Punti notevoli di Numeri 10, 11, 12, 13

Punti Notevoli Della Lettura Della Bibbia ‒ Numeri 10, 11, 12, 13

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Punti notevoli del libro di Numeri 10-13

18 ago. Lettura della Bibbia: Numeri 10-13

DA UN POSTO ALL’ALTRO NEL DESERTO
(Numeri 10:11–21:35)
Quando infine la nuvola che è sopra il tabernacolo si alza, gli israeliti iniziano una marcia che 38 anni e uno o due mesi dopo li porterà nelle pianure desertiche di Moab. Vi sarà utile seguire il loro cammino sulla cartina a pagina 9 dell’opuscolo ‘Vedete il buon paese’, edito dai testimoni di Geova.
Durante il viaggio verso Cades, nel deserto di Paran, il popolo si lamenta in almeno tre casi. Il primo si risolve quando Geova manda un fuoco che consuma alcuni del popolo. Poi gli israeliti chiedono carne a gran voce e Geova fornisce le quaglie. Miriam e Aaronne si lamentano contro Mosè e di conseguenza Miriam è temporaneamente colpita dalla lebbra.
Mentre sono accampati a Cades, Mosè manda 12 uomini a esplorare la Terra Promessa. Quaranta giorni più tardi ritornano. Prestando fede al cattivo rapporto di dieci esploratori il popolo vuole lapidare Mosè, Aaronne e gli esploratori fedeli Giosuè e Caleb. Geova dice di voler colpire il popolo con la pestilenza, ma Mosè intercede e Geova dichiara che vagheranno nel deserto per 40 anni, finché quelli che sono stati censiti non saranno morti tutti.
Geova fornisce ulteriori regolamenti. Cora e altri si ribellano contro Mosè e Aaronne, ma i ribelli vengono distrutti dal fuoco o sono inghiottiti dalla terra. Il giorno seguente l’intera assemblea mormora contro Mosè e Aaronne. Di conseguenza, per un flagello mandato da Geova, muoiono 14.700 persone. Per far sapere chi ha scelto come sommo sacerdote, Dio fa germogliare la verga di Aaronne. Quindi dà altre leggi relative agli obblighi dei leviti e alla purificazione del popolo. L’uso delle ceneri di una vacca rossa prefigura la purificazione mediante il sacrificio di Gesù. — Ebrei 9:13, 14.
I figli di Israele tornano a Cades, dove Miriam muore. L’assemblea si lamenta di nuovo contro Mosè e Aaronne. Il motivo? La mancanza d’acqua. Poiché nel provvedere miracolosamente l’acqua non santificano il nome di Geova, Mosè e Aaronne perdono l’opportunità di entrare nella Terra Promessa. Israele parte da Cades e al monte Hor Aaronne muore. Mentre sta aggirando Edom, il popolo si stanca e parla contro Dio e contro Mosè. Per punirlo Geova manda serpenti velenosi. Ancora una volta Mosè intercede e Dio gli dice di fare un serpente di rame e di metterlo su un palo affinché chi è stato morso, guardandolo, guarisca. Il serpente prefigura Gesù Cristo che è messo al palo per nostro beneficio eterno. (Giovanni 3:14, 15) Israele sconfigge i re ammoniti Sihon e Og e prende possesso dei loro paesi.

Risposta a domande bibliche:

12:1: Perché Miriam e Aaronne si lamentarono contro Mosè? A quanto sembra, la vera ragione della loro lamentela fu il desiderio di Miriam di avere più potere. Quando Mosè fu raggiunto dalla moglie Zippora nel deserto, può darsi che Miriam temesse di non essere più considerata la donna più importante dell’accampamento. — Esodo 18:1-5.
12:9-11: Perché solo Miriam fu colpita dalla lebbra? Molto probabilmente fu lei a suscitare la lamentela e a persuadere Aaronne a unirsi a lei. Aaronne manifestò l’atteggiamento giusto confessando il suo peccato.

