1 Re 12-14, Punti notevoli della Bibbia: Settimana del 20 luglio

Punti notevoli della lettura della Bibbia: 1 Re 12-13-14. Informazioni per studio personale

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(1 RE 12:1)

“E Roboamo andava a Sichem, poiché fu a Sichem che tutto Israele venne a farlo re.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Sichem 1Re 12:1, 25

(1 RE 12:5)

“A ciò egli disse loro: “Andatevene per tre giorni e tornate da me”. Il popolo dunque se ne andò.”

*** it-1 p. 1128 Giorno ***
A volte gli ebrei usavano l’espressione ‘giorno e notte’ per indicare solo parte di un giorno solare di 24 ore. Per esempio in 1 Re 12:5, 12 si legge che Roboamo disse a Geroboamo e agli israeliti di ‘andarsene per tre giorni’ e poi tornare da lui. Che non intendesse dire tre giorni interi di 24 ore ma, piuttosto, parte di ciascuno dei tre giorni, si capisce dal fatto che il popolo tornò da lui “il terzo giorno”.

(1 RE 12:10)

“A loro volta i giovani che erano cresciuti con lui gli parlarono, dicendo: “Ecco ciò che devi dire a questo popolo che ti ha parlato, dicendo: ‘Tuo padre, da parte sua, rese pesante il nostro giogo, ma, in quanto a te, rendicelo più leggero’; devi proferire loro questo: ‘Il mio proprio mignolo sarà certamente più grosso dei fianchi di mio padre.”

*** it-1 p. 707 Dito ***
Quando una delegazione chiese al re Roboamo di rendere più leggero il peso del servizio imposto da suo padre Salomone, i compagni del re gli consigliarono di rispondere che ‘il suo mignolo sarebbe stato più grosso dei fianchi di suo padre’, metafora indicante che avrebbe posto su di loro un carico molto più pesante. (1Re 12:4, 10, 11) Il termine ebraico qui tradotto “mignolo” deriva da un verbo che significa “essere piccolo, poco, minimo”.

(1 RE 12:11)

“E ora mio padre, da parte sua, caricò su di voi un giogo pesante; ma io, da parte mia, aggiungerò al vostro giogo. Mio padre, da parte sua, vi castigò con fruste, ma io, da parte mia, vi castigherò con flagelli’”.”

*** it-2 p. 554 Percosse ***
Uso figurativo. Il re Roboamo, per dire che intendeva governare in maniera più severa di suo padre Salomone, paragonò metaforicamente il proprio governo alla flagellazione e quello del padre alle semplici frustate. (In ebraico la parola per “flagelli” [ʽaqrabbìm] significa letteralmente “scorpioni”, e si riferisce probabilmente a una sferza nodosa o con estremità acuminate come pungiglioni di scorpione, o forse fatta di ramoscelli nodosi o spinosi). — 1Re 12:11-14, nt.

*** it-2 p. 903 Scorpione ***
In 1 Re 12:11, 14 e in 2 Cronache 10:11, 14, il termine ebraico ʽaqrabbìm, reso “flagelli”, letteralmente significa “scorpioni”. Lo strumento punitivo cui si allude poteva essere una sferza munita di punte acuminate.

(1 RE 12:12)

“E Geroboamo e tutto il popolo venivano da Roboamo il terzo giorno, proprio come il re aveva parlato, dicendo: “Tornate da me il terzo giorno”.”

*** it-1 p. 1128 Giorno ***
A volte gli ebrei usavano l’espressione ‘giorno e notte’ per indicare solo parte di un giorno solare di 24 ore. Per esempio in 1 Re 12:5, 12 si legge che Roboamo disse a Geroboamo e agli israeliti di ‘andarsene per tre giorni’ e poi tornare da lui. Che non intendesse dire tre giorni interi di 24 ore ma, piuttosto, parte di ciascuno dei tre giorni, si capisce dal fatto che il popolo tornò da lui “il terzo giorno”.

(1 RE 12:14)

“E continuò a parlare loro secondo il consiglio dei giovani, dicendo: “Mio padre, da parte sua, rese il vostro giogo pesante, ma io, da parte mia, aggiungerò al vostro giogo. Mio padre, da parte sua, vi castigò con fruste, ma io, da parte mia, vi castigherò con flagelli”.”

*** it-2 p. 554 Percosse ***
Uso figurativo. Il re Roboamo, per dire che intendeva governare in maniera più severa di suo padre Salomone, paragonò metaforicamente il proprio governo alla flagellazione e quello del padre alle semplici frustate. (In ebraico la parola per “flagelli” [ʽaqrabbìm] significa letteralmente “scorpioni”, e si riferisce probabilmente a una sferza nodosa o con estremità acuminate come pungiglioni di scorpione, o forse fatta di ramoscelli nodosi o spinosi). — 1Re 12:11-14, nt.

*** it-2 p. 903 Scorpione ***
In 1 Re 12:11, 14 e in 2 Cronache 10:11, 14, il termine ebraico ʽaqrabbìm, reso “flagelli”, letteralmente significa “scorpioni”. Lo strumento punitivo cui si allude poteva essere una sferza munita di punte acuminate.

