Punti notevoli di Numeri 17, 18, 19, 20, 21

Punti Notevoli Della Lettura Della Bibbia ‒ Numeri 17, 18, 19, 20, 21

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Punti notevoli del libro di Numeri 17-21

21:14, 15: Cos’era il libro menzionato qui? Le Scritture menzionano vari libri che gli scrittori della Bibbia usarono come fonte di materiale. (Giosuè 10:12, 13; 1 Re 11:41; 14:19, 29) Il “libro delle Guerre di Geova” era uno di questi scritti. Conteneva una narrazione storica delle guerre del popolo di Geova.

*** w12 15/1 p. 17 parr. 6-7 Impariamo dall’‘ossatura della verità’ ***
6 Una norma fondamentale che valeva per qualsiasi animale da offrire a Geova era che fosse completamente “sano”: non doveva essere cieco, deforme, ferito o malato. (Lev. 22:20-22) Quando offrivano a Geova frutti o cereali, gli israeliti dovevano dare le “primizie”, il “meglio” dei loro raccolti. (Num. 18:12, 29) Geova non accettava offerte scadenti. L’importante requisito a proposito dei sacrifici animali prefigurava il fatto che il sacrificio di Gesù sarebbe stato senza difetto e immacolato, e che Geova avrebbe sacrificato ciò che di meglio e più caro aveva per redimere l’umanità. — 1 Piet. 1:18, 19.
7 Se l’offerente era veramente grato a Geova per tutta la sua bontà, non sarebbe stato felice di scegliere il meglio che aveva? La natura dell’offerta dipendeva dal singolo israelita.

*** w11 15/9 pp. 7-8 par. 4 Geova è la mia parte ***
4 Cosa significava quell’incarico per i leviti? Geova aveva detto che sarebbe stato la loro parte nel senso che, invece di ricevere un’eredità terriera, essi avrebbero ricevuto un inestimabile privilegio di servizio. “Il sacerdozio di Geova” era la loro eredità. (Gios. 18:7) Il contesto di Numeri 18:20 mostra che questo non fu per loro causa di indigenza. (Leggi Numeri 18:19, 21, 24). I leviti ricevevano “ogni decima parte in Israele come eredità in cambio del servizio”. Veniva dato loro il 10 per cento del prodotto della terra di Israele e dei nuovi nati del bestiame. A loro volta i leviti dovevano dare la decima parte della contribuzione ricevuta, “del meglio d’essa”, per il sostentamento dei sacerdoti. (Num. 18:25-29) Ai sacerdoti venivano inoltre date “tutte le sante contribuzioni” che i figli di Israele portavano a Dio presso il suo luogo di adorazione. I sacerdoti avevano dunque buone ragioni per credere che Geova avrebbe provveduto loro il necessario.

*** w11 15/9 pp. 12-13 parr. 3-9 State facendo di Geova la vostra parte? ***
3 Proprio come i sacerdoti e i leviti dell’antichità, oggi gli unti considerano il servizio che svolgono un privilegio. (Num. 18:20) Essi non si aspettano di ricevere come possedimento un territorio o una località sulla terra; al contrario, Rivelazione 4:10, 11 indica che continueranno a servire Geova in cielo, dove saranno re e sacerdoti con Gesù Cristo. — Ezec. 44:28.
8 I cristiani che hanno rischiato di perdere il lavoro potrebbero essersi chiesti: ‘Come assolverò la responsabilità di provvedere alla mia famiglia?’ (1 Tim. 5:8) Sia che vi siate trovati in una situazione del genere o no, probabilmente la vostra stessa esperienza vi ha insegnato che se Dio è la vostra parte e tenete in gran conto il privilegio di servirlo, non sarete mai delusi. Quando disse ai discepoli di continuare a cercare prima il Regno, Gesù fece loro questa assicurazione: “Tutte queste altre cose”, cioè cosa mangiare, cosa bere e cosa indossare, “vi saranno aggiunte”. — Matt. 6:33.
9 Pensiamo ai leviti, che non ricevettero un’eredità terriera. Dal momento che erano impegnati principalmente nella pura adorazione, per mantenersi dovevano confidare in Geova, che aveva detto loro: “Io sono la tua parte”. (Num. 18:20) Anche se non serviamo presso un tempio letterale come facevano i sacerdoti e i leviti, possiamo imitare il loro atteggiamento essendo fiduciosi che Geova ci provvederà il necessario. Man mano che ci addentriamo negli ultimi giorni, la nostra fiducia nella capacità di Dio di soddisfare le nostre necessità diventa sempre più importante. — Riv. 13:17.