Lezioni per noi:

11:27-29. Mosè è un ottimo esempio di come dovremmo reagire quando altri ricevono privilegi nel servizio di Geova. Anziché essere geloso e cercare la propria gloria, Mosè fu felice quando Eldad e Medad cominciarono ad agire da profeti.
12:2, 9, 10; 16:1-3, 12-14, 31-35, 41, 46-50. Geova si aspetta che i suoi adoratori mostrino rispetto per l’autorità che ha conferito.

*** w12 15/9 p. 28 Geova congrega il suo gioioso popolo ***
IMPORTANTI CONGRESSI, NELL’ANTICHITÀ E OGGI
3 L’assemblea ai piedi del monte Sinai è il primo grande raduno indetto per impartire istruzione spirituale al popolo di Dio di cui si fa menzione nella Bibbia. Fu davvero una pietra miliare nella storia della pura adorazione. In quell’emozionante occasione, che i presenti non avrebbero mai dimenticato, Geova mostrò la sua potenza agli israeliti e diede loro la sua Legge. (Eso. 19:2-9, 16-19; leggi Esodo 20:18; Deuteronomio 4:9, 10). Quell’evento determinò i rapporti tra lui e Israele da allora in poi. Non molto tempo dopo, Geova stabilì come doveva essere convocato il suo popolo. Comandò a Mosè di fare due trombe d’argento che dovevano essere suonate per convocare “l’intera assemblea . . . all’ingresso della tenda di adunanza”. (Num. 10:1-4) Riusciamo a immaginare l’euforia generale di quelle occasioni?

*** w04 15/10 pp. 17-18 “Percorri il paese” ***
Come ragionano e reagiscono le persone?
11 Alcuni forse consultano le cartine bibliche per controllare l’ubicazione dei luoghi, ma credete che le cartine geografiche possano aiutarci a capire come ragionano le persone? Prendete ad esempio gli israeliti che partirono dal Monte Sinai diretti verso la Terra Promessa. Facendo delle soste lungo il percorso arrivarono infine a Cades (o Cades-Barnea). [9] Deuteronomio 1:2 ne parla come di un viaggio di 11 giorni, una distanza di circa 270 chilometri. Da lì Mosè inviò le 12 spie nella Terra Promessa. (Numeri 10:12, 33; 11:34, 35; 12:16; 13:1-3, 25, 26) Le spie si diressero verso nord attraverso il Negheb, probabilmente passarono Beer-Seba, quindi Ebron e raggiunsero il confine settentrionale della Terra Promessa. (Numeri 13:21-24) Dal momento che accettarono il rapporto sfavorevole di dieci spie, gli israeliti dovettero vagare nel deserto per 40 anni. (Numeri 14:1-34) Cosa rivela questo sulla loro fede e prontezza a confidare in Geova? — Deuteronomio 1:19-33; Salmo 78:22, 32-43; Giuda 5.
12 Riflettete su questo dal punto di vista geografico. Se gli israeliti avessero esercitato fede e avessero seguito il consiglio di Giosuè e Caleb, avrebbero dovuto viaggiare a lungo per raggiungere la Terra Promessa? Cades distava circa 16 chilometri da Beer-Laai-Roi, dove avevano risieduto Isacco e Rebecca. [7] Distava meno di 95 chilometri da Beer-Seba, di cui si parla come del confine meridionale della Terra Promessa. (Genesi 24:62; 25:11; 2 Samuele 3:10) Avendo viaggiato dall’Egitto al Monte Sinai e poi per altri 270 chilometri fino a Cades, erano praticamente alle soglie della Terra Promessa. Anche noi siamo alle soglie del promesso Paradiso sulla terra. Che lezione ne traiamo? L’apostolo Paolo faceva riferimento alla situazione degli israeliti quando diede il consiglio: “Facciamo perciò tutto il possibile per entrare in quel riposo, affinché nessuno cada nello stesso modello di disubbidienza”. — Ebrei 3:16–4:11.