(1 RE 12:25)

“E Geroboamo edificava Sichem nella regione montagnosa di Efraim e vi dimorava. Quindi uscì di là ed edificò Penuel.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Sichem 1Re 12:1, 25

(1 RE 12:28)

“Di conseguenza il re prese consiglio e fece due vitelli d’oro e disse al popolo: “È troppo per voi salire a Gerusalemme. Ecco il tuo Dio, o Israele, che ti fece salire dal paese d’Egitto”.”

*** it-1 p. 237 Astrologi ***
Molec e l’astrologia in Israele. Ci sono prove che l’astrologia era strettamente legata al culto di Molec, dio a volte raffigurato con testa di toro. Il toro era adorato da babilonesi, cananei, egiziani e altri come simbolo dei loro dèi: Marduc, Molec, Baal, ecc. Il Toro era uno dei più importanti segni dello zodiaco. Il dio-sole era spesso rappresentato da tori, le cui corna rappresentavano i raggi, mentre il grande potere riproduttivo del toro rappresentava il potere del sole “datore di vita”. Alla femmina, la vacca, era tributato pari onore quale simbolo di Ishtar o Astarte, come veniva chiamata. Perciò quando Aaronne e Geroboamo introdussero in Israele un’adorazione simile (l’adorazione dei vitelli) questo fu senz’altro un grave peccato agli occhi di Geova. — Eso 32:4, 8; De 9:16; 1Re 12:28-30; 2Re 10:29.
L’apostata regno delle dieci tribù d’Israele fu denunciato per aver adottato il culto dell’astrologia, infatti “lasciavano tutti i comandamenti di Geova loro Dio e si facevano statue di metallo fuso, due vitelli, e facevano un palo sacro, e si inchinavano davanti a tutto l’esercito dei cieli e servivano Baal; e continuarono a far passare i loro figli e le loro figlie attraverso il fuoco e a praticare la divinazione e a cercare presagi”. — 2Re 17:16, 17.

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Betel 1Re 12:28, 29

*** it-2 p. 1210 Vitello ***
Il primo re del regno delle dieci tribù, Geroboamo, fece fare due vitelli d’oro, per timore che i sudditi, continuando a salire a Gerusalemme per adorare, si ribellassero e tornassero alla casa di Davide. (1Re 12:26-28) La Bibbia non rivela in che misura Geroboamo, nello scegliere un vitello per rappresentare Geova, fosse influenzato dalla precedente adorazione del vitello in Israele, da ciò che aveva osservato mentre era in Egitto (1Re 12:2), o dalla religione dei cananei e di altri che spesso rappresentavano i loro dèi sopra un animale, ad esempio un toro.

(1 RE 12:29)

“Pose quindi l’uno a Betel, e l’altro lo mise a Dan.”

*** it-1 p. 947 Divisione del Regno, La ***
Betel 1Re 12:28, 29

(1 RE 12:30)

“E questa cosa divenne causa di peccato, e il popolo andava davanti all’uno fino a Dan.”

*** it-1 p. 237 Astrologi ***
Molec e l’astrologia in Israele. Ci sono prove che l’astrologia era strettamente legata al culto di Molec, dio a volte raffigurato con testa di toro. Il toro era adorato da babilonesi, cananei, egiziani e altri come simbolo dei loro dèi: Marduc, Molec, Baal, ecc. Il Toro era uno dei più importanti segni dello zodiaco. Il dio-sole era spesso rappresentato da tori, le cui corna rappresentavano i raggi, mentre il grande potere riproduttivo del toro rappresentava il potere del sole “datore di vita”. Alla femmina, la vacca, era tributato pari onore quale simbolo di Ishtar o Astarte, come veniva chiamata. Perciò quando Aaronne e Geroboamo introdussero in Israele un’adorazione simile (l’adorazione dei vitelli) questo fu senz’altro un grave peccato agli occhi di Geova. — Eso 32:4, 8; De 9:16; 1Re 12:28-30; 2Re 10:29.
L’apostata regno delle dieci tribù d’Israele fu denunciato per aver adottato il culto dell’astrologia, infatti “lasciavano tutti i comandamenti di Geova loro Dio e si facevano statue di metallo fuso, due vitelli, e facevano un palo sacro, e si inchinavano davanti a tutto l’esercito dei cieli e servivano Baal; e continuarono a far passare i loro figli e le loro figlie attraverso il fuoco e a praticare la divinazione e a cercare presagi”. — 2Re 17:16, 17.

(1 RE 12:32)

“E Geroboamo proseguì, facendo una festa nell’ottavo mese il quindicesimo giorno del mese, come la festa che era in Giuda, per fare offerte sopra l’altare che aveva fatto a Betel, per sacrificare ai vitelli che aveva fatto; e mise in servizio a Betel i sacerdoti degli alti luoghi che aveva fatto.”