*** w12 15/1 p. 17 parr. 4-5 Impariamo dall’‘ossatura della verità’ ***
4 Gli antichi ebrei si rendevano senz’altro conto che molti aspetti della Legge mosaica sottolineavano la loro condizione peccaminosa. Per esempio, chi toccava un cadavere doveva sottoporsi alla purificazione. A tal fine veniva uccisa e bruciata una vacca rossa, sana, le cui ceneri venivano conservate per preparare “l’acqua di purificazione” da spruzzare sulla persona il terzo e il settimo giorno da quando era diventata impura. (Num. 19:1-13) Inoltre, per ricordare che con la riproduzione si trasmettevano imperfezione e peccato, la donna che partoriva doveva osservare un periodo di impurità, dopo di che doveva offrire un sacrificio per l’espiazione. — Lev. 12:1-8.
5 L’offerta di sacrifici animali per espiare i peccati era prevista in molte altre circostanze della vita quotidiana. Che gli israeliti se ne rendessero conto o meno, questi sacrifici, e successivamente i sacrifici offerti presso il tempio di Geova, erano “un’ombra” del sacrificio perfetto di Gesù. — Ebr. 10:1-10.

*** w89 1/6 p. 19 par. 14 Siate puri mentalmente e fisicamente ***
Che dire degli israeliti in genere? Se per qualsiasi ragione divenivano cerimonialmente impuri, era proibito loro di prendere parte all’adorazione finché non avessero adempiuto le esigenze della purificazione. (Numeri 19:11-22) Tutto questo sottolineava che chi adora il santo Dio Geova deve essere fisicamente puro.

*** w11 15/9 p. 28 par. 14 Siete conosciuti da Geova? ***
14 L’umiltà di Mosè fu evidente anche quando affrontò situazioni avverse sul piano personale. In una circostanza, di fronte ai mormorii del popolo, Mosè si spazientì e mancò di santificare Dio. Di conseguenza, Geova gli disse che non sarebbe stato lui a introdurre il popolo nella Terra Promessa. (Num. 20:2-12) Assieme a suo fratello Aaronne, Mosè aveva sopportato per anni le lagnanze degli israeliti. Ma per quell’unico errore non avrebbe visto realizzarsi ciò che aveva tanto a lungo desiderato! Come reagì? Pur essendo comprensibilmente deluso, accettò con umiltà la decisione di Geova. Sapeva che Geova è un Dio “presso cui non è ingiustizia”. (Deut. 3:25-27; 32:4) Oggi se riflettiamo sull’esempio di Mosè, non possiamo non pensare a lui come a una persona che era conosciuta da Geova. — Leggi Esodo 33:12, 13.

*** w09 1/9 p. 19 Un Giudice che non transige su ciò che è giusto ***
Innanzi tutto Dio non aveva comandato a Mosè di parlare al popolo, né tanto meno di dichiararlo ribelle. In secondo luogo, Mosè e Aaronne non glorificarono Dio, il quale disse che non lo avevano ‘santificato’. (Versetto 12) Con le parole “vi faremo uscire acqua”, era come se Mosè stesse dicendo che a provvedere miracolosamente l’acqua fossero lui e Aaronne, non Dio. In terzo luogo, la sentenza era conforme a giudizi emessi in passato. Dio aveva impedito a una precedente generazione di ribelli di entrare in Canaan, e fece lo stesso con Mosè e Aaronne. (Numeri 14:22, 23) Infine, Mosè e Aaronne avevano il compito di guidare Israele. Chi ha grandi responsabilità deve rendere maggiormente conto a Dio. — Luca 12:48.
Geova non transige su ciò che è giusto. Dato che ama la giustizia, non può emettere sentenze ingiuste. Un Giudice del genere merita fiducia e rispetto.

