w11 1/7 p. 22 Trasse conforto dal suo Dio ***
Secondo, gli rivelò questa notizia elettrizzante: “Ho lasciato rimanere in Israele settemila, tutte le ginocchia che non si sono piegate a Baal, e ogni bocca che non lo ha baciato”. (1 Re 19:18) Elia era tutt’altro che solo! Dovette sentirsi davvero rincuorato apprendendo di quelle migliaia di persone fedeli che si erano rifiutate di adorare Baal. Queste avevano bisogno che Elia perseverasse nel suo fedele servizio e che fosse per loro un esempio di incrollabile lealtà a Geova in quei tempi così bui. Le parole pronunciate dalla “voce calma, sommessa” del messaggero di Geova sicuramente toccarono profondamente Elia.

*** it-2 p. 408 Numero ***
A volte i numeri sono usati in senso approssimativo, arrotondandoli, ad esempio in Salmo 90:10, dove il salmista parla dell’età massima dell’uomo, e forse anche in 1 Re 19:18 (7.000 che non si erano inchinati a Baal) e in 2 Cronache 14:9 (il milione di etiopi sconfitti da Asa).

(1 RE 19:19)

“Pertanto se ne andò da lì e trovò Eliseo figlio di Safat che arava con dodici paia [di tori] davanti a sé, e lui col dodicesimo. Elia passò dunque verso di lui e gli gettò sopra la sua veste ufficiale.”

*** w97 1/11 p. 30 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
PER un giovane agricoltore di nome Eliseo quello che era iniziato come un normale giorno di aratura si rivelò il giorno più importante della sua vita. Mentre lavorava nel campo, Eliseo ricevette la visita inaspettata di Elia, il principale profeta di Israele. ‘Cosa vorrà da me?’, si sarà chiesto Eliseo. Non dovette attendere a lungo per avere la risposta. Elia gettò su Eliseo la sua veste ufficiale, indicando che un giorno sarebbe diventato il suo successore. Eliseo non prese alla leggera questo incarico. Lasciò subito il suo campo e diventò servitore di Elia. — 1 Re 19:19-21.

*** w97 1/11 pp. 30-31 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
Quando fu invitato a svolgere un servizio speciale insieme a Elia, Eliseo lasciò immediatamente il suo campo per servire il principale profeta di Israele. Evidentemente alcune delle sue mansioni erano umili, poiché divenne noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Nondimeno Eliseo considerava un privilegio il lavoro che svolgeva, e rimase lealmente al fianco di Elia.
Molti servitori di Dio oggi manifestano un simile spirito di abnegazione. Alcuni hanno lasciato i propri “campi”, i propri mezzi di sostentamento, per predicare la buona notizia in territori lontani o per servire come membri della famiglia Betel. Altri sono andati in paesi stranieri per lavorare alla realizzazione di progetti di costruzione della Società. Molti hanno accettato lavori che si potrebbero considerare umili. Ma nessuno che serve come schiavo di Geova svolge un servizio insignificante. Geova apprezza tutti coloro che lo servono volenterosamente e benedirà il loro spirito di sacrificio. — Marco 10:29, 30.

*** w90 1/9 p. 16 Imparerete dalle stagioni? ***
Supponiamo che leggiate l’episodio in cui Elia nomina colui che sarebbe divenuto il suo successore: “Trovò Eliseo figlio di Safat che arava con dodici paia di tori davanti a sé”. (1 Re 19:19)

*** w90 1/9 p. 16 Imparerete dalle stagioni? ***
Quando fu chiamato per essere profeta, Eliseo stava partecipando a un grosso lavoro di aratura. Questo significa che era probabilmente il mese di tishri (settembre-ottobre), quando la calura estiva era passata. Le prime piogge avevano cominciato ad ammorbidire il suolo, rendendo possibile l’aratura e quindi la semina.

*** it-1 p. 176 Aratura ***
Diversi uomini, ciascuno con una coppia o un giogo di buoi, potevano lavorare insieme e tracciare solchi paralleli stando l’uno un po’ dietro all’altro. Una volta, come si legge in 1 Re 19:19, Eliseo era il 12° e ultimo così che poté fermarsi senza intralciare altri dopo di lui. Egli abbandonò il campo e usò il suo aratro di legno come legna da ardere per offrire i tori in sacrificio. (1Re 19:21) W. M. Thomson (The Land and the Book, riveduto da J. Grande, 1910, p. 121) riferisce che un solo uomo poteva facilmente seminare il terreno arato da diversi uomini.

*** it-1 p. 812 Eliseo ***
ELISEO
[Dio è salvezza].
Figlio di Safat; profeta di Geova nel X e IX secolo a.E.V. e successore del profeta Elia. Geova aveva ordinato a Elia di ungere Eliseo di Abel-Meola. Trovato Eliseo che arava, Elia gettò su di lui la propria veste ufficiale, in segno della sua nomina. (1Re 19:16) Eliseo stava arando dietro a 12 paia di tori, “e lui col dodicesimo”. Nel XIX secolo William Thomson (The Land and the Book, 1887, p. 144) riferì che era consuetudine fra gli arabi lavorare insieme coi loro piccoli aratri, e un solo seminatore poteva facilmente seminare tutto il terreno che aravano in un giorno. Eliseo, essendo in coda, poteva fermarsi senza intralciare il lavoro degli altri. Il fatto che sacrificò una coppia di tori e usò gli attrezzi come combustibile dimostra la prontezza e la risolutezza di Eliseo, e il suo apprezzamento per la chiamata di Geova. Preparato un pasto, Eliseo seguì immediatamente Elia. — 1Re 19:19-21.

(1 RE 19:20)

“Allora egli lasciò i tori e correva dietro a Elia e diceva: “Ti prego, lasciami baciare mio padre e mia madre. Quindi certamente ti seguirò”. A ciò gli disse: “Va, torna; poiché cosa ti ho fatto?””

*** w97 1/11 p. 30 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
PER un giovane agricoltore di nome Eliseo quello che era iniziato come un normale giorno di aratura si rivelò il giorno più importante della sua vita. Mentre lavorava nel campo, Eliseo ricevette la visita inaspettata di Elia, il principale profeta di Israele. ‘Cosa vorrà da me?’, si sarà chiesto Eliseo. Non dovette attendere a lungo per avere la risposta. Elia gettò su Eliseo la sua veste ufficiale, indicando che un giorno sarebbe diventato il suo successore. Eliseo non prese alla leggera questo incarico. Lasciò subito il suo campo e diventò servitore di Elia. — 1 Re 19:19-21.

*** w97 1/11 pp. 30-31 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
Quando fu invitato a svolgere un servizio speciale insieme a Elia, Eliseo lasciò immediatamente il suo campo per servire il principale profeta di Israele. Evidentemente alcune delle sue mansioni erano umili, poiché divenne noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Nondimeno Eliseo considerava un privilegio il lavoro che svolgeva, e rimase lealmente al fianco di Elia.
Molti servitori di Dio oggi manifestano un simile spirito di abnegazione. Alcuni hanno lasciato i propri “campi”, i propri mezzi di sostentamento, per predicare la buona notizia in territori lontani o per servire come membri della famiglia Betel. Altri sono andati in paesi stranieri per lavorare alla realizzazione di progetti di costruzione della Società. Molti hanno accettato lavori che si potrebbero considerare umili. Ma nessuno che serve come schiavo di Geova svolge un servizio insignificante. Geova apprezza tutti coloro che lo servono volenterosamente e benedirà il loro spirito di sacrificio. — Marco 10:29, 30.