*** it-1 p. 378 Bul ***
Dopo l’esodo dall’Egitto, bul diventò l’ottavo mese del calendario sacro, e in questo mese Salomone portò a termine la costruzione del tempio a Gerusalemme. (1Re 6:38) Geroboamo, fondatore del separatista regno settentrionale d’Israele, fece arbitrariamente di questo mese un mese festivo, come parte del piano per distogliere l’attenzione del popolo da Gerusalemme e dalle sue feste. — 1Re 12:26, 31-33.

*** it-1 p. 917 Festa delle capanne ***
Tra parentesi, è interessante notare che Geroboamo, il quale si separò da Roboamo figlio di Salomone e diventò re del regno settentrionale delle dieci tribù, celebrava (nell’ottavo mese, non nel settimo) una specie di festa delle capanne, a quanto pare per tenere lontane da Gerusalemme le tribù. Ma naturalmente i sacrifici venivano offerti ai vitelli d’oro che aveva eretti contravvenendo al comando di Geova. — 1Re 12:31-33.

(1 RE 12:33)

“E faceva offerte sopra l’altare che aveva fatto a Betel il quindicesimo giorno dell’ottavo mese, nel mese che aveva inventato da sé; e faceva una festa per i figli d’Israele e faceva offerte sopra l’altare per fare fumo di sacrificio.”

*** it-1 p. 917 Festa delle capanne ***
Tra parentesi, è interessante notare che Geroboamo, il quale si separò da Roboamo figlio di Salomone e diventò re del regno settentrionale delle dieci tribù, celebrava (nell’ottavo mese, non nel settimo) una specie di festa delle capanne, a quanto pare per tenere lontane da Gerusalemme le tribù. Ma naturalmente i sacrifici venivano offerti ai vitelli d’oro che aveva eretti contravvenendo al comando di Geova. — 1Re 12:31-33.

(1 RE 13:1)

“Ed ecco, c’era un uomo di Dio che era venuto per la parola di Geova da Giuda a Betel, mentre Geroboamo stava presso l’altare per fare fumo di sacrificio.”

*** it-1 p. 102 Alti luoghi ***
Circa 100 anni dopo, Giosia, fedele re di Giuda, abbatté l’altare e l’alto luogo di Betel e sconsacrò l’altare bruciandovi sopra ossa umane. Eliminò pure tutte le case degli alti luoghi nelle città della Samaria, sacrificò (uccise) tutti i sacerdoti degli alti luoghi e bruciò ossa umane sopra gli altari. (2Re 23:15-20) Questo adempì una profezia pronunciata oltre 300 anni prima da un non meglio identificato “uomo di Dio”. — 1Re 13:1, 2.

(1 RE 13:2)

“Allora gridò contro l’altare, per la parola di Geova, e disse: “O altare, altare, Geova ha detto questo: ‘Ecco, un figlio nato alla casa di Davide, il cui nome è Giosia! Ed egli certamente sacrificherà su di te i sacerdoti degli alti luoghi che fanno su di te fumo di sacrificio, e brucerà su di te ossa di uomini’”.”

*** it-1 p. 102 Alti luoghi ***
Circa 100 anni dopo, Giosia, fedele re di Giuda, abbatté l’altare e l’alto luogo di Betel e sconsacrò l’altare bruciandovi sopra ossa umane. Eliminò pure tutte le case degli alti luoghi nelle città della Samaria, sacrificò (uccise) tutti i sacerdoti degli alti luoghi e bruciò ossa umane sopra gli altari. (2Re 23:15-20) Questo adempì una profezia pronunciata oltre 300 anni prima da un non meglio identificato “uomo di Dio”. — 1Re 13:1, 2.

*** it-1 p. 350 Betel ***
Giosia distrusse il luogo dell’adorazione idolatrica a Betel, e bruciò sull’altare le ossa prese dalle tombe vicine, sconsacrandolo così in adempimento della profezia pronunciata dall’“uomo del vero Dio” più di tre secoli prima. L’unica tomba risparmiata fu quella dell’“uomo del vero Dio”, e quindi furono risparmiate anche le ossa del vecchio profeta che erano nella stessa tomba. — 2Re 22:3; 23:15-18; 1Re 13:2, 29-32.

*** it-2 p. 645 Prescienza, Preordinazione ***
La profezia di Geova relativa a Giosia richiedeva che un discendente di Davide venisse chiamato così, e prediceva che questi sarebbe intervenuto contro la falsa adorazione nella città di Betel. (1Re 13:1, 2) Più di tre secoli dopo, un re con quel nome adempì questa profezia. (2Re 22:1; 23:15, 16) Egli però non prestò ascolto alle “parole di Neco dalla bocca di Dio”, e di conseguenza venne ucciso. (2Cr 35:20-24) Quindi, pur essendo stato preconosciuto da Dio e preordinato a svolgere un’opera particolare, Giosia era libero di decidere se prestare ascolto al consiglio o ignorarlo.

(1 RE 13:7)

“E il re proseguì, dicendo all’uomo del [vero] Dio: “Vieni con me a casa, sì, e prendi ristoro, e lascia che ti dia un dono”.”