*** w06 1/3 p. 26 “Siate completamente assennati” ***
Quando siamo sotto pressione
15 Sotto pressione, anche leali servitori di Geova possono parlare o agire in maniera poco saggia. (Ecclesiaste 7:7) Quando subì una dura prova, Giobbe rivelò una certa mancanza di equilibrio e il suo modo di pensare dovette essere corretto. (Giobbe 35:2, 3; 40:6-8) Anche Mosè, pur essendo “di gran lunga il più mansueto di tutti gli uomini che erano sulla superficie del suolo”, in un’occasione perse la pazienza e parlò aspramente. (Numeri 12:3; 20:7-12; Salmo 106:32, 33) Davide aveva mostrato di sapersi padroneggiare molto bene non mettendo a morte il re Saul, ma quando Nabal insultò lui e i suoi uomini si infuriò e agì in maniera avventata. Fu solo con l’intervento di Abigail che Davide tornò in sé, evitando di commettere un tragico errore. — 1 Samuele 24:2-7; 25:9-13, 32, 33.
16 Anche noi possiamo trovarci in situazioni stressanti che potrebbero farci agire in maniera avventata. Soppesare bene i punti di vista altrui, come fece Davide, può aiutarci a non essere precipitosi, finendo per peccare. (Proverbi 19:2) Inoltre la Parola di Dio ci avverte: “Agitatevi, ma non peccate. Abbiate il vostro dire nel vostro cuore sul vostro letto, e tacete”. (Salmo 4:4) Quando è possibile, è saggio aspettare finché non ci si è calmati prima di agire o prendere decisioni. (Proverbi 14:17, 29) Possiamo pregare Geova con fervore, “e la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero custodirà i [nostri] cuori e le [nostre] facoltà mentali mediante Cristo Gesù”. (Filippesi 4:6, 7) Questa calma che Dio concede ci darà stabilità e ci aiuterà a essere completamente assennati.

*** w99 15/8 pp. 26-27 Traiamo beneficio dal “grano del cielo” ***
Gli uomini imperfetti possono perdere l’apprezzamento per le cose normali della vita, anche se queste riflettono l’amorevole cura di Geova. Per esempio, il provvedimento soprannaturale della manna in un primo momento suscitò negli israeliti sia stupore che gratitudine, ma col tempo molti cominciarono a lamentarsi. “La nostra anima ha preso ad aborrire il pane spregevole”, dissero irrispettosamente, indicando così che cominciavano ad ‘allontanarsi dall’Iddio vivente’. (Numeri 11:6; 21:5; Ebrei 3:12) Il loro esempio quindi serve come “avvertimento a noi sui quali sono arrivati i termini dei sistemi di cose”. — 1 Corinti 10:11.
Come possiamo trarre beneficio da questo esempio ammonitore? Un modo è quello di non considerare mai come qualcosa di ordinario, comune, gli insegnamenti biblici o i provvedimenti che riceviamo tramite la classe dello schiavo fedele e discreto. (Matteo 24:45) Se cominciamo a dare per scontati i doni di Geova o ce ne stanchiamo, la nostra relazione con lui inizia a raffreddarsi.

*** it-2 p. 944 Serpente di rame ***
Gli israeliti conservarono il serpente di rame e in seguito cominciarono erroneamente ad adorarlo, offrendogli fumo sacrificale. Perciò, come parte delle sue riforme religiose, Ezechia re di Giuda (745-717 a.E.V.) fece ridurre in frantumi il serpente di rame, vecchio di oltre 700 anni, perché il popolo ne aveva fatto un idolo. Secondo il testo ebraico, 2 Re 18:4 dice alla lettera: “egli (uno) lo chiamava Nehushtan”.

*** w09 15/4 p. 14 Ricordate? ***
● Il “libro di Iashar” e il “libro delle Guerre di Geova” sono libri della Bibbia andati persi? (Gios. 10:13; Num. 21:14)
No. Sembra si trattasse di documenti non ispirati che esistevano nei tempi biblici e ai quali fecero riferimento gli scrittori biblici. — 15/3, pagina 32.