(1 RE 19:21)

“Così tornò dal seguirlo e quindi prese un paio di tori e li sacrificò, e con gli arnesi dei tori ne cosse la carne e la diede quindi al popolo, e mangiavano. Dopo ciò si levò e seguiva Elia e lo serviva.”

*** w97 1/11 p. 30 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
PER un giovane agricoltore di nome Eliseo quello che era iniziato come un normale giorno di aratura si rivelò il giorno più importante della sua vita. Mentre lavorava nel campo, Eliseo ricevette la visita inaspettata di Elia, il principale profeta di Israele. ‘Cosa vorrà da me?’, si sarà chiesto Eliseo. Non dovette attendere a lungo per avere la risposta. Elia gettò su Eliseo la sua veste ufficiale, indicando che un giorno sarebbe diventato il suo successore. Eliseo non prese alla leggera questo incarico. Lasciò subito il suo campo e diventò servitore di Elia. — 1 Re 19:19-21.

*** w97 1/11 pp. 30-31 Un esempio di abnegazione e di lealtà ***
Quando fu invitato a svolgere un servizio speciale insieme a Elia, Eliseo lasciò immediatamente il suo campo per servire il principale profeta di Israele. Evidentemente alcune delle sue mansioni erano umili, poiché divenne noto come colui che “versava acqua sulle mani di Elia”. (2 Re 3:11) Nondimeno Eliseo considerava un privilegio il lavoro che svolgeva, e rimase lealmente al fianco di Elia.
Molti servitori di Dio oggi manifestano un simile spirito di abnegazione. Alcuni hanno lasciato i propri “campi”, i propri mezzi di sostentamento, per predicare la buona notizia in territori lontani o per servire come membri della famiglia Betel. Altri sono andati in paesi stranieri per lavorare alla realizzazione di progetti di costruzione della Società. Molti hanno accettato lavori che si potrebbero considerare umili. Ma nessuno che serve come schiavo di Geova svolge un servizio insignificante. Geova apprezza tutti coloro che lo servono volenterosamente e benedirà il loro spirito di sacrificio. — Marco 10:29, 30.

*** it-1 p. 812 Eliseo ***
ELISEO
[Dio è salvezza].
Figlio di Safat; profeta di Geova nel X e IX secolo a.E.V. e successore del profeta Elia. Geova aveva ordinato a Elia di ungere Eliseo di Abel-Meola. Trovato Eliseo che arava, Elia gettò su di lui la propria veste ufficiale, in segno della sua nomina. (1Re 19:16) Eliseo stava arando dietro a 12 paia di tori, “e lui col dodicesimo”. Nel XIX secolo William Thomson (The Land and the Book, 1887, p. 144) riferì che era consuetudine fra gli arabi lavorare insieme coi loro piccoli aratri, e un solo seminatore poteva facilmente seminare tutto il terreno che aravano in un giorno. Eliseo, essendo in coda, poteva fermarsi senza intralciare il lavoro degli altri. Il fatto che sacrificò una coppia di tori e usò gli attrezzi come combustibile dimostra la prontezza e la risolutezza di Eliseo, e il suo apprezzamento per la chiamata di Geova. Preparato un pasto, Eliseo seguì immediatamente Elia. — 1Re 19:19-21.

(1 RE 20:1)

“In quanto a Ben-Adad re di Siria, radunò tutte le sue forze militari e anche trentadue re con lui e cavalli e carri, e saliva e poneva l’assedio a Samaria e combatteva contro di essa.”

*** it-1 p. 311 Ben-Adad ***
2. La successiva menzione di un re di Siria chiamato Ben-Adad ha relazione con Acab re d’Israele (ca. 940-920 a.E.V.). Più o meno nel quinto anno prima della morte di Acab, “Ben-Adad re di Siria” guidò gli eserciti coalizzati di 32 re, evidentemente vassalli, contro Samaria, assediando la città e intimando al re Acab la resa incondizionata. (1Re 20:1-6) Acab chiamò a raccolta gli anziani del paese, che gli suggerirono di resistere. Poi mentre le forze sire si preparavano ad attaccare la città, e Ben-Adad e gli altri re bevevano fino a ubriacarsi nelle capanne che avevano eretto, Acab, seguendo il consiglio divino, adottò la strategia di attaccare di sorpresa l’accampamento dei siri e riuscì a sgominarli. — 1Re 20:7-21.

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Siria 1Re 20:1-6, 26; 2Re 12:17, 18; 16:5-9

(1 RE 20:11)

“A sua volta il re d’Israele rispose e disse: “Parlate[gli]: ‘Non si vanti chi si cinge come chi si slaccia’”.”

*** w05 1/7 p. 31 par. 10 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
20:11. Quando Ben-Adad disse che avrebbe distrutto Samaria, il re di Israele gli rispose: “Non si vanti chi si cinge [l’armatura per prepararsi alla battaglia] come chi [se la] slaccia” dopo essere tornato vittorioso. Quando ci accingiamo ad assolvere un incarico non dobbiamo sentirci troppo sicuri come fanno gli spacconi. — Proverbi 27:1; Giacomo 4:13-16.

*** it-1 p. 204 Armi, Armatura ***
Cintura. La cintura dei soldati d’un tempo era una fascia di cuoio portata intorno alla vita o ai fianchi. Era larga da 5 a 15 cm e spesso era costellata di borchie di ferro, argento o oro. Il guerriero vi appendeva la spada, e a volte la cintura era sostenuta da una bretella. (1Sa 18:4; 2Sa 20:8) Mentre la cintura slacciata indicava rilassatezza (1Re 20:11), cingersi i lombi o i fianchi significava essere pronti per l’azione o la battaglia. — Eso 12:11; 1Re 18:46; 1Pt 1:13, nt.

(1 RE 20:23)

“In quanto ai servitori del re di Siria, gli dissero: “Il loro Dio è un Dio dei monti. Perciò si sono mostrati più forti di noi. D’altra parte, combattiamo dunque contro di loro nella pianura [e vedrai] se non ci mostreremo più forti di loro.”

*** it-1 p. 451 Cavallo ***
I cavalli, comunque, non si prestano molto all’impiego militare su terreni impervi o di montagna. (Am 6:12) Così quando Acab re d’Israele sconfisse l’esercito siro, i servitori di Ben-Adad trovarono la scusa che ciò era successo perché l’Iddio d’Israele era “un Dio dei monti” e non dei bassopiani, dove cavalli e carri avevano libertà di movimento. Comunque, Geova diede a Israele la vittoria anche in pianura. — 1Re 20:23-29.

(1 RE 20:24)

“E fa questa cosa: Rimuovi i re ciascuno dal suo posto e metti dei governatori invece d’essi.”