*** w08 15/8 pp. 8-9 parr. 4-7 Rimaniamo leali con un cuore completo ***
4 Geroboamo dice quindi all’uomo del vero Dio: “Vieni con me a casa, sì, e prendi ristoro, e lascia che ti dia un dono”. (1 Re 13:7) Cosa deve fare ora il profeta? Accettare l’ospitalità del re dopo avergli trasmesso un messaggio di condanna? (Sal. 119:113) O rifiutare l’invito del re, anche se questi sembra provare rimorso? Di sicuro Geroboamo ha i mezzi per ricoprire i suoi amici di doni costosi. Se il profeta di Dio sotto sotto coltiva il desiderio di cose materiali, probabilmente l’offerta del re è una bella tentazione. Ma Geova aveva comandato al profeta: “Non devi mangiare pane né bere acqua, e non devi tornare per la via per la quale sei andato”. Perciò il profeta dà una risposta inequivocabile: “Se tu mi dessi metà della tua casa non verrei con te e non mangerei pane né berrei acqua in questo luogo”. Poi lascia Betel, prendendo un’altra via. (1 Re 13:8-10) Cosa impariamo dalla decisione del profeta riguardo alla sincera lealtà? — Rom. 15:4.
Sappiatevi accontentare
5 Può sembrare che il materialismo non chiami in causa la lealtà, invece sì. Confidiamo nella promessa di Geova di provvederci quello di cui abbiamo realmente bisogno? (Matt. 6:33; Ebr. 13:5) Piuttosto che cercare di ottenere a qualsiasi costo alcune delle cose che renderebbero la vita “migliore” ma che al momento non possiamo permetterci, possiamo vivere senza? (Leggi Filippesi 4:11-13). Siamo tentati di fare a meno di privilegi teocratici pur di ottenere subito quello che vogliamo? Il leale servizio che rendiamo a Geova ha il primo posto nella nostra vita? La risposta dipende in gran parte da questo: se serviamo Dio con tutto il cuore oppure no. L’apostolo Paolo scrisse: “È un mezzo di grande guadagno, questa santa devozione con autosufficienza. Poiché non abbiamo portato nulla nel mondo, e non ne possiamo portare fuori nulla. Quindi, avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. — 1 Tim. 6:6-8.
6 Per esempio il datore di lavoro potrebbe offrirci una promozione che significherebbe uno stipendio più alto e altri vantaggi. O forse ci siamo resi conto che andando a lavorare in un’altra nazione o in un’altra regione guadagneremmo di più. Sulle prime, opportunità del genere potrebbero sembrarci benedizioni di Geova. Ma, prima di decidere, non sarebbe il caso di esaminare i nostri motivi? La domanda più importante dovrebbe essere: “Come influirà la mia decisione sulla relazione che ho con Geova?”
7 Il sistema di Satana non fa che esaltare il materialismo. (Leggi 1 Giovanni 2:15, 16). L’obiettivo del Diavolo è corrompere il nostro cuore. Per questa ragione dobbiamo essere desti a riconoscere ed estirpare dal cuore i desideri materialistici. (Riv. 3:15-17) Quando Satana gli offrì tutti i regni del mondo, Gesù non esitò a rifiutarli. (Matt. 4:8-10) Avvertì: “Tenete gli occhi aperti e guardatevi da ogni sorta di concupiscenza, perché anche quando uno ha abbondanza la sua vita non dipende dalle cose che possiede”. (Luca 12:15) La lealtà ci permetterà di confidare in Geova anziché in noi stessi.

(1 RE 13:18)

“A ciò gli disse: “Anch’io sono profeta come te, e un angelo stesso mi ha parlato per la parola di Geova, dicendo: ‘Fallo tornare con te alla tua casa perché mangi pane e beva acqua’”. (Lo ingannò).”

*** w08 15/8 p. 9 Rimaniamo leali con un cuore completo ***
Un vecchio profeta “lo ingannò”
8 Se il profeta di Dio avesse proseguito il suo viaggio verso casa, tutto sarebbe andato bene. Quasi subito, invece, si presenta un’altra prova. “Un certo vecchio profeta dimorava a Betel”, dice la Bibbia, “e i suoi figli ora vennero a narrargli” i fatti accaduti quel giorno. Dopo aver ascoltato, il vecchio chiede loro di sellargli un asino col quale raggiungere il profeta di Dio. Dopo non molto lo trova che si riposa sotto un grosso albero e gli dice: “Vieni con me a casa e mangia del pane”. L’uomo del vero Dio declina l’invito, ma il vecchio replica: “Anch’io sono profeta come te, e un angelo stesso mi ha parlato per la parola di Geova, dicendo: ‘Fallo tornare con te alla tua casa perché mangi pane e beva acqua’”. Ma, come spiegano le Scritture, “lo ingannò”. — 1 Re 13:11-18.
9 Non sappiamo quali motivi spingessero il vecchio profeta, comunque mentì. Forse anche lui un tempo era stato un fedele profeta di Geova, però ora agiva in modo ingannevole. Nelle Scritture tale comportamento è severamente condannato. (Leggi Proverbi 3:32). Chi ricorre all’inganno danneggia non solo la propria spiritualità ma spesso anche quella altrui.
“Tornò” con il vecchio profeta
10 Il profeta di Giuda avrebbe dovuto annusare l’inganno del vecchio profeta. Avrebbe potuto chiedersi: ‘Perché mai Geova manderebbe un angelo da qualcun altro con delle nuove istruzioni per me?’ Avrebbe potuto chiedere a Geova direttive più chiare, ma le Scritture non indicano che l’abbia fatto.