*** w12 15/3 p. 27 parr. 9-10 Non guardiamo alle “cose che sono dietro” ***
9 Incredibilmente, però, poco dopo questa miracolosa liberazione il popolo cominciò a mormorare. Perché? Per via del cibo! Insoddisfatti di ciò che Geova provvedeva, gli israeliti si lamentarono: “Ci ricordiamo del pesce che mangiavamo in Egitto per nulla, dei cetrioli e dei cocomeri e dei porri e delle cipolle e dell’aglio! Ma ora la nostra anima si è inaridita! I nostri occhi non sono su nient’altro che la manna”. (Num. 11:5, 6) Il loro punto di vista non era più obiettivo, tanto che desideravano addirittura ritornare nel paese in cui erano stati schiavi. (Num. 14:2-4) Gli israeliti guardarono alle “cose che sono dietro” e persero il favore di Geova. — Num. 11:10.
10 Qual è la lezione per noi oggi? Quando affrontiamo difficoltà e problemi, cerchiamo di non fissarci su cose del passato che ci sembra siano state positive, cose che magari appartengono a un tempo in cui neppure conoscevamo la verità. Anche se non è sbagliato meditare sulle lezioni imparate da esperienze precedenti e rievocare cari ricordi, dobbiamo mantenere un punto di vista equilibrato e realistico del passato. Altrimenti rischiamo di sentirci ancor più insoddisfatti delle nostre circostanze attuali e potremmo essere tentati di tornare al nostro precedente stile di vita. — Leggi 2 Pietro 2:20-22.

*** w95 1/3 pp. 15-16 par. 10 Viviamo “di giorno in giorno” all’altezza della nostra dedicazione ***
10 Per prima cosa Paolo avvertì di non essere “desiderosi di cose dannose”. (1 Corinti 10:6) Questo può farvi venire in mente quella volta che gli israeliti si lamentarono perché avevano solo la manna da mangiare. Geova mandò loro delle quaglie. Qualcosa di simile era accaduto circa un anno prima nel deserto di Sin, poco prima che gli israeliti dichiarassero che si dedicavano a Geova. (Esodo 16:1-3, 12, 13) Ma la situazione non era esattamente la stessa. La prima volta che Geova provvide le quaglie, non chiamò gli israeliti a render conto del loro mormorio. Questa volta, però, le cose andarono diversamente. “La carne era ancora fra i loro denti, prima che si potesse masticare, quando l’ira di Geova divampò contro il popolo, e Geova colpiva il popolo con una grandissima strage”. (Numeri 11:4-6, 31-34) Cos’era cambiato? Come nazione dedicata, questa volta furono ritenuti responsabili delle loro azioni. La mancanza di apprezzamento per i provvedimenti di Geova li portò a lamentarsi contro di lui, nonostante avessero promesso di fare tutto ciò che Geova aveva proferito! Anche oggi ci si può lamentare in modo simile della tavola di Geova. Alcuni non apprezzano i provvedimenti spirituali che Geova prende tramite lo “schiavo fedele e discreto”. (Matteo 24:45-47) Ricordate, però, che la nostra dedicazione richiede che rammentiamo con gratitudine ciò che Geova ha fatto per noi e accettiamo il cibo spirituale che egli provvede.

*** w11 15/1 pp. 27-28 Riceviamo potenza per superare qualsiasi prova ***
Aiuto per resistere alle pressioni degli altri
8 Una forma di opposizione più subdola con cui i cristiani devono confrontarsi è l’influenza negativa che gli altri esercitano su di loro. Comunque, dato che lo spirito di Geova è molto più potente dello spirito del mondo, possiamo resistere a chi cerca di metterci in ridicolo, diffonde menzogne sul nostro conto o fa pressione su di noi per spingerci ad adottare i suoi valori. Per esempio, cosa permise a Giosuè e Caleb di dissentire dall’opinione degli altri dieci esploratori che erano stati inviati nel paese di Canaan? Lo spirito santo produsse in loro uno “spirito”, o inclinazione mentale, di tipo diverso. — Leggi Numeri 13:30; 14:6-10, 24.