*** it-1 p. 311 Ben-Adad ***
Le forze sire erano state riorganizzate e i 32 re sostituiti da governatori a capo delle truppe, evidentemente pensando che rispetto ai re, più indipendenti, i governatori sarebbero stati più uniti e ubbidienti nel combattere e forse avrebbero avuto anche un maggiore incentivo nella speranza di una promozione. Le teorie religiose e militari di Ben-Adad si mostrarono però vane contro l’esercito israelita che, pur essendo molto inferiore di numero, fu preavvertito dell’attacco da un profeta e aveva il sostegno del Re dell’universo, Geova Dio. Le forze sire furono sbaragliate e Ben-Adad fuggì ad Afec. Acab però lasciò in libertà questo pericoloso avversario, che gli promise: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai delle vie a Damasco come mio padre le assegnò a Samaria”. — 1Re 20:22-34.
È stato discusso ampiamente se questo Ben-Adad fosse lo stesso re di Siria contemporaneo di Baasa e di Asa o se fosse invece figlio o nipote di quel re. Per essere il Ben-Adad contemporaneo di Acab e anche di Ieoram (ca. 917-905 a.E.V.), Ben-Adad I (contemporaneo di Asa) avrebbe dovuto regnare 45 anni o più. Questo, naturalmente, non è impossibile.
Comunque, quelli che sostengono che il re di Siria contemporaneo di Acab si dovrebbe chiamare Ben-Adad II, indicano la già citata promessa fatta ad Acab da Ben-Adad. (1Re 20:34) A prima vista, sembra di capire che il padre di Ben-Adad si era impadronito di alcune città appartenenti a Omri, padre di Acab. Se però la conquista di cui si parla era quella effettuata da Ben-Adad I durante il regno di Baasa, Ben-Adad I sarebbe il padre (o forse semplicemente il predecessore) del Ben-Adad II del regno di Acab. Similmente il “padre” di Acab potrebbe essere un predecessore sul trono anche se non un antenato o consanguineo. — Vedi BALDASSARRE.
Nondimeno, il fatto che la promessa di Ben-Adad ad Acab menzionava Samaria sembrerebbe limitare la conquista sira delle città israelite al regno di Omri, dato che Samaria era stata costruita da lui ed era diventata poi la capitale d’Israele. Le “vie” assegnate dovevano servire a quanto pare per aprirvi bazar, o mercati, e favorire gli interessi commerciali.
Quali che fossero le circostanze e l’epoca della conquista delle città israelite, l’evidenza scritturale sembra indicare che un altro Ben-Adad regnava al tempo di Acab, e quindi si può chiamarlo Ben-Adad II. Pare che la promessa di Ben-Adad di restituire le città prese a Israele da suo padre non sia stata completamente mantenuta, infatti nell’ultimo anno del suo regno Acab re d’Israele fece alleanza con Giosafat nel vano tentativo di riprendere alla Siria Ramot-Galaad (a E del Giordano). Ben-Adad II è evidentemente l’anonimo “re di Siria” che in quella battaglia ordinò ai “trentadue capi dei carri” di concentrare l’attacco contro Acab. (1Re 22:31-37)

(1 RE 20:26)

“E al volgere dell’anno avvenne che Ben-Adad adunava i siri e saliva ad Afec per la battaglia contro Israele.”

*** g94 8/3 p. 29 Uno sguardo al mondo ***
Scoperta una città biblica
Secondo il quotidiano francese Le Figaro un’équipe di archeologi giapponesi avrebbe scoperto i resti di una delle cinque antiche città menzionate nella Bibbia con il nome di Afec. Per anni gli studiosi hanno tentato inutilmente di identificare questa antica città con il moderno villaggio di Afiq o Fiq, circa 5 chilometri a est del Mar di Galilea. L’archeologo Hiroshi Kanaseki, invece, crede che la scoperta di parte di un antico muro a ʽEn Gev, sulla riva del Mar di Galilea, dimostri che è qui che sorgeva questa particolare città di Afec. Questa città è menzionata nella Bibbia in 1 Re 20:26 come il luogo in cui il re siro Ben-Adad II fu sconfitto dagli eserciti israeliti al comando del re Acab.

*** it-1 p. 72 Afec ***
5. Città menzionata in 1 Re 20:26 come il luogo in cui fu sconfitto il siro Ben-Adad II. I siri in rotta si ritirarono nella città, ma le sue mura caddero su 27.000 di loro. (1Re 20:29, 30) Sembra dunque che si tratti della località che il profeta Eliseo indicò profeticamente al re Ioas, in cui i siri avrebbero subìto future sconfitte per mano degli israeliti. (2Re 13:17-19, 25) Alcuni studiosi collocherebbero l’Afec menzionata in questi versetti circa 5 km a E del Mar di Galilea, dove sorge attualmente il villaggio di Afiq o Fiq. Tuttavia, finora non vi sono state rinvenute rovine anteriori al IV secolo a.E.V. Invece presso la vicina ʽEn Gev sulla riva del Mar di Galilea sono stati scoperti resti di una grande città fortificata datati dal X all’VIII secolo a.E.V.

(1 RE 20:27)

“In quanto ai figli d’Israele, furono adunati e provvisti di vettovaglie e uscivano loro incontro; e i figli d’Israele si accamparono di fronte a loro come due sparuti greggi di capre, mentre i siri, da parte loro, riempivano la terra.”

*** it-1 p. 42 Acab ***
Le forze israelite avanzarono verso il campo di battaglia, ma sembravano “due sparuti greggi di capre” in confronto al grande accampamento siro. Rassicurate dalla promessa di Geova che la sua potenza non dipendeva dalla posizione geografica, le forze di Acab sbaragliarono il nemico. (1Re 20:26-30)

(1 RE 20:28)

“Quindi l’uomo del [vero] Dio si accostò e disse al re d’Israele, sì, continuò a dire: “Geova ha detto questo: ‘Per la ragione che i siri hanno detto: “Geova è un Dio dei monti, e non è un Dio dei bassopiani”, dovrò dare tutta questa grande folla nella tua mano, e certamente conoscerete che io sono Geova’”.”

*** it-1 p. 451 Cavallo ***
I cavalli, comunque, non si prestano molto all’impiego militare su terreni impervi o di montagna. (Am 6:12) Così quando Acab re d’Israele sconfisse l’esercito siro, i servitori di Ben-Adad trovarono la scusa che ciò era successo perché l’Iddio d’Israele era “un Dio dei monti” e non dei bassopiani, dove cavalli e carri avevano libertà di movimento. Comunque, Geova diede a Israele la vittoria anche in pianura. — 1Re 20:23-29.

(1 RE 20:31)

“Così i suoi servitori gli dissero: “Ecco, ora, abbiamo udito che i re della casa d’Israele sono re di amorevole benignità. Ti preghiamo, lascia che ci mettiamo sacco sui lombi e funi sulla testa, e usciamo verso il re d’Israele. Forse conserverà in vita la tua anima”.”

*** it-1 p. 244 Atteggiamenti e gesti ***
Inchinandosi si riconosceva anche la propria sconfitta. (Isa 60:14) I vinti potevano presentarsi al vincitore vestiti di sacco e, per di più, con funi sul capo per chiedere misericordia. (1Re 20:31, 32) Alcuni ritengono che le suddette funi fossero messe intorno al collo per indicare che erano prigionieri e sottomessi.