(1 RE 13:32)

“Poiché immancabilmente si avvererà la parola che egli gridò per la parola di Geova contro l’altare che è a Betel e contro tutte le case degli alti luoghi che sono nelle città di Samaria”.”

*** it-2 p. 850 Samaria ***
2. Il territorio del regno settentrionale delle dieci tribù d’Israele. Il nome della capitale, Samaria, a volte indicava l’intera regione. Per esempio, quando Acab veniva chiamato “re di Samaria”, non era inteso nel senso ristretto di re della città soltanto, ma in quello più ampio di re delle dieci tribù. (1Re 21:1) Similmente le “città di Samaria” erano le varie città di tutte le dieci tribù, non i villaggi raggruppati intorno alla capitale. (2Re 23:19; questa stessa espressione, riportata in 1Re 13:32 come se fosse usata prima che la città di Samaria venisse costruita, se non è profetica, può essere stata introdotta dal compilatore del libro dei Re). La carestia che dilagava “in Samaria” ai giorni di Acab si era estesa a tutto il regno della Samaria e anche alla Fenicia, almeno dalla valle del torrente Cherit a E del Giordano fino a Zarefat sul Mediterraneo. (1Re 17:1-12; 18:2, 5, 6) Anche la promessa di restaurazione relativa ai “monti di Samaria” doveva certo includere l’intera regione della Samaria. — Ger 31:5.

(1 RE 14:11)

“Chi [della casa] di Geroboamo muore nella città lo mangeranno i cani; e chi muore nel campo lo mangeranno i volatili dei cieli, perché Geova stesso ha parlato”’.”

*** it-1 p. 410 Cane ***
I cani, come certi uccelli, si nutrivano di carogne, specie nelle città. La Legge ordinava di gettare ai cani la carne che era stata sbranata da un animale selvatico. (Eso 22:31) A volte il giudizio di Geova contro i suoi nemici decretava che i cani ne avrebbero divorato il cadavere o leccato il sangue. Per la condotta di grave infedeltà dei re Geroboamo, Baasa e Acab, chiunque appartenesse alle loro rispettive case, e fosse morto in città, doveva essere divorato dai cani. (1Re 14:11; 16:4; 21:24)

(1 RE 14:13)

“E tutto Israele in realtà gli farà lamento e lo seppellirà, perché questo è il solo [della casa] di Geroboamo che entrerà in un luogo di sepoltura; per la ragione che qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui nella casa di Geroboamo.”

*** w10 1/7 p. 29 Egli cerca il bene nelle persone ***
1 RE 14:13
“GEOVA scruta tutti i cuori, e discerne ogni inclinazione dei pensieri”. (1 Cronache 28:9) Tali parole ispirate dovrebbero riempirci di gratitudine per il profondo interesse che Geova rivela nei nostri confronti. Egli cerca il bene nel nostro cuore anche se siamo tutt’altro che perfetti. Questo emerge chiaramente da ciò che disse riguardo ad Abia, come riportato in 1 Re 14:13.
Abia apparteneva a una famiglia malvagia. Suo padre Geroboamo era il capostipite di una dinastia apostata. Geova intendeva spazzare via la casa di Geroboamo, “proprio come si spazza lo sterco finché scompaia”. (1 Re 14:10) Su suo ordine, comunque, un componente della famiglia di Geroboamo, Abia, il quale era gravemente malato, avrebbe ricevuto una sepoltura onorevole. Perché? Dio spiegò: “Qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui nella casa di Geroboamo”. (1 Re 14:1, 12, 13) Cosa ci rivelano queste parole riguardo ad Abia?
La Bibbia non dice che Abia fosse un fedele adoratore di Dio. Eppure c’era qualcosa di buono in lui. Si trattava di qualcosa di buono “verso Geova”, e forse aveva a che fare con l’adorazione. Secondo fonti rabbiniche, Abia avrebbe fatto un pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme o avrebbe tolto le guardie che suo padre aveva appostato per impedire agli israeliti di andarvi.
Questo qualcosa di buono, anche se non ne conosciamo l’esatta natura, era degno di nota. Prima di tutto era genuino. Era “in lui”, cioè nel suo cuore. In secondo luogo era fuori del comune. Abia diede prova che in lui c’era qualcosa di buono anche se era cresciuto “nella casa di Geroboamo”. Uno studioso dice: “Sono meritevoli di grande lode gli uomini che continuano a essere buoni anche se vivono nelle famiglie e nei luoghi più malfamati”. Un altro afferma che la bontà di Abia “spiccava . . . come le stelle che rifulgono di più quando il cielo è scuro e come i cedri che sono più belli quando sono circondati da alberi spogli”.
L’aspetto più importante è che le parole di 1 Re 14:13 ci insegnano un particolare molto bello riguardo a Geova e a ciò che egli cerca in noi. Ricordiamo che qualcosa di buono fu “trovato in” Abia. A quanto pare Geova esaminò il cuore di Abia finché non vi trovò una traccia di bontà. Per dirla con le parole di uno studioso, in paragone con i suoi familiari, Abia fu l’unica perla “in un mucchio di sassolini”. Geova apprezzò molto tale bontà e la ricompensò accordando una certa misericordia a un unico componente di quella famiglia malvagia.
Non è rassicurante sapere che Geova, nonostante le nostre imperfezioni, cerca il bene in noi e lo apprezza? (Salmo 130:3) Questo dovrebbe spingerci ad avvicinarci maggiormente a lui, l’Iddio che esamina attentamente il nostro cuore alla ricerca di ogni traccia di bontà, per quanto piccola possa essere.
[Note in calce]
Geroboamo aveva introdotto nel regno settentrionale delle dieci tribù di Israele l’adorazione idolatrica dei vitelli affinché i suoi sudditi non andassero ad adorare Geova nel tempio di Gerusalemme.
Nei tempi biblici, il fatto che venisse negata una sepoltura dignitosa era considerato un segno di disapprovazione divina. — Geremia 25:32, 33.