*** w11 15/7 p. 11 parr. 4-5 Seguirete l’amorevole guida di Geova? ***
Il rapporto negativo di quei dieci esploratori seminò il panico tra il popolo. Ben presto la maggioranza si convinse che sarebbe stato un errore entrare nella Terra Promessa come Geova aveva ordinato. Cosa fecero Giosuè e Caleb in quella situazione critica? — Num. 13:25-33.
5 Essi non seguirono la folla. Per quanto la folla non lo gradisse, i due dissero la verità e si attennero ad essa, anche quando furono minacciati di morte per lapidazione. Dove trovarono il coraggio necessario? La loro fede ebbe senz’altro un ruolo determinante. Le persone di fede distinguono chiaramente la differenza tra le asserzioni infondate fatte da uomini e le sacre promesse di Geova Dio. Sia Caleb che Giosuè in seguito espressero la propria fede nel fatto che Geova mantiene tutte le sue promesse. (Leggi Giosuè 14:6, 8; 23:2, 14). Giosuè e Caleb erano devoti al loro fedele Dio, e l’idea di addolorarlo seguendo una folla senza fede non li sfiorò neppure. Perciò rimasero fermi, dandoci così un eccellente esempio. — Num. 14:1-10.

*** w92 1/5 p. 24 Sostenne Israele nel Sinai ***
Gli israeliti erano vissuti come schiavi nel delta del Nilo, ma lì non mancavano del necessario. Dipinti murali di antiche tombe descrivono un’ampia varietà di uva, meloni e altri prodotti agricoli, nonché pesce e pollame, che avrebbero assicurato un’alimentazione varia. Con che precisione quindi sono descritte le parole di lamento e di rimpianto degli israeliti nel deserto: “Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo del pesce che mangiavamo in Egitto per nulla, dei cetrioli e dei cocomeri e dei porri e delle cipolle e dell’aglio!” — Numeri 11:4, 5; 20:5.

*** w11 1/9 p. 14 Lo sapevate? ***
Perché Dio scelse le quaglie per sfamare gli israeliti nel deserto?
▪ Dopo l’esodo degli israeliti dall’Egitto, in due occasioni Dio provvide loro una grande quantità di carne sotto forma di quaglie. — Esodo 16:13; Numeri 11:31.
Le quaglie sono uccelli piccoli, lunghi circa 18 centimetri e del peso di circa 100 grammi. Si tratta di uccelli migratori che nidificano in molte zone dell’Asia occidentale e dell’Europa, e svernano nell’Africa settentrionale e in Arabia. Nel corso della migrazione grandi stormi attraversano le coste orientali del Mar Mediterraneo e sorvolano la penisola del Sinai.
Secondo il Dizionario della Bibbia, “la quaglia, pur essendo un’ottima volatrice sui percorsi brevi, si affida al vento per coprire le grandi distanze: i cambiamenti nella direzione del vento la spingono a terra”, dove rimane stordita. Questo è quello che succede a interi stormi che, prima di riprendere il volo, devono riposare uno o due giorni, durante i quali diventano facile preda. All’inizio del XX secolo l’Egitto esportava circa tre milioni di quaglie all’anno per usi alimentari.
Entrambe le volte in cui gli israeliti si nutrirono di quaglie era primavera. Anche se in quel periodo dell’anno le quaglie sorvolavano regolarmente la zona del Sinai, fu Geova a far ‘levare un vento’ che le spinse nel campo israelita. — Numeri 11:31.