*** it-1 p. 565 Corda, Fune ***
Evidentemente per simboleggiare il loro stato di profonda prostrazione e umiliazione, i siri sconfitti si cinsero “i lombi di sacco, con funi sulla testa, e vennero dal re d’Israele”, Acab, supplicandolo di mostrarsi indulgente nei confronti del re siro Ben-Adad II. Forse ciascuno di loro portava una fune avvolta intorno al capo o al collo. — 1Re 20:31-34.

(1 RE 20:32)

“Si cinsero pertanto i lombi di sacco, con funi sulla testa, e vennero dal re d’Israele e dissero: “Il tuo servitore Ben-Adad ha detto: ‘Ti prego, lascia vivere la mia anima’”. A ciò egli disse: “È ancora vivo? È mio fratello”.”

*** it-1 p. 244 Atteggiamenti e gesti ***
Inchinandosi si riconosceva anche la propria sconfitta. (Isa 60:14) I vinti potevano presentarsi al vincitore vestiti di sacco e, per di più, con funi sul capo per chiedere misericordia. (1Re 20:31, 32) Alcuni ritengono che le suddette funi fossero messe intorno al collo per indicare che erano prigionieri e sottomessi.

(1 RE 20:34)

“[Ben-Adad] ora gli disse: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai delle vie a Damasco come mio padre le assegnò a Samaria”. “E in quanto a me, ti manderò via con un patto”. Allora concluse un patto con lui e lo mandò via.”

*** w05 1/7 p. 31 par. 1 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
20:34: Dopo che Geova ebbe dato ad Acab la vittoria sui siri, perché Acab risparmiò Ben-Adad, il loro re? Invece di abbatterlo, Acab concluse con lui un patto in virtù del quale alcune vie di Damasco, la capitale sira, sarebbero state assegnate ad Acab, evidentemente per potervi stabilire dei bazar, o mercati. In precedenza anche il padre di Ben-Adad si era assegnato alcune vie a Samaria per scopi commerciali. Quindi Ben-Adad fu liberato affinché Acab potesse promuovere interessi commerciali a Damasco.

*** it-1 p. 42 Acab ***
Tuttavia, proprio come Saul risparmiò l’amalechita Agag, così Acab lasciò in vita Ben-Adad e concluse con lui un patto secondo il quale le città conquistate sarebbero state restituite a Israele e alcune vie di Damasco sarebbero state cedute ad Acab, evidentemente per stabilirvi bazar o mercati che avrebbero promosso gli interessi commerciali di Acab nella capitale sira. (1Re 20:31-34) Come Saul, Acab fu condannato da Geova per questo, e una futura calamità fu predetta per lui e per il suo popolo. — 1Re 20:35-43.

*** it-1 p. 311 Ben-Adad ***
Le forze sire erano state riorganizzate e i 32 re sostituiti da governatori a capo delle truppe, evidentemente pensando che rispetto ai re, più indipendenti, i governatori sarebbero stati più uniti e ubbidienti nel combattere e forse avrebbero avuto anche un maggiore incentivo nella speranza di una promozione. Le teorie religiose e militari di Ben-Adad si mostrarono però vane contro l’esercito israelita che, pur essendo molto inferiore di numero, fu preavvertito dell’attacco da un profeta e aveva il sostegno del Re dell’universo, Geova Dio. Le forze sire furono sbaragliate e Ben-Adad fuggì ad Afec. Acab però lasciò in libertà questo pericoloso avversario, che gli promise: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai delle vie a Damasco come mio padre le assegnò a Samaria”. — 1Re 20:22-34.
È stato discusso ampiamente se questo Ben-Adad fosse lo stesso re di Siria contemporaneo di Baasa e di Asa o se fosse invece figlio o nipote di quel re. Per essere il Ben-Adad contemporaneo di Acab e anche di Ieoram (ca. 917-905 a.E.V.), Ben-Adad I (contemporaneo di Asa) avrebbe dovuto regnare 45 anni o più. Questo, naturalmente, non è impossibile.
Comunque, quelli che sostengono che il re di Siria contemporaneo di Acab si dovrebbe chiamare Ben-Adad II, indicano la già citata promessa fatta ad Acab da Ben-Adad. (1Re 20:34) A prima vista, sembra di capire che il padre di Ben-Adad si era impadronito di alcune città appartenenti a Omri, padre di Acab. Se però la conquista di cui si parla era quella effettuata da Ben-Adad I durante il regno di Baasa, Ben-Adad I sarebbe il padre (o forse semplicemente il predecessore) del Ben-Adad II del regno di Acab. Similmente il “padre” di Acab potrebbe essere un predecessore sul trono anche se non un antenato o consanguineo. — Vedi BALDASSARRE.
Nondimeno, il fatto che la promessa di Ben-Adad ad Acab menzionava Samaria sembrerebbe limitare la conquista sira delle città israelite al regno di Omri, dato che Samaria era stata costruita da lui ed era diventata poi la capitale d’Israele. Le “vie” assegnate dovevano servire a quanto pare per aprirvi bazar, o mercati, e favorire gli interessi commerciali.
Quali che fossero le circostanze e l’epoca della conquista delle città israelite, l’evidenza scritturale sembra indicare che un altro Ben-Adad regnava al tempo di Acab, e quindi si può chiamarlo Ben-Adad II. Pare che la promessa di Ben-Adad di restituire le città prese a Israele da suo padre non sia stata completamente mantenuta, infatti nell’ultimo anno del suo regno Acab re d’Israele fece alleanza con Giosafat nel vano tentativo di riprendere alla Siria Ramot-Galaad (a E del Giordano). Ben-Adad II è evidentemente l’anonimo “re di Siria” che in quella battaglia ordinò ai “trentadue capi dei carri” di concentrare l’attacco contro Acab. (1Re 22:31-37)

*** it-1 p. 640 Damasco ***
Le “vie” di Damasco che Ben-Adad II si offrì di cedere ad Acab servivano probabilmente per aprirvi bazar o mercati e promuovere gli interessi commerciali di Acab nella capitale sira. — 1Re 20:34.

*** it-2 p. 849 Samaria ***
Verso la fine del regno di Acab, il re siro Ben-Adad II assediò Samaria, giurando che l’avrebbe spogliata al punto che non ci sarebbe stata abbastanza polvere da riempire le mani degli uomini del suo esercito. Tuttavia Geova concesse agli israeliti la vittoria affinché Acab sapesse che Egli è l’Iddio Onnipotente. (1Re 20:1-21) In un secondo scontro avvenuto meno di un anno dopo Ben-Adad fu costretto alla resa; comunque Acab lo lasciò in vita in cambio della promessa che certe città sarebbero state restituite a Israele e certe ‘vie di Damasco sarebbero state assegnate’ ad Acab, come il padre di Ben-Adad si era assegnato alcune vie di Samaria. (1Re 20:26-34) Queste “vie” evidentemente erano servite per aprirvi bazar, o mercati, e promuovere gli interessi commerciali del padre di Ben-Adad. Ciò nonostante, Acab tornò a Samaria triste e abbattuto perché, dal momento che aveva risparmiato la vita di Ben-Adad, Geova gli disse che avrebbe perso la sua stessa vita. — 1Re 20:35-43.