*** w05 1/7 p. 31 par. 4 Punti notevoli del libro di Primo Re ***
14:13. Geova ci scruta per trovare quello che c’è di buono in noi. Per quanto insignificante possa essere quel qualcosa di buono, può farlo crescere se facciamo del nostro meglio per servirlo.

*** cl cap. 24 p. 244 par. 11 Niente può “separarci dall’amore di Dio” ***
11 Terzo, mentre ci esamina, Geova ci vaglia con cura, cercando quello che c’è di buono in noi. Per esempio, quando decretò che l’intera dinastia apostata del re Geroboamo doveva essere eliminata, Geova ordinò che uno dei figli del re, Abia, ricevesse una sepoltura decorosa. Perché? “Qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui”. (1 Re 14:1, 10-13) Geova vagliò il cuore di quel giovane e vi trovò “qualcosa di buono”. Per quanto piccolo o insignificante potesse essere quel qualcosa di buono, Geova ritenne che meritasse di essere menzionato nella sua Parola. E lo premiò persino, mostrando un giusto grado di misericordia a quell’unico erede di una casata apostata.

*** w95 1/4 p. 12 par. 11 Agli occhi di Dio siete preziosi! ***
11 Per esempio, quando Geova decretò che l’intera dinastia apostata di Geroboamo doveva essere eliminata, spazzata via come “sterco”, ordinò che solo uno dei figli del re, Abia, ricevesse degna sepoltura. Come mai? “Per la ragione che qualcosa di buono verso Geova l’Iddio d’Israele è stato trovato in lui”. (1 Re 14:10, 13) Significa questo che Abia fosse un fedele servitore di Geova? Non necessariamente, dato che perì, come il resto della sua malvagia famiglia. (Deuteronomio 24:16) Nondimeno Geova apprezzò quel “qualcosa di buono” che aveva notato nel cuore di Abia e agì di conseguenza. Un commentario biblico osserva: “Anche se c’è solo qualche cosa buona, verrà notata: dato che Dio ne è alla ricerca, la vede, anche se è molto piccola, e se ne compiace”. (Matthew Henry’s Commentary on the Whole Bible) E non dimenticate che se Dio trova in voi qualche buona qualità, anche in piccola misura, può farla crescere man mano che vi sforzate di servirlo fedelmente.

(1 RE 14:14)

“E Geova certamente susciterà per se stesso un re su Israele che stroncherà la casa di Geroboamo il giorno indicato, e che dire se proprio ora?”