*** it-1 p. 10 Aaronne ***
Dio allora ordinò che si deponessero nel tabernacolo 12 verghe, ciascuna delle quali rappresentava una delle 12 tribù, e sulla verga della tribù di Levi fu scritto il nome di Aaronne. (Nu 17:1-4) L’indomani Mosè entrò nella tenda della Testimonianza e trovò che la verga di Aaronne aveva germogliato, era fiorita e portava mandorle mature. (Nu 17:8) Questo stabilì senza possibilità di smentita che Geova aveva scelto i leviti figli di Aaronne per il servizio sacerdotale e che il sommo sacerdote Aaronne aveva la Sua autorizzazione. Da allora in poi il diritto della casa di Aaronne al sacerdozio non fu mai più messo seriamente in dubbio. La verga fiorita di Aaronne venne deposta nell’arca del patto come “segno per i figli di ribellione”, ma a quanto pare dopo la morte di quei ribelli e l’entrata della nazione nella Terra Promessa la verga fu tolta, essendo servita al suo scopo. — Nu 17:10; Eb 9:4; 2Cr 5:10; 1Re 8:9.

*** g02 8/6 p. 14 Sale: un bene prezioso ***
Il sale è anche simbolo di stabilità e permanenza. Pertanto nella Bibbia un patto vincolante era chiamato “un patto di sale” e per convalidarlo le parti contraenti spesso mangiavano un pasto insieme condito con sale. (Numeri 18:19) Sotto la Legge mosaica il sale andava aggiunto ai sacrifici offerti sull’altare, senza dubbio per indicare assenza di corruzione o di decadimento.

*** w11 15/9 p. 7 Geova è la mia parte ***
Geova è la mia parte
“Io sono la tua parte e la tua eredità in mezzo ai figli d’Israele”. — NUM. 18:20.
QUANDO gli israeliti avevano ormai conquistato buona parte della Terra Promessa, Giosuè si occupò di ripartire a sorte il paese. Fece questo insieme al sommo sacerdote Eleazaro e ai capi delle tribù. (Num. 34:13-29) A differenza delle altre tribù, quella di Levi non ricevette un’eredità terriera. (Gios. 14:1-5) Perché i leviti non ebbero un loro territorio, o parte, nella Terra Promessa? Erano forse stati esclusi?
2 Troviamo la risposta nelle parole che in precedenza Geova aveva rivolto ad Aaronne riguardo ai leviti. Sottolineando il fatto che non sarebbero stati abbandonati, egli aveva detto: “Io sono la tua parte e la tua eredità in mezzo ai figli d’Israele”. (Num. 18:20)