*** it-2 p. 1054 Strada ***
Le “vie” di Damasco che Ben-Adad II offrì ad Acab evidentemente servivano per aprire bazar, o mercati, al fine di promuovere gli interessi commerciali di Acab nella capitale sira. (1Re 20:34)

(1 RE 20:35)

“E un certo uomo dei figli dei profeti disse al suo amico per la parola di Geova: “Colpiscimi, ti prego”. Ma l’uomo si rifiutò di colpirlo.”

*** it-2 p. 663 Profeta ***
Anche se spesso vivevano insieme e prendevano i pasti in comune, potevano ricevere singolarmente l’incarico di svolgere missioni profetiche. — 1Re 20:35-42;

(1 RE 20:40)

“E avvenne che mentre il tuo servitore era attivo qua e là, ebbene, quello stesso se n’era andato”. A ciò il re d’Israele gli disse: “Così è il tuo proprio giudizio. Tu stesso hai deciso”.”

*** it-1 p. 1263 Illustrazioni ***
(4) Anche quando vengono usate per impartire correzione, le illustrazioni possono servire ad allontanare i pregiudizi dell’ascoltatore, pregiudizi che ne offuscherebbero la mente, e permettere così di ottenere risultati migliori di quelli che si otterrebbero con una semplice affermazione. Tale fu il caso di Natan, che trovò un orecchio attento quando riprese il re Davide per il peccato riguardante Betsabea e Uria. (2Sa 12:1-14) Anche nel caso del malvagio re Acab un’illustrazione gli fece soppesare senza saperlo i princìpi che egli stesso aveva violato risparmiando disubbidientemente il re di Siria Ben-Adad, nemico di Dio, e gli fece emettere un giudizio a propria condanna. — 1Re 20:34, 38-43.

SETTIMANA DEL 10 AGOSTO: Lettura della Bibbia: 1 Re 21-22


(1 RE 21:1)

“E dopo queste cose avvenne che c’era una vigna appartenente a Nabot l’izreelita, la quale era a Izreel, vicino al palazzo di Acab re di Samaria.”

*** it-2 p. 850 Samaria ***
2. Il territorio del regno settentrionale delle dieci tribù d’Israele. Il nome della capitale, Samaria, a volte indicava l’intera regione. Per esempio, quando Acab veniva chiamato “re di Samaria”, non era inteso nel senso ristretto di re della città soltanto, ma in quello più ampio di re delle dieci tribù. (1Re 21:1) Similmente le “città di Samaria” erano le varie città di tutte le dieci tribù, non i villaggi raggruppati intorno alla capitale. (2Re 23:19; questa stessa espressione, riportata in 1Re 13:32 come se fosse usata prima che la città di Samaria venisse costruita, se non è profetica, può essere stata introdotta dal compilatore del libro dei Re). La carestia che dilagava “in Samaria” ai giorni di Acab si era estesa a tutto il regno della Samaria e anche alla Fenicia, almeno dalla valle del torrente Cherit a E del Giordano fino a Zarefat sul Mediterraneo. (1Re 17:1-12; 18:2, 5, 6) Anche la promessa di restaurazione relativa ai “monti di Samaria” doveva certo includere l’intera regione della Samaria. — Ger 31:5.

(1 RE 21:3)

“Ma Nabot disse ad Acab: “È impensabile da parte mia, dal punto di vista di Geova, darti il possedimento ereditario dei miei antenati”.”

*** w97 1/8 p. 13 par. 18 Serviamo lealmente con l’organizzazione di Geova ***
18 A volte Satana attacca la nostra lealtà in modo diretto. Prendete il caso di Nabot. Quando il re Acab insisteva perché gli vendesse la sua vigna, Nabot rispose: “È impensabile da parte mia, dal punto di vista di Geova, darti il possedimento ereditario dei miei antenati”. (1 Re 21:3) Nabot non era cocciuto: era leale. La Legge mosaica stabiliva che nessun israelita poteva vendere in perpetuo il suo possedimento terriero ereditario. (Levitico 25:23-28) Di sicuro Nabot si rendeva conto che quel re malvagio avrebbe potuto ucciderlo, perché Acab aveva già permesso alla moglie Izebel di uccidere molti profeti di Geova! Ciò nonostante Nabot rimase saldo. — 1 Re 18:4.

(1 RE 21:19)

“E gli devi parlare, dicendo: ‘Geova ha detto questo: “Hai assassinato e preso pure possesso?”’ E gli devi parlare, dicendo: ‘Geova ha detto questo: “Nel luogo dove i cani hanno leccato il sangue di Nabot, i cani leccheranno il tuo sangue, sì, il tuo”’”.”

*** it-1 p. 43 Acab ***
Il suo corpo fu trasportato a Samaria per essere sepolto e mentre “lavavano il carro da guerra presso la piscina di Samaria, . . . i cani leccavano il suo sangue”. Dagli scavi effettuati a Samaria è emerso un grande bacino artificiale all’estremità NO dello spazioso cortile del palazzo, e forse fu lì che si adempì la profezia. — 1Re 22:1-38.

*** it-1 p. 42 Acab ***
Come i cani avevano leccato il sangue di Nabot così i cani avrebbero leccato il sangue di Acab; la stessa Izebel e i discendenti di Acab sarebbero finiti in pasto ai cani e agli uccelli da preda. Queste parole ebbero il loro effetto e, costernato, Acab digiunò vestito di sacco, ora mettendosi a sedere ora camminando avanti e indietro per lo sconforto. Per questo gli fu accordata una certa misericordia e fu rinviata la calamità che si sarebbe abbattuta sulla sua casa. — 1Re 21:1-29.

*** it-1 p. 410 Cane ***
A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24) In adempimento della parola di Geova, i cani leccarono il sangue di Acab, e la carne di sua moglie Izebel finì in pasto ai cani. (1Re 21:19; 22:38; 21:23; 2Re 9:10, 35, 36)

*** it-1 p. 806 Elia ***
Elia incontra Acab nella vigna e gli dice che il suo sangue sarà leccato dai cani nello stesso luogo in cui essi hanno leccato il sangue di Nabot. Annuncia una sorte simile anche per Izebel. — 1Re 19:19; 21:1-26.
Circa tre anni dopo, Acab muore in battaglia. Il suo carro da guerra viene lavato presso la piscina di Samaria e i cani ne leccano il sangue. L’esecuzione di Izebel avviene però in seguito, forse 15 anni dopo. Ad Acab succede il figlio Acazia. Questo re segue le orme del suo malvagio padre. Quando rimane ferito in un incidente si rivolge infatti al falso dio Baal-Zebub, dio di Ecron, per interrogarlo circa l’esito della sua malattia. Elia gli riferisce la parola di Geova secondo cui positivamente morrà. Quando Acazia manda una dopo l’altra tre compagnie, ciascuna composta di un comandante con 50 uomini, per prendere Elia, il profeta fa scendere fuoco dai cieli per annientare le prime due compagnie, ma, supplicato dal terzo comandante, torna indietro con lui per pronunciare di persona il giudizio contro Acazia. — 1Re 22:1, 37, 38; 2Re 1:1-17.

(1 RE 21:21)

“ecco, faccio venire su di te la calamità; e certamente spazzerò a fondo dietro a te e stroncherò da Acab chiunque orina contro il muro e chi è impotente e inutile in Israele.”