*** ip-1 cap. 11 pp. 133-134 parr. 1-3 Guai ai ribelli! ***
QUANDO il popolo del patto di Geova si divise in due regni, il regno settentrionale di dieci tribù finì sotto la dominazione di Geroboamo. Il nuovo re era un sovrano capace ed energico. Ma non aveva vera fede in Geova. Per questo fece un terribile errore che ebbe ripercussioni negative sull’intera storia del regno settentrionale. Sotto la Legge mosaica gli israeliti avevano il comando di salire tre volte all’anno al tempio di Gerusalemme, che ormai si trovava nel regno meridionale di Giuda. (Deuteronomio 16:16) Temendo che quei viaggi regolari avrebbero indotto i suoi sudditi a pensare a una riunificazione con il regno meridionale, Geroboamo “fece due vitelli d’oro e disse al popolo: ‘È troppo per voi salire a Gerusalemme. Ecco il tuo Dio, o Israele, che ti fece salire dal paese d’Egitto’. Pose quindi l’uno a Betel, e l’altro lo mise a Dan”. — 1 Re 12:28, 29.
2 Per un po’ il piano di Geroboamo sembrò funzionare. Il popolo poco per volta smise di andare a Gerusalemme e cominciò ad adorare davanti ai due vitelli. (1 Re 12:30) Però questa pratica religiosa apostata corruppe il regno delle dieci tribù. Anni dopo perfino Ieu, che aveva mostrato uno zelo encomiabile eliminando l’adorazione di Baal da Israele, continuò a inchinarsi ai vitelli d’oro. (2 Re 10:28, 29) Quali altre conseguenze ebbe la decisione tragicamente sbagliata di Geroboamo? Instabilità politica e sofferenze per la popolazione.
3 Poiché Geroboamo era diventato apostata, Geova disse che il suo seme non avrebbe regnato sul paese, e che alla fine sul regno settentrionale si sarebbe abbattuta una terribile catastrofe. (1 Re 14:14, 15) La parola di Geova si avverò. Sette re di Israele governarono per due anni o meno, alcuni solo per pochi giorni. Un re si suicidò e sei furono assassinati da uomini ambiziosi che usurparono il trono. Specie dopo il regno di Geroboamo II, che terminò verso l’804 a.E.V. mentre in Giuda regnava Uzzia, Israele fu afflitto da tumulti, violenza e assassini.

(1 RE 14:15)

“E Geova di sicuro abbatterà Israele, proprio come la canna si agita nell’acqua; e certamente sradicherà Israele da questo buon suolo che diede ai loro antenati, e in realtà li disperderà oltre il Fiume, per la ragione che hanno fatto i loro pali sacri, offendendo così Geova.”

*** ip-1 cap. 11 pp. 133-134 parr. 1-3 Guai ai ribelli! ***
QUANDO il popolo del patto di Geova si divise in due regni, il regno settentrionale di dieci tribù finì sotto la dominazione di Geroboamo. Il nuovo re era un sovrano capace ed energico. Ma non aveva vera fede in Geova. Per questo fece un terribile errore che ebbe ripercussioni negative sull’intera storia del regno settentrionale. Sotto la Legge mosaica gli israeliti avevano il comando di salire tre volte all’anno al tempio di Gerusalemme, che ormai si trovava nel regno meridionale di Giuda. (Deuteronomio 16:16) Temendo che quei viaggi regolari avrebbero indotto i suoi sudditi a pensare a una riunificazione con il regno meridionale, Geroboamo “fece due vitelli d’oro e disse al popolo: ‘È troppo per voi salire a Gerusalemme. Ecco il tuo Dio, o Israele, che ti fece salire dal paese d’Egitto’. Pose quindi l’uno a Betel, e l’altro lo mise a Dan”. — 1 Re 12:28, 29.
2 Per un po’ il piano di Geroboamo sembrò funzionare. Il popolo poco per volta smise di andare a Gerusalemme e cominciò ad adorare davanti ai due vitelli. (1 Re 12:30) Però questa pratica religiosa apostata corruppe il regno delle dieci tribù. Anni dopo perfino Ieu, che aveva mostrato uno zelo encomiabile eliminando l’adorazione di Baal da Israele, continuò a inchinarsi ai vitelli d’oro. (2 Re 10:28, 29) Quali altre conseguenze ebbe la decisione tragicamente sbagliata di Geroboamo? Instabilità politica e sofferenze per la popolazione.
3 Poiché Geroboamo era diventato apostata, Geova disse che il suo seme non avrebbe regnato sul paese, e che alla fine sul regno settentrionale si sarebbe abbattuta una terribile catastrofe. (1 Re 14:14, 15) La parola di Geova si avverò. Sette re di Israele governarono per due anni o meno, alcuni solo per pochi giorni. Un re si suicidò e sei furono assassinati da uomini ambiziosi che usurparono il trono. Specie dopo il regno di Geroboamo II, che terminò verso l’804 a.E.V. mentre in Giuda regnava Uzzia, Israele fu afflitto da tumulti, violenza e assassini.

(1 RE 14:21)

“In quanto a Roboamo figlio di Salomone, era divenuto re in Giuda. Quando Roboamo cominciò a regnare aveva quarantuno anni, e regnò diciassette anni a Gerusalemme, la città che Geova aveva scelto da tutte le tribù d’Israele per porvi il suo nome. E il nome di sua madre era Naama l’ammonita.”

*** w11 15/12 p. 10 par. 11 Un esempio da imitare o da rifuggire? ***
11 Salomone regnò 40 anni. (2 Cron. 9:30) Cosa possiamo quindi concludere da 1 Re 14:21? (Leggi). Secondo questo versetto, alla morte di Salomone suo figlio Roboamo divenne re. Aveva 41 anni, e sua madre era “Naama l’ammonita”. Ciò significa che, prima di diventare re, Salomone aveva sposato una donna straniera appartenente a una nazione nemica idolatra. (Giud. 10:6; 2 Sam. 10:6) Questa donna adorava falsi dèi? È possibile che li avesse adorati in precedenza e che poi fosse diventata un’adoratrice di Geova, proprio come Raab e Rut. (Rut 1:16; 4:13-17; Matt. 1:5, 6) In ogni caso Salomone probabilmente si ritrovò con suoceri e parenti ammoniti, che non servivano Geova.

