Mammiferi in movimento

I MAMMIFERI, dall’oritteropo alla zebra, sono meraviglie in movimento. Saltano sulle zampe, si aggrappano e si arrampicano con gli artigli, camminano su terreno accidentato con gli zoccoli antisdrucciolevoli, o semplicemente zampettano. Ciascuno si muove in maniera adatta al suo particolare ambiente. La maggioranza delle specie di mammiferi, creature che nutrono i piccoli col latte, sono creature terrestri.Ma avete mai prestato particolare attenzione a come ciascuno si muove? Qualche cosa di comune a tutti è che semplicemente spingono indietro contro la superficie; la forza disponibile per il movimento in avanti è esattamente uguale a questa forza esercitata dall’animale spingendo indietro. Con l’uso di questa forza, che risiede nelle estremità, i mammiferi in movimento rivelano molta bellezza e grazia. Più studiamo queste creature, più siamo colpiti dalla praticità delle loro singole doti. Guardiamone più da vicino alcune, e concentriamoci specialmente sugli organi della locomozione, i piedi e le gambe.
Visitando lo zoo siete indubbiamente già rimasti colpiti dalla straordinaria varietà fisica che incontrate nel mondo dei mammiferi. Ma a parte il colore e la grandezza, la forma della testa ecc., avete notato i loro piedi? Probabilmente il piede più rappresentativo è lo zoccolo. Il cavallo ha lo zoccolo intero, il maiale ha l’unghia spartita, e lo zoccolo del cammello è parziale. Supponiamo di sceglierne uno e di considerare il valore del suo piede in relazione col suo comune ambiente e le sue attività.

“Nave del deserto”


Il cammello è una creatura robusta che può sopportare estreme privazioni. Il cammello supera facilmente caldo e freddo, sete e fame che ucciderebbero la maggioranza degli animali. La sua riserva incorporata di cibo e d’acqua gli permette di viaggiare ad andatura uniforme senza fermarsi, non affrettandosi mai né restando indietro, dallo spuntar dell’alba al calar della notte. Lo si può spingere effettivamente ad andare a una velocità micidiale con un carico di 225 chilogrammi sul dorso. L’animale che è in grado di resistere a una simile batosta per lunghi periodi deve avere piedi e gambe rimarchevoli.
Anziché dire che il cammello cammina, potremmo dire che marcia. Le lunghe gambe anteriori e posteriori dalla stessa parte del corpo si muovono all’unisono in avanti. Questo produce l’effetto oscillante che può aver fatto nascere il nome “nave del deserto”. I piedi di questa “ondeggiante nave” sono fatti di due dita protette da sue grandi, pesanti suole imbottite e zoccoli simili a unghie. Lo spesso, duro cuscinetto gli permette di camminare su sabbia o roccia. Grandi callosità sulle giunture delle gambe e sul torace proteggono queste parti dall’abrasione quando il cammello è in ginocchio o sdraiato.
Dotato di tutti questi mezzi per sopravvivere nel deserto, c’è da meravigliarsi che il cammello sia stato un prezioso portatore di pesi nel corso dei secoli?

Il possente pachiderma


Il più grande mammifero terrestre vivente è l’elefante. Questa creatura dalla pelle spessa — poiché questo è ciò che significa “pachiderma” — è erbivoro, nonostante il suo spaventoso aspetto. Gli elefanti viaggiano in branchi, trascinando il loro peso a circa undici chilometri all’ora. In caso di emergenza, possono raddoppiare questa velocità, sì, anche triplicarla per l’attacco. Un elefante adirato carica a cinquanta metri, levando minacciosamente i poderosi orecchi, e lanciando in avanti e all’infuori i piedi in maniera molto caratteristica.
L’enorme peso di questo animale è sostenuto da massicce gambe simili a colonne che sembrano informi e goffe. Ma certo ci vuole questo tipo di gamba per sostenere l’enorme corpo di sette tonnellate. A causa del suo massiccio peso l’elefante è incapace del minimo scatto, e non saprebbe attraversare un fosso di due metri e dieci nemmeno se allungasse il passo fino al massimo di due metri. La pianta del piede è coperta di un soffice, elastico strato corneo simile a gomma crespata, con l’ulteriore vantaggio di non farlo scivolare. Tutto quello che appare delle dita scheletriche sono le larghe unghie.
Poiché l’elefante africano raggiunge un’altezza di quasi quattro metri, potremmo aspettarci che sia piuttosto goffo. Nonostante la massiccia corporatura, però, può muoversi nella boscaglia così silenziosamente come quasi ogni altra creatura selvatica. Si muove con sorprendentemente poco rumore ed è abile a nascondersi. La sua stabilità, anche su terreno accidentato, deve attribuirsi ai piedi e alle gambe.