*** w09 1/8 p. 26 Geova ama le persone mansuete ***
Accostiamoci a Dio
Geova ama le persone mansuete
Numeri 12:1-15
ORGOGLIO, gelosia e ambizione sono comuni tra chi riesce a farsi strada in questo mondo. Ma tali caratteristiche ci avvicinano a Geova Dio? Tutt’altro. Una qualità che Geova apprezza nei suoi adoratori è la mansuetudine. Ciò è evidente da un episodio, narrato nel capitolo 12 di Numeri, che ebbe luogo nel deserto del Sinai dopo la liberazione degli israeliti dall’Egitto.
Miriam e Aaronne “parlavano contro” Mosè, il loro fratello minore. (Versetto 1) Invece di parlare a Mosè, parlavano contro di lui, probabilmente diffondendo lamentele nel campo. Visto che è menzionata per prima, sembra che fosse soprattutto Miriam a lamentarsi. La prima ragione addotta per le lamentele era che Mosè aveva sposato una cusita. Miriam era forse gelosa perché temeva di essere messa in ombra da quest’altra donna, che non era nemmeno israelita?
Ma c’erano ulteriori motivi per cui mormoravano. Miriam e Aaronne dicevano: “Forse Geova ha parlato solo mediante Mosè? Non ha parlato anche mediante noi?” (Versetto 2) La ragione di fondo era forse il desiderio di avere più potere e di essere maggiormente considerati?
Stando alla narrazione, Mosè non reagì. Evidentemente sopportò l’offesa in silenzio. La sua reazione paziente conferma la descrizione che la Bibbia fa di lui quando dice che era “il più mansueto di tutti gli uomini” sulla faccia della terra. (Versetto 3) Mosè non ebbe bisogno di difendersi. Geova stava ascoltando e prese le sue parti.
Per Geova fu come se le lamentele fossero rivolte direttamente a lui. Del resto era stato lui a nominare Mosè. Rimproverando i mormoratori ricordò loro che aveva una relazione del tutto speciale con Mosè. Disse: “Gli parlo bocca a bocca”. Geova quindi chiese a Miriam e ad Aaronne: “Perché, dunque, non avete temuto di parlare . . . contro Mosè?” (Versetto 8) Parlando contro Mosè in realtà si erano resi colpevoli di parlare contro Dio. A causa di tale grave mancanza di rispetto avrebbero provato gli effetti dell’ardente ira divina.
Miriam, che a quanto pare era stata l’istigatrice, fu colpita dalla lebbra. Immediatamente Aaronne implorò Mosè di intercedere per lei. Pensate: la salute di Miriam ora dipendeva dall’intercessione di colui che avevano offeso! Mosè, nella sua mansuetudine, fece quello che gli veniva chiesto. Parlando per la prima volta in questo episodio, supplicò fervidamente Geova a favore di sua sorella. Miriam fu sanata, ma dovette sopportare la vergogna di essere messa per sette giorni in quarantena.
Questo episodio ci insegna molto sulle qualità che Geova apprezza e sulle caratteristiche che disapprova. Se vogliamo avvicinarci a lui dobbiamo impegnarci per estirpare qualsiasi traccia di orgoglio, gelosia e ambizione possa esserci in noi. Geova ama i mansueti. Infatti promette: “I mansueti stessi possederanno la terra, e in realtà proveranno squisito diletto nell’abbondanza della pace”. — Salmo 37:11; Giacomo 4:6.
[Nota in calce]
La mansuetudine è una qualità che dà la forza di sopportare le ingiustizie con pazienza e senza desiderio di vendetta.

*** w02 15/10 pp. 28-29 I cristiani dovrebbero essere gelosi? ***
Miriam e Fineas
Miriam era la sorella maggiore di Mosè e Aaronne, che guidarono gli israeliti durante l’Esodo. Mentre erano nel deserto Miriam divenne gelosa del fratello Mosè. La Bibbia riferisce: “Ora Miriam e Aaronne parlavano contro Mosè a motivo della moglie cusita che egli aveva preso . . . E dicevano: ‘Forse Geova ha parlato solo mediante Mosè? Non ha parlato anche mediante noi?’” Evidentemente fu Miriam l’istigatrice di questa protesta contro Mosè, poiché Geova disciplinò lei, non Aaronne, per la sua condotta irrispettosa, facendola ammalare di lebbra per una settimana. — Numeri 12:1-15.
Cosa spinse Miriam ad agire contro Mosè? Fu forse perché si preoccupava della vera adorazione e voleva proteggere gli israeliti dal danno? Pare di no. Sembra che Miriam avesse lasciato nascere nel suo cuore l’errato desiderio di avere più prestigio e autorità. Essendo profetessa in Israele era molto rispettata dal popolo, particolarmente dalle donne. Dopo la miracolosa liberazione d’Israele al Mar Rosso le guidò nella musica e nel canto. Ma può darsi che Miriam si sia poi preoccupata troppo di perdere parte della sua importanza per colpa della moglie di Mosè che sospettava essere sua rivale. Spinta da una gelosia egoistica suscitò una controversia contro Mosè, colui che Geova aveva nominato. — Esodo 15:1, 20, 21.