*** w09 1/9 p. 19 Un Giudice che non transige su ciò che è giusto ***
Un Giudice che non transige su ciò che è giusto
Numeri 20:2-13
I GIUDICI umani possono emettere sentenze ingiuste o troppo severe. Ma Geova Dio “ama la giustizia” e agisce diversamente. (Salmo 37:28) Benché paziente, non è indulgente e non transige su ciò che è giusto. Considerate come agì in un caso di disputa e ribellione, riportato in Numeri capitolo 20.
Verso la fine del loro lungo viaggio nel deserto, gli israeliti si ritrovarono senz’acqua. Iniziarono a “litigare” con Mosè e Aaronne, dicendo: “Perché avete condotto la congregazione di Geova in questo deserto affinché vi moriamo noi e le nostre bestie da soma?” (Versetto 4) Espressero il loro malcontento definendo il deserto un “cattivo luogo” privo di “fichi e viti e melagrane” — gli stessi frutti che gli esploratori israeliti avevano riportato dalla Terra Promessa anni prima — e si lamentarono che non c’era “acqua da bere”. (Versetto 5; Numeri 13:23) In pratica gli israeliti stavano accusando Mosè e Aaronne per il fatto che il deserto non era come il paese fertile nel quale una precedente generazione di mormoratori si era rifiutata di entrare.
Geova non rigettò i mormoratori. Anzi, disse a Mosè di fare tre cose: prendere la verga, riunire il popolo e “parlare alla rupe davanti ai loro occhi perché essa [desse] realmente la sua acqua”. (Versetto 8) Mosè seguì i primi due comandi, ma non il terzo. Anziché parlare alla rupe confidando in Geova, si rivolse al popolo con tono aspro. Disse: “Udite, ora, ribelli! Vi faremo uscire acqua da questa rupe?” (Versetto 10; Salmo 106:32, 33) Quindi Mosè colpì due volte la rupe “e usciva molta acqua”. — Versetto 11.
In questo modo Mosè e Aaronne commisero un grave peccato. Dio disse loro: “Vi ribellaste contro il mio ordine”. (Numeri 20:24) Disubbidendo all’ordine di Dio, Mosè e Aaronne, che in precedenza avevano accusato il popolo di ribellione, divennero essi stessi dei ribelli. Dio emise un giudizio inequivocabile: Mosè e Aaronne non avrebbero condotto Israele nella Terra Promessa. La sentenza fu troppo severa? No, per diverse ragioni.
Innanzi tutto Dio non aveva comandato a Mosè di parlare al popolo, né tanto meno di dichiararlo ribelle. In secondo luogo, Mosè e Aaronne non glorificarono Dio, il quale disse che non lo avevano ‘santificato’. (Versetto 12) Con le parole “vi faremo uscire acqua”, era come se Mosè stesse dicendo che a provvedere miracolosamente l’acqua fossero lui e Aaronne, non Dio. In terzo luogo, la sentenza era conforme a giudizi emessi in passato. Dio aveva impedito a una precedente generazione di ribelli di entrare in Canaan, e fece lo stesso con Mosè e Aaronne. (Numeri 14:22, 23) Infine, Mosè e Aaronne avevano il compito di guidare Israele. Chi ha grandi responsabilità deve rendere maggiormente conto a Dio. — Luca 12:48.
Geova non transige su ciò che è giusto. Dato che ama la giustizia, non può emettere sentenze ingiuste. Un Giudice del genere merita fiducia e rispetto.

*** w87 15/10 p. 30 Domande dai lettori ***
▪ Per quale errore Mosè perse il privilegio di entrare nella Terra Promessa? Perché colpì la roccia, invece di limitarsi a parlarle, oppure perché non glorificò Geova Dio?
A quanto pare, l’errore di Mosè non fu semplicemente il fatto che colpì la roccia invece di parlarle, come aveva comandato Dio.
Verso la fine dei 40 anni di peregrinazioni, gli israeliti eressero il campo a Cades-Barnea nel deserto di Zin (o Paran). Si erano accampati lì anche anni prima, probabilmente perché tre sorgenti della zona creano una lussureggiante oasi, come si può vedere dalla foto nella pagina accanto. Questa volta, però, l’acqua scarseggiava, così che forse il popolo non poté trovare molti viveri. Si misero così a litigare con Mosè, il rappresentante di Geova, dicendo: “Perché ci avete fatti salire dall’Egitto per condurci in questo cattivo luogo? Non è un luogo di seme e fichi e viti e melagrane, e non c’è acqua da bere”. — Numeri 20:5.
Dio disse allora a Mosè: “Prendi la verga e convoca l’assemblea, . . . e dovete parlare alla rupe davanti ai loro occhi perché essa dia realmente la sua acqua; e tu devi far uscire per loro acqua dalla rupe e dare da bere all’assemblea e alle loro bestie da soma”. (Numeri 20:8) Cosa accadde in seguito?
“Mosè e Aaronne convocarono la congregazione davanti alla rupe, ed egli diceva loro: ‘Udite, ora, ribelli! Vi faremo uscire acqua da questa rupe?’ Allora Mosè alzò la mano e colpì due volte la rupe con la sua verga; e usciva molta acqua, e l’assemblea e le loro bestie da soma bevevano”. — Numeri 20:10, 11.