Zampe e artigli


I felini, dal gattino alla tigre, presentano nella vita quotidiana uno straordinario contrasto di umori. In stato di riposo, quando fanno felicemente le fusa, sono l’immagine della pace e della tranquillità. Ma quando sono attaccati o vanno a caccia diventano improvvisamente attivi. Nel mondo dei carnivori il felino ha gli artigli più taglienti. Questi affilati strumenti sono retrattili per impedire che restino danneggiati quando vengono a contatto col duro suolo. Avendoli messi al sicuro anche un grosso felino, una tigre o un leone, può avanzare silenziosamente sulle zampe imbottite mettendo spesso quelle posteriori nelle orme di quelle anteriori con proverbiale leggerezza.
Guardate il leone. Le zampe provviste di cuscinetti gli consentono movimenti furtivi, per non parlare del loro uso come strumenti per lisciarsi la pelliccia dove non può arrivare con la lingua. La struttura sciolta delle zampe posteriori gli consente vari movimenti: spingersi avanti anche quando striscia col ventre a terra; e slanciarsi in aria con una serie di salti alla velocità di cinquanta chilometri all’ora. Vi sono poi le poderose zampe anteriori, che con gli artigli ritratti sono abbastanza forti da tramortire con un colpo; e con gli artigli in fuori possono fare a pezzi anche il cibo duro.

Il pigro bradipo


Uno dei più strani mezzi di locomozione dei mammiferi è quello adottato da un piccolo, peloso animale dell’America tropicale, il bradipo. I primi esploratori spagnoli lo chiamarono “la piccola cosa corazzata”, ma il nome moderno deriva dall’espressione latina tarpides, che significa “piede lento”. Come descrive bene il bradipo tridattilo!
Nessun’altra creatura a sangue caldo mostra una simile avversione per i movimenti. È così fiacco che le alghe verdi, somiglianti a muschio, si attaccano al suo pelo ispido, aiutandolo a camuffarsi mentre striscia fra le cime degli alberi. I suoi movimenti sono così lenti che fanno pensare a una proiezione d’immagini al rallentatore.
Gli zoologi lo mettono in relazione col formichiere e l’armadillo, ma il bradipo somiglia di più a un incrocio fra una scimmia e un orso. Ha tre lunghi, adunchi artigli affilati su ciascuna delle quattro zampe. Benché i suoi arti siano incredibilmente provvisti di muscoli, un bradipo è completamente inetto sul suolo ed è perfino incapace di sostenere il suo peso. La soluzione di questo paradosso è che questa lenta creatura fu fatta per vivere sulle cime degli alberi, una vita col capo all’ingiù. Gli affilati artigli servono per arrampicarsi e ogni suo movimento lo fa rimanendo appeso, con la testa in giù. Capite ora perché ha gli arti provvisti di muscoli?
Può anche girare completamente la testa fino al punto che l’osservatore è sicuro che gli si spezzerà il collo. Ma no, perché ha il collo molto flessibile. Le doppie giunture lo rendono un vero e proprio acrobata. Restando appeso con una zampa posteriore, il bradipo può girare il corpo di quasi 360 gradi. Questo è in effetti il modo in cui si difende in caso d’emergenza. In questa posizione può colpire i nemici con entrambi gli arti anteriori, assestando colpi con sorprendente precisione. Ma il sonno è più forte dell’artiglio, e in men che non si dica può cadere in uno dei suoi tipici pisolini della durata di quindici o diciotto ore.

Straordinari nel salto


Date ora uno sguardo alla famiglia di un altro tipo di mammiferi, i marsupiali, che variano in grandezza da quella di un topolino fino al parente più grosso, che pesa forse una novantina di chilogrammi. Il nome generico “Macropus” significa “grande piede”. Sì, questo grosso mammifero provvisto di marsupio, il canguro, è ora l’oggetto della nostra attenzione.
L’esploratore capitano Cook del diciottesimo secolo chiese a un aborigeno australiano il nome di questa grossa creatura saltatrice. La risposta “Non lo so” suonò a Cook come “kangaroo” [inglese per “canguro”, pronunciato “cangarù”], e il nome rimase. Cook scoprì che queste creature saltellavano sulle aperte pianure senza fissa dimora. Il più grande raggiungeva l’altezza di due metri. Al capitano queste creature che saltellavano qua e là sembravano molto buffe, ma immaginate la sua sorpresa quando alcuni di questi salti raggiunsero la lunghezza di nove metri!
I poderosi, lunghi arti posteriori sono il segreto del suo straordinario scatto, mentre la coda affusolata funge da pendolo equilibratore e da timone per svariati salti e svolte mentre va a tutta velocità. Le gambe piegate si raddrizzano all’improvviso, lanciando il pesante corpo nell’aria in avanti e in alto.
Ecco dunque il cammello, l’elefante, il felino, il bradipo, e il canguro, ciascuno dotato per il suo compito nella vita. Certo, il Grande Progettista, l’Iddio della creazione, è da ammirare per la complessità e la sollecita considerazione che si rispecchiano in tutte le sue opere!

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