(1 RE 14:23)

“E anch’essi continuarono a edificarsi alti luoghi e colonne sacre e pali sacri su ogni colle alto e sotto ogni albero lussureggiante.”

*** it-2 p. 474 Palo sacro ***
Né Israele né Giuda osservarono l’espresso comando di Dio di non erigere colonne sacre e pali sacri, ma li eressero “su ogni alto colle e sotto ogni albero lussureggiante” accanto agli altari usati per i sacrifici. È stata avanzata l’ipotesi che i pali rappresentassero l’elemento femminile, mentre le colonne l’elemento maschile. Questi oggetti idolatrici, probabilmente simboli fallici, erano associati a depravate orge sessuali, com’è indicato dal riferimento ai prostituti presenti nel paese già durante il regno di Roboamo. (1Re 14:22-24; 2Re 17:10) Solo ogni tanto re come Ezechia (e Giosia) riuscirono “ad eliminare gli alti luoghi e a spezzare le colonne sacre e a tagliare il palo sacro”. — 2Re 18:4; 2Cr 34:7.

(1 RE 14:25)

“E nel quinto anno del re Roboamo avvenne che Sisac re d’Egitto salì contro Gerusalemme.”

*** si p. 295 Studio numero 3: Come collocare gli avvenimenti nel tempo ***
993 a.E.V. Sisac invade Giuda e prende 1 Re 14:25, 26
i tesori del tempio

*** it-1 p. 185 Archeologia ***
A Karnak (l’antica Tebe), lungo il Nilo, sulla parete S di un grande tempio c’è un’iscrizione a conferma della campagna di Palestina di Sisac (Sheshonk I) re d’Egitto, descritta in 1 Re 14:25, 26 e 2 Cronache 12:1-9. Il gigantesco rilievo che ne descrive le vittorie raffigura 156 prigionieri palestinesi ammanettati, ciascuno in rappresentanza di una città o villaggio, il cui nome è indicato nei geroglifici. Fra i nomi identificabili ci sono quelli di Rabbit (Gsè 19:20), Taanac, Bet-Sean e Meghiddo (dov’è stata rinvenuta parte di una stele o colonna con iscrizioni di Sisac) (Gsè 17:11), Sunem (Gsè 19:18), Reob (Gsè 19:28), Afaraim (Gsè 19:19), Gabaon (Gsè 18:25), Bet-Oron (Gsè 21:22), Aialon (Gsè 21:24), Soco (Gsè 15:35) e Arad (Gsè 12:14). È elencato fra le sue conquiste perfino il “Campo di Abramo”, e questo è il più antico riferimento ad Abraamo in documenti egiziani.

*** it-1 p. 794 Egitto, Egiziani ***
Sisac (lo Sheshonk I dei documenti egiziani) aveva fondato una dinastia di faraoni libici (la “XXII dinastia”), con capitale a Bubasti nella parte orientale del Delta. Nel quinto anno del regno di Roboamo figlio di Salomone (993 a.E.V.), Sisac invase Giuda con un potente esercito, carri da guerra, cavalieri e fanti, fra cui libi ed etiopi; conquistò molte città e minacciò addirittura Gerusalemme. Grazie alla misericordia di Geova, Gerusalemme fu risparmiata, ma le sue grandi ricchezze finirono nelle mani di Sisac. (1Re 14:25, 26; 2Cr 12:2-9) Un bassorilievo sulla parete di un tempio a Karnak raffigura la campagna di Sisac e menziona numerose città di Israele e di Giuda conquistate.

*** it-1 p. 951 Nazioni che aggredirono Israele ***
Egitto 1Re 14:25, 26; 2Cr 36:2-4

*** it-1 p. 952 Nazioni che aggredirono Israele ***
Iscrizione egiziana che celebra la conquista di città giudee da parte del faraone Sisac

(1 RE 14:29)

“E il resto dei fatti di Roboamo e tutto ciò che fece, non sono scritti nel libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda?”

*** w09 15/3 p. 32 Domande dai lettori ***
D’altro canto, certi riferimenti potrebbero riguardare libri che hanno nomi simili a libri biblici, ma che in realtà non fanno parte della Bibbia. Possiamo illustrarlo con quattro libri antichi: Il “libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda”, il “Libro dei Re di Giuda e d’Israele”, il “Libro dei Re d’Israele” e il “Libro dei Re d’Israele e di Giuda”. Anche se i nomi di questi libri possono assomigliare a quelli dei libri biblici di 1 Re e 2 Re, questi quattro libri non erano ispirati e sono estranei al canone biblico. (1 Re 14:29; 2 Cron. 16:11; 20:34; 27:7) Probabilmente si trattava solo di scritti storici disponibili al tempo in cui il profeta Geremia ed Esdra scrissero i resoconti che troviamo nella Bibbia.

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