*** w95 1/3 p. 17 par. 14 Viviamo “di giorno in giorno” all’altezza della nostra dedicazione ***
14 Paolo menziona un altro esempio ammonitore: “Né mettiamo Geova alla prova, come alcuni di loro lo misero alla prova, solo per perire mediante i serpenti”. (1 Corinti 10:9) Qui Paolo si riferiva alla circostanza in cui gli israeliti si rivolsero a Mosè lamentandosi di Dio perché ‘si erano stancati a causa della via’. (Numeri 21:4) Commettete mai questo errore? Quando vi siete dedicati a Geova, pensavate forse che Armaghedon fosse proprio dietro l’angolo? La pazienza di Geova è stata più lunga di quanto vi aspettavate? Ricordate: Non ci siamo dedicati a Geova per un certo periodo di tempo o solo fino ad Armaghedon. La nostra dedicazione è per sempre. “Non smettiamo dunque di fare ciò che è eccellente, poiché a suo tempo mieteremo se non ci stanchiamo”. — Galati 6:9.

*** w99 15/8 pp. 26-27 Traiamo beneficio dal “grano del cielo” ***
Gli uomini imperfetti possono perdere l’apprezzamento per le cose normali della vita, anche se queste riflettono l’amorevole cura di Geova. Per esempio, il provvedimento soprannaturale della manna in un primo momento suscitò negli israeliti sia stupore che gratitudine, ma col tempo molti cominciarono a lamentarsi. “La nostra anima ha preso ad aborrire il pane spregevole”, dissero irrispettosamente, indicando così che cominciavano ad ‘allontanarsi dall’Iddio vivente’. (Numeri 11:6; 21:5; Ebrei 3:12) Il loro esempio quindi serve come “avvertimento a noi sui quali sono arrivati i termini dei sistemi di cose”. — 1 Corinti 10:11.
Come possiamo trarre beneficio da questo esempio ammonitore? Un modo è quello di non considerare mai come qualcosa di ordinario, comune, gli insegnamenti biblici o i provvedimenti che riceviamo tramite la classe dello schiavo fedele e discreto. (Matteo 24:45) Se cominciamo a dare per scontati i doni di Geova o ce ne stanchiamo, la nostra relazione con lui inizia a raffreddarsi.
Per buone ragioni Geova non ci bombarda continuamente di cose nuove ed eccitanti, ma fa luce sulla sua Parola in maniera graduale, progressiva. (Proverbi 4:18) Questo permette ai suoi servitori di assimilare le cose che imparano e di metterle in pratica. Gesù seguì l’esempio del Padre nell’insegnare ai suoi primi discepoli. Spiegò loro la Parola di Dio “secondo quello che erano in grado di ascoltare” o “intendere”, come dicono altre traduzioni. — Marco 4:33; confronta Giovanni 16:12.
Accrescete il vostro apprezzamento per i provvedimenti di Dio
Gesù si servì anche della ripetizione. La mente può afferrare con facilità una certa cosa, ad esempio un principio biblico, ma può volerci un po’ più di tempo per prenderlo a cuore e assimilarlo come parte della “nuova personalità” cristiana, specialmente se i vecchi modi di pensare e di agire mondani sono profondamente radicati. (Efesini 4:22-24) Fu certamente così per i discepoli di Gesù quando si trattò di reprimere l’orgoglio e coltivare l’umiltà. Gesù dovette insegnare loro l’umiltà in più occasioni, ribadendo ogni volta lo stesso principio fondamentale da una diversa angolazione, affinché penetrasse in profondità, cosa che infine avvenne. — Matteo 18:1-4; 23:11, 12; Luca 14:7-11; Giovanni 13:5, 12-17.
Nei tempi moderni alle adunanze cristiane e nelle pubblicazioni della Società (Watch Tower) si segue l’esempio di Gesù facendo un efficace uso della ripetizione. Apprezziamola quindi come un’espressione dell’amorevole cura di Dio nei nostri confronti e non stanchiamoci mai di ciò che riceviamo, come fecero invece gli israeliti che si stancarono della manna. Mentre ci impegniamo con pazienza per recepire i regolari rammemoratori di Geova, ne vedremo gli eccellenti frutti nella nostra vita. (2 Pietro 3:1) Questo spirito riconoscente dimostra veramente che ‘afferriamo il significato’ della Parola di Dio sia col cuore che con la mente. (Matteo 13:15, 19, 23) In questo abbiamo l’eccellente esempio del salmista Davide, il quale, pur non avendo la varietà di cibo spirituale che abbiamo noi oggi, descrisse le leggi di Geova come “più dolci del miele e del miele che cola dai favi”! — Salmo 19:10.