*** it-1 p. 239 Atalia ***
Quando Ioas compì sette anni, il sommo sacerdote Ieoiada timorato di Dio fece uscire il ragazzino dal suo nascondiglio e lo incoronò legittimo erede al trono. Udendo il tumulto, Atalia si precipitò nel tempio e, vedendo cosa accadeva, gridò: “Cospirazione! Cospirazione!” Il sommo sacerdote Ieoiada ordinò che fosse portata fuori dell’area del tempio per essere giustiziata alla porta dei cavalli del palazzo reale; con lei forse si estinse l’abominevole casa di Acab. (2Re 11:1-20; 2Cr 22:1–23:21) Così si avverò quanto era stato predetto: “Nulla della parola di Geova, che Geova ha pronunciato contro la casa di Acab, cadrà a terra inadempiuto”! — 2Re 10:10, 11; 1Re 21:20-24.

*** it-1 p. 815 Eliseo ***
C’è ancora un’opera lasciata incompiuta da Elia che Eliseo deve portare a termine: l’unzione di Ieu quale giustiziere di Dio contro la malvagia casa di Acab. (2Re 9:1-10) Egli la porta a termine circa 18 anni dopo che Geova ne aveva dato il comando a Elia. Eliseo può vedere l’adempimento delle profezie di 1 Re 19:15-17 e 21:21-24.

(1 RE 21:23)

“E anche riguardo a Izebel Geova ha parlato, dicendo: ‘I medesimi cani mangeranno Izebel nel pezzo di terra di Izreel.”

*** jr cap. 10 pp. 120-121 par. 15 Vi chiedete ogni giorno: “Dov’è Geova?” ***
15 Geremia mise per iscritto quello che accadde a Izebel, la malvagia moglie di Acab, re di Samaria. Nel suo resoconto incluse la dichiarazione di Elia secondo cui Izebel sarebbe stata mangiata dai cani nel pezzo di terra di Izreel. (1 Re 21:23) In armonia con le parole riportate da Geremia, sappiamo che circa 14 anni dopo Izebel era stata scaraventata da una finestra, calpestata dal cavallo di Ieu e mangiata dai cani. (2 Re 9:31-37) Fare ricerche sulla profezia di Elia e sul modo dettagliato in cui si era adempiuta avrà rafforzato la fede di Geremia nella parola di Dio.

*** it-1 p. 410 Cane ***
A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24) In adempimento della parola di Geova, i cani leccarono il sangue di Acab, e la carne di sua moglie Izebel finì in pasto ai cani. (1Re 21:19; 22:38; 21:23; 2Re 9:10, 35, 36)

(1 RE 21:24)

“Chiunque [della casa] di Acab muoia nella città lo mangeranno i cani; e chiunque muoia nel campo lo mangeranno i volatili dei cieli.”

*** it-1 p. 239 Atalia ***
Quando Ioas compì sette anni, il sommo sacerdote Ieoiada timorato di Dio fece uscire il ragazzino dal suo nascondiglio e lo incoronò legittimo erede al trono. Udendo il tumulto, Atalia si precipitò nel tempio e, vedendo cosa accadeva, gridò: “Cospirazione! Cospirazione!” Il sommo sacerdote Ieoiada ordinò che fosse portata fuori dell’area del tempio per essere giustiziata alla porta dei cavalli del palazzo reale; con lei forse si estinse l’abominevole casa di Acab. (2Re 11:1-20; 2Cr 22:1–23:21) Così si avverò quanto era stato predetto: “Nulla della parola di Geova, che Geova ha pronunciato contro la casa di Acab, cadrà a terra inadempiuto”! — 2Re 10:10, 11; 1Re 21:20-24.

*** it-1 p. 410 Cane ***
I cani, come certi uccelli, si nutrivano di carogne, specie nelle città. La Legge ordinava di gettare ai cani la carne che era stata sbranata da un animale selvatico. (Eso 22:31) A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24)

(1 RE 22:22)

“A ciò disse: ‘Uscirò, e certamente diverrò uno spirito ingannevole nella bocca di tutti i suoi profeti’. Così disse: ‘Lo ingannerai, e, per di più, vincerai. Esci e fa così’.”

*** it-2 p. 258 Menzogna ***
Geova Dio ‘lascia andare un’operazione di errore’ da coloro che preferiscono la falsità “perché credano alla menzogna” piuttosto che alla buona notizia intorno a Gesù Cristo. (2Ts 2:9-12) Questo principio è illustrato da ciò che era accaduto secoli prima ad Acab re d’Israele. Profeti menzogneri gli assicurarono la vittoria nella guerra contro Ramot-Galaad, mentre Micaia, profeta di Geova, predisse la disfatta. Come fu rivelato in visione a Micaia, Geova permise che una creatura spirituale diventasse “uno spirito ingannevole” nella bocca dei profeti di Acab. Vale a dire, quella creatura spirituale esercitò il suo potere su di loro affinché non dicessero la verità, ma quello che loro stessi volevano dire e che Acab voleva sentire. Pur essendo stato preavvertito, Acab preferì lasciarsi ingannare dalle loro menzogne, e pagò questo con la vita. — 1Re 22:1-38; 2Cr 18.

(1 RE 22:23)

“E ora, ecco, Geova ha messo uno spirito ingannevole nella bocca di tutti questi tuoi profeti; ma Geova stesso ha proferito riguardo a te la calamità”.”

*** it-2 p. 258 Menzogna ***
Geova Dio ‘lascia andare un’operazione di errore’ da coloro che preferiscono la falsità “perché credano alla menzogna” piuttosto che alla buona notizia intorno a Gesù Cristo. (2Ts 2:9-12) Questo principio è illustrato da ciò che era accaduto secoli prima ad Acab re d’Israele. Profeti menzogneri gli assicurarono la vittoria nella guerra contro Ramot-Galaad, mentre Micaia, profeta di Geova, predisse la disfatta. Come fu rivelato in visione a Micaia, Geova permise che una creatura spirituale diventasse “uno spirito ingannevole” nella bocca dei profeti di Acab. Vale a dire, quella creatura spirituale esercitò il suo potere su di loro affinché non dicessero la verità, ma quello che loro stessi volevano dire e che Acab voleva sentire. Pur essendo stato preavvertito, Acab preferì lasciarsi ingannare dalle loro menzogne, e pagò questo con la vita. — 1Re 22:1-38; 2Cr 18.

(1 RE 22:26)

“Quindi il re d’Israele disse: “Prendi Micaia e riconducilo da Amon capo della città e da Joas figlio del re.”

*** it-2 p. 83 Joas ***
6. Uno degli uomini ai quali Acab affidò in custodia il fedele profeta Micaia. È chiamato “figlio del re”. (1Re 22:26, 27; 2Cr 18:25, 26) Questa espressione può voler dire che era un discendente del re Acab o un funzionario di stirpe reale o uno che comunque aveva stretti legami con la famiglia reale.

(1 RE 22:31)

“In quanto al re di Siria, aveva comandato ai trentadue capi dei carri che erano suoi, dicendo: “Non dovete combattere né col piccolo né col grande, ma solo col re d’Israele”.”