*** w88 15/5 p. 22 C’è qualcuno che ha visto Dio? ***
Quando Mosè parlava con Dio e riceveva istruzioni da lui, la comunicazione non avveniva mediante visioni, come spesso successe con altri profeti. Lo si capisce da Numeri 12:6-8, dove si legge: “Ed egli proseguì, dicendo: ‘Udite le mie parole, suvvia. Se ci fosse un vostro profeta per Geova, mi farei conoscere a lui in una visione. Gli parlerei in un sogno. Non così il mio servitore Mosè! A lui è affidata tutta la mia casa. Gli parlo bocca a bocca, così mostrandogli, e non mediante enigmi; ed egli vede l’apparenza di Geova’”. In che senso Mosè vedeva “l’apparenza di Geova”?
Mosè vide “l’apparenza di Geova”, allorché con Aaronne e certi altri si trovava sul monte Sinai. In Esodo 24:10 è scritto: “E vedevano l’Iddio d’Israele. E sotto i suoi piedi c’era ciò che sembrava come un’opera di lastre di zaffiro e per purezza come i cieli medesimi”. In che senso, allora, Mosè e gli altri “vedevano l’Iddio d’Israele” se Dio gli aveva detto: “Nessun uomo può vedermi e vivere”? Lo spiega il versetto 11: “Egli non stese la mano contro i notabili dei figli d’Israele, ma essi ebbero una visione del vero Dio e mangiarono e bevvero”. Mosè e gli altri videro dunque l’apparenza di Dio in visione.

*** w02 1/12 p. 11 Ciò che Giosuè ricordava ***
Dal racconto relativo agli esploratori apprendiamo pure che il nome di Giosuè venne cambiato. Al suo nome originale, Oshea, che significa “salvezza”, Mosè aggiunse la sillaba che rappresenta il nome divino e lo chiamò “Iehoshua”, o Giosuè, che vuol dire “Geova è salvezza”. La Settanta lo chiama “Gesù”. (Numeri 13:8, 16, nota in calce). Tenendo fede a quel grande nome, Giosuè dichiarò intrepidamente che Geova è salvezza. Il cambiamento di nome di Giosuè non può essere stato casuale. Rifletteva la stima che Mosè aveva per il carattere di Giosuè e ben si addiceva al ruolo privilegiato che Giosuè avrebbe avuto come guida di una nuova generazione nella Terra Promessa.

*** w06 15/6 p. 16 “Abbi cura di questa vite”! ***
“Abbi cura di questa vite”!
I DODICI uomini mandati a esplorare la Terra Promessa avevano percorso il territorio in lungo e in largo. Mosè aveva detto loro di osservare gli abitanti e di riportare qualche prodotto agricolo del paese. Quale frutto in particolare attirò la loro attenzione? Non lontano da Ebron trovarono una vigna in cui l’uva era così grossa che per portare un solo grappolo ci vollero due persone. Gli esploratori rimasero talmente impressionati dalla produttività di quella fertile zona che la chiamarono “valle del torrente di Escol”, che significa “grappolo d’uva”. — Numeri 13:21-24; nota in calce.
Nel XIX secolo un naturalista che visitò la Palestina riferì: “Escol, o valle del grappolo, . . . è tuttora ricoperta di viti e l’uva è la migliore e la più grossa di tutta la Palestina”. Anche se le viti di Escol eccellevano, nei tempi biblici si produceva uva di ottima qualità in quasi tutta la Palestina. Documenti egiziani indicano che i faraoni importavano vino da Canaan.

Riferimenti consultati: Watchtower Library 2013 CD‒ROM

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