*** w09 15/3 p. 32 Domande dai lettori ***
Le Scritture menzionano il “libro di Iashar” e il “libro delle Guerre di Geova”. (Gios. 10:13; Num. 21:14) Questi due libri non compaiono nel canone biblico. Si tratta forse di scritti ispirati che sono andati persi?
Non c’è motivo di ritenere che i succitati due libri siano stati scritti sotto ispirazione e che successivamente siano andati persi. Gli ispirati scrittori della Bibbia fecero riferimento a molti altri scritti. Alcuni di questi in effetti potrebbero essere parti della Bibbia che furono chiamate con nomi che i lettori di oggi non conoscono. Per esempio, 1 Cronache 29:29 menziona “le parole di Samuele il veggente”, “le parole di Natan il profeta” e “le parole di Gad il visionario”. Questi tre scritti potrebbero riferirsi ai libri che conosciamo con il nome di 1 e 2 Samuele o forse al libro di Giudici.
D’altro canto, certi riferimenti potrebbero riguardare libri che hanno nomi simili a libri biblici, ma che in realtà non fanno parte della Bibbia. Possiamo illustrarlo con quattro libri antichi: Il “libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda”, il “Libro dei Re di Giuda e d’Israele”, il “Libro dei Re d’Israele” e il “Libro dei Re d’Israele e di Giuda”. Anche se i nomi di questi libri possono assomigliare a quelli dei libri biblici di 1 Re e 2 Re, questi quattro libri non erano ispirati e sono estranei al canone biblico. (1 Re 14:29; 2 Cron. 16:11; 20:34; 27:7) Probabilmente si trattava solo di scritti storici disponibili al tempo in cui il profeta Geremia ed Esdra scrissero i resoconti che troviamo nella Bibbia.
Non c’è dubbio che alcuni scrittori della Bibbia menzionarono o consultarono documenti o resoconti storici già esistenti ma non ispirati. Ester 10:2 menziona il “Libro dei fatti dei tempi dei re di Media e di Persia”. In modo analogo, per redigere il suo Vangelo, Luca “[seguì] con accuratezza ogni cosa dall’inizio”. Probabilmente voleva dire che, per compilare la genealogia di Gesù che oggi troviamo nel suo Vangelo, aveva consultato fonti scritte che erano a sua disposizione. (Luca 1:3; 3:23-38) Anche se le fonti consultate da Luca non erano ispirate, il Vangelo che scrisse lo era di sicuro ed è per noi di grande valore ancora oggi.
Per quanto attiene ai due libri menzionati nella domanda, il “libro di Iashar” e il “libro delle Guerre di Geova”, sembra che si tratti di documenti che sono esistiti ma che non erano ispirati. Per questo motivo, Geova non li ha preservati. I riferimenti biblici a questi due libri portano i biblisti a concludere che fossero raccolte di poemi o canti riguardanti i conflitti tra Israele e i suoi nemici. (2 Sam. 1:17-27) Un’opera di consultazione biblica avanza l’ipotesi che il contenuto di quei libri poteva essere “il popolare repertorio dei cantori di professione dell’antico Israele che custodivano la tradizione di poemi e canti epici di Israele”. Persino alcuni uomini che furono a volte impiegati da Dio come profeti o visionari scrissero cose che Geova non ispirò o che decise di non includere in “tutta la Scrittura” che è “utile per insegnare, per riprendere, per correggere” nei nostri giorni. — 2 Tim. 3:16; 2 Cron. 9:29; 12:15; 13:22.
Il fatto che certi libri siano menzionati nella Bibbia e che fossero fonti utilizzabili non dovrebbe farci concludere che fossero ispirati. Tuttavia, Geova Dio ha preservato tutti gli scritti che contengono la “parola del nostro Dio”, e questi ‘dureranno a tempo indefinito’. (Isa. 40:8) Ciò che Geova ha deciso di includere nei 66 libri biblici a nostra disposizione è proprio quello di cui abbiamo bisogno per ‘essere pienamente competenti, del tutto preparati per ogni opera buona’. — 2 Tim. 3:16, 17.

Riferimenti consultati: Watchtower Library 2013 CD‒ROM

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