*** it-1 p. 311 Ben-Adad ***
Le forze sire erano state riorganizzate e i 32 re sostituiti da governatori a capo delle truppe, evidentemente pensando che rispetto ai re, più indipendenti, i governatori sarebbero stati più uniti e ubbidienti nel combattere e forse avrebbero avuto anche un maggiore incentivo nella speranza di una promozione. Le teorie religiose e militari di Ben-Adad si mostrarono però vane contro l’esercito israelita che, pur essendo molto inferiore di numero, fu preavvertito dell’attacco da un profeta e aveva il sostegno del Re dell’universo, Geova Dio. Le forze sire furono sbaragliate e Ben-Adad fuggì ad Afec. Acab però lasciò in libertà questo pericoloso avversario, che gli promise: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai delle vie a Damasco come mio padre le assegnò a Samaria”. — 1Re 20:22-34.
È stato discusso ampiamente se questo Ben-Adad fosse lo stesso re di Siria contemporaneo di Baasa e di Asa o se fosse invece figlio o nipote di quel re. Per essere il Ben-Adad contemporaneo di Acab e anche di Ieoram (ca. 917-905 a.E.V.), Ben-Adad I (contemporaneo di Asa) avrebbe dovuto regnare 45 anni o più. Questo, naturalmente, non è impossibile.
Comunque, quelli che sostengono che il re di Siria contemporaneo di Acab si dovrebbe chiamare Ben-Adad II, indicano la già citata promessa fatta ad Acab da Ben-Adad. (1Re 20:34) A prima vista, sembra di capire che il padre di Ben-Adad si era impadronito di alcune città appartenenti a Omri, padre di Acab. Se però la conquista di cui si parla era quella effettuata da Ben-Adad I durante il regno di Baasa, Ben-Adad I sarebbe il padre (o forse semplicemente il predecessore) del Ben-Adad II del regno di Acab. Similmente il “padre” di Acab potrebbe essere un predecessore sul trono anche se non un antenato o consanguineo. — Vedi BALDASSARRE.
Nondimeno, il fatto che la promessa di Ben-Adad ad Acab menzionava Samaria sembrerebbe limitare la conquista sira delle città israelite al regno di Omri, dato che Samaria era stata costruita da lui ed era diventata poi la capitale d’Israele. Le “vie” assegnate dovevano servire a quanto pare per aprirvi bazar, o mercati, e favorire gli interessi commerciali.
Quali che fossero le circostanze e l’epoca della conquista delle città israelite, l’evidenza scritturale sembra indicare che un altro Ben-Adad regnava al tempo di Acab, e quindi si può chiamarlo Ben-Adad II. Pare che la promessa di Ben-Adad di restituire le città prese a Israele da suo padre non sia stata completamente mantenuta, infatti nell’ultimo anno del suo regno Acab re d’Israele fece alleanza con Giosafat nel vano tentativo di riprendere alla Siria Ramot-Galaad (a E del Giordano). Ben-Adad II è evidentemente l’anonimo “re di Siria” che in quella battaglia ordinò ai “trentadue capi dei carri” di concentrare l’attacco contro Acab. (1Re 22:31-37)

(1 RE 22:34)

“E ci fu un uomo che nella sua innocenza tese l’arco, ma colpiva il re d’Israele fra le giunture e la cotta di maglia, così che egli disse al guidatore del suo carro: “Volta la mano, e portami fuori del campo, perché sono stato ferito gravemente”.”

*** it-1 p. 204 Armi, Armatura ***
Cotta di maglia. Cotta indossata per proteggersi durante il combattimento. La cotta di maglia (ebr. shiryòhn o shiryàn) era una tunica di stoffa o pelle a cui erano fissati uno accanto all’altro centinaia di pezzetti di metallo (simili alle squame di un pesce). Spesso copriva il petto, il dorso e le spalle, ma a volte arrivava fino al ginocchio o alla caviglia. — 1Sa 17:5.
Presso gli ebrei la cotta di maglia era spesso di cuoio ricoperto di lamine o scaglie metalliche. Chi la indossava godeva quindi di una notevole protezione; nondimeno era vulnerabile nei punti in cui si congiungevano le scaglie o dove la cotta di maglia era unita ad altre parti dell’armatura. Infatti il re Acab fu ferito mortalmente da un arciere che colpì “il re d’Israele fra le giunture e la cotta di maglia”. — 1Re 22:34-37.

(1 RE 22:38)

“E lavavano il carro da guerra presso la piscina di Samaria, e i cani leccavano il suo sangue (e là si bagnavano le stesse prostitute), secondo la parola di Geova che egli aveva proferito.”

*** it-1 p. 42 Acab ***
Come i cani avevano leccato il sangue di Nabot così i cani avrebbero leccato il sangue di Acab; la stessa Izebel e i discendenti di Acab sarebbero finiti in pasto ai cani e agli uccelli da preda. Queste parole ebbero il loro effetto e, costernato, Acab digiunò vestito di sacco, ora mettendosi a sedere ora camminando avanti e indietro per lo sconforto. Per questo gli fu accordata una certa misericordia e fu rinviata la calamità che si sarebbe abbattuta sulla sua casa. — 1Re 21:1-29.

*** it-1 p. 43 Acab ***
Il suo corpo fu trasportato a Samaria per essere sepolto e mentre “lavavano il carro da guerra presso la piscina di Samaria, . . . i cani leccavano il suo sangue”. Dagli scavi effettuati a Samaria è emerso un grande bacino artificiale all’estremità NO dello spazioso cortile del palazzo, e forse fu lì che si adempì la profezia. — 1Re 22:1-38.

*** it-1 p. 188 Archeologia ***
Sulla sommità, nell’angolo nordoccidentale, è stata scoperta una grande piscina cementata lunga circa 10 m e larga 5. Potrebbe trattarsi della “piscina di Samaria”, in cui fu lavato il carro di Acab sporco del suo sangue. — 1Re 22:38.

*** it-1 p. 410 Cane ***
A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24) In adempimento della parola di Geova, i cani leccarono il sangue di Acab, e la carne di sua moglie Izebel finì in pasto ai cani. (1Re 21:19; 22:38; 21:23; 2Re 9:10, 35, 36)

*** it-1 p. 806 Elia ***
Elia incontra Acab nella vigna e gli dice che il suo sangue sarà leccato dai cani nello stesso luogo in cui essi hanno leccato il sangue di Nabot. Annuncia una sorte simile anche per Izebel. — 1Re 19:19; 21:1-26.
Circa tre anni dopo, Acab muore in battaglia. Il suo carro da guerra viene lavato presso la piscina di Samaria e i cani ne leccano il sangue. L’esecuzione di Izebel avviene però in seguito, forse 15 anni dopo. Ad Acab succede il figlio Acazia. Questo re segue le orme del suo malvagio padre. Quando rimane ferito in un incidente si rivolge infatti al falso dio Baal-Zebub, dio di Ecron, per interrogarlo circa l’esito della sua malattia. Elia gli riferisce la parola di Geova secondo cui positivamente morrà. Quando Acazia manda una dopo l’altra tre compagnie, ciascuna composta di un comandante con 50 uomini, per prendere Elia, il profeta fa scendere fuoco dai cieli per annientare le prime due compagnie, ma, supplicato dal terzo comandante, torna indietro con lui per pronunciare di persona il giudizio contro Acazia. — 1Re 22:1, 37, 38; 2Re 1:1-17.

(1 RE 22:39)

“In quanto al resto dei fatti di Acab e a tutto ciò che fece e alla casa d’avorio che edificò e a tutte le città che edificò, non sono scritti nel libro dei fatti dei giorni dei re d’Israele?”

*** si p. 149 par. 5 Libro biblico numero 30: Amos ***
Gli scavi compiuti a Samaria hanno riportato alla luce numerosi oggetti in avorio. Un’enciclopedia afferma: “Si distinguono due gruppi principali: 1. Pannelli intagliati in altorilievo, . . . 2. Pannelli intagliati in bassorilievo e decorati con pietre preziose incastonate, vetro colorato, foglia d’oro, ecc. . . . Gli avori sono ritenuti opera di artisti fenici, ed erano probabilmente usati per decorare i mobili del palazzo dei re israeliti. La Bibbia menziona la ‘casa d’avorio’ costruita da Acab (1 Re 22:39)

*** w90 1/11 p. 17 Samaria: Regina delle capitali settentrionali ***
Vi interesserà anche sapere che gli archeologi hanno scoperto pure dei frammenti di lavori a intarsio in avorio, come quello che si vede qui. Ricordate che molto tempo fa 1 Re 22:39 menzionava che Acab aveva costruito una “casa d’avorio”. Forse i mobili di questa casa erano decorati con intarsi in avorio, e tra questi mobili ci saranno stati gli sfarzosi “letti d’avorio” menzionati più di un secolo dopo dal profeta Amos. (Amos 3:12, 15; 6:1, 4) Tra i motivi decorativi c’erano sfingi alate e altri simboli tratti dalla mitologia egizia.

*** w90 1/11 p. 17 Samaria: Regina delle capitali settentrionali ***
Riquadro piccolo: Israel Department of Antiquities and Museums; fotografia del Museo Israeliano di Gerusalemme

*** it-1 p. 42 Acab ***
Si ritiene che i lavori fatti eseguire da Acab includessero il completamento delle fortificazioni della città di Samaria, che secondo le scoperte archeologiche consistevano di tre mura straordinariamente forti, opera di esperti costruttori. Gli scavi hanno rivelato i resti di un palazzo a pianta rettangolare che misurava circa 90 m per 180, con muri perimetrali di ottime pietre squadrate. Sono stati trovati numerosi pannelli d’avorio per decorare arredi e pareti, forse appartenuti alla “casa d’avorio” di Acab menzionata in 1 Re 22:39. — ILLUSTRAZIONE, vol. 1, p. 948; cfr. anche Am 3:15; 6:4.

*** it-1 p. 188 Archeologia ***
Frammenti, placche e pannelli d’avorio scoperti in gran quantità nell’area del palazzo potevano appartenere alla casa d’avorio di Acab menzionata in 1 Re 22:39. (Cfr. Am 6:4).

*** it-1 p. 440 Casa ***
Le “case d’avorio” di certi ricchi avevano stanze con pannelli di legno intarsiato d’avorio. (1Re 22:39; Am 3:15)

(1 RE 22:47)

“Riguardo a un re, non ce n’era nessuno in Edom; un delegato era re.”

*** it-1 p. 673 Delegato ***
Durante il regno di Giosafat, re di Giuda (936-ca. 911 a.E.V.), “un delegato era re” di Edom, in quell’epoca sotto la dominazione di Giuda. (1Re 22:47) Questo indica che per fare le veci del re era stato approvato o nominato un viceré.

(1 RE 22:48)

“Giosafat, da parte sua, fece navi di Tarsis per andare a Ofir per l’oro; ma non [vi] andarono, perché le navi fecero naufragio a Ezion-Gheber.”

*** it-2 p. 1075 Tarsis ***
Generalmente si ritiene che l’espressione “navi di Tarsis” col tempo abbia finito per indicare un tipo di navi, definite “grandi imbarcazioni d’alto mare, in grado di fare rotta per Tarsis”. (Brown, Driver e Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, 1980, p. 1077) Per esempio, il nome inglese Indiamen, derivato in origine dalle grandi navi mercantili britanniche impiegate nel commercio con l’India, finì col tempo per indicare qualsiasi nave del genere, indipendentemente dalla sua origine o destinazione. In 1 Re 22:48 si legge pertanto che il re Giosafat (936-911 a.E.V.) “fece navi di Tarsis per andare a Ofir per l’oro”.
In Cronache però viene detto che le navi di Salomone impiegate per i viaggi triennali “andavano a Tarsis” (2Cr 9:21), e inoltre che le navi di Giosafat erano state fatte “per andare a Tarsis” e che, quando fecero naufragio, non avevano più “forza per andare a Tarsis”. (2Cr 20:36, 37) Questo indicherebbe che Ofir non era l’unico porto in cui facevano scalo le “navi di Tarsis” israelite, ma che queste navigavano anche nel Mediterraneo. Ovviamente ciò pone un problema, dal momento che almeno alcune di queste imbarcazioni erano state varate a Ezion-Gheber nel golfo di ʽAqaba. (1Re 9:26) Per entrare nel Mediterraneo dal Mar Rosso le navi avrebbero dovuto raggiungere il Nilo attraverso un canale e di lì arrivare fino al Mediterraneo, oppure avrebbero dovuto circumnavigare il continente africano. Anche se oggi non è assolutamente possibile determinare quali particolari rotte (inclusi i canali) venissero seguite all’epoca di Salomone e di Giosafat, non è detto che per questo si debba considerare inverosimile la descrizione delle loro imprese marittime.

(1 RE 22:49)

“Fu allora che Acazia figlio di Acab disse a Giosafat: “Vadano i miei servitori con i tuoi servitori nelle navi”, ma Giosafat non acconsentì.”

*** it-1 p. 46 Acazia ***
In 1 Re 22:48, 49 viene spiegato che Acazia voleva che Giosafat autorizzasse i marinai israeliti a prestare servizio sulle navi insieme a quelli di Giuda, richiesta che Giosafat respinse. Se la richiesta era stata fatta prima del naufragio, il rifiuto di Giosafat poteva indicare semplicemente che non si fidava di Acazia e voleva evitare qualsiasi intrusione del regno settentrionale. Se la richiesta venne fatta dopo l’insuccesso della flotta, poteva essere un’insinuazione da parte di Acazia che gli uomini di Giosafat erano incapaci e perciò responsabili del naufragio, e di qui la proposta che le navi, una volta riparate, riprendessero il mare con a bordo anche marinai israeliti. In tal caso il rifiuto di Giosafat poteva costituire un riconoscimento della evidente disapprovazione di Dio per il progetto.

(1 RE 22:50)

“Infine Giosafat giacque con i suoi antenati e fu sepolto con i suoi antenati nella Città di Davide suo antenato; e Ieoram suo figlio regnava in luogo di lui.”

*** it-2 p. 706 Re, Libri dei ***
Iniziando con gli ultimi giorni del re Davide, verso il 1040 a.E.V., 1 Re abbraccia un periodo di circa 129 anni, fino alla morte di Giosafat re di Giuda, avvenuta verso il 911 a.E.V. (1Re 22:50)

NOTA: Non disponibile per il download.
È possibile scaricare le informazioni specifiche per ogni settimana nel file digitale che è previsto per la Scuola di Ministero Teocratico.

Punti notevoli del libro: Primo dei